Archivio mensile:giugno 2013

INPS: circolari e messaggi

 


Gentile Cliente, 
Le inviamo gli ultimi Messaggi Hermes pubblicati sul sito www.INPS.it > Informazioni >INPS comunica > normativa INPS: circolari e messaggi

 

>>> Titolo:  Circolare numero numero 104 del 28-06-2013
  Contenuto:  Frazionabilità dell?assegno per il nucleo familiare con almeno tre figli minori concesso dai Comuni di cui all?articolo 65 della Legge 23 dicembre 1998, n. 448 e D.P.C.M. n.452 del 2000 e successive modifiche.
Tipologia:  CIRCOLARE

>>> Titolo:  Circolare numero numero 103 del 28-06-2013
  Contenuto:  Decentramento delle pensioni a carico del Fondo di Quiescenza Poste presso le Direzioni Metropolitane e Provinciali nelle quali sono accentrate le attività relative al Fondo speciale per i dipendenti della Ferrovie dello Stato S.p.A.
Tipologia:  CIRCOLARE

>>> Titolo:  Messaggio numero numero 10419 del 28-06-2013
  Contenuto:  Cessione del quinto della pensione. Variazione tassi soglia della convenzione INPS (articolo 10) di cui alla determina presidenziale n. 76 del 5 aprile 2013.
Tipologia:  MESSAGGIO

>>> Titolo:  Messaggio numero numero 10406 del 27-06-2013
  Contenuto:  Lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria destinatari delle disposizioni in materia di salvaguardia di cui all?art. 24, commi 14 e 15, del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, all? articolo 22 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135. Chiarimenti
Tipologia:  MESSAGGIO

>>> Titolo:  Messaggio numero numero 10385 del 27-06-2013
  Contenuto:  Gestioni artigiani e commercianti e gestione separata – liberi professionisti – proroga scadenza versamenti della contribuzione eccedente il minimale.
Tipologia:  MESSAGGIO

>>> Titolo:  Messaggio numero numero 10358 del 27-06-2013
  Contenuto:  Contribuzione dovuta sulle interruzioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato intervenute dal 1° gennaio 2013 ? Articolo 2, commi 31 – 35, della legge n. 92/2012. Chiarimenti.
Tipologia:  MESSAGGIO

>>> Titolo:  Messaggio numero numero 10357 del 27-06-2013
  Contenuto:  Sgravio contributivo sulle erogazioni previste dai contratti collettivi di secondo livello riferito agli anni 2010 e 2011. Rideterminazione del tetto retributivo sul quale opera il beneficio.
Tipologia:  MESSAGGIO

>>> Titolo:  Messaggio numero numero 10289 del 26-06-2013
  Contenuto:  Lavoro domestico ? Rilascio del servizio online per la comunicazione da parte dei datori di lavoro domestico della volontà di non ricevere i MAV cartacei al proprio domicilio.
Tipologia:  MESSAGGIO

>>> Titolo:  Messaggio numero numero 10238 del 25-06-2013
  Contenuto:  Determinazione del Presidente n. 76 del 5 aprile 2013, avente ad oggetto ?Schema di convenzione finalizzata alla concessione di prodotti di finanziamento a pensionati INPS?. Attualizzazione degli oneri di gestione dovuti dagli Enti finanziari convenzionati o accreditati.
Tipologia:  MESSAGGIO

Ciao Margherita

Ciao Margherita, donna libera delle stelle

Ciao Margherita, donna libera delle stelle

di red. ::

Invece di fare senatore a vita Mario Monti, Napolitano avrebbe dovuto dare questa carica ad una donna come Margherita Hack che veramente ha “illustrato la Patria” con una esistenza piena di passione, cultura, scienza, libertà civile e sociale.
Questo Paese deve e dovrà vergognarsi di non aver valorizzato tanto persone come Margherita quanto i giovani scienziati di oggi che sono costretti a fuggire da una terra che li respinge in nome del mercato, anche col vergognoso “pacchettino lavoro” appena scritto dal governo Letta.
Ciao Margherita, scusaci… Ma almeno noi ti abbiamo voluto bene e sempre te ne vorremo. Ci mancheranno le tue invettive, la tua veemenza che era bellissima, come bellissima la tua indagine su tutto e tutti. 
Per capire ogni cosa fin dove possibile era arrivare. 
Addio, Margherita, veramente a pugno chiuso, perché un saluto “comunista” te lo meriti tutto. (m.s.)

L’astrofisica Margherita Hack è morta la notte scorsa all’ospedale di Cattinara, a Trieste, dove era ricoverata da una settimana. Aveva compiuto 91 anni il 12 giugno scorso. La Hack è morta la notte scorsa alle 4,30. Era stata ricoverata sabato scorso in seguito al riacutizzarsi dei problemi cardiaci che la affliggevano. Con lei c’erano il marito, Aldo, con il quale era sposata da 70 anni, Tatiana, che la assisteva da tempo, la giornalista Marinella Chirico, sua amica personale, e il responsabile del polo cardiologico, Gianfranco Sinagra. Astrofisica di fama mondiale, atea, vegetariana da sempre, divulgatrice, dichiaratamente di sinistra, sostenitrice da sempre dei diritti civili e di aperture in tema di bioetica. Come riconoscimento per il suo contributo all’astrofisica le è stato intitolato l’asteroide 8558 Hack. La scienza italiana perde così un altro simbolo, dopo la scomparsa della senatrice a vita Rita Levi Montalcini.

Gli ultimi giorni accanto al marito conosciuto 80 anni fa
Sono stati sereni e “vissuti con leggerezza”, come aveva sempre fatto nella sua vita, i suoi ultimi giorni. I problemi cardiaci dei quali soffriva da tempo “erano molto pesanti, ma li viveva con una leggerezza assoluta”, racconta Marinella Chirico, molto vicina alla ricercatrice e alla sua famiglia. La malattia si era riacutizzata una settimana fa, tanto da rendere necessario il ricovero. Hack lascia il marito Aldo, 93 anni, che aveva conosciuto a Firenze, dove erano nati entrambi e dove si erano incontrati ai giardini quando Margherita aveva 11 anni e lui 13. Si erano sposati 70 anni fa, “la prima e l’ultima volta che era entrata in una chiesa”, racconta l’amica di famiglia. Della morte non ha mai avuto paura, nemmeno negli ultimi giorni: “Quando ci sono io non c’è la morte – le piaceva ripetere – e quando c’è la morte non ci sarò io”.

L’ultima lezione ai giovani: “L’universo? Studiare fatti, tante cose non si sanno”
Le sue ultime parole rivolte ai giovani – si potrebbe dire la sua ultima lezione – alcuni giorni fa durante un incontro privato nella sua abitazione di Trieste con alcuni bambini. Come è nato l’universo?, avevano chiesto loro. “Ci sono delle teorie – aveva risposto l’astrofisica – ma tante cose non le so. Abbiamo dei fatti, e su quelli dobbiamo studiare”. La scienziata, racconta chi le stava vicino, aveva il passo stanco ma la lucidità era quella di sempre, così come la disponibilità: alle numerose e insistenti domande dei piccoli, aveva risposto con pazienza e sempre con il sorriso.

Sarà sepolta con cerimonia semplice e privata
La Hack era nata a Firenze nel 1922 e si era trasferita a Trieste nel 1963, dove viveva in una casa nel quartiere di Roiano. Senza figli, donna impegnata socialmente, era anche una appassionata animalista: aveva otto gatti e un cane. Il suo ricovero era stato tenuto segreto per sua volontà, così come ha lasciato indicazioni di essere sepolta nel cimitero di Trieste senza alcuna funzione né rito, ma con una cerimonia esclusivamente privata. Le persone che gli sono state vicine fino alla fine hanno riferito che per rispettare le sue volontà non saranno resi noti né giorno né orario della sepoltura. “Il mondo della scienza – commenta il rettore dell’università di Udine, Cristiana Compagno – perde una grande personalità, una grande donna, che si è prodigata una vita intera per affermare i diritti di libertà, di legalità e di uguaglianza”.

La prima donna a dirigere un osservatorio
Negli ultimi giorni il nome della scienziata fiorentina era finito tra quelli di possibili senatori a vita che, dopo la morte di Emilio Colombo, sono rimasti solo Carlo Azeglio Ciampi e Mario Monti. Nata a Firenze il 12 giugno 1922, la Hack è stata una delle menti più brillanti della comunità scientifica italiana. Prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia, Hack ha svolto un’importante attività di divulgazione e ha dato un considerevole contributo alla ricerca per lo studio e la classificazione spettrale di molte categorie di stelle. La scienziata è membro dell’Accademia dei Lincei, dell’Unione Internazionale Astronomi e della Royal Astronomical Society. Nel 2012 aveva ricevuto l’onorificenza dalla presidenza della Repubblica di dama di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana “per il costante e instancabile impegno profuso nella ricerca scientifica e al servizio della società, che la rende esempio di straordinaria dedizione e coerenza per le giovani generazioni”.

Il lavoro per “raccontare le stelle”
Nata da padre protestante e madre cattolica Hack si laurea nel 1945, con una tesi di astrofisica relativa a una ricerca sulle cefeidi, una classe di stelle variabili. Il lavoro viene condotto presso l’Osservatorio astronomico di Arcetri, dove inizia a occuparsi di spettroscopia stellare, che diventerà il suo principale campo di ricerca. Enorme lo sviluppo delle attività didattiche e di ricerca che Margherita Hack ha promosso all’università di Trieste, dove ha dato vita nel 1980 a un “Istituto di Astronomia” che è stato poi sostituito nel 1985 da un “Dipartimento di Astronomia”, che la scienziata ha diretto fino al 1990. Dal 1982 Margherita Hack ha inoltre curato una stretta collaborazione con la sezione astrofisica della Scuola internazionale superiore di studi avanzati. La scienziata, inoltre, ha alternato la stesura di testi scientifici universitari, alla scrittura di testi a carattere divulgativo. Il trattato “Stellar Spettroscopy”, scritto a Berkeley nel 1959 assieme a Otto Struve (1897-1963) è considerato ancora oggi un testo fondamentale. Nel tempo Margherita Hack ha collaborato con numerosi giornali e periodici specializzati, fondando nel 1978 la rivista “L’Astronomia” di cui è stata a lungo direttore. Nel 1980 ha ricevuto il premio “Accademia dei Lincei” e nel 1987 il premio “Cultura della Presidenza del Consiglio”.

Ha lavorato in numerosi osservatori americani ed europei ed è stata per lungo tempo membro dei gruppi di lavoro dell’Esa e della Nasa. In Italia, dove ha fatto anche parte dell’Accademia Nazionale dei Lincei, con un’intensa opera di promozione ha ottenuto che la comunità astronomica italiana espandesse la sua attività nell’utilizzo di vari satelliti giungendo ad un livello di rinomanza internazionale.

Bioetica e diritti civili
Ma la Hack era conosciuta anche per il grande e costante impegno sui temi sociali e politici, in particolare nella difesa e nella promozione dei diritti. Non credeva in alcuna religione perché credeva che ci potesse essere un’etica laica e atea che derivasse da principi di coscienza. “L’etica laica e in particolare l’etica degli atei – aveva scritto – che non credono in nessuna entità superiore non meglio definita, ma solo nel dato di fatto dell’esistenza della materia che origina le strutture presenti nell’Universo, da cui si originano anche gli esseri viventi dai più semplici ai più complessi, si basa sul rispetto del prossimo, uomo o animale che sia e può essere riassunta dai comandamenti di Cristo, che certo non era figlio di dio, ma una delle più grandi figure dell’umanità, che ha preceduto i suoi tempi di molti secoli ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’ e ‘Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te’. Per attenersi a questi comandamenti non c’è bisogno di credere in dio, non lo si fa per la speranza in un al di là in cui non si crede, ma solo per un sentimento di fratellanza universale che deriva dalla nostra comune origine da quella materia che costituisce l’Universo”.

Dal 1989 era garante scientifico del Cicap e, dal 2002, presidente onorario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. Dal 2005 era iscritta all’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica. Ma in tema di bioetica erano note anche le sue aperture: era favorevole all’eutanasia, aveva sottoscritto un testamento biologico, sosteneva il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali (nel 2010 era stata premiata a Torre del Lago Puccini come “Personaggio gay dell’anno”). “Da parte di altri paesi è certamente un segno di civiltà – aveva dichiarato – Noi invece siamo un paese arretrato, che non sa cos’è il rispetto della libertà. Il Vaticano è certamente un deterrente che influenza la classe politica, ma la politica non è libera e non ha il coraggio di reagire. E se non reagisce questo significa che è più bacchettona della Chiesa e non sa cos’è il rispetto della libertà altrui”.

Antifascista e comunista
Antifascista e da sempre oppositrice di Berlusconi e della sua parte politica si era più volta candidata alle elezioni, ottenendo in alcune occasioni anche il seggio al quale però aveva sempre rinunciato. La prima volta nel 2005, alle Regionali in Lombardia, con il Partito dei Comunisti Italiani: in quel caso aveva ceduto il seggio a Bebo Storti. Di nuovo l’anno successivo alle politiche (vinte dal centrosinistra), ancora con il partito di Oliviero Diliberto, ma una volta eletta rinunciò a diventare deputata. Nel 2009 si candidò per Lista anticapitalista (che riuniva i partiti a sinistra del Pd). Di nuovo fu eletta, tra le file della Federazione della Sinistra, alle regionali del Lazio nel 2010: anche in questo caso si dimise. Alle primarie del centrosinistra del 2012 e alle politiche del 2013 aveva sostenuto Nichi Vendola, mentre aveva firmato l’appello in sostegno di Emma Bonino per la candidatura alla presidenza della Repubblica.

RED.

da Il Fatto Quotidiano

Ciao Margherita

Ciao Margherita, donna libera delle stelle

Ciao Margherita, donna libera delle stelle

di red. ::

Invece di fare senatore a vita Mario Monti, Napolitano avrebbe dovuto dare questa carica ad una donna come Margherita Hack che veramente ha “illustrato la Patria” con una esistenza piena di passione, cultura, scienza, libertà civile e sociale.
Questo Paese deve e dovrà vergognarsi di non aver valorizzato tanto persone come Margherita quanto i giovani scienziati di oggi che sono costretti a fuggire da una terra che li respinge in nome del mercato, anche col vergognoso “pacchettino lavoro” appena scritto dal governo Letta.
Ciao Margherita, scusaci… Ma almeno noi ti abbiamo voluto bene e sempre te ne vorremo. Ci mancheranno le tue invettive, la tua veemenza che era bellissima, come bellissima la tua indagine su tutto e tutti. 
Per capire ogni cosa fin dove possibile era arrivare. 
Addio, Margherita, veramente a pugno chiuso, perché un saluto “comunista” te lo meriti tutto. (m.s.)

L’astrofisica Margherita Hack è morta la notte scorsa all’ospedale di Cattinara, a Trieste, dove era ricoverata da una settimana. Aveva compiuto 91 anni il 12 giugno scorso. La Hack è morta la notte scorsa alle 4,30. Era stata ricoverata sabato scorso in seguito al riacutizzarsi dei problemi cardiaci che la affliggevano. Con lei c’erano il marito, Aldo, con il quale era sposata da 70 anni, Tatiana, che la assisteva da tempo, la giornalista Marinella Chirico, sua amica personale, e il responsabile del polo cardiologico, Gianfranco Sinagra. Astrofisica di fama mondiale, atea, vegetariana da sempre, divulgatrice, dichiaratamente di sinistra, sostenitrice da sempre dei diritti civili e di aperture in tema di bioetica. Come riconoscimento per il suo contributo all’astrofisica le è stato intitolato l’asteroide 8558 Hack. La scienza italiana perde così un altro simbolo, dopo la scomparsa della senatrice a vita Rita Levi Montalcini.

Gli ultimi giorni accanto al marito conosciuto 80 anni fa
Sono stati sereni e “vissuti con leggerezza”, come aveva sempre fatto nella sua vita, i suoi ultimi giorni. I problemi cardiaci dei quali soffriva da tempo “erano molto pesanti, ma li viveva con una leggerezza assoluta”, racconta Marinella Chirico, molto vicina alla ricercatrice e alla sua famiglia. La malattia si era riacutizzata una settimana fa, tanto da rendere necessario il ricovero. Hack lascia il marito Aldo, 93 anni, che aveva conosciuto a Firenze, dove erano nati entrambi e dove si erano incontrati ai giardini quando Margherita aveva 11 anni e lui 13. Si erano sposati 70 anni fa, “la prima e l’ultima volta che era entrata in una chiesa”, racconta l’amica di famiglia. Della morte non ha mai avuto paura, nemmeno negli ultimi giorni: “Quando ci sono io non c’è la morte – le piaceva ripetere – e quando c’è la morte non ci sarò io”.

L’ultima lezione ai giovani: “L’universo? Studiare fatti, tante cose non si sanno”
Le sue ultime parole rivolte ai giovani – si potrebbe dire la sua ultima lezione – alcuni giorni fa durante un incontro privato nella sua abitazione di Trieste con alcuni bambini. Come è nato l’universo?, avevano chiesto loro. “Ci sono delle teorie – aveva risposto l’astrofisica – ma tante cose non le so. Abbiamo dei fatti, e su quelli dobbiamo studiare”. La scienziata, racconta chi le stava vicino, aveva il passo stanco ma la lucidità era quella di sempre, così come la disponibilità: alle numerose e insistenti domande dei piccoli, aveva risposto con pazienza e sempre con il sorriso.

Sarà sepolta con cerimonia semplice e privata
La Hack era nata a Firenze nel 1922 e si era trasferita a Trieste nel 1963, dove viveva in una casa nel quartiere di Roiano. Senza figli, donna impegnata socialmente, era anche una appassionata animalista: aveva otto gatti e un cane. Il suo ricovero era stato tenuto segreto per sua volontà, così come ha lasciato indicazioni di essere sepolta nel cimitero di Trieste senza alcuna funzione né rito, ma con una cerimonia esclusivamente privata. Le persone che gli sono state vicine fino alla fine hanno riferito che per rispettare le sue volontà non saranno resi noti né giorno né orario della sepoltura. “Il mondo della scienza – commenta il rettore dell’università di Udine, Cristiana Compagno – perde una grande personalità, una grande donna, che si è prodigata una vita intera per affermare i diritti di libertà, di legalità e di uguaglianza”.

La prima donna a dirigere un osservatorio
Negli ultimi giorni il nome della scienziata fiorentina era finito tra quelli di possibili senatori a vita che, dopo la morte di Emilio Colombo, sono rimasti solo Carlo Azeglio Ciampi e Mario Monti. Nata a Firenze il 12 giugno 1922, la Hack è stata una delle menti più brillanti della comunità scientifica italiana. Prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia, Hack ha svolto un’importante attività di divulgazione e ha dato un considerevole contributo alla ricerca per lo studio e la classificazione spettrale di molte categorie di stelle. La scienziata è membro dell’Accademia dei Lincei, dell’Unione Internazionale Astronomi e della Royal Astronomical Society. Nel 2012 aveva ricevuto l’onorificenza dalla presidenza della Repubblica di dama di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana “per il costante e instancabile impegno profuso nella ricerca scientifica e al servizio della società, che la rende esempio di straordinaria dedizione e coerenza per le giovani generazioni”.

Il lavoro per “raccontare le stelle”
Nata da padre protestante e madre cattolica Hack si laurea nel 1945, con una tesi di astrofisica relativa a una ricerca sulle cefeidi, una classe di stelle variabili. Il lavoro viene condotto presso l’Osservatorio astronomico di Arcetri, dove inizia a occuparsi di spettroscopia stellare, che diventerà il suo principale campo di ricerca. Enorme lo sviluppo delle attività didattiche e di ricerca che Margherita Hack ha promosso all’università di Trieste, dove ha dato vita nel 1980 a un “Istituto di Astronomia” che è stato poi sostituito nel 1985 da un “Dipartimento di Astronomia”, che la scienziata ha diretto fino al 1990. Dal 1982 Margherita Hack ha inoltre curato una stretta collaborazione con la sezione astrofisica della Scuola internazionale superiore di studi avanzati. La scienziata, inoltre, ha alternato la stesura di testi scientifici universitari, alla scrittura di testi a carattere divulgativo. Il trattato “Stellar Spettroscopy”, scritto a Berkeley nel 1959 assieme a Otto Struve (1897-1963) è considerato ancora oggi un testo fondamentale. Nel tempo Margherita Hack ha collaborato con numerosi giornali e periodici specializzati, fondando nel 1978 la rivista “L’Astronomia” di cui è stata a lungo direttore. Nel 1980 ha ricevuto il premio “Accademia dei Lincei” e nel 1987 il premio “Cultura della Presidenza del Consiglio”.

Ha lavorato in numerosi osservatori americani ed europei ed è stata per lungo tempo membro dei gruppi di lavoro dell’Esa e della Nasa. In Italia, dove ha fatto anche parte dell’Accademia Nazionale dei Lincei, con un’intensa opera di promozione ha ottenuto che la comunità astronomica italiana espandesse la sua attività nell’utilizzo di vari satelliti giungendo ad un livello di rinomanza internazionale.

Bioetica e diritti civili
Ma la Hack era conosciuta anche per il grande e costante impegno sui temi sociali e politici, in particolare nella difesa e nella promozione dei diritti. Non credeva in alcuna religione perché credeva che ci potesse essere un’etica laica e atea che derivasse da principi di coscienza. “L’etica laica e in particolare l’etica degli atei – aveva scritto – che non credono in nessuna entità superiore non meglio definita, ma solo nel dato di fatto dell’esistenza della materia che origina le strutture presenti nell’Universo, da cui si originano anche gli esseri viventi dai più semplici ai più complessi, si basa sul rispetto del prossimo, uomo o animale che sia e può essere riassunta dai comandamenti di Cristo, che certo non era figlio di dio, ma una delle più grandi figure dell’umanità, che ha preceduto i suoi tempi di molti secoli ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’ e ‘Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te’. Per attenersi a questi comandamenti non c’è bisogno di credere in dio, non lo si fa per la speranza in un al di là in cui non si crede, ma solo per un sentimento di fratellanza universale che deriva dalla nostra comune origine da quella materia che costituisce l’Universo”.

Dal 1989 era garante scientifico del Cicap e, dal 2002, presidente onorario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. Dal 2005 era iscritta all’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica. Ma in tema di bioetica erano note anche le sue aperture: era favorevole all’eutanasia, aveva sottoscritto un testamento biologico, sosteneva il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali (nel 2010 era stata premiata a Torre del Lago Puccini come “Personaggio gay dell’anno”). “Da parte di altri paesi è certamente un segno di civiltà – aveva dichiarato – Noi invece siamo un paese arretrato, che non sa cos’è il rispetto della libertà. Il Vaticano è certamente un deterrente che influenza la classe politica, ma la politica non è libera e non ha il coraggio di reagire. E se non reagisce questo significa che è più bacchettona della Chiesa e non sa cos’è il rispetto della libertà altrui”.

Antifascista e comunista
Antifascista e da sempre oppositrice di Berlusconi e della sua parte politica si era più volta candidata alle elezioni, ottenendo in alcune occasioni anche il seggio al quale però aveva sempre rinunciato. La prima volta nel 2005, alle Regionali in Lombardia, con il Partito dei Comunisti Italiani: in quel caso aveva ceduto il seggio a Bebo Storti. Di nuovo l’anno successivo alle politiche (vinte dal centrosinistra), ancora con il partito di Oliviero Diliberto, ma una volta eletta rinunciò a diventare deputata. Nel 2009 si candidò per Lista anticapitalista (che riuniva i partiti a sinistra del Pd). Di nuovo fu eletta, tra le file della Federazione della Sinistra, alle regionali del Lazio nel 2010: anche in questo caso si dimise. Alle primarie del centrosinistra del 2012 e alle politiche del 2013 aveva sostenuto Nichi Vendola, mentre aveva firmato l’appello in sostegno di Emma Bonino per la candidatura alla presidenza della Repubblica.

RED.

da Il Fatto Quotidiano

CIAO MARGHERITA

CIAO MARGHERITA

Editoriale del direttore Jacopo Venier in ricordo di Margherita Hack


E’ morta una compagna, una amica, una grande maestra di vita, di scienza, di politica.

La ricordiamo con un editoriale del direttore Jacopo Venier.

Margherita Hack era una nostra abbonata ed aveva addirittura concesso di poter utilizzare la sua immagine per sostenere la nostra impresa di controinformazione.

Una di noi insomma.

La redazione di Libera.Tv si unisce ai familiari, agli amici, ai compagni nel dolore di questi momenti e si impegna a continuare a battersi per gli ideali che hanno accompagnato la vita di Margherita Hack.

Qui potete consultare i video di Margherita Hack su Libera.Tvhttp://www.libera.tv/search/videos/a/1/hack

ThyssenKrupp

LAVORO – ITALIA, CAPITALE&LAVORO
Gli operai della Berco 
nella tana ThyssenKrupp

 

MARIO DI VITO
28.06.2013

 
I lavoratori, accompagnati dal sindaco, in pullman verso la Germania contro il piano licenziamenti. La delegazione partita da Copparo incontrerà i giganti tedeschi della siderurgia

 

Una cosa del genere non si vedeva dagli anni eroici delle lotte operaie. Dopo un paio di decenni di «se» e di «ma», una comunità intera si compatta a difesa di una fabbrica e dei suoi lavoratori, senza dubbi, senza voltarsi dall’altra parte. Copparo è un puntino sulle mappe, a pochi chilometri da Ferrara, né Veneto né Emilia Romagna, o forse entrambi i luoghi insieme. Qui c’è la sede principale della Berco, industria che produce «componenti per carri cingolati e macchine utensili», più famosa negli Usa e in Germani che in Italia. Lo stabilimento è un colosso da 500mila metri quadrati e ci lavorano quasi duemila persone. Lo spettro della crisi si è abbattuto su Copparo poco tempo fa con l’annuncio di 611 licenziamenti, da dividere con la fabbrica di Busano, in Piemonte.
La città però non ci sta, e sui balconi sono fioriti striscioni di solidarietà ai lavoratori, uno spettacolo solo all’apparenza simile a quello del resto d’Italia, che in questi giorni sui balconi espone tricolori a sostegno della nazionale di calcio.
Dopo aver chiesto ed essersi visto negare a più riprese un incontro con l’ad dello stabilimento, Lucia Morselli, gli operai hanno deciso: si prende e si va in Germania, a incontrare quelli che davvero decidono se nasce o se muore una fabbrica. La stanza dei bottoni è quella della ThyssenKrupp, proprietaria del gruppo. Strano a dirsi, la direzione teutonica ha deciso di incontrarli questi operai coraggiosi, che nella mattinata di ieri sono partiti in cento, a bordo di due pulmini. Non da soli, con loro, appunto, la comunità: il sindaco di Copparo Nicola Rossi (Pd), l’assessore provinciale di Rifondazione Stefano Calderoni, il deputato emiliano di Sel Giovanni Paglia, oltre a una rappresentanza dell’Anpi. 
Questa mattina gli operai scenderanno dai pulmini e si ritroveranno ad Essen, nel bel mezzo della Ruhr, «la regione più industrializzata del mondo», in passato approdo di tanti emigranti dall’Italia e non solo. Ma non solo questo, non più. Carbone, acciaio, ferro e fuoco sono diventati elementi di un paesaggio artistico molto postmoderno: i vecchi capannoni si sono trasformati in musei, le miniere abbandonate ospitano performance, un recente censimento ha contato più di duecento teatri. Quella che un tempo era chiamata in maniera anonima «valle della Ruhr» è diventata «Ruhr Metropolis», tra l’espressionismo visionario di Fritz Lang e l’elettronica pop dei Kraftwerk. Niente a che vedere con la vita italiana, questa sì, ferma a un paradiso che può essere solo un sogno per quella classe operaia dipinta da Elio Petri e Gian Maria Volontè. 
I lavoratori della Berco si imbatteranno anche nella «cattedrale del carbone», lo Zollverein, polo industriale per eccellenza fino al 1993, quando chiuse, segnando un po’ la fine dell’età dell’acciaio in Germania e, di conseguenza, in tutto il mondo. Dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 2001, adesso qui sorge un museo, rude e magnifico come la sua storia, che attira un milione e mezzo di visitatori ogni anno. 
Questa è oggi la tana della famiglia Krupp, proprietaria dell’impero siderurgico più potente del mondo, tanto che nel vocabolario tedesco il loro nome è indicato come sinonimo di «forte». Il concetto è chiaro. 
È con lo spirito di chi tenta un’impresa impossibile che gli operai di Copparo incontreranno i giganti. La logica che ha portato all’annuncio dei 611 licenziamenti spietata: alleggerire i costi dello stabilimento per renderlo più appetibile a un ipotetico acquirente. Contro ogni logica, i manager spiegano che – in una fabbrica con un fatturato di 500 milioni di euro e che esporta il 90 percento della sua produzione in 80 paesi diversi -, il problema è rappresentato dal costo del lavoro. Non le strategie sbagliate, non la poca lungimiranza e la sostanziale incapacità di leggere una realtà, dunque un mercato, in evoluzione: se le cose cominciano a mettersi male le prime teste a saltare sono quelle di chi siede sul gradino più basso della piramide. Probabilmente gli operai della Berco torneranno a casa con niente in mano. Sconfitti, ma mai definitivamente arresi.

Esodati

GOVERNO – ITALIA, CAPITALE&LAVORO
E presto tocca alle pensioni

 

ANTONIO SCIOTTO
28.06.2013

 
Il ministro Giovannini: in settembre penalizzazioni per chi anticipa l’uscita. Sono gli esodati i grandi dimenticati del «pacchetto lavoro». Il titolare del Welfare: ci pensiamo dopo l’estate. Ma sono ancora tanti e senza reddito

 

All’indomani del varo del «pacchetto lavoro», mentre il presidente del consiglio Enrico Letta è a Bruxelles per il Consiglio europeo, in Italia si fanno i conti sui possibili effetti che la misura potrà generare. Innanzitutto la stima del ministro del Welfare Enrico Giovannini, che si aggiunge alla previsione di Letta, secondo il quale si potranno creare 200 mila posti di lavoro: Giovannini ha quantificato ieri in un calo del 2% la disoccupazione giovanile, quella appunto della fascia 18-29 anni, oggi al 25%. 
Dati preoccupanti, soprattutto sull’indice generale della disoccupazione, sono arrivati invece dal Centro studi della Confindustria: i senza lavoro dovrebbero salire al 12,4% a fine 2013 (13,9% includendo la cig) e al 12,7% a fine 2014 (14% con la cig). Quindi, insomma, il «pacchetto» potrebbe solo rappresentare una goccia, non certo il toccasana universale. Ancora, la Confindustria vede ancora attuale la possibilità che si sfori il 3% del deficit. 
Il ministro Giovannini, ieri, illustrando il nuovo decreto, ha quindi cercato di rassicurare, annunciando però che a settembre potrebbero arrivare nuove riforme, ad esempio il ritocco della legge Fornero sul tema delle pensioni. Proprio nell’ottica della creazione di nuovi posti. 
«Abbiamo deciso di rinviare a settembre eventuali modifiche alla riforma delle pensioni – ha spiegato il titolare del Welfare – Non si tratta di un intervento a costo zero. Nessuno pensa a una radicale riforma perché l’ultima fatta ha stabilizzato a medio e lungo termine l’intera finanza pubblica». Inoltre «eventuali interventi di flessibilità in cambio di penalizzazioni richiedono calcoli molto complessi e in Parlamento ci sono alcune proposte, ma se l’economia non cresce non avremo pensioni adeguate in futuro». 
Infine, ha ricordato il ministro su un nodo di solito piuttosto caldo, «abbiamo ancora da sistemare alcune questioni come quella degli esodati su cui siamo vicini a una stima. Ma poi ci sono anche gli esodandi e i bloccati che hanno perso il lavoro e non hanno requisiti per la pensione: a seconda di dove si tira la riga, i costi sono diversi».
Gli esodati, infatti, sono per ora tra i grandi esclusi e dimenticati dal «pacchetto»: fino all’ultimo, ancora la settimana scorsa in piazza, i sindacati avevano cercato di puntare i riflettori sulle loro storie. Sono tantissimi quelli rimasti ancora fuori dal recinto dei «salvati» (circa 120 mila persone) dei due interventi dell’allora ministra Elsa Fornero. 
Ma ieri è stato ancora una volta un giorno di polemiche e attacchi all’interno della maggioranza. In particolare il Pdl, mandando avanti il falco Renato Brunetta, ha criticato pesantemente i provvedimenti varati dal governo, soprattutto sul nodo coperture; e poi, new entry nel contesto conti pubblici, sul caso – meglio dire il giallo – dei derivati.
In un’intervista al Financial Times, Brunetta ha puntato il dito sul ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. Lo stato dei conti pubblici è «come la formula della Coca Cola – ha detto – È un segreto. C’è una totale opacità al ministero dell’Economia. Ma il capogruppo Pdl alla Camera non ha chiuso qua: «I provvedimenti sul lavoro? Pannicelli caldi – ha aggiunto – Li ho letti. Se uno ha la forza di leggerli non ne trae nessuna ispirazione positiva. Impatteranno in maniera assolutamente marginale sul mercato del lavoro». Le coperture del rinvio Iva, infine, sono una «partita di giro/raggiro». Il riferimento è ovviamente all’aumento dell’acconto Irpef-Irap e Ires di fine anno, deciso a copertura.
Sfilza di polemiche molto da gioco delle parti, visto che in realtà il Pdl, dal vicepremier Angelino Alfano in giù, anzi proprio dal patto Berlusconi-Letta della vigilia del decreto, ha ovviamente dato il via libera. E comunque Letta ha risposto netto: «Non c’è nessun aumento di tasse».

È la fine dell’era Berisha

ALBANIA – MONDO
È la fine dell’era Berisha, 
Edi Rama sarà premier

 

MARJOLA RUKAJ
28.06.2013

 
Vittoria del Partito socialista. Una vittoria netta, riconosciuta da tutti, con una partecipazione superiore alle politiche precedenti. Flop nazionalista. Da questo voto emerge una situazione che nessuno si aspettava

 

Le politiche del 23 giugno in Albania sono andate secondo il miglior scenario possibile. Isolati incidenti alle votazioni (anche se tragici, con la morte di una persona), un’affluenza maggiore rispetto alle elezioni del 2009 e la partecipazione di molti migranti, in particolar dalla vicina Grecia. (…). E, come non era mai successo nella storia del pluralismo albanese, tutte le forze politiche – tranne i nazionalisti di Kreshnik Spahiu – hanno accettato i risultati. Una maggioranza da record, ben 84 deputati, andrà alla coalizione di centrosinistra con a capo il Partito Socialista di Edi Rama. Mentre sono rimasti solo 56 deputati alla coalizione di centro-destra guidata dal Partito democratico (Pd) di sali Berisha.Non hanno superato la soglia di sbarramento i nazionalisti di Kreshnik Spahiu, gli esponenti della nuova destra scissi dal Pd qualche mese fa, Frd, e nemmeno i candidati indipendenti come l’ex Lsi Dritan Prifti, e l’ex Ps Arben Malaj.Una vittoria quindi molto netta della coalizione di sinistra che ha stupito gli albanesi, ha smentito tutti i sondaggi e anche gli analisti che prevedevano un testa a testa con pochi punti percentuali di differenza tra le due coalizioni principali. Il Pd ha perso persino nelle sue roccaforti come la città settentrionale di Scutari, ed è riuscito a mantenere le posizioni solo nella regione di Tropoja, al confine con il Kosovo, zona di provenienza del premier uscente Berisha. Una sconfitta senza precedenti.Per tre giorni – smentendo le sue abitudini – il premier Berisha non è apparso in tv. (…) Ma il silenzio del premier è durato solo fino alla chiusura dello scrutinio. In seguito Berisha è apparso sotto i riflettori dalla sede del suo partito. Con la voce non più rauca, decisa, ma un volto stanco e impassibile si è congratulato con Edi Rama e i socialisti, e ha annunciato che rinuncia anche a qualsiasi carica all’interno del suo partito, lasciando le sorti del Pd in mano all’attuale sindaco di Tirana Lulzim Basha. «Mi assumo personalmente la responsabilità della sconfitta – ha affermato Berisha. – il nostro avversario è stato più competitivo di noi, per il suo programma elettorale, ma noi non potevamo fare promesse che poi non avremmo potuto mantenere come la sanità gratuita o l’aliquota progressiva».Tra le lacrime dei militanti del Pd e le ovazioni «Sali, eroe, non ci lasciare», Berisha ha affermato esplicitamente di accettare i risultati e ha augurato buon lavoro al nuovo premier, il leader del Partito Socialista.Dopo il discorso di Berisha hanno tirato un sospiro di sollievo tutti gli albanesi che si erano già imbottiti credenze e frigoriferi con riserve di cibo, temendo disordini e violenze.In molti sono rimasti increduli davanti a uno scenario che sarebbe più che normale in altri paesi più democratici, ma che nessuno si aspettava in Albania. Berisha l’inossidabile ha annunciato nel modo più democratico possibile la sua uscita di scena dopo ben 23 anni da protagonista nella politica albanese. (…). Si conclude così un’epoca per gli albanesi che avevano visto in Berisha un punto di riferimento e di certezze clientelistiche, oppure un ostacolo, e il primo responsabile delle difficoltà del paese.Sarà Edi Rama il prossimo premier del paese delle aquile. L’ex sindaco di Tirana, l’artista e il rappresentante dell’Albania urbana progressista e anticonvenzionale ha saputo attirare a sé persino i fedeli di Berisha delle zone più settentrionali del paese. Una vittoria assolutamente imprevista che più che motivata dal programma elettorale del PS e dei suoi alleati sembra essere il risultato di un voto di punizione contro Berisha, e la stanchezza dilagante per lo status quo conflittuale e poco costruttivo che ha caratterizzato la politica albanese negli ultimi 8 anni.Spetterà quindi ai socialisti attuare le riforme necessarie all’integrazione europea del paese e colmare i buchi di bilancio dovuti alle politiche pubbliche molto generose del governo precedente che aveva fatto delle grandi opere pubbliche la sua priorità in economia.A prima vista il governo di sinistra avvia il suo lavoro in un periodo molto difficile ed è a rischio di forte impopolarità, ricordando molto il governo di Fatos Nano dopo la sconfitta di Berisha nel ’97. Rimane solo da augurarsi che il prossimo governo abbia migliori capacità tecniche rispetto ai governi socialisti del passato.Con umiltà e entusiasmo anche Edi Rama ha tenuto un discorso davanti agli albanesi affermando di essere il nuovo premier del paese ma anche il capo-servo degli albanesi e si è prefisso di intraprendere passi decisivi per portare l’Albania più vicina all’Ue.Non sono riusciti invece a superare la soglia di sbarramento i nazionalisti di Alleanza Rosso-nera. Nonostante la grande grinta e le spese esorbitanti con cui hanno iniziato la campagna elettorale, non ha funzionato la loro retorica anacronistica arrivata con almeno 20 anni di ritardo rispetto a quanto è avvenuto – e tragicamente funzionato – nei paesi vicini. (…).Con il voto del 23 giugno i cittadini dell’Albania hanno dimostrato di essere pragmatici, di non meritare i vecchi schemi della politica degli ultimi anni, e di poter decidere democraticamente sulle proprie sorti. Nonostante nessuno ci credesse realmente, le ultime elezioni, sicuramente grazie anche alla cospicua presenza internazionale, hanno apportato il cambiamento che ci si augurava.La scena politica albanese nel prossimo futuro sarà dominata principalmente dal Partito socialista e da un Edi Rama che nonostante abbia tendenze al leaderismo, come dimostrano vari episodi avvenuti all’interno delle strutture del Ps, sarà molto più propenso alla negoziazione e al compromesso di Berisha.Dalla parte opposta dell’arena politica, il Partito democratico dovrà invece reinventarsi, dopo il passo indietro del suo leader carismatico che con il pugno di ferro è stato capace di tenere sotto controllo le personalità più forti all’interno del partito tra cui non da ultimo l’ambiziosa Jozefina Topalli.Difficilmente Lulzim Basha riuscirà a competere con la statura di Berisha, e questo potrebbe portare nella politica albanese alla fine del bipolarismo che l’ha pesantemente caratterizzata sino ad ora. Questo potrebbe comportare grandi vantaggi nel superamento della conflittualità vissuta sino ad ora, ma anche un’asimmetria e un venir meno del ruolo costruttivo dell’opposizione in un parlamento dalla schiacciante maggioranza socialista..Quello che si può dire sicuramente fin da ora è però che l’Albania ha inaugurato una nuova fase di rottura con un passato semi-autoritario e che gli albanesi si sono dimostrati cittadini più consapevoli e reattivi di quattro anni fa.
Osservatorio Balcani e Caucaso

Primo Piano

Primo Piano

 

Dal Consiglio UE 1,5 mld di euro per il lavoro in Italia

Il presidente Letta: “Abbiamo vinto su lavoro e Unione bancaria. Un risultato importante per l’Italia e per l’Unione europea, oggi c’è da sorridere”. In conferenza stampa il presidente del Consiglio, Enrico Letta, commenta soddisfatto l’esito del vertice Ue di Bruxelles sulla disoccupazione giovanile e l’unione bancaria. Chiusa ufficialmente la procedura di disavanzo per l’Italia già decisa dall’Ecofin la scorsa settimana.

Notizie

Novità dalla Presidenza

Notizie dai Ministeri

Tesoro: non esiste alcun pericolo per i conti dello Stato

Il Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’Economia e delle Finanze fornisce precisazioni e chiarimenti utili a comprendere che gli strumenti di protezione dal rischio di interesse oggi gestiti non comportano perdite.

Multimedia

Consiglio dei Ministri n.11 – prima parte 
26/06/2013 – Approvato un decreto legge per migliorare il funzionamento del mercato del lavoro

Consiglio dei Ministri n.11 – seconda parte 
26/06/2013 – Seconda conferenza stampa al termine della riunione a Palazzo Chigi

Palazzo Chigi: incontro Letta – Di Rupo 
20/06/2013 – Punto stampa congiunto al termine dell’incontro

Conferenza del presidente Letta riservata alla stampa estera 
20/06/2013 – Roma, Associazione Stampa Estera: conferenza stampa del Presidente Letta

La nuova legge elettorale approvata dal Consiglio regionale

 

LEGGE TRUFFA

DALL’ASPETTO

UN PO’ “ACERBO”

di Francesco Casula

Nel 1953, De Gasperi per garantire alla DC e ai suoi alleati una maggioranza su una linea centrista, fece approvare in Parlamento una legge che assegnava il 65% dei seggi alla Camera, al partito o al gruppo di partiti apparentati che avessero raggiunto il 50% più 1 dei voti. La Sinistra non solo criticò aspramente la legge, definendola “Legge truffa” ma fece ricorso all’ostruzionismo parlamentare. La nuova legge elettorale votata dal Consiglio regionale, in quanto a “truffa” sopravanza di gran lunga quella di De Gasperi, che al confronto risulta ultrademocratica. Prevede infatti la maggioranza assoluta dei consiglieri regionali (33 su 60) per il Partito o la coalizione che raggiunga il 25% dei suffragi! Ovvero: chi ha il consenso di un quarto dell’elettorato ha diritto al 55%  dei seggi! Frugando nella storia mi son ritrovato invece una legge elettorale che rassomiglia molto a quella regionale votata recentemente: è la fascistissima legge del 1923, soprannominata “legge Acerbo” dal nome del proponente. La legge fu studiata per consolidare definitivamente il fascismo decapitando le opposizioni parlamentari. Essa con l’adozione del principio maggioritario assegnava due terzi dei seggi alla Camera  alla lista che avesse ottenuto più del 25% dei voti! Guarda caso la stessa percentuale dei voti che curiosamente il Consiglio ha deciso per poter assegnare il premio di maggioranza. Così un Partito o una coalizione con un quarto dei consensi popolari potrà disporre del 55% dei seggi e al rimanente 75% dei consensi verrà assegnato il 45% dei seggi. Una soluzione veramente bizzarra! E il diritto di rappresentanza popolare? Brutalmente negato. Ma c’è di più: con gli sbarramenti stabiliti, per potere accedere all’attribuzione dei seggi occorre che le liste di coalizione possano ottenere almeno il 10% dei voti e un singolo partito il 5%. A chi giova tutto ciò? Per evitare che minoranze “fastidiose” e che gruppi “alternativi” e di opposizione al consociativismo e all’inciucio PD-PDL, possano entrare  in Consiglio regionale: ad iniziare dagli Indipendentisti. I partiti minori invece, che si associno, subalterni ai due poli italioti, non hanno problemi: per loro nessun sbarramento. Vi è infine la decisione – peraltro presa dietro il vergognoso voto segreto –  di escludere la doppia preferenza. Così l’auspicato ricambio, con l’ingresso nel Consiglio di donne e giovani, è stato ancora una volta vanificato: la casta non molla! Ma stia attenta: potrebbero esserci delle sorprese.

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 28-6-2013

Funzione Pubblica

 

  Archivio  

Fao

Fao e Ilo esortano i Paesi a proteggere meglio i minori

I governi devono prendere misure per proteggere i minori dai lavori dannosi nel settore della pesca su piccola scala e dell’acquacoltura, hanno denunciato oggi la Fao e l’Ilo, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Secondo un documento guida, pubblicato congiuntamente dalle due agenzie Onu, ”quasi tutti i paesi hanno firmato convenzioni internazionali per proteggere i minori, ma molti non hanno tradotto questi accordi in legislazione nazionale”.

Come risultato, si legge nel documento, molti ragazzi che lavorano nel settore della pesca artigianale e dell”acquacoltura rimangono esposti a condizioni di lavoro difficili e pericolose.

Spesso il loro lavoro consiste nel doversi immergere a profondita” non sicure, spesso di notte; spesso costretti a lunghi orari di lavoro, in impianti di trasformazione non igienici dove sono a rischio di contrarre infezioni; o di venire a contatto con sostanze chimiche tossiche e apparecchiature e attrezzi pericolosi. Le ragazze che lavorano nei depositi di lavorazione del pesce sono anche a rischio di abuso sessuale.

”Il lavoro di questo tipo è intollerabile”, ha denunciato Arni Mathiesen, vice direttore generale della Fao per la Pesca e l’Acquacoltura. ”Colpisce la salute dei minori e la loro capacità di apprendimento, e spesso impedisce loro di frequentare la scuola”.

”Ogni tipo di lavoro che danneggi lo sviluppo fisico, mentale, psicologico, sociale e educativo dei minori, è inaccettabile e viola le convenzioni internazionali”, ha sottolineato a sua volta Constance Thomas, direttore del Programma internazionale dell’Ilo per l’eliminazione del lavoro minorile. ”Dobbiamo far sì che gli accordi volti a proteggere i ragazzi dal lavoro minorile vengano applicati”.

La Fao e l’Ilo stimano che siano circa 130 milioni i ragazzi che lavorano nel settore agricolo, nella zootecnica e nella pesca, rappresentando circa il 60% del lavoro minorile svolto in tutto il mondo. Non sono disponibili dati aggregati che mostrino quanti ragazzi lavorano nel settore della pesca e dell’acquacoltura, ma uno studio del caso suggerisce che il lavoro minorile sia un problema soprattutto delle piccole e medie imprese di pesca e acquacoltura, e di quelle a conduzione familiare.

”Ci sono molte attività nel settore della pesca e dell’acquacoltura che i bambini non dovrebbero fare- continua il Rapporto – . Dobbiamo concentrare i nostri sforzi nel prevenire il lavoro minorile. I programmi per ridurre la povertà e migliorare le tecnologie e le pratiche di pesca elimineranno la necessità di dover ricorrere al lavoro minorile”.