Storico militante. Un ossimoro? Oppure no?

Francesco Casula
Storico militante. Un ossimoro? Oppure no?
di Francesco Casula
Soprattutto in seguito alla pubblicazione del mio libro “Carlo Felice e i tiranni sabaudi” sono stato etichettato come “storico militante”. E sono stato criticato in quanto la mia opera sarebbe “intrisa di sardismo”. Dunque di parte. E’ vero e lo rivendico orgogliosamente. Sono di parte:dalla parte del popolo sardo. Del resto – si licet parare magna cun parvis – Raimondo Carta Raspi, forse il più grande storico sardo, è stato accusato di aver scritto una “Storia della Sardegna” sardista. Ebbene, a mio parere, non esistono storici super partes. Neutrali. Oggettivi. Spesso chi si ritiene tale è semplicemente un ipocrita. O si vergogna di confessare e riconoscere a quale parte appartiene: magari a qualche fazione, parrochietta, clan, camarilla inconfessabile. E ha ragione Mauro Maxia quando scrive che “La storia d’Italia è stata scritta da storici militanti che l’hanno deformata a vantaggio del potere centrale (lo Stato) e a svantaggio delle storie “minori”. E’ giusto e doveroso che gli storici delle regioni sottomesse ricostruiscano la vera storia illuminando gli angoli bui della storia ufficiale dove si nascondono le sue pagine poco onorevoli” Ciò premesso affermo che: Le mie concezioni politiche sono strettamente intrecciate con la mia professione di docente e studioso di storia, lingua e letteratura sarda, perché politica e storia, politica e lingua, politica e letteratura sono un unicum inscindibile. I miei scritti sulla storia non mancano di avere riscontri nel presente. Ecco perché mi ritrovo bene nella definizione di “storico militante”. Grazie alla storia, intesa appunto in senso militante, ho derivato l’idea che sia necessario incorporare il passato per aprirsi all’avvenire. E’ questo il senso del binomio “radici-ali”. Nella missione civile dello storico c’è sempre il discorso politico. Spero – forse mi illudo – di poter lasciare una lezione per i giovani, con cui sono sempre riuscito ad avere un dialogo e un confronto aperto e rispettoso in 40 anni di insegnamento. E che continuo ad avere. In un mondo estraniante ed omologante, i giovani sardi devono sforzarsi di ritornare alle proprie radici e di aprirsi, coltivando l’amore per la Sardegna vista nell’universo mondo. Non si può essere cittadini del mondo fuori dalle radici locali. Sono nato a Ollolai, un paese della Barbagia, ricco di storia e ne sono orgoglioso perché il paese è il luogo più vicino all’umanità. Mi piace ricordare il poeta rumeno Lucien Blaga, amato dal compianto amico Antonello Satta, che citava sempre un verso bellissimo e universale:”L’eternità è nata nel villaggio”. Devo molto alla civiltà pastorale e ai suoi valori comunitari, perché chi è senza radici perde il “plus valore dell’identità” e non sa più camminare sicuro nel mondo. Il testo di cui sopra (da “le mie concezioni…) non è mio: io l’ho solo adattato e personalizzato. Ecco il testo originario che è di GIOVANNI LILLIU, l’intellettuale sardo più grande negli ultimi 50 anni, valente archeologo e storico, unico sardo nell’Accademia dei Lincei. “Le mie concezioni politiche sono strettamente intrecciate con la mia professione di archeologo, perché politica e archeologia sono un unicum inscindibile. I miei scritti sull’archeologia non mancano di avere riscontri nel presente. E la “costante resistenziale sarda” deriva proprio dalle mie riflessioni sul passato. Ecco perché mi ritrovo bene nella definizione di “archeologo militante”. Grazie alla all’archeologia, intesa appunto in senso militante, ho derivato l’idea che sia necessario incorporare il passato per aprirsi all’avvenire. E’ questo il senso del binomio “radici-ali”. Nella missione civile dell’archeologo c’è sempre il discorso politico, e ciò credo che sia un’anomalia nel settore archeologico. Spero – forse mi illudo – di poter lasciare una lezione per i giovani, con cui sono sempre riuscito ad avere un dialogo aperto e rispettoso In un mondo estraniante ed omologante, i giovani sardi devono sforzarsi di ritornare alle proprie radici e di aprirsi, coltivando l’amore per la Sardegna vista nell’universo mondo. Non si può essere cittadini del mondo fuori dalle radici locali. Sono nato a Barumini, un paesino della Marmilla e ne sono orgoglioso perché il paese è il luogo più vicino all’umanità. Mi piace ricordare il poeta rumeno Lucien Blaga, amato dal compianto amico Antonello Satta, che citava sempre un verso bellissimo e universale:”L’eternità è nata nel villaggio”. Devo molto alla civiltà contadina e ai suoi valori comunitari, perché chi è senza radici perde il “plus valore dell’identità” e non sa più camminare sicuro nel mondo. (tratto da Premessa, Opere, Giovanni Lilliu, Zonza Editore, a cura di Alberto Contu, Cagliari, 2006, pagine 8-9)
 
 
 
 
 
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Pale? Un attentato alla nostra identità.

Pale? Un attentato alla nostra Identità.

di Francesco Casula

Il territorio non è solo un luogo fisico. È un complesso di identità geografiche ambientali e paesaggistiche. Ma soprattutto storiche e archeologiche. Artistiche e architettoniche. Letterarie e linguistiche. Antropologiche.
Con l’assalto delle Pale ci sarebbe un vero e proprio scempio e scasso della Identità complessiva dei Sardi, che sarebbe gravemente non solo ferita ma brutalmente devastata e manomessa, forse irrimediabilmente.
Da questo punto di vista l’opposizione alle Pale si configura come una difesa della nostra civiltà e assumerebbe anche un alto valore culturale etnico ed etico.
Per questo è necessaria l’unità dei Sardi come Popolo e come Nazione. Non è in ballo un Partito, un’ideologia, la maggioranza o la minoranza di governo (sia regionale che statale): riguarda l’intero Popolo Sardo e i suoi interessi generali, culturali e civili, ambientali e paesaggistici, prima ancora che energetici ed economici.
Ma soprattutto è in gioco la sua libertà decisionale e le sue capacità di AUTODETERMINARSI.
Mai come questa volta sarà necessario un confronto/scontro con lo Stato per affermare e rivendicare i nostri spazi di Autodeterminazione e di Sovranità in merito all’uso e gestione del nostro territorio.
Hic Rhodus, hic salta!

San Pietro Crisologo

 

San Pietro Crisologo


Nome: San Pietro Crisologo
Titolo: Vescovo e dottore della Chiesa
Nascita: 380 circa, Imola
Morte: 450, Imola
Ricorrenza: 30 luglio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione

S. Pietro Crisologo fu nel secolo v difensore della Chiesa occidentale contro gli Eutichiani. Nacque da agiata famiglia di Imola e fu battezzato dal vescovo S. Cornelio, dal quale fu pure istruito nelle lettere, ed ordinato diacono.

Morto il Vescovo di Ravenna, i fedeli radunati elessero il nuovo Vescovo e pregarono S. Cornelio che li appoggiasse per ottenere da Roma la conferma della elezione. Cornelio accettò di buon grado, e condusse seco anche il diacono Pietro. Giunto a Roma, Sisto III, illuminato da una visione, anziché approvare la nomina elesse a reggere la chiesa di Ravenna il diacono Pietro.

Né i Ravennati ebbero a rammaricarsene. Appena entrato nella sua diocesi, il novello Vescovo si diede con grande ardore e fermezza a porre rimedio ai gravi abusi che erano penetrati specialmente nelle così dette calende di gennaio, che tenevano il luogo dell’attuale carnevale; e vi riuscì.

Fu grande oratore, per questo fu detto « Crisologo » che vuol dire « Parola d’oro ». Ma fu ancora più grande come scrittore tanto da essere proclamato Dottore della Chiesa. Lasciò moltissimi discorsi ed omelie di cui ben 176 sono pervenuti fino a noi. I più celebri sono quelli contro le calende di gennaio in cui non si stanca di ripetere che « non potrà godere con Cristo in cielo chi vuol godere col diavolo in terra ».

Verso la fine della sua feconda vita, lavorò alla difesa del dogma cattolico contro Eutiche. Questo eretico confondeva in una sola le due distinte nature, umana e divina, esistenti nella persona di Gesù Cristo: essendo per questo stato condannato dal patriarca S. Flaviano, si rivolse ai principali vescovi per lamentarsi e difendersi. Scrisse anche al vescovo Crisologo ma questi gli raccomandò di leggere la lettera che a quel riguardo aveva già scritto il Papa S. Leone “perché,” gli diceva, “l’apostolo Pietro che vive nella sede del Pontefice non ricusa di insegnare la verità della fede a quelli che la cercano”, indicandogli con questo di sottomettersi all’autorità del Pontefice.

Prese pure parte al Concilio Ecumenico di Calcedonia in cui l’eresia Eutichiana fu condannata e la dottrina della Chiesa chiarita e confermata. Poco tempo dopo questo Concilio il vescovo Crisologo volò agli eterni gaudi.

PRATICA. È dovere di ognuno istruirsi nella religione.

PREGHIERA. O Signore, che con una divina rivelazione hai designato a reggere la tua Chiesa, il santo vescovo Pietro Crisologo, concedi a noi che possiamo avere intercessore in cielo colui che avemmo dottore in terra.

MARTIROLOGIO ROMANO. San Pietro, detto Crisologo, vescovo di Ravenna e dottore della Chiesa, che, munito del nome del beato Apostolo, ne svolse lo stesso ministero con tale maestria, da attirare alla fede le folle con la rete della sua celeste dottrina, saziandole con la dolcezza del suo divino eloquio. Il suo transito avvenne il 31 luglio a Imola in Romagna.

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Domande Frequenti

  • Quando si festeggia San Pietro Crisologo?

     

  • Quando nacque San Pietro Crisologo?

     

  • Dove nacque San Pietro Crisologo?

     

  • Quando morì San Pietro Crisologo?

     

  • Dove morì San Pietro Crisologo?

     

  • Chi sono i dottori della Chiesa?

     

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– San Domenico di Guzman
I. O glorioso s. Domenico, che fin dai vostri primi anni diveniste l’ammirazione di tutto il mondo per la pratica continua dell’orazione, del digiuno, delle veglie o d’ogni sorta di austerità, non che…
– San Gaetano Thiene
I. O viva immagine di angelica illibatezza, glorioso patriarca s. Gaetano, che, affidato fin dall’infanzia alla custodia d’un Serafino, e visibilmente investìto dallo Spirito Santo, vi deste a conoscere…
– San Giovanni Maria Vianney
L’orrore per il peccato e la grazia della conversione San Giovanni-Maria Vianney, che sei stato così determinato nei confronti del peccato, ma così accogliente e pieno di compassione nei…
– Sant’ Ignazio di Loyola
I. O glorioso s. Ignazio, che al primo leggere che faceste le vite dei santi risolveste subito di imitarli, o rinunziando per sempre ad ogni fasto mondano non cercaste mai altro che la maggior gloria di…
– Madonna della Neve
Maria, Regina potentissima di Grazie, tu che dalla gloriosa immagine della Salus Populi Romani infondi consolazione a coloro che soffrono, fiducia nei cuori disperati ed ostinati. Intercedi presso il Figlio…
– Santa Maria degli Angeli
I). Per quella benignità tutta particolare con cui per mezzo degli Angeli resi più volte visibili nella ristorata Chiesa della Porziuncola, mostraste di aggradir la premura del vostro fedelissimo…
– Trasfigurazione del Signore
“E fu trasfigurato davanti a loro; la sua faccia risplendette come il sole e i suoi vestiti divennero candidi come la luce” Per poter descrivere cosa si è visto si usano le metafore…
 
 

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Ordinanza

Sezione Lavoro Ordinanza 16150/2024* Impiego Pubblico – Trattamento economico

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Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale

Secondo costante orientamento della Corte nel pubblico impiego privatizzato – nel quale il rapporto di lavoro è disciplinato esclusivamente dalla legge e dalla contrattazione collettiva – non possono essere attribuiti trattamenti economici non previsti dalle suddette fonti, nemmeno se di miglior favore (Cass. Sez. L – Ordinanza n. 31387 del 02/12/2019). Da ciò deriva che, in tema di pubblico impiego contrattualizzato, ai sensi dell’art. 2, comma 3, D.Lgs. n. 165/2001, l’attribuzione dei trattamenti economici è riservata alla contrattazione collettiva, sicché non è sufficiente a tale scopo un atto deliberativo della P.A. ma occorre, a pena di nullità, la conformità di tale atto alla contrattazione collettiva (Cass. Sez. L – Ordinanza n. 17226 del 18/08/2020). Tale conformità, tuttavia, deve essere valutata in relazione al contratto collettivo di comparto correttamente applicabile, avendo questa Corte chiarito che nel pubblico impiego contrattualizzato, il parametro per verificare l’attuazione del principio della parità di trattamento economico di cui all’art. 45 D.Lgs. n. 165/2001, è costituito dall’applicazione del contratto collettivo del comparto di appartenenza, rispetto al quale l’amministrazione datrice di lavoro non ha alcun potere di disposizione, mentre non assume rilevanza l’applicazione di fatto di un contratto collettivo diverso ad altri dipendenti di ruolo, neanche quando ciò sia avvenuto in forza di una sentenza passata in giudicato (Cass. Sez. L – Ordinanza n. 6090 del 04/03/2021). In altri termini, l’amministrazione datrice di lavoro non può scegliere a proprio piacimento il contratto collettivo applicabile, ma è tenuta in ogni caso al rispetto del vincolo derivante dall’art. 2, comma 3, D.Lgs. n. 165/2001, dovendo quindi applicare il trattamento economico previsto dal contratto collettivo di comparto, determinandosi altrimenti una condizione di disparità rispetto a quei lavoratori ai quali, invece, venga applicato il trattamento previsto dal contratto collettivo correttamente individuato. Da tali principi, questa Corte ha tratto la correlata conclusione per cui nell’impiego pubblico contrattualizzato, il riconoscimento al lavoratore di un trattamento economico di miglior favore rispetto a quello previsto dalla contrattazione collettiva risulta essere affetto da nullità, con la conseguenza che la P.A., anche nel rispetto dei principi sanciti dall’art. 97 Cost., è tenuta al ripristino della legalità violata mediante la ripetizione delle somme corrisposte senza titolo (Cass. Sez. L – Ordinanza n. 13479 del 29/05/2018; Cass. Sez. L – Ordinanza n. 6715 del 10/03/2021).

Estratta da Wolters Kluwer – One legale

 

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Sante Rufina e Seconda


Nome: Sante Rufina e Seconda
Titolo: Martiri di Roma
Ricorrenza: 10 luglio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Seconda Martire, santa (sec. III). Secondo un’antica passio, redatto intorno alla metà del secolo V, Seconda subì il martirio insieme alla sorella Rufina durante la violenta persecuzione al tempo di Valeriano e Gallieno sulla via Cornelia.

La tradizione vuole che, fidanzate con due giovani cristiani divenuti apostati, Seconda e Rufina si votarono alla verginità, provocando la reazione dei due giovani che prima tentarono di indurle all’apostasia, poi le denunciarono: arrestate dal prefetto Giunio, furono torturate e martirizzate a Roma, al decimo miglio della via Cornelia, nella cosiddetta “silva nigra”, che da allora fu chiamata “silva candida”, Rufina venne decapitata, mentre Seconda fu bastonata a morte.

I loro corpi abbandonati furono piamente recuperati e sepolti da una matrona romana di nome Plautilla, a cui le giovani martiri erano apparse in sogno, invitandola a convertirsi. Sul luogo della sepoltura papa Giulio I (341-353) fece erigere una basilica, di cui non è però rimasta traccia.

MARTIRIOLOGIO ROMANO. a Roma le sante Vergini e Martiri Rufina e Secónda sorelle, le quali, nella persecuzione di Valeriàno e Gallièno, furono sottoposte ai tormenti, e da ultimo, l’una percossa nel capo colla spada, l’altra decapitata, volarono al cielo. I loro corpi si conservano col dovuto onore nella Basilica Lateranense, vicino al Battistero.

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Oggi 10 luglio si venera:

Sante Rufina e Seconda

Sante Rufina e Seconda
Martiri di RomaSeconda Martire, santa (sec. III). Secondo un’antica passio, redatto intorno alla metà del secolo V, Seconda subì il martirio insieme alla sorella Rufina durante la violenta persecuzione al tempo di Valeriano…

Domani 11 luglio si venera:

San Benedetto da Norcia

San Benedetto da Norcia
Abate, patrono d’EuropaS. Benedetto, padre del monachismo d’Occidente, restauratore dello spirito cristiano dei suoi tempi, nacque a Norcia, nell’Umbria, dalla nobile famiglia Anicia nel 480. Inviato a Roma per addottorarsi…
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Oggi 10 luglio nasceva:

San Giovanni Battista della Concezione

San Giovanni Battista della Concezione
Sacerdote trinitarioGiovanni Garcìa Gijòn, riformatore dell’ordine dei trinitari in Spagna con il nome di Giovanni Battista della Concezione, nacque ad Almodóvar del Campo, nella Spagna centromeridionale, il 10 luglio 1561…
Oggi 10 luglio tornava alla Casa del Padre:

Sant' Antonio Pecierskij

Sant’ Antonio Pecierskij
EremitaIniziatore del monachesimo russo, nacque nel 983 a Lubec e sin da giovane si sentì attratto dalla vita eremitica. Nel 1028 entrò nel monastero di Esphigmenon mutando il nome secolare di Antipa in Antonio…
Oggi 10 luglio veniva canonizzato:

Sant' Obizio da Niardo

Sant’ Obizio da Niardo
Nacque a Niardo, Brescia. Si sposò e abbracciò la vita militare, partecipando alle lotte che ebbero luogo nel nord Italia durante il regno dell’imperatore Enrico VI. In una battaglia vicino al fiume Oglio…
Oggi 10 luglio si recita la novena a:

– San Benedetto da Norcia
I. Per quell’amore straordinario che voi, o gran patriarca s. Benedetto, aveste al ritiro ed alla mortificazione per cui in età di quindici anni vi seppelliste in una grotta del deserto di Subiaco, ove…
– San Camillo de Lellis
I. Per quella speciale predilezione che ebbe di voi il Signore nel farvi venire alla luce da madre sessagenaria, e nel far precedere la vostra nascita dalla visione di un fanciullo che portava innanzi…
– Santa Clelia Barbieri
Signore, Padre Santo, noi ti glorifichiamo perché nella tua bontà ricolmasti Santa Clelia dei doni dello Spirito Santo, ed ora in cielo l’hai glorificata perché ci sia modello di cristiana…
– Santa Marcellina
I. Per quella generosità veramente singolare con sui, niente curando le grandi fortune che vi promettevano nel mondo la cospicuità del vostro casato, l’eleganza delle vostro forme, la freschezza dei vostri…
– Beate Teresa di Sant’Agostino e compagne Carmelitane di Compiegne
Madre Teresa di Sant’Agostino e compagne carmelitane, il vostro atto di consacrazione, emesso anche da due suore anziane, che in un primo momento si erano spaventate al pensiero della ghigliottina…
– Madonna del Carmine
Il titolo di figli di Maria ci obbliga, ad imitarla 1. – O Maria, madre di Dio e madre nostra amabilissima, a te ci rivolgiamo con filiale fiducia, implorandoti di assistere noi e i nostri cari con il…
– Santa Teresa di Lisieux
In onore di santa Teresa di Gesù Bambino Dottore della Chiesa Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, io Vi ringrazio per tutti i favori e le grazie di cui avete arricchito l’anima…

 

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Santa Veronica Giuliani

 

Santa Veronica Giuliani


Santa Veronica Giuliani

autore: Tommaso Conca anno: 1795-97 titolo: Stigmatizzazione di Santa Veronica Giuliani luogo: Monastero di S. Veronica Giuliani, Città di Castello
Nome: Santa Veronica Giuliani
Titolo: Vergine
Nome di battesimo: Orsola Giuliani
Nascita: 27 dicembre 1660, Mercatello Sul Metauro
Morte: 9 luglio 1727, Città di Castello
Ricorrenza: 9 luglio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
18 giugno 1804, Roma , papa Pio VII
Canonizzazione:
26 maggio 1839, Roma , papa Gregorio XVI
Nacque a Mercatello (Marche) nel 1660, e nel battesimo le fu imposto il nome di Orsola. Giovanetta, fu posta dalla sua madre moribonda sotto la protezione del Salvatore ed ella ne concepì subito una grande devozione, che le fu sorgente di molte grazie. Desiderava sempre di soffrire qualche cosa per Gesù; si diede all’acquisto delle virtù dell’umiltà e dell’ubbidienza che adornarono la sua fanciullezza. Colla pazienza e colle preghiere vinse l’ostinato suo padre che la voleva sposare a qualche nobile, ed entrò nel convento delle Cappuccine di Città di Castello. A diciassette anni fu ammessa con grande suo giubilo alla professione dei voti religiosi e prese il nome di Veronica. Da vera religiosa ella non pensava ad altro che a piacere a Gesù, sensa curarsi delle speranze e fallaci attrattive che il mondo presenta all’età giovanile. Tale rinuncia a se stessa e al mondo ed una dedizione generosa al Signore, furono in principio di quella perfezione che la condusse alla santità. Veronica era giunta all’età di 33 anni quando ebbe più volte la visione di un calice ripieno; d’un liquore che le provocava un’indicibile ripugnanza. Al tempo stesso subì l’incoronazione di spine che lasciò apparire attorno al suo capo profonde ed acute trafitture. I dolori furono ancora aumentati dai medici che dopo aver tentato invano di guarirla, si dichiararono impotenti.

Fra tanti spasmi si manteneva sempre completamente sottomessa al volere di Dio. Con licenza dei superiori, incominciò un digiuno a pane ed acqua che durò tre anni. Nel Venerdì Santo del 1697, mentre domandava a Dio umilmente e di cuore perdono dei suoi peccati, le apparve Gesù Crocifisso e le impresse le sacre stimmate. Il Vescovo, informato di tal prodigio, venne a visitare la suora e si accertò del miracolo; il sangue fluiva dalle ferite dei piedi, delle mani e del costato. Veronica, lungi dal voler ingannare chi la circondava, si mostrava timorosa che ciò che avveniva in lei fosse opera del demonio. Anche i superiori vollero accertarsi dell’origine del fatto, e a tal fine posero alla prova la virtù della serva di Dio. Fu deposta dalla carica di maestra delle novizie e la chiusero in una cella dell’infermeria; fu trattata da strega, derisa, maltrattata, privata della Comunione, scomunicata. Ma la pace del cuore non l’abbandonò mai; si rammaricava soltanto di non poter ricevere Gesù ed assistere alla S. Messa.

Cessata la dura prova le consorelle mutarono il loro disprezzo in alta stima, avendo conosciuto la sola virtù di suor Veronica. Gesù però voleva partecipare alla sua serva altri dei suoi dolori. Tutti gli strumenti della passione del Signore furono impressi in modo sensibile nel cuore di Veronica.

Nel 1716 ella veniva eletta badessa e vi rimase fino alla sua morte che avvenne il 9 luglio 1727, dopo cinquant’anni di vita claustrale.

All’autopsia risultò che il cuore era trafitto da parte a parte. Dopo aver ricevuto le piaghe della Passione di Cristo, infatti – rivela nel diario spirituale – «piansi molto e con tutto il mio cuore pregai il Signore di volerle nascondere agli occhi di tutti». Nulla sapremmo delle esperienze di Veronica, se il direttore spirituale non le avesse ordinato di trascriverle. Lo fece per 30 anni e il risultato è il «Tesoro nascosto», pubblicato in 10 volumi di 22.000 pagine dal 1825 al 1928. Morì nel 1727, dopo 33 giorni di malattia. È santa dal 1839 e il suo corpo giace nel Monastero di Santa Veronica Giuliani, Città di Castello.

”Facendo orazione la notte, racconta santa Veronica Giuliani, ho avuto una visione particolare di nostro Signore, coperto da un sudore di sangue, proprio come nel Giardino del Getsemani. Il Signore mi fece comprendere quale grande dolore provò nel Cuore nel vedere la perfida ostinazione di tanti peccatori induriti e come non si fece neanche caso al suo Preziosissimo Sangue.

Egli mi disse: « Chiunque si unirà a queste intime pene che io indurrò, riceverà da me qualsiasi grazia mi verrà a chiedere ». Mi disse ancora: « Mia beneamata, ho sofferto molto portando la Croce sul cammino del Calvario; e ho sofferto di più ancora nell’intimo del mio Cuore quando ho incontrato la mia Santa Madre. Eppure, più grande fu il tormento che mi causò la vista continua di tutti quei miei pargoli, che non davano alcun valore a quel dolore così atroce » (Giorno di Venerdì Santo 1694) « ….non posso dire altro: Dio è pazzo, fa pazzie d’amore; resto anch’io impazzita, attonita per tanto bene. » 

PRATICA L’unione con Dio suppone la morte completa ad ogni ombra di vizio, ed una dedizione senza riserva a Dio

PREGHIERA Signore Gesù Cristo, che la beata Veronica vergine rendesti mirabile per le stimmate della tua passione, concedi, propizio, che crocifiggendo la carne, meritiamo di giungere ai grandi eterni.

MARTIROLOGIO ROMANO A Città di Castèllo, in Umbria, santa Verònica Giuliani Vergine, nativa di Mercatéllo, terra della diocesi di Urbània, Monaca del Second’Ordine di san Francésco e Abbadessa del monastero di Città di Castèllo: illustre per l’intenso desiderio di patire, e per le altre virtù e grazie celesti, dal Papa Gregòrio decimosesto fu iscritta nel numero delle sante Vergini.

ICONOGRAFIA

S. Veronica Giuliani

titolo S. Veronica Giuliani
autore Anonimo anno 1940 circa

Nella sua iconografia, la croce è un simbolo ricorrente, rappresentando la sua unione mistica con la passione di Cristo. Le stimmate, ricevute da Santa Veronica, sono spesso raffigurate nelle immagini, visibili sulle mani, sui piedi e sul costato.

Un altro simbolo legato alla sua partecipazione alle sofferenze di Cristo è la corona di spine, che può essere posta sul capo o tenuta in mano.

Santa Veronica Giuliani incoronata di spine

titolo Santa Veronica Giuliani incoronata di spine
autore Pietro Tedeschi anno XVIII sec

Il libro e la penna sono a volte presenti nelle sue rappresentazioni, simboleggiando i suoi scritti mistici, in quanto scrittrice di uno dei diari spirituali più dettagliati e completi della storia cattolica. Il cuore fiammeggiante può rappresentare l’amore ardente per Dio e la sua intensa vita interiore. Essendo una monaca cappuccina, è frequentemente rappresentata con l’abito caratteristico del suo ordine, che include un saio marrone e un velo nero.

Santa Veronica Giuliani

titolo Santa Veronica Giuliani
autore Anonimo anno XVIII sec

Le rappresentazioni di Santa Veronica Giuliani spesso includono visioni mistiche, in cui è raffigurata in momenti di estasi o visioni, accompagnata da angeli o altre figure celesti. Le immagini possono enfatizzare il suo intenso percorso di sofferenza e la sua devozione, con espressioni facciali che mostrano sia dolore che estasi spirituale. Oltre alla croce e alla corona di spine, possono essere presenti altri simboli della passione di Cristo, come i chiodi o la lancia.

Visione di Santa Veronica Giuliani

titolo Visione di Santa Veronica Giuliani

Esempi di raffigurazioni includono dipinti e affreschi nei conventi cappuccini e nelle chiese a lei dedicate, che la mostrano con i suoi attributi iconografici. Le statue di Santa Veronica Giuliani spesso la ritraggono in preghiera, con le stimmate visibili e altri simboli della sua devozione. Anche le immagini devozionali per uso privato la rappresentano con questi elementi, utilizzati dai fedeli per la preghiera e la meditazione.

V. Casula

Vittorio Casula è un autore e curatore italiano che si occupa di tematiche legate al lavoro e alla previdenza. Uno dei suoi progetti è “Triballadores”, una raccolta di articoli e approfondimenti su questi argomenti. In particolare, vorrei condividere alcune informazioni riguardo all’esonero dei contributi previdenziali per i datori di lavoro che assumono beneficiari del Reddito di Cittadinanza1.

La legge di bilancio 2023 ha previsto un esonero del 100% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro privati che assumono i beneficiari del Reddito di Cittadinanza. Questo esonero è riconosciuto per un massimo di 12 mesi e nel limite di 8.000 euro annui. I datori di lavoro privati che assumono i percettori del Reddito di Cittadinanza con contratto a tempo indeterminato o trasformano i contratti da tempo determinato a indeterminato possono beneficiare di questa misura. Tuttavia, l’esonero non si applica ai rapporti di lavoro domestico. La Commissione europea ha prorogato l’applicabilità della misura fino al 30 giugno 2024.

La circolare INPS del 28 giugno 2024, n. 75 fornisce ulteriori dettagli sull’esonero contributivo, inclusi i datori di lavoro che possono accedere al beneficio, i rapporti di lavoro incentivati e le modalità di esposizione dei dati relativi alla fruizione dell’esonero1.

Prestazioni esodo cofinanziate da datori di lavoro: nuove indicazioni

Prestazioni esodo cofinanziate da datori di lavoro: nuove indicazioni

Online le indicazioni sulla gestione, la richiesta e il pagamento del conguaglio delle prestazioni di esodo cofinanziate dai datori di lavoro.

Pubblicazione: 4 luglio 2024

Con il messaggio 4 luglio 2024, n. 2504 l’Istituto illustra le modalità di gestionerichiesta e pagamento del conguaglio delle prestazioni di esodo cofinanziate dai datori di lavoro.

L’INPS, nello specifico, affronta le modalità e le istruzioni contabili relative a:

  • gestione dei conguagli relativi alla riduzione del finanziamento (assegni straordinari);
  • gestione dei conguagli relativi alla riduzione del finanziamento (indennità di espansione);
  • piani di esodo garantiti con fideiussione;
  • piani di esodo garantiti con pagamento in “Unica Soluzione”;
  • gestione dei conguagli relativi alle prestazioni di esodo finanziate con la modalità di pagamento in “Unica Soluzione”;
  • rimborso del conguaglio a credito per i datori di lavoro.