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Congedo parentale

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Congedo parentale, di paternità e disabilità: flussi UniEmens

Inseriti nuovi codici evento e conguaglio per gli eventi che si sono verificati dal 13 agosto 2022 e si aggiungono a quelli vigenti.

Pubblicazione: 31 luglio 2023

L’INPS, con il messaggio 28 luglio 2023, n. 2821, fornisce alcune precisazioni sulle modalità di valorizzazione, nei flussi UniEmens, dei nuovi codici evento e dei codici conguaglio relativi a:

  • congedo parentale;
  • congedo di paternità obbligatorio;
  • permessi per disabilità.

I nuovi codici sono validi per gli eventi che si sono verificati dal 13 agosto 2022 e si aggiungono a quelli vigenti. La loro applicazione è obbligatoria dal mese di competenza aprile 2023.

Il messaggio, inoltre, riepiloga le disposizioni già illustrate con il messaggio 13 febbraio 2023, n. 659 e chiarisce le istruzioni contenute nelle circolari INPS 4 aprile 2023, n. 39 e 16 maggio 2023, n. 45.

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Inseriti nuovi codici evento e conguaglio per gli eventi che si sono verificati dal 13 agosto 2022 e si aggiungono a quelli vigenti.
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Pubblicazione: 31 luglio 2023

L’INPS, con il messaggio 28 luglio 2023, n. 2821, fornisce alcune precisazioni sulle modalità di valorizzazione, nei flussi UniEmens, dei nuovi codici evento e dei codici conguaglio relativi a:

congedo parentale;
congedo di paternità obbligatorio;
permessi per disabilità.
I nuovi codici sono validi per gli eventi che si sono verificati dal 13 agosto 2022 e si aggiungono a quelli vigenti. La loro applicazione è obbligatoria dal mese di competenza aprile 2023.

Il messaggio, inoltre, riepiloga le disposizioni già illustrate con il messaggio 13 febbraio 2023, n. 659 e chiarisce le istruzioni contenute nelle circolari INPS 4 aprile 2023, n. 39 e 16 maggio 2023, n. 45.

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Nuove misure di inclusione sociale e lavorativa

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Nuove misure di inclusione sociale e lavorativa

Supporto alla formazione e al lavoro e Assegno di inclusione: i due nuovi strumenti per aiutare le fasce più deboli della popolazione.

Pubblicazione: 31 luglio 2023

 

COSA SONO

Le nuove misure nascono per superare il Reddito di Cittadinanza. Si tratta di misure destinate a contrastare la povertà, la fragilità e l’esclusione sociale e lavorativa attraverso percorsi di inserimento sociale, di formazione e di attivazione al lavoro.

In particolare, i due nuovi strumenti che vengono attivati in base ai bisogni e alle possibilità di ciascuno sono:

Supporto alla formazione e al lavoro

Attivo dal 1° settembre 2023, prevede l’accesso a progetti di formazione, qualificazione e riqualificazione professionale, orientamento e accompagnamento al lavoro per le persone tra i 18 e i 59 anni.

Assegno di inclusione

Attivo dal 1° gennaio 2024, prevede un’integrazione al reddito per le famiglie con componenti minorenni, con almeno 60 anni di età o con disabilità (come definita ai sensi del regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 5 dicembre 2013, n. 159) e per le persone in condizione di svantaggio inserite in un programma di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari territoriali.

A CHI SONO RIVOLTE

Possono richiedere l’attivazione di un percorso di inclusione sociale e lavorativa le persone residenti in Italia da almeno 5 anni di cui gli ultimi 2 in via continuativa.

A partire dal 1° settembre 2023, possono beneficiare dello strumento di Supporto alla formazione e al lavoro le persone tra i 18 e i 59 anni con ISEE non superiore a 6.000 euro, che siano in possesso degli ulteriori requisiti richiesti; possono attivare il proprio percorso di formazione e attivazione lavorativa, rilasciando la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro  e dimostrando di essersi rivolte ad almeno 3 agenzie per il lavoro o enti autorizzati all’attività di intermediazione, quale misura di attivazione al lavoro.

A partire dal 1° gennaio 2024, possono beneficiare dello strumento Assegno di inclusione le famiglie che includono componenti minori, disabili, con almeno 60 anni di età o in condizione di svantaggio accertato dall’inserimento in un programma di cura e assistenza dei servizi sociosanitari territoriali che abbiano i requisiti richiesti.

Fino alla naturale scadenza e comunque non oltre il 31 dicembre 2023, i nuclei familiari attualmente percettori del “Reddito di Cittadinanza” che abbiano al loro interno componenti minorenni, oltre i 60 anni o con disabilità continueranno a percepire i benefici economici della misura.

I BENEFICI

Supporto alla formazione e al lavoro

Per aiutare le persone a trovare un’occupazione, viene riconosciuto l’accesso a diversi strumenti di politiche attive del lavoro come programmi di formazione, progetti utili alla collettività, servizio civile universale e offerte di lavoro adeguate alle caratteristiche e alle competenze di ognuno. Inoltre, nel momento in cui tale percorso viene effettivamente avviato, per la sua durata, è previsto anche un beneficio economico di 350 euro mensili erogato con bonifico  per la durata delle attività formative o delle altre iniziative indicate, per un massimo di complessivi 12 mesi.

Assegno di inclusione

Per i beneficiari dell’Assegno di inclusione, viene riconosciuto un beneficio economico quale integrazione mensile al reddito familiare e un contributo per l’abitazione concessa in locazione. Il beneficio economico viene erogato per 18 mesi tramite uno strumento di pagamento elettronico ricaricabile chiamato “Carta di Inclusione” e può essere rinnovato per 12 mesi (con sospensione di un mese).

COSA CAMBIA

La misura precedente “Reddito di Cittadinanza” cessa alla scadenza della fruizione della settima mensilità. Resta in vigore solo per le famiglie che hanno un componente minorenne, disabile o con almeno 60 anni di età e comunque non oltre il 31 dicembre 2023.

A partire dal 1° gennaio 2024, anche queste categorie a cui si aggiungono le persone che si trovano in una condizione di svantaggio accertata dall’inserimento in programmi di cura e assistenza dei servizi sociosanitari territoriali, dovranno richiedere l’attivazione della misura “Assegno di inclusione” per continuare a beneficiare dell’integrazione al reddito.

PER LE AZIENDE

Le nuove misure per l’inclusione sociale e lavorativa si basano sul coinvolgimento delle aziende in una rete partecipata che faciliti l’inserimento lavorativo. Alle aziende che operano all’interno della nuova piattaforma di politiche attive del lavoro, contribuendo all’inclusione sociale e lavorativa delle fasce deboli e delle famiglie fragili, vengono riconosciuti incentivi alle assunzioni come:

  • l’esonero dal versamento del 100% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro per un periodo massimo di 12 mesi, nel limite massimo di importo pari a 8.000 euro su base annua;
  • l’esonero dal versamento del 50% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro in caso di assunzione con contratto subordinato a tempo determinato o stagionale, pieno o parziale, per un periodo massimo di 12 mesi e non oltre la durata del rapporto di lavoro, nel limite massimo di 4.000 euro annui.
 

Bonus cicogna

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Bonus Cicogna 2023: online il bando

La domanda deve essere presentata online dal 1° agosto al 31 ottobre 2023.

Pubblicazione: 31 luglio 2023

È stato pubblicato il bando di concorso Bonus Cicogna 2023 in favore dei bambini nati o adottati nel 2022 e riservato ai dipendenti del Gruppo Poste Italiane S.p.A., ai dipendenti iscritti alla Gestione Postelegrafonici e ai pensionati già dipendenti ex IPOST.

La domanda per accedere al Bonus Cicogna deve essere presentata online dalle 12 del 1° agosto fino alle 12 del 31 ottobre 2023.

Gli utenti possono inoltrare la domanda di partecipazione al bando utilizzando il servizio presente nella pagina Bonus Cicogna – Contributo economico per nascita o adozione della Gestione Fondo IPOST

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La domanda deve essere presentata online dal 1° agosto al 31 ottobre 2023.
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Pubblicazione: 31 luglio 2023

È stato pubblicato il bando di concorso Bonus Cicogna 2023 in favore dei bambini nati o adottati nel 2022 e riservato ai dipendenti del Gruppo Poste Italiane S.p.A., ai dipendenti iscritti alla Gestione Postelegrafonici e ai pensionati già dipendenti ex IPOST.

La domanda per accedere al Bonus Cicogna deve essere presentata online dalle 12 del 1° agosto fino alle 12 del 31 ottobre 2023.

Gli utenti possono inoltrare la domanda di partecipazione al bando utilizzando il servizio presente nella pagina Bonus Cicogna – Contributo economico per nascita o adozione della Gestione Fondo IPOST

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Contributo asilo nido

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Contributo Asilo nido 2022-2023: il bando

Il concorso assegna 200 contributi per il rimborso delle spese di iscrizione e frequenza di un asilo nido.

Pubblicazione: 31 luglio 2023

È stato pubblicato il bando di concorso Contributo per iscrizione e frequenza Asilo nido 2022-2023 in favore dei figli e orfani dei dipendenti del Gruppo Poste Italiane SpA, degli iscritti alla Gestione Postelegrafonici e dei pensionati già dipendenti del Gruppo Poste Italiane SpA e IPOST.

Il concorso assegna 200 contributi per il rimborso delle spese di iscrizione e frequenza di un asilo nido nell’anno educativo 2022-2023 (da settembre 2022 a luglio 2023), ciascuno di importo massimo pari a 500 euro.

La domanda potrà essere presentata a partire dalle 12 del 1° agosto ed entro le 12 del 31 ottobre 2023, utilizzando il servizio disponibile nella pagina Contributo per il rimborso delle spese per asili nido (Gestione Fondo IPOST).

Sant’ Ignazio di Loyola

 

Sant’ Ignazio di Loyola


Sant' Ignazio di Loyola

autore: Pieter Paul Rubens anno: 1622 titolo: Sant’Ignazio di Loyola luogo: Museo Norton Simon, Sati Uniti
Nome: Sant’ Ignazio di Loyola
Titolo: Fondatore della Compagnia di Gesù
Nome di battesimo: Íñigo López de Loyola
Nascita: 1491, Lojola, Spagna
Morte: 31 luglio 1556, Roma
Ricorrenza: 31 luglio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
27 luglio 1609, Roma, papa Paolo V
Canonizzazione:
12 marzo 1622, Roma, papa Gregorio XVI
Sito ufficiale:gesuiti.it
Nacque nel castello di Lojola, da una nobile famiglia di Spagna, l’anno 1491.

Dopo aver dimorato per qualche tempo alla corte dei re cattolici, passò nella milizia, ove si distinse per il suo valore.

Prescelto alla difesa di Pamplona, da prode sostenne l’assedio con un pugno di uomini, ma nel furore della mischia ebbe una gamba spezzata.

Mentre era costretto a letto, chiese qualcuno di quei romanzi cavallereschi che allora erano in voga, ma non avendone a portata di mano gli furono dati la vita di Gesù Cristo e un libro di vita di santi. Portato più dalla necessità che dalla devozione, Ignazio incominciò a leggerli. Quei digiuni, quelle veglie, quelle mortificazioni di quegli uomini grandi davanti a Dio e davanti agli uomini, lo colpirono fino nell’intimo dell’anima. Era la grazia divina éhe entrata nel suo cuore cominciava ad operare. Tremenda fu la battaglia della natura colla grazia, ma finalmente questa prevalse e la sua vita mutò.

Non appena ebbe forze bastevoli per reggersi in piedi cominciò ad attuare i disegni che, illuminato dalla luce divina, aveva progettato nella malattia.

Si recò al santuario di Monserrat: quivi, ai piedi di Maria, depose spada e corazza, e, donato il ricco vestito cavalleresco ad un povero, si ritirò nella grotta di Manresa.

Il rigore e l’austerità della vita quivi trascorsa furono grandi. Duramente provato resistette; fedele a Dio nella mortificazione, nella preghiera e nel raccoglimento, Dio lo premiò, riversando su di lui un torrente di benedizioni, di dolcezze, di grazie e di gioie, di rivelazioni, di illustrazioni straordinarie e meravigliose. Qui compose l’aureo libro degli Esercizi Spirituali, che fu ed è una perenne scuola di perfezione cristiana.

Ignazio, fermo nel proposito di voler unicamente servire Dio, visitò la Terra Santa. Di ritorno si stabilì a Barcellona ed intraprese lo studio del latino. Passò quindi a Parigi ove trovò Saverio, Rodriguez ed altri coi quali stabilì di fondare una milizia di Cristo che chiamò « Compagnia di Gesù »; nella cappella di Montmartre emetteva i voti religiosi coi compagni. A Roma, esposta ogni cosa al S. Padre, tutto veniva approvato. Così nasceva la Compagnia di Gesù che, nel corso dei secoli, contrassegnata dalla caratteristica della persecuzione e del martirio, fiorì ovunque apportando bene immenso a tutta l’umanità.

Con la nuova Compagnia, Ignazio mandava missionari fra gl’infedeli, difendeva la verità cattolica contro l’eresia protestante e promuoveva il rinnovamento della pietà tra i fedeli.

Fondò anche il Collegio Germanico, e tante altre pie istituzioni che ci attestano il suo grande zelo. Più volte lo si sentì esclamare che se gli fosse stato dato di scegliere avrebbe preferito vivere incerto della beatitudine e intanto lavorare per il Signore e la salvezza del prossimo, piuttosto che morire subito colla sicurezza della gloria eterna. Esausto di forze, consumato dalla carità e pieno di meriti, il 31 luglio del 1556 passava nella patria beata a ricevere il premio dei giusti.

PRATICA. La lettura della vita di Gesù fu per Ignazio il principio della sua conversione: leggiamola anche noi.

PREGHIERA. Dio, che a propagare maggiormente la gloria del tuo nome, per mezzo del beato Ignazio provvedesti la Chiesa militante di nuovo sussidio, concedi che col suo aiuto e a sua imitazione noi combattendo in terra meritiamo di essere coronati con lui in cielo.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di sant’Ignazio di Loyola, sacerdote, che, nato nella Guascogna in Spagna, visse alla corte del re e nell’esercito, finché, gravemente ferito, si convertì a Dio; compiuti gli studi teologici a Parigi, unì a sé i primi compagni, che poi costituì nella Compagnia di Gesù a Roma, dove svolse un fruttuoso ministero, dedicandosi alla stesura di opere e alla formazione dei discepoli, a maggior gloria di Dio.

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Domande Frequenti

  • Quando si festeggia Sant’ Ignazio di Loyola?

  • Quando nacque Sant’ Ignazio di Loyola?

  • Dove nacque Sant’ Ignazio di Loyola?

  • Quando morì Sant’ Ignazio di Loyola?

  • Dove morì Sant’ Ignazio di Loyola?

  • Di quali comuni è patrono Sant’ Ignazio di Loyola?

  • Chi sono i gesuiti?

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O Maria, che nella Basilica di Santa Maria Maggiore sei venerata come Salus populi Romani, t’invochiamo come Madre di Dio per i nostri giovani, affinché possano sentire la dolcezza del Tuo amore, Ti preghino…

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Il vizio di Onesicrito, la Sinistra e la Questione sarda

Il vizio di Onesicrito, la Sinistra e la Questione sarda.
 
di Francesco Casula
 
Claudia Zuncheddu, su Il Manifesto sardo del 25 luglio scorso, rispondendo a Roberto Loddo sulla questione delle elezioni regionali, ha scritto che “sostenere il centro sinistra per noi sardi è un errore e una condanna al pari del centro destra”. Di qui l’esigenza e la necessità non più procrastinabile di dare vita a un terzo polo, alternativo ai poli italianisti, con una Lista nazionale sarda, civica, plurale aperta e inclusiva, che comprenda oltre che il variegato pianeta indipendentista e federalista, le Associazioni, i Movimenti, i Gruppi che in tutti questi anni, hanno condotto e conducono una opposizione sociale per la sanità e la scuola pubblica, per un nuovo Statuto su basi federaliste, contro la speculazione energetica, contro il nucleare, le basi e servitù militari, le industrie nere e inquinanti, le fabbriche di armi. Non ripeto le argomentazioni di Claudia Zuncheddu – che condivido in toto – vorrei piuttosto aggiungere, a conferma della sua posizione, ulteriori elementi. Un certo Onesicrito tra il 332 e il 336 a.C. aveva visitato l’India al seguito di Alessandro Magno, riportandone descrizioni alquanto fantasiose, che misero a lungo fuori strada i geografi dell’epoca. Partiti, Sindacati e parte degli studiosi e degli storici – segnatamente quelli di impronta più statalista – per decenni ci hanno dato della “Questione sarda” una descrizione alquanto “fantasiosa”, – un po’ come Onesicrito aveva dato dell’India – riducendola a un semplice frammento o appendice della “Questione meridionale”. O in ogni caso in questa comprendendola affogandola e diluendola. C’è di più: è stata considerata esclusivamente dal punto di vista economico. La cartina di tornasole di questa visione è rappresentata persino dallo Statuto speciale di Autonomia della Sardegna, tutto giocato sul crinale economicistico: rivelatore ne è in particolare l’articolo 13: “Lo Stato col concorso della Regione dispone un piano organico per favorire la rinascita economica e sociale dell’Isola”. Di qui i disastri e i fallimenti dell’industrializzazione, segnatamente di quella petrolchimica. E l’insieme degli aspetti etnoculturali e linguistici? Del tutto assente, nonostante gli avvertimenti di Lussu sulla necessità di sancire l’obbligo dell’insegnamento della lingua sarda nelle scuole in quanto “essa è un patrimonio millenario che occorre conservare”. E nonostante i consigli di Giovanni Lilliu che suggeriva ai Costituenti sardi di rivendicare per la Sardegna competenze primarie ed esclusive almeno per quanto riguardava i “Beni culturali”. Ma ecco come lo stesso Lilliu denuncia la scelta dei Costituenti: “Is consultoris sardus hiant stimau chi s’istruzioni e sa cultura, in cussu mamentu de recuberamentu materiali de sa Regioni fessint de interessu segundariu e hiant lassau a su Stadu de nci pessai issu esclusivamenti. E poita is Consultoris no hiant bofiu sa cumpetenzia primaria in sa istruzioni, sa scola e sa cultura sarda no figurant in sa lei de su 23 de friaxiu n.3. Aici est nasciu unu statutu sardu zoppu, fundau sceti apitzus de s’economia reali in sa cali, po s’effettu de operai in sa politica de su renascimentu, s’est scaresciu propriu de is valoris idealis e de is concettus po ponniri in movimentu su renascimentu, eus a nai cussu chi est sa basi de sa venganza autonomistica. Valoris is calis, in prus, donant arrexonis e fundamentus perennis a sa spezialidadi de sa Regioni sarda, ch’est verdaderamenti una Regioni-Natzioni: unu populu cun sinnus proprius de limba, etnia, storia, cultura, maneras de si cumportai, de gestus, de pensai is calis calant a fundu in sa vida de dognia dì e balint e operant a totus is livellus de sa sociedadi….Sa repulsa de sa cultura hat tentu effettus negativus no sceti cun sa crisi de s’autonomia. Issa hat impediu su cresciri de una classi dirigenti forti e libera sa cali hiat a essiri agatau ideas e stimulus po operai in politica, creativamenti, cun s’aggiudu de sa cultura de su logu impari a sa cultura in generali. Sa cultura de s’Autonomia fundada apitzus de sa cultura sarda, cultura de sa diversidadi, de disturbu, de resistenzia hiat a essiri indulliu is politicus sardus a si liberai de sa dependenzia, a non essiri maschera de su stadu”. Continua invece a cadere nel vizio di Onesicrito il Pd e il centro sinistra in genere quando persiste nell’attardarsi a considerare la “Questione sarda” come questione esclusivamente economica e sociale. Mai nessun accenno alla Sardegna come minoranza nazionale e linguistica: nei programmi elettorali del Pd avete mai visto il Bilinguismo come obiettivo programmatico primario da conseguire? Continua anzi ad osteggiarlo. E tanto meno è interessato alla Sardegna come “nazione oppressa” dallo Stato italiano e, dunque bisognosa non solo di liberazione economica e sociale in quanto colonia interna, ma di liberazione nazionale. Ovvero di Autodeterminazione e Indipendenza. Non cade nel vizio di Onesicrito Antonio Simon Mossa: lucidamente e correttamente egli considera la Sardegna come una colonia interna dello Stato Italiano e nel contempo una Nazione oppressa dallo stesso Stato, brutalmente e pervicacemente unitario, accentrato e centralistico: “proibita” e “non riconosciuta” dallo Stato Italiano, emarginata dalla storia, insieme a tutte le altre minoranze etniche in Europa e nel mondo che “l’imperiale geometria delle capitali europee vorrebbe ammutolire”. Contro cui è in atto un pericolosissimo processo di “genocidio” culturale e linguistico. Per annichilire e distruggere l’identità dei Sardi è infatti in atto e continua a operare – soprattutto attraverso la scuola di stato –, un processo forzato di integrazione e di snazionalizzazione: certo, rispetto ai tempi bui del Fascismo, con i guanti di velluto invece che con il bastone e l’olio di ricino. Ad essere colpita è soprattutto la storia, la letteratura e lingua sarda: rigorosamente espunte da tutti i programmi scolastici. Non comprendendo quanto saggiamente sosteneva il nostro più grande poeta etnico degli ultimi 50 anni, il compianto Cicitu Masala, secondo cui “a unu populu nche li podes moere totu e sighit a bivere, si nche li moes sa limba si nche morit” (A un popolo puoi sottrargli tutto e continua a vivere, ma se gli togli la lingua muore)!
 
 
 

San Pietro Crisologo

 

San Pietro Crisologo


Nome: San Pietro Crisologo
Titolo: Vescovo e dottore della Chiesa
Nascita: 380 circa, Imola
Morte: 450, Imola
Ricorrenza: 30 luglio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione

S. Pietro Crisologo fu nel secolo v difensore della Chiesa occidentale contro gli Eutichiani. Nacque da agiata famiglia di Imola e fu battezzato dal vescovo S. Cornelio, dal quale fu pure istruito nelle lettere, ed ordinato diacono.

Morto il Vescovo di Ravenna, i fedeli radunati elessero il nuovo Vescovo e pregarono S. Cornelio che li appoggiasse per ottenere da Roma la conferma della elezione. Cornelio accettò di buon grado, e condusse seco anche il diacono Pietro. Giunto a Roma, Sisto III, illuminato da una visione, anziché approvare la nomina elesse a reggere la chiesa di Ravenna il diacono Pietro.

Né i Ravennati ebbero a rammaricarsene. Appena entrato nella sua diocesi, il novello Vescovo si diede con grande ardore e fermezza a porre rimedio ai gravi abusi che erano penetrati specialmente nelle così dette calende di gennaio, che tenevano il luogo dell’attuale carnevale; e vi riuscì.

Fu grande oratore, per questo fu detto « Crisologo » che vuol dire « Parola d’oro ». Ma fu ancora più grande come scrittore tanto da essere proclamato Dottore della Chiesa. Lasciò moltissimi discorsi ed omelie di cui ben 176 sono pervenuti fino a noi. I più celebri sono quelli contro le calende di gennaio in cui non si stanca di ripetere che « non potrà godere con Cristo in cielo chi vuol godere col diavolo in terra ».

Verso la fine della sua feconda vita, lavorò alla difesa del dogma cattolico contro Eutiche. Questo eretico confondeva in una sola le due distinte nature, umana e divina, esistenti nella persona di Gesù Cristo: essendo per questo stato condannato dal patriarca S. Flaviano, si rivolse ai principali vescovi per lamentarsi e difendersi. Scrisse anche al vescovo Crisologo ma questi gli raccomandò di leggere la lettera che a quel riguardo aveva già scritto il Papa S. Leone “perché,” gli diceva, “l’apostolo Pietro che vive nella sede del Pontefice non ricusa di insegnare la verità della fede a quelli che la cercano”, indicandogli con questo di sottomettersi all’autorità del Pontefice.

Prese pure parte al Concilio Ecumenico di Calcedonia in cui l’eresia Eutichiana fu condannata e la dottrina della Chiesa chiarita e confermata. Poco tempo dopo questo Concilio il vescovo Crisologo volò agli eterni gaudi.

PRATICA. È dovere di ognuno istruirsi nella religione.

PREGHIERA. O Signore, che con una divina rivelazione hai designato a reggere la tua Chiesa, il santo vescovo Pietro Crisologo, concedi a noi che possiamo avere intercessore in cielo colui che avemmo dottore in terra.

MARTIROLOGIO ROMANO. San Pietro, detto Crisologo, vescovo di Ravenna e dottore della Chiesa, che, munito del nome del beato Apostolo, ne svolse lo stesso ministero con tale maestria, da attirare alla fede le folle con la rete della sua celeste dottrina, saziandole con la dolcezza del suo divino eloquio. Il suo transito avvenne il 31 luglio a Imola in Romagna.

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A giugno cala il tasso di inflazione Europa

A giugno cala il tasso di inflazione Europa

L’inflazione in Europa diminuisce, con un lieve aumento solo nel caso della Germania. Sono ancora i beni alimentari a trainare i rincari ma sono comunque in calo, come anche la componente energetica, mentre restano stabili beni industriali e servizi.

 

In Europa si continua a osservare una significativa spinta inflazionistica, che pesa sulle spese familiari e riduce il potere d’acquisto dei cittadini. Tuttavia il dato è in calo da diversi mesi e soprattutto a giugno si è ridotto significativamente. Solo in Germania si è verificato un lieve aumento e in Croazia la situazione è rimasta invariata. Per il resto tutti i paesi membri dell’Ue hanno registrato riduzioni più o meno forti e risultano in calo o stabili tutte le principali componenti del paniere (fatta eccezione per un lieve aumento nel caso dei servizi). I beni alimentari continuano a trainare la spinta inflazionistica.

L’inflazione a giugno 2023

Nel mese di giugno, l’ultimo per cui Eurostat dispone di dati, il tasso di inflazione ha avuto un calo generalizzato in Europa: si è attestato al 6,4% (rispetto al 7,1% registrato a maggio). Il che non vuol dire che i prezzi non siano in aumento, ma soltanto che tale incremento è più contenuto. Significativamente inferiore il dato relativo all’area euro, composta dai 20 stati membri che utilizzano la moneta comunitaria.

5,5% il tasso di inflazione nell’area euro a giugno 2023.

All’interno dell’Unione europea i tassi più alti si registrano, secondo una tendenza ormai consolidata da mesi, nei paesi dell’Europa orientale e centrale. L’Ungheria in particolare è ancora lo stato che segna il valore più elevato a giugno: 19,9%, comunque 2 punti percentuali in meno rispetto al mese precedente. Mentre la Lettonia è il paese che ha registrato il calo più pronunciato tra maggio e giugno: dal 12,3% all’8,1% (-4,2 punti percentuali).

Il valore più basso è invece quello del Lussemburgo (1%). Insieme al Lussemburgo, altri due paesi sono al di sotto del 2%: si tratta di Spagna e Belgio, entrambi con un tasso pari all’1,6%. Con il 6,7%, l’Italia si posiziona al tredicesimo posto in Europa per tasso di inflazione e al decimo come variazione maggiore nel passaggio tra maggio e giugno (-1,3 punti percentuali).

Dopo un picco registrato nella seconda parte del 2022, l’inflazione ha iniziato a diminuire gradualmente nei paesi più popolosi dell’Ue (Germania, Francia, Italia e Spagna).

Ad aprile si era visto un nuovo lieve aumento, ma a maggio i valori hanno ripreso a scendere. La tendenza continua nel mese di giugno: continua a esserci una spinta inflazionistica, ma i valori si sono ridotti. L’Italia ha riportato il dato più elevato da ottobre, ma a giugno 2023 è stata superata dalla Germania, l’unico paese dell’area euro che ha registrato in questo mese un aumento del tasso di inflazione. La Spagna invece continua a riportare il calo più evidente.

Cala l’inflazione per energia e beni alimentari, stabile per servizi e beni industriali

Notoriamente, nel 2022 l’inflazione ha riguardato in particolare la componente energetica, che nell’area euro ha raggiunto un picco pari al 41,3% nel mese di ottobre 2022. Parallelamente al calo di quest’ultima, si è osservato un aumento del tasso di inflazione per i beni alimentari.

A giugno vediamo che l’inflazione per entrambe le sopracitate componenti, pur presente, continua a diminuire, mentre i valori per i beni industriali non energetici e per i servizi rimangono sostanzialmente invariati. Nel caso dei servizi si registra però un aumento, seppur lieve (+0,3 punti percentuali). Sono comunque i beni alimentari che continuano, nonostante il relativo calo, a trainare la spinta inflazionistica.

12,5% il tasso di inflazione per i beni alimentari nell’area euro, a giugno 2023.

Anche in Italia l’inflazione è trainata dai beni alimentari che tuttavia riportano un tasso inferiore rispetto alla media dell’area euro: 11%. Beni industriali e servizi sono essenzialmente in linea con la media, mentre è la componente energetica ad attestarsi al di sopra del valore complessivo: 2% (rispetto al -5,6% dell’area euro). Quest’ultimo dato segna comunque un calo molto marcato rispetto al mese precedente, quando si attestava ancora all’11,5%.

Foto: Levi Meir Clency – licenza

 

Aumentano le notti tropicali nelle città italiane Ambiente

Aumentano le notti tropicali nelle città italiane Ambiente

Le notti tropicali sono un indicatore degli estremi di temperatura negli ambienti urbani. Nel 2021 Istat ne ha registrate mediamente 44 per ogni comune capoluogo, 6 in più rispetto alla media del periodo 2006-2015.

 

Come evidenzia Istatle aree urbane sono considerate degli hotspot climatici. Vista l’alta concentrazione di edifici, persone e attività produttive, subiscono più intensamente le conseguenze dei cambiamenti climatici. A causa della presenza di traffico veicolare (e delle emissioni di gas serra che ne derivano), della relativa scarsità di verde e del consumo e impermeabilizzazione del suolo, tendono a essere zone più calde rispetto agli ambienti rurali.

Insieme agli eventi climatici estremi (come alluvioni e siccità), il caldo costituisce uno dei principali fattori di pressione ambientale nei centri più urbanizzati. Per misurarlo, da una parte ci sono le temperature medie, che indicano un generalizzato processo di riscaldamento atmosferico. Dall’altra, gli eventi estremi, come i periodi di caldo particolarmente lunghi.

Le notti tropicali nei capoluoghi italiani

Uno degli indicatori che Istat utilizza per misurare questi estremi è quello delle notti tropicali, con cui si intende le notti in cui la temperatura non scende al di sotto dei 20 gradi centigradi.

44 notti tropicali mediamente nei comuni capoluogo (2021).

Ovvero 6 in più rispetto alla media del periodo 2006-2015. Un aumento ancora più marcato rispetto a quello rilevabile per i cosiddetti giorni estivi, ovvero i giorni con temperatura massima al di sopra dei 25 gradi, che nel 2021 sono stati mediamente 120 (+4 rispetto alla media).

La situazione varia sia a livello geografico (tendenzialmente le città meridionali sono più calde e quindi registrano valori più alti) che a livello di densità urbanistica (anche le città grandi e popolose riportano dati più elevati).

Dei primi cinque comuni capoluogo per numero di notti tropicali, quattro si trovano in Sicilia (Catania, Agrigento, Messina e Palermo) e uno in Calabria (Reggio di Calabria). A detenere il record nazionale è Catania, con 117 notti tropicali registrate nel 2021.

Tra i comuni considerati, 45 superano considerevolmente la media nazionale. Tra questi rientrano anche le tre città più popolose del paese (Roma con 59, Milano con 78 e Napoli con 70). Per quanto riguarda gli altri, si trovano principalmente nel sud del paese ma anche nell’area della pianura padana e nella zona nord-occidentale. Sono invece quattro i capoluoghi che non riportano nessuna notte tropicale: Aosta, Belluno, Rieti e Isernia.

Le notti tropicali sono in un aumento

Come accennato, il numero di notti oltre i 20 gradi centigradi è aumentato rispetto alla media del periodo 2006-2015. Anche in questo caso si possono rilevare significative differenze tra i vari comuni capoluogo. Vediamo i dati nei capoluoghi di regione.

In tre capoluoghi di regione italiani si superano variazioni pari a 20 notti tropicali in più rispetto alla media 2006-2015: Cagliari (+23,3), Bologna (+21,8) e Milano (+20,5).

I comuni più influenzati da questo fenomeno si trovano nelle aree del meridione e vicini all’area della pianura padana. Non sono quindi solo le aree in cui questa dinamica viene registrata di più ma anche quelle in cui, nel tempo, c’è stato l’aumento maggiore. Restano invece invariate all’Aquila mentre diminuiscono in due capoluoghi alpini: Bolzano (-0,8) e Aosta (-1,5).

Considerando tutti i comuni capoluogo e non soltanto quelli di regione, il dato più elevato si registra a Oristano, in Sardegna (+40), seguita da varie città siciliane (in particolare Catania e Siracusa, entrambe con un aumento pari circa a 28 notti). Mentre Caserta ha registrato un calo molto importante (-28,5), seguita da Verona (-25).

Foto: Askar Dave – licenza

 

Sull’abbandono scolastico pesano ancora i divari interni #conibambini

Sull’abbandono scolastico pesano ancora i divari interni #conibambini

Nel 2022 l’abbandono scolastico si è attestato all’11,5%, in diminuzione rispetto alla rilevazione precedente (12,7%). L’Italia passa così dal terzo al quinto posto tra i 27 stati membri con più incidenza del fenomeno. Tuttavia le differenze interne al paese sono ancora ampie.

 
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L’abbattimento del tasso di abbandono scolastico resta una delle principali sfide a livello europeo di questo decennio. A maggior ragione nel mondo post-Covid, il livello di istruzione appare una variabile sempre più determinante per le condizioni di vita delle persone e per lo sviluppo dei paesi.

Per questo motivo l’Unione europea ha aggiornato i suoi obiettivi in materiaabbassando di un punto il target da raggiungere a livello continentale.

9% il nuovo obiettivo Ue di uscite precoci dal sistema di istruzione e formazione da conseguire entro il 2030.

I dati più recenti indicano un percorso di avvicinamento da parte dell’Ue nel suo complesso. Nel 2022 il 9,6% degli europei tra 18 e 24 anni aveva lasciato la scuola con al massimo la licenza media, senza ulteriori titoli di studio, qualifiche professionali e senza essere comunque inserito in un percorso di istruzione o formazione.

Per l’Italia la quota di giovani tra 18 e 24 anni che hanno lasciato la scuola prima del tempo si è attestata all’11,5% nel 2022. Un dato che testimonia un miglioramento – del nostro paese e dell’Unione europea nel suo complesso – rispetto ad alcuni anni fa.

Sebbene la costruzione dell’indicatore risenta di revisioni nelle metodologie di stima, la tendenza discendente è chiaramente visibile sul lungo periodo. Alla metà degli anni 2000, alla vigilia della grande recessione, quasi un giovane su 5 in Italia si trovava in condizione di abbandono, mentre in Ue il dato si attestava al 14-15%.

Da allora le cose sono indubbiamente migliorate, anche sulla scorta degli obiettivi europei in materia, stabiliti dall’agenda Europa 2020 prima e dal nuovo quadro strategico sull’istruzione e la formazione per il decennio 2021-2030 poi.

Tuttavia il miglioramento complessivo non deve far trascurare due aspetti. Il primo è che, mentre calano gli abbandoni “espliciti”, dopo il Covid sono aumentati quelli “impliciti”. Ovvero gli studenti che, pur completando il percorso di studi, non raggiungono competenze adeguate. Un fenomeno visibile soprattutto tra gli studenti svantaggiati. Inoltre, restano ampie le distanze sia a livello Ue che all’interno del nostro paese.

Gli abbandoni precoci in Italia e in Ue

Nonostante il calo del tasso di abbandono nel corso degli ultimi 2 decenni, all’interno dell’Unione europea l’Italia rientra tra i paesi dove il problema delle uscite precoci dal sistema di istruzione e formazione resta più consistente. Nel 2022 è il quinto paese con più abbandoni (11,5%), dopo Romania (15,6%), Spagna (13,9%), Ungheria (12,4%) e Germania (12,2%).

Al contrario, sono 6 i paesi dell’Unione in cui la quota di abbandoni precoci è inferiore al 5%: Lituania e Polonia (entrambe al 4,8%), Grecia e Slovenia (4,1%), Irlanda (3,7%) e Croazia (2,3%, quest’ultima statistica segnalata come a “bassa affidabilità” nei dataset Eurostat).

Rispetto a quanto rilevato negli anni precedenti, il miglioramento dell’Italia è anche posizionale. Tanto nel 2020 quanto nel 2021, il nostro paese era risultato terzo per tasso di abbandoni precoci, appena dietro a Romania e Spagna. Nel 2022 è quinto dopo Romania, Spagna, Ungheria e Germania.

11,5% i giovani tra 18 e 24 anni che hanno lasciato la scuola prima del tempo nel nostro paese (2022).

Con una quota che però rimane comunque superiore alla media europea (9,6%) e che si colloca a 2 punti e mezzo dalla soglia del 9% fissata a livello continentale. Un ritardo nei confronti degli standard Ue che è soprattutto il risultato di distanze molto ampie, interne al paese.

I divari interni all’Italia sull’abbandono scolastico

Una parte delle regioni italiane si trova già al di sotto delle soglie stabilite in sede Ue sull’abbandono scolastico.

Sono 10 quelle con un tasso inferiore alla soglia del 10%, prevista nell’ambito di Europa 2020: Lombardia (9,9%), Veneto (9,5%), Emilia-Romagna (9,5%), Abruzzo (9,3%), Molise (8,3%), Friuli-Venezia Giulia (7,7%), Lazio (7,4%), Umbria (7,3%), Marche (5,8%), e Basilicata (5,3%). Come si nota 6 di queste si attestano anche al di sotto della nuova soglia del 9%. Al contrario, il problema è molto più ricorrente in alcune parti del paese, nello specifico nelle maggiori aree del mezzogiorno.

La quota nazionale dell’11,5% viene infatti ampiamente superata nel sud continentale (13,8% in media) e nelle isole (17,9%). Nello specifico in 2 regioni, Sicilia e Campania, oltre il 15% dei giovani ha lasciato la scuola prima del tempo. Sull’isola la quota sfiora il 19%, mentre in Campania si attesta al 16,1%. Seguono Sardegna e Puglia con quasi il 15% di uscite precoci. Anche la Valle d’Aosta (13,3%) si colloca al di sopra della media nazionale.

La necessità di un monitoraggio ancora più capillare

I divari territoriali nell’abbandono scolastico sono sintomatici dei problemi di parte del paese – in particolare del mezzogiorno, ma non solo – nel contrasto della povertà educativa.

Pur in un miglioramento visibile negli ultimi anni, gli elevati tassi di abbandono scolastico si accompagnano spesso ad altre tendenze: dalla carenza di servizi educativi all’impatto della dispersione implicita. Parliamo del fenomeno per cui alcuni studenti – pur non rientrando tra gli abbandoni in senso stretto, in quanto completano il ciclo di studi – non raggiungono comunque livelli di competenza adeguati.

Intervenire su questi aspetti è una necessità resa urgente da questioni economiche, oltre che educative e sociali. Sono i dati sull’occupabilità di chi ha abbandonato a renderlo palese. Tra 2008 e 2020 il tasso di occupazione dei giovani che hanno lasciato la scuola prima del tempo è crollato, in Italia ancora più che nel resto dell’Ue.

51% occupati nel 2008 tra i 18-24enni con al massimo la licenza media. Nel 2020 la quota è stata pari al 33,2%.

Tali tendenze avranno un impatto sulla coesione sociale e territoriale del paese, in un futuro che non sembra affatto remoto. Per intervenire tempestivamente sul fenomeno, è necessario disporre di dati disaggregati e aggiornati sulle disparità educative.

Da questo punto di vista, se molti indicatori – su tutti i risultati delle prove Invalsi – sono stati negli anni rilasciati con cadenza periodica e con granularità locale, altri dispongono ancora oggi di minore profondità territoriale. Come l’indicatore europeo sugli abbandoni, prezioso nei confronti tra paesi membri e regioni, ma ancora poco disaggregato in chiave locale. Supplire a tale carenza offrirebbe uno strumento fondamentale nelle politiche di contrasto della povertà educativa.

 

Santa Maria di Betania

 

Santa Marta di Betania


Nome: Santa Marta di Betania
Titolo: Vergine
Nascita: I Secolo, Israele
Morte: 29 luglio 84, Marsiglia, Francia
Ricorrenza: 29 luglio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Patrona di:
VarisellaTalana

Era sorella di Lazzaro e di Maria. Era questa una famiglia molto distinta e caritatevole che Gesù molto amava e sovente onorava con la sua presenza.

A Marta era affidata la cura delle faccende domestiche. Ella mostrava ogni impegno per servire bene Gesù, e S. Luca narra che una volta, vedendo che la sorella Maria non l’aiutava nelle sue faccende, si lamentò dolcemente col Maestro Divino dicendo:

« Signore, non t’importa che la mia sorella mi lasci sola a servire? ». Ma Gesù, pur non biasimando la sua sollecitudine, le disse: « Marta, Marta, tu ti affanni e t’inquieti di troppe cose. Una sola cosa è necessaria ».

Cristo nella casa di Marta e Maria
autore Alessandro Allori anno 1605 titolo Cristo nella casa di Marta e Maria

Alla morte del fratello Lazzaro le due sorelle rimasero molto contristate e non c’era chi potesse consolarle nel loro dolore. Fosse almeno stato presente Gesù! Egli, avvisato, non era ancora ritornato. Ma quattro giorni dopo, ecco arrivare il Maestro. « Marta, narra l’evangelista S. Giovanni, appena seppe della venuta di Gesù, gli andò incontro, mentre Maria se ne stava in casa a piangere. Disse a Gesù: Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. Ma anche ora so che tutto quello che domanderai a Dio, te lo concederà. Gesù le disse: Tuo fratello risorgerà. Rispose Marta: Lo so che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno. E Gesù: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se morto vivrà e chi vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo? Ella rispose: Si, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il figliuolo di Dio vivo, che sei venuto in questo mondo ».

Gesù, per rinfrancare la fede di Marta e di Maria e per mostrare ai Giudei ch’egli era veramente padrone della vita e della morte, giunto al sepolcro, disse ai circostanti: « Togliete la pietra ». E a Marta che gli osservava: « Signore, già puzza, perchè da quattro giorni è lì ». Gesù rispose: « Non ti ho detto che se credi. vedrai la gloria di Dio? ». Gesù richiamò in vita Lazzaro, e « molti Giudei, conchiude l’Evangelista, venuti da Maria e da Marta, avendo visto quanto aveva fatto Gesù, credettero in Lui ». Non si può certo descrivere la gioia delle due sorelle nel riavere vivo il loro amato fratello che tanto avevano pianto. Esse per tutta la vita serbarono al Redentore la più viva gratitudine.

Molto probabilmente Marta fu presente al Calvario con sua sorella Maria, e con lei vide il Salvatore risorto. Dopo l’Ascensione di Gesù al cielo, Marta, con la sorella Maria ed il fratello Lazzaro, fu dai Giudei gettata in mare, perchè venisse sommersa dalle onde; ma la nave miracolosamente protetta e guidata giunse incolume nel golfo di Marsiglia. In questa città S. Marta fondò una comunità di vergini che governò santamente, finchè ricca di meriti, il 29 luglio dell’84, passò al gaudio sempiterno. Le sue reliquie si venerano a Tarascona, sul Rodano.

Marta fu anche nota per aver sconfitto un drago, la Tarasca, che aveva terrorizzato gli abitanti di Tarascona. Metà bestia e metà pesce, il mostro era intento a divorare un uomo, quando fu annientato da Marta, armata di aspersorio e acquasantiera.

PRATICA. Il rimprovero del Maestro fatto a Marta ci porti ad attendere con maggior cura alle cose spirituali.

PREGHIERA. Esaudiscici, Dio nostro Salvatore, affinchè, come ci rallegriamo della festa della tua beata vergine Marta, così veniamo ammaestrati nella vera devozione.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di santa Marta, che a Betania vicino a Gerusalemme accolse nella sua casa il Signore Gesù e, alla morte del fratello, professò: «Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

ICONOGRAFIA

Nell’ iconografia tradizionale Santa Marta è ritratta quasi sempre in veste monacale con il famoso drago Tarasca ai suoi piedi, il secchiello e l’aspersorio nelle mani. Secondo la leggenda, la Santa ammansì la Tarasca mostrandole la Croce e irrorandola, mediante l’aspersorio, con l’acqua benedetta contenuta nel secchiello; il drago ammansito, seguì poi docilmente S. Marta che, tenendolo legato alla propria cintura, lo condusse in città dove gli abitanti lo fecero a pezzi.

 Santa Marta

titolo Santa Marta
autore Carlo Mercurio anno secolo XVII

Santa Marta

titolo Santa Marta
autore Ambito lombardo anno Secolo XVII

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Domande Frequenti

  • Quando si festeggia Santa Marta di Betania?

     

  • Chi è il santo protettore delle casalinghe?

     

  • Quando nacque Santa Marta di Betania?

     

  • Dove nacque Santa Marta di Betania?

     

  • Quando morì Santa Marta di Betania?

     

  • Dove morì Santa Marta di Betania?

     

  • Di quali comuni è patrona Santa Marta di Betania?

     

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Martiri a RomaSi narra che Mario e la moglie Marta di origini persiane erano diretti a Roma con i loro due figli Audiface e Abaco per venerare le reliquie dei martiri…

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Oggi 29 luglio si venera:

Santa Marta di Betania

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VergineEra sorella di Lazzaro e di Maria. Era questa una famiglia molto distinta e caritatevole che Gesù molto amava e sovente onorava con la sua presenza. A Marta era affidata la cura delle faccende domestiche…

Domani 30 luglio si venera:

San Pietro Crisologo

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Vescovo e dottore della ChiesaS. Pietro Crisologo fu nel secolo v difensore della Chiesa occidentale contro gli Eutichiani. Nacque da agiata famiglia di Imola e fu battezzato dal vescovo S. Cornelio, dal quale fu pure istruito nelle…

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Oggi 29 luglio si recita la novena a:

– Sant’ Alfonso Maria de’ Liguori
I. Ammirabile s. Alfonso, che, profetizzato ancor bambino dal glorioso s. Francesco da Geronimo per un santo destinato a vivere lungamente ed operar grandi cose nella vigna del Signore, fino dai primi…
– San Gaetano Thiene
I. O viva immagine di angelica illibatezza, glorioso patriarca s. Gaetano, che, affidato fin dall’infanzia alla custodia d’un Serafino, e visibilmente investìto dallo Spirito Santo, vi deste a conoscere…
– San Giovanni Maria Vianney
La preghiera San Giovanni-Maria Vianney, tu hai passato ore intere in preghiera davanti al Santissimo Sacramento, per affidare a Gesù la tua vita ed il tuo ministero, per intercedere in favore di coloro…
– Sant’ Ignazio di Loyola
I. O glorioso s. Ignazio, che al primo leggere che faceste le vite dei santi risolveste subito di imitarli, o rinunziando per sempre ad ogni fasto mondano non cercaste mai altro che la maggior gloria di…
– San Leopoldo Mandic
O Dio, Padre onnipotente, tu hai arricchito san Leopoldo con l’abbondanza della tua grazia; concedi a noi, per sua intercessione, di vivere nell’abbandono alla tua volontà, nella speranza della tua promessa…
– Madonna della Neve
O Maria, potentissima Regina del cielo e della terra, poiché tu hai accordato una particolare protezione su coloro che ti onorano sotto il bel titolo di Signora della Neve, accogli sotto il tuo potente…