Archivio mensile:agosto 2021

Gazzetta Ufficiale

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da “il manifesto”

Una manifestazione per il Giorno del ricordo di Fratelli d'Italia
 Una manifestazione per il Giorno del ricordo di Fratelli d’Italia

Un attacco forsennato e scomposto si sta abbattendo in queste ore su Tomaso Montanari per mano delle tante destre, più o meno ripulite, che popolano il nostro paese.
La sua colpa? Aver denunciato, in un articolo sul Fatto quotidiano del 23 agosto scorso, il montante clima di revisionismo di matrice neofascista che, in spregio alla Costituzione repubblicana, sta facendo venir meno, una a una, le fondamenta resistenziali dell’Italia nata dalla lotta contro il nazifascismo.

Il continuum è impressionante. Il caso Duringon – il sottosegretario leghista che vorrebbe rinverdire le radici fasciste di Latina celebrandone il legame con la famiglia del duce – era, fino a ieri, l’ultimo. Oggi è già sopravvenuto lo scandalo del deputato di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami, invitato alla festa nazionale del Partito democratico nonostante i suoi trascorsi fotografici in divisa da nazista. E sul domani incombe la minaccia di una postfascista a palazzo Chigi.

Se, poi, volgiamo lo sguardo all’indietro, ecco dipanarsi un elenco lunghissimo: un vero e proprio stillicidio volto alla progressiva normalizzazione del fascismo, che giustamente Montanari fa risalire alla perniciosa retorica sui «ragazzi di Salò» e alla menzogna assolutoria per la quale «i morti sono tutti uguali».

La cosa che più di tutte ha scatenato l’isterismo contro Montanari è stata la sua motivata critica all’uso politico delle foibe, sfociato nell’istituzione della giornata del ricordo: non, dunque, la negazione delle foibe, ma la critica all’utilizzo di parte che ne viene fatto. Come se la storia fosse suscettibile di essere (ri)scritta per legge a sostegno delle proprie tesi (e dimenticando che la sovranità popolare, espressa nelle leggi, incontra i limiti di forma e di sostanza sanciti dalla Costituzione), a nulla rileva che Montanari abbia appoggiato i propri rilievi alla più seria storiografia sull’occupazione italiana dell’Istria e dei territori limitrofi, che abbia citato le esatte parole rivolte, sul manifesto, dallo storico Angelo d’Orsi al presidente della Repubblica, che abbia richiamato i lavori del compianto Angelo Del Boca, uno studioso che ha dedicato la vita a smascherare le balle dei colonialisti, dei fascisti e dei loro epigoni.

Come ha mirabilmente argomentato Eric Gobetti, da sempre «e allora le foibe?» è stato il mantra antiresistenziale sventolato dai fascisti a propria difesa, come se vicende diversissime per responsabilità e gravità potessero tra loro elidersi, e, soprattutto, come se fosse possibile costruire, sui tragici e circoscritti episodi verificatisi in fasi storiche convulse e violente, un ricamo di interpretazioni strumentali, esagerate e, a tratti, fantasiose. La tragedia denunciata da Montanari è che questa narrazione faziosa è diventata la narrazione ufficiale della Repubblica, per responsabilità della ben nota tendenza del centrosinistra ad assecondare le peggiori pulsioni delle destre, illudendosi di poterle così placare, mentre invece finisce sempre per legittimarle e ulteriormente alimentarle.

Proprio facendosi scudo delle foibe, quelle stesse destre reclamano oggi le dimissioni di Tomaso Montanari dalla carica di rettore dell’Università per stranieri di Siena o la sua destituzione da parte del ministro dell’Università. Così facendo svelano ancora una volta il loro essere avulsi dai valori che innervano, nel profondo, la Costituzione democratica e antifascista, a partire dalla libertà di manifestazione del pensiero (articolo 21), dalla libertà di ricerca (articolo 33, comma 1) e dall’autonomia universitaria (articolo 33, comma 6).

Sorprende dover ricordare che l’autorizzazione e la censura della stampa, così come il giuramento di fedeltà al regime e l’epurazione degli studiosi sgraditi, sono stati cancellati una volta per tutte dalla sconfitta del fascismo. Allo stesso modo, non va mai dimenticato che il fascismo non è un’opzione politica alternativa alle altre, di cui si può discutere come si discute di comunismo, socialismo, cristianesimo-sociale, repubblicanesimo o liberalismo: no, il fascismo è un’opzione politica vietata una volta per tutte dalla Costituzione repubblicana. Di più: è un reato, e come tale andrebbe sempre trattato. A cominciare da tutti gli atteggiamenti che, in modo più o meno velato, ne fanno l’apologia.

L’elezione di un aperto antifascista, come Tomaso Montanari, alla carica di rettore di un ateneo italiano è, alla luce di tutto ciò, un’ottima notizia, che onora l’Università per stranieri di Siena e, indirettamente, l’intera università italiana.

San Raimondo Nonnato

 

San Raimondo Nonnato


San Raimondo Nonnato

autore Jerónimo Jacinto Espinosa anno XVII sec. titolo San Raimondo Nonnato
Nome: San Raimondo Nonnato
Titolo: Religioso
Nascita: 1200 circa, Portell (Spagna)
Morte: 31 agosto 1240, Cardona (Spagna)
Ricorrenza: 31 agosto
Tipologia: Commemorazione
Protettore:delle ostetriche

S. Raimondo, soprannominato Nonnato (non nato) perchè venuto alla luce mediante operazione medica dopo la morte della madre, nacque nella Catalogna l’anno 1204 da nobile famiglia. Suo padre, dopo avergli per qualche tempo permesso di attendere agli studi, all’improvviso lo mandò a lavorare i campi.

Raimondo approfittò di questa solitudine per impiegare maggior tempo nell’orazione e per meditare le verità della fede. Visitava spesso una chiesa nella quale si venerava un’immagine della SS. VergineT verso cui fin dall’infanzia professava tenerissima devozione, ed a cui si raccomandava affinché gli facesse conoscere lo stato di vita che doveva eleggere. Dopo aver molto pregato, si sentì ispirato ad entrare nell’ordine della Beata Vergine della Mercede, fondato da poco tempo da San Pietro Nolasco. A questo scopo si portò a Barcellona dal suddetto S. Pietro Nolasco, generale dell’ordine, e dalle sue mani ottenne l’abito religioso. In questo istituto fece tanto progresso nel cammino spirituale, che dopo qualche anno di professione, fu giudicato degno di esercitare l’ufficio di redentore degli schiavi.

Andato ad Algeri, dopo aver dato tutto il denaro per il riscatto degli schiavi, diede se stesso in ostaggio per ottenere la liberazione di quei cristiani, che correvano il pericolo di rinunziare alla loro fede. Però il suo generoso sacrificio non servì che ad irritare maggiormente i maomettani, i quali lo trattarono con tanta crudeltà che poco mancò non morisse fra le loro mani. Ma essendone stato avvertito il governatore della città, per paura che venendo a morire, perdesse la somma per cui era tenuto in ostaggio, proibì di maltrattarlo eccessivamente e minacciò di far pagare la somma che gli aspettava per il suo riscatto a coloro che l’avrebbero fatto morire. Avuta la libertà di girare per la città di Algeri, Raimondo se ne servì per visitare i cristiani e consolarli: e convertì pure al Cristianesimo parecchi mussulmani.

Avendo saputo questo, il governatore ne concepì tanto sdegno che, trasportato dall’ira, condannò il Santo ad essere impalato. S’interposero però quelli che erano interessati al commercio degli schiavi ed ottennero che gli fosse cambiata la pena con una lunga ed aspra fiagellazione. Ciononostante Raimondo continuò a operare delle conversioni. Questa volta però il governatore non solo lo fece battere e frustare, ma lo fece condurre per le vie della città carico di catene, poi chiamò un carnefice che gli trapassò le labbra e gliele chiuse con un lucchetto, dandone la chiave in consegna al giudice. Così Raimondo fu ridotto al silenzio e poteva aprir bocca soltanto nelle ore di refezione. Stette così in prigione otto lunghi mesi, finchè S. Pietro Nolasco ebbe mandato il denaro per il riscatto.

Martirio di San Raimondo Nonnato

titolo Martirio di San Raimondo Nonnato
autore Vincenzo Carducci anno XVI-XVII sec.

Il Pontefice Gregorio IX, per onorare questo confessore di Cristo, lo creò cardinale. Ritornato a Barcellona nel suo convento, volle vivere da semplice religioso, fino al giorno in cui lasciò questa terra per volare a ricevere il premio, il 31 agosto 1240.

PRATICA Facciamo qualche sacrificio per i nostri fratelli.

PREGHIERA. Dio, che rendesti mirabile il tuo beato confessore Raimondo nel liberare i tuoi fedeli dalla cattività degli empi, concedici per sua intercessione, che sciolti dai lacci dei peccati, compiamo con libertà di spirito la tua volontà.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Cardona in Catalogna, san Raimondo Nonnato, che fu tra i primi compagni di san Pietro Nolasco nell’Ordine della Beata Maria Vergine della Mercede e si tramanda che abbia molto patito in nome di Cristo per la liberazione dei prigionieri.