Archivio mensile:maggio 2009

Notizie

NEWS

Incidenti sul lavoro. In crescita dell’8,9% tra gli stranieri

L’Inail avvia il progetto sicurezza stranieri

immigrati4.jpg

Aumentano i lavoratori stranieri in Italia, ma cresce anche il numero degli infortuni che li riguarda, in una dinamica di continuo e progressivo incremento che risulta in controtendenza rispetto al dato generale.

In un anno, gli incidenti tra gli stranieri hanno infatti registrato un aumento dell’8,9%, passando dai 129.303 del 2006 ai 140.785 del 2007 (oltre 11mila denunce in più), sulla base dei dati Inail.

Al contrario, gli infortuni nel complesso, sempre nel 2007, hanno segnato una riduzione dell’1,7% annuo (a 912.410 dai 928.158 dell’anno precedente), avviandosi ad un ulteriore calo nel 2008.

Anno per il quale la stima “quasi definitiva” dell’Inail indica un totale di 874.866 infortuni. Per invertire tale trend negativo, l’Inail ha dato il via al progetto “Lavorare sicuri”.

“Di fronte a questi dati – ha detto il presidente dell’Istituto Marco Fabio Sartori – non potevamo stare fermi e per questo investiremo 450 mila euro in formazione ed informazione nei luoghi di lavoro. Dobbiamo fare un salto di qualità – ha aggiunto – e anche cambiare l’approccio culturale”.

Due gli obiettivi: sensibilizzare e responsabilizzare il lavoratore e prevenire gli incidenti, rafforzando la rete di protezione e sicurezza. Il progetto pilota partirà coinvolgendo inizialmente sette regioni (Lombardia, Piemonte, Lazio, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Campania) per essere poi esteso a tutto il territorio nazionale.

(Ansa).

Rivalutazione del danno biologico

 

 

Notizie dal ministero

 

 

 

27 maggio 2009

Decreto Interministeriale del 27 marzo 2009
Rivalutazione del danno biologico

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 120 del 26 maggio 2009 il decreto del 27 marzo 2009 del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, riguardante la determinazione, a decorrere dal 2008, dell’aumento in via straordinaria delle indennita’ dovute dall’INAIL a titolo di recupero del valore dell’indennita’ risarcitoria del danno biologico. 

Il decreto prevede un aumento nella misura dell’8,68% degli indennizzi in capitale e rendita dell’INAIL, a titolo di rivalutazione del danno biologico. 

In attesa dell’introduzione di un meccanismo di rivalutazione automatica del danno biologico, il decreto provvede a rendere operativa una rivalutazione del danno biologico prevista fin dal 2000 destinando a tal fine 50 milioni di euro annui.

Il provvedimento, oltre a destinare rilevanti risorse alla rivalutazione delle rendite INAIL, in un difficile contesto macroeconomico si caratterizza per il particolare meccanismo di individuazione delle stesse basato su una relazione virtuosa tra spesa sociale e aumento del gettito contributivo dell’intera gestione INAIL. In tal senso, anche l’emersione contributiva diventa uno strumento efficace per il finanziamento della spesa sociale.

Il decreto, pertanto, pur provvedendo ad un aumento dell’indennità si colloca nell’ambito delle misure dirette ad incrementare i livelli di tutela ed assistenza dei lavoratori.

 

DECRETO 27 marzo 2009

Determinazione, a decorrere dal 2008, dell’aumento in via straordinaria

delle indennita’ dovute dall’INAIL a titolo di recupero del valore dell’indennita’ risarcitoria del danno biologico.

decreto.pdf

Notizie INPDAP

ioni: il pagamento
Operazione RED

l’attività di verifica dei redditi che l’Inpdap svolge ogni anno per i pensionati titolari delle seguenti prestazioni:

  • integrazione della pensione al minimo (art. 2, comma 13,  legge n. 335 del 1995)
  • assegno per il nucleo familiare
  • pensione al coniuge superstite
  • incremento di maggiorazione (art. 38  legge 448 del 2001)
  • somma aggiuntiva (cosiddetta quattordicesima, legge 127 del 2007)

Cosa fare

Il pensionato, su richiesta scritta dell’Inpdap, deve fare una dichiarazione reddituale e consegnarla ai soggetti abilitati in convenzione con l’Istituto, cioè: Centri di assistenza fiscale (vedi elenco a fondo pagina), Consulenti tributari, Dottori e Ragionieri commercialisti, Consulenti del lavoro e Revisori dei conti.

I soggetti abilitati, ricevute le dichiarazioni, ne elaborano i dati e le inviano telematicamente all’Inps che provvede così a integrare i dati acquisiti con quelli presenti nel data base delle pensioni, nel Casellario centrale dei Pensionati e nell’archivio reddituale e li trasmette all’Inpdap.

L’elenco dei soggetti convenzionati viene aggiornato ogni anno ed è consultabile presso gli Uffici relazioni con il pubblico (Urp) delle varie sedi. È possibile conoscere tale elenco anche telefonando al call center con il numero verde gratuito 800-10-5000.

Sono interessati dalla verifica reddituale:

  • i titolari di trattamenti pensionistici i cui importi sono collegati alla situazione reddituale del percettore e/o dei componenti del suo nucleo familiare, inclusi i pensionati ultrasettantacinquenni che hanno percepito  nel corso degli anni  2007 e/o 2008 la somma aggiuntiva di cui alla legge n. 127 del 2007 (cosiddetta quattordicesima)
  • i percettori di soli redditi derivanti da pensione, ancorché tali redditi siano stati già dichiarati in sede di operazione Red 2008
  • i titolari di una pensione sia di reversibilità (sorta dopo il 17 agosto 1995) sia diretta, entrambe erogate dall’Inpdap.

Non devono invece  presentare alcuna dichiarazione:

  • i pensionati ultrasettantacinquenni che risultavano, nella precedente operazione Red 2008, non possedere alcun reddito diverso da pensione.

Dichiarazione redditi 2009

Nel mese di febbraio l’Inpdap ha provveduto ad inviare, ai soli pensionati interessati alla verifica reddituale, la richiesta dei redditi relativi all’anno 2008 nonché gli eventuali solleciti per i redditi dell’anno 2007 qualora non fossero stati ancora comunicati.

A seguito delle novità introdotte dal decreto legge n. 207 del 2008 convertito nella legge 27 febbraio 2009 n. 14 articolo 35, nel mese di aprile è stata inviata (agli stessi pensionati interessati dalla precedente comunicazione) una seconda lettera raccomandata con ricevuta di ritorno.

Coloro i quali avessero già provveduto a comunicare i dati reddituali attraverso  i soggetti convenzionati non devono  tener conto della seconda lettera.

Nel caso in cui i pensionati destinatari della verifica reddituale non abbiano ricevuto le lettere “Richiesta redditi”potranno segnalarlo alla Sede Inpdap competente che provvederà a regolarizzare le relative partite di pensione.

Termini per la presentazione delle dichiarazioni

Per la comunicazione dei redditi, attraverso  uno dei soggetti convenzionati (Caf, professionisti) che forniscono gratuitamente la consulenza per acquisire i dati reddituali sulla base della documentazione presentata dall’interessato, i pensionati hanno tempo fino al 30 giugno 2009.

Sentenza

LAVORO SUBORDINATO – LICENZIAMENTO INDIVIDUALE – OPZIONE PER L’INDENNITÀ SOSTITUTIVA DELLA REINTEGRAZIONE
La facoltà di chiedere al datore di lavoro un’indennità pari a quindici mensilità della retribuzione globale di fatto, in sostituzione della reintegrazione nel posto di lavoro, è tempestivamente esercitata con la consegna della lettera raccomandata all’ufficio postale entro il termine di trenta giorni, ancorché la richiesta venga recapitata dopo la scadenza del termine decadenziale.
 
Testo Completo:

Sentenza n. 6335 del 16 marzo 2009

(Sezione Lavoro, Presidente G. Ianniruberto, Relatore P. Stile)

Documenti:

Apri: Apri   Formato: pdf 6335_03_09cassazione.pdf

Ordinanza del 6.05.2009 n°10437

 

Amianto: la rivalutazione contributiva deve essere calcolata solo sui periodi di effettiva esposizione alle fibre aerodisperse
(Cassazione, sezione lavoro civile, Ordinanza 6.5.2009 n. 10437)

L’impugnata sentenza della Corte d’appello di Napoli  ha confermato la sentenza di primo grado che aveva riconosciuto il diritto di Co. Pa. alla maggiorazione contributiva del 50% per esposizione all’amianto, prevista dalla Legge n. 257 del 1992, articolo 13, comma 8, in riferimento a tutto il periodo lavorativo sottoposto all’assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali derivanti dall’esposizione all’amianto, una volta accertata l’esposizione ultradecennale all’amianto. La Corte infatti, riferito che l’Inps aveva lamentato il riconoscimento di periodi non certificati dall’Inail e non sottoposti ad assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali, e la mancata considerazione della giurisprudenza in merito alle necessarie soglie di esposizione all’amianto, e ribadito che il giudice di primo grado aveva limitato il riconoscimento ai periodi sottoposti ad assicurazione specifica, rilevava che l’Inps non aveva formulato censure puntuali relativamente all’accertamento compiuto dal giudice di primo grado anche riguardo al superamento della soglia in questione….

LaPrevidenza.it, 26/05/2009

Documenti:

cass_10437_2009.html

Vota

rif.jpg

vota.png

Programma unitario per le elezioni europee

     

UN’ALTRA EUROPA E’ POSSIBILE

Diamo vita ad una lista anticapitalista che unisce in una proposta politica per l’Europa il PRC, il PDCI, Socialismo 2000 e i Consumatori Uniti. Lo facciamo insieme ad esponenti della sinistra , del mondo del lavoro e sindacale, del movimento femminista e ambientalista, del movimento lgbtq e pacifista . La lista lavora per un’uscita dalla crisi  fondata sulla democrazia economica, sulla giustizia sociale e sulla solidarietà. Siamo di fronte ad una crisi di carattere sistemico , non solo economica e finanziaria, ma sociale, alimentare, energetica, ambientale, che sta scuotendo l’intero pianeta. La crisi del capitalismo globalizzato.
Ci opponiamo all’Europa liberista e tecnocratica e al governo di “grande coalizione” composto da socialisti , popolari e liberaldemocratici europei che ha fin qui dettato l’agenda della costruzione dell’Unione. Lottiamo con i movimenti sociali e le forze politiche di trasformazione di tutto il continente per UN’ALTRA EUROPA.
Una lista che fa sue le ragioni di chi in questi anni e in questi mesi sta lottando, nella scuola e nei luoghi di lavoro, per la giustizia sociale e contro la precarietà, per la libertà femminile, che si oppone al razzismo e all’offensiva oscurantista e clericale delle gerarchie ecclesiastiche. Che si batte per un intervento pubblico finalizzato alla riconversione sociale e ambientale dell’economia, per la redistribuzione del reddito, contro la guerra e per il disarmo. Siamo convinti che la questione morale abbia un valore universale, in Italia come in Europa. L’intreccio perverso tra politica e affari e l’uso clientelare delle risorse pubbliche sono fattori di degenerazione della democrazia, come intuì Enrico Berlinguer.
La lista appartiene interamente al campo del GUE-NGL, il Gruppo parlamentare della Sinistra Unitaria Europea – Sinistra Verde Nordica che unisce partiti comunisti, anticapitalisti, socialisti di sinistra ed ecologisti e al cui interno si colloca il Partito della Sinistra Europea.
Le forze che danno vita alla lista si impegnano a continuare il coordinamento della loro iniziativa politica anche dopo le elezioni europee.
 
La crisi e come uscirne

Questa crisi non nasce per caso. E’ un prodotto strutturale dell’attuale  capitalismo finanziario-speculativo Questa crisi è figlia delle politiche neoliberiste dell’ultimo ventennio. Politiche alle quali un contributo determinante è stato dato da questa Unione Europea, fondata sul dominio degli interessi del capitale finanziario e delle multinazionali. Politiche che hanno animato un capitalismo d’azzardo e che sono state rese possibili da un consenso fra governi di centro destra e centro sinistra, da una grande coalizione formata da liberali, popolari e socialisti europei che ha condiviso i principi liberisti e la demolizione dello stato sociale portata avanti in questi anni in nome della deregolamentazione e del primato della libera concorrenza sulla società.
Noi proponiamo una rifondazione dell’Europa.
L’Europa di Maastricht, dei Trattati  liberisti e a democratici come quello di Lisbona, della tecnocrazia e della subalternità alla NATO, è stata bocciata da referendum popolari in ogni paese dove si è votato.
Noi siamo in favore di un’Europa dei popoli, per un processo costituente democratico e sovrano, di un’Europa della pace e del disarmo.
Ci battiamo per cambiare le fondamenta di questa Europa.
Il Patto di stabilità va sostituito con un patto per la piena occupazione e la riconversione sociale ed ambientale dell’economia.
Va ridefinito lo statuto e la missione della Banca centrale , che va sottoposta ad un controllo democratico. Ci battiamo per la socializzazione del sistema finanziario e bancario, attraverso il controllo pubblico del credito e la nazionalizzazione delle banche. Siamo per la costruzione di uno stato sociale europeo. Il sistema fiscale europeo va armonizzato, fondandolo sul principio della progressività delle imposte
Le politiche economiche e sociali che sono la causa principale di questa crisi vanno rovesciate. Ci battiamo per ripubblicizzare quanto privatizzato, a partire dai beni comuni e dai servizi pubblici essenziali, come l’educazione e la conoscenza, la salute, l’acqua, l’energia. Ci battiamo per tassare i capitali speculativi, attraverso l’introduzione della Tobin Tax e l’abolizione dei paradisi fiscali.

Per un’ Europa  delle lavoratrici e dei lavoratori, della piena e buona occupazione

Ad oltre 15 anni dal Trattato di Maastricht,  le condizioni di vita e  lavorative della maggioranza della popolazione europea sono rapidamente peggiorate: orari di lavoro più lunghi, salari insufficienti, aumento della durata della vita lavorativa, aumento della disoccupazione giovanile e della disoccupazione a lungo termine, lavori brevi, impieghi temporanei e stage non retribuiti costituiscono una scandalosa realtà. Una realtà che in Italia produce la vergogna dell’aumento dei morti sul lavoro. I profitti sono aumentati vertiginosamente: i manager ricevono stipendi astronomici, indipendentemente dai loro risultati. I ricchi diventano più ricchi e i poveri più poveri.
Non sono i lavoratori e le lavoratrici a dover pagare la crisi,  mentre le banche e la finanza speculativa che l’hanno causata vengono salvate. La logica sottostante ai piani di intervento sin qui approvati sono la privatizzazione dei profitti e la socializzazione delle perdite. La politica dei bassi salari e del lavoro precario è il cuore del problema.
Quello che serve, in Europa, è un piano per la piena occupazione, attraverso la creazione di un fondo che sia finanziato attraverso la tassazione della speculazione finanziaria e della rendita.
L’attuale politica di bassi salari, il dumping ambientale e sociale e l’estensione della precarietà, vanno fermati. L’aumento di salari e pensioni è non solo doveroso per ridistribuire la ricchezza , ma essenziale , per uscire dalla crisi e per un nuovo modello economico.  Le sentenze della Corte Europea di Giustizia, cosi come la direttiva Bolkestein, costituiscono un  attacco diretto ai contratti collettivi e ai diritti dei lavoratori. Noi ci battiamo , in Italia e in Europa, per difendere e rafforzare i contratti collettivi ed i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Ci battiamo per l’abolizione della direttiva Bolkestein, della direttiva che estende l’orario di lavoro oltre le 65 ore settimanali e di quella per l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne. I regolamenti sull’orario di lavoro devono ammettere un massimo di 40 ore settimanali. 
Chiediamo un salario minimo europeo per evitare il dumping sociale, che rappresenti almeno il 60% della media dei salari nazionali e che non sostituisca i contratti collettivi nazionali. 
Un reddito minimo per i disoccupati, così come una pensione minima vincolata al salario minimo e automaticamente legata all’aumento del costo della vita sono strumenti indispensabili per garantire una vita dignitosa a tutti e tutte.

Per un’ Europa della pace e del disarmo

Il mondo che viviamo assiste ad una corsa preoccupante e senza precedenti al riarmo.
Riarmo di tutti i tipi, incluso quello nucleare. In Italia, la legge 185 è sotto attacco e ci si appresta a spendere 14 miliardi di euro per 131 nuovi cacciabombardieri. Questa è l’eredità di dieci anni di guerre preventive e umanitarie, in cui si è applicata una politica dei due pesi e delle due misure e con cui si sono scientificamente scardinati i principi del diritto internazionale e il sistema della Nazioni Unite. La responsabilità di quanto accaduto non è solo di Bush e della stagione dei neoconservatori, ma anche della subalternità dell’Europa a questa politica di guerra. L’Europa deve diventare protagonista della ricostruzione di un nuovo equilibrio globale multipolare, attraverso il rilancio delle Nazioni Unite e dei principi della sua carta, per mettere fine alla lunga stagione dell’unilateralismo imperialistico degli USA, perseguito in maniera particolare dall’amministrazione Bush.
Come dimostra anche la recente tragedia di Gaza, l’Europa legata alla Nato non è capace di giocare un ruolo autonomo nella politica internazionale, al contrario, rimane prigioniera e complice di guerre e aggressioni.  Crediamo che invece l’Europa debba battersi per un processo globale di disarmo, liberando risorse oggi usate per gli armamenti e per finanziare le guerre a favore delle politiche sociali..
Le guerre e le occupazioni di Afghanistan ed Iraq devono terminare.
I paesi europei ancora coinvolti in questi paesi con proprie truppe devono ritirare i propri contingenti
Ci opponiamo ad ogni ipotesi di una nuova guerra nei confronti dell’Iran. l’Europa deve costruire una soluzione politico diplomatica al contenzioso sul nucleare, lavorando per un Medio Oriente ed un mediterraneo libero da armi di distruzione di massa e da quelle nucleari.
Vi è la necessità per l’Europa di rilanciare una cooperazione politico-economica che coinvolga l’intero Mediterraneo come area di sviluppo per il futuro prossimo.
Cosi attraverso un Mediterraneo, mare di pace e collaborazione, l’Europa deve aprire una relazione paritaria ed equa con i popoli africani in modo da dare una risposta positiva alle legittime aspettative e bisogni dei popoli europei, mediterranei ed africani.
Il Mediterraneo e l’Africa sono il futuro dell’Europa.

L’Europa lavori per la soluzione politica e diplomatica dei conflitti, a partire da quello mediorientale, e si impegni per il pieno riconoscimento del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione e ad avere il suo stato, come previsto dalle risoluzioni internazionali disattese da Israele da decenni, nei confini del 67 e con Gerusalemme est come sua capitale. Per porre fine all’occupazione militare dei territori palestinesi e all’embargo su Gaza, alla continua annessione di territori attraverso la costruzione del Muro dell’apartheid e l’espansione delle colonie, l’Europa deve sospendere  gli accordi commerciali e di cooperazione militare con Israele. Inoltre, l’Europa non può che sostenere il diritto al ritorno sancito dalla risoluzione ONU 194 per i rifugiati palestinesi e lavorare per una sua applicazione.

L’Europa deve impegnarsi per.il diritto della popolazione Saharawi all’auto-determinazione sulla base delle esistenti Risoluzioni dell’ONU 1754 e 1783, cosi come alla soluzione politica della questione kurda, chiedendo alla Turchia di porre fine alla repressione militare e di avviare un reale processo negoziale.
Dopo la caduta dei due blocchi contrapposti Est-Ovest, la NATO è rimasta e si è sviluppata sempre di più come uno strumento funzionale delle amministrazioni statunitensi per le sue strategie egemoniche. L’allargamento della NATO ad Est risponde a questa logica.
Un esempio sono gli accordi bilaterali tra gli Stati Uniti e diversi paesi europei, quale quello con l’Italia per la base militare statunitense di Vicenza, quello con la Polonia e la Repubblica Ceca per il dispie-gamento dei sistemi di difesa missilistici e quelli con la Bulgaria e la Romania sulle nuove basi. Siamo a fianco dei movimenti contro le nuove basi militari, a partire da Vicenza, e contro l’istallazione dello scudo missilistico nell’est europeo.
Crediamo che sia venuto il tempo per lo scioglimento della Nato. Ora più che mai, la sicurezza in Europa deve fondarsi sui principi della pace e la sicurezza, del disarmo e della impossibilità di effettuare attacchi offensivi, sulla soluzione politica e civile dei conflitti, all’interno del sistema OSCE, in conformità al diritto internazionale e ai principi di Nazioni Unite riformate e democratizzate.

Per un’Europa dell’ambiente, della sovranità alimentare e delle generazioni future

Per noi le questioni climatiche e sociali sono correlate. Per questo motivo l’attuale crisi finanziaria ed economica non può essere scissa dalle sfide poste dal cambiamento climatico e all’esigenza di modificare il nostro modello produttivo e consumistico. La risposta alla crisi è anche in un nuovo intervento pubblico in economia finalizzato alla riconversione ecologica del sistema produttivo. La crisi ecologica determinata dal modello di sviluppo capitalistico rischia di minare il diritto delle generazioni future alla biodiversità e di poter usufruire delle risorse primarie e ambientali.
Siamo a favore di uno sviluppo immediato e consistente di un nuovo trattato internazionale in accordo con il 4° Report prodotto dal Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico. Chiediamo una piena implementazione degli obblighi firmati e promessi dall’UE in tutti i settori relativi alle politiche climatiche ed energetiche. I seguenti compromessi costituiscono i punti minimi da applicare per poter realizzare gli impegni già assunti:
• Ridurre le emissioni globali del 30% entro il 2020 sulla base dei livelli del 1990 e di alme-no l’80% entro il 2050.
• Aumentare l’utilizzo di energie rinnovabili di almeno il 25% entro 2020
• Ridurre il consumo totale di energia primaria del 25% entro il 2020 e aumentare l’efficienza energetica del 2% annualmente includendo un limite al consumo pro capite.
• Introdurre l’obbligo di efficienza per l’industria e per i produttori di beni ad alto consumo di energia.
• Limitare il quadro dei sussidi della UE conseguentemente al settore dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili.
Siamo contro la riduzione del protocollo di Kyoto ad un sistema di mercato delle quote di emissione. Occorre invece, per arrivare alla stipula di Kyoto 2 una nuova strategia complessiva che consenta di ridurre le emissioni rendendo più equo e sobrio lo sviluppo. E’ necessario un nuovo paradigma fondato non sulla competizione, ma sulla cooperazione, a partire dal trasferimento tecnologico ai paesi in via di sviluppo, dal finanziamento delle tecnologie pulite e dalle politiche di aggiustamento dei cambiamenti climatici.
L’acqua è un diritto fondamentale  dell’umanità,  un bene universale e l’accesso ad essa deve essere garantito ed inteso come diritto umano e non come una merce. Siamo contro ogni ipotesi di privatizzazione o mercificazione. L’acqua deve essere un bene pubblico.
La sovranità, la qualità e la sicurezza alimentari, la multifunzionalità dell’agricoltura devono essere considerati obiettivi strategici di un nuovo modello agricolo europeo finalizzato sempre di più alla tutela dei consumatori, alla valorizzazione dell’agricoltura biologica e dei prodotti tipici, al rifiuto degli OGM, alla salvaguardia della biodiversità, del territorio e del paesaggio, al contrasto del fenomeno di abbandono delle aree agricole e montane, al risparmio delle risorse idriche e al sostegno dello sviluppo rurale.

Per un’Europa dei diritti, delle libertà e della laicità

Uno dei grandi limiti della costruzione europea è stato il suo carattere ademocratico. Il sistema intergovernativo ha impedito qualsiasi partecipazione dal basso alla decisioni dell’Unione. Una separatezza che rischia di far crescere delusione e scetticismo.
E’ necessaria una Unione Europea nella quale tutte le sue istituzioni siano democraticamente legittimate.
Deve essere garantita la partecipazione diretta nei processi decisionali europei, con referendum a livello nazionale ed europeo sulle questioni relative alle pietre miliari della stessa UE. Il Parlamento deve avere pieno potere legislativo. Le istituzioni europee (Consiglio, Commissione e Parlamento) devono essere aperte alla partecipazione delle società civili, con la possibilità di esercitare un controllo sulle loro decisioni.
Vogliamo un rafforzamento dei diritti individuali e delle libertà così come dei i diritti politici e sociali fondamentali di tutti coloro  che vivono nell’UE. L’UE deve sottoscrivere la Convenzione Europea per la Protezione dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali.  L’Unione Europea deve proteggere e promuovere i diritti di coloro che sono discriminati a causa della loro origine etnica, orientamento sessuale e identità di genere, di religione, ideologica, disabili, di età,  rimuovendo tutti gli impedimenti  per una piena uguaglianza , ad iniziare da quelli economici.
Vogliamo un’ Europa cosmopolita e aperta. Non vogliamo un Europa fortezza. C’è bisogno di una politica comune europea sulle migrazioni e i richiedenti asilo in accordo con la Convenzione di Ginevra . Le persone che fuggono dalle persecuzioni a causa delle loro convinzioni politiche, ideologiche, religiose o dell’ orientamento sessuale, devono trovare protezione ed asilo in Europa. Chiediamo che le persecuzioni basate sul genere e l’orientamento sessuale costituiscano ragione per richiedere asilo e va garantita una protezione specifica per i bambini rifugiati. Per questo, rifiutiamo l’attuale sistema FRONTEX di controllo delle frontiere e chiediamo l’annullamento dei piani relativi alla realizzazione e implementazione della “Direttiva del Ritorno”. I centri di detenzione devono essere chiusi.
La libera circolazione in Europa non può essere solo dei capitali, delle merci e dei servizi, ma anche e soprattutto delle persone, considerando le migrazioni – interne ed esterne – come un diritto umano inalienabile e illimitabile, per la ricerca di migliori o comunque diverse condizioni di vita, di lavoro e di sviluppo personale, professionale e sociale, lottando contro ogni tipo di sfruttamento, di dumping sociale o di “guerra tra poveri”.
L’educazione è un diritto non mercificabile. Va difeso il carattere pubblico  e laico della scuola e dell’università, cosi come quello della ricerca culturale e scientifica , svincolata dalle logiche mercantili. Per questo va contrastato il processo di Bologna, che produce una progressiva privatizzazione del settore della conoscenza. Sosteniamo i movimenti studenteschi e degli insegnanti che, in Italia come nel resto d’Europa, sono mobilitati per difendere il carattere pubblico dell’educazione.
L’Unione Europea deve rispettare e garantire il principio di eguaglianza dei cittadini rispettando le loro differenze e diversità. Il diritto all’uguaglianza di genere nelle relazioni e alla libertà di orientamento sessuale, va garantito non solo in quanto diritto individuale , ma come una libertà , garantita e difesa dalle Istituzioni europee e dei singoli stati.

Tutte le istituzioni pubbliche devono garantire la libertà delle donne e  impegnarsi contro tutte le forme di patriarcato. Ogni donna, in ogni paese, deve poter decidere liberamente del proprio corpo, poter esercitare il diritto all’aborto, alla contraccezione, ad una maternità consapevole e all’accesso alle tecniche di riproduzione artificiale.

Un’ Europa democratica e aperta è una Europa che afferma la laicità come valore irrinunciabile delle sue istituzioni pubbliche.

Un’altra Europa per un altro mondo

Questa crisi è una crisi globale, non solo europea. L’Europa può dare un contributo alla ridefinizione dei rapporti politici ed economici globali , contribuendo alla costruzione di un modello di sviluppo alternativo di relazioni fra i popoli e gi stati basato sulla giustizia, sulla solidarietà, e non sulla competizione.
Mentre in Europa prevale la paura e le destre cavalcano la xenofobia e il razzismo, alimentando la guerra fra poveri, nel mondo e in special modo nel continente latinoamericano, assistiamo ad una primavera della sinistra e della democrazia, ad una affermazione in tutto il continente, dal Brasile del presidente Lula al Venezuela di Chavez, passando per la Bolivia dell’indio Morales al Paraguay del teologo della Liberazione Lugo e all’Ecuador dell’economista Correa, solo per fare pochi esempi, di forze progressiste, comuniste, cattoliche di base e anti liberiste, che costituiscono un laboratorio per un’uscita da sinistra dalla crisi. L’Europa sappia istaurare un rapporto nuovo con questo laboratorio. Un laboratorio possibile anche grazie all’esperienza cubana, che subisce dal 1961 un blocco immorale e illegittimo da parte degli Stati Uniti, condannato quasi all’unanimità per 17 volte dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e che, come già chiesto da tutti gli stati latinoamericani, con Lula in testa, va rimosso immediatamente.
Ciò che accade in America latina dimostra che cambiare è possibile e che lo sviluppo della democrazia costituisce per tutti i paesi del sub continente un valore irrinunciabile.
E’ in quel continente inoltre che più è cresciuto il movimento altermondialista e dei forum sociali, di cui siamo parte e di cui sosteniamo le rivendicazioni per una radicale riforma degli organismi sopranazionali, come l’FMI, la Banca Mondiale e l’OMC che hanno imposto le riforme strutturali e le condizioni per l’espansione di un sistema economico globale che ha aumentato disuguaglianze fra stati e all’interno di questi. Ci batteremo affinché  l’Europa cambi la natura e il merito degli accordi commerciali proposti con l’america latina come con il resto del mondo, specialmente l’Africa, in quanto ispirati a criteri neoliberali, asimmetrici ed iniqui di scambio e che produrranno solo altra ingiustizia e povertà.
Oggi più che mai torna attuale la questione di un nuovo paradigma per le nostre società. Il capitalismo mostra tutti i suoi limiti: sociali, ambientali, democratici. La domanda sul cosa, come e perché produrre rimette a tema per il futuro la questione del socialismo del XXI secolo.
Questi sono i punti programmatici, le idee e i valori che ci uniscono. Una unità sui contenuti che qualifica la nostra lista come l’unica proposta realmente di sinistra e di cambiamento in queste elezioni europee.
Il voto a questa lista è un voto contro la destra italiana e alternativo al PD. Il voto a questa lista  è un voto per un’altra Europa: dell’uguaglianza e del lavoro, della pace, della giustizia sociale ed ambientale, dei diritti e delle libertà.