Archivi giornalieri: 15 ottobre 2015

Osservatore Romano

Le relazioni 
dei circoli minori 
di lingua francese

 
 

15 ottobre 2015

 
 

 

Pubblichiamo — in una nostra traduzione – i testi delle relazioni dei circoli minori in lingua francesce riunitisi dal 12 al 13 ottobre per esaminare la seconda parte dell’«Instrumentum laboris», dedicata al tema «In discernimento della vocazione familiare».

Più unità meno velocità

Francese a

La nostra prima mattina è iniziata con una condivisione di vita tra noi. Il nostro moderatore ci ha proposto di dirci gli uni gli altri, vescovi, auditori e periti, in che modo la nostra vita in famiglia e la nostra infanzia in famiglia ci sono mancate, che cosa ci ha lasciato l’esempio dei nostri genitori, che cosa ci ha aiutati a vivere e ci ha formati. E ognuno, con poche parole, è andato a fondo nella sua esperienza umana e spirituale. Non è questa la sede per riportare i frutti di questa condivisione, ma per sottolineare che quello che abbiamo vissuto nelle nostre famiglie, fin dall’inizio della nostra vita, ha fatto nascere la nostra vocazione e il nostro modo personale di rispondervi. Il nostro lavoro è dunque iniziato con un’azione di rendimento di grazie.

Laura James, «The wedding at Cana»

Poi abbiamo esaminato globalmente la seconda parte dell’Instrumentum laboris, riguardo alla quale desideriamo formulare le considerazioni che seguono.

Apprezziamo il fatto che questa trentina di numeri permetta di fare un sintesi per presentare oggi la buona novella sulla vita familiare, e pensiamo che questa seconda parte sia veramente necessaria. Non si tratta di rifare l’intera teologia del matrimonio e della famiglia; queste pagine non sono un trattato e non ambiscono neppure a esserlo. Ma si chiede al sinodo, ci si aspetta da esso, che esprima gli aspetti più salienti e più urgenti di questa buona novella che non riserviamo solo ai cattolici, ma che possiamo e vogliamo offrire come fonte di speranza a tutti gli uomini. Perciò abbiamo apprezzato i paragrafi che provengono direttamente dal sinodo straordinario del 2014, in particolare i numeri 37, 39, 41 e 44, anche se abbiamo introdotto delle modifiche.

Il lavoro effettuato la settimana scorsa sulla prima parte ha permesso di sottolineare la grande ricchezza e la diversità delle culture e delle poste in gioco nelle varie regioni del mondo. Abbiamo anche notato che vengono menzionati spesso la coabitazione e il matrimonio civile; per tener conto di tale diversità, si chiede di aggiungervi sempre il matrimonio consuetudinario.

Anche se non dobbiamo affrontare ovunque gli stessi problemi, l’unità del nostro insegnamento sulla famiglia deve essere chiaramente espresso qui come viva adesione all’unico Salvatore e Signore di tutti.

Per favorire l’unità di tale insegnamento, va detto che questa seconda parte non è abbastanza saldamente fondata sulla Sacra scrittura. Chiediamo che, conformemente all’insegnamento della Dei Verbum, ciò che deve essere affermato qui sia fondato essenzialmente sulla parola di Dio.

È indubbio che l’idea stessa di “pedagogia divina” deve essere maggiormente descritta seguendo il processo della rivelazione dall’antica alla nuova alleanza. I primi racconti e gli appelli profetici alla fedeltà non possono essere passati sotto silenzio. Abbiamo anche ricordato l’appello che abbiamo ricevuto proprio qui, nell’aula, a dare spazio, nella nostra relazione, ai riferimenti ai libri sapienziali, al Cantico dei cantici. Auspichiamo che non si faccia solo riferimento a due o tre parole famose del Vangelo per riassumere l’insegnamento di Gesù, ma che si sottolineino i numerosi incontri di Gesù con le famiglie e le realtà familiari esistenti: l’accoglienza che riserva ai bambini, l’attenzione che dà ai genitori che si rivolgono a lui perché guarisca il figlio, l’appello che fa alle folle perché diventino la famiglia di Dio ascoltando la sua parola e mettendola in pratica. E bisognerebbe forse addirittura iniziare ricordando che Gesù ha vissuto la maggior parte della sua vita nell’ordinarietà di una vita familiare.

La “pedagogia” si è mostrata all’opera in tutta la rivelazione biblica. E continua a essere sperimentata dalla Chiesa nel suo modo di essere presentata alle coppie e alle famiglie, per aiutarle lungo il cammino della vita, nelle gioie come nelle prove, nell’azione di grazie e al momento di chiedere perdono, nella costruzione della loro unità e nei loro impegni al servizio dell’intera società.

Vorremmo anche che questo testo, che ha diverse origini (in particolare la Relatio synodi e i contributi aggiunti nel corso dell’anno), dimostri una maggiore unità di progettazione, e in particolare che non sia interrotto così spesso da considerazioni, non sempre omogenee tra loro, sull’indissolubilità, come se fosse la nostra unica preoccupazione.

Constatiamo anche che c’è una forte tentazione ad andare troppo velocemente agli orientamenti pastorali della terza parte, il che pregiudica l’unità e la leggibilità del testo. Per esempio, abbiamo trovato interessante che si sviluppi l’invito a un contatto più forte con la parola di Dio in famiglia, ma forse il tema è stato affrontato troppo presto, fin dal secondo numero, in questa parte (n. 38). Abbiamo quindi suggerito una ristrutturazione del capitolo 1 di questa seconda parte la cui composizione attuale è poco chiara.

Chiediamo infine, e abbiamo introdotto delle modifiche in tal senso, che si parli maggiormente di fedeltà e d’indissolubilità in termini di dono e di chiamata, piuttosto che in termini giuridici di dovere. Che vengano percepite non come aggiunte all’impegno, ma come profondamente integrate nel linguaggio dell’amore, e comprese nella loro dimensione teologale. E che si parli soprattutto del matrimonio come vocazione e chiamata alla comunione. Che si parli anche della famiglia in termini di vocazione, e che in tutto ciò si veda e si sviluppi una percezione dell’amore umano nell’amore di Dio che ci viene rivelato.

Ma il vangelo non è un fardello

Francese b

Vorrei procedere in tre tempi: il nostro lavoro; considerazioni generali; riflessioni.

Il nostro lavoro: l’esame della seconda parte dell’Instrumentum laboris, «il discernimento della vocazione familiare», ha richiesto un lavoro sul testo che ha portato: a elaborare nuovamente vari modi di cui 18 sono stati votati; a proporre una ristrutturazione del primo capitolo; a decidere che diversi numeri sono troppo legati al testo della terza parte e che potrebbero essere eventualmente e ulteriormente inseriti lì; a doverci confrontare con la difficoltà di emendare alcuni elementi del testo, rispettando comunque l’economia attuale dell’Istrumentum laboris.

Considerazioni generali: sono quattro. Vorremmo che il testo si esprimesse maggiormente nel linguaggio della teologia biblica; inoltre pensiamo all’unanimità che la parte biblica del primo capitolo richieda una profonda revisione e una completa riscrittura, che non possono avvenire attraverso la redazione di modi. Ci sembra importante che il testo sia il più chiaro e semplice possibile e che eviti le ambiguità e gli equivoci che nuocerebbero alla comprensione della vocazione e della missione proprie della famiglia nella Chiesa e nel mondo del nostro tempo. Certo, è importante tener conto delle fragilità, difficoltà e sofferenze della famiglia ma senza sopravvalutare la situazione attuale, ricordando che queste sono in qualche modo sempre esistite. L’insistenza su questa dimensione delle realtà familiari porta a sottolineare il fatto che la Chiesa accompagna tutti i figli e che deve proclamare il Vangelo e il suo appello alla conversione a Cristo con forza e con amore nel rispetto di tutti. L’accoglienza della “vocazione familiare” in effetti si discerne e si vive nella luce e nella forza della grazia di Dio. Lo sguardo rivolto a Cristo e l’ascolto della sua parola non portano a intendere il vangelo della famiglia come un pesante fardello di esigenze ma come un appello a vivere nella libertà e nella gioia della fede la verità e la bellezza della famiglia. Come ci ha ricordato il Santo Padre, «numerosissime famiglie… vivono il loro matrimonio come uno spazio in cui si manifesta l’amore divino; per difendere la sacralità della vita, di ogni vita; per difendere l’unità e l’indissolubilità del vincolo coniugale come segno della grazia di Dio e della capacità dell’uomo di amare seriamente».

Riflessioni: sono a loro volta quattro. Una delle questioni attuali più cruciali consiste nel domandarsi come portare le persone, e soprattutto i più giovani, a scoprire il significato e l’importanza del matrimonio cristiano quando a fatica ne colgono le ragioni e la finalità. Viene pertanto sottolineato l’impressionante calo del numero dei matrimoni celebrati in alcune parrocchie di grandi città europee. Abbiamo consolidato quanto viene detto nel testo dell’Instrumentum laboris sull’importanza di pregare in famiglia per vivere un cammino di crescita della vita interiore e di approfondimento della dimensione spirituale della vita familiare. La famiglia, in quanto Chiesa domestica, è in effetti invitata, al fine di vivere l’appello alla santità, a ritrovarsi e a riunirsi in nome di Cristo, per nutrirsi della sua parola, per vivere il perdono, per trasmettere la fede e per testimoniare il Vangelo di Cristo. Riflettendo sulla famiglia secondo l’insegnamento della Chiesa, abbiamo votato all’unanimità un modus che dice: «L’annuncio del Vangelo della famiglia richiede oggi un intervento magisteriale che possa rendere più coerente e possa semplificare l’attuale dottrina teologico-canonica sul matrimonio». Fin dall’inizio dei nostri scambi e in diverse occasioni, abbiamo dato tutto il nostro sostegno a quanto affermato dall’Instrumentum laboris rispetto alla necessità di promuovere la famiglia «come soggetto dell’azione pastorale». Questo passaggio dalla famiglia oggetto dell’azione pastorale alla famiglia soggetto dell’azione pastorale potrebbe essere uno dei contributi principali del presente sinodo alla vita della Chiesa.

Per preparare la tavola

Francese c

Come tutti i gruppi, anche il nostro ha consegnato alla commissione di redazione un certo numero di emendamenti riguardanti questa seconda pare dell’Instrumentum laboris. Tuttavia, al di là degli emendamenti, riteniamo che il testo richieda una riformulazione più approfondita per le tre seguenti ragioni:

Nella dinamica del metodo — vedere, giudicare, agire — questa seconda parte è quella che deve portare a radicare il nostro discernimento in una visione globale della rivelazione. La Bibbia e la tradizione viva della Chiesa devono dunque attraversare il testo dall’inizio alla fine.

Seguendo il tema di questo sinodo, si tratta di discernere non solo la vocazione, ma anche la missione della famiglia. A nostro parere, non bisogna riservare alla parte iii il discernimento di questa missione. La parte iii deve indicare piste di azione pastorale per la visione e la missione della famiglia che dovranno essere state individuate nella parte ii.

Opposizioni implicite nel testo dell’Instrumentum laboris vanno superate in un approccio più unificato: per esempio, tra la teologia e la pastorale, tra la pienezza e la ferita, tra la verità e la misericordia. Non lasciamoci rinchiudere in false opposizioni e concessioni che generano solo confusione.

In vista di una simile riformulazione, abbiamo redatto un’aggiunta a questa seconda parte, aggiunta che serva a “preparare la tavola”, se si vuole, a dare un quadro di riferimento a partire dal quale leggere i singoli paragrafi del testo. Ecco dunque l’aggiunta che proporremo in un modo alla commissione di redazione.

«Per discernere e accompagnare la vocazione e la missione della famiglia nella moltitudine di situazioni che abbiano incontrato nella prima parte, abbiamo bisogno di una bussola sicura che orienti il nostro sguardo e il nostro cammino. Questa bussola è la parola di Dio nella storia, storia che culmina in Gesù Cristo, “vita, verità e vita” per ogni famiglia, per ogni uomo e ogni donna, in qualsiasi situazione si trovi. In questa fase della nostra riflessione, ascoltiamo dunque quello che la Chiesa insegna sulla famiglia alla luce della sua tradizione della Sacra scrittura. Siamo convinti che questa parola soddisfi le aspettative più profonde del cuore umano assetato di amore e di misericordia. Essa può risvegliare nell’essere umano potenzialità di dono e di accoglienza capaci di guarire i cuori infranti e d’illuminare le menti umiliate».

«In questa luce, crediamo che il Vangelo della famiglia cominci con la creazione dell’essere umano, uomo e donna, a immagine di Dio che è Amore e che inviti all’amore “a nostra somiglianza” (Genesi 1, 26). Questa vocazione della coppia e della famiglia alla comunione d’amore e di vita perdura in tutte le tappe del disegno di Dio, malgrado i limiti e gli errori umani. In effetti, questa vocazione è fondata fin dall’inizio su Cristo redentore. Egli restaura e perfeziona l’alleanza matrimoniale delle origine, guarisce il cuore umano, gli dà la capacità di amare come lui ama la Chiesa consegnandosi a lei (Efesini 5, 32 e seg.)».

«Questa vocazione acquista uno status ecclesiale e missionario attraverso la celebrazione sacramentale delle nozze che consacra il legame coniugale indissolubile tra gli sposi. Questo legame sacramentale è costituito dallo scambio dei consensi. Tale scambio significa per gli sposi la loro reciproca donazione e accoglienza, totale e definitiva, per formare “una sola carne” (Genesi 2, 24). Suggellata dallo Spirito Santo, la loro unione feconda appartiene a Cristo e alla Chiesa. Diviene durante tutta la vita familiare fonte di molteplici grazie di guarigione, di perdono, di fecondità e di testimonianza. Così costituita, la famiglia evangelizza con il suo stesso essere, che si dischiude in una “comunità di vita e di amore”. In questa comunità, Cristo resta con i coniugi e li accompagna nel cammino che va da Gerusalemme a Emmaus, ma anche e soprattutto da Emmaus a Gerusalemme, nella luce della sua risurrezione e della frazione del pane».

«La prima misericordia di Dio che la Chiesa annuncia alla famiglia è il suo legame con Gesù. Di fatto Gesù ha riunito indissolubilmente la Trinità e la famiglia con la sua incarnazione nella Santa famiglia di Nazaret. In lui si uniscono indissolubilmente verità e misericordia. Gesù è tanto misericordioso mostrando il cammino della verità e della vita per la famiglia quanto soccorrevole con il suo sguardo di bontà e il suo atteggiamento misericordioso verso ogni persona e ogni situazione distante da questa verità. Il sinodo vorrebbe offrire al popolo di Dio chiarezza sulla verità della famiglia secondo il Vangelo. La misericordia è promessa a tutte le famiglie, qualunque sia il loro grado di vicinanza o di allontanamento da questa verità. Non si può intendere il Vangelo in modo diverso».

Inoltre, alla fine di questo secondo ciclo di scambi siamo giunti ad alcune convinzioni.

— Le esperienze pastorali condivise nel nostro gruppo ci hanno fatto comprendere che, nella Chiesa, parlare della famiglia significa parlare di una realtà umana che s’iscrive nel tempo e nello spazio. Ogni famiglia ha la sua genealogia che la radica in una storia e in un cultura. Ogni famiglia è fondata da un uomo e una donna che legano i loro destini e li affidano a Cristo che vuole che tutti abbiano la vita in abbondanza. La storia della loro vita e del loro amore, il loro impegno reciproco nella fedeltà, la loro volontà di realizzare l’economia del loro battesimo mediante la loro alleanza coniugale, la creazione della loro “casa” e l’educazione dei loro figli, tutto ciò è attraversato da parte a parte dalla potenza della misericordia di Dio. La missione della famiglia, attraverso la sua stessa esistenza, è di rendere testimonianza a questo appello a radicare incessantemente le nostre alleanze umane nel mistero pasquale di Cristo.

— Le storie umane alla ricerca della felicità, oggi come ai tempi biblici, sono complesse, fatte di gioie e di sofferenze, di speranze e di abbattimenti, di fedeltà e di abbandono. Sono segnate dal loro contesto culturale. Sono anche talvolta l’occasione di prove difficili di fallimento o di errore. Questa complessità è l’ambito e l’occasione della manifestazione del mistero della misericordia di Dio. Poiché Dio situa ognuna di queste storie familiari particolari e le ordina tutte insieme nell’orizzonte della comunione del regno promessa e realizzata da Cristo.

— Formuliamo quindi un voto: che il presente sinodo apra un periodo di paziente ricerca comune dei teologi e dei pastori che ricercheranno insieme di stabilire i giusti fari di una pastorale che saprà tradurre il Vangelo e la famiglia in questo orizzonte della comunione. Abbiamo meno bisogno di sistemazioni di disciplina universale che di una base solida per la riflessione e l’impegno nella pastorale. Così, in ognuna delle nostre Chiese particolari, i nostri pastori, le nostre comunità e le nostre famiglie sapranno meglio divenire l’eco dell’instancabile fiducia di Dio nella capacità degli esseri umani di vivere in comunione. Di questa comunione l’unità del matrimonio sacramentale è il segno per eccellenza.

 
 

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Osservatore Romano

Tanta gente prega
per il sinodo

  Proseguono le congregazioni generali ·

15 ottobre 2015

 
 

 

Tanta gente prega per il Sinodo e accompagna il suo svolgimento e i padri sinodali. Lo ha detto Papa Francesco all’apertura — mercoledì pomeriggio, 14 ottobre — della nona congregazione generale del Sinodo dei vescovi, raccontando di aver raccolto tali confidenze durante i saluti all’udienza generale del mattino.

Durante i lavori si è poi parlato, da più parti, delle esperienze pastorali avviate nei confronti di tanti coniugi che necessitano di un accompagnamento particolare, come nel caso dei divorziati risposati civilmente. Significativa è l’istituzione in alcune diocesi di una pastorale specifica rivolta loro. L’obiettivo è di accompagnarli spiritualmente e guidarli alla piena comprensione della dottrina cattolica. Non fissando l’attenzione solo sulla richiesta di concedere o meno la comunione eucaristica, ma condividendo un cammino, vivendo accanto a loro per conoscerne i problemi, amarli, perdonarli.

Giovedì mattina la decima congregazione generale ha messo in evidenza come la Chiesa non debba mai aggiungersi alla lista delle istituzioni che stanno rendendo «invisibili» le famiglie, che nel mondo soffrono per la mancanza di lavoro o di una casa, o per la fame, la violenza. Al contrario essa è chiamata a rispondere alle tante attese delle persone, testimoniando con misericordia la verità di Cristo. 

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Chi ha portato via la chiave

 

 

 Messa a Santa Marta ·

15 ottobre 2015

 
 

 

«Una delle cose più difficili da capire, per tutti noi cristiani, è la gratuità della salvezza in Cristo». Perché da sempre ci sono «dottori della legge» che ingannano restringendo l’amore di Dio in «piccoli orizzonti», quando è invece qualcosa di «immenso, senza limiti». È una questione che inizialmente ha impegnato Gesù stesso, l’apostolo Paolo e tanti santi nella storia, fino ai nostri giorni. E tra questi c’è stata anche Teresa d’Avila. Nel giorno in cui la Chiesa ricorda la mistica carmelitana — di cui ricorrono i 500 anni della nascita — Papa Francesco ha evidenziato come questa donna abbia ricevuto dal Signore «la grazia di capire gli orizzonti dell’amore».

Francesco Guadagnuolo «Santa Teresa d’Avila»Celebrando giovedì mattina, 15 ottobre, la messa nella cappella di Casa Santa Marta, il Pontefice ha collegato le letture — tratte dalla lettera di Paolo ai Romani (3, 21-30a) e dal Vangelo (Luca 11,47-54) — con la straordinaria esperienza vissuta da Teresa. Anche lei, ha spiegato, «è stata giudicata dai dottori dei suoi tempi. Non è andata in prigione, ma si è salvata per poco, e comunque è stata inviata in un altro convento e vigilata». Del resto, ha fatto notare, «questa è una lotta che perdura nella storia, tutta la storia».

La storia appunto di cui parlano entrambi i brani delle letture. Riproponendole il Papa ha osservato come sia Paolo sia Gesù sembrino «un po’ arrabbiati, diciamo infastiditi». Perciò si è chiesto da dove venisse questo malessere in Paolo. L’apostolo, è stata la risposta, «difendeva la dottrina, era il grande difensore della dottrina, e il fastidio gli veniva da questa gente che non tollerava la dottrina». Quale dottrina? «La gratuità della salvezza. Dio — ha detto Francesco in proposito — ci ha salvato gratuitamente e ci ha salvato tutti». Mentre c’erano gruppi che dicevano: «No, si salva soltanto quella persona, quell’uomo, quella donna che fa questo, questo, questo, questo, questo… che fa queste opere, che compie questi comandamenti». Ma in tal modo «quello che era gratuito, dall’amore di Dio, secondo questa gente contro la quale parla Paolo», finiva conl divenire «una cosa che possiamo ottenere: “Se io faccio questo, Dio ha l’obbligo di darmi la salvezza”. È quello che Paolo chiama “la salvezza per mezzo delle opere”».

Perciò è così difficile da comprendere, la gratuità della salvezza in Cristo. «Noi siamo abituati — ha proseguito il Papa — a sentire che Gesù è il Figlio di Dio, che è venuto per amore, per salvarci e che è morto per noi. Ma lo abbiamo sentito così tante volte che ci siamo abituati». Quando infatti «entriamo in questo mistero di Dio, di questo amore di Dio, questo amore senza limiti, un amore immenso», ne restiamo talmente «meravigliati» che «forse preferiamo non capirlo: meglio la salvezza nello stile “facciamo queste cose e saremo salvi”». Certo, ha chiarito il Pontefice «fare il bene, fare le cose che Gesù ci dice di fare, è buono e si deve fare»; eppure «l’essenza della salvezza non deriva da ciò. Questa è la mia risposta alla salvezza che è gratuita, viene dall’amore gratuito di Dio».

Ed è per questo che lo stesso Gesù può sembrare «un po’ accanito contro i dottori della legge», ai quali «dice cose forti e molto dure: “Voi avete portato via la chiave della conoscenza, voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi glielo avete impedito, perché avete portato via la chiave”, cioè la chiave della gratuità della salvezza, di quella conoscenza». Infatti, ha rimarcato il Papa, questi dottori della legge pensavano che ci si potesse salvare soltanto «rispettando tutti i comandamenti», mentre «chi non faceva quello era un condannato». In pratica, ha detto Francesco con un’immagine molto evocativa, «accorciavano gli orizzonti di Dio e facevano l’amore di Dio piccolo, piccolo, piccolo, piccolo, alla misura di ognuno di noi».

Dunque ecco spiegata «la lotta che sia Gesù sia Paolo fanno per difendere la dottrina». E a chi dovesse obiettare: «Ma padre, non ci sono i comandamenti?», Francesco ha risposto: «Sì, ci sono! Ma ce n’è uno, che Gesù dice che è proprio come la sintesi di tutti i comandamenti: amare Dio e amare il prossimo». Proprio grazie a «questo atteggiamento di amore, noi siamo all’altezza della gratuità della salvezza, perché l’amore è gratuito». Un esempio? «Se io dico: “Ah, io ti amo!”, ma ho un interesse dietro, quello non è amore, quello è interesse. E per questo Gesù dice: “L’amore più grande è questo: amare Dio con tutta la vita, con tutto il cuore, con tutta la forza, e il prossimo come te stesso”. Perché è l’unico comandamento che è all’altezza della gratuità della salvezza di Dio». Al punto che Gesù poi aggiunge: «In questo comandamento ci sono tutti gli altri, perché quello chiama — fa tutto il bene — tutti gli altri”. Ma la fonte è l’amore; l’orizzonte è l’amore. Se tu hai chiuso la porta e hai portato via la chiave dell’amore, non sarai all’altezza della gratuità della salvezza che hai ricevuto».

È una storia che si ripete. «Quanti santi — ha affermato Francesco — sono stati perseguitati per difendere l’amore, la gratuità della salvezza, la dottrina. Tanti santi. Pensiamo a Giovanna d’Arco». Perché la «lotta per il controllo della salvezza — soltanto si salvano questi, questi che fanno queste cose — non è finita con Gesù e con Paolo». E non finisce neanche per noi. Infatti è una lotta che pure noi ci portiamo dentro. Ecco dunque il consiglio del Pontefice: «Ci farà bene oggi domandarci: io credo che il Signore mi ha salvato gratuitamente? Io credo che io non merito la salvezza? E se merito qualcosa è per mezzo di Gesù Cristo e di quello che lui ha fatto per me? È una bella domanda: io credo nella gratuità della salvezza? E infine, credo che l’unica risposta sia l’amore, il comandamento dell’amore, del quale Gesù dice che lì sono sono riassunti gli insegnamenti di tutti i profeti e tutta la legge?». Da qui l’invito conclusivo a rinnovare «oggi queste domande. Soltanto così saremo fedeli a questo amore tanto misericordioso: amore di padre e di madre, perché anche Dio dice che lui è come una madre con noi; amore, orizzonti grandi, senza limiti, senza limitazioni. E non ci lasciamo ingannare dai dottori che limitano questo amore».

 
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    Messa a Santa Marta
 
 

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Ces

Ces, mozione di emergenza – La crisi dei rifugiati in Europa

Negli ultimi mesi l’Europa è stata vittima di un grande aumento del numero di persone che hanno attraversato i confini in cerca di protezione dalla guerra e dalla distruzione dei loro paesi di origine.
 
Molte di queste persone richiedenti asilo mettono a rischio la loro vita e quella dei loro figli e delle loro famiglie in cerca di un ambiente pacifico e rispettoso in cui vivere. La CES si oppone con forza ad ogni misura che metta in pericolo la loro dignità umana, i loro diritti umani o la loro integrità fisica.
 
Le barriere e le linee di difesa che sono state costruite recentemente hanno dimostrato di essere inefficaci, e al contrario, hanno il solo impatto di deviare i flussi da una rotta all’altra facendo il gioco dei contrabbandieri. Il loro utilizzo deve essere fermato.
 
Siamo dispiaciuti per la morte di queste persone richiedenti asilo che attraversano il Mediterraneo e ripetiamo il nostro appello alla Commissione Europea di continuare le operazioni di ricerca e salvataggio così da fornire un’assistenza umanitaria efficace a coloro che si trovano in mare.
 
Lunghe code agli uffici di asilo, centri di accoglienza affollati e accampamenti improvvisati in molti angoli dell’Europa mostrano che i paesi non sono preparati e disposti a far fronte a questa crisi. Le politiche di austerità hanno accresciuto i problemi, rendendo ancor più difficoltose le condizioni dei paesi in cui i rifugiati arrivano prima.
 
La CES sostiene i valori europei fondamentali sul rispetto per la vita umana e la dignità, e si oppone agli atteggiamenti populisti e xenofobi. Questi valori devono essere trasformati in azioni. A questo fine una giusta cooperazione tra gli Stati Membri dell’UE nell’accettare un adeguato numero di rifugiati è essenziale, in linea con la lettera e lo spirito dei Trattati.
 
La CES richiede una dinamica politica di asilo Europea che rispetti le norme di protezione stabilite a livello internazionale, compresa la Convenzione del 1951 delle Nazioni Unite sullo status di rifugiato e il relativo Protocollo del 1967.
 
Il regolamento di Dublino deve essere revisionato. Nuove regole dovrebbero garantire che l’assistenza ai richiedenti asilo venga condivisa equamente tra gli Stati membri, e prendere in considerazione il più possibile le esigenze e la scelta di un paese di destinazione di questi richiedenti asilo, sulla base di legami linguistici o familiari, tra gli altri fattori.
 
La CES richiede un urgente schema di reinsediamento che vada ben oltre i 20.000 nuovi insediamenti da paesi terzi, come proposto inizialmente dalla Commissione Europea.
 
Le decisioni del Consiglio adottate lo scorso 22 Settembre devono essere accolte. Il trasferimento di 160.000 rifugiati può fornire un sollievo immediato ai paesi che ricevono flussi straordinari di richiedenti asilo internazionali. Inoltre, gli aiuti finanziari alle agenzie dell’ONU aiuteranno anche le milioni di persone accampate ai bordi delle strade nelle aree di conflitto. Ad ogni modo, le misure approvate dal Consiglio forniscono solo una risposta parziale alle sfide che l’Europa sta affrontando, e sono lontane dal conseguire una soluzione permanente senza una dinamica politica di asilo europea. La CES incoraggia gli Stati Membri a proseguire il lavoro congiunto in uno spirito di solidarietà costruttiva sotto la leadership delle istituzioni Europee. La CES condanna i governi che oggi si chiamano fuori da questi approcci comuni verso il trasferimento dei richiedenti asilo in Europa.
 
La CES richiede una più efficace cooperazione allo sviluppo con i paesi di origine. Lo sviluppo democratico ed economico è fondamentale per rimuovere le cause profonde dei movimenti su larga scala delle persone. L’UE ha un ruolo da svolgere nel promuovere questo processo.
 
L’Agenda della Commissione Europea per far fronte alla crisi dei rifugiati può rivelarsi insufficiente rispetto alla crescente dimensione del problema, soprattutto sulle rotte dei Balcani Orientali e nel Mar Mediterraneo. Deve essere fatto di più: tutti hanno diritto alla salvezza, alla sicurezza economica, alla libertà religiosa e politica e all’accesso a servizi sanitari e a un’istruzione di qualità all’interno di una società che protegga queste libertà. L’UE e i suoi Stati Membri dovrebbero risanare adeguati livelli di servizi pubblici di qualità per tutti. Le priorità dovrebbero essere date ai servizi che tutelino una coesione sociale, come un impiego e un’abitazione. L’elaborazione di centri di asilo e di accoglienza hanno bisogno di essere gestiti da lavoratori del servizio pubblico ben preparati.
 
Con i suoi 60 milioni di membri, il movimento sindacale in Europa resta una difesa contro tutte le forme di intolleranza e continuerà a far pressione per ottenere risposte umanitarie per questa crisi. Dove i rifugiati sono in grado di lavorare, i sindacati saranno incaricati a rappresentarli, e noi lavoreremo con i partner per fornire un’assistenza umanitaria a coloro che invece non ha lavoro. La CES coopererà con la Confederazione Sindacale Internazionale per rispondere ad una crisi che è mondiale oltre che europea.

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Questioni di Diritto di Famiglia Trascrizione del matrimonio contratto all’estero da persone dello stesso sesso (TAR Lombardia, 29/9/2015, n. 2037)
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  Messa alla prova: non è applicabile ai procedimenti che all’entrata in vigore della legge abbiano superato la fase di apertura del dibattimento
  Il contratto di mantenimento
QUATTRO CODICI 2015 Pocket QUATTRO CODICI 2015 Pocket 

Il presente volume è aggiornato con: – il D.L. 27 giugno 2015, n. 83, convertito, con modificazioni, nellaL. 6 agosto 2015, n. 132, che ha recato profonde modifiche al Codice di procedura civile, con particolare riguardo per il processo di esecuzione; – la L. 27 maggio 2015, n. 69, nuove norme in materia di delitti contro la Pubblica Amministrazione, di associazione di tipo mafioso e di …

Pagine 2158
Autore Francesco Bartolini, Luigi Alibrandi, Piermaria Corso, a cura di
Anno Edizione 2015

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GIURISPRUDENZA

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CORTE DI APPELLO DI TORINO – ORDINANZA 06 MARZO 2015

LAVORO

Prestazioni previdenziali o assistenziali – Controversie – Dichiarazione del valore della prestazione dedotta in giudizio – Violazione del principio di uguaglianza per irragionevolezza – Violazione di obblighi internazionali derivanti dalla CEDU. – Disposizioni di attuazione del codice di procedura civile, art. 152, come modificato dall’art. 38, comma 1, lett. b), n. 2, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111 – Costituzione, artt. 3 e 117, primo comma, in relazione all’art. 6 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.

CORTE DI CASSAZIONE

SENTENZA

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 12 OTTOBRE 2015, N. 20447

LAVORO

Inps – Contribuzione integrativa Omesso versamento – Rimborso

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 12 OTTOBRE 2015, N. 20488

FISCALE

Tributi – Contenzioso tributario – Procedimento – Litisconsorzio necessario originario – Mancanza – Ricorso nullo

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 14 OTTOBRE 2015, N. 20634

FISCALE

Tributi – Accertamento – Inattendibilità del bilancio – Motivazione – Necessità

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 14 OTTOBRE 2015, N. 20649

FISCALE

Tributi – Redditometro – Motivazione – Indici di capacità contributiva – Sufficienza

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 14 OTTOBRE 2015, N. 20678

FISCALE

Tributi – Imposte sui redditi – Reddito d’impresa – Quote di ammortamento – Discrezionalità del contribuente – Non sussiste

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 14 OTTOBRE 2015, N. 20687

LAVORO

Rapporto di lavoro – Contratto di appalto – Licenziamento in tronco – Indennità per mancanza di preavviso di licenziamento

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 14 OTTOBRE 2015, N. 20696

LAVORO

Previdenza e assistenza – Titolare di più trattamenti pensionistici – Pensione Inps – Inpdap – Divieto di cumulo

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 14 OTTOBRE 2015, N. 20711

LAVORO

Previdenza e assistenza – Omissione contributiva – Giudizio tra ente previdenziale e datore di lavoro -Testimonianza – Ammissibilità

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 14 OTTOBRE 2015, N. 20733

LAVORO

Pubblico impiego – Licenziamento disciplinare – Infrazioni del dipendente – Comunicazione del licenziamento – Ufficio per i procedimenti disciplinari – Acquisizione della notizia di infrazione – Termini

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 14 OTTOBRE 2015, N. 20755

FISCALE

Procedure concorsuali – Fallimento – Credito professionale – Privilegio – Pluralità di incarichi

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 14 OTTOBRE 2015, N. 41216

FISCALE

Tributi – Reati fiscali – Sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte – Scioglimento della Sas

TRIBUNALE

ORDINANZA

TRIBUNALE ORDINARIO REGGIO CALABRIA – ORDINANZA 30 MARZO 2015

LAVORO

Straniero e apolide – Diritto all’assegno di maternità – Condizioni – Titolarità della carta di soggiorno – Lesione del principio di solidarietà sociale – Violazione del principio di uguaglianza per irragionevole disparità di trattamento – Lesione della garanzia assistenziale – Violazione di obblighi internazionali derivanti dalla CEDU – Decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, art. 74 – Costituzione, artt. 2, 3, 10, 31, 38 e 117, primo comma, in relazione all’art. 14 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali

LEGISLAZIONE

AGENZIA DELLE ENTRATE

PROVVEDIMENTO

AGENZIA DELLE ENTRATE – PROVVEDIMENTO 14 OTTOBRE 2015, N. 130200

LAVORO, FISCALE

Modalità e termini di fruizione del credito d’imposta di cui all’articolo 9 del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2014, n. 106, per la digitalizzazione degli esercizi ricettivi, delle agenzie di viaggi e dei tour operatore ai sensi del decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze 12 febbraio 2015

AUTORITA’ NAZIONALE ANTICORRUZIONE

DETERMINAZIONE

AUTORITA’ NAZIONALE ANTICORRUZIONE – DETERMINAZIONE 23 SETTEMBRE 2015, N. 11

LAVORO

Ulteriori indirizzi interpretativi sugli adempimenti ex art. 33, comma 3-bis, decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e ss.mm.ii.

DECRETO MINISTERIALE

MINISTERO GIUSTIZIA – DECRETO MINISTERIALE 06 OTTOBRE 2015

LAVORO, FISCALE

Proroga dei termini per il mancato funzionamento dell’Ufficio del giudice di pace di Alghero, dal 1° giugno al 25 luglio 2015

PRASSI

AGENZIA DELLE ENTRATE

RISOLUZIONE

AGENZIA DELLE ENTRATE – RISOLUZIONE 14 OTTOBRE 2015, N. 85/E

LAVORO, FISCALE

Istituzione del codice tributo per l’utilizzo in compensazione, mediante il modello F24, del credito d’imposta a favore degli esercizi ricettivi, delle agenzie di viaggi e dei tour operator per la digitalizzazione del settore ai sensi dell’articolo 9 del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83

CONSIGLIO NAZIONALE DOTT COMM E ESP CON

COMUNICATO

CONSIGLIO NAZIONALE DOTT COMM E ESP CON – COMUNICATO 14 OTTOBRE 2015

LAVORO, FISCALE

Dup, un documento dei commercialisti

DIGITPA

COMUNICATO

DIGITPA – COMUNICATO 14 OTTOBRE 2015

LAVORO

Comunicato relativo alla circolare n. 2/2015 del 23 settembre 2015

MINISTERO FINANZE SECIT

COMUNICATO

MINISTERO FINANZE – COMUNICATO 14 OTTOBRE 2015, N. 204

LAVORO, FISCALE

FMI e OCSE chiamate a contribuire all’attuazione operativa della riforma fiscale

Dipendenti pubblici

Dipendenti pubblici: l’Inps avvia 2°fase verifica “estratti conto”

Nell’ambito del progetto per il consolidamento della banca dati delle posizioni assicurative dei dipendenti pubblici, iniziato già a giugno, l’Inps sta inviando a un secondo contingente di 214mila lavoratori(iscritti ex Cpdl) le comunicazioni individuali contenenti i relativi estratti conto.

L’Istituto previdenziale ricorda che l’operazione interesserà progressivamente, per successivi lotti, tutti gli iscritti alla Gestione Dipendenti Pubblici e si concluderà entro il 2016.

Nell’Estratto Conto sono esposti i dati relativi a stati di servizio, eventuali periodi riconosciuti con provvedimenti di riscatto, ricongiunzioni o computo, eventuali altri periodi riconosciuti con contribuzione figurativa e le retribuzioni utili a fini pensionistici successive al 31 dicembre 1992.

L’Inps, nell’avvertire che l’Estratto Conto ha valore informativo e non certificativo, invita i lavoratori a  segnalare eventuali inesattezze, per le quali si potranno presentare richieste di variazione della posizione assicurativa rivolgendosi anche agli istituti di patronato.

L’Inca, che già da tempo ha avviato una campagna di comunicazione sull’argomento, invita i dipendenti pubblici a recarsi presso gli uffici territorialmente presenti nei Comuni, per controllare gli estratti conto e per inoltrare eventuali richieste di correzione delle posizioni assicurative.

Cittadinanza

Cittadinanza – Un primo passo avanti, ma il testo va migliorato

La Camera ha approvato la riforma della legge sulla cittadinanza, che ora deve passare al Senato.

L’Italia sono anch’io considera positivo che si sia finalmente arrivati al voto dell’Aula su una materia  che da tempo sosteniamo andasse migliorata e adeguata alla mutata realtà sociale del Paese.

Si tratta comunque di un passo avanti, anche se la normativa non disegna la riforma che la campagna auspicava e per la quale ha raccolto e depositato in Parlamento nel 2012 oltre 200mila firme. Persistono, secondo la campagna, elementi di criticità, che ci auguriamo, nel passaggio al Senato, possano venire corretti.

In particolare due sono le questioni su cui si chiedono modifiche: la prima riguarda l’assenza di una norma che consenta la semplificazione delle procedure relative alla naturalizzazione degli adulti, con un trasferimento di competenze dal ministero dell’Interno ai sindaci e il superamento, attraverso norme certe di riferimento,  della discrezionalità che oggi caratterizza le decisioni in materia. L’altra questione riguarda la previsione di uno ius soli temperato che condiziona il futuro di bambine e bambini alla situazione economica della famiglia, introducendo, col requisito del permesso Ue per lungo soggiornanti di uno dei genitori,  una discriminazione che viola l’articolo 3 della Costituzione.

Italia sono anch’io si augura, che, in seconda lettura, la legge venga migliorata superando almeno le criticità più macroscopiche.

Per questo fa appello ai parlamentari perché diano prova di autonomia e senso di responsabilità nel varare una legge che riguarda il futuro del Paese.

Lavoro accessorio

Lavoro accessorio compatibile con sussidi al reddito

Con la circolare n. 170/2015 l’INPS ha fornito indicazioni in merito alla possibile compatibilità e cumulabilità del lavoro accessorio con le prestazioni di sostegno al reddito, l’indennità di mobilità, la NASpI, la disoccupazione agricola e la Cassa Integrazione Guadagni. Il riferimento normativo è al Decreto legislativo n. 81/2015, entrato in vigore il 25 giugno 2015, che ha riscritto il campo di applicazione e la disciplina del lavoro accessorio.

L’articolo 48 del decreto legislativo n. 81/2015 prevede che prestazioni di lavoro accessorio possano essere rese:

“In tutti i settori produttivi, compresi gli enti locali, nel limite complessivo di 3.000 euro di compenso per anno civile, anche essi rivalutati, da percettori di prestazioni integrative del salario o di sostegno al reddito. L’INPS provvede a sottrarre dalla contribuzione figurativa relativa alle prestazioni integrative del salario o di sostegno al reddito gli accrediti contributivi derivanti dalle prestazioni di lavoro accessorio”.

A partire dal 1° gennaio 2015 l’indennità di mobilità è interamente cumulabile con i compensi derivanti dallo svolgimento di lavoro accessorio nel limite complessivo di euro 3.000 euro per anno civile, rivalutati annualmente sulla base della variazione dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e degli impiegati. Per i compensi tra i 3.000 ed i 7.000 euro per anno civile il reddito derivante dallo svolgimento del lavoro accessorio sarà compatibile e cumulabile con l’indennità di mobilità nei limiti previsti dall’articolo 9, comma 9, della legge n. 223 del 1991. Il beneficiario deve comunicare all’INPS il reddito presunto, entro cinque giorni dall’inizio dell’attività di lavoro accessorio o, se questa era preesistente, dalla data di presentazione della domanda di indennità di mobilità.

In caso di lavoro accessorio per i compensi che superano il limite di 3.000 euro e fino a 7.000 euro per anno civile la NASpI è ridotta all’80%. Il beneficiario è chiamato a comunicare all’INPS entro un mese dall’inizio dell’attività di lavoro accessorio o, se questa era preesistente, dalla data di presentazione della domanda di NASpI, il compenso derivante da tale attività.

Anche per i trattamenti di disoccupazione agricola viene confermata la compatibilità con lo svolgimento di attività di lavoro occasionale accessorio nel limite complessivo annuale di 3.000 euro netti di compenso, rivalutati sulla base della variazione dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e degli impiegati.

Cumulabilità integrale anche per le integrazioni salariali (CIG), sempre nel limite complessivo di euro 3.000 per anno civile, rivalutabile annualmente sulla base della variazione dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e degli impiegati. Per i compensi superiori a tale limite e fino a 7.000 euro per anno civile si applica quanto previsto dall’articolo 8, commi 2 e 3, del decreto legislativo n. 148/2015 che ripropone le abrogate disposizioni di cui ai commi 4 e 5 dell’articolo 8 della legge n. 160/88. Solo nel caso in cui i compensi superino i 3.000 euro l’interessato è obbligato a presentare all’INPS la comunicazione preventiva di cui all’art. 8, comma 3, decreto legislativo n. 148/2015.

Pmi.it

Donne

Il lavoro delle donne e il tumore del seno: il punto sulle conoscenze

Un rapporto pubblicato nell’agosto 2015 dal Breast Cancer Found statunitense riporta dati molto interessanti in tema di ruolo delle condizioni di lavoro nell’insorgenza del tumore del seno.

Basato su una analisi minuziosa della letteratura scientifica più recente, il rapporto conferma le associazioni già osservate fra tumore del seno e determinate attività lavorative ed esposizioni professionali. Fra le infermiere il rischio è aumentato del 50 %. Tale rischio è aumentato di quattro volte nelle professioni qualificate.

Nuove associazioni vengono segnalate nelle ricerche più recenti. Il rischio per tumore del seno è aumentato di cinque volte nel settore dell’acconciatura e della cosmesi come pure fra le lavoratrici dell’industria alimentare. E’ moltiplicato di 4,5 volte fra le lavoratrici delle tintorie a secco e fra le lavoratrici delle lavanderie.

Infine il rischio è moltiplicato di 4 volte far le operaie dell’industria cartaria e delle arti grafiche come pure nella produzione di prodotti in gomma e plastica.

Il rapporto riporta i rischi professionali che spiegano questi aumenti di rischio. Si tratta principalmente di un insieme di sostanze chimiche come il benzene ed altri solventi, gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), i pesticidi ed altri numerosi perturbatori endocrini. Ma anche il lavoro di notte e le radiazioni ionizzanti sono anche esse responsabili del tumore del seno.

In  Europa, secondo i dati del 2012, più di 350.000 nuovi casi di tumore del seno sono diagnosticati ogni anno e la mortalità ha superato i 90.000 casi.
L’immensa maggioranza dei tumori del seno interessa le donne. Fra le donne, è infatti la prima causa di mortalità per tumore. Nei diversi paesi europei l’incidenza di questi tumori è in netto aumento.

n 38° 2015 numero newsletter.doc