Archivio mensile:novembre 2013

Il tag “Francesco Casula” raggruppa 21 articoli

Canes de isterzu!

Cando unos cantos canes de isterzu ant renuntziadu a su parlamentu sardu

29 novembre 1847: La Fusione perfetta, una data infausta per i Sardi e la Sardegna

 

di Francesco Casula

La Fusione perfetta della Sardegna con gli stati sabaudi di terraferma, del 29 novembre 1847, è senza dubbio l’evento politicamente più significativo dell’Ottocento sardo.

Con essa l’Isola rinunciava al suo Parlamento e con essa finiva il Regnum Sardiniae. A chiedere la “Fusione”, che verrà decretata da Carlo Alberto, membri degli Stamenti di Cagliari e di Sassari, senza alcuna delega né rappresentatività né stamentaria né, tanto meno, popolare. Il Parlamento neppure si riunì. Tanto che Sergio Salvi, lo scrittore e storico fiorentino gran conoscitore di “cose sarde” ha parlato di “rapina giuridica”.

La speranza era quella che all’interno della lega doganale italiana fosse favorita la libertà commerciale, sia nelle esportazioni che  nelle importazioni. Si sperava inoltre in una maggiore libertà di stampa, nella limitazione del potere ecclesiastico e di polizia ecc.

La realtà fu un’altra: aggravamento fiscale e maggiore repressione: lo stato d’assedio, subito dopo in Sardegna, sia con Alberto la Marmora (1849) che il generale Durando (1852) divenne sistema di governo.

Gli stessi sostenitori della “fusione”, ad iniziare da Giovanni Siotto-Pintor, parlarono di “follia collettiva”, riconoscendo l’errore:”Errammo tutti”, ebbe a dire Pintor.

Gianbattista Tuveri scrisse che dopo la fusione “La Sardegna era diventata una fattoria del Piemonte, misera e affamata di un governo senza ciore e senza cervello.

Ad esemplificare l’estraneità della Sardegna  al Piemonte basta un episodio paradigmatico: Giovanni Siotto Pintor, uno di quegli intellettuali sardi che nel novembre del 1847 più si era adoperato perché si raggiungesse l’obiettivo  della fusione  con il Piemonte, all’ingresso di Palazzo Carignano viene fermato dal portiere. Il suo abbigliamento ( si era presentato con il costume caratteristico dei sardi , con sa berritta, orbace e cerchietto d’oro all’orecchio) contrastava con l’eleganza e severità dei suoi colleghi piemontesi o liguri o savoiardi della Camera di nomina regia.  Per questo si dice che entrò nell’aula del Senato solo dopo aver vinto con la forza le resistenze del portiere che evidentemente aveva una qualche difficoltà a riconoscere in lui un Senatore.

Il secondo episodio venne denunciato con una lettera  al Presidente della Camera dal deputato di Sassari Pasquale Tola, che, quando nel maggio del 1848 in occasione di una riunione con i colleghi delle altre province, rimarcò l’assenza dell’emblema della Sardegna nell’aula dove,invece,  erano dipinti e diversamente raffigurati quelli delle altre province del Regno.

Con la fusione si pensava di volare. Le cose andarono diversamente.

 
 
 
 

Disoccupazione giovanile

Lavoro: Istat, record disoccupazione giovani

Ad ottobre il numero di occupati, 22 milioni 358 mila, resta sostanzialmente fermo rispetto al mese precedente, mentre cala dell’1,8% su base annua, ovvero si contano 408 mila persone in meno a lavoro. Il numero di disoccupati a ottobre, è pari a 3 milioni 189 mila, sostanzialmente invariato rispetto al mese precedente ma in aumento del 9,9% su base annua (+287 mila).

Nello stesso mese, il tasso di occupazione giovanile, pari al 15,7%, diminuisce di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 2,4 punti nei dodici mesi.

Il lavoro precario, definito dall’Istat come atipico, subisce un nuovo calo, il terzo consecutivo. Nel terzo trimestre del 2013, infatti, il numero di dipendenti a tempo determinato e di collaboratori scende a 2 milioni 624 mila, in calo di 253 mila unità (-8,8% su anno). Si tratta di una diminuzione ancora più forte rispetto a quella registrata per i dipendenti a tempo indeterminato (-1,3%).

Il numero degli scoraggiati, coloro che non cercano lavoro perché ritengono di non trovarlo, nel terzo trimestre del 2013 sale a 1 milione 901 mila facendo registrare un livello mai raggiunto finora.

londra

Londra: stretta sugli assegni sociali per gli immigrati

La capitale britannica annuncia di voler applicare criteri a dir poco restrittivi di welfare per quanto riguarda i sussidi ai lavoratori europei. Il premier Cameron, infatti, ha precisato che il nuovo decalogo si applicherà a a tutti coloro che dall’UE pensano di trasferirsi in Gran Bretagna solo perchè è più semplice accedere ai benefici pubblici.

Cinque le misure specifiche che il governo britannico intende adottare: i nuovi immigrati non avranno sussidi di disoccupazione per i primi tre mesi di permanenza; i pagamenti saranno sospesi dopo sei mesi a meno che l’aspirante lavoratore sia in grado di dimostrare di poter genuinamente aspirare ad un’occupazione; ai nuovi immigrati non saranno concessi assegni per l’abitazione; espulsione con messa al bando dal Paese per un un anno a chi chiede l’elemosina o che in condizioni non adeguate; multe quadruplicate per i datori di lavoro che non rispettanoil salario minimo.

La preoccupazione britannica è che all’origine  dell’emigrazione nel Regno Unito possa esserci la generosità del welfare state che, sebbene ridotto a brandelli dalla spending review, in taluni casi, ha caratteristiche uniche in Europa.

Una cosa possibile, ma certo dimostra di non dare alcun valore, nè riconoscimento formale e sostanziale a quanto di buono hanno fatto, per l’economia inglese, i lavoratori emigranti.

da Sole24Ore

pil

Italia, su Pil e produttività 10 anni persi

L’evoluzione dell’economia italiana nell’ultimo decennio è stata caratterizzata da uno scenario in cui, con una crescita complessiva dell’1,6% in termini reali nel periodo 2001-2012, la dinamica del Pil italiano è stata la più lenta tra tutte quelle dei paesi europei. E’ quanto emerge nel nono Censimento generale dell’Industria e dei Servizi pubblicato dall’Istat. Il gap di crescita del nostro Paese si è manifestato sia nella fase pre-crisi (2000-2007) sia in quella recessiva (2008-2012).

Tra il 2008 e il 2012, in particolare, è stato perso oltre l’80% della crescita realizzata dal 2000 al 2007. La situazione attuale è quindi il riflesso di un ‘decennio perduto’ in termini di crescita della produttività del lavoro. Dal punto di vista congiunturale, nel terzo trimestre del 2013 il Pil italiano ha mostrato, secondo le stime preliminari, una caduta dello 0,1%, rispetto ad una crescita dell’area euro dello 0,1%, che segue l’espansione dello 0,3% del trimestre precedente.

I dati più recenti mostrano timidi segnali di ripresa nel settore industriale, mentre nei servizi sembra persistere un quadro recessivo. Le previsioni Istat per l’anno in corso stimano per l’Italia una diminuzione media annua del Pil dell’1,8%, con una crescita modesta (+0,7%) nel 2014. L’Istat stila dunque l’identikit delle imprese del Belpaese. Nel decennio il sistema delle imprese ha mantenuto una connotazione fortemente incentrata sulla piccola dimensione aziendale: nel 2011 risultano attive circa 4,4 milioni di imprese, con 16,4 milioni di addetti.

cig

Cig: Cgil, incomprensibile tagliare strumenti contro crisi

“Non c’è alcun segnale che indichi una ripresa dell’occupazione nei prossimi mesi, appare quindi incomprensibile la scelta di tagliare proprio ora tutti gli strumenti di contrasto alla crisi”. Così il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, ha  commentato  le notizie relative alla bozza del decreto sulla Cig in deroga e sulle misure legate al lavoro nella legge di Stabilità.

“In assenza di misure alternative, togliendo tutti gli strumenti di contrasto alla crisi – chiede la Cgil al Governo –
come sarà possibile tutelare l’occupazione e combattere i licenziamenti? Le organizzazioni sindacali presenteranno a ore le osservazioni al decreto sulla deroga ma sarebbe opportuno utilizzare già le prossime per aprire un tavolo tecnico sugli ammortizzatori che risolva per sempre il tema della deroga e del sostegno ai lavoratori che oggi non hanno neanche quella”. “Si taglia – spiega Serena Sorrentino – il fondo ai contratti di solidarietà di tipo b, quelli previsti dalla legge 236/93, e non si finanzia per nulla la misura prevista dalla legge 102/09 che consente l’integrazione dal 60% all’80 % dei contratti di solidarietà (previsti dalla legge 863/94) che hanno consentito di evitare licenziamenti e ricorso alla cassa in deroga. In più si taglia la piccola mobilità togliendo quegli incentivi utili alla assunzione agevolata per le imprese dei lavoratori licenziati individualmente e collocati in mobilità”.

Quanto agli ammortizzatori in deroga “si fa una doppia operazione: non ci sono le risorse per coprire il 2013 e non sono abbastanza per il 2014, mentre si presenta una bozza di decreto con il quale si tagliano le mensilità di copertura per il 2014, 2015 e 2016”.

La Cgil ribadisce anche “la contrarietà ad un taglio così pesante sulla mobilità in deroga e sulla cassa in deroga” e sottolinea che “inoltre ci sono delle cose bizzarre come il massimale dei dodici mesi nel biennio mobile con il vincolo di massimo 8 mesi nel 2014 e 6 nel 2015 e 2016. Sarà una lotteria e un incentivo a fare domanda appena emanato il decreto per ottenere il massimo di copertura, dall’altro una spinta ai licenziamenti visto che le coperture non coprono il tempo di una crisi o di una ristrutturazione. Se ci sono sprechi o abusi, questi vanno combattuti: non tagliando alla cieca ma introducendo maggiore controllo sugli accordi e più selettività.

Così invece gli unici a pagare le spese di una politica economica sbagliata, e della mancanza di coraggio nel fare una riforma universale ed inclusiva degli ammortizzatori, saranno imprese e lavoratori lasciati senza strumenti per combattere la crisi. Anche per questo – conclude Sorrentino – il prossimo 14 dicembre saremo in piazza per chiedere un’altra politica economica”.

Allattamento

TI TROVI IN:Archivio newsDettaglio Notizia

Permessi allattamento negati ad agente, ministero condannato

I giudici del Tar Sardegna i hanno riconosciuto anche a un uomo il diritto ad avere i permessi per l’allattamento dei propri figli. Alla consigliera per le pari opportunità si era rivolto un poliziotto al quale erano stati negati direttamente dal ministero dell’Interno i permessi per l’allattamento dei suoi due gemellini, nonostante ne avesse chiesti solo per uno.

Il ministero è stato, quindi, condannato e, visto che i due bambini adesso hanno due anni e i permessi non possono più essere chiesti, dovrà pagare lo stipendio di ogni singolo giorno di cui non ha potuto usufruire.

Nel provvedimento del Tar Sardegna si parla di questione controversa, si ricordano diversi orientamenti giurisprudenziali a favore e contro, per poi scegliere quello favorevole alle richieste del poliziotto perché “più rispettoso del principio della paritetica partecipazione di entrambi i coniugi alla cura e all’educazione dei figli”.

Il poliziotto infatti aveva chiesto i permessi per assistere la moglie. Nella fattispecie la sentenza è importante anche perché riafferma la pari dignità del lavoro casalingo rispetto a ogni altro lavoro. Il diritto del padre non è infatti stato applicato perché la madre dei bambini è casalinga, laddove dei riposi giornalieri può usufruire anche il padre a determinate condizioni, una di queste è che la madre non sia lavoratrice dipendente. In questo caso di parto plurimo, tra l’altro, i riposi sono raddoppiati, ma il padre, con grande senso di responsabilità, li ha chiesti per uno solo dei suoi figli”.

Anziani

Anziani e crisi: 8 famiglie su 10 tagliano su badanti

Fare la spesa al discount e rinunciare all’unica bistecca della settimana per potersi permettere la badante, un ”lusso” che subisce tagli nell’80% delle famiglie. La crisi, che riduce le risorse per assistenza pubblica, costringe gli over 75 a sacrifici sempre maggiori per potersi permettere qualcuno che li assista a casa. Lo indicano i dati della prima indagine italiana sulle badanti e anziani, presentati durante il Congresso nazionale della Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg). Lo studio che si basa su 1.500 interviste a over 75  fatte su tutto il territorio nazionale, mostra che le assistenti familiari presenti nel nostro Paese sono ormai una necessità per gli anziani con problemi fisici. E rappresentano una presenza apprezzata e indispensabile, anche se un anziano su tre teme che possano commettere errori nelle terapie.

Una paura fondata, perché solo il 14% di loro ha avuto percorsi adeguati di formazione sanitaria e il 77% è di nazionalità straniera: il rischio di sbagli a causa di una scarsa preparazione o per una mancata comprensione delle indicazioni mediche è perciò concreto. In ogni caso, per pagare la badante il 75% riduce qualità e quantità dei cibi e il 45% deve chiedere aiuto ai figli. Spesso nemmeno tutti questi sacrifici sono sufficienti: nel corso dell’ultimo anno il 55% degli over 75 ha dovuto ridimensionare l’aiuto dell’assistente familiare, il 25 % vi ha dovuto rinunciare del tutto.

Una famiglia su tre ha perciò ”tagliato” definitivamente la badante e così 800 mila anziani non autosufficienti sono a rischio assistenza.

L’indagine mostra che il 66% degli anziani che hanno assunto una badante soffre di due o più malattie croniche: in due casi su tre non vivono neppure da soli, ma i bisogni e le difficoltà nella vita di tutti i giorni costringono a ricorrere a un aiuto costante, nella maggior parte dei casi durante l”arco delle 24 ore. “In Italia gli anziani non autosufficienti sono più di 2,7 milioni e di questi meno di mezzo milione sono seguiti dai servizi pubblici di assistenza domiciliare con una spesa di circa 5 miliardi l’anno. In pratica, il Ssn sostiene a casa appena un anziano su cinque fra i non autosufficienti, il 5% rispetto al totale della popolazione over 65. Siamo perciò fanalino di coda fra i Paesi europei”…..

istat

Istat: culle vuote? Serve piano incremento demografico tutelato

All’Italia delle ”culle vuote” serve un Piano strategico di intervento demografico tutelato.

E’ la proposta del presidente della Società italiana di pediatria (Sip) a commento dei dati Istat che confermano il trend di riduzione delle nascite in Italia. La Sip propone un tavolo, con istituzioni, associazioni delle famiglie, operatori sanitari e sociali “per valutare gli interventi più utili a sostegno della maternità e della genitorialità, anche considerando i risultati ottenuti negli altri Paesi, per favorire la natalità garantendo le giuste tutele.

Il trend confermato dall’Istat, che indica una riduzione di oltre 12 mila nascite dal 2011 al 2012, “è un problema che come pediatri abbiamo sollevato da tempo. Il calo delle nascite rappresenta un rischio di impoverimento, a tutti i livelli, della società. E, in futuro, una comunità sempre più vecchia sarà sempre più debole.

Oggi gli italiani ultra 65enni sono già piu” numerosi degli under 18″. Servono quindi azioni immediate. “Per questo da tempo chiediamo politiche di promozione della natalità e questo significa, maggiori servizi a favore delle madri e delle famiglie. Paesi a noi vicini, come la Francia, hanno dimostrato che un maggiore supporto alla famiglia – con asili nido, posti di lavoro dove ci sono spazi e persone dedicate ai bambini, incentivi economici e sgravi fiscali – fanno invertire la tendenza del calo demografico”.

E’ infatti, “la carenza di servizi – aggiunge Corsello – a rendere difficile e scoraggiare la natalità. Vanno promossi interventi complessivi di maternità tutelata. Queste politiche hanno un effetto benefico a cascata sull’intera società. Dare alle madri servizi di assistenza ai bambini sui luoghi di lavoro favorisce, per esempio, l”allattamento al seno, con ricadute positive sulla salute e sui costi sanitari”.

migranti

Lavoratori migranti, accordo innovativo a Lucca

Accordo innovativo tra Cgil, Cisl, Uil e le cooperative sociali So&Co e Agape di Lucca in materia di integrazione grazie al quale i lavoratori extracomunitari potranno avere permessi e riposi finalizzati ad agevolare le pratiche religiose nel periodo del Ramadan.

L’accordo, spiega la Fp Cgil di Lucca, prevede anche la possibilità di accedere a una banca ore in modo da poter fruire di lunghi periodi di permessi che cumulati alla ferie possono rendere esigibile la voglia e il diritto di ricongiungersi ai propri cari nei paesi d’origine per un periodo massimo di 10 settimane continuative. Oltre che dai sindacati l’intesa ha ricevuto il plauso dell’associazione “Marocco Insieme”.

ansa

Ricongiunzioni onerose

  • Torna l’incubo delle ricongiunzioni onerose per i lavoratori Postel

    In una precedente news avevamo dato notizia della problematica riguardante i lavoratori Postel che, pur avendo svolto la stessa attività lavorativa con iscrizione al Fondo pensioni Lavoratori Dipendenti, dopo la costituzione di Postel sono stati iscritti al Fondo quiescenza dell’ex Ipost, determinando conseguentemente una frammentazione della loro contribuzione in più gestioni pensionistiche.

    Dopo la famigerata legge sulle ricongiunzioni onerose (n. 122/2010) è decaduta la possibilità di costituire o di ricongiungere gratuitamente i contributi presso l’Inps e questi lavoratori si sono trovati a decidere se pagare elevati oneri di ricongiunzione o se accedere ad una pensione in regime di totalizzazione calcolata interamente con il sistema contributivo…

    L’Inps, tuttavia, intervenne con il messaggio n. 2941/13 consentendo a questi lavoratori il trasferimento gratuito presso il FPLD “indipendentemente dai pregressi adempimenti contributivi che l’Azienda ha tenuto nei confronti di Ipost”  e diede indicazione alle proprie strutture di provvedere in merito.
    Purtroppo il legislatore, con il decreto-legge n. 101 del 31/8/2013, art. 7 comma 9 sexies, in sede di conversione, con modificazioni, nella legge 30/10/2013 n. 125, intervenendo con una “corretta interpretazione” ha  ribadito che l’obbligo di versare la contribuzione all’ex Ipost  vige per  Poste italiane ma anche per “tutte le società nelle quali la stessa azienda detiene una partecipazione azionaria di controllo, ad esclusione delle società con licenza bancaria, di trasporto aereo e che svolgono attività di corriere espresso”.

    Questa “corretta interpretazione” ha ovviamente  spinto l’Inps a revocare il messaggio precedente (n. 2941/13)  e a sospendere tutte le attività relative (trasferimento gratuito per via amministrativa della contribuzione).
    La situazione che si è venuta a creare è, quindi,  è molto negativa per i lavoratori  con contribuzione nelle due casse, Inps ed ex Ipost, che si troveranno nuovamente  di fronte all’esigenza di pagare cifre elevate per la ricongiunzione dei contributi o, altrimenti, di accedere alla pensione totalizzata, con il passaggio al sistema contributivo.

    Ovviamente, come Patronato, interverremo sull’Inps congiuntamente alla Slc (Sindacato Lavoratori della Comunicazione)  per fare in modo che sia fatto salvo il trasferimento gratuito per le domande inoltrate a seguito delle indicazioni operative  fornite dall’Inps e per intervenire presso le Autorità competenti  affinché la norma venga rivista.