Archivio mensile:novembre 2015

Perché intitolare la 131 a Giovanni Maria Angioy, “cacciando” Carlo Felice, vice re e re ottuso, famelico, repressivo e crudele. di Francesco Casula

Perché intitolare la 131 a Giovanni Maria Angioy, “cacciando” Carlo Felice, vice re e re ottuso, famelico, repressivo e crudele. di Francesco Casula

1. La figura di Giovanni Maria Angioy. 2. Angioy coltivatore ed imprenditore, professore di diritto canonico, giudice della Reale Udienza. 3. Angioy e i moti del 1795. 4. Angioy “Alternos”. 5. L’Angioy a Sassari. 6. L’Angioy e la marcia verso Cagliari, la sua fine e la fine di un sogno… 7. Riferimenti bibliografici.

La proposta di Paolo Maninchedda di dedicare la 131 a un eroe sardo mi trova assolutamente consenziente. A mio parere – senza togliere nulla a Mariano IV, il giudice-re padre di Eleonora – preferisco che si intitoli la 131 a Giovanni Maria Angioy.

Sono molteplici e di varia natura (storico-politiche, culturali ed etiche) le ragioni. Esse emergono soprattutto con il suo viaggio a Sassari, (proprio attraversando la 131) quando inizia il suo eroico e sfortunato tentativo di liberare i vassalli sardi dallo sfruttamento feudale e di costruire una repubblica sarda indipendente e federata alla Francia.

 

 

 

1. La figura di Giovanni Maria Angioy

 

La sua figura – scrive lo storico sassarese Federico Francioni (1)- nella storia del suo tempo è stata a lungo oggetto di controversie, a volte di esaltazioni, a volte

di accuse, spesso condizionate da un dibattito politico contingente, che prendevanoparticolarmente di mira sue indecisioni e «doppiezze».

Oggi invece è necessario cercare di capire nel profondo le ragioni dei dubbi ed anche delle ambiguità che, ad un primo esame, sembrano le fasi e le caratteristiche piú

marcate della biografia angioyna. Ma è indispensabile, prima di tutto, indagare sulle origini delle lotte antifeudali con le quali giunsero a maturazione istanze comuni sia

al mondo delle campagne che ai gruppi della nascente borghesia isolana. È essenziale, inoltre, non perdere di vista il quadro in cui vanno collocati gli avvenimenti

sardi: il drammatico scenario dominato dal crollo dell’ancien régime, dalle attese quasi messianiche di emancipazione delle masse rurali, dall’azione di élites

audaci ed intransigenti e dagli «alberi della libertà».

Solo così sarà possibile rimettere in discussione stereotipi – in larga parte ancora vigenti – su una Sardegna tagliata fuori, sempre e comunque, da tutte le grandi correnti

rivoluzionarie, politiche, culturali ed intellettuali dell’Europa moderna.

 

2. Angioy coltivatore ed imprenditore, professore di diritto canonico, giudice della Reale Udienza.

 

La vita dell’Angioy non è solo una traccia, un frammento, nella storia sotterranea dellelongues durées e dei processi di trasformazione che hanno attraversato la società

sarda. La sua vicenda politica ed umana assume infatti un valore emblematico perché riflette la parabola di un’intera generazione di sardi, vissuta fra le realizzazioni

del «riformismo» sabaudo, un decennio di sconvolgimenti rivoluzionari e la spietata restaurazione dei primi anni dell’Ottocento. In quel contesto si inserisce anche

l’attività di Angioy, nato a Bono il 21 ottobre 1751, dopo aver studiato a Sassari nel Collegio Campoleno ed essersi addottorato in Legge, nel 1773 a Cagliari inizia la

pratica forense.

Imprenditore agrario e manifatturiero oltre che professore di diritto canonico, è un alto funzionario dello Stato (fra l’altro giudice della Reale Udienza) colto ed efficiente,

oltre che intellettuale aperto agli stimoli e agli influssi dei “lumi” e delle riforme.

Come giudice della Reale Udienza fa parte della Giunta stamentaria costituita di due membri di ciascuno dei bracci parlamentari. Pur rimanendo nell’ombra negli anni delle

sommosse cittadine e dei moti antipiemontesi, – anche se il Manno, cercando di metterlo in cattiva luce, insinua che egli tramasse dietro le quinte anche in quelle circostanze e

dunque fosse coinvolto nella cacciata dei piemontesi- secondo molti storici sardi – ad iniziare dal Sulis – si affermerebbe come il capo più autorevole del Partito democratico

e come l’esponente più importante di un gruppo di intellettuali largamente influenzato dall’illuminismo e dal Giacobinismo: fra i più importanti Gioachino Mundula, Gavino

Fadda, Gaspare Sini, il rettore di Semestene Francesco Muroni con il fratello speziale Salvatore, il rettore di Florinas Gavino Sechi Bologna e altri.

 

3. Angioy e i moti del 1795.

 

I moti del 1795 – scrive ancora Francioni – a differenza di quelli del 1793, che ingenere erano stati guidati da gruppi interni ai villaggi, sono preceduti da un’intensa

attività di propaganda non solo antifeudale ma anche politica. Infatti insieme alleribellioni nelle campagne si darà vita ai cosiddetti “strumenti di unione” ovvero a

“patti” fra ville e paesi – per esempio fra Chiesi, Bessude, Brutta e Cheremule il 24novembre 1795 e in seguito fra Bonorva, Semestene e Rebeccu nel Sassarese. In essi

le persone giuravano di “non riconoscere più alcun feudatario”.

Lo sbocco di questo ampio movimento – autenticamente rivoluzionario e sociale perchè metteva radicalmente in discussione i capisaldi del sistema vigente nelle campagne

– fu l’assedio di Sassari – scrivono gli storici Lorenzo e Vittoria Del Piano (2). Con cui si costrinse la città alla resa dopo uno scambio di fucilate con la guarnigione. I capi,

il giovane notaio cagliaritano Francesco Cilocco e Gioachino Mundula arrestarono il governatore Santuccio e l’arcivescovo Della Torre mentre i feudatari erano riusciti a

fuggire in tempo rifugiandosi in Corsica prima e nel Continente poi.

Dentro questo corposo movimento antifeudale, di riscatto economico, sociale e persino culturale-giuridico dei contadini e delle campagne si inserisce il ”rivoluzionario”

Giovanni Maria Angioy.

 

4. Angioy “Alternos”.

 

Mentre nel capo di sopra divampa l’incendio antifeudale, con le agitazioni che continuano e si diffondono in paesi e ville del Sassarese, gli Stamenti propongono al

viceré Vivalda di nominare l’Angioy alternos con poteri civili, militari e giudiziari pari a quelli del viceré. Il canonico Sisternes si sarebbe poi vantato di aver proposto

il nome dell’Angioy per allontanarlo da Cagliari e indebolire il suo partito. Certo è che il suo nome venne fatto perché persona saggia e perché solo lui, grazie al potere

e al prestigio che disponeva nonché alla competenza in materia di diritto feudale ma anche perché originario della Sardegna settentrionale, avrebbe potuto ristabilire

l’ordine nel Logudoro.

L’intellettuale di Bono accettò, ritenendo che con quel ruolo avrebbe rafforzato le proprie posizioni ma anche quelle della sua parte politica incentrate sicuramente nella

abolizione del feudalesimo in primis. Il viaggio a Sassari fu un vero e proprio trionfo: seguaci armati ed entusiasti si unirono con lui nel corso del viaggio, vedendolo come

il liberatore dall’oppressione feudale. E giustamente. Anche perché riuscì a comporre conflitti e agitazioni, a riconciliare molti personaggi, a liberare detenuti che giacevano

– scrive Vittorio Angius “in sotterranee oscure fetentissime carceri”.

 

5. L’Angioy a Sassari

 

Accolto a Sassari dal popolo festante ed entusiasta – persino i monsignori lo ricevettero nel Duomo al canto del Te Deum di ringraziamento – in breve tempo riordinò

l’amministrazione della giustizia e della cosa pubblica, creò un’efficiente polizia urbana e diede dunque più sicurezza alla città, predispose lavori di pubblica utilità

creando lavoro per molti disoccupati, si fece mandare da Cagliari il grano che era stato inutilmente richiesto quando più vivo era il contrasto fra le due città: per questa

sua opera ottenne una vastissima popolarità. Nel frattempo i vassalli, impazienti nel sospirare la liberazione dalla schiavitù feudale (ovvero“de si bogare sa cadena da-e

su tuiu” come diceva il rettore Murroni, amico e sostenitore di Angioy) e di ottenere il riscatto dei feudi, proseguirono nella stipulazione dei patti dell’anno precedente:

il 17 marzo 1796 ben 40 villaggi del capo settentrionale, confederandosi, giuravano solennemente di non riconoscere più né voler dipendere dai baroni. Angioy non poteva

non essere d’accordo con loro e li riconobbe: in una lettera spedita il 9 giugno 1796 al viceré da Oristano, nella sfortunata marcia su Cagliari che tra poco intraprenderà,

cercò di giustificare l’azione degli abitanti delle ville e dei paesi riconoscendo la drammaticità dell’oppressione feudale che non era possibile più contenere e gestire e

assurdo e controproducente cercare di reprimere.

Non faceva però i conti con la controparte: i baroni. Che tutto voleva fuorché l’abolizione dei feudi: ad iniziare dal viceré. Tanto che i suoi nemici organizzarono

durante la sua stessa permanenza a Sassari una congiura, scoperta ad aprile. Si decise perciò di “impressionare gli stamenti con una dimostrazione di forza, che facesse loro

comprendere come il moto antifeudale era seguito da tutta la popolazione e che eraormai inarrestabile” (3). Lasciò dunque Sassari e si diresse a Cagliari.

 

6. L’Angioy e la marcia verso Cagliari, la sua fine e la fine di un sogno…

 

Il 2 Giugno 1896 l’Alternos si dirige verso Cagliari, accompagnato da gran seguito di dragoni, amici e miliziani: nel Logudoro si ripetono le scene di consenso entusiastico

dell’anno precedente. A Semestene però ebbe una comunicazione da Bosa circa i preparativi che erano in atto per fronteggiare ogni sua mossa e a San Leonardo, “fatta

sequestrare la posta diretta a Sassari, ebbe conferma delle misure che venivano presecontro di lui” (4). Difatti a Macomer popolani armati, sobillati pare da ricchi proprietari,

cercarono di impedirgli il passaggio, sicchè egli dovette entrare con la forza. Poiché anche Bortigali gli si mostrava ostile, si diresse verso Santu Lussurgiu e l’8 giugno

giunse in vista di Oristano.

Nella capitale la notizia che un esercito si avvicinava spaventò il viceré che radunò gli Stamenti. Tutti furono contro l’Angioy: anche quelli che erano stati suoi partigiani

come il Pintor, il Cabras, il Sulis. Ahimè ritornati subito sotto le grandi ali del potere in cambio di prebende e uffici. Sardi ancora una volta pocos, locos y male unidos:

l’antica maledizione della divisione pesa ancora su di loro. Questa volta per qualche piatto di lenticchie.

Così il generoso tentativo dell’Angioy si scontra con gli interessi di pochi: fu rimosso dalla carica di Alternos, si posero 1.500 lire di taglia sulla sua testa e da leader

prestigioso e carismatico, impegnato nella lotta antifeudale, per i diritti dei popoli e, in prospettiva nella costruzione in uno stato sardo repubblicano, divenne un volgare

“ricercato”.

Occorre infatti dire e sostenere con chiarezza che l’Angioy aveva in testa – come risulta dal suo Memoriale (5)- non solo la pura e semplice abolizione del feudalesimo

ma una nuova prospettiva istituzionale: la trasformazione dell’antico Parlamento in

Assemblea Costituente e uno stato sardo indipendente che “doveva comporsi di quattro

dipartimenti (Sassari, Oristano, Cagliari e Orani) suddivisi a loro volta in cantoni

ricalcanti le micro-regioni storiche dell’Isola(6).

 

Riferimenti bibliografici

1. Federico Francioni, Giommaria Angioy nella storia del suo tempo, Editore Della Torre, Cagliari 1985

2. Lorenzo e Vittoria Del Piano, Giovanni Maria Angioy e il periodo rivoluzionario 1793-1812,Edizioni C. R, Quartu, 2000

3. Natale Sanna op. cit.

4. Lorenzo e Vittoria Del Piano op. cit.

5. II testo integrale in francese del memoriale angioiano, con il titolo Mémoire sur la Sardaigne, si trova in La Sardegna di Carlo Felice e il problema della terra, a cura di C. Sole, Cagliari, 1967, sp. pp. 181-182Di esso aveva già fornito un sunto J. F. Mimaut,Histoire de Sardaigne ou la Sardaigne ancienne et moderne considérée dans ses loìs, sa topographìe, ses productìons et sa moeurs, t. II, Paris, 1825, pp. 248-253. Tradotto in italiano si può leggere in A. Boi, Giommaria Angioy alla luce di nuovi documenti,Sassari, 1925 (v. sp. p. 80).

6. Antonello Mattone, Le radici dell’autonomia. Civiltà locale ed istituzioni giuridiche dal Medioevo allo Statuto speciale, in La Sardegna cit., 2, pp. 19-20; vedi, anche La Sardegna di Carlo Felice cit., pp. 194-196C. Ghisalberti, Le costituzioni «giacobine» 1796-1799, Milano, 1973.

Patronati

Tagli ai Patronati – Inca Bologna, sciopero a rovescio….

Tagliare i Fondi ai Patronati vuol dire negare la gratuità delle tutele esenziali, indebolire i diritti dei più deboli, abbattere il sistema assistenziale in Italia.

L’INCA NON TI LASCIA SOLO.

Il patronato della Cgil di Bologna il prossimo sabato 5 dicembre, fino alle ore 16.00, in via straordinaria aprirà le sue sedi per fornire i servizi di tutela e per informare i cittadini del taglio, stabilito nel ddl di stabilità, che li priverà delle tutele previdenziali e socio assistenziali garantite gratuitamente dai patronati.

Si tratta di uno sciopero alla rovescio. Tagliare di nuovo il Fondo Patronati, significa infatti tagliare i servizi, oggi gratuiti, soprattutto per le fasce deboli. I cittadini, lavoratori e pensionati saranno lasciati solo in balia di un mercato privato che offre servizi onerosi e senza regole.

Jobs Act

Lavoro: Cgil, un milione di dipendenti imprese artigiane senza tutele sociali

“Più di 100.000 dipendenti delle aziende artigiane dell’Emilia-Romagna (un milione a livello nazionale) rischiano di restare senza tutele sociali e senza reddito in caso di crisi aziendali e conseguenti sospensioni dal lavoro. Questo è l’effetto immediato prodotto dal decreto legislativo n.148, applicativo del Jobs Act, del governo Renzi. 

Nei fatti è stata tolta la possibilità di ricorrere all’Aspi dal 24 settembre di quest’anno per i lavoratori sospesi e si rimanda alla costituzione di fondi nazionali la possibilità di integrare il reddito, senza l’intervento pubblico dell’Inps e con la compartecipazione alla ‘spesa’ degli stessi lavoratori”. Lo afferma Antonio Mattioli, responsabile Politiche contrattuali della segreteria Cgil Emilia-Romagna.

“Siamo di fronte al ‘teatro dell’assurdo’ – aggiunge -: un lavoratore deve pagare per avere la copertura del reddito in caso di crisi aziendale. Oltre il danno la beffa; se entro il 31 dicembre di quest’anno non venissero costituiti i fondi nazionali, per i lavoratori che operano in aziende con meno di 5 dipendenti (60.000 per l’Emilia Romagna) non ci sarebbe nessun tipo di tutela sociale, salvo la NASPI conseguente al licenziamento; mentre per quelli che operano in aziende con più di 5 dipendenti dall’1 luglio 2016 sarebbe attivo il Fondo di Integrazione Salariale (Fis) costituito presso l’Inps”. 

“Come organizzazioni sindacali – spiega il dirigente Cgil – ci siamo attivati immediatamente nei confronti del Ministero del Lavoro per ricercare una soluzione che superi questa iniquità, che si scarica in modo inaccettabile e insostenibile sulle lavoratrici e lavoratori dell’artigianato; contestualmente stiamo ricercando un accordo con le associazioni artigiane per la costituzione del fondo nazionale”. 

“La trattativa a livello nazionale

Tagli ai Patronati

Tagli ai Patronati – Lombardia, il 4 dicembre, i lavoratori dei patronati incroceranno le braccia

Conferenza stampa stamattina dei sindacati confederali regionali e delle Acli sui tagli previsti dalla legge di stabilità su patronati e Caaf e l’annuncio di una campagna di mobilitazione: venerdì 4 dicembre in tutta la Lombardia i lavoratori dei patronati incroceranno le braccia e tutti i servizi saranno chiusi.  In contemporanea, nelle piazze, davanti alle sedi dell’Inps, degli uffici degli enti previdenziali, delle sedi sindacali e della Rai, si terranno presidi e volantinaggi per sensibilizzare l’opinione pubblica.

La situazione è grave: sono una quindicina le sedi territoriali dei patronati che se verranno confermati i tagli previsti dalla legge di stabilità rischiano di non poter proseguire la loro attività.

Complessivamente la riduzione delle risorse trasferite dallo Stato ai servizi è di 63 milioni per il 2015-2016 (35 già previsti dalla finanziaria nel 2015, ai quali si aggiungono i 28 della legge di stabilità del 2016 già approvata dal Senato) rispetto ai 430 precedenti. Per i Caaf i tagli erano di 40 milioni per il 2016, 70 per il 2017 e 100 a partire dal 2018. Ciò significherà una pesante messa in discussione dei servizi fiscali ai cittadini.

Per la Lombardia, solo per il sistema dei patronati, che garantiscono servizi di tutela individuale sul fronte previdenziale e dell’assistenza, si stima una ricaduta in termini di tagli di oltre 6 milioni.

Per avere un quadro completo, basta qualche dato: il sistema dei patronati di Cgil, Cisl, Uil, Acli (Cepa), in Lombardia patrocinano e trasmettono in via telematica agli enti preposti poco meno di un milione di pratiche; le sedi sono 326 con 632 operatori dipendenti e comandati.

La mobilitazione, hanno spiegato i sindacati, non è tanto in difesa del sindacato e dei suoi operatori, che pure vengono pesantemente colpiti da questi tagli, ma soprattutto per salvaguardare un pezzo importante di stato sociale nel nostro paese, e soprattutto le fasce più deboli della popolazione che vedono nelle nostre attività di tutela un riferimento importante.

Per Mauro Paris, coordinatore dell’Inca Cgil Lombardia “è evidente la spinta a sostituire il finanziamento pubblico con tariffe pagate dagli utenti. Si perde in questo modo, forse per sempre, il valore universale della gratuità dei nostri servizi. I servizi dei patronati sono rimasti uno dei pochi presidi di welfare accessibili indistintamente a tutti. Si tratterebbe di imporre un sacrificio economico a persone che spesso si trovano già in una condizione di fragilità sociale: disabili, disoccupati, anziani, non autosufficienti”.

Angela Presciani, responsabile Inas Cisl Lombardia, sottolinea che “la telematizzazione dell’Inps ha lasciato i cittadini soli, se non potessero rivolgersi ai patronati non saprebbero come fare. Basta pensare che in Lombardia l’87% delle pratiche dell’istituto è svolto dai patronati. Oltre ai tagli attuali e a quelli dell’anno scorso i patronati soffrono il notevole ritardo nell’erogazione del credito che vantano dallo Stato. Dal 2012 al 2014 hanno ricevuto solo l’acconto per i servizi svolti”.

Per Silvano Sangalli, coordinatore regionale del Patronato Ital Uil Lombardia, “la situazione è questa: il giudizio su quanto prevede la legge di stabilità 2016 è estremamente negativo per quanto riguarda l’attività dei patronati; il taglio è insopportabile e avrebbe, se mantenuto, ricadute significative sull’attività che svolgiamo e sull’organico delle strutture”.

PRESIDI E VOLANTINAGGI DI VENERDI’ 4 DICEMBRE 2015<x-apple-data-detectors://7>:

A Bergamo davanti alle sedi sindacali e di Inps, Inpdap e Inail.

A Brescia, Como, Mantova, Pavia e Sondrio davanti alle sedi sindacali.

In Brianza presidio davanti all’Arengario di Monza.

A Cremona davanti alle sedi sindacali e Inps.

A Lecco, davanti alle sedi sindacali e all’agenzia delle entrate.

A Lodi davanti alle sedi sindacali e all’Inps.

A Milano volantinaggio davanti alle sedi sindacali e presidio sotto la sede della Rai regionale (alle ore 10).

A Varese presidi davanti agli uffici territoriali e zonali con volantinaggio. Presidio davanti all’Inps con gazebo.

A Sondrio mobilitazione venerdì 4<x-apple-data-detectors://8> e anche sabato 5<x-apple-data-detectors://9> con un volantinaggio al mercato.

Tagli ai Patronati

Tagli ai Patronati – Biella, chiusura degli uffici del CePa il 9 dicembre p.v.

Il 9 dicembre p.v., è stata decisa la chiusura degli uffici dei patronati del CePa (Inas, Inca, Ital e Acli) del biellese per protestare  contro i tagli previsti dalla legge di stabilità. Una sforbiciata che, aggiunta ai 35 milioni dello scorso anno e ad altri interventi strutturali previsti, ridurranno significativamente le risorse e la capacità di fornire i servizi di tutela finora erogati. Nella mattinata del 9 dicembre, quindi, gli operatori dei patronati rimarranno negli uffici per spiegare ai cittadini le motivazioni della loro protesta.

Nel pomeriggio è stata, invece, organizzata una biciclettata fino al  centro di Biella dove è prevista una conferenza stampa di Cgil, Cisl, Uil, Acli e i patronati aderenti al CePa. Al termine dell’iniziativa verranno fatte volare lanterne di carta luminose con lo slogan : ” I tuoi diritti stanno volando via…”.

Patronati

Tagli ai Patronati – Nel Regno Unito, l’Inca continua a rispondere con sempre nuove iniziative alle proposte di tagli al finanziamento

Un pubblico composto prevalentemente da giovani ha partecipato il 26 novembre alla iniziativa che il Patronato della Cgil ha organizzato nella propria sede  di Londra su: “Residenza, diritti sociali ed accesso alla istruzione superiore per gli italiani nel Regno Unito”. La platea ha   ascoltato entusiasta ed interessata agli interventi degli esperti che, non solo hanno illustrato in dettaglio quali sono i diritti dei giovani che si spostano all’interno della comunità, ma hanno messo a fuoco con chiarezza ed  autorevolezza i percorsi per il loro ottenimento.

Particolare attenzione ha suscitato la discussione intorno al concetto di residenza, che nel R.U. non è mai stato certificabile da un sistema di anagrafe paragonabile a quello in essere in Italia ma che si è sempre basato su autocertificazioni sostenute da varie prove documentate o meno, e che ultimamente invece è tornato al centro del dibattito politico. E quando si dice dibattito politico intorno alla residenza ed ai diritti sociali ed alla libera circolazione che questi garantiscono si intende naturalmente uno dei punti cardine su cui verteranno le rinegoziazioni dell’appartenenza all’Europa del R.U. oggetto, come sappiamo, del referendum che si terrà prima della fine del 2017. Proprio su questo punto e sugli effetti che una Brexit potrebbe avere sui cittadini comunitari e sui loro diritti si  è soffermato Martin Williams del CPAG (Child  Poverty Action Group ‐organizzazione leader nel campo della lotta alla povertà delle famiglie e dei giovani) facendo presente che, anche laddove il RU votasse per la permanenza in Europa, le conquiste ottenute nel campo della sicurezza sociale potrebbero essere messe a rischio sotto le spinte della ricerca del consenso elettorale che interessa anche grandi paesi di immigrazione come la Germania e la Francia.

Molto interesse si è avuto intorno presentazione dei punti cardine per l’accesso alla istruzione superiore accademica o professionale per i giovani italiani che arrivano nel R.U. Duncan Lane del UK Council for International Students Affairs (organizzazione che si occupa degli studenti internazionali, del loro sostegno nella mobilità e del loro  sviluppo accademico e professionale) ha spiegato in dettaglio ai presenti quali sono le vie da percorrere per un inserimento che sia a pieno titolo equiparato a quello dei cittadini britannici.

L’iniziativa, come del resto quella precedente di gennaio 2015 che ha presentato la guida dei diritti per chi lavora nel R.U., ha riscosso enorme successo e si è conclusa con l’adesione dei presenti all’appello contro i tagli ai patronati previsti dal governo.  I giovani partecipanti alla iniziativa  si sono dichiarati allibiti dalla proposta e volentieri hanno prestato il loro volto per aderire alla campagna promossa contro questa aberrazione.

Fondazione Di Vittorio

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Fondazione Di Vittorio, 9,3 milioni di cittadini in difficoltà, +66,3% dal 2007

Nel primo semestre del 2015 erano circa 9 milioni e 300 mila le persone in difficoltà per la mancanza di lavoro o per la precarietà della loro posizione lavorativa, il 66,3% in più rispetto al 2007, anno che ha preceduto la crisi. È quanto emerge dal periodico monitoraggio della Fondazione Di Vittorio della Cgil, secondo quanto riporta una nota. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente si è registrato un calo dell’1,4% (117 mila unità).

Nello specifico, l’area della sofferenza occupazionale diminuisce rispetto al primo semestre 2014 di 148 mila unità (-2,9%), per effetto del calo di disoccupati e cassaintegrati, ma non di scoraggiati, pur rimanendo, però, con quasi 2,5 milioni di persone in più, ancora il doppio rispetto al primo semestre 2007.

Cresce ancora, invece, sia pure leggermente, per effetto dell’aumento delle posizioni a tempo determinato, l’area del disagio: +0,7% (+ 31 mila) rispetto al primo semestre 2014 e +40% (+ 1 milione 230 mila) rispetto al primo semestre 2007.

Lo studio della Fondazione della  Cgil, analizzando l’andamento della disoccupazione e dell’occupazione, rileva poi l’invecchiamento della platea degli occupati per effetto del calo del tasso di occupazione fino a 34 anni e dell’aumento tra gli over 55.   Nel primo semestre 2015 il tasso di occupazione italiano (55,9%, circa 2,5 punti in meno rispetto al primo semestre 2007) guadagna mezzo punto su base annuale, ma come sintesi dell’ennesima riduzione nella fascia fino a 34 anni e di un incremento nelle fasce over 34, in particolare di quella 55-64 anni. Se esaminiamo le fasce 15-34 anni e 55-64 anni, vediamo che continua a crescere il tasso di occupazione di quest’ultima (+2,5 punti percentuali rispetto al 1ø semestre 2014) e a calare quella dei più giovani (mezzo punto in meno rispetto al 1ø semestre 2014). Prendendo a riferimento il 2007, il dato è macroscopico: il tasso di occupazione nella fascia 55-64 anni sale di quasi 15 punti mentre quello nella classe fino a 34 anni cala di oltre 12 punti.

Per la Fondazione Di Vittorio, “si tratta di dati particolarmente interessanti perché si riferiscono ai primi sei mesi di attuazione dell’esonero contributivo triennale per i nuovi assunti a tempo indeterminato deciso nei provvedimenti del governo. Se complessivamente i numeri indicano una piccola diminuzione dell’area della sofferenza, contemporaneamente confermano i problemi enormi, di quantità e qualità del lavoro, che ancora affliggono il nostro Paese e il lungo cammino da compiere per riportare i dati dell’occupazione a quelli di prima della crisi, sapendo che già allora il tasso di occupazione italiano era notevolmente più basso della media europea”.

Stabilità 2016

Stabilità 2016: misure per l’Energia

 

Detrazioni Fotovoltaico ed efficienza energetica, benefici per Rinnovabili con esenzione IMU imbullonati: queste e altre novità nella Legge di Stabilità 2016 per il settore Energia.

 – 30 novembre 2015
Pmi TVLegge Stabilità, Renzi: riduzione IRES nel 2017
 

 

efficienza
Numerose le misure per l’Energia contenute nella Legge di Stabilità 2016 attualmente all’esame della Camera, a partire dalla proroga al 31 dicembre 2016 dell’aliquota al 65% per le detrazioni fiscali concesse a chi effettua interventi di riqualificazione energetica sugli edifici, per arrivare all’estensione dell’Ecobonus a tutte le tipologie di IACP, passando dalla stabilizzazione del regime fiscale per le Agro-energie applicato negli anni 2014 e 2015.

=> Bonus Energia e Ristrutturazioni anche nel 2016

Bonus

Confermata la proroga per tutto il 2016 alle detrazioni fiscali pari al 50% per leristrutturazioni edilizie valida anche per alcuni interventi volti a migliorare l’energia degli edifici quali l’installazione di: impianti fotovoltaici, sistemi d’accumulo, stufe e altri prodotti per l’autoproduzione energetica. Proroga confermata anche per le detrazioni al65% per la riqualificazione energetica degli edifici, i cosiddetti Ecobonus validi ad esempio per l’installazione di impianti solari termici, pompe di calore, caldaie a biomassa e così via.

 

 

IMU imbullonati

La cancellazione dell’IMU sugli imbullonati, che non verranno più conteggiati nel calcolo dell’imposta, potrebbe portare a uno sgravio per il Fotovoltaico. I possibili benefici fiscali per alcuni impianti rinnovabili deriverebbero dal fatto che l’Agenzia delle Entrate considera beni immobili gli impianti fotovoltaici, ma questa interpretazione necessita ovviamente di essere confermata, qualora la misura dovesse diventare ufficiale con l’approvazione definitiva della Legge di Stabilità 2016.

=> Taglio IMU e TASI 2016: costi e risparmi

IVA Pellet

Molto probabile l’applicazione dell’IVA al 22% sul pellet, nonostante inizialmente si fosse ipotizzata una sua riduzione. L’imposta sul valore aggiunto sul pellet era stata portata lo scorso anno dal 10% al 22%, poi quest’anno, in seguito alle numerose proteste, il Governo sembrava intenzionato ad inserire nella Legge di Stabilità 2016 una riduzione dell’aliquota ma un emendamento ha ripristinato l’IVA sul pellet al 22%. Il motivo delle proteste su tale misura riguarda il fatto che si vanno a penalizzare i contribuenti virtuosi a discapito dell’ambiente.
Produzioni agro energetiche

Altre misure

Arrivano inoltre nuove disposizioni relative alle produzioni Agro-energetiche o da Fotovoltaico. Entrambe rientrano nel reddito agrario se contenute entro i limiti, rispettivamente, di 2.400.000 Kwh anno e di 260000 Kwh anno. In caso contrario, per il calcolo dell’IRPEF e dell’IRES, il reddito viene determinato utilizzando il coefficiente di redditività del 25% dell’ammontare dei corrispettivi IVA.

 

Se vuoi aggiornamenti su STABILITÀ 2016: MISURE PER L’ENERGIA inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Tagli ai Patronati

Tagli ai Patronati – Manca, presidente Anci E.Romagna: necessario il recupero equità sociale

Daniele Manca, presidente Anci dell’Emilia-Romagna, ha assicurato il suo impegno a coinvolgere i parlamentari della regione, avanzando la richiesta di “riaprire un confronto, ripartendo dalla funzione svolta dai Patronati, alla luce delle sfide nuove che ci aspettano, come il necessario recupero di equità sociale”. Lo spiegano Cepa, Cgil, Cisl, Uil e Acli regionali dopo averlo incontrato nell’ambito delle due giornate di mobilitazione generale in regione contro il taglio al Fondo Patronati, previsto al momento della Legge di Stabilità 2016 in discussione in Parlamento.

Se infatti “c’è l’esigenza di elaborare riforme in controtendenza alla politica dei tagli lineari – prosegue Manca – bisogna evitare che la mancata erogazione di questi servizi importanti da parte dei Patronati ricada sulla pubblica amministrazione”. E conclude dicendo che “è necessario guardare attentamente a questa questione, per non rischiare di arrivare, alla prova del cambiamento, senza servizi. Serve quindi un accordo con chi questi servizi li eroga”.

Sant’ Andrea

 

Sant’ Andrea


Sant' Andrea

Nome: Sant’ Andrea
Titolo: Apostolo
Ricorrenza: 30 novembre
Protettore di:cantanti, marinai, pescatori

Il paganesimo della Roma imperiale con tutte le seduzioni e le lusinghe della sua brutale sensualità avvolgeva con funeste ed insidiose spire il popolo ebreo, che attendeva con fede incrollabile l’Emmanuele, colui che sarebbe stato la salVezza d’Israele. Ed ecco squillare nel deserto della Giudea la voce ammonitrice del Battista, che chiamava i popoli alla penitenza, perché il Messia promesso da Dio era per apparire.

Attratto dalla sua ispirata parola, Andrea, pescatore di Betsaida, divenne suo discepolo. 

Allorché il Battista, vedendo passare il Messia, gridò agli astanti: « Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo », Andrea era presente e segui Gesù Cristo con un suo compagno. 

Il Redentore, appena si accorse dei due, si rivolse a loro e disse: 
« Chi cercate? ». 
« Maestro, risposero quelli, dove abiti? ». 
« Venite e vedrete », rispose Gesù. 

Ed andarono quei fortunati discepoli, e videro non solo la semplice abitazione del Salvatore, ma furono così bene istruiti che si convinsero d’aver trovato veramente il Messia, come aveva loro annunciato Giovanni.

Un altro giorno Gesù vide Andrea mentre con Pietro suo fratello pescava nel mare di Galilea e disse loro: « Venite dietro di me e vi farò pescatori di uomini »; e quelli lasciate le reti lo seguirono. Da quel giorno il nostro Apostolo non abbandonò più il suo Maestro. 

Venuto il giorno della Pentecoste, Andrea ripieno di Sniritn Santn andà a nrannerarP il nnnvn Irprhn fra i popoli. Passò nella Frigia, nell’Epiro e nella Tracia dovunque le genti accorrevano per ascoltarlo. 

Proseguendo il suo apostolato fra pericoli ed ostacoli senza fine, giunse a Patrasso in Acaia, ove sparse in abbondanza il buon seme. Ma a contrastare la sua attività sorse il superbo console romano Egea che, geloso del potere e timoroso di spiacere all’imperatore, cominciò a perseguitarlo. 

Il Santo non cedette, ma rivoltosi a quel prepotente pagano gli disse: « Tu che sei giudice degli uomini, sappi che sarai il ludibrio del demonio, se non riconosci in Gesù il giudice di tutti ». Preso da sdegno Egea lo fece rinchiudere in un tetro carcere e condannò il grande Apostolo ad essere crocifisso. Somma gioia provò allora Andrea, che alla vista della croce esclamò: « Oh! buona croce, nobilitata dal contatto delle membra del Signore, da me desiderata, amata e lungamente ricercata! levami di tra gli uomini e rendimi al mio Maestro, affinché per tuo mezzo mi riceva, Egli che in te mi redense! ». Avvinto al rozzo legno per due giorni spasimò tra atroci dolori, esaltando il Signore e predicando Gesù Cristo al popolo. Poi la sua bell’anima volò in Paradiso a ricevere la duplice corona di martire e d’apostolo. 

PRATICA. Compiamo con esattezza, giorno per giorno, i doveri del nostro stato. 

PREGHIERA. Supplichiamo istantemente la tua maestà, o Signore, affinché, come il tuo beato apostolo Andrea fu predicatore e pastore della tua Chiesa, così sia per noi perpetuo intercessore presso di te.