Archivio mensile:agosto 2010

NEWSLETTER LAVORO n. 427 del 26 agosto 2010

 

 

newsletter settimanale per gli operatori del mercato del lavoro

 

Le Novità in materia di Lavoro

>    INAIL: malattia professionale e denuncia telematica

L’INAIL ha affermato che in caso di denuncia per malattia professionale inviata per via telematica, il certificato medico va rimesso all’istituto solo se esplicitamente richiesto.

per accedere alle notizie _

>    Agenzia Entrate: retribuzioni erogate ai dipendenti per lavoro notturno e straordinario

L’Agenzia delle Entrate risponde ad quesito in materia di tassazione agevolata prevista dall’articolo 2, comma 1, del d.l. n. 93/2008 (convertito dalla legge n. 126/2008) alla luce dei chiarimenti forniti dalla circolare congiunta dell’Agenzia delle Entrate e del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali n. 59/E del 22 ottobre 2008.

per accedere alle notizie _

>    Min.Lavoro: campagna di comunicazione dedicata alla sicurezza sui luoghi di lavoro

Il Ministero del Lavoro ha avviato, dal suo sito internet www.lavoro.gov.it, la campagna di comunicazione integrata dedicata alla sicurezza sui luoghi di lavoro “Sicurezza sul lavoro. La pretende chi si vuole bene”.

per accedere alle notizie _

Gli approfondimenti della DPL di Modena

>    Difesa del trasgressore ai sensi della legge 689/81

per accedere alle notizie _

Recensioni

 

A proposito del saggio di Francesco Casula su

La lingua sarda e l’insegnamento a scuola:

di Vincenzo Mereu*

Il tempo col suo volgere inarrestabile stende la sua coltre d’oblio, non solo sugli uomini e le cose, ma anche sulle grandi civiltà, sì che valori e magnificenze, culture e modi di vita restano senza voce e sconosciute per secoli e millenni. Poi la Storia, maestra di vita, suscita ingegni di pensiero e di arte che riscoprono quei mondi che sembravano perduti per sempre e la civiltà riprende il suo corso e fa un balzo in avanti. E’ proprio ciò che è avvenuto nel Quattrocento e nel Cinquecento, quando filosofi, storici ed artisti riscoprirono la civiltà greca e latina, dando corso alle grandi conquiste culturali dell’Umanesimo e del Rinascimento, che hanno permeato di sé i secoli successivi: l’Illuminismo prima e il Romanticismo poi. Un esempio di rinascita spirituale e culturale, che deve servire di modello in questo nostro tempo, in cui l’onda malefica del falso modernismo globalizzato, pianifica e soffoca i grandi valori storici culturali etnici, patrimonio inestimabile di tante nazioni sparse nel mondo, fra cui la Sardegna nella sua unicità storica, archeologica, culturale e linguistica.

I primi che hanno avvertito la necessità culturale di riscoprire il valore storico e identitario di quelle etnie sono stati i Patres Conscripti della Costituente italiana, come ha precisato il Prof. Francesco Casula nel libro preso in esame, che nella Carta Costituzionale hanno inserito l’art. 6, per l’esplicita tutela e valorizzazione delle diverse etnie esistenti nel territorio italiano,così precisato : “ La repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche “.

Il presente libro del Prof. Casula, storico e letterato,“ La lingua sarda e l’insegnamento a scuola. La legislazione europea italiana e sarda a tutela delle minoranze linguistiche “ pubblicato da “Alfa Editrice“ di Quartu Sant’Elena, mette in evidenza che, a seguito di questa grande conquista giuridica, molte altre norme e iniziative sono state approvate e realizzate a livello europeo, nazionale e regionale, per i Diritti Umani Linguistici, presentate nel testo con ampi e opportuni commenti: l’O.C.S.E. che ha istituito l’Alto Commissariato per le Minoranze Nazionali; la Carta Europea; il Consiglio d’Europa; la Legge n° 482 del1999 intitolata “Norme di tutela delle minoranze linguistiche storiche”; la fondazione de “ Su Comitau pro sa limba sarda “ con la raccolta di 13.650 firme; la presentazione al Consiglio regionale di una proposta di legge, per iniziativa di “Nazione Sarda“, “Sardegna Cultura“ e “Mezzogiorno d’Europa“, di iniziativa anche popolare..

Il presente libro è opera di grande rilievo storico e letterario, per la compiutezza del suo insieme, per l’infinita ricognizione storica di date, di elementi lessicali che si sono sovrapposti alla lingua sarda nel corso dei secoli, per la consultazione e lettura di scritti antichi e moderni da parte dell’autore, testimonianti l’origine della lingua sarda e la sua crescita e sviluppo nel tempo; per la denuncia delle azioni politiche e singoli interventi, atti a svilire la lingua sarda e bandirla dalla comune parlata del popolo e dalle scuole, per avere onorato le iniziative di illustri cittadini e di personalità del mondo della cultura, che si sono impegnati con competenza, tenacia e passione per il riconoscimento della lingua sarda, come lingua ufficiale della Nazione Sarda e scuotere la classe politica sarda, indifferente o addirittura ostile al riconoscimento pubblico e giuridico della lingua sarda, come valore fondante dell’identità etnonazionale della Sardegna.

Puntuale la riscoperta dei vocaboli lasciati nella lingua sarda, nei toponimi, nelle piante e in tutta la parlata di allora, dalle dominazioni subìte dalla Sardegna: Fenici, Punici, Romani, Vandali, Bizantini, Pisani, Genovesi, Catalani, Spagnoli, Piemontesi. Una lingua così fatta, durata presso i Sardi per tanti secoli, fino alla cacciata dalla scuola dal Fascismo.

Da tutto questo si intuisce la competenza, la costanza e la passione con cui il Prof. Casula ha dato voce al suo libro, prezioso per la conoscenza delle vicissitudini attraversate dalla lingua sarda, nel suo lungo percorso attraverso il tempo. Ciò non ci può meravigliare, se appena si pensa all’impegno con cui il Prof. Casula, ormai da tanti decenni, s’impegna nella battaglia per la salvaguardia della storia, della cultura, dell’identità sarda e soprattutto della lingua sarda, con centinaia di articoli sui giornali, riunioni e convegni, essendo stato anche per anni componente dell’Osservatorio Regionale per la lingua sarda. Attività sempre tesa all’inserimento della lingua sarda nelle scuole di ogni ordine e grado.

Se la lingua sarda non entrerà nelle scuole come materia d’insegnamento, nel volgere di pochi anni scomparirà del tutto, insieme alla sua storia e la sua cultura e la Sardegna perderà ogni traccia della sua identità, dissolta nel “mare magnum “ della globalizzazione mondiale. I valori etnici della Sardegna ormai hanno raggiunto il limite della loro sopravvivenza, sottoposta all’imperio degli abusi dei Governi centrali, addirittura con la perdita della sua identità territoriale: la Costa Smeralda , data in pasto alla voracità dei miliardari di tutto il mondo, che ne hanno fatto i loro “Paradisi“, cancellandone ogni traccia di sardità, ormai interdetta agli stessi Sardi, accessibile solo ai giovani sardi per le pulizie delle ville di lor signori ; lungo le splendide coste colate di cemento che ne hanno deturpato l’immagine e sconvolto l’incantevole paesaggio; le belle colline della Marmilla sventrate dalle miniere d’oro degli Australiani, che si sono portati via circa dieci tonnellate d’oro, lasciando nel terreno il veleno del cianuro; immense aree costiere e interne occupate dalle piazzeforti militari, con le esercitazioni militari, che hanno recato malattie e morte fra le popolazioni confinanti. Così è stata deformata la bella immagine della amata Sardegna. Storia, Cultura e Lingua sarda hanno subìto la stessa sorte. Questo e altro ancora ha comportato l’opera nefasta permessa e incoraggiata dalla classe politica sarda, condotta durante tutti i decenni dell’Istituto autonomistico.

Oggi la situazione identitaria della Sardegna si presenta ancor più grave: ormai continentalizzata, sta perdendo ogni tassello della sua bella immagine e, “sic stantibus rebus“, ( stando così le cose ) è prevedibile anche che vengano istituite cattedre di lingua lombarda, considerato che molti sardi già parlano con inflessioni di voce caratteristiche di fonemi milanesi. Considerata tale situazione il prezioso patrimonio storico e museale resterà confinato entro le mura dei musei, fra l’indifferenza di tutti o destinato alla distratta curiosità del turista. Che cosa fare per recuperare l’identità della Sardegna con la sua lingua, la sua storia e la sua cultura, partendo dalle sue macerie? Creare una nuova coscienza identitaria del popolo? Impresa difficile, anzi impossibile, se si pensa alla pubblica mentalità ormai formata dalle convinzioni di un falso modernismo, creato dalle televisioni, asservite ai poteri perversi, e dalle luminarie abbaglianti, diffuse dagli stessi politicanti sardi e dai politici-mercanti di oltre Tirreno, ormai insediati stabilmente in Sardegna. Da quanto è stato puntualizzato, risulta che la lingua sarda e la sua cultura, si potranno salvare soltanto con il loro inserimento nelle scuole: questa la proposta di Casula nel saggio che stiamo analizzando. A tal fine è indispensabile organizzare tanti convegni, distribuiti in diverse aree del territorio, con il coinvolgimento dei politici regionali, per convincerli a porre in essere provvedimenti legislativi, per l’introduzione della lingua sarda nei vari ordini e gradi della scuola e, anche per creare un certo risveglio identitario in seno al popolo.

Il recupero della lingua sarda non riguarda soltanto l’immagine storica della Sardegna, ma riguarda anche un grande arricchimento culturale. Infatti la lingua sarda non deve essere insegnata solo teoricamente, come si insegnano le lingue straniere e anche italiana, ma sulla base di una pedagogia moderna, come propone l’autore del libro nella prefazione e nel testo. Ciò comporta un assunto pedagogico e didattico volto alla “ ricerca attiva “, nel vasto campo della storia e dell’archeologia, delle tradizioni popolari e del prezioso patrimonio museale, presente e conservato sapientemente in Sardegna. Occorre quindi una “Scuola Attiva“ e un insegnamento “oggettivo“, lasciati in eredità dai grandi pedagogisti come: il grande A. Ferrier , Amos Comenski, John Dewey, Giuseppe Lombardo Radice, e tanti altri della “Scuola Attiva“ che ha profondamente modificato il modo di “fare scuola“ nel secolo scorso e di apprendere la cultura, nel processo di formazione dei discenti.

Nella prospettiva di una scuola così organizzata, viene ampliato a dismisura il campo operativo delle conoscenze, apprese in maniera critica per la scoperta dei loro valori e in maniera comparativa rispetto alle cose e ai modi di vita della società attuale e in rapporto alle altre culture. Da questa metodologia nascono i “Centri d’interesse“, che si propongono nel seguente esempio esplicativo: una scolaresca visita un museo archeologico, che possiede una infinità di reperti, tra i quali si osserva una falce arrugginita. Nasce spontanea la domanda: a che cosa è servita ? E’ servita per mietere il grano. Il grano diventa così un “centro d’interesse“ a cui la ricerca risponde con una serie di notizie: dopo la mietitura il grano col calpestio dei buoi e cavalli veniva ridotto in paglia e chicchi, che col vento venivano spagliati. Il grano così ripulito veniva conservato nei solai, da cui la massaia prendeva il tanto necessario per il pane per una settimana; il grano veniva macinato con la mola sarda fatta girare dall’asinello (osservare la mola sarda e il suo funzionamento) e così si otteneva la farina che veniva setacciata per togliere la crusca; la farina con acqua, sale e lievito veniva impastata e durante la notte veniva lavorata per ottenere un ottimo pane, che al mattino veniva infornato e cotto. Da queste notizie nasce la curiosità della ricerca che si arricchisce anche di altri particolari e di modi di vita. Il “centro d’interesse“ esemplificato è valido per ogni reperto museale, per i monumenti dell’antichità e per ogni altro tipo di ricerca .

Altra fonte di ricerca le tradizioni popolari e il folklore, disponibili per puntuali osservazioni : i costumi caratteristici, strumenti musicali, organetto, launeddas, sulitu, musiche e canti che fanno sentire l’eco indimenticabili di fatti storici; infatti in certi canti e nenie vi risuona il pianto accorato delle mamme che perdevano le figlie rapite dai pirati, o esprimono la forza della ribellione dei Sardi all’arroganza dei dominatori, mentre le musiche esprimono incanti delle voci della bella Natura o gioie di avvenimenti festanti o il grido della rivolta per la libertà. Questo excursus pedagogico potrebbe sembrare fuori posto in questo breve commento, invece mette in evidenza il valore di quella lingua sarda illustrata e ampiamente commentata nel libro del Prof. Casula. La lingua sarda considerata in questo reale valore, nell’attività insegnativa diventa stimolo alla conoscenza e fonte inesauribile di cultura, aperta al confronto con le altre etnie e con la cultura dominante

Il libro “ La lingua sarda e l’insegnamento nella scuola ….” , nuovo di edizione e di stile di Francesco Casula, merita quindi un’attenta lettura, per l’ interesse, le riflessioni, le considerazioni che suscita nel lettore, polarizzato al recupero della lingua sarda e alla formazione di una nuova coscienza storica e identitaria della Sardegna. E che libro sarebbe se non suscitasse risposte?

*Vincenzo Mereu, già direttore didattico, scirttore. Fra l’altro è autore del romanzo “Messi d’oro sulle colline” (ed. Contendium Cagliari 1999); “Pupillu, Menduledda e su Dindu GLU’ GLU’” (Alfa Editrice, Quartu, Maggio 2003) e altre opere.

NEWSLETTER LAVORO n. 426 del 24 agosto 2010

e

Invalidità civili: casi di sospensione del pagamento delle prestazioni
25/08/2010

Con Messaggio n. 21227 del 13 agosto 2010, l’Inps comunica di avere avviato la procedura di sospensione, a partire dal prossimo 1° settembre, del pagamento delle prestazioni per gli invalidi civili che non abbiano risposto alla convocazione a visita medica di controllo.

In particolare sono interessati all’operazione le seguenti categorie di cittadini:

  • cittadini ultrasettantenni che non abbiano risposto all’invito a visita domiciliare, dopo che Postel abbia comunicato all’Inps i seguenti esiti della raccomandata : “compiuta giacenza”, oppure, “consegnata”;
  • cittadini infrasettantenni che non si siano presentati a visita ambulatoriale, dopo che Postel abbia comunicato all’Inps uno dei seguenti esiti della convocazione inviata per raccomandata: “compiuta giacenza”, “consegnata”, “respinta al mittente”.

Il Messaggio dell’Inps, nel precisare che alle persone interessate verrà inviata una lettera informativa della procedura di sospensione del pagamento della prestazione, espone anche le modalità per l’eventuale ripristino del pagamento.


Inps, Messaggio n.21227 del 13 agosto 2010

 

 

 

 

 

 

newsletter settimanale per gli operatori del mercato del lavoro

 

Le Novità in materia di Lavoro

>    Min.Lavoro: costo orario del lavoro per il settore Turismo – comparto pubblici esercizi «Ristorazione collettiva»

Il Ministero del Lavoro ha pubblicato il Decreto 28 luglio 2010 contenente la determinazione del costo orario del lavoro per i lavoratori dipendenti da aziende del settore Turismo – comparto pubblici esercizi «Ristorazione collettiva», riferito ai mesi di gennaio e settembre 2010.

per accedere alle notizie _

>    Min.Lavoro: costo orario del lavoro per il settore Turismo – comparto aziende alberghiere

Il Ministero del Lavoro ha pubblicato il Decreto 28 luglio 2010 contenente la determinazione del costo orario del lavoro per i lavoratori dipendenti da aziende del settore Turismo – comparto aziende alberghiere, riferito ai mesi di gennaio e settembre 2010.

per accedere alle notizie _

>    INPS: comunicazione obbligatoria per l’attivazione di un rapporto di lavoro domestico

L’Inps informa che sito internet www.inps.it è operativa una nuova versione della comunicazione obbligatoria per l’attivazione di un rapporto di lavoro domestico.

per accedere alle notizie _

>    INPS: integrazioni salariali e compatibilità con redditi da lavoro

L’INPS ha fornito importanti indicazioni circa la cumulabilità del trattamento integrativo salariale con redditi di lavoro autonomo o subordinato, premettendo che le indicazioni già fornite con la circolare n. 179/2002 si intendono superate.

per accedere alle notizie _

>    INPS: sgravio contributivo sui premi di risultato – anno 2009

L’Inps ha comunicato, alle imprese interessate che, con riferimento ai premi di risultato relativi al 2009, la decontribuzione dovuta è pari al 2,25% e che le aziende possono conoscere l’esito dell’istanza accedendo telematicamente al sito INPS (www.inps.it) alla sezione “Sgravi contrattazione II livello 2009”.

per accedere alle notizie _

>    Funzione Pubblica: incarichi dirigenziali per ex dirigenti sindacalisti

Il Dipartimento della Funzione Pubblica ha affermato che gli ex Dirigenti sindacali non possono, dopo il 15 novembre 2009, ottenere incarichi “sola gestione del personale”.

per accedere alle notizie _

>    INAIL: assicurazione anche per i “call center casalinghi”

L’INAIL ha affermato che l’assicurazione INAIL concerne anche i lavoratori addetti alla propaganda commerciale che utilizzano un telefono a linea fissa, in quanto sussiste il rischio professionale dell’incendio innescato da possibili dispersioni, falsi contatti e surriscaldamenti.

per accedere alle notizie _

>    TFR: aggiornato il coefficiente di rivalutazione per il mese di agosto 2010

Per i rapporti di lavoro cessati nel periodo 16 luglio – 15 agosto 2010, le quote di TFR accantonate al 31 dicembre 2009, vanno rivalutate dell’1,869109%.

per accedere alle notizie _

>    INPS: pensione e fondo di solidarietà

L’Inps ha affermato che il diritto alla pensione di chi accede al fondo di solidarietà deve essere valutato sulla scorte dei requisiti per la pensione ed alla prima decorrenza utile.

per accedere alle notizie _

>    INPS: integrazione salariale e formazione “in the job”

L’INPS ha dettato alcune disposizioni operative per le proprie strutture territoriali per la formazione lavorativa dei lavoratori percettori di reddito integrativo.

per accedere alle notizie _

>    INPS: distacco di lavoratori italiani all’estero

L’Inps ha affermato che, all’atto del rilascio del formulario A1 (che è il certificato con il quale si dichiara la legislazione di sicurezza applicabile all’interessato), vanno comunicate, a cura delle stesse sedi, all’Istituto competente dello Stato di destinazione del lavoratore, le informazioni sulla legislazione che si applica nel nostro Paese.

per accedere alle notizie _

>    CIVIT: approvati gli standard di valutazione per le PA

La CIVIT ha approvato gli “indirizzi in materia di parametri e modelli di riferimento del sistema di misurazione e valutazione della performance”.

per accedere alle notizie _

>    Min.Lavoro: disposizioni in materia di sicurezza stradale

Il Ministero del Lavoro ha fornito, ai propri organi di vigilanza, i primi chiarimenti operativi correlati all’art. 30 della Legge n. 120/2010 che ha riformato talune sanzioni in materia di autotrasporto.

per accedere alle notizie _

>    Contratti: rinnovato il CCNL per gli imbarcati delle cooperative di pesca

In data 28 luglio 2010 è stato siglato il contratto collettivo per gli imbarcati delle cooperative di pesca.

per accedere alle notizie _

>    DPL Macerata: siglato un protocollo d’intesa in materia di videosorveglianza

In data 3 agosto 2010, la Direzione provinciale del lavoro di Macerata ha sottoscritto, con la partecipazione di tutto il mondo sindacale e datoriale del territorio, un protocollo d’intesa in materia di videosorveglianza.

per accedere alle notizie _

Le Sentenze della Corte di Cassazione in materia di Lavoro

>    Prescrizione obbligatoria ex art. 15 D.L.vo n. 124/2004 e azione penale

per accedere alle notizie _

Gli approfondimenti della DPL di Modena

>    Le nuove sanzioni in materia di autotrasporto

>    Ampliate le possibilità di rilascio del Durc

>    I ricorsi amministrativi avverso i provvedimenti ispettivi

per accedere alle notizie _

INPS: circolari e messaggi

 


Gentile Cliente,
Le inviamo gli ultimi Messaggi Hermes pubblicati sul sito www.INPS.it > Informazioni > INPS comunica > normativa INPS: circolari e messaggi

 

>>> Titolo: Messaggio numero numero 21567 del 20-08-2010
Contenuto: Comunicazione obbligatoria per l’attivazione di un rapporto di lavoro domestico.
Tipologia: MESSAGGIO

>>> Titolo: Circolare numero numero 117 del 17-08-2010
Contenuto: Sisma Abruzzo 2009: ulteriore proroga della sospensione del versamento dei contributi e modalità di recupero. Istruzioni contabili. Variazioni al piano dei conti.
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Messaggio numero numero 21389 del 17-08-2010
Contenuto: Anno 2009. Sgravio contributivo a favore della contrattazione di secondo livello. Decreto interministeriale 17 dicembre 2009. Modalità operative per la fruizione del beneficio contributivo.
Tipologia: MESSAGGIO

Lo staff di NewsLetter Hermes


Ulteriori informazioni di interesse generale si possono trovare sul sito dell’Istituto www.INPS.it sezione InformazioniINPSComunica


Questo servizio è gratuito ed è offerto dall’INPS, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. Per non ricevere più le NewsLetter HERMES rispondere (reply) a questa e-mail specificando nell’oggetto (subject): Cancella NewsLetter Hermes


nota sulla Tutela dei Dati Personali

INPS: circolari e messaggi

 


Gentile Cliente,
Le inviamo gli ultimi Messaggi Hermes pubblicati sul sito www.INPS.it > Informazioni > INPS comunica > normativa INPS: circolari e messaggi

 

>>> Titolo: Messaggio numero numero 21227 del 13-08-2010
Contenuto: Piano straordinario di verifiche INVCIV ai sensi dell’art.80 della legge 133/2008 INVCIV â?? ulteriori provvedimenti di sospensione d’ufficio.
Tipologia: MESSAGGIO

>>> Titolo: Messaggio numero numero 21181 del 12-08-2010
Contenuto: Art. 12 legge 30 luglio 2010, n 122. Abrogazione art. 28 legge 1450/56 e art. 3, comma 14, del D.Lgs. n. 562/96 .Prime istruzioni operative.
Tipologia: MESSAGGIO

>>> Titolo: Messaggio numero numero 21172 del 12-08-2010
Contenuto: Legge 30 luglio 2010, n. 122 di conversione con modificazioni del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 recante “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica”: prime istruzioni in materia di comunicazioni dei dati reddituali per i titolari di prestazioni
Tipologia: MESSAGGIO

>>> Titolo: Messaggio numero numero 21171 del 12-08-2010
Contenuto: I nuovi requisiti per l’accesso alla prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà di settore di cui all’articolo 2 della legge 23 dicembre 1996, n. 662.
Tipologia: MESSAGGIO

>>> Titolo: Circolare numero numero 116 del 10-08-2010
Contenuto: Convenzione tra l?INPS e l?Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi Civili (ANMIC), per la riscossione dei contributi associativi previsti dall?art.1 undecies della legge 21 ottobre 1978, n.641. Istruzioni procedurali e contabili (circolare n.235/1999).
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Circolare numero numero 115 del 10-08-2010
Contenuto: Convenzione tra l?INPS e la UIL (Unione Italiana del Lavoro) ai sensi dell?art. 18 della legge 23 luglio 1991 n. 223, per la riscossione dei contributi associativi sulle prestazioni temporanee dovuti dagli iscritti alle Organizzazioni sindacali aderenti. Istruzioni procedurali e contabili.
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Circolare numero numero 114 del 10-08-2010
Contenuto: Convenzione tra l?INPS e la CUB (Confederazione Unitaria di Base) ai sensi dell?art. 18 della legge 23 luglio 1991 n. 223, per la riscossione dei contributi associativi sulle prestazioni temporanee dovuti dagli iscritti alle Organizzazioni sindacali aderenti. Istruzioni procedurali e contabili.
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Circolare numero numero 113 del 10-08-2010
Contenuto: Convenzione tra l?INPS e l?UNTIA (Unione Nazionale Tutele In Agricoltura) ai sensi dell?art. 18 della legge 23 luglio 1991 n. 223, per la riscossione dei contributi associativi dovuti dai propri iscritti sulle prestazioni temporanee. Istruzioni procedurali e contabili. (Circolare 2001, n. 13).
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Circolare numero numero 112 del 10-08-2010
Contenuto: Convenzione tra l?INPS e l?UNSIC (Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori) ai sensi dell?art. 18 della legge 23 luglio 1991 n. 223, per la riscossione dei contributi associativi dovuti dai propri iscritti sulle prestazioni temporanee. Istruzioni procedurali e contabili. (Circolare
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Circolare numero numero 111 del 10-08-2010
Contenuto: Convenzione tra l?INPS e l?UCI (Unione Coltivatori Italiani) ai sensi dell?art. 18 della legge 23 luglio 1991 n. 223, per la riscossione dei contributi associativi dovuti dai propri iscritti sulle prestazioni temporanee. Istruzioni procedurali e contabili. (Circolare 2000, n. 73).
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Circolare numero numero 110 del 09-08-2010
Contenuto: Convenzione tra l?INPS e la FE.L.TE.P. (Federazione Lavoratori Temporanei Padani) ai sensi dell?art. 18 della legge 23 luglio 1991 n. 223, per la riscossione dei contributi associativi dovuti dai propri iscritti sulle prestazioni temporanee. Istruzioni procedurali e contabili. (Circolare 2007, n.
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Circolare numero numero 109 del 09-08-2010
Contenuto: Convenzione tra l?INPS e l?A.I.L.P. (Associazione Italiana Lavoratori e Pensionati) ai sensi dell?art. 18 della legge 23 luglio 1991 n. 223, per la riscossione dei contributi associativi dovuti dai propri iscritti sulle prestazioni temporanee. Istruzioni procedurali e contabili. (Circolare 2006, n.
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Messaggio numero numero 20933 del 09-08-2010
Contenuto: Contenzioso giudiziario: disposizioni operative in tema di esecuzione delle sentenze e dei pignoramenti in danno all’Istituto.
Tipologia: MESSAGGIO

>>> Titolo: Messaggio numero numero 20901 del 09-08-2010
Contenuto: Si trasmette il comunicato stampa diramato in data odierna dall?Ufficio Stampa dell?Istituto alle agenzie di stampa e ai quotidiani a diffusione nazionale.
Tipologia: MESSAGGIO

>>> Titolo: Messaggio numero numero 20870 del 09-08-2010
Contenuto: ad una asl diversa da quella di propria competenza (località di residenza), di essere sottoposti a visita presso l?ASL del domicilio. Tale funzione è denominata ?gestione visita per delega? (rogatoria).
Tipologia: MESSAGGIO

>>> Titolo: Circolare numero numero 108 del 09-08-2010
Contenuto: Decreto legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122.
Tipologia: CIRCOLARE

Modalità operative per sgravio contributiv

o
Data pubblicazione: 17/08/2010

Testo NewsCon il Messaggio%20numero%2021389%20del%2017-08-2010.pdf vengono fornite le modalità operative per la richiesta, da parte delle aziende ammesse al beneficio, dello sgravio contributivo a favore della contrattazione di secondo livello. Per quanto riguarda l’entità dello sgravio, si ricorda che gli importi comunicati ai datori di lavoro ammessi costituiscono la misura massima dell’agevolazione da conguagliare.

Sisma Abruzzo: ulteriore proroga sospensione contributiva

 

Testo della news

Data pubblicazione: 17/08/2010

Testo NewsCon la Circolare%20numero%20117%20del%2017-08-2010.pdfvengono fornite le indicazioni necessarie per poter fruire della ulteriore proroga del versamento dei contributi, introdotta dalla legge 122/2010 di conversione del decreto legge 78/2010 in favore dei soggetti colpiti dal sisma del 6 aprile 2009 in Abruzzo. Sono interessati al beneficio le persone fisiche titolari di redditi d’impresa o di lavoro autonomo e i soggetti diversi dalle persone fisiche con volume di affari non superiore a 200mila euro. I contributi previdenziali ed assistenziali, il cui pagamento viene sospeso, sono quelli con scadenza dal 1° luglio 2010 al 15 dicembre 2010.

Sisma Abruzzo: ulteriore proroga sospensione contributiva

 

Testo della news

Data pubblicazione: 17/08/2010

Testo NewsCon la Circolare%20numero%20117%20del%2017-08-2010.pdfvengono fornite le indicazioni necessarie per poter fruire della ulteriore proroga del versamento dei contributi, introdotta dalla legge 122/2010 di conversione del decreto legge 78/2010 in favore dei soggetti colpiti dal sisma del 6 aprile 2009 in Abruzzo. Sono interessati al beneficio le persone fisiche titolari di redditi d’impresa o di lavoro autonomo e i soggetti diversi dalle persone fisiche con volume di affari non superiore a 200mila euro. I contributi previdenziali ed assistenziali, il cui pagamento viene sospeso, sono quelli con scadenza dal 1° luglio 2010 al 15 dicembre 2010.

Comunicazioni dei dati reddituali per le prestazioni legate al reddito


Testo della news

Comunicazioni dei dati reddituali per le prestazioni legate al reddito
Data pubblicazione: 13/08/2010

Testo News

La legge 30 luglio 2010, n. 122, recante “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica”, ha introdotto alcune modifiche in materia di comunicazione dei dati reddituali per le prestazioni collegate al reddito. Con il Messaggio%20numero%2021172%20del%2012-08-2010.pdfl’Inps detta le prime istruzioni per la trasmissione dei dati da parte dei titolari di tali prestazioni.

Comunicazioni dei dati reddituali per le prestazioni legate al reddito

 

Testo della news

Comunicazioni dei dati reddituali per le prestazioni legate al reddito
Data pubblicazione: 13/08/2010

Testo News

La legge 30 luglio 2010, n. 122, recante “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica”, ha introdotto alcune modifiche in materia di comunicazione dei dati reddituali per le prestazioni collegate al reddito. Con il Messaggio%20numero%2021172%20del%2012-08-2010.pdfl’Inps detta le prime istruzioni per la trasmissione dei dati da parte dei titolari di tali prestazioni.

La Lingua Sarda di Francesco Casula

 

martedì, 11 maggio 2010

IL MISTERO DEI NURAGHI (romanzo)

PRESENTAZIONE DEL LIBRO IL 15 MAGGIO ORE 17,00

presso Jolly hotel (circonvallazione Pirri -Cagliari-)

( Relatore Prof. Francesco Casula )
(Lettore Carmen Salis )

*

In tempi recenti si sono sviluppate alcune teorie che vedrebbero nella Sardegna la mitica isola di Atlantide, abitata, in tempi remoti, da un popolo evoluto in possesso di tecnologie avanzate, alcuni anni fa è avvenuto il ritrovamento delle statue di monte Prama che hanno fatto vacillare alcune certezze acquisite in precedenza; nella zona di Pauli Arbadei, gli abitanti locali riferiscono notizie sul ritrovamento di scheletri di notevole altezza successivamente occultati dalla scienza ufficiale. Seguendo questo filo enigmatico, nasce “Il mistero dei nuraghi”, un romanzo di avventura in terra sarda con personaggi dai nomi tipicamente locali. Tutto il racconto segue una trama fantastica e racchiude molte informazioni della nostra bella e misteriosa isola, informazioni che invitano a pensare e riflettere, esse vengono assimilate, senza diventare noiose, dall’incalzare degli avvenimenti. Chi ha letto, con soddisfazione, i racconti di Indiana Jones, anche qui troverà appagato il suo divertimento in una storia scorrevole e avventurosa dove i lettori sardi riconosceranno i luoghi e potranno identificarsi nel carattere aperto e gioviale dei personaggi, mentre i non sardi avranno modo di apprendere importanti informazioni della nostra cultura. Nel racconto, la fantasia e l’archeologia si fondono insieme lasciando spesso ampio spazio alla descrizione della realtà e dei luoghi.

Riporto di seguito la trama del racconto che si può leggere nella seconda copertina del libro.

Un misterioso filo conduttore collega i fatti di Roswell del 1947 e altri avvenimenti del lontano passato con la Sardegna e i nuraghi; queste vicende porteranno il protagonista, Paolo Maxia, ad iniziare una suggestiva avventura in territorio sardo alla scoperta del segreto dei nuraghi; egli si troverà coinvolto, suo malgrado, insieme all’amico americano George, a giocare una partita senza esclusione di colpi contro i servizi segreti sovietici che vogliono carpire le importanti scoperte archeologiche di George. Dopo una sequenza di peripezie che porteranno Paolo a rischiare la vita insieme al suo fedele cane Furittu, proprio quando egli sta per desistere da questa pericolosa avventura, le stupefacenti rivelazioni sulla base USA di Santo Stefano, uno straordinario concatenarsi di eventi della seconda guerra mondiale e la consapevolezza di lottare per il futuro dell’umanità, lo convinceranno a continuare l’azione insieme a Rosa, agente segreto americano, e ad aiutarla nel compimento della sua missione. I protagonisti avranno a che fare con agenti russi, banditi sardi e carabinieri nella fantastica cornice dei monti del Gennargentu e del Supramonte; tutte le traversie che dovranno affrontare saranno il prezzo da pagare per giungere, finalmente, a svelare il mistero dei nuraghi.

DAL 1° CAPITOLO
Vista dal finestrino dell’aereo, Cagliari appariva al viaggiatore come una ridente, ordinata e operosa cittadina di provincia, disposta su alcune alture che si affacciavano sul mare e sul colle più alto era stata costruita la parte più antica della città, circondata da vecchie mura di cui si potevano intravedere ancora i resti, si capiva che era la parte più antica anche per via delle strade molto strette e per l’altezza degli edifici piuttosto contenuta. Fuori da quelle antiche mura si era sviluppata la città più moderna le cui strade si allargavano sempre più, proporzionalmente all’allontanamento dalla parte vecchia. La città era ubicata al centro di un golfo i cui bracci si intravedevano facilmente attraverso una leggera foschia mattutina e possedeva un porto dove erano attraccate alcune navi. L’aereo compiva lenti giri circolari sulla città in attesa dell’assenso all’atterraggio e si poteva notare, adiacente al nucleo urbano, una lunga spiaggia bianchissima su cui si riflettevano i raggi del sole, una spiaggia lunga alcuni chilometri la cui battigia sprofondava in un mare verde smeraldo incorniciato da una curiosa montagna a forma di sella, protesa sul mare. La prima impressione che Paolo ne ricavò corrispondeva esattamente ai racconti di suo padre e sua madre durante le tranquille serate sonnacchiose trascorse nella loro casa in riva all’oceano Indiano sulla costa del Madagascar ma lo smeraldino colore del mare che vedeva non aveva eguali in nessun altro luogo che egli avesse visitato. Si chiamava Paolo Maxia e aveva 38 anni, dopo la morte dei genitori avvenuta 4 mesi prima in un incidente d’auto, decise di vendere il villaggio turistico fondato dal padre dopo una vita di sacrifici trascorsa lavorando su una piattaforma petrolifera al largo dalla costa del Madagascar e ritornare nella terra dei genitori che, pur avendo conosciuto solo in giovanissima età, sentiva di amare, quasi che la nostalgia che spesso traspariva dai loro racconti si fosse materializzata in lui e avesse acceso nel suo animo il desiderio di tornare nella terra natia.

DAL 2° CAPITOLO
–Sono venuto in quest’isola—disse George mentre cercava di tenere il passo – perché fra i miei studi di archeologia la Sardegna sembra essere il fulcro di alcune mutazioni nella cultura egizia e sto seguendo le tracce di questo misterioso popolo, nativo dell’isola, che furono gli Shardana, lungo le rotte frequentate nell’antichità. Ho trovato reperti in Mesopotamia, in Grecia, a Creta, in Egitto, in Palestina e a Simbabhwes dove essi arrivarono circumnavigando l’Africa per sfruttare le miniere di stagno necessarie a produrre il bronzo. È un popolo misterioso che mi ha sempre affascinato per il suo ingegno nel costruire navi veloci ed all’avanguardia rispetto a quelle dei nemici, le loro, infatti, erano velocissime e prive di timone e potevano manovrare grazie ad uno strano attrezzo montato sulla tolda delle navi insieme ad un albero e di cui ancora non si è scoperta la struttura. Il museo egizio del Cairo ha incaricato il professor Blair, di cui sono amico e collaboratore, di svolgere ricerche sul regno di Amenophe IV e Nefertiti poiché a quel tempo vi fu un contatto con gli Shardana che riportò gli egizi ad un culto monoteista; si tratta di un periodo vicino al 1400 a.C., io sto svolgendo alcuni studi preliminari in attesa di essere raggiunto dal professore fra circa 20 giorni.-  Gli occhi di Paolo si illuminarono di interesse.  —Ho sentito spesso parlare della popolazione marinara che viveva in questi territori, mio padre mi descriveva spesso i resti degli insediamenti di quelle genti e anche delle spettacolari soluzioni architettoniche con cui costruirono i nuraghi assemblando enormi massi senza alcun tipo di malta, e vorrei vedere da vicino questi capolavori di ingegneria.-

DAL 2° CAPITOLO
Vicino ai due amici, sedeva un uomo anziano dell’apparente età di 70 anni, di statura bassa e con il ventre pronunciato, vestiva pantaloni e casacca di velluto marrone con il tipico cappello che i nativi chiamavano “su berrittu ” e che aveva la foggia caratteristica della “coppola” siciliana, anch’esso, rigorosamente in velluto, leggermente calato sulla fronte rugosa e bruciata dal sole, rughe vistose che si potevano notare anche sul viso e sulle mani, segni tipici di chi lavora all’aria aperta e in campagna. Il vecchietto masticava l’estremità di un sigaro spento e guardava fuori del finestrino con l’aria sonnacchiosa di chi è abituato alla vista di quel paesaggio, ormai monotono, di quel tratto di ferrovia percorso innumerevoli volte, pareva quasi che dormisse con gli occhi aperti, come ipnotizzato dallo scorrere regolare degli alberi ai lati della linea ferrata. Quando il treno fischiò, il vecchio ebbe un sussulto e distolse lo sguardo che andò ad incollarsi sulla figura di George con aria indagatrice e un poco sdegnata dall’abbigliamento inusuale, come ebbe terminato l’ispezione ritornò ai suoi pensieri con l’espressione di chi cerca risposte ai propri quesiti mentali. George starnutì vigorosamente -saluri!!!—gli augurò l’uomo. -Sarà magari l’odore del sigaro che da fastidio? -No, non si preoccupi, spesso i pollini primaverili fanno quest’effetto e quando mi va male soffro anche di forti mal di testa.- Il vecchio annuì e vedendo che George aveva un’aria sofferente, volle dare un consiglio -Voi siete forestieri, vero? Per curare i vostri malanni andate a sedervi sulle pietre delle “tombe dei giganti” e ogni dolore vi passerà, in paese lo facciamo in tanti e vengono anche da fuori per curarsi in questo modo. Dovete sapere che alla mia età, i dolori, spesso, si fanno sentire insistentemente, allora io vado in campagna e mi siedo sulle pietre degli antichi e i dolori vanno via-
Paolo guardò George che aveva dipinta sul volto l’espressione accondiscendente tipica di chi asseconda un pazzo. -Dalle vostre facce vedo che non mi credete, eppure è così. – Dove si trovano le pietre che hanno questi effetti?—incalzò Paolo. – Non ci sono delle pietre speciali, funzionano tutte, qualcuna più delle altre, hanno un’energia vitale che si trasmette alle persone che soffrono eliminando il male. Io vado a sedermi vicino ai menhir de “ su putzu” a Orroli, la zona si chiama così perché c’è un villaggio nuragico attorno ad un pozzo sacro risalenti a circa 5000 anni fa.

DAL 3° CAPITOLO
Percorsero di gran lena quei pochi chilometri di sentiero che li portò a salire sensibilmente di quota. Fu una passeggiata impegnativa che la bellezza dei luoghi e dei paesaggi ripagava ampiamente della fatica e poiché non potevano giungere a destinazione in anticipo sull’orario della chiusura pomeridiana, si concessero alcune soste in prossimità di occasionali corsi d’acqua che durante l’estate si sarebbero asciugati diventando scoscesi sentieri per capre. Quei luoghi erano immersi in un silenzio secolare, interrotto sporadicamente dal grido dei falchetti a caccia di prede o dal suono delle campanelle appese al collo di lontane pecore al pascolo; tutto pareva immutato nei secoli e provenire da un passato identico al futuro. Come Paolo apprese dai commenti uditi occasionalmente, la vita di quelle popolazioni montane non doveva essere molto variegata senza l’intervento di uno stimolo esterno, ma non pareva che quell’isolamento fosse disprezzato, anzi, negli ultimi anni con l’avvento del turismo di massa, fortunatamente, assiduo solo in alcuni periodi, si avvertiva spesso la necessità di un occasionale distacco. Erano ormai trascorse le 13,30 quando tziu Peppeddu, appena salito su una grossa roccia, esclamò: -ragazzi, ci siamo, ecco il nuraghe Arrubiu, potete vedere che è rosso perché è ricoperto di una minuta vegetazione rossiccia e infatti il suo nome “Arrubiu” significa proprio questo. La sua maestosità riesce sempre ad emozionarmi perché ai miei occhi appare come un’opera di grande genialità e abilità di cui erano capaci gli antichi e noi sardi ne siamo orgogliosi come gli egiziani lo sono delle piramidi.- Mentre si avvicinavano, l’insediamento nuragico si mostrava in tutta la sua grandezza, si sviluppava in alcune migliaia di metri quadri e il colore rossiccio risaltava immediatamente ma non era uniformemente distribuito sui blocchi di granito che ne costituivano i mattoni bensì, questo strano lichene che ne conferiva il curioso colore, ricopriva le pietre in modo disomogeneo infatti il colore naturale del granito affiorava spesso in quel mare di tenue vegetazione che, a dire il vero, non era di un rosso acceso ma tendeva all’arancio cupo.

DAL 5° CAPITOLO
L’auto sfrecciava veloce verso Desulo che si trovava più a valle; neppure le strette curve dei tornanti fecero desistere Paolo dal premere sull’acceleratore, l’aveva scampata per un soffio e la corsa l’aiutava a scaricare le tensione che aveva accumulato. Dopo pochi minuti incominciò a rilassarsi e poté analizzare meglio tutta la situazione; era evidente che i due assassini si erano separati a Lanusei non avendo alcuna cognizione del luogo dove lui fosse diretto e poiché le ipotesi erano tre come le strade che si dipartivano da Lanusei, dovettero, probabilmente, scartare quella ad est che conduceva ad Arbatax perché, se quella fosse stata la sua meta, avrebbe proseguito il viaggio con il trenino verde che aveva il capolinea proprio in quel paese sulla costa; quindi rimanevano due possibilità: una diretta a nord verso Fonni ed una a sud verso Barisardo, per questo motivo si erano separati, ognuno aveva seguito una probabile via di fuga… Erano ipotesi abbastanza plausibili che balenarono nella mente di Paolo, ora veniva il momento di preparare le prossime mosse visto che, al paese di Desulo, mancavano pochi chilometri, l’uomo che aveva ingannato non avrebbe perso tempo nel salire sull’autobus al bivio con il Monte Spada, o peggio per chiedere un passaggio agli automobilisti; quindi, in breve, se lo sarebbe ritrovato tra i piedi, pronto a fargli la pelle. Non gli era concesso di rilassarsi, doveva assolutamente trovare subito la ragazza. Paolo svoltò in una stradina campestre poco prima di entrare in paese, vi si inoltrò per circa 500 metri, fermò l’auto in uno spiazzo di lato, inoltrandosi nel sottobosco con lo scopo di celarla alla vista, strappò alcuni cespugli e li sistemò per ricoprire il sentiero tracciato dalle ruote, prese i bagagli e aprì la portiera posteriore per far scendere Furittu che era intento a deliziarsi nel rosicchiare le cinture di sicurezza e si avviò verso le prime case del paese tenendosi lontano dalla strada statale.

DALL’ 8° CAPITOLO
Rimasero alcuni minuti in silenzio come ipnotizzati da quella calda fiamma che, scoppiettando, ardeva gli ultimi frammenti di legno bagnati dall’umidità condensata; padre Antioco gettò nel fuoco un grosso ceppo e per primo ruppe il silenzio – Non hai detto se sei venuto in Sardegna per la prima volta o sei ritornato dopo avere trascorso del tempo fuori dall’isola, perchè in quest’ultimo caso, ancora non ne sei cosciente, ma ti sei ammalato da quell’angoscia nostalgica che si chiama ” mal di Sardegna “, esattamente come ne sono ammalato anch’io. Dicono che questo sentimento lo prova chi ha vissuto in Africa ma ti assicuro che non esiste solo il “mal d’Africa”; questa meravigliosa e suggestiva isola canta, emette in tutte le terre del mondo un canto singolare percettibile solo da chi vi è già stato, che si sente irresistibilmente attratto a ritornarvi e a non partire più come le sirene di Ulisse. Mi sono ammalato di Sardegna in una situazione curiosa: fui mandato qui per punizione e per espiare la mia intemperanza, i miei superiori mi trasferirono nel lontano 1945 ed ero molto giovane, a quei tempi si usava la terra sarda come fosse un luogo d’esilio, venivano trasferite tutte le persone che nell’Italia del dopo guerra erano mal viste o mal sopportate per un qualsiasi motivo, per più di un secolo è stata prerogativa di quest’isola accogliere coloro che venivano rifiutati da altre zone, ebbene, queste persone dopo un iniziale inquietudine e risentimento si innamoravano perdutamente e non andavano via mai più. Sono stato missionario in varie parti del mondo, ho stretto amicizie, organizzato servizi e cure nei paesi del terzo mondo ma ho chiesto sempre di ritornare qui; anche in Brasile mi sembrava di udire l’ululare del vento sulle cime del Gennargentu, lo stridio delle aquile in volo fra le millenarie rocce di granito, l’infrangersi delle onde verde smeraldo sulle rocce rosse di Arbatax o sui faraglioni del ” pan di zucchero “, lo sciacquio della risacca sulla spiaggia rosa di Budelli, il frusciare delle foglie nelle immense foreste di lecci e tutti i suoni della natura mi sussurravano un insistente invito a ritornare.

Da http://sardegnasullealidellafantasia.blogspot.com/2010/03/il-mistero-dei-nuraghi-romanzo.html

postato da: francosardo alle ore 11/05/2010 09:34 | link | commenti | categorie: libri, pirri, francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

Satira innata nella lingua sarda

sudÈ presente in molti Sardi un luogo comune: che la poesia in lingua sarda prevalentemente “canti” una Sardegna folclorica, “bella e galana”: con balli tondi, serenate, vendemmie e tosature. Sia ben chiaro: nella poesia sarda è presente anche questa Sardegna e non tutto, anche su questo versante è da buttare. Ma sicuramente non si esaurisce in essa. In Sardegna è esistita ed esiste anche una poesia satirica, con un forte timbro sociale, tanto che si può tranquillamente affermare che il gusto del motteggio e della battuta scherzosa, dello sberleffo, della canzonatura, dell’ironia e, più ancora, della raffigurazione del mondo sotto un profilo che ne metta in luce gli elementi paradossali, fa parte non solo del costume, ma dello stesso spirito isolano, grazie anche al forte potenziale umoristico della nostra cultura. “L’ironia che mi viene attribuita come caratteristica dei miei scritti –ebbe a scrivere Lussu- non è mia ma sarda. E’ sarda atavicamente”. Ciò vale in modo particolare per la letteratura in Sardo nella variante campidanese: che già di per se stessa risulta particolarmente adatta per esprimere la satira, il comico, l’ironico, il giocoso. Forse perché lo stesso dizionario di immagini, lo stesso lessico dei modi di dire e di schemi figurativi possiede già al suo interno idee e impressioni atteggiate dall’anima popolare nella forma del paradosso, della battuta, della satira. Questo spiega –fra l’altro- perché in sardo-campidanese sono state prodotti capolavori come “Sa scomunica de predi Antiogu”. Documento di ciò è il volume, da qualche settimana nelle librerie, “La poesia satirica in Sardegna” (edito da Della Torre, nella prestigiosa collana “I grandi poeti sardi in lingua sarda”), un’antologia a cura di Franco Carlini –scrittore e poeta satirico lui stesso- con l’introduzione dell’antropologo Giulio Angioni e con la presentazione e l’analisi della poesia in logudorese da parte di Salvatore Tola, di quella in gallurese da parte di Franco Fresi e di quella in campidanese da parte di chi scrive questa nota. Una particolare citazione merita Benvenuto Lobina e la sua poesia “Cuadeddu-Cuadeddu” in cui, sdegnato, affonda così il bisturi della satira contro gente di ogni risma riunita a Cagliari: sa pillandra furistera/su furoni s’abogau/spilligambas e dottoris/deputaus traittoris/munzennoris e bagassas. Questo, ieri. E oggi? (Francesco Casula, storico)

Da Il Giornale di Sardegna del 11/05/2010

postato da: francosardo alle ore 11/05/2010 08:40 | link | commenti | categorie: francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

martedì, 27 aprile 2010

Il significato storico e simbolico di Sa Die de sa Sardigna

sudFirmaimaisì! E arrazza de brigungia! Arrazza ‘e onori! Sardus, genti de onori! E it’ant a nai de nosus, de totus ! Chi nc’eus bogau s’istrangiu po amori ‘e libertadi ? Nossi, po amori de s’arroba! Lassai stai totu! Non toccheis nudda! Non ddi faeus nudda de sa merda de is istrangius! Chi ddi sa pappint a Torinu cun saludi! A nosus interessat a essi meris in domu nostra! Libertadi, traballu, autonomia!”. Nella divertente e brillante finzione letteraria e teatrale, in “Sa dì de s’acciappa” (Dramma storico in due tempi e sette quadri, edito da Condaghes), Piero Marcialis fa dire così a Francesco Leccis, -beccaio, protagonista della rivolta cagliaritana contro i Piemontesi– rivolgendosi ai popolani che, infuriati volevano assaltare i carri, zeppi di ogni ben di dio, per sottrarre ai dominatori in fuga “s’arroba” che volevano portarsi a Torino. Ed è questo -a mio parere– il significato profondo, storico e simbolico, della cacciata dei Piemontesi da Cagliari il 28 Aprile 1794 : i Sardi, dopo secoli di rassegnazione, di abitudine a curvare la schiena, di acquiescenza e di obbedienza, hanno un moto di orgoglio e con un colpo di reni reagiscono e si ribellano in nome dell’autonomia, per “essi meris in domu nostra”. Per ricordare quell’evento storico la Regione sarda con la legge n.44 del 14 Settembre 1993 ha istituito Sa Die de sa Sardigna, la “Giornata del popolo sardo”, ma io preferisco chiamarla “Festa nazionale dei Sardi”. Ebbene Sa Die, quest’anno, è stata sostanzialmente dimenticata dalle Istituzioni. A ricordarla ci hanno invece pensato l’insieme di associazioni (sindacali, ecclesiali, del Volontariato) aderenti alla Carta di Zuri, organizzando per il 28 Aprile una Manifestazione a Cagliari con un corteo che partendo da Viale Sant’Ignazio –davanti alla mensa dei poveri- si recherà al Consiglio regionale. Nel presentare l’iniziativa, opportunamente il leader della CISL Mario Medde, ha sostenuto che “è inutile ricordare il fatto storico come sa Die se non lo proiettiamo sui problemi del presente”. Che sono guarda caso quelli stessi evocati da Marcialis in “Sa dì de s’acciappa”: il lavoro, l’autonomia, la libertà. Cui occorre aggiungere, il problema della povertà, oggi in aumento e vieppiù drammatico. Per contrastare la quale i Sindacati chiederanno alla Regione risposte concrete e più efficaci di quelle messe in campo fin’ora. (Francesco Casula, storico)

Da Il Giornale di Sardegna del 27/04/2010

postato da: francosardo alle ore 27/04/2010 08:29 | link | commenti | categorie: sa die de sa sardigna, francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

sabato, 27 marzo 2010

La preziosa lezione sarda di Lilliu

di Francesco Casula*

sudIl 14 marzo scorso Giovanni Lilliu ha compiuto 96 anni. Una bella età ma tutti i sardi, ne son certo, gli augurano a chent’annos e prus puru. Per continuare la sua battaglia per la difesa e valorizzazione dell’identità etno-linguistica ed etno-culturale della Sardegna. Una battaglia di lunga data: fin da quando nel 1948 in un articolo suggeriva ai Costituenti sardi di rivendicare per l’Isola competenze primarie ed esclusive almeno per quanto riguardava i “Beni culturali”, dopo gli avvertimenti di Lussu sulla necessità di sancire l’obbligo dell’insegnamento della Lingua sarda nelle scuole in quanto “patrimonio millenario” che occorreva conservare, difendere e valorizzare. La risposta sarà negativa: su tutti i fronti. Lo Statuto sardo nascerà sul crinale esclusivamente “economicistico”. E forse, non sarà un caso che esso brancolerà come un cieco, nel mondo sardo tutto segnato da specificità etnonazionali.. Questa sciagurata scelta Lilliu l’ha ricordata il 21 gennaio 1998 nella relazione, in perfetto sardo-campidanese, con cui introdusse a Bauladu “Il Congresso del popolo sardo”. Ecco cosa scriveva:“Is consultoris sardus hiant stimau chi s’istruzioni e sa cultura, in cussu momentu de recuberamentu materiali de sa Regioni fessint de interessu segundariu e hiant lassau a su Stadu de nci pessai issu esclusivamenti. E poita is Consultoris no hiant bofiu sa cumpetenzia primaria in sa istruzioni, eus a nai sa scola e sa cultura sarda, no figurant in sa lei de su 23 de friaxiu n.3. Aici est nasciu unu statutu sardu zoppu, fundau sceti apitzus de s’economia reali in sa cali, po s’effettu de operai in sa politica de su renascimentu, s’est scaresciu propriu de is valoris idealis e de is concettus po ponniri in movimentu su renascimentu, eus a nai cussu chi est sa basi de sa venganza autonomistica. Valoris is calis, in prus, donant arrexonis e fundamentus perennis a sa spezialidadi de sa Regioni sarda, ch’est verdaderamenti una Regioni-Natzioni: una terra chi tenit fronteras prezisas, unu paisu fisicu e morali chi non assimbilat a aterus, unu populu cun sinnus proprius de etnia, storia, limba, cultura, maneras de si cumportai, de gestus, de pensai is calis calant a fundu in sa vida de dognia dì e balint e operant a totus is livellus de sa sociedadi. Sa repulsa de sa cultura est stetiu su peccau mannu de is consultoris sardus in su ’45”.

*storico
(Pubblicato su Il Sardegna del 23-3-10)

postato da: francosardo alle ore 27/03/2010 16:19 | link | commenti | categorie: francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

I sardi senza lingua. Sradicati. E quindi poveri.

header_logo_usSu questa stessa pagina, Matteo Porru il 25 febbraio scorso ha denunciato il fatto che in Sardegna, i diritti dei bambini ad apprendere la propria lingua a scuola, garantiti dalla Convenzione Internazionale dei Diritti dell’Infanzia del 1989, diventata in Italia vera e propria legge dello Stato, sono calpestati.
Nonostante i nuovi programmi della Scuola elementare – e, sia pure ancora in misura insufficiente della scuola media e superiore– raccomandino di portare l’attenzione degli alunni “sull’uomo e la società umana nel tempo e nello spazio, nel passato e nel presente, nella dimensione civile, culturale, economica, sociale, politica e religiosa, per creare interesse intorno all’ambiente di vita del bambino, per accrescere in lui il senso di appartenenza alla comunità e alla propria terra”.
“E’ compito della scuola elementare – si afferma ancora – stimolare e sviluppare nei fanciulli il passaggio dalla cultura vissuta e assorbita direttamente dall’ambiente di vita, alla cultura come ricostruzione intellettuale”.
Ciò significa –per quanto attiene per esempio alla lingua materna– partire da essa per pervenire all’uso della lingua italiana e delle altre lingue, senza drammatiche lacerazioni con la coscienza etnica del contesto culturale vissuto, in un continuo e armonico arricchimento della mente e dell’intelletto, per aprire nuovi e più ampi orizzonti alla formazione e all’istruzione.
La pedagogia moderna più attenta e avveduta infatti ritiene che la lingua materna e i valori alti di cui si alimenta siano i succhi vitali, la linfa, che nutrono e fanno crescere i bambini senza correre il gravissimo pericolo di essere collocati fuori dal tempo e dallo spazio contestuale alla loro vita. Solo essa consente di saldare le valenze e i prodotti propri della sua cultura ai valori di altre culture. Negando la lingua materna, non assecondandola e coltivandola si esercita grave e ingiustificata violenza sui bambini, nuocendo al loro sviluppo e al loro equilibrio psichico. Li si strappa al nucleo familiare di origine e si trasforma in un campo di rovine la loro prima conoscenza del mondo. I bambini infatti –ma il discorso vale anche per i giovani studenti delle medie e delle superiori– se soggetti in ambito scolastico a un processo di sradicamento dalla lingua materna e dalla cultura del proprio ambiente e territorio, diventano e risultano insicuri, impacciati, “poveri” sia culturalmente che linguisticamente.  Francesco Casula

Da L’Unione sarda del 25-3-10)

postato da: francosardo alle ore 27/03/2010 16:17 | link | commenti | categorie: scuola, francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

martedì, 16 marzo 2010

C’è poca Sardegna nella scuola

sudPeppino Loddo, riconfermato segretario regionale della Flc-CGIL nel recente Congresso, propone alla Regione «di aprire con determinazione la vertenza con lo Stato per ottenere il riconoscimento con standard più favorevoli di quelli nazionali, delle specificità della Sardegna in materia di istruzione e di formazione». Individua quindi i capisaldi: organici, edilizia e dispersione scolastica. Si tratta di obiettivi sacrosanti, soprattutto tenendo conto della drammatica crisi della scuola sarda. Ma che sono insufficienti a sciogliere i nodi che la stritolano. Essi infatti sono certo di ordine strutturale, ma non solo: attengono infatti anche – per non dire soprattutto – alla didattica, ai programmi, ai metodi. Certo i nuovi programmi della Scuola elementare – e, sia pure ancora in misura insufficiente, della media e superiore – raccomandano di portare l’attenzione degli alunni “sull’uomo e la società umana nel tempo e nello spazio, nel passato e nel presente, nella dimensione civile, culturale, economica, sociale, politica e religiosa, per creare interesse intorno all’ambiente di vita del bambino, per accrescere in lui il senso di appartenenza alla comunità e alla propria terra”. Ma si tratta di grida manzoniane, chiacchiere, flatus vocis. La realtà è che la scuola italiana in Sardegna è rivolta a un alunno che non c’è: tutt’al più a uno studente metropolitano e nordista. Non a un sardo. È una scuola che con i contesti sociali, ambientali, culturali e linguistici degli studenti non ha niente a che fare. Nella scuola la Sardegna è assente nei programmi, nelle discipline, nei libri di testo. Si studia l’Italia “dalle amate sponde” e “dell’elmo di Scipio”: di Orazio Coclite e Muzio Scevola, fantasie con cui Tito Livio intende mitizzare Roma. Non si studia invece – perché lo storico romano non poteva scriverlo – che i Romani fondevano i bronzetti nuragici per modellare pugnali e corazze; per chiodare giunti metallici nelle volte dei templi; per corazzare i rostri delle navi da guerra. Ma la Sardegna, con le sue vicissitudini storiche, le dominazioni, la sua civiltà e i suoi tesori ambientali, culturali e artistici è del tutto assente: un diplomato sardo e spesso persino un laureato, esce dalla scuola senza sapere nulla dell’architettura nuragica, della Carta De Logu, della Lingua sarda. (Prof. Francesco Casula, Storico)

Da “Il Giornale di Sardegna” del 16/03/2010

postato da: francosardo alle ore 16/03/2010 12:58 | link | commenti | categorie: scuola, francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

sabato, 27 febbraio 2010

L’importanza della lingua madre

sud

 

*

0f12ac17cb4f80e2a85f13e58c0367d0A Selargius si è tenuto un Convegno sull’insegnamento del Sardo nelle scuole, organizzato dall’Università di Cagliari, grazie soprattutto a Franco Meloni, il dirigente amministrativo, e Sara Chessa, curatrice del blog dello sportello Lingua sarda della stessa università. Dopo le relazioni di Maurizio Virdis, docente della facoltà di Lettere e Filosofia e di Diego Corraine, studioso del sardo, il dibattito, coordinato da Mariella Marras, della Direzione scolastica regionale ha visto gli interventi di numerosi docenti. Sono stati messi in chiaro tre punti fondamentali. Primo: la pedagogia più avveduta ritiene che la lingua materna e i valori alti di cui si alimenta sono la linfa, che nutre e fa crescere i bambini senza correre il gravissimo pericolo di essere collocati fuori dal tempo e dallo spazio, contestuale alla loro vita. Solo essa consente di saldare le valenze e i prodotti propri della sua cultura ai valori di altre culture. Negando la lingua materna, non coltivandola, si esercita una grave e ingiustificata violenza sui bambini, nuocendo al loro sviluppo e al loro equilibrio psichico. Li si strappa al nucleo familiare di origine e si trasforma in un campo di rovine la loro prima conoscenza del mondo. I bambini infatti –ma il discorso vale anche per i giovani studenti delle medie e delle superiori– se soggetti in ambito scolastico a un processo di sradicamento dalla lingua materna e dalla cultura del proprio ambiente e territorio, diventano e risultano insicuri, impacciati, “poveri”, culturalmente e linguisticamente. Secondo: non basta insegnare il sardo, occorre insegnare in sardo, perché come dimostra l’esperienza didattica e come sostengono i linguisti: “l’insegnamento della lingua come materia a sé, non produce effetti significativi, se la lingua non è usata come strumento di insegnamento di altre materie e come mezzo per l’espletamento delle attività ordinarie, ossia come mezzo di comunicazione nelle situazioni di vita” (Renzo Titone). Terzo: ogni lingua è adeguata a esprimere le attività e gli interessi che i suoi parlanti affrontano. Quando questi cambiano, cambia e cresce anche la lingua. In un periodo breve, la lingua precedentemente usata solo a fini familiari, può essere fornita di ciò che le manca per l’uso nella tecnologia, nell’Amministrazione Pubblica, nell’Istruzione. (Prof. Francesco Casula, Storico)

Da “Il Giornale di Sardegna” del 27/02/2010

Articolo in pdf

postato da: francosardo alle ore 27/02/2010 12:29 | link | commenti | categorie: libri, scuola, università, selargius, francesco casula, sport lingua sarda univ cagliari, sportelli uffici lingua sarda, convegno seminario conferenza

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

lunedì, 22 febbraio 2010

Cagliari – Conferenza del Prof. Francesco Casula sul tema LA LINGUA SARDA

*

*

postato da: francosardo alle ore 22/02/2010 18:07 | link | commenti | categorie: francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

martedì, 21 luglio 2009

Ritorno a Sos Numenes de Logu

sudI toponimi – sos numene de logu – rappresentano scampoli essenziali della nostra storia, geografia e antropologia, ma segnatamente della nostra lingua. Per troppo tempo sono stati dimenticati quando non sotterrati. È arrivato il momento di disseppellirli per restituirli alla conoscenza, alla fruizione e all’uso da parte di tutti i sardi. Va in questa direzione l’iniziativa presa dall’assessorato regionale della Cultura – presentata e discussa a Orosei l’11 e il 12 luglio scorsi nel Seminario di studi – di dar vita a s’Atlante toponomasticu sardu, affidandone la realizzazione all’Università di Sassari e di Cagliari. Il progetto non è nuovo: è stato avviato nel 2005 ma è rimasto inattuato in qualche cassetto della Regione, non si capisce bene se per mancanza di risorse finanziarie o per altre oblique motivazioni. L’assessore Lucia Baire oggi lo riprende, convintamente, “per portare alla luce i micro e macrotoponimi di tutta l’isola, un enorme patrimonio culturale che racconta della nostra memoria linguistica, non solo riferito a città, paesi, fiumi, monti o pianure di grande importanza ma anche alle dominazioni di piccoli terreni”. È un’iniziativa pregevole soprattutto se si porrà come propedeutica al riordino bilingue di tutta la toponomastica sarda con una nuova segnaletica e cartellonistica, che dia prestigio e visibilità alla Lingua sarda. Il bilinguismo perfetto e l’ufficializzazione del Sardo passa anche attraverso questo fronte: sa limba occorre infatti impararla, ad iniziare dalla scuola, in cui deve essere inserita organicamente come materia curriculare e utilizzata come strumento veicolare; ma poi occorre parlarla, scriverla, leggerla, nei libri come nei giornali; sentirla, ad iniziare dai media: Tv e quant’altro; vederla concretamente nella segnaletica appunto, come nella pubblicità. I trenta giovani ricercatori che “saccheggeranno archivi polverosi e memoria degli anziani” non dovranno partire da zero: abbiamo in Sardegna – su questo versante – ricerche rigorose e scientifiche che è bene prendano in considerazione. A mò di esempio ne voglio ricordare una, molto preziosa: quella di Oliviero Nioi, olzaese, medico per professione (a Nurri) e studioso di cose sarde, per passione e fede culturale e politica, pubblicata dalla casa editrice “Domus de Janas” con il titolo “Logus microtoponimi di Nurri”. Francesco Casula (Storico)
Da “Il Giornale di Sardegna” del 21/07/2009

postato da: francosardo alle ore 21/07/2009 13:15 | link | commenti | categorie: regione sardegna, toponomastica, francesco casula, atlante toponomastico sardo

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

martedì, 26 giugno 2007

Principi e norme per l’educazione, l’istruzione e la formazione professionale

Da http://pietromartini.altervista.org/docenti/articoli/nota_scuola.htm#a_che_serve

b_medio

Il professor Francesco Casula, docente di Lettere presso l’Istituto Tecnico Commerciale “Pietro Martini”, ha scritto questo documento e lo ha mandato all’allora Assessore regionale alla Pubblica Istruzione Elisabetta Pilia.

 

 

LA SCUOLA IN SARDEGNA SUL DISEGNO DI LEGGE REGIONALE CHE DETTA
“Principi e norme per l’educazione, l’istruzione e la formazione professionale”

1)- Alcuni punti sono assolutamente condivisibili, fra questi la centralità della conoscenza e del sapere, l’educazione permanente (peraltro sintetizzata magistralmente dal detto sardo: s’omine morit imparande), l’obbligo scolastico fino a 16 anni, il diritto di tutti ad avere pari opportunità d’istruzione.

2) – L’enorme “buco nero” del disegno di legge sta nel non prevedere assolutamente nulla per rendere la scuola un po’ più “sarda”, più “pubblica” e meno statale, ovvero più legata al territorio .

La scuola italiana infatti è rivolta a un alunno che non c’è: tutt’al più a uno studente metropolitano, nordista e maschio. Non a un sardo. E’ una scuola che con i contesti sociali, ambientali, culturali e linguistici degli studenti non ha niente a che fare. Nella scuola la Sardegna non c’è: è assente nei programmi, nelle discipline, nei libri di testo. Si studia Orazio Coclite, Muzio Scevola e Servio Tullio: fantasie con cui Tito Livio intende esaltare e mitizzare Roma. Non si studia invece –perché lo storico romano non poteva scriverlo- che i Romani fondevano i bronzetti nuragici per modellare pugnali e corazze; per chiodare giunti metallici nelle volte dei templi; per corazzare i rostri delle navi da guerra. Nella scuola si studia qualche decina di Piramidi d’Egitto, vere e proprie tombe di cadaveri di faraoni divinizzati, erette da centinaia di migliaia di schiavi, sotto la frusta delle guardie;ma non si studiano le migliaia di nuraghi, suggestivi monumenti alla libertà, eretti da migliaia comunità nuragiche indipendenti e federate fra loro. Si studia Napoleone, “piccolo e magro, resistentissimo alla fatica!” ma non si spende una sola parola per ricordare che il tiranno corso, venuto in Sardegna, bombardò La Maddalena e sconfitto da Domenico Millelire, con la coda fra le gambe dovette ritirarsi e abbandonare “l’impresa”. Si studia insomma l’Italia “dalle amate sponde” e “dell’elmo di Scipio”, ma la Sardegna , con le sue vicissitudini storiche, le dominazioni, la sua civiltà e i suoi tesori ambientali, culturali e artistici è del tutto assente: un diplomato sardo e spesso persino un laureato, esce dalla scuola senza sapere nulla dell’architettura nuragica, della Carta De Logu, di Salvatore Satta e della Lingua sarda. Quest’ultima pare addirittura cancellata. Nella legge non viene neppure nominata. Quando invece, da un provvedimento che vuole integrare quanto previsto dallo Stato, ci si sarebbe dovuto aspettare proprio l’inserimento organico nei programmi e dunque nei curricula (almeno per la quota del 15%) proprio lo studio della Lingua sarda e con essa della cultura, della storia, della civiltà dei Sardi. Se si tratta di una “dimenticanza” l’Assessore Pilia provveda subito a riempire il vuoto. E dunque preveda espressamente nel disegno di legge l’istituzione nelle scuole isolane di ogni ordine e grado le cattedre di Cultura, Lingua e Storia e Letteratura sarda. Ne ha la potestà e il diritto: ma anche il dovere. E’ questa la proposta più importante che la faccio all’Assessorato e alla Giunta regionale della Sardegna.Se invece si trattasse di una scelta consapevole e irreversibile –peraltro in contraddizione con tutto il programma identitario sbandierato in occasione delle elezioni da <Sardegna Insieme>, la coalizione di Soru e di Pilia – ci sarebbe da preoccuparsi seriamente. Ritorneremmo indietro di decenni. E i Sardi non accetterebbero impunemente tale “restaurazione” culturale e linguistica, dopo le lotte più che trentennali per l’ottenimento del Bilinguismo e di un’iscola prus sarda che ha visto la CSS-Scuola sempre in prima fila. Il Bilinguismo perfetto è stato anzi una delle rivendicazioni principe dell’intera Confederazione sindacale sarda fin dalla sua nascita, una delle ragioni principali anzi della sua stessa esistenza come Sindacato etnico e nazionale dei Sardi interessato a difenderli come lavoratori e come popolo e nazione. Ma ecco le basi storico-culturali della nostra richiesta e della nostra proposta del Bilinguismo perfetto e della istituzione delle cattedre di Cultura, Lingua, Storia e Letteratura sarda .

1) La “censura” e la “proibizione” della storia e della lingua sarda nel passato. Nel 1720, quando i Savoia prendono possesso della Sardegna,la situazione linguistica isolana è caratterizzata da un bilinguismo imperfetto: la lingua ufficiale -della cultura, del Governo,dell’insegnamento nella scuola religiosa riservata ai ceti privilegiati – è il casigliano, la lingua del popolo in comunicazione subalterna con quella ufficiale è il Sardo. Ai Piemontesi questa situazione appare inaccettabile e da modificare quanto prima, nonostante il Patto di cessione dell’Isola del 1718 imponga il rispetto delle leggi e delle consuetudini del vecchio Regnum Sardiniae. Per i Piemontesi occorre rendere ufficiale la Lingua italiana. Come prima cosa pensano alla Scuola per poi passare agli atti pubblici. Ma evidentemente le loro preoccupazioni non sono di tipo glottologico. Attraverso l’imposizione della Lingua italiana vogliono sradicare la Spagna dall’Isola, rafforzare il proprio dominio, combattere il “Partito spagnolo” sempre forte nell’aristocrazia ma non solo, Pensano allora di elaborare “Il progetto di introdurre la Lingua italiana nella scuola“ affidandone lo studio e la gestione ai Gesuiti. Nella prima fase il progetto coinvolgerà comunque pochi giovani: appartenenti ai ceti privilegiati. Il problema diventa molto più ampio ai primi dell’Ottocento, quando il Governo inizia a interessarsi dell’Istruzione del popolo. I bambini “poverelli” ricevono gratuitamente due libri in lingua italiana: Il Catechismo del Bellarmino e il Catechismo agrario, “giacchè l’agricoltura è precipuo sostegno di ogni stato e in particolare della Sardegna“. Ciononostante il popolo continuerà a parlare diffusamente come sotto la dominazione spagnola, la lingua sarda, affermando con essa la sua Identità, la sua cultura, la sua concezione del mondo. Per quanto attiene all’insegnamento della storia la situazione è analoga: a Pietro Martini – uno dei padri della storiografia sarda, e siamo in pieno ‘800! – intenzionato a introdurre fra gli studenti dell’Isola l’insegnamento della Storia sarda, capitò di sentirsi rispondere seccamente dalle autorità governative piemontesi che “nelle scuole dello Stato debbasi insegnare la storia antica e moderna, non di una provincia ma di tutta la nazione e specialmente d’Italia”. Tale concezione, da ricondurre a un progetto di omogeneizzazione culturale, la ritroviamo pari pari nelle Leggi sull’istruzione elementare obbligatoria nell’Italia pre e post unitaria: del Ministro Gabrio Casati (1859), Cesare Correnti (1867) e Michele Coppino (1877). I programmi scolastici, impostati secondo una logica rigidamente nazional- statale o statalista che di si voglia – e italocentrica, sono finalizzati a creare una coscienza “unitaria“, uno spirito “nazionale“, capace di superare i limiti – così si pensava – di una realtà politico-sociale estremamente composita sul piano storico, linguistico e culturale. Questo paradigma fu enfatizzato nel periodo fascista, con l’operazione della “nazionalizzazione” dell’intera storia italiana. A onor del vero, proprio nel periodo fascista non mancò chi, come Giuseppe Lombardo Radice, estensore dei Programmi della Scuola elementare, sostenne la necessità di valorizzare il locale e il dialetto e di partire proprio dalla lingua viva per facilitare l’apprendimento e lo sviluppo intellettuale degli scolari.( G. L. Radice, Lezioni di didattica) Sempre nello stesso periodo, fu lo stesso Gentile a voler introdurre la Lingua sarda nelle scuole isolane, con altre lingue minori in altre Regioni italiane: subito dopo estromesse dal regime perchè avrebbe messo in pericolo “ l’Italianità” della Sardegna! L’idiosincrasia – uso volutamente un termine eufemistico – nei confronti di tutto ciò che è Sardo, e in modo particolare della Lingua, continuerà comunque anche nel dopoguerra. Nel 1955, nei programmi elementari elaborati dalla Commissione Medici si introduce l’esplicito divieto per i maestri di rivolgersi agli scolari in dialetto. E in tempi a noi più vicini, con una nota riservata del Ministero – regnante Malfatti – del 13-2-1976 si sollecitano Presidi e Direttori Didattici a “controllare eventuali attività didattiche-culturali riguardanti l’introduzione della Lingua sarda nelle scuole”. Una precedente nota riservata dello stesso anno del 23-1 della Presidenza del Consiglio dei Ministri aveva addirittura invitato i capi d’Istituto a “schedare“ gli insegnanti. E non si tratta di “ pregiudizi “ presenti solo negli apparati statali e ministeriali romani: il segretario provinciale sardo di un Partito politico, allora ferocemente centralistico, sia pure di un “centralismo democratico“ nel 1978 invitava, con una circolare spedita a tutte le sezioni, di non aderire, anzi di boicottare la raccolta di firme per la Proposta di legge di iniziativa popolare sul Bilinguismo perchè “separatista“ e attentatrice all’Unità della Nazione! Oggi finalmente qualcosa inizia a cambiare: ad iniziare dalla concezione della storia locale. Dopo interi secoli di riserve e, spesso, di vera e propria insofferenza nei confronti della “storia locale” anche in Italia – sia pure in ritardo abissale rispetto ad altri paesi europei, come la Francia , per esempio – si sta superando il paradigma storiografico secondo il quale solo la “storia generale” è degna di essere studiata. Soprattutto in seguito alle significative posizioni di storici come Marc Bloch (1) e Lucien le Febvre con la creazione nel 1929 degli “Annales“ (2) e con il pensiero di Fernand Braudel, (3) la storiografia più avveduta supera e rifiuta la storia come grande evento politico-militare, rivalutando la storia locale che si pone anzi come “laboratorio“ della nuova concezione storiografica secondo la quale non vi è una gerarchia di rilevanza fra storia locale e storia generale. Così oggi la storia locale ha acquisito un ruolo importante e stabile e “la storiografia – è lo storico Franco Catalano (4) a sostenerlo – si è liberata dalle innaturali concezioni che celebrano la grande storia“, per cui la “nuova storia“ oltre che abbattere le vecchie recinzioni storiografiche, per una storia aperta e senza barriere disciplinari, è capace di valorizzare la vita degli uomini nel tempo e nello spazio, indagando a tutto campo: dalla cantina al solaio. Ma non di questo solo si tratta: l’impostazione pedagogica, didattica e culturale tutta giocata sulla proibizione, cancellazione e potatura della Storia locale – ma lo stesso discorso vale per la cultura e la lingua sarda – ha prodotto effetti devastanti negli studenti e nei giovani in genere, in modo particolare:

2) Gli effetti della “proibizione” della cultura locale.

•  La smemorizzazione. Provate a chiedere a uno studente sardo che esca da un liceo artistico, cosa conosce di una civiltà e di un’architettura grandiosa come quella nuragica, sicuramente fra la più significativa dell’intero Mediterraneo; provate a chiedere a uno studente del liceo classico cosa sa della parentela fra la lingua sarda e il latino; provate a chiedere a uno studente di un Istituto tecnico per Ragionieri e persino a un laureato in Giurisprudenza cosa conosce di quel meraviglioso codice giuridico che è la Carta de Logu di Eleonora d’Arborea. Vi rendereste conto che la storia, la lingua, la civiltà complessiva dei Sardi dalla Scuola ufficiale è stata non solo negata ma cancellata.

•  Lo sradicamento e la perdita dell’Identità. Una scuola monoculturale e monolinguistica, negatrice delle specificità, tutta tesa allo sradicamento degli antichi codici culturali e basata sulla sovrapposizione al “periferico” di astratti paradigmi e categorie che le “grandi civiltà” avrebbero voluto irradiare verso le “civiltà inferiori”, ha prodotto in Sardegna, soprattutto negli ultimi decenni, giovani che ormai – come ho avuto già occasione di sostenere – “appartengono a una sorta di area grigia, a una terra di nessuno”(5).

•  L’omologazione e la standardizzazione. I giovani soprattutto, sono oggi appiattiti e omologati nell’alimentazione come nell’abbigliamento, nei gusti come nei consumi, nei miti come nei modelli in cui quelli di Cagliari non sono molto diversi da quelli di Detroit (6). Una delle cause fondamentali è sicuramente la mancanza di memoria storica. Mi piace a questo proposito citare quanto sostiene Umberto Eco nel suo monumentale romanzo “L’Isola del giorno prima”: “ Io sono memoria di tutti i miei momenti passati, la somma di tutto ciò che ricordo”. A significare cioè che l’individuo esiste e ha una sua identità in quanto possiede la memoria storica. Recisa ed estinta questa, sia come singoli che come comunità, saremmo semplicemente omologati, soggetti e comunità indifferenziate, senza la ricchezza delle specificità culturali e storiche.

•  La frattura fra città e campagna. I Programmi ministeriali, complessivamente, almeno fino ad oggi, sono stati costruiti su un allievo che non c’è. Un allievo astratto, maschio, tutt’al più nordista e, soprattutto, metropolitano. Anche in Sardegna la scuola è tutta sbilanciata a favore della città contro la campagna e i paesi. Essa ha insegnato e ancora insegna che il paese è “un mondo chiuso” e che crescendo occorre “uscire definitivamente dall’orizzonte mentale del paese d’origine, per entrare nel mondo aperto della città e che occorre ancora un lungo processo di civilizzazione perché nessuno si sente più cittadino di Ollolai”. (Le frasi virgolettate sono tratte dall’articolo di un docente di Filosofia teoretica dell’Università di Cagliari, poi divenuto Preside della Facoltà di Lettere ed ora docente a Roma).

Oggi, fortunatamente, qualcosa sul versante della cultura identitaria e della “differenza” inizia a cambiare: nella società come nella scuola. Solo fino a qualche decennio fa sembrava vittoriosa su tutti i fronti l’ideologia, vacuamente ottimistica e credente nelle “magnifiche sorti e progressive”, tutta basata su una crescita e uno sviluppo materiale illimitato, che avrebbe dovuto eliminare le nazionalità minori e marginali, le diversità e specificità linguistiche e culturali, bollate sic et simpliciter come primordiali e arcaiche, quando non veri e propri cascami e residui del passato. Sull’altare di tale sviluppo e progresso, scandito dalla semplice accumulazione di beni materiali e fondato sulla onnipotenza tecnologica, si è devastato l’ambiente, compromettendo forse in modo irreversibile gli equilibri dell’ecosistema e nel contempo sono state sacrificate e distrutte risorse artistiche, lingue, codici, culture, soggetti, intere etnie. Si è trattato e si tratta – perché il processo diabolico, sia pure oggi messo in discussione continua – di una vera e propria catastrofe antropologica, se solo pensiamo a quanto ci rende noto il Centro studi di Milano “Luigi Negro”, secondo il quale ogni anno scompaiono nel mondo dieci minoranze etniche e con esse altrettanti lingue, culture e civiltà, modi di vivere originali, specifici e irrepetibili. Con questo ritmo, persino i più ottimisti fra i linguisti – ricordo per tutti Claude Hagègè – prevedono che tra appena cento anni la metà delle settemila lingue ancora parlate nel pianeta oggi, scomparirà. Il pretesto e l’alibi di tale genocidio è stato che occorreva superare, trascendere e travolgere le arretratezze del mondo “barbarico” – per noi Sardi “barbaricino” – le sue superstizioni, le sue “aberranti” credenze, i suoi vecchi e obsoleti modelli socio-economico- culturali, espressione di una civiltà preindustriale e rurale ormai superata. I motivi veri sono invece da ricondurre alla tendenza del capitalismo e degli Stati – e dunque delle etnie dominanti – a omologare e assimilare, in nome di una falsa “unità”, della globalizzazione dei mercati, della razionalità tecnocratica e modernizzante, dell’universalità cosmopolita e scientista, le etnie minori e marginali e con esse le loro differenze e specificità, in quanto “altre”, scomode e renitenti. Quella “unità” di cui parla lo scrittore Eliseo Spiga (7) nel suo recente suggestivo e potente romanzo, “Capezzoli di pietra” : ”Ormai il mondo era uno. Il mondo degli incubi di Caligola. Un’idea. Una legge. Una lingua. Un’eresia abrasa. Un’umanità indistinta. Una coscienza frollata. Un nuragico bruciato. Un barbaricino atrofizzato. Un’atmosfera lattea. Una natura atterrita. Un paesaggio spianato. Una luce fredda. Città villaggi campagne altipiani nazioni livellati ai miti e agli umori di cosmopolis”. Che vorrebbe – aggiungo io – un mondo uniforme, una sfera rigida e astratta nell’empireo e non invece tanti mondi, ciascuno col proprio movimento e con un suo essere particolare e inconfondibile. Oggi, dicevo, fortunatamente, sia pure con difficoltà e lentamente, inizia ad affermarsi la convinzione e la consapevolezza che la standardizzazione, l’omogeneizzazione e l’omologazione, insomma la reductio ad unum, rappresenta una catastrofe e una disfatta, economica e sociale ancor prima che culturale, per gli individui e per i popoli. Di qui la necessità del recupero, della valorizzazione e dell’esaltazione delle diversità e delle differenze, ovvero delle specifiche “Identità”: certo per aprirci e guardare al futuro e non per rifugiarci nostalgicamente in una civiltà che non c’è più; per intraprendere, come Comunità sarda, una “via locale” allo sviluppo, alla prosperità e al benessere e partecipare così, nell’interdipendenza, agli scambi e ai rapporti economici e culturali. Oggi, anche nella scuola, l’operazione è più facile rispetto al passato: i nuovi e recenti programmi della Scuola elementare – e, sia pure ancora in misura insufficiente della scuola media e superiore – raccomandano di portare l’attenzione degli alunni “sull’uomo e la società umana nel tempo e nello spazio, nel passato e nel presente, nella dimensione civile, culturale, economica, sociale, politica e religiosa” per creare interesse intorno all’ambiente di vita del bambino, per accrescere in lui il senso di appartenenza alla comunità e alla propria terra. Ma vi è di più: la cultura della “differenza”, la nuova sensibilità per le lingue locali e minoritarie ha avuto un formale riconoscimento giuridico e normativo prima a livello europeo con la “Carta Europea per le lingue regionali e minoritarie” poi a livello regionale con la Legge n.26 del 15 Ottobre 1997 sulla “Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna” e infine a livello nazional- statale italiano con la Legge n.482 del 15 Dicembre 1999 riguardante “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche” in cui è presente la Lingua sarda. Lo studio della Cultura e della Lingua sarda nella Scuola, per noi Sardi è dunque oggi favorito dalla nuova normativa comunitaria, statale ma soprattutto regionale. Di qui l’urgenza e la necessità di utilizzare tutti gli spazi, gli strumenti e i finanziamenti che tali normative mettono a disposizione. Per studiare – ripeto – in modo particolare la storia e la lingua sarda ma in generale l’intero universo culturale dell’Isola.

3) Valenze dello studio della storia locale: identitarie, conoscitivo – didattiche ed educative (8).

•  Valenze identitarie La storia è la radice del nostro essere, della nostra realtà e Identità collettiva e individuale: Nessun individuo come nessun popolo può realmente e autenticamente vivere senza la conoscenza e coscienza della sua Identità, della sua biografia, dei vari momenti del suo farsi capace di ricostruire il suo vissuto personale e storico.

Un filo ben preciso lega il nostro essere presente al passato: il filo della nostra identità e diversità-specificità, come individui e come comunità nazional-regionale. Se non fossimo diversi non potremmo neppure dialogare, confrontarci, conoscere. Noi conosciamo in quanto siamo diversi: avremmo altrimenti l’hegeliana “notte nera in cui tutte le vacche sono nere”. La diversità ci salva dalla omologazione – standardizzazione. Sia ben chiaro: la coscienza di essere diversi non esclude la consapevolezza di essere e di vivere dentro un universo più vasto.

•  Valenze conoscitive e didattiche Dissolto –soprattutto grazie agli storici francesi degli “Annales”- l’eurocentrismo storiografico e, contestualmente liquidato il pregiudizio secondo il quale vi erano nella ricerca storiografica delle gerarchie fra storia generale “più alta e più importante” e storia locale meno prestigiosa, oggi possiamo con buone ragioni sostenere che lo studio della storia locale è indispensabile non solo per la conoscenza della storia specifica della Sardegna ma per capire e interpretare la stessa storia generale: sia come verifica della ricaduta a livello locale di fenomeni generali (pensiamo solo, per esempio, alle conseguenze a livello sardo, delle politiche economiche e fiscali dei governi italiani post-unitari); sia come individuazione degli effetti che scelte e spinte che provengono dal locale, dal basso, inducono e producono nelle scelte di ordine generale.

•  Valenze educative. La conoscenza della nostra storia, delle nostre radici etno- linguistiche ed etno-culturali ci aiutano a superare i conflitti fra le diversità, in quanto la coscienza della nostra storia peculiare deve portarci non all’esaltazione acritica del nostro passato, magari in termini mitologici, né all’etnocentrismo, né alla chiusura verso l’esterno e/o il diverso: bensì al dialogo e alla tolleranza e – perché no? – alla contaminazione e al meticciato, in cui la nostra Identità si plasma e si trasforma, arricchendosi e irrobustendosi con l’innesto di nuove culture.

4) Lo studio della lingua sarda all’interno dello specifico locale, risulta oggi ancor più importante e urgente. Ci si potrà obiettare che si tratta di un’operazione antistorica, a fronte del processo ormai inevitabile della globalizzazione e dell’unificazione, a livello planetario, soprattutto dell’economia e del mercato. Ebbene rispondo che proprio il mercato che con le sue leggi sembra unificare il mondo, in realtà lo divide, soprattutto con le guerre. La lingua invece, che nella pluralità disseminata delle sue forme, sembra dividere e separare il mondo e le culture, di fatto, attraverso la traduzione apre varchi, mette in rapporto popoli lontani ed estranei. Si traduce perché si vuole rendere familiare lo straniero, rispettando la sua fisionomia, il suo timbro, la sua cultura. Ogni traduzione infatti mette in relazione due lingue, preservando l’identità dell’una e dell’altra. Per questo la babele delle lingue interpretata tante volte come una condanna, non è affatto una maledizione, una caduta al di fuori dell’unica comprensiva lingua: è anzi, specialmente oggi, l’occasione perché quel che è diverso, possa essere conservato nella ricchezza della sua diversità. Nell’epoca della globalizzazione, il rapporto fra le lingue è un banco di prova – e anche una grande metafora – del rapporto fra le culture. Comunicare restando diversi, ascoltare l’altro senza rinunciare alla propria pronuncia, essere radicati in una tradizione senza fare di questo un elemento di separatezza o di esclusione o di sopraffazione: il rapporto fra le lingue – la compresenza attiva di moltissime lingue – dimostra che è possibile tendere alla comprensione salvando la differenza. E’ triste registrare che nella nostra epoca, come muoiono specie animali e vegetali, così anche molte lingue si estinguono o sono condannate alla sparizione. Per ogni lingua che muore è una cultura, una memoria ad essere abolita. Un universo di suoni e di saperi si dilegua. Preservare allora le specie linguistiche – nonostante le migrazioni, le egemonie mercantili, le colonizzazioni mascherate – dovrebbe essere il primo compito dell’ecologia della cultura e del sapere. L’idea di una lingua unica perduta è solo un sogno: ”un frivolo sogno” lo definiva già Leopardi nello Zibaldone. E anche l’idea che sia necessaria una lingua unica che permetta a tutti di intendersi immediatamente non riesce a nascondere il disegno egemonico: disegno che è in particolare di ordine mercantile. Sia l’imposizione di una lingua sulle altre, sia il malriuscito progetto di una lingua convenzionale e artificiale vorrebbero abolire la lontananza togliendo a essa la sua profondità. Vorrebbero togliere alla diversità la sua stessa radice e ridurre così la ricchezza del confronto e dello scambio. Le lingue imposte via via dai colonizzatori hanno sbaragliato e mortificato e distrutto le forme e l’energia inventiva delle lingue locali. Il controllo politico, le ragioni di mercato, i progetti di assimilazione hanno sacrificato tradizioni e culture, suoni e nomi, relazioni profonde tra il sentire e il dire. E tuttavia più volte è accaduto che quelle culture vinte abbiano attraversato le lingue egemoni irrorandole di nuova linfa creativa: è quel che è accaduto meravigliosamente nelle letterature ibero-americane, è quel che accade oggi nelle letterature africane di lingua portoghese, inglese e francese o nella letteratura nordamericana o in quella inglese. Inoltre le migrazioni hanno dappertutto esportato saperi, confrontato stili di vita e di pensiero, contaminato linguaggi e sogni e memorie. Molti poeti e scrittori del ‘900 appartengono a una storia di migrazioni tra le lingue: da Canetti a Celan, da Nabokof a Brodskij, da Singer a Rushidie, da Gombrowitz a Naipaul. Tra le diverse forme di scrittura la poesia – per via del suo rapporto intimo e assoluto con il linguaggio – vive l’intero ventaglio delle questioni qui accennate.. La prima lingua della poesia è la lingua materna, il dantesco “parlar materno”. Una lingua abitata anzitutto dai silenzi che stanno all’ombra delle sillabe e nel cuore stesso delle vocali. Una lingua abitata da una voce: segreta tessitura che resisterà sotto ogni futura pronuncia del poeta, come risonanza di un timbro, di una presenza. Holderlin, a proposito della formazione del poeta ricordava questa muta pedagogia materna. La lingua materna è, per l’infante, soprattutto lingua di vocali: dunque aerea, leggera, impalpabile. E le vocali sono per il poeta l’anima della lingua. Sono il nesso tra lingua e il canto. Tra la poesia e il vento. L’elemento per il poeta è anche la terra. La terra considerata nel suo cerchio di necessità e bellezza: situarsi in questo cerchio, con lo sguardo e la passione di chi vuole conoscere e preservare e non offendere o distruggere, è sempre stato da sempre uno dei compiti della poesia. Nella lingua della poesia coesistono, dunque, la lingua materna – corporale, vocalica, leggera – e la lingua che il poeta ha scelto per la sua scrittura. Questa lingua scelta è sempre in un certo senso straniera, anche quando essa è la lingua del proprio paese: è straniera in quanto altra dalla lingua materna. Per alcuni poeti tuttavia, questa lingua è straniera in senso stretto: l’esilio, la migrazione, il dominio coloniale o mercantile o, qualche volta una scelta personale dislocano il poeta fuori dalla lingua della propria comunità di appartenenza. Ma tutti i lettori di poesia sanno che c’è qualcosa che trascorre sotto la lingua dei versi, al di là della sua pronuncia e delle sue parole linguisticamente definite. C’è qualcosa che trascorre sotto la molteplicità delle lingue. Ed è questa sostanza nascosta sotto la lingua – senso e insieme oltresenso, musica e ritmo – che permette alla traduzione, quando riesca ad essere una buona traduzione, di sperimentare una sorprendente e miracolosa contraddizione: togliere al poeta quello che ha di più proprio, cioè la sua lingua e tuttavia riuscire a preservare l’energia e il timbro e la singolarità della sua poesia. Quel che qui si dice della poesia, certo, è in gran parte estensibile ad altre forme del fare letterario come la narrazione o il teatro. Ma nella poesia questo movimento fra le lingue e questa sostanza che sottende ogni lingua appaiono in tutte le implicazioni – estetiche e antropologiche – e in modo trasparente. La Lingua rappresenta l’architrave, la più forte ed essenziale componente della Identità di un popolo. Per questo la Lingua sarda deve essere non solo recuperata e valorizzata e dunque studiata e conosciuta ma “ufficializzata”, vale a dire parificata all’Italiano, la lingua ufficiale dello Stato, e dunque utilizzata anche in tutte le occasioni ufficiali, insegnata nelle scuole di ogni ordine e grado e adoperata come lingua veicolare per trasmettere e comunicare qualunque contenuto e messaggio, ovvero l’intero universo culturale. Si può e si deve discutere sui tempi e sui modi, ma questo è l’obiettivo che occorre porsi se davvero volgiamo un bilinguismo che non sia zoppo o mutilato. Ci si obietterà che la realizzazione del bilinguismo perfetto, specie in ordine all’insegnamento delle scuole, sarà estremamente difficoltosa se non altro perché il Sardo è una lingua pluralizzata. Certo. Ma vi è una sola ragione plausibile – ci chiediamo – che vieti che la lingua oggi pluralizzata assurga al piano e al ruolo pratico e giuridico, di lingua unificata? Come peraltro è successo a molte lingue europee negli ultimi 170 anni della nostra storia: per esempio al Rumeno, all’Ungherese e al Finlandese e, più recentemente, al Catalano e al Lituano? Iniziando a prendere come modello “Sa Limba sarda unificada” proposta dagli studiosi nominati dalla Regione sarda? Come opportunamente e egregiamente sta facendo “S’Ufitziu de sa limba sarda” della Provincia di Nuoro? O un’altra ipotesi di unificazione come sembra proporre la Commissione di studiosi proposta dal Presidente Soru? Si obietterà ancora che la Lingua sarda ha “prodotto poco” e cultura bassa. Intanto occorrerebbe finalmente iniziare a liquidare certi equivoci gerarchici sulla cultura e sulle sue forme, per cui ci si attarda ancora a parlare di cultura “alta” e cultura “bassa”, di cultura “materiale” (miniere – artigianato, agricoltura, pastorizia, turismo) inferiore e subordinata alla cultura “immateriale” (lingua, letteratura, arte, musica, diritto ecc. ecc) o di cultura orale inferiore alla cultura “scritta” e dunque meno degna di essere conosciuta e studiata. La cultura, senza gerarchie, deve essere intesa in senso antropologico, ovvero nei valori sottostanti alle scelte collettive e individuali e quindi agli ideali che orientano i comportamenti, con particolare riferimento a quelli sociali. In secondo luogo c’è da meravigliarsi che la Lingua sarda abbia prodotto poco? Forse che le è stato permesso? Non è forse stata la Lingua sarda un cavallo per troppo tempo tenuto a freno e impastoiato? Un volta libero di correre al galoppo, non potrà forse esprimere qualunque contenuto culturale? Si obietterà infine che comunque l’istruzione complessiva – specie quella universitaria – non potrà svolgersi attraverso la Lingua sarda come strumento veicolare. Ebbene, uno dei massimi studiosi del Bilinguismo a base etnica J. A. Fishman (9) a tale obiezione così risponde ”Ogni e qualsiasi lingua è pienamente adeguata a esprimere le attività e gli interessi che i suoi parlanti affrontano. Quando questi cambiano, cambia e cresce anche la lingua. In un periodo relativamente breve, qualsiasi lingua precedentemente usata solo a fini familiari, può essere fornita di ciò che le manca per l’uso nella tecnologia, nella Pubblica Amministrazione, nell’Istruzione”. Certo, occorre intelligenza ed equilibrio nell’utilizzo del Sardo come lingua veicolare: si può iniziare a parlare e trattare in Sardo i temi dell’ambiente, del gioco, del lavoro, delle feste, delle tradizioni popolari, delle vicende storiche. Anche perché – è il linguista Renzo Titone (10) a sostenerlo- “l’insegnamento della lingua come materia a sé, non produce effetti significativi, se la lingua non è usata come strumento di insegnamento di altre materie e come mezzo per l’espletamento delle attività ordinarie, ossia come mezzo di comunicazione nelle situazioni di vita”.

Di qui la necessità non solo che si insegni il Sardo e nel contempo che si insegni in Sardo ma che poi questa Lingua venga parlata e usata normalmente, tutti i giorni, in tutte le occasioni, a partire da quelle ufficiali: di qui insomma la necessità dell’uso sociale della Lingua sarda, altrimenti rischia di essere una lingua artificiosa e sostanzialmente morta. Ciò significa che il Sardo deve irrompere in modo organico, come lingua coufficiale nella stampa (giornali, libri, testi scolastici), nelle TV, in Internet: insomma in tutti i media. Deve essere normalmente e permanentemente utilizzata negli Enti locali come nelle Amministrazioni statali, nelle imprese e nelle società commerciali come in tutte le Associazioni, nella toponomastica come nelle insegne – ad iniziare da quelle stradali – e nella cartellonistica, nella pubblicità come negli avvisi.

5) Alcuni motivi per introdurre il Sardo nelle scuole Sono comunque plurime e di diversa natura le motivazioni – didattiche, culturali, educative, civili – che pongono con urgenza e senza ulteriori rinvii la necessità dell’introduzione del Bilinguismo nella scuola. Pedagogisti come linguisti e glottologi, psicologi come psicoanalisti e perfino psichiatri, ritengono infatti che la presenza della lingua materna e della cultura locale nel curriculum scolastico si configurino non come un fatto increscioso da correggere e controllare ma come elementi indispensabili di arricchimento, di addizione e non di sottrazione, che non “disturbano” anzi favoriscono lo sviluppo comunicativo degli studenti perché agiscono positivamente nelle psicodinamiche dello sviluppo. In altre parole costituiscono un formidabile strumento per allargare le competenze d’uso degli studenti e la loro capacità di riflessione e di confronto con altri sistemi linguistici e per accrescere il possesso di una strumentalità cognitiva che facilita l’accesso ad altre lingue, grazie anche alla fertilizzazione e contaminazione reciproca che deriva dal confronto sistemico fra codici comunicativi delle lingue e delle culture diverse, perché il vero bilinguismo è insieme biculturalità, cioè immersione e partecipazione attiva a contesti culturali di cui sono portatrici le due lingue e culture di appartenenza, sarda e italiano per intanto, per poi allargarsi alle altre lingue e culture, europee e mondiali. La sollecitazione delle capacità linguistiche deve dunque partire dall’individuazione del retroterra linguistico, culturale, personale, familiare, ambientale dell’allievo e del giovane, non per fissarlo e inchiodarlo a questo retroterra ma, al contrario, per arricchire il suo patrimonio linguistico. Ma l’educazione bilingue svolge anche delle funzioni che vanno al di là e al di sopra dell’insegnamento della lingua: si pone infatti come strumento per iniziare a risolvere i problemi dello svantaggio culturale, dell’insuccesso scolastico e della stessa “dispersione” e mortalità come della precaria alfabetizzazione di gran parte della popolazione, evidente e diffusa a livello di scolarità di base ma anche superiore. Ma serve anche per personalizzare l’esperienza scolastica, combattendo l’insicurezza ambientale e la deprivazione del senso di identità etno-sociale giovani, facendo loro superare la “vergogna di sé”, l’idea del Sardo come limite, come colpa, come disvalore. La Lingua infatti, essendo la più forte ed essenziale componente del patrimonio ricchissimo di tradizioni (11) e di memorie popolari, sta a fondamento –per usare l’espressione di Giovanni Lilliu – “dell’Identità della Sardegna e del diritto ad esistere dei Sardi, come nazionalità e come popolo, che affonda le sue radici nel senso profondo della sua storia, atipica e dissonante rispetto alla coeva storia e cultura mediterranea ed europea”. Assume cioè un valore etico, etnico e antropologico e, se si vuole, anche politico nel senso di riscatto dell’Isola e del suo diritto-dovere all’Autodeterminazione. Il che non significa che la nostra Identità debba tradursi in forme di chiusura autocastrante o di separazione: essa deve invece essere accettata e riconosciuta come la condizione base del nostro modo di situarci nel mondo e di dialogare con gli orizzonti più diversi, “senza cedere alla tentazione” – come osserva acutamente il filosofo sardo Placido Cherchi – “di usare la nostra differenza come ideologia o di caricarla, a seconda delle fasi, ora di arroranze etnocentriche ora di significati autodepressivi “. Per concludere mi piacerebbe insomma che la conoscenza e l’uso della Lingua sarda e dunque il “ritrovamento” e la valorizzazione della nostra Identità etno-nazionale ci servisse per superare il complesso del “nanismo” di cui parla in un suggestivo romanzo lo scrittore sardo Marcello Fois (12):” Da nani ci hanno trattato sempre. E noi da nani ci siamo lasciati trattare…a elemosinare contributi…con l’orgoglio attaccato a sputo e l’invidia per chi nano non è. Nani con lo sguardo nano. Uno sguardo che non oltrepassa il cortile di casa. Questo è il morbo: vederci nani anche quando siamo giganti. Si deve prendere la vita nelle proprie mani, rifiutando di continuare a delegarla a politici nani…abbiamo una storia talmente sussurrata che bisogna tacere per sentirla. Una storia di nani che aspettano giganti che li portino sulle spalle, oltremare, altrove, nel mondo”. Dobbiamo liquidare il complesso di nanismo che atavicamente ci portiamo nella nostra storia, smettendola di aspettare i giganti che ci salvino: i giganti non esistono e comunque non arriveranno mai per salvarci; possiamo salvarci solo con le nostre forze. Est s’ora! I I linguisti e i glottologi come tutti gli studiosi delle scienze sociali: psicologi e pedagogisti, antropologi e psicanalisti e persino psichiatri sono unanimemente concordi nel sostenere l’importanza della lingua materna: per intanto per lo sviluppo equilibrato dei bambini. Secondo gli studiosi infatti il Bilinguismo, praticato fin da bambini, sviluppa l’intelligenza e costituisce un vantaggio intellettuale non sostituibile con l’insegnamento in età scolare di una seconda lingua, ad esempio l’inglese. Nell’apprendimento bilingue entrano in gioco fattori di carattere psico- linguistico di grande portata formativa, messi in evidenza da appropriati e rigorosi studi e ricerche. Tutto ciò, soprattutto con il Bilinguismo a base etnica – proprio il nostro caso – che, come sostiene uno dei massimi studiosi e sostenitori, il già ricordato J. A. Fishman (In Istruzione bilingue, Minerva Italia, 1979, Bergamo) non è da considerarsi un fatto increscioso da correggere e da controllare ma una condizione che agisce positivamente nelle psicodinamiche dello sviluppo cognitivo e relazionale, base di potenzialità linguistiche – coscienziali straordinariamente estese, tanto che l’educazione bilingue ha delle funzioni che vanno al di là dell’insegnamento della lingua. Ovvero che la lingua materna, la cultura e la storia locale hanno un ruolo fondamentale e decisivo nello sviluppo degli individui, soprattutto dei giovani, partendo “dall’ambiente naturale in cui sono nati“.

6) A cosa serve lo studio della Lingua sarda

•  per allargare le loro competenze degli studenti, soprattutto comunicative, di riflessione e di confronto con altri sistemi

•  per accrescere il possesso di una strumentalità cognitiva che faciliti l’accesso ad altre lingue;

•  per prendere coscienza della propria identità etno – linguistica ed etno – storica, come giovane e studente prima e come persona adulta e matura poi;

•  per personalizzare l’esperienza scolastica, umana e civile, attraverso il recupero delle proprie radici;

•  per combattere l’insicurezza ambientale, ancorando i giovani a un humus di valori alti della civiltà sarda: la solidarietà e il comunitarismo in primis;

•  per superare e liquidare l’idea del “ sardo “ e di tutto ciò che è locale come limite, come colpa, come disvalore, di cui disfarsi e , addirittura, “ vergognarsi “;

•  per migliorare e favorire, soprattutto a fronte del nuovo “ analfabetismo di ritorno “, vieppiù trionfante, soprattutto a livello comunicativo e lessicale, lo status linguistico. Che oggi risulta essere, in modo particolare nei giovani e negli stessi studenti, povero, banale, improprio, “ gergale “. Lo studio e la conoscenza della lingua sarda, può essere uno strumento formidabile per l’apprendimento e l’arricchimento della stessa lingua italiana e di altre lingue, lungi infatti dall’essere “un impaccio“ , “ una sottrazione” , sarà invece un elemento di “addizione”, che favorisce e non disturba l’apprendimento dell’intero universo culturale e lo sviluppo intellettuale e umano complessivo. Ciò grazie anche alla fertilizzazione e contaminazione reciproca che deriva dal confronto sistemico fra codici comunicativi delle lingue e delle culture diverse , perchè il vero bilinguismo è insieme biculturalità, e cioè immersione e partecipazione attiva ai contesti culturali di cui sono portatrici, le due lingue e culture di appartenenza, sarda e italiana per intanto, per poi allargarsi, sempre più inevitabilmente e necessariamente, in una società globalizzata come la nostra, ad altre lingue e culture. La Lingua sarda infatti in quanto concrezione storica complessa e autentica, è simbolo di una identità etno- antropologica e sociale, espressione diretta di una comunità e di un radicamento nella propria tradizione e nella propria cultura. Una lingua che non resta però immobile – come del resto l’identità di un popolo – come fosse un fossile o un bronzetto nuragico, ma si “ costruisce “ dinamicamente nel tempo, si confronta e interagisce, entrando nel circuito della innovazione linguistica, stabilendo rapporti di interscambio con le altre lingue. Per questo concresce all’agglutinarsi della vita culturale e sociale. In tal modo la lingua, non è solo mezzo di comunicazione fra individui, ma è il modo di essere e di vivere di un popolo, il modo in cui tramanda la cultura, la storia, le tradizioni.

E comunque in quanto strumento di comunicazione è capace di esprimere tutto l’universo culturale, compreso il messaggio politico, scientifico, e non solo dunque – come purtroppo ancora oggi molti pensano e sostengono – contos de foghile!

7) Cultura della differenza nella scuola oggi. I nuovi e recenti programmi della Scuola elementare – e, sia pure ancora in misura insufficiente della scuola media e superiore – raccomandano di portare l’attenzione degli alunni “ sull’uomo e la società umana nel tempo e nello spazio, nel passato e nel presente, nella dimensione civile, culturale, economica, sociale, politica e religiosa” per creare interesse intorno all’ambiente di vita del bambino, per accrescere in lui il senso di appartenenza alla comunità e alla propria terra.

“ E’ compito della scuola elementare – si afferma ancora – stimolare e sviluppare nei fanciulli il passaggio dalla cultura vissuta e assorbita direttamente dall’ambiente di vita, alla cultura come ricostruzione intellettuale”.

Ciò significa – per quanto attiene per esempio alla lingua materna – partire da essa per pervenire all’uso della lingua italiana e delle altre lingue, senza drammatiche lacerazioni con la coscienza etnica del contesto culturale vissuto, in un continuo e armonico arricchimento della mente e dell’intelletto, per aprire nuovi e più ampi orizzonti alla formazione e all’istruzione.

La pedagogia moderna più attenta e avveduta infatti ritiene che la lingua materna e i valori alti di cui si alimenta sono i succhi vitali, la linfa, che nutrono e fanno crescere i bambini senza correre il gravissimo pericolo di essere collocati fuori dal tempo e dallo spazio contestuale alla loro vita. Solo essa consente di saldare le valenze e i prodotti propri della sua cultura ai valori di altre culture. Negando la lingua materna, non assecondandola e coltivandola si esercita grave e ingiustificata violenza sui bambini, nuocendo al loro sviluppo e al loro equilibrio psichico. Li si strappa al nucleo familiare di origine e si trasforma in un campo di rovine la loro prima conoscenza del mondo. I bambini infatti – ma il discorso vale anche per i giovani studenti delle medie e delle superiori – se soggetti in ambito scolastico a un processo di sradicamento dalla lingua materna e dalla cultura del proprio ambiente e territorio, diventano e risultano insicuri, impacciati, “poveri” culturalmente e linguisticamente. Oggi – e zà fit ora! – sono gli stessi programmi scolastici ministeriali ad indicare nelle esperienze linguistiche e nelle culture locali i fondamenti su cui costruire tutto il processo di apprendimento della stessa lingua italiana ma soprattutto la formazione della personalità dello studente: una profonda conoscenza dell’ambiente come base ineludibile e come condizione necessaria del processo educativo e didattico degli studenti e dei giovani. Certo l’ambiente naturale con i suoi monti fiumi e pianure, con la sua flora e la sua fauna, ma soprattutto ambiente come società umana con le sue specificità culturali: storiche e linguistiche in primis. Da questo punto di vista i moderni studi e le nuove concezioni sulla Letteratura italiana, sulla Storia e sul valore della lingua materna sono di grande aiuto perché finalmente la lingua, la cultura e la storia sarda entrino finalmente, in modo organico, nella scuola di ogni ordine e grado e negli stessi curricula scolastici grazie anche all’Autonomia scolastica e alla Legge regionale n. 26 del 15 Ottobre 1997 su “Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna”, alla Legge nazionale n.482 del 15- Dicembre1999 sulle “Minoranze linguistiche” e alla “Carta Europea per le Lingue Regionali e Minoritarie”.

8) Letteratura italiana o scritta in italiano? L’Idea di una letteratura italiana che comprenda quasi esclusivamente le opere scritte in italiano può considerarsi ormai tramontata: in questi ultimi anni infatti si assiste a un rinnovato interesse per le letterature delle diverse Regioni. Il concetto stesso di letteratura italiana si è dilatato sino a comprendere l’insieme delle opere scritte in tutto il territorio dello Stato italiano, indipendentemente dalla lingua utilizzata. Pertanto la letteratura regionale, un tempo considerate minori, sono diventate le diverse componenti di un quadro nazionale più vasto. Ciò che sostanzialmente deve essere riconsiderato è il rapporto fra il “centro” e le “periferie”, dal momento che – come scrive Carlo Dionisetti, il principale teorico di questi studi – “ la storia della marginalità reca un contributo essenziale alla storia totale in costruzione, perché si manda lo storico, senza tregua, dal centro alla periferia e dalla periferia al centro”. Finalmente i fenomeni letterari possono essere considerati per il loro valore artistico, estetico, storico e culturale e non in base a un sistema linguistico o letterario, considerato comune a tutti. Poiché la letteratura è legata saldamente al territorio in cui nasce ed è espressione diretta dei sentimenti e delle necessità dei popoli che tale territorio abitano, non si può scrivere una storia della letteratura senza definirne contestualmente anche una geografia. Spesso sono proprio i caratteri tipicamente regionali a definire la specificità di una determinata produzione letteraria a prescindere dalla lingua utilizzata o dagli stili e generi nei quali si inquadra. Riportare la letteratura a una dimensione territoriale non significa isolarsi né è indice di provincialismo. Aiuta invece a comprendere lo sviluppo dei fenomeni in rapporto alle realtà locali; consente di valutare meglio il contributo dato dalle singole esperienze alla storia della cultura nazionale e internazionale o cultura tout court. E questo può essere fatto senza doversi confrontare in ogni momento con le opere e le idee dei grandi personaggi che, secondo una concezione tipicamente idealistica, avrebbero fatto la storia della letteratura. In quest’ottica, ogni forma di comunicazione scritta, destinata a un pubblico più o meno vasto, acquista rilevanza. La storia della letteratura dunque viene a coincidere con la storia della cultura scritta – in lingua italiana, in lingua sarda o nei dialetti italici poco importa – nelle sue particolarità locali, in relazione con la storia delle idee e della comunicazione nel resto del mondo. Anche la Sardegna ha maturato una propria identità e si è confrontata con altre culture dalle quali ha tratto idee e forme di espressione, raggiungendo risultati spesso significativi e altamente validi, che vale perciò la pena di conoscere e approfondire.

CONCLUSIONE:  Cosa deve fare oggi la Regione sarda?

Per decenni abbiamo sentito pronunciare discorsi fumosi e generici sull’Autonomia della Sardegna e sulla necessità di adeguare il nostro sistema scolastico a quello europeo senza però che si siano operate scelte formative e iniziative politico – amministrative conseguenti dando spazio alla specificità etno –nazionale della Sardegna come valore e mettendo in campo una moderna politica educativa di collaborazione fra Scuola ed Enti Locali o iniziative legislative che fornissero strumenti per realizzare un sistema educativo integrato, per incoraggiare sperimentazioni, ricerche di gruppo e di singoli e per incrementare le potenzialità di intervento finalizzate all’istruzione.

Con l’approvazione della Legge 26 l’articolo 5 dello Statuto inizia finalmente dopo 50 anni ad essere applicato: ora si tratta di applicare integralmente la Legge 26! Soprattutto in questi ultimi anni, dopo l’entrata in vigore della Legge e l’Istituzione de “ Sa die de sa Sardigna” molto nella Scuola sarda si è mosso e fatto nella direzione della valorizzazione della nostra Cultura e Lingua.

Si tratta oggi di continuare e di fare di più: la Regione Sarda deve intervenire per integrare i Programmi ministeriali, con scelte qualitativamente valide e adeguate rispetto ai bisogni degli studenti sardi, in specie per la salvaguardia e valorizzazione dei valori della società sarda e delle sue peculiarità etniche. A tal fine:

 

•  Occorre favorire la crescita dei giovani studenti predisponendo ricerche ambientali e sulle condizioni socio- economiche, mettendo in essere progetti di sperimentazione metodologico- didattiche volti a suscitare interesse e a creare atteggiamenti favorevoli e positivi rispetto alla comunità sarda, al fine di cambiare l’esistente;

•  occorre stimolare il sistema scolastico perché realizzi un reale processo di autonomia pedagogica e didattica che parta e muova dalla realtà sarda: un discorso pedagogico moderno e avveduto non può infatti prescindere dal pensare a una scuola radicata e ancorata alla tradizione, in grado di educare i giovani a conoscere prima e a padroneggiare poi la lingua e la cultura sarda: musica, arte, storia, teatro, letteratura, diritto etc.

•  occorre una scuola in cui la scoperta e la valorizzazione della tradizione negli aspetti più vivi e significativi, possa trovare l’humus per germogliare e per inserire il “locale” e il nostro specifico e peculiare nella cultura mediterranea, europea e mondiale, per continuare ad essere sardi e insieme vivere da cittadini italiani, mediterranei ed europei

•  occorre cioè una scuola in cui i valori alti del passato, che reggono ai flutti di una modernità-modernizzazione effimera e fatua si coniughino dialetticamente con altre culture, con la scienza e la tecnologia, in una sorta di convivenza dei distinti , facendo cioè coesistere, conciliando dialetticamente gli elementi della “consuetudine autoctona” con quelli della modernità vera, mediando e facendo continuamente sintesi fra vecchio e nuovo, continuità e discontinuità, locale e globale.E dunque rifiutando da una parte l’etnocentrismo dall’altra l’esterofilismo. Stando sempre attenti a che l’impatto della globalizzazione si risolva nella negazione, distruzione e/o devastazione delle culture ( e delle economie) deboli ,come è già avvenuto altrove – come dimostrano fra gli altri Levi-Strauss in “Il pensiero selvaggio” e Joseph Rothscild in “Etnopolitica” – e come rischia di succedere anche in Sardegna. Per questo occorre opporsi, ad iniziare dunque dalla scuola, al fenomeno dello “sradicamento” dell’identità connaturato alla globalizzazione e al consumismo;

•  occorre una scuola che ricordi – e insegni – ai giovani che senza legami con il passato, senza radici, non c’è presente né futuro, che se una comunità non dispone delle conoscenze fondamentali della sua storia ( compresa quella dei singoli villaggi, che spesso consente di individuare il ceto sociale originario e il conseguente tipo di formazione storico- urbanistico, vedi “ Il giorno del giudizio” di Salvatore Satta) non può maturare né il sentimento di appartenenza né la consapevolezza dell’importanza del nesso tra locale e globale che è in buona sostanza coscienza comunitaria, ossia accettazione dell’ideale della collaborazione tra popoli diversi;

•  alla scuola spetta in definitiva il compito primario, sia di fornire gli elementi utili per la formazione moderna legata alla realtà e ai bisogni giovanili, sia gli strumenti metodologici per comprendere il nesso inscindibile, pur nella diversità, tra la storia millenaria dell’Isola e la condizione presente per permettere al giovane sardo di innestare – senza prevaricarla – la tradizione nel processo di sviluppo della società complessa; per evitare forme campanilistiche o esaltazione della minutaglia folclorica e insieme per rifiutare la mentalità caudataria tipo “pinta la legna e portala in Sardegna” che induce solo ad atteggiamenti esterofili e a complessi di inferiorità. Ma soprattutto spetta il compito di insegnare a diventare produttori in proprio e dunque anche esportatori di beni di consumo, materiali e immateriali. E un popolo è tanto più capace di emanciparsi e creare e produrre beni di consumo ma soprattutto cultura d’ampia caratura ed esportabile quanto più è radicato in sé il senso della propria Identità e dignità. L’uomo contemporaneo, soprattutto nell’epoca della globalizzazione economica , della comunicazione planetaria in tempo reale e di Internet non può vivere senza una sua dimensione specifica, senza “radici”, sia per ragioni psico- pedagogiche ( un punto di riferimento certo dà sicurezza, consapevolezza di sé e fiducia nel proprio futuro) sia per motivi di ordine culturale. La comprensione del nuovo è sempre legata alla conoscenza critica della storia della società in cui si vive, alle tecniche di produzione, al senso comune, alle tradizioni. E’ questo l’antidoto più efficace contro la sub-cultura televisiva e à la page, circuitata ad arte da certa comunicazione mass- mediale che riduce la tradizione a folclore e spettacolo ad uso e consumo dei turisti. Altrimenti prevalgono solo processi di acculturazione imposti dal “centro”, dalle grandi metropoli, dai poteri forti, arroganti ed egemonici che riducono le peculiarità etniche a espressione retorica, pura mastrucca, flatus vocis. Occorre però concepire e tutelare lo “specifico individuale e collettivo” non come dicotomia ma in connessione con il generale, vivendo l’identità sarda con dignità e orgoglio ma senza attribuirgli un significato ideologico o di mito; identità non come dato statico e definitivo ma relativo, fluido e dinamico, da conquistare- riconquistare, costruire- ricostruire dialetticamente e autonomamente, adattandolo e sviluppandolo, quasi giorno per giorno. L’attaccamento alla civiltà “primigenia”, in quanto realizza un continuum fra passato e presente, dà maggiore apertura al “mondo grande e terribile” e sicurezza per il futuro. In questa continuità- simbiosi fra antico- moderno e post- industriale post- moderno, in cui la positività della Sardegna s’innesta nella positività europea, consiste il significato profondo dell’Identità e dell’Etnia che da un lato ci libera dalle frustrazioni, dalla chiusura mentale e dal complesso dell’insularità; dall’altro ci salvaguardia dai processi imperialistici di acculturazione, distruttivi dell’autenticità delle minoranze e dal soffocamento operato dalla camicia di nesso degli interessi economico- finanziari.

venerdì, 21 gennaio 2011

Uomini e donne di Sardegna – Le controstorie

postato da: francosardo alle ore 21/01/2011 12:20 | link | commenti | categorie: libri, cagliari, francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

sabato, 08 gennaio 2011

Conferenza sulla Storia Sarda

L’11 Gennaio alle ore 16 all’Università della Terza Età di Sanluri (presso la sala dell’ex Montegranatico – fronte Castello- con accesso sulla via San Rocco) Francesco Casula terrà una Conferenza sulla Storia sarda avente per tema l’occupazione romana e il suo dominio plurisecolare con lo sconvolgimento economico, sociale, politico e culturale-linguistico della Sardegna (238-A. C.- 456 D. C.)

1. L’etnocidio

In modo particolare verrà trattato il vero e proprio etnocidio operato dalle legioni romane. Qualche storico parla di 400.000 Sardi sterminati, probabilmente tutti i maschi in età adulta. Tito Livio, il grande cantore di Roma e della sua funzione “civilizzatrice”, al cui imperio tutti dovevano sottostare, salvo appunto lo sterminio, registra ben nove trionfi concessi e tributati dal senato romano ai generali e consoli, per aver sconfitto i Sardi in decine di campagne belliche. Se solo pensiamo che per ottenere il “trionfo” occorreva uccidere almeno 5.000 nemici arriviamo subito a 45.000 morti ammazzati. Cui occorrerà aggiungere quelli uccisi oltre i 5.000! E’ lo stesso Livio a documentare che :

-nel 215 a.c l’esercito sardo (in un primo momento fu sconfitto subendo la perdita di 3.000 soldati (e 800 furono fatti prigionieri); in un secondo momento, dopo una cruenta battaglia la coalizione sardo-punica fu duramente sconfitta e morirono 12.000 tra Sardi e Cartaginesi e 3.700 furono fatti prigionieri:

– nel 177/176 a.C., per sedare la ribellione dei Balari e degli Iliesi il Senato inviò il console Tiberio Sempronio Gracco al comando di due legioni di 5.200 fanti ciascuna, più 300 cavalieri, cui si associarono altri 1.200 fanti e 600 cavalieri fra alleati e Latini. In questa rivolta persero la vita 27.000 sardi (12.000 nel 177 e 15.000 nel 176); in seguito alla sconfitta, a queste comunità fu raddoppiato il gravame delle tasse, mentre Gracco ottenne il trionfo. Tito Livio documenta l’iscrizione nel tempio della dea Mater matuta, a Roma, dove i vincitori esposero una lapide celebrativa che diceva: « Sotto il comando e gli auspici del console Tiberio Sempronio Gracco, la legione e l’esercito del popolo romano sottomisero la Sardegna. In questa provincia furono uccisi o catturati più di 80.000 nemici. Condotte le cose nel modo più felice per lo Stato romano, liberati gli amici, restaurate le rendite, egli riportò indietro l’esercito sano e salvo e ricco di bottino; per la seconda volta entrò a Roma trionfando. In ricordo di questi avvenimenti ha dedicato questa tavola a Giove.»

2. Brutale e intensivo sfruttamento e rapina delle risorse della Sardegna.

La Sardegna con il dominio romano fu sottoposta a uno sfruttamento agricolo e minerario senza precedenti nella sua storia.

L’Isola esportava piombo, ferro, acciaio, argento, rame grazie alle sue miniere nel Sulcis, come nel Sarrabus e in molte altre “regioni” e località sarde, i cui nomi ancora oggi evocano quei minerali (Funtana Raminosa, Montiferru, Capo ferrato Argentiera).

L’esportazione dei minerali sarà tanta da far scendere il loro prezzo in tutto l’Impero. Condannati (damnati ad effodienda metalla) al lavoro in miniera saranno soprattutto gli schiavi ma anche i “dissidenti” che Roma per punizione confinava in Sardegna, ad iniziare dai cristiani: fra l’altro persino due pontefici, Papa Callisto (174) e Papa Ponziano (235).

Ma l’Isola esportava soprattutto grano, prodotto anche grazie agli enormi spazi che si liberarono con il taglio indiscriminato delle foreste, grano con cui si riempirono tutti i granai dell’Urbe tanto che se ne costruirono di nuovi. Tanto grano da sfamare ben 250.000 persone: ad iniziare dagli eserciti e dalla stessa plebe romana, che pacificata e cloroformizzata richiedeva al senato ormai solo panem et circenses.

E con il grano esportava lana, latticini, carne: prodotti soprattutto al Centro della Sardegna mentre i cereali venivano prodotti specie nei campidani.. E con il grano, legnami, pietre, granito: a Roma come a Cartagine, per le ville dei patrizi romani. Che venivano esportati grazie anche agli ottimi porti di Olbia come di Tibula (Santa Teresa di gallura), di Turris Libisonis (Porto Torres) come di Cornus, Tharros, Sulkis (Sant’Antioco) Carales. Tanto che in alcuni mosaici di Ostia si menzionano i Naviculari Turritani e Calaritani ( Mercanti marittimi…).

3. La cancellazione della lingua nuragica e con essa delle comunità sarde.

La primigenia e antica lingua nuragica del ceppo basco-caucasico fu cancellata, annientata: e non poteva essere diversamente una volta che furono di fatto eliminati (uccisi o fatti schiavi e portati a Roma) tutti i maschi adulti.

Con la lingua indigena e genuina fu annientata l’economia e la società comunitaria: solo al centro la proprietà e la gestione delle risorse rimase ancora comunitaria, in tutto il resto dell’Isola le terre furono divise in latifondi e regalati ai clienti dei conquistatori, mentre le miniere e le saline diventarono proprietà dello stato.

Gli storici pifferai di Cesare, (anche sardi) veri e propri ascari, leccaculo e canes de isterzu, magnificano la funzione civilizzatrice di Roma dei romani che costruirono strade e porti, Certo. Ma solo per far transitare i loro eserciti e il bottino verso Roma. Certo costruirono, palazzi, ville, terme, anfiteatri, cloache: ma solo per sé: per ristorarsi e divertirsi e…alleggerirsi!

E i Sardi?

Le popolazioni sarde –ci informa Pietro Meloni nella sua La Sardegna romana-

“Nutrite di uno spirito di fiera indipendenza politica che anche Cartagine era stata costretta a rispettare, non lasciarono mai le armi neppure quando la maggior parte delle province del Mediterraneo erano state interamente pacificate”.

“Dai romani, ovviamente.- commenta Eliseo Spiga- Che com’è noto consideravano luoghi di pace soltanto i cimiteri”.

4. Un Governatore romano particolarmente “predone”: Emilio Scauro e gli insulti razzisti di Cicerone contro i Sardi nell’orazione “Pro Scauro”.

Emilio Scauro, ex governatore della Sardegna, viene accusato di tre “crimini”: aver avvelenato nel corso di un banchetto Bostare, ricco cittadino di Nora, per impossessarsi del suo patrimonio; aver insistentemente insidiato la moglie di tal Arine, tanto che essa si sarebbe uccisa piuttosto che divenirne l’amante; aver imposto una terza decima illegale (oltre che la prima decima normale e la seconda decima straordinaria, ma comunque legale) che avrebbe incassato lui personalmente.

Scauro fu difeso da Cicerone nel 54 a.c.: “i due reati (veneficio il primo e intemperanza sessuale il secondo, -sottolinea lo storico sardo Raimondo Carta-Raspi in Storia della Sardegna- non erano tali da preoccupare l’oratore romano e infatti egli riuscì a confutare queste accuse volgendole anzi al ridicolo”.

Di ben altra importanza era invece il terzo reato addebitato all’ex propretore, accusato di malversazione nella sua amministrazione della Sardegna. Peccato che la confutazione dell’accusa più grave per i romani e per il senato romano, quella appunto di aver ordinato le illegali esazioni di frumento non ci sia pervenuta.

Ci è però pervenuta la parte in cui Cicerone si impegna, com’è suo stile, a lodare la specchiata onestà di Scauro (figlio di Cecilia Metella, moglie di Silla) e a insultare i suoi accusatori. Essi sono venuti dalla Sardegna convinti di intimorire e persuadere con il loro numero, ma non sanno neppure parlare la lingua latina e sono vestiti con le pelli (pelliti testes).

Ma c’è di più: per screditare i 120 testimoni sardi non esita a dipingerli come ladroni con la mastruca (mastrucati latrunculi), inaffidabili e disonesti la cui vanità è così grande da indurli a credere che la libertà si distingua dalla servitù solo per la possibilità di mentire: la loro inaffidabilità viene da lontano, dalle loro stesse radici che sono rappresentate dai fenici e dai cartaginesi, guarda caso nemici storici dei Romani. Di qui l’accusa più grave e insultante, oggi diremmo “razzistica”: “E allora, dal momento che nulla di puro c’è stato in questa gente nemmeno all’o­rigine, quanto dobbiamo pensare che si sia inacetita per tanti travasi?”

Proprio per questo motivo l’appellativo afer è più volte usato come equivalente di sardus e l’espressione Africa ipsa parens illa Sardiniae viene adottata dall’oratore romano per affermare che dai fenici sono discesi i Sardi, formati da elementi africani misti, razza che non aveva niente di puro e dopo tante ibridazioni si era ulteriormente guastata rendendo i sardi ancor più selvaggi e ostili verso Roma tanto che i sardi mescolati con sangue africano non strinsero mai con i Romani rapporti di amicizia né patti d’alleanza e che la Sardegna era l’unica provincia priva di città amiche del popolo romano e libere.

Innanzitutto Cicerone dovrebbe mettersi d’accordo con il suo “compare” Tito Livio, che nelle sue storie (XXIII,40) ricorda città sarde socie di Roma devastate da Amsicora; in secondo luogo l’oratore romano ignora evidentemente che i Fenici arrivano in Sardegna intorno al IX secolo e che le popolazioni nuragiche nel mediterraneo occidentale erano giunte duemila anni prima della fondazione di Cartagine. Ma si tratta – si chiede lo storico Carta-Raspi nell’opera già citata- “di artificio oratorio o ignoranza?”

Probabilmente dell’uno e della’altra.

Fatto sta che Scauro fu assolto con 62 voti a favore e soli 8 voti contrari, furono screditati i testimoni sardi, fu infangata la memoria di Bostare e Arine, fu razzisticamente insultato l’intero popolo sardo e la sua “origine”.

Scauro fu assolto nonostante le accuse gravissime e Cicerone considererà “Pro Scauro” una delle sue più belle orazioni, tanto che più volte nelle Lettere ne cita delle parti con compiacimento. Pare comunque che non sia stata l’orazione di Cicerone ad assolvere Scauro: protetto da Pompeo potè corrompere i giudici che lo mandarono assolto.

Ma uno degli accusatori, Publio Valerio Triario, non si dà per vinto e dopo le elezioni come console, Scauro, accusato stavolta di brogli, nonostante fosse ancora difeso da Cicerone, riuscì a farlo condannare costringendolo a prendere la via dell’esilio.

E pochi anni dopo, -come ricorda nella tragedia Ulisse e Nausica in sa Cost’Ismeralda, il poeta e studioso di cose sarde Aldo Puddu-,” Cicerone viene decapitato dal centurione di Marc’Antonio mentre cerca di sfuggire alla proscrizione e come estremo sfregio la nobile Fulvia infilza la sua esanime lingua con uno spillo da fermaglio: ut sementem feceris ita metes: mieterai a seconda di ciò che avrai seminato, ipse dixit”.

Da http://truncare.myblog.it/archive/2011/01/07/conferenza-sulla-storia-sarda.html

postato da: francosardo alle ore 08/01/2011 16:43 | link | commenti | categorie: università terza età, sanluri, francesco casula, convegno seminario conferenza

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

Presentazione libro di Francesco Casula: Uomini e donne di Sardegna – Le controstorie

Presentazione libro su 15 personaggi sardi

Il 25 Gennaio 2011 alle ore 17 nella Biblioteca regionale a Cagliari, in Viale Trieste 137,
verrà presentato il libro di Francesco Casula:

Uomini e donne di Sardegna – Le controstorie.

Presenta Mario Carboni. Sarà presente l’Autore e l’Editore Maria Marongiu.

Il volume

“Uomini e Donne di Sardegna – Le controstorie” di Francesco Casula comprende 15 monografie di Uomini e Donne sardi illustri: ovvero de gabbale (di valore): 

Amsicora – Eleonora d’Arborea – Sigismondo Arquer – Giommaria Angioy – Grazia Deledda – Antonio Gramsci – Marianna Bussalai – Montanaru – Antonio Simon Mossa – Emilio Lussu – Giuseppe Dessì – Grazia Dore – Francesco Masala – Eliseo Spiga – Giovanni Lilliu. 

Personaggi che hanno descritto, illustrato e rappresentato magistralmente la Sarde­gna e i valori della sua civiltà e della sua identità, sapendo -come scrive il compianto Antonello Satta- “andare per il mondo con pistoccu in bertula, perché proprio in questo andare per il mondo, mostrano le stimmate dei sardi e, quale che sia lo scenario delle loro opere, vedono la vita alla sarda”.

L’Autore

Francesco Casula – Ollolaese, per circa 40 anni insegna negli Istituti superiori. Giornalista pub­blicista, scrive sul quotidiano Il Sardegna. Studioso di storia e lingua sarda, tiene Conferenze e Corsi di formazione nelle Scuole per studenti e docenti. Eletto dal Consiglio Regionale nel Gennaio 2000, è stato per 5 anni membro dell’Osservatorio della Lingua e della Cultura sarda. Fa parte di molte Giurie di Premi letterari di poesia sarda, fra cui di quello più prestigioso, il Premio Ozieri.

Fra le sue pubblicazioni, i saggi storici: Statuto sardo e dintorni, Ed. Artigianarte, Cagliari 2001 e Storia dell’autonomia in Sardegna, (coautore Gianfranco Contu), Ed. Grafica del Parteolla, Dolianova 2009; di critica letteraria: La poesia satirica in Sardegna, Della Torre editrice, Cagliari, di cui ha scritto la parte riguardante La poesia satirica in campidanese.

Per l’Alfa Editrice ha scritto invece La lingua sarda e l’insegnamento a scuola e 11 monografie, in Lingua sarda, su Deledda, Leonora d’Arborea, Gramsci, Antoni Simon Mossa, Amsicora, Zuanne M. Angioy, Marianna Bussalai, Sigismondo Arquer, Giuseppe Dessì, Montanaru, Gratzia Dore.

Sempre per l’Alfa Editrice ha scritto la versione in Sardo di quattro raccolte di novelle e favole: Pupillu, Menduledda e su Dindu Glù Glù, Contos de sabidoria mediterranea, Paristorias a supra de sos logos de sa Sardinna, Paristorias a supra de sos nuraghes.

postato da: francosardo alle ore 08/01/2011 00:06 | link | commenti | categorie: libri, francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

lunedì, 13 dicembre 2010

Fonni – Relazione alla Cunferèntzia annuale regionale de sa limba sarda, di Francesco Casula

Relazione alla Cunferèntzia annuale regionale de sa limba sarda

9, 10, 11 Nadale 2010 Fonne, (NU):

Uno statuto speciale per la letteratura sarda come letteratura “nazionale”.

di Francesco Casula

L’umore esistenzialedel proprio essere sardo, –di cui parla Lilliu-come individui e come gruppo che, in ogni momento, nella felicità e nel dolore delle epoche vissute, ha reso i Sardi costantemente resistenti, antagonisti e ribelli, non nel senso di voler fermare, con l’attaccamento spasmodico alla tradizione, il movimento della vita e della loro storia, ma di sprigionarlo il movimento, attivandolo dinamicamente dalle catene imposte dal dominio esterno” pur in presenza di forti elementi di integrazione e di assimilazione, nella società, nell’economia e nella cultura continua a segnare profondamente, sia pure con gradazioni diverse, oggi come ieri, l’intera letteratura sarda che risulta così, autonoma, distinta e diversa dalle altre letterature. E dunque non una sezione o, peggio, un’appendice di quella italiana: magari gerarchicamente inferiore e comunque da confinare nella letteratura “dialettale”. Il sistema linguistico e letterario sardo infatti, come sistema altro rispetto a quello italiano, è empre stato, come tale, indipendente e contiguo ai vari sistemi linguistici e letterari che storicamente si sono avvicendati nell’Isola, da quello latino a quello catalano e castigliano, e, per ultimo, a quello italiano, con tutte le interferenze e le complicazioni che una simile condizione storica comporta. Una situazione ricca e complessa, propria di una regione-nazione dell’Europa e del mediterraneo.

Nasce anche da qui l’esigenza di un’autonoma trattazione delle vicende letterarie sarde: ad iniziare da quelle scritte in Lingua sarda. Da considerare non “dialettali” ma autonome, nazionali sarde, vale a dire. A questa stessa conclusione arriva, del resto, un valente critico letterario (e cinematografico) italiano come Goffredo Fofi, che nell’Introduzione a Bellas Mariposas di Sergio Atzeni (edito dalla Biblioteca dell’Identità-Unione sarda, pag.18-19) scrive:”Sardegna, Sicilia. Vengono spontanei paragoni che indicano la diversità che è poi quella dell’insularità e delle caratteristiche che, almeno fino a ieri, ne sono derivate, di isolamento e di orgoglio. E’ possibile fare una storia della letteratura siciliana o una storia della letteratura sarda, mentre, per restare in area centro-meridionale- non ha senso pensare a una storia della letteratura campana, o pugliese, o calabrese, o marchigiana, o laziale…

Il mare divide e costringe: La letteratura siciliana e la letteratura sarda possono essere studiate –nonostante la comunanza della lingua, con quella di altre regioni, almeno dopo l’Unità- come “Letterature nazionali”. Con un loro percorso, una loro ragione, loro caratteri e segni”.

Più o meno sulla stessa linea si muove Franco Brevini, considerato il maggior competente di poesia dialettale contemporanea, secondo il quale occorre riconoscere al sistema letterario sardo uno statuto particolare almeno per due motivi fondamentali:

1.Il sardo non può essere considerato un dialetto;

2. Difficilmente la Sardegna a causa della sua posizione decentrata e della sua peculiarissima storia, specifica e dissonante rispetto alla coeva storia  europea, segnata com’è dall’incontro con diverse culture, può essere integrata in un discorso di storia italiana.

Da una analisi attenta della letteratura sarda potremmo vedere che dalle origini del volgare sardo fino ad oggi, non vi è stato periodo nel quale la lingua sarda non abbia avuto una produzione letteraria. Del resto a riconoscere una Letteratura sarda è persino  un viaggiatore francese dell’800, il barone e deputato Eugene Roissard De Bellet che dopo un viaggio nell’Isola, in La Sardaigne à vol d’oiseau nel 1882 scriverà :”Si è diffusa una letteratura sarda, esattamente  come è avvenuto in Francia del provenzale, che si è conservato con una propria tradizione linguistica”.
Certo, qualcuno potrebbe obiettare, che essa, rispetto ad altre lingue romanze, ha prodotto pochi frutti. E’ questa  -per esempio- la posizione dello stesso Gramsci, che dopo aver detto una sacrosanta verità “il sardo non è un dialetto, ma una lingua a sé”, afferma che esso non ha prodotto “ una grande letteratura”.
In realtà Gramsci non conosce la letteratura sarda: e per molti versi, non poteva neppure conoscerla, dati i tempi e le condizioni storiche in cui viveva e operava. E non la conosciamo appieno neppure oggi tanto che è urgente una grande operazione di scavo e di recupero del nostro patrimonio letterario, molto del quale è ancora inedito, numerosissimi testi sono ancora ignorati dai critici o sepolti in biblioteche e in archivi privati e pubblici. E occorre tener conto non solo dei testi scritti ma anche di quelli orali –abbondantissimi- quando ne siano recuperate le testimonianze.
Faccio solo un’esempio: abbiamo potuto conoscere Giovanni Matteo Garipa, -non lo conosceva neppure Wagner- solo recentemente, grazie alla ripubblicazione della sua opera su Legendariu de Santas Virgines et Martires de Jesu Cristu (1627) da parte dalla casa editrice Papiros di Nuoro nel 1998 con l’introduzione di Diego Corraine e la presentazione di Heinz Jürgen Wolf  e Pasquale Zucca. Eppure si tratta del più grande scrittore in lingua sarda del secolo XVII  (1575/1585-1640),

Eppure molti motivi avrebbero dovuto spingere gli studiosi a conoscere e valorizzare il Garipa, ma soprattutto due:

1.la tesi del sacerdote orgolese, oggi quanto mai attuale, della necessità dell’insegnamento della lingua sarda –definita “limba latina sarda”- come prerequisito per il corretto apprendimento, da parte degli studenti, anche delle altre lingue;

2.la sua convinzione che fosse urgente dotare la Sardegna di una tradizione letteraria «nazionale» sarda, ossia, come si
direbbe oggi, di una lingua letteraria uniformemente usata in tutto il territorio dell’isola e sorretta da un repertorio di testi in grado di competere con quelli delle altre lingue europee.

E’ stato anche obiettato che la lingua sarda ha prodotto “cultura bassa”. Rispetto a questa accusa occorrerebbe finalmente iniziare a liquidare certi equivoci gerarchici sulla cultura e sulle sue forme, per cui ci si attarda ancora a parlare di cultura “alta” e cultura “bassa”, di cultura “materiale” (miniere, artigianato, agricoltura, pastorizia, turismo) inferiore e subordinata alla cultura “immateriale” (lingua, letteratura, arte, musica, diritto ecc. ecc) o di cultura orale inferiore alla cultura “scritta” e dunque meno degna di essere conosciuta e studiata. La cultura, senza gerarchie, deve essere intesa in senso antropologico, ovvero nei valori sottostanti alle scelte collettive e individuali e quindi agli ideali che orientano i comportamenti, con particolare riferimento a quelli sociali.

Anche il termine “letteratura”, secondo il dettato dei più moderni e aggiornati orientamenti di studi, va inteso nel senso di scrittura o produzione di opere di cultura che occupano spazi non tradizionali quali gli atti giuridici, le costituzioni politiche, la poesia e la tradizione orale e finanche le opere di carattere didascalico o divulgativo per le quali veniva usata la lingua sarda al fine comunicare meglio con il popolo.
Ma anche dato e non concesso che la lingua sarda abbia prodotto poco, si poteva pensare che un cavallo per troppo tempo tenuto a freno, legato  imbrigliato e impastoiato potesse correre e correre velocemente? La lingua sarda, certo, deve crescere, e sta crescendo: ha soltanto bisogno che le vengano riconosciuti i suoi diritti, che le venga proprio riconosciuto il suo “status” di lingua, e dunque le opportunità per potersi esprimere, oralmente e per iscritto, come avviene per la lingua italiana.

La Lingua sarda, dopo essere stata infatti lingua curiale e cancelleresca nei secoli XI e XII, lingua dei Condaghi e della Carta De Logu, con la perdita dell’indipendenza giudicale, viene infatti ridotta al rango di dialetto paesano, frammentata ed emarginata, cui si sovrapporranno prima i linguaggi italiani di Pisa e Genova e poi il catalano e il castigliano e infine di nuovo l’italiano.
Contrariamente a ciò che comunemente si dice e si pensa da parte degli stessi sardi, la letteratura in sardo che l’isola ha espresso nei secoli, oltreché variegata nei diversi generi, è ricca di opere e di autori anche quando superata la fase esaltante del medioevo, all’indomani della sconfitta del regno di Arborea, mancando un centro politico indipendente, le lingue dominanti (catalano, castigliano e infine italiano) assunsero via via il ruolo di lingue ufficiali accolte in toto dal ceto dirigente isolano. La lingua sarda restò praticata dai cantori che diedero vita a una lunga tradizione poetica orale, ma anche da scrittori con riflessi di tipo colto.
Nei secoli si succedettero tentativi, da parte degli intellettuali sardi più vicini al popolo (in particolare uomini di Chiesa), di normalizzare l’uso scritto della lingua. Uno sforzo ancora oggi attuale, nel momento in cui, per effetto di una nuova coscienza linguistica, si è assistito alla nascita della prosa narrativa in lingua sarda.
Occorre comunque sottolineare che è soprattutto a partire dall’ultima metà del Novecento che i poeti e gli scrittori in lingua sarda hanno offerto risultati non solo quantitativamente ma anche qualitativamente risultati di grande rilievo. E nelle loro opere “la Sardegna, finalmente, -come scrive Nicola Tanda- da «nonluogo», diventa «luogo», non di un esclusivo recupero memoriale, ma luogo dell’immaginario che produce il progetto di una identità dinamica, dal quale deriva l’energia vitale e morale di un nuovo modello di sviluppo economico e civile”.
E gli autori trovano una condizione specifica nello «stare» per ottica e palpitazioni, per weltanschaung, per il modo con cui intendono e contemplano la vita e per tante altre cose, razionali e irrazionali, che derivano dai misteri e dalle iniziazioni dell’arte, compresa la nostalgia, che, a dispetto dei politici«realisti», come dice Borges, è la relazione migliore che un uomo possa avere con il suo paese.
L’importante è che la produzione letteraria esprima una specifica e particolare sensibilità locale, ovvero “una appartenenza totale alla cultura sarda, separata e distinta da quella italiana” diversa dunque e “irrimediabilmente altra”, come scrive il critico sardo Giuseppe Marci.
L’importante è soprattutto –come scrive Antonello Satta- “che gli autori sappiano andare per il mondo con pistoccu in bertula, perché proprio in questo andare per il mondo, mostrano le stimmate dei sardi e, quale che sia lo scenario delle loro opere, vedono la vita alla sarda”.
L’importante infine è che la letteratura sarda abbia, come ogni letteratura, tratti universali della qualità estetica e se, in più è  «specifica», soprattutto per una questione di Identità. E’ proprio l’Identità sarda infatti il tratto che a mio parere accomuna gli Autori che scrivono in sardo.Ad iniziare dai poeti del Premio Ozieri in cui la peculiare identità della Sardegna non poteva essere garantita né da alcuna facile coloritura “dialettale” né dalla lingua presa in prestito –l’italiano- ma semplicemente dalla lingua sarda.

postato da: francosardo alle ore 13/12/2010 11:29 | link | commenti | categorie: regione sardegna, fonni, francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

martedì, 30 novembre 2010

Olzai – Presentazione libro in lingua sarda

Scarica la brochure di Olzai

All’interno dell’ottava edizione delle CORTE APERTAS 2010 di Olzai (3-5 Dicembre)

SABATO 4 DICEMBRE
Ore 17.00 – Sala Consiglio Comunale:

Presentazione della monografia in lingua sarda “Gratzia Dore” di Francesco Casula, (Alfa editrice) con la partecipazione dell’autore, per iniziativa e col coordinamento degli studenti olzaesi del Liceo Scientifico di Nuoro.

Gratzia Dore
Grazia Dore nasce a Orune nel 1908 da una famiglia “illustre”: suo padre Francesco sarà deputato per due legislature; il fratello più grande, Antonio, amico di Gramsci, per lunghi periodi in prigione e al confino per cattività antifascista, sarà il primo segretario del Partito comunista in Sardegna dopo la guerra; il fratello minore, Gianpietro, direttore di importanti giornali cattolici, sarà amico e collaboratore di storici come Gabriele De Rosa e Pietro Scoppola ma soprattutto di Giovanni Battista Montini, il futuro papa, Paolo VI; la sorella Peppina, giornalista e scrittrice fonderà una Congregazione religiosa mentre l’altra sorella, Raffaela scriverà importanti libri di pedagogia.
Grazia Dore –che finirà la sua carriera di insegnante come Preside della Scuola media di Olzai dove morirà nel 1984, è soprattutto una poetessa balente e zeniosa, tanto da avere il plauso di Pier Paolo Pasolini che riconoscerà in lei “un robusto impianto e uno squisito rigore letterario” e una poesia in cui “tutto va puntato sul valore lirico; sulla sua capacità di delirio, di dereglement, di estasi o angoscia”.

Grazia Dore fa parte della collana di “Omines e feminas de gabbale” che contiene 15 monografie su uomini e donne sarde di valore. Oltre a Grazia contiene Eleonora d’Arborea, Grazia Deledda,Marianna Bussalai,Gramsci, Lussu, Amsicora, Giovanni Maria Angioy, Montanaru, Giuseppe Dessì,  Francesco Masala, Giovanni Lilliu, Sigismondo Arquer, Antonio Simon Mossa, Eliseo Spiga. Si tratta di personaggi che –a parte forse Gramsci e qualcun altro- giovani e studenti non avranno l’avventura di trovare e studiare nei libri scolastici che, ancora impostati in una logica italocentrica, continuano a censurare gli scrittori, i poeti, gli intellettuali sardi e soprattutto sardofoni.
I criteri con cui sono stati scelti i 15 personaggi sono quelli che attengono all’Identità: sono stati cioè selezionati uomini e donne -per utilizzare l’espressione di Antonello Satta, altro “grande” sardo di valore- “che sappiano andare per il mondo con pistoccu in bertula, perché proprio in questo andare per il mondo, mostrano le stimmate dei sardi e, quale che sia lo scenario delle loro opere, vedono la vita alla sarda”.
Delle 15 monografie io ne ho scritto 11 (da solo o con altri autori).

Francesco Casula

 

postato da: francosardo alle ore 30/11/2010 11:30 | link | commenti | categorie: libri, cortes apertas, francesco casula, olzai

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

martedì, 16 novembre 2010

Sanluri – Ciclo di Conferenze sulla Storia sarda

Giovedì 18 Novembre alle ore 16 all’Università della Terza Età di Sanluri (presso la sala dell’ex Montegranatico – fronte Castello- con accesso sulla via San Rocco) Francesco Casula darà l’avvio a una serie di Conferenze sulla Storia sarda: dalla “colonizzazione” fenicia (secolo IX) all’occupazione Cartaginese (VI secolo) con la crisi della civiltà nuragica e la divisione dell’Isola in due tronconi; dal dominio di Roma e lo sconvolgimento economico, sociale, politico e culturale-linguistico della Sardegna (227-A. C.- V sec. D. C.) alla breve occupazione dei Vandali e al dominio bizantino (V-X secolo D.C.); dai Giudicati e la presenza di Pisa e Genova,. all’occupazione Aragonese; dalla dominazione spagnola al brutale dominio sabaudo, fino alla Sardegna “italiana”.

Nella Conferenza di Giovedì 18 Novembre si inizierà con la trattazione dell’arrivo dei Fenici prima e dell’occupazione cartaginese poi. Particolare spazio sarà dedicato:

1. a confutare il luogo comune –ormai messo in discussione da moltissimi storici e studiosi- secondo cui i Fenici avrebbero portato la “scrittura” in Sardegna con l’iscrizione della Stele di Nora fatta risalire al secolo IX. In realtà i sardi conoscevano ben prima la scrittura e comunque la Stele di Nora è da ascrivere al XIII-XIV secolo e non al IX secolo.
2. a mettere in rilievo come l’Isola, soccombendo ai generali Asdrubale e Amilcare , verso il 509 a.c. “la resistenza” sarda fu stroncata, “Fu –per usare la prosa di Giovanni Lilliu- domata e sospinta dalle pianure e dalle colline nelle zone montagne dell’interno, solitarie, sterili e disperate ( Iustn.XIX,1). Si può capire che l’abbandono forzato di terre che la letteratura storica greco-romana ci presenta piena di monumenti d’ogni genere e fonte di benessere materiale e civile, provocò una cesura culturale, una crisi di civiltà fra le popolazioni nuragiche. E la marcia patetica dalle <belle pianure iolaèe> ( Diod.,IV,29-30-V,15) dove gli antichi pastori e agricoltori – guerrieri lasciavano i castelli distrutti, le case fumanti, i templi profanati e le tombe dei loro morti incustodite, verso le rocce, le caverne e i boschi paurosi del centro montano, fu non soltanto una ritirata di uomini, donne e fanciulle perseguiti come vinti dal vincitore straniero e sospinti verso una carcere, quasi verso un enorme campo di concentramento naturale, ma fu anche e soprattutto la capitolazione di un’intera civiltà protesa in uno sforzo decisivo e vicina al suo pieno traguardo storico. Con la sconfitta fu pure incrinata la compattezza etnico- sociale dei Sardi della civiltà nuragica e ne risultò la prima grande divisione politica: da una parte l’Isola montana,- dei Sardi ancora liberi seppur costretti in una sorta di riserva dai conquistatori, come lo furono nel secolo XIX gli Indiani americani di Capo Giuseppe, chiusi in una riserva dell’Idaho dai bianchi del generale Miles- che continuò a esprimere una cultura genuina e autentica di pastori, per quanto impoverita e decaduta; dall’altra i Sardi più deboli, arresisi agli invasori, diventati <collaborazionisti> per calcolo o per paura furono degradati al livello di servi della gleba e confusero il loro sangue e la loro civiltà mescolandosi ai mercenari libici, schiavi gli uni e gli altri del comune padrone cartaginese. Per i sardo- punici (o sardo- libici) a cultura mista, i sogni di grandezza, già nel V secolo a.c. erano finiti nel nulla e la libertà era diventata una parola senza senso. Le madri facevano figli per essere assoldati a poco prezzo negli eserciti di Cartagine. Come le antiche “pianure iolaèe” germinavano biade e gli altopiani erbosi dei primitivi pastori ingrassavano greggi per arricchire il mercato internazionale dell’invasore e aumentarne l’insaziabile brama del potere economico e politico. Per i Sardi autentici del centro montano, a cultura tradizionale senza alcun compromesso, la libertà rappresentava ancora un valore e il suo prezzo li ripagava dei sacrifici materiali e dell’avvilimento morale in cui li aveva cacciati l’avverso destino. Schiavitù e libertà segnavano ormai una netta linea di confine fra le due parti dei Sardi: quella conformista e quella ribelle, la prima accomunata forse alla seconda al padrone nel disprezzo e nell’odio .Ed il padrone noncurante e forse lieto della divisione prosperava sulla contesa delle due Sardegne”

postato da: francosardo alle ore 16/11/2010 12:38 | link | commenti | categorie: università terza età, sanluri, francesco casula, convegno seminario conferenza

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

lunedì, 15 novembre 2010

Sa limba a scuola

«La lingua sarda e l’insegnamento a scuola»,

di Francesco Casula, Alfa Editrice, Quartu Sant’Elena, euro 14.

Casula, giornalista e studioso, già membro dell’Osservatorio regionale della Lingua e della Cultura sarda, ha raccolto nella prima parte del volume i testi di conferenze e lezioni nelle quali ha sostenuto la validità della «limba» e ha propugnato il suo inserimento tra le discipline scolastiche; mentre nella seconda parte l’avvocato Debora Steri presenta il quadro della legislazione vigente in Europa, in Italia e in Sardegna per la tutela delle minoranze linguistiche.

LA SARDEGNA          LIBRO
di Salvatore Tola        per libro

Da La Nuova Sardegna del 15/11/2010

postato da: francosardo alle ore 15/11/2010 15:10 | link | commenti | categorie: libri, scuola, francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

lunedì, 08 novembre 2010

Nuovo numero di Làcanas

«Làcanas», direttore Pao­lo Plllonca, Domus de Ja­nas, Selargius, anno VII, n. 46, V del 2010, euro 4.

nuova_sardegna(1)Questo nuovo fascicolo della «Rivista bilingue del­le identità» si apre con un editoriale dedicato al di­battito sull’indipendenti­smo che si è tenuto di re­cente sulla «Nuova». Si al­ternano poi interviste, co­me quella del direttore a Helenita Olivares, vedova di Aligì Sassu; articoli co­me quello di Francesco Casula sulla lingua di Gra­zia Deledda; e cronache culturali: i premi di poe­sia sarda, la festa di Su Prugadoriu a Seui ecc. E infine le rubriche: visita a un paese (Seulo), la musi­ca, la poesia, le gare degli improvvisatori.

Da La Nuova Sardegna del 01/11/2010

postato da: francosardo alle ore 08/11/2010 09:11 | link | commenti | categorie: rivista, francesco casula, làcanas

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

venerdì, 05 novembre 2010

Gli anni della foca monaca – Dove si trova

 

Quegli anni della foca monaca, di Francesco Casula*

E’ nelle librerie da qualche settimana “Gli anni della foca monaca”, (Aipsa edizioni), una silloge di otto racconti, di Franca Iannucci, ambientati in precisi paesi e città sarde: Cagliari, Alghero, Nuoro, Orosei, Muravera, San Priamo, Palau. Ma i luoghi e le vicende –che pure si riferiscono a peridi storici ben determinati: i primi del Novecento, gli anni Trenta e Cinquanta- come i paesaggi, sono momenti di una geografia nel suo valore simbolico e  intensamente allusivo: l’autrice infatti vuole  narrare vicende che pur fortemente locali assumono una dimensione più universale. Vicende che hanno la labilità del sogno ma, sia pure dentro coordinate e affatturazioni romanzesche, anche la durezza del reale. In esse infatti  si intrecciano e si mescolano realtà e fantasia, mito e storia, elementi onirici e lirici con descrizioni puntuali di costumi, comportamenti, accadimenti e figure icasticamente schizzate, con veri e propri drammi umani, legati a condizioni di vita spesso, ai limiti della sopravvivenza: è il caso del racconto “Il seme di Bonaria”. Da questo punto di vista la silloge della Iannucci può considerarsi un labirinto di segni etnologici e antropologici, un bastimento carico di storia, un incunabolo dell’identità etno-linguistica dei Sardi di cui il passato è elemento costitutivo importante. Nei racconti un ruolo fondamentale è esercitato dalla dimensione della memoria e del ricordo con cui l’autrice rievoca in modo particolare la magia del paesaggio sardo, di cui coglie, in specie, gli elementi pittorici e cromatici, “il colore verde della macchia mediterranea” di “mirti, lentischi, cisti, ginepri” che “profumavano l’aria e proteggevano la tana di lepri e furetti”. E insieme all’ambiente naturale ricorda il mondo degli affetti, dell’infanzia e dei giochi come “un paradiso terrestre”. E forse sono questi gli scampoli più suggestivi dei racconti: quando la scrittrice ritorna alle immagini di microcosmi familiari e paesani entro i quali il sentimento si colma e si consuma fra nuove nostalgie e nuove rivelazioni. Certo, si possono rimproverare alla silloge, qua e là, incertezze strutturali e ineguaglianze stilistiche per cui occorrerà sottoporre l’espressione, a un processo di affinamento e di alleggerimento, per così dire a un duro sforzo ascensionale. Ma, come prima prova letteraria, l’autrice ha centrato l’obiettivo.

*storico

(Pubblicato su Il Sardegna 27-7-2010)

postato da: francosardo alle ore 05/11/2010 09:20 | link | commenti | categorie: libri, francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

mercoledì, 27 ottobre 2010

SA LIMBA DE GRATZIA DELEDDA, de Frantziscu Casula

Pro cumprender bene sa limba chi Deledda impreat iscriende toccat de partire dae custa premessa: su sardu non est unu dialettu italianu –comente galu medas baccheos, (maccos o tontos?) ma sos prus pro ignorantzia, narant e pessant, puru zente “istudiada”- ma una limba. Nois sardos semus “bilingui” ca  allegamus in su matessi tempus duas limbas, su sardu e s’italianu. Puru sa Deledda fiat bilingue.
Segundu unu de sos prus mannos linguistas sardos, Massimo Pittau, sa povertade in su lessicu italianu de sa Deledda est determinadu da-e unu fatu psichicu: sa timoria de irballiare. Duncas non impreamus mai sos vocabulos: arena, brocca, chicchera, fontana, padella, pigliare, rammentare, tappo, tornare etc. etc. proite pessamus chi siant ateretantos sardismos, cando imbetzes non lu sunt pro nudda, e impreamus solu sinonimos: sabbia, anfora, tazzina, fonte, pentola prendere, ricordare, turacciolo, restituire etc.etc.
Pro curpa de custa timoria –segundu, lu torro a narrer, Pittau- su lessicu de iscrittores sardos comente a Gratzia Deledda est impoberidu, mescamente in sos iscrittos de sa pitzinnia ca a pustis l’arricchit semper prus. S’atera chistione chi tocat de amentare est chi su prus de sas bortas sa Deledda –ma capitat a medas sardos, peri iscrittores mannos- pessaiat in sardu e traduiat mecanicamente in italianu, mesche “nel parlare dialogico” –est semper Pittau a lu sustenner, ma eo so de accordu cun issu- comente in “Bennidu ses? Accatadu fattu l’as? A Luisi bidu las? Candes gai, andamus !”
Sos iscritos de sa Deledda sunt prenos de custas frasas.
Bi sunt in fines medas e medas faeddos propiu sardos e isceti sardos chi Deledda faghet intrare in sas fainas suas cando si trattat de iscrier subra s’ambiente sardu: pessamus a tanca (terreno di campagna chiuso da un recinto fatto in genere di sassi); socronza(consuocera), impreada meda meda in Elias Portolu;corbula (cesta); bertula (bisaccia); tasca (tascapane); leppa (coltello a serramanico); leonedda (zufolo); cumbessias o muristenes (stanzette tipiche delle chiese di campagna un tempo utilizzate per chi dormiva là per le novene della Madonna o di Santi); domos de janas (tombe rupestri e letteralmente “case delle fate”).
Bi sunt a pustis frasas intreas in sardu comente: frate meu (fratello mio),Santu Franziscu bellu (San Francesco bello), su bellu mannu (il bellissimo, letteralmente :il bello grande), su cusinu mizadu (il borghese con calze), a ti paret (ti sembra?), corfu ‘e mazza a conca (colpo di mazza in testa), ancu non ch’essas prus (che tu non ne esca più: è un’imprecazione).
Pro no narrer de sos lumenes chi sunt truncados in sa sillaba finale cando est “complemento vocativo”, tipicu modu de narrer sardu ma mescamente nugoresu e barbaritzinu: Antò (o Antonio), Colù (o Colomba), Zosè= Zoseppe (o Giuseppe), Zuamprè=Zuampredu (o Giampietro), pride Defrà= pride Defraia (prete Defraia).
Carchi borta Deledda presentat finas frasas italianas istropiadas in sardu e frasas sardas istropiadas in italianu: nois barbaritzinos naramus italianu porcheddinu, un esempru: ”Come ho ammaccato questo cristiano così ammaccherò te (…)”; “ Avete compriso?”.
Pro cuncruire  amento puru chi sa Deledda traduit faeddos sardos o espressiones propiu sardas cando no esistit su currispondente in italianu: Perdonate= perdonae in nugoresu: voce verbale con cui ci si scusa con un accattone quando non gli si può o non gli si vuole fare l’elemosina; botteghiere= buttegheri in nugoresu (invece di bottegaio); male donne= malas feminas in nugoresu (invece di donnacce); maestra di parto= mastra ‘e partu in nugoresu (invece di levatrice); maestro di muri, maestro di legno, maestro di ferro= mastru ‘e muru, mastru ‘e linna, mastru ‘e ferru (invece di muratore, falegname, fabbro).
Toccat però de crarire chi sos sardismos linguisticos de sa Deledda non benint dae s’incapatzidade de impreare bene sa limba italiana ma da-e un’isseberu suo cabosu e cherfidu. S’ifruentza de sa Sardinna e de sa limba sarda in sas operas de sa Deledda non pertoccat solu sas formas sintatticas e sos faeddos ma finas –e meda a beru- sos temas, sos costumenes, sas faulas e sas paristorias, sas mazinas, sos proverbios e sos dicios: pro lu narrer in una paraula sola sa tzivilidade sarda intrea. Frantziscu Casula

(Articolo pubblicato su LACANAS, rivista bilingue delle Identità, n.46, Ottobre 2010)

postato da: francosardo alle ore 27/10/2010 12:07 | link | commenti | categorie: rivista, francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

lunedì, 04 ottobre 2010

Villacidro – Conferenza sulla Lingua sarda

*
*
*
A Villacidro (Sala del Consiglio provinciale) Martedi 5 ottobre dalle ore 16 alle ore 19 Francesco Casula concluderà il primo ciclo del Corso di Alfabetizzazione sulla Lingua sarda organizzato dalla Società SARDITINERA, tenendo una lezione su : Introduzione ai problemi della lingua sarda: I vocaboli sardi negli atti della pubblica amministrazione.
L’attività formativa è rivolta ai dipendenti delle Amministrazioni Comunali e Provinciale.

postato da: francosardo alle ore 04/10/2010 07:49 | link | commenti | categorie: villacidro, francesco casula, convegno seminario conferenza, corsi laboratori lezioni

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

Crisi, a picco il Premio Ozieri

header_logo_usSuperare le difficoltà e rilanciare il ruolo del Premio Ozieri di letteratura sarda e sollecitare le istituzioni perché il valore dell’identità costituisca l’asse portante della riforma dello statuto sardo.
È quello che hanno chiesto intellettuali e poeti intervenuti alla cerimonia di premiazione della cinquantunesima edizione del Premio Ozieri. Per il presidente della giuria, Nicola Tanda, «in questo processo non si può prescindere dalla tutela e dalla salvaguardia della propria identità. È necessario cercare un strada per una crescita complessiva».
In questo senso il Premio Ozieri in cinquant’anni ha contribuito alla riforma culturale e alla rinascita di creatività, che dalla poesia si è estesa rapidamente agli altri settori del sistema letterario, «perché a salvare l’Isola sono stati i poeti». Concetti sottolineati anche da Paolo Cherchi, docente di letteratura italiana all’Università di Chicago, al quale è andato il riconoscimento per aver fatto conoscere la Sardegna fuori dall’Isola. «Una lingua si parla perché favorisce la comunicazione – ha affermato Cherchi – Allora oggi dovremmo parlare tutti inglese. Invece il sardo è la mia lingua. Intima, sacra e aristocratica. È il valore della mia identità che consente di confrontarmi con gli altri, perché senza identità non si può vivere nel mondo.» Di crisi della società e della cultura sarda ha parlato il presidente del Premio, Vittorio Ledda. «In questo panorama di crisi economica ed occupazionale, dobbiamo registrare anche una crisi delle istituzioni culturali. Per questo chiediamo più attenzione».
Gli hanno fatto eco i poeti Mario Tonino Rubattu di Sennori, che ha parlato di “tempos nuados” e Lorenzo Pusceddu di Orotelli che si è chiesto: «chi difende l’industria della cultura? Eppure è una fabbrica che produce. Forse anche i poeti dovrebbero dichiarare uno sciopero generale».
Diverse le attestazioni di apprezzamento espresse nei confronti della giuria e del segretario Antonio Canalis, il quale ha ricordato il fondatore Tonino Ledda. «Avevo promesso a Tonino che lo avrei sostenuto fino alla trentesima edizione. Siamo arrivati alla ventottesima che seguo da solo, e non so se riuscirò a garantire le prossime due». Una dichiarazione che ha provocato una ampia discussione e che ha infine spinto tutti verso un impegno comune per sostenere il futuro dell’Ozieri. (r. s.)

Da L’Unione Sarda del 04/10/2010

*


 

 

nuova_sardegna(1) Da Ozieri un appello per salvare il sardo. Locale è globale. E se il messaggio è quello dei sentimenti o dei drammi dell’esistenza umana, il suo valore diventa universale e linguaggio non ha confini. Lo dimostra ancora una volta il Premio Ozieri di letteratura sarda, che ieri ha festeggiato la cinquantunesima edizione.  Un rapporto continuo tra la Sardegna e il mondo intero che è emerso con forza durante la cerimonia di premiazione, dalla varietà dei temi affrontati al curriculum dei protagonisti. Come il professor Paolo Cherchi, per anni docente di letteratura italiana all’università di Chicago, che ha ricevuto il Trofeo “Premio Ozieri” «per aver contribuito a far conoscere la Sardegna e la sua cultura fuori dell’isola». È stato lui ad aprire la riflessione su «che cos’è il sardo in un mondo globalizzato?», che ha poi concluso con il tema dell’identità. Non quella arroccata in difesa di chissà quale purezza, ma quella «di sostenere un valore, mantenere un idea per ricrearla, come fa il Premio Ozieri. Perché chi ha un’identità appartiene alla cultura mondiale». Un tema forte, proprio nei giorni in cui in Consiglio regionale si discute di autonomia e indipendenza. E il rapporto dell’isola con il mondo globalizzato è ritornato anche con il racconto del viaggio degli immigrati fatto da Giovanni Deias di Siliqua, che ha vinto la Coppa Messaggero sardo.  Il Trofeo “Città di Ozieri”, per una personalità che si è distinta nel mondo della cultura, è andato a Tonino Rubattu, autore dei poemi di Omero in sardo e del Dizionario universale della lingua di Sardegna. Il gruppo etnomusicale Furias, invece, ha ricevuto il premio Trofeo “Provincia di Sassari”, istituito per un gruppo che valorizzi e tramandi con rigore e modernità la tradizione musicale della Sardegna. Il premio è stato assegnato all’unanimità dalla giuria presieduta da Nicola Tanda e composta da Clara Farina, Franco Fresi, Dino Manca, Anna Cristina Serra, Salvatore Tola e dallo storico Francesco Casula.  Ma il Premio è anche occasione di riflessione sullo stato di salute della lingua e della cultura sarda, perché «c’è ancora troppo accattonaggio culturale di palazzo in palazzo alla ricerca di pochi finanziamenti – ha scritto il segretario del Premio, Antonio Canalis -. E c’è una legge, la 26 del 1997, che non sburocratizza, ma complica procedure già impossibili». Per questo è suonato il campanello d’allarme del presidente dell’associazione, Vittorio Ledda, contro i ritardi della Regione. Una circostanza che costringe però a riflettere sulle forme di collaborazione con altre associazioni per rendere fruibile il grande patrimonio letterario del Premio Ozieri e abbattere i costi di organizzazione. La buona notizia è arrivata da Antonio Brundu e Masimiliano Fois, i più giovani tra i premiati: un dato che fa sperare per il futuro e che testimonia come per molti «la lingua materna» sia ancora lo strumento di espressione prediletto.  Alla cinquantunesima edizione del Premio Ozieri di letteratura sarda hanno contribuito la Regione e la Fondazione Banco di Sardegna, la Provincia di Sassari, il Comune di Ozieri, la società Beata vergine del Rimedio, il Lions club e il Rotary club di Ozieri. Alessandro Tedde

 

Da La Nuova Sardegna del 27/10/2010

 

postato da: francosardo alle ore 04/10/2010 07:25 | link | commenti (1) | categorie: concorso, francesco casula, recital reading letture

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

lunedì, 20 settembre 2010

Villacidro – Corso di sardo

*

A Villacidro (Sala del Consiglio provinciale) Martedi 21 Settembre dalle ore 16 alle ore 19.

Francesco Casula inaugurerà il Corso di Alfabetizzazione sulla Lingua sarda organizzato dalla Società SARDITINERA, tenendo una lezione su : Introduzione ai problemi della lingua sarda e la Lingua sarda comuna.
L’attività formativa è rivolta ai dipendenti delle Amministrazioni Comunali e Provinciale.
*
*

postato da: francosardo alle ore 20/09/2010 09:43 | link | commenti | categorie: villacidro, francesco casula, corsi laboratori lezioni

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

mercoledì, 08 settembre 2010

Presentazione libro su tradizioni di Quartu

Giovedì 9 Settembre 2010, alle ore 17,30

Aula Consiliare – Via Eligio Porcu

Municipio di Quartu S.Elena

 

IS FESTAS NODÌAS

 

Quartu Sant’Elena

tradizioni, feste, sapori

ALFA EDITRICE

 

Saluto delle Autorità

Franca Mazzuzzi

Presidente del Consiglio Comunale

Mauro Contini

Sindaco di Quartu S.Elena

 

Intervengono

Francesco Casula

Storico

E autore della prefazione

 

 

Marco Sitzia

Linguista

 

Rita Murgioni

Consigliere comunale

 

Gli Autori e l’Editore

*

*

*

*

 

 

PREFAZIONE di FRANCESCO CASULA
al libro FESTAS NODIAS-tradizioni, feste e sapori di Quartu Sant’Elena
di Giusi Ghironi e Daniele Pani (Alfa editrice)
La Sardegna possiede un ricchissimo patrimonio di tradizioni e di memorie popolari e ha prodotto una cultura viva e articolata che ha poche similitudini nel resto del mediterraneo. Basti pensare al patrimonio tecnico-artistico, alla cultura materiale e artigianale, alla tradizione etnico-musicale connessa alla costruzione degli strumenti (launeddas in primis), alla complessa e stratificata realtà dei centri storici e delle sagre, agli studi sulla realtà etno-linguistica e etno-religiosa, alla straordinaria valenza mondiale del patrimonio archeologico e dei beni culturali, all’arte: da quella dei bronzetti a quella dei retabli medievali; dagli affreschi delle chiese ai murales, sparsi in circa duecento paesi; dalla pittura alla scultura moderna.
Emergono e sono ancora vive, all’interno delle tradizioni, le Feste, religiose e profane, con una grande partecipazione corale e comunitaria, con balli e canti. Tanto da far scrivere a Antoine Claude- Pasquin -detto Valery (in Voyages en Corse, à l’Ile d’Elbe, et en Sardaigne, 2 volumi editi a Parigi nel 1837), che “Il ballo e il canto sembrano i principali bisogni del popolo sardo sempre in festa” o “Il mese di Maggio in Sardegna è una festa perpetua”. Una festa che è nel contempo pagana e cristiana, sintesi di sensualità e misticismo, fede ed esibizione scenografica, fervore cristiano e sano e primitivo edonismo “robinsoniano”.
Ma non basta avere tradizioni. Cesare Pavese, nella prefazione di Moby Dick, romanzo dello scrittore e poeta statunitense Herman Melville, da lui tradotto in italiano, scrive opportunamente ”Avere una tradizione è men che nulla, è soltanto cercandola che si può viverla”.
Bene hanno fatto dunque Giusi Ghironi e Daniele Pani, autori di questo prezioso volume, “FESTAS NODIAS” a “cercare”, censire e raccogliere tradizioni, feste e sapori di Quartu Sant’Elena, per consegnarle e dedicarle –come scrivono nella Introduzione a tutti i Quartesi ma anche ”a tutti i sardi fieri di esserlo che vivono la modernità senza scordare dunque la loro identità e a tutti “is strangius“ cultori e simpatizzanti delle nostre tradizioni”.
Ad iniziare dai “sapori” del pane e dei dolci, su cui il libro molto opportunamente si sofferma e che oggi molti paesi sardi stanno riscoprendo: a dimostrazione che il passato può e qualche volta deve essere dissepolto e attualizzato. E’ il caso della della panificazione. Noi abbiamo avuto in Sardegna, in tutti i paesi ma segnatamente a Quartu – lo stesso fenomeno comunque è stato presente in tutta l’Europa, soprattutto mediterranea, ma in Sardegna più che altrove– una grandissima specializzazione in questo settore, che non riguardava comunque qualche “specialista” ma le famiglie nel suo complesso, pressochè tutte le famiglie. Per cui abbiamo avuto una varietà qualitativa e quantitativa –di pane e di dolci- incredibile, non riscontrabile altrove. Una specializzazione – ripeto – che riguardava ogni normale famiglia che produceva 4-5-6 tipi di pane (e altrettanti di dolci): dal civrarzu campidanese al coccoi – coccone per i barbaricini e nuoresi – dalla fresa, al carasau .
Pane che si produceva in occasione di particolari riti e ricorrenze: c’era il pane che si produceva e si spezzava ritualmente sulla testa del primogenito; un altro tipo di pane veniva offerto alle donne a capodanno; un altro ancora veniva offerto a is bagadius, una volta all’anno: si portava addirittura in processione su una croce, dopo essere stato confezionato da tutti gli scapoli e le nubili del paese.
Le feste popolari fanno parte integrante non solo della cultura e della religiosità sarda ma della stessa economia. Infatti, come ben documentano gli Autori, esse si concentrano in specifici momenti: per esempio quando i lavori agro-pastorali diminuiscono fino a giungere a precise pause. Fra queste feste, quelle invernali di Natale-capodanno-carnevale, con i riti legati al fantoccio-pupazzo bruciato pubblicamente in piazza. A evocare e rappresentare la morte dell’annata precedente e l’inizio-rinascita di quella nuova.
Con le Feste il libro ci consegna e ci fa conoscere segmenti importanti della civiltà e della storia locale e sarda. Che poco conosciamo e di cui la scuola poco ci fa conoscere. E che invece è fondamentale. Sostiene Umberto Eco in “L’Isola del giorno prima” un  suo monumentale romanzo: ”Io sono memoria di tutti i miei momenti passati, la somma di tutto ciò che ricordo”.
Mentre l’afgano Khaled Hosseini, nel suo primo romanzo di grande successo Il cacciatore di aquiloni” scrive che “Non è vero, come dicono molti che si può seppellire il passato. Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente”.
La storia è la radice del nostro essere, della nostra realtà e Identità collettiva e individuale: nessun individuo come nessun popolo può realmente e autenticamente vivere senza la conoscenza e la coscienza della sua Identità, della sua biografia, dei vari momenti del suo farsi capace di ricostruire il suo vissuto personale.
Un filo ben preciso lega il nostro essere presente al passato: il filo della nostra identità e specificità, come individui e come comunità. Se non fossimo diversi non potremmo neppure dialogare, confrontarci, conoscere. La diversità ci salva dalla omologazione–standardizzazione. Sia ben chiaro: la coscienza di essere diversi non esclude la consapevolezza di essere e di vivere dentro un universo più vasto. La conoscenza della nostra storia, delle nostre radici etno-culturali, le nostre specificità artistiche e musicali, ci aiutano anzi a superare i conflitti fra le diversità, in quanto la coscienza della nostra storia peculiare deve portarci non all’esaltazione acritica del nostro passato, magari in termini mitologici, né all’etnocentrismo, né alla chiusura verso l’esterno e/o il diverso: bensì al dialogo e alla tolleranza e – perché no? – alla contaminazione e al meticciato, in cui la nostra Identità si plasma e si trasforma, arricchendosi e irrobustendosi con l’innesto di nuove culture. A questo proposito Armando Unisci (in Decolonizzare l’Italia) parla di “creolizzazione planetaria” invitandoci a studiare di più, a dimetterci da identità fittizie, ammaccate e frettolose e a riconoscerci creoli, meticci. Mentre Tahar Ben Jelloun (in Identità è una casa aperta, L’Espresso del 22-12-09) scrive che a causa “dell’immigrazione di gruppi numerosi e diversi, alcuni strutturalmente insediati: il meticciato avanza, la cultura si arricchisce di nuovi apporti nel campo della musica, della letteratura, della gastronomia…”
Non possiamo quindi concepire l’Identità come un guscio rassicurante che ci garantisce e ci difende dallo spaesamento indotto dalla globalizzazione e/o dalla diversità: in quest’ottica la nostra Identità non può tradursi in forme di chiusura autocastrante o di separazione: essa deve invece essere accettata e riconosciuta come la condizione base del nostro modo di situarci nel mondo e di dialogare con gli orizzonti più diversi, “senza cedere alla tentazione –osserva acutamente il filosofo sardo Placido Cherchi – di usare la nostra differenza come ideologia o di caricarla, a seconda delle fasi, ora di arroganze etnocentriche ora di significati autodepressivi”.
Ma Giusi Ghironi e Davide Pani in “FESTAS NODIAS” ci consegnano soprattutto la lingua sarda nella vita quotidiana: nei nomi dei mesi, delle feste, dei dolci, dei vini, dei cibi, dell’arredamento, degli abiti, dei gioielli. Nei toponimi e nei proverbi (is dicius) ma soprattutto nei Goccius (in campidanese), “Gosos” (in logudorese) o “Gosus” (un misto fra logudorese e campidanese).
I Goccius sono delle antichissime composizioni poetiche popolari in lingua sarda e, rispetto alla forma, presentano schemi metrici ben definiti. La parola deriva dallo spagnolo goso e significa gaudio, gioia, canto festoso. In genere sono di natura religiosa ovvero lodi rivolte ai Santi (vedi Goccius a Sant’Antoni, -pag.74; Goccius de Santu Anni –pag.172; Goccius po Sant’Andria –pag.175) –segnatamente ai Santi protettori dei singoli paesi, nel caso di Quartu, in onore di Sant’Elena con Goccius de Santa Leni –pagg. 20-26-27); ai Martiri ma soprattutto a Gesù Cristo e alla Madonna. Oppure sono preghiere innalzate in occasione delle Feste liturgiche cristiane, numerose quelle da recitare il Giovedì e Venerdi Santo, ma anche per far esaudire desideri (es.: contro il malocchio e contro il mal di piedi) o per chiedere intercessioni, per esempio contro i temporali: Contra is stracias. Vi sono però anche Goccius profani (in questo volume vedi Goccius de folcrori: Nenniri de Sadrigna, che fungono da prologo; Goccius de Crannovali -pag.86 e Goccius de carnevali -pag.87).
Ma il sardo ci viene consegnato anche con Sa Cantzoni de sa motti –pag.52; Su contu de Sant’Antoni –pag.78; Brebus –pag.80; Sa cantzoni de Crannovali –pag.85; Mexina po sanai da gutturonis e proceddanas– pag.91; Brebus po Santu Brai –pag.92.
Gli Autori del libro giustamente danno largo spazio alla lingua sarda perché essa è l’espressione fondamentale della nostra civiltà e della nostra storia, lo strumento precipuo per difendere e sviluppare la nostra identità e la nostra coscienza di popolo e di nazione.
Quella lingua che è soprattutto valore simbolico di autocoscienza storica e di forza unificante, il segno più evidente dell’appartenenza e delle radici che dominatori di ogni risma hanno cercato di recidere. Ma nessun ripiegamento nostalgico o risentito verso il passato: ma il passato, -con le sue tradizioni e la sua cultura e civiltà- sepolto, nascosto, rimosso, censurato e falsificato, si tratta prima di tutto di ricostruirlo, di dissotterrarlo e di conoscerlo, perché diventi fatto nuovo che interroga l’esperienza del tempo attuale, per affrontare la modernità e dunque il presente nella sua drammatica attualità, per definire un orizzonte di senso, per situarci e per abitare, aperti al suo respiro, il mondo, lottando contro il tempo della dimenticanza.
L’uomo contemporaneo, soprattutto nell’epoca della globalizzazione economica, della comunicazione planetaria in tempo reale e di Internet non può vivere senza una sua dimensione specifica, senza “radici”, sia per ragioni psico-pedagogiche (un punto di riferimento certo dà sicurezza, consapevolezza di sé e fiducia nel proprio futuro) sia per motivi di ordine culturale. La comprensione del nuovo è sempre legata alla conoscenza critica della storia della società in cui si vive, alle tecniche di produzione, ai saperi tradizionali, al senso comune, alle tradizioni, alla propria lingua.
E’ questo –fra l’altro- l’antidoto più efficace contro la sub-cultura televisiva e à la page, circuitata ad arte da certa comunicazione mass-mediale, che riduce la tradizione a puro folclore e spettacolo, ad uso e consumo esclusivo dei turisti. Altrimenti prevalgono solo processi di acculturazione imposti dal “centro”, dalle grandi metropoli, dai poteri forti, arroganti ed egemonici che riducono le peculiarità etniche e linguistiche a espressione retorica, pura mastrucca, flatus vocis.
Occorre però concepire e tutela “lo specifico individuale e collettivo” non come dicotomia, ma in connessione con il generale, vivendo l’Identità sarda con dignità e orgoglio, ma senza attribuirle un significato ideologico, identità non come dato statico e definitivo ma relativo, fluido e dinamico, da conquistare-riconquistare, costruire-ricostruire, dialetticamente e autonomamente, adattandolo e sviluppandolo quasi giorno per giorno.
L’attaccamento alla civiltà “primigenia”, in quanto realizza un continuum fra passato e presente, dà maggiore apertura al “mondo grande e terribile” di cui parlava Gramsci, e insieme offre più sicurezza per il futuro.
In questa continuità-simbiosi fra antico-moderno e post-industriale post-moderno, in cui la positività della Sardegna s’innesta nella positività mediterranea ed europea, consiste il significato profondo dell’Identità e dell’Etnia che da un lato ci libera dalle frustrazioni, dalla chiusura mentale e dal complesso dell’insularità; dall’altro ci salvaguarda dai processi imperialistici di acculturazione, distruttivi dell’autenticità delle minoranze e dal soffocamento operato dalla camicia di nesso degli interessi economico- finanziari.
Soprattutto i giovani devono sapere di appartenere a una peculiare storia e a una peculiare civiltà e di ereditare un patrimonio culturale, linguistico artistico e musicale, ricco di risorse da elaborare e confrontare con esperienze e proposte di un mondo più vasto e complesso. In cui, partendo da radici sicure e dotati di robuste ali, possano volare alti, i giovani e non solo.
In questo orizzonte il libro “FESTAS NODIAS” di Giusi Ghironi e Davide Pani offre un preziosissimo contributo, etno-storico e etno-religioso, culturale e linguistico e dunque deve essere accolto –e letto- con simpatia e gratitudine.

 

postato da: francosardo alle ore 08/09/2010 13:53 | link | commenti (1) | categorie: libri, quartu sant elena, francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

lunedì, 30 agosto 2010

Recensione di Vincenzo Mereu

A proposito del saggio di Francesco Casula su

La lingua sarda e l’insegnamento a scuola:

di Vincenzo Mereu*

Il tempo col suo volgere inarrestabile stende la sua coltre d’oblio, non solo sugli uomini e le cose, ma anche sulle grandi civiltà, sì che valori e magnificenze, culture e modi di vita restano senza voce e sconosciute per secoli e millenni. Poi la Storia, maestra di vita, suscita ingegni di pensiero e di arte che riscoprono quei mondi che sembravano perduti per sempre e la civiltà riprende il suo corso e fa un balzo in avanti. E’ proprio ciò che è avvenuto nel Quattrocento e nel Cinquecento, quando filosofi, storici ed artisti riscoprirono la civiltà greca e latina, dando corso alle grandi conquiste culturali dell’Umanesimo e del Rinascimento, che hanno permeato di sé i secoli successivi: l’Illuminismo prima e il Romanticismo poi. Un esempio di rinascita spirituale e culturale, che deve servire di modello in questo nostro tempo, in cui l’onda malefica del falso modernismo globalizzato, pianifica e soffoca i grandi valori storici culturali etnici, patrimonio inestimabile di tante nazioni sparse nel mondo, fra cui la Sardegna nella sua unicità storica, archeologica, culturale e linguistica.

I primi che hanno avvertito la necessità culturale di riscoprire il valore storico e identitario di quelle etnie sono stati i Patres Conscripti della Costituente italiana, come ha precisato il Prof. Francesco Casula nel libro preso in esame, che nella Carta Costituzionale hanno inserito l’art. 6, per l’esplicita tutela e valorizzazione delle diverse etnie esistenti nel territorio italiano,così precisato : “ La repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche “.

Il presente libro del Prof. Casula, storico e letterato,“ La lingua sarda e l’insegnamento a scuola. La legislazione europea italiana e sarda a tutela delle minoranze linguistiche “ pubblicato da “Alfa Editrice“ di Quartu Sant’Elena, mette in evidenza che, a seguito di questa grande conquista giuridica, molte altre norme e iniziative sono state approvate e realizzate a livello europeo, nazionale e regionale, per i Diritti Umani Linguistici, presentate nel testo con ampi e opportuni commenti: l’O.C.S.E. che ha istituito l’Alto Commissariato per le Minoranze Nazionali; la Carta Europea; il Consiglio d’Europa; la Legge n° 482 del1999 intitolata “Norme di tutela delle minoranze linguistiche storiche”; la fondazione de “ Su Comitau pro sa limba sarda “ con la raccolta di 13.650 firme; la presentazione al Consiglio regionale di una proposta di legge, per iniziativa di “Nazione Sarda“, “Sardegna Cultura“ e “Mezzogiorno d’Europa“, di iniziativa anche popolare..

Il presente libro è opera di grande rilievo storico e letterario, per la compiutezza del suo insieme, per l’infinita ricognizione storica di date, di elementi lessicali che si sono sovrapposti alla lingua sarda nel corso dei secoli, per la consultazione e lettura di scritti antichi e moderni da parte dell’autore, testimonianti l’origine della lingua sarda e la sua crescita e sviluppo nel tempo; per la denuncia delle azioni politiche e singoli interventi, atti a svilire la lingua sarda e bandirla dalla comune parlata del popolo e dalle scuole, per avere onorato le iniziative di illustri cittadini e di personalità del mondo della cultura, che si sono impegnati con competenza, tenacia e passione per il riconoscimento della lingua sarda, come lingua ufficiale della Nazione Sarda e scuotere la classe politica sarda, indifferente o addirittura ostile al riconoscimento pubblico e giuridico della lingua sarda, come valore fondante dell’identità etnonazionale della Sardegna.

Puntuale la riscoperta dei vocaboli lasciati nella lingua sarda, nei toponimi, nelle piante e in tutta la parlata di allora, dalle dominazioni subìte dalla Sardegna: Fenici, Punici, Romani, Vandali, Bizantini, Pisani, Genovesi, Catalani, Spagnoli, Piemontesi. Una lingua così fatta, durata presso i Sardi per tanti secoli, fino alla cacciata dalla scuola dal Fascismo.

Da tutto questo si intuisce la competenza, la costanza e la passione con cui il Prof. Casula ha dato voce al suo libro, prezioso per la conoscenza delle vicissitudini attraversate dalla lingua sarda, nel suo lungo percorso attraverso il tempo. Ciò non ci può meravigliare, se appena si pensa all’impegno con cui il Prof. Casula, ormai da tanti decenni, s’impegna nella battaglia per la salvaguardia della storia, della cultura, dell’identità sarda e soprattutto della lingua sarda, con centinaia di articoli sui giornali, riunioni e convegni, essendo stato anche per anni componente dell’Osservatorio Regionale per la lingua sarda. Attività sempre tesa all’inserimento della lingua sarda nelle scuole di ogni ordine e grado.

Se la lingua sarda non entrerà nelle scuole come materia d’insegnamento, nel volgere di pochi anni scomparirà del tutto, insieme alla sua storia e la sua cultura e la Sardegna perderà ogni traccia della sua identità, dissolta nel “mare magnum “ della globalizzazione mondiale. I valori etnici della Sardegna ormai hanno raggiunto il limite della loro sopravvivenza, sottoposta all’imperio degli abusi dei Governi centrali, addirittura con la perdita della sua identità territoriale: la Costa Smeralda , data in pasto alla voracità dei miliardari di tutto il mondo, che ne hanno fatto i loro “Paradisi“, cancellandone ogni traccia di sardità, ormai interdetta agli stessi Sardi, accessibile solo ai giovani sardi per le pulizie delle ville di lor signori ; lungo le splendide coste colate di cemento che ne hanno deturpato l’immagine e sconvolto l’incantevole paesaggio; le belle colline della Marmilla sventrate dalle miniere d’oro degli Australiani, che si sono portati via circa dieci tonnellate d’oro, lasciando nel terreno il veleno del cianuro; immense aree costiere e interne occupate dalle piazzeforti militari, con le esercitazioni militari, che hanno recato malattie e morte fra le popolazioni confinanti. Così è stata deformata la bella immagine della amata Sardegna. Storia, Cultura e Lingua sarda hanno subìto la stessa sorte. Questo e altro ancora ha comportato l’opera nefasta permessa e incoraggiata dalla classe politica sarda, condotta durante tutti i decenni dell’Istituto autonomistico.

Oggi la situazione identitaria della Sardegna si presenta ancor più grave: ormai continentalizzata, sta perdendo ogni tassello della sua bella immagine e, “sic stantibus rebus“, ( stando così le cose ) è prevedibile anche che vengano istituite cattedre di lingua lombarda, considerato che molti sardi già parlano con inflessioni di voce caratteristiche di fonemi milanesi. Considerata tale situazione il prezioso patrimonio storico e museale resterà confinato entro le mura dei musei, fra l’indifferenza di tutti o destinato alla distratta curiosità del turista. Che cosa fare per recuperare l’identità della Sardegna con la sua lingua, la sua storia e la sua cultura, partendo dalle sue macerie? Creare una nuova coscienza identitaria del popolo? Impresa difficile, anzi impossibile, se si pensa alla pubblica mentalità ormai formata dalle convinzioni di un falso modernismo, creato dalle televisioni, asservite ai poteri perversi, e dalle luminarie abbaglianti, diffuse dagli stessi politicanti sardi e dai politici-mercanti di oltre Tirreno, ormai insediati stabilmente in Sardegna. Da quanto è stato puntualizzato, risulta che la lingua sarda e la sua cultura, si potranno salvare soltanto con il loro inserimento nelle scuole: questa la proposta di Casula nel saggio che stiamo analizzando. A tal fine è indispensabile organizzare tanti convegni, distribuiti in diverse aree del territorio, con il coinvolgimento dei politici regionali, per convincerli a porre in essere provvedimenti legislativi, per l’introduzione della lingua sarda nei vari ordini e gradi della scuola e, anche per creare un certo risveglio identitario in seno al popolo.

Il recupero della lingua sarda non riguarda soltanto l’immagine storica della Sardegna, ma riguarda anche un grande arricchimento culturale. Infatti la lingua sarda non deve essere insegnata solo teoricamente, come si insegnano le lingue straniere e anche italiana, ma sulla base di una pedagogia moderna, come propone l’autore del libro nella prefazione e nel testo. Ciò comporta un assunto pedagogico e didattico volto alla “ ricerca attiva “, nel vasto campo della storia e dell’archeologia, delle tradizioni popolari e del prezioso patrimonio museale, presente e conservato sapientemente in Sardegna. Occorre quindi una “Scuola Attiva“ e un insegnamento “oggettivo“, lasciati in eredità dai grandi pedagogisti come: il grande A. Ferrier , Amos Comenski, John Dewey, Giuseppe Lombardo Radice, e tanti altri della “Scuola Attiva“ che ha profondamente modificato il modo di “fare scuola“ nel secolo scorso e di apprendere la cultura, nel processo di formazione dei discenti.

Nella prospettiva di una scuola così organizzata, viene ampliato a dismisura il campo operativo delle conoscenze, apprese in maniera critica per la scoperta dei loro valori e in maniera comparativa rispetto alle cose e ai modi di vita della società attuale e in rapporto alle altre culture. Da questa metodologia nascono i “Centri d’interesse“, che si propongono nel seguente esempio esplicativo: una scolaresca visita un museo archeologico, che possiede una infinità di reperti, tra i quali si osserva una falce arrugginita. Nasce spontanea la domanda: a che cosa è servita ? E’ servita per mietere il grano. Il grano diventa così un “centro d’interesse“ a cui la ricerca risponde con una serie di notizie: dopo la mietitura il grano col calpestio dei buoi e cavalli veniva ridotto in paglia e chicchi, che col vento venivano spagliati. Il grano così ripulito veniva conservato nei solai, da cui la massaia prendeva il tanto necessario per il pane per una settimana; il grano veniva macinato con la mola sarda fatta girare dall’asinello (osservare la mola sarda e il suo funzionamento) e così si otteneva la farina che veniva setacciata per togliere la crusca; la farina con acqua, sale e lievito veniva impastata e durante la notte veniva lavorata per ottenere un ottimo pane, che al mattino veniva infornato e cotto. Da queste notizie nasce la curiosità della ricerca che si arricchisce anche di altri particolari e di modi di vita. Il “centro d’interesse“ esemplificato è valido per ogni reperto museale, per i monumenti dell’antichità e per ogni altro tipo di ricerca .

Altra fonte di ricerca le tradizioni popolari e il folklore, disponibili per puntuali osservazioni : i costumi caratteristici, strumenti musicali, organetto, launeddas, sulitu, musiche e canti che fanno sentire l’eco indimenticabili di fatti storici; infatti in certi canti e nenie vi risuona il pianto accorato delle mamme che perdevano le figlie rapite dai pirati, o esprimono la forza della ribellione dei Sardi all’arroganza dei dominatori, mentre le musiche esprimono incanti delle voci della bella Natura o gioie di avvenimenti festanti o il grido della rivolta per la libertà. Questo excursus pedagogico potrebbe sembrare fuori posto in questo breve commento, invece mette in evidenza il valore di quella lingua sarda illustrata e ampiamente commentata nel libro del Prof. Casula. La lingua sarda considerata in questo reale valore, nell’attività insegnativa diventa stimolo alla conoscenza e fonte inesauribile di cultura, aperta al confronto con le altre etnie e con la cultura dominante

Il libro “ La lingua sarda e l’insegnamento nella scuola ….” , nuovo di edizione e di stile di Francesco Casula, merita quindi un’attenta lettura, per l’ interesse, le riflessioni, le considerazioni che suscita nel lettore, polarizzato al recupero della lingua sarda e alla formazione di una nuova coscienza storica e identitaria della Sardegna. E che libro sarebbe se non suscitasse risposte?

*Vincenzo Mereu, già direttore didattico, scrittore. Fra l’altro è autore del romanzo “Messi d’oro sulle colline” (ed. Contendium Cagliari 1999); “Pupillu, Menduledda e su Dindu GLU’ GLU’” (Alfa Editrice, Quartu, Maggio 2003) e altre opere.

 

 

 

postato da: francosardo alle ore 30/08/2010 07:05 | link | commenti | categorie: libri, scuola, francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

giovedì, 12 agosto 2010

Escalaplano – Presentazione di libri

*

*

Il 13 Agosto alle ore 18.00 nella Sala del Consiglio Comunale del municipio a Escalaplano, all’interno della :

Festa con gli emigrati 2010 – 5a Edizione

Francesco Casula

Presenterà due libri di escalaplanesi emigrate:

+

Gli anni della speranza di Anna Tolu

e

Passo a quattro mori di Valentina Usala (Arkadia editore, Cagliari, 2010)

postato da: francosardo alle ore 12/08/2010 08:19 | link | commenti | categorie: escalaplano, francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

martedì, 10 agosto 2010

ALFA EDITRICE – Novità editoriali

*

 

postato da: francosardo alle ore 10/08/2010 13:03 | link | commenti | categorie: libri, scuola, francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

mercoledì, 28 luglio 2010

Quegli anni della foca monaca

Da Il Giornale di Sardegna del 27/07/2010

postato da: francosardo alle ore 28/07/2010 08:01 | link | commenti | categorie: libri, francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

giovedì, 15 luglio 2010

Interesse per la religiosità sarda

*

Da Il Giornale di Sardegna del 15/07/2010

postato da: francosardo alle ore 15/07/2010 15:14 | link | commenti | categorie: francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

lunedì, 05 luglio 2010

Pirri – La poesia satirica in Sardegna

*

Venerdì 9 luglio, Circolo Culturale Cral srs di Via Mentana 41 Pirri, a partire dalle ore 19.30 presentazione e dibattito del libro La poesia satirica in Sardegna, Antologia a cura di Franco Carlini con scritti di Giulio Angioni, Francesco Casula, Franco Fresi, Salvatore Tola. Edizioni Della Torre. Collana “I grandi poeti in lingua sarda.

Interverranno:

Prof. Francesco Casula, esperto di lingua sarda e co-autore del libro;

Piero Marcialis, poeta, attore e regista, che leggerà qualche poesia.

Modera Roberto Mura, redattore della rivista di cultura sarda Làcanas.

*

Da http://www.cralsrs.it/index.php?option=com_content&view=article&id=143:la-poesia-satirica-in-sardegna&catid=9:ultime-notizie&Itemid=1

postato da: francosardo alle ore 05/07/2010 09:31 | link | commenti | categorie: libri, pirri, francesco casula, convegno seminario conferenza

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

venerdì, 02 luglio 2010

Francesco Casula – La poesia satirica in Sardegna

postato da: francosardo alle ore 02/07/2010 08:54 | link | commenti | categorie: libri, rivista, francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

martedì, 22 giugno 2010

Tutela della diversità linguistica

*

Da Il Giornale di Sardegna del 22/06/2010

postato da: francosardo alle ore 22/06/2010 09:19 | link | commenti | categorie: francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

martedì, 15 giugno 2010

Strappiamo il mare allo Stato

postato da: francosardo alle ore 15/06/2010 11:40 | link | commenti | categorie: francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

martedì, 01 giugno 2010

Mirto e Cortes per fare impresa

sudSindia tra il 21 e il 23 maggio ha dato l’avvio a Primavera nel Marghine con “Zimineas cun cannitas”. La Manifestazione, organizzata dalla Pro Loco con il patrocinio del Comune, è stata scandita da una serie di iniziative culturali ed artistiche, ad iniziare dal laboratorio di Murales con Pina Monne, la bravissima artista di Irgoli che assieme ai ragazzi della scuola media locale, durante i tre giorni, ha dipinto un murale rappresentante la Fonte sindiese di “Banzu” con una scritta che invita la popolazione a rispettare “s’abba, su bene prus pretziosu”. È stato presentato lo scrittore Nino Nonnis…“finalmente profeta in bidda”, – recitava la locandina – che ha divertito i suoi compaesani, soprattutto quando è ricorso al sardo-campidanese. Ma le protagoniste vere sono state le Cortes Apertas visitate da centinaia di persone,provenienti da tutta l’Isola. Quest’anno sono state 34: ma avrebbero potuto essere molte di più assicura l’infaticabile presidente della pro loco Giovanni Attene. Le “Cortes” sono di fatto un incunabolo dell’identità dei sardi o meglio, una sonda infilata nel passato, nella sua storia, nei suoi riti e miti, nei saperi e nei sapori, nei mestieri e nei lavori tradizionali, per indagare sulla vita comunitaria antica dei singoli villaggi. Ma tutto ciò non in una dimensione nostalgica o come idoleggiamento dei “bei tempi andati” – anche perchè proprio belli spesso non erano – bensì come iniziative proiettate nel futuro: sul crinale artistico-culturale ma insieme economico, ovvero dell’identità, della produzione e del marketing: coniugando tradizione con modernità, gambali con computer. E sempre di più esse dovranno porsi come occasioni per far conoscere e vendere le proprie “merci”: da quelle materiali (come vino, liquori – il mirto sindiese è pregevolissimo – formaggi, pane, prodotti artigianali), a quelle immateriali: culturali, ambientali, artistiche e archeologiche. Ma dovranno porsi anche – per non dire soprattutto – come sollecitazione e stimolo per creare “imprese”: da questo punto di vista hanno già prodotto buoni risultati. Ma ancor più, su questo crinale, ci si dovrà muovere nel futuro se vogliamo che soprattutto i piccoli centri del Nuorese non muoiano, attraverso lo spopolamento ormai endemico e, pare, inarrestabile. (Francesco Casula, storico)

Da Il Giornale di Sardegna del 01/06/2010

postato da: francosardo alle ore 01/06/2010 13:28 | link | commenti | categorie: cortes apertas, francesco casula, sindia

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

lunedì, 31 maggio 2010

Su sardu Oi. Cunfèrentzia de Francesco Casula

postato da: francosardo alle ore 31/05/2010 11:08 | link | commenti | categorie: su magasinu, francesco casula, convegno seminario conferenza

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

martedì, 25 maggio 2010

L’Odissea per i giganti di pietra

sudLa vicenda dei giganti di pietra di Monte ‘e Prama può essere assunta come paradigma e insieme come pregnante metafora della storia della Sardegna: interrata, sconosciuta e taciuta. Una storia che finalmente dovrà essere dissepolta, riscritta e studiata. Senza enfatizzazioni etnocentriche ma anche senza complessi e sensi di “vergogna di sé”. Una storia dissimile e dissonante rispetto alla coeva storia mediterranea ed europea, che ha visto i sardi ora, per interi millenni, indipendenti e sovrani; ora, sottoposti a interminabili momenti di dominazioni esterne, spesso violente e ottuse, alternando sussulti di resistenze e di rivolte, con la schiena dritta; a cadute integrazionistiche e umilianti rassegnazioni, con il capo piegato. Ma dicevo della vicenda dei giganti di pietra: eccola. Nella lontana primavera del 1974 un contadino di Cabras nel Sinis, per caso, con l’aratro, mentre lavora il suo terreno, cozza contro una testa di pietra con gli occhi sbarrati. La scoperta viene segnalata alle autorità competenti e fin dal 1974 iniziano gli scavi, condotti da Lilliu e da alcuni docenti e allievi dell’università di Cagliari, che poi verranno proseguiti nel 1979 sotto la direzione di Carlo Tronchetti, portando alla luce i frammenti di 32 statue, oltre 4 mila. Sciaguratamente, per ben 32 anni essi verranno abbandonati, a sgretolarsi, negli scantinati bui e umidi del Museo archeologico di Cagliari. Perché? “Non sembrava un ritrovamento così importante” e “mancavano gli spazi … oltre che i soldi”: fu la risposta ufficiale. Dopo decenni la Sovrintendenza ai beni archeologici di Sassari e Nuoro assegna un appalto da un milione e 6oo mila euro per restauro, ricomposizione e musealizzazione dei reperti a Li Punti a Sassari, dove vengono ricoverati. Oggi, a restauro finito, l’odissea delle 32 statue di pietra arenaria non sembra finita. Non c’è accordo su dove portarli: le si vorrebbe divise fra Cabras e Cagliari. Che si portino subito a Cabras, dove sono state ritrovate. E soprattutto che si inizi a rivedere vecchie certezze storiche e archeologiche “perché –come ha affermato Maria Antonietta Boninu, responsabile del progetto- se tutte le evidenze scientifiche fin qui raccolte verranno finalmente riordinate andrà riscritta la storia dell’arte, perché si dovrà rimettere in discussione il primato della Grecia sulla statuaria del Mediterraneo”. (Francesco Casula, storico)

Da Il Giornale di Sardegna del 25/05/2010

postato da: francosardo alle ore 25/05/2010 22:28 | link | commenti | categorie: francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

domenica, 23 maggio 2010

Quartu Sant’Elena – In che misura le lingue minoritarie vengono valorizzate nella scuola

 

*

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “PORCU SATTA”

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “ A. ROSAS”

CONFRONTO TRA LINGUE MINORITARIE
SARDO – LADINO – FRIULANO

*

 

RIFLESSIONI SU :
“In che misura le lingue minoritarie vengono valorizzate nella scuola”

*
MARTEDÌ 25.05.2010 ORE 10.00
VIA TURATI QUARTU S. ELENA
TEATRO SCUOLA MEDIA STATALE PORCU SATTA

*

Dopo i saluti di :
Giorgio Satta Dirigente Scolastico della scuola secondaria di primo grado “Porcu Satta”
Paolo Rossetti Dirigente Scolastico della scuola secondaria di primo grado “A. Rosas”
Efisio Piras Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Quartu S. Elena

Interverranno:
Tiziana Senesi MIUR Dir. Gen. Ordinamenti – Uff. X – Roma
Rappresentante della Regione Sardegna ufficio lingua e cultura della Sardegna
Rappresentante Direzione Scolastica Regionale della Sardegna
Rosalba Perini Dirigente Scolastico referente regionale per le lingue di minoranza del Friuli
Joan Elies Adell Pitarch rappresentante del governo catalano ad Alghero
Edith Ploner ispettore della provincia di Bolzano
Ed esperti di lingua sarda fra cui il Professor Francesco Casula

 

postato da: francosardo alle ore 23/05/2010 20:49 | link | commenti | categorie: scuola, quartu sant elena, altre minoranze linguistiche, francesco casula, legge 482 del 99, convegno seminario conferenza

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

sabato, 22 maggio 2010

In memoria dell’utopia di Dessy

sudSabato scorso a Cagliari familiari, amici ed estimatori hanno commemorato, nell’anniversario della sua scomparsa, lo scrittore Ugo Dessy, proponendosi di dar vita a un Centro Studi per tener viva la sua memoria, diffondere le sue opere e pubblicare gli inediti. Fortemente antimilitarista e libertario, giornalista, poeta, saggista e narratore ci ha consegnato una serie sterminata di articoli ed opere che costituiscono un prezioso documento per capire l’ultimo settantennio della Sardegna contemporanea. Di particolare interesse rimangono i saggi sulla militarizzazione dell’Isola, di cui censisce in modo rigoroso le basi e le servitù in “Sardegna un’isola per i militari” (Marsilio editore,1972) e “La Maddalena morte atomica nel mediterraneo” (Ed. Bertani, 1978). Negli ultimi due decenni ha dedicato le sue risorse soprattutto alla ricerca delle tradizioni popolari pubblicando quattro volumi dal titolo “Su tempus chi passat” (Alfa editrice). Ma quando si parla di Dessy, occorre ricordare sempre che egli è stato oltre che uno scrittore e uno studioso di vaglia, un militante, “un testimone attivo del suo tempo”, amava definirsi, che nonostante le sue condizioni di salute –a un anno e mezzo è colpito dalla poliomielite- non si è mai chiuso in una sorta di orgoglioso isolamento. Dessy studia, conosce, interpreta il mondo, con il passato e il presente: ma per cambiarlo. Di qui nel ‘48/49 la sua partecipazione, insieme ai contadini al movimento per l’occupazione delle terre incolte nella Marmilla; nel ‘52/’53 la sua battaglia con i pescatori di Cabras per la liberalizzazione degli stagni; nel ’68 in Barbagia contro l’occupazione militare dei pascoli di Pratobello. Da più parti si è parlato di Ugo Dessy come di un vecchio cavaliere ed eroe romantico, di un apostolo, di un nuovo profeta, idealista. Mai a braccetto con i potenti. Forse anche un po’ folle e donchisciottesco. Dunque “irragionevole”. Può darsi. Ma di quella irragionevolezza di cui parlava un caustico esponente della cultura europea del primo Novecento quando affermava che l’uomo ragionevole si adatta al mondo, l’uomo irragionevole vorrebbe adattare il mondo a se stesso: per questo ogni progresso dipende dagli uomini irragionevoli. Di sicuro era un utopista: e condividerebbe l’aforisma di Antonello Satta secondo cui “Se non hai qualche utopia in tasca devi dimetterti dalla vita”. (Francesco Casula, storico)

Da Il Giornale di Sardegna del 18/05/2010

postato da: francosardo alle ore 22/05/2010 06:38 | link | commenti | categorie: francesco casula

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

lunedì, 17 maggio 2010

Macomer – Conferenza sulla storia sarda

*

Il 20 Maggio alle ore 17 nella sede dell’Università della terza età a Macomer (Piazza del Mercato) il Professor Francesco Casula terrà una lezione di storia sarda su:

Il dominio piemontese in Sardegna
*

*

postato da: francosardo alle ore 17/05/2010 11:01 | link | commenti | categorie: macomer, francesco casula, convegno seminario conferenza

Sportello Lingua Sarda: Sito internet; Le attività e gli orari
Facebook Group: Gruppo Facebook Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
Facebook Page: Pagina Facebook Blog Formaparis
Newsletter: Clicca qui per inviare l’email di iscrizione
Per segnalare manifestazioni,eventi, attività: sarachessa@amm.unica.it

Sedi operative Sportello:
– c/o Segreteria Studenti Facoltà di Lettere e Filosofia Via Trentino snc, Località Sa Duchessa, 09128 CAGLIARI (Tel. 070/6757455)
– c/o Ex Distilleria Via Ampere, 2, 09134 CAGLIARI – Pirri (Tel. 0705922932)

Condividi (Per condividere un singolo post, cliccare prima sul titolo e solo successivamente sul pulsante “Condividi”)

venerdì, 14 maggio 2010

Commemorazione scrittore Ugo Dessy

*

A UN ANNO DALLA SUA SCOMPARSA

SI TERRA’ LA COMMEMORAZIONE

DELLO SCRITTORE

UGO DESSY

1926 -2009

CAGLIARI 15 maggio 2010

“Sala Venere” – Hotel Mediterraneo

Viale Diaz – CAGLIARI

interverranno :

il Prof. Francesco Casula

il Prof. Giovanni Mameli

il 15 maggio 2010 alle ore 17,00

nella “Sala Venere”

Hotel Mediterraneo – Viale Diaz – CAGLIARI

INPS: circolari e messaggi

 


Gentile Cliente,
Le inviamo gli ultimi Messaggi Hermes pubblicati sul sito www.INPS.it > Informazioni > INPS comunica > normativa INPS: circolari e messaggi

 

>>> Titolo: Messaggio numero numero 20810 del 06-08-2010
Contenuto: Art. 1, comma 1, D.L. 78/2009, convertito con modificazioni dalla legge n. 102/2009 e D.I. 49281. Progetti di formazione o riqualificazione che possono includere attività produttiva connessa all’apprendimento.
Tipologia: MESSAGGIO

>>> Titolo: Messaggio numero numero 20737 del 06-08-2010
Contenuto: Le informazioni contenute nel flusso, riguardano i dati relativi alle aziende aderenti ad ogni Fondo e le competenze suddivise per anno e periodo di emissione, calcolate in base ai dati esposti nei modelli DMAG.
Tipologia: MESSAGGIO

>>> Titolo: Messaggio numero numero 20733 del 06-08-2010
Contenuto: Con D.P.C.M. 27 luglio 2010, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 3 agosto 2010 n. 179, é stato disposto che il versamento delle somme di cui agli articoli 17 e 20, comma 4, del decreto legislativo 9 luglio 1997, n.
Tipologia: MESSAGGIO

>>> Titolo: Circolare numero numero 107 del 05-08-2010
Contenuto: Integrazioni salariali. Compatibilità con l?attività di lavoro autonomo o subordinato e cumulabilità del relativo reddito. Regime dell?accredito dei contributi figurativi. Disposizioni particolari per il personale del settore trasporto aereo.
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Circolare numero numero 106 del 03-08-2010
Contenuto: Determinazione n. 250 del 18 dicembre 2009 e n. 106 del 07 maggio 2010. Modifiche della disciplina delle rateazioni dei crediti in fase amministrativa e iscritti a ruolo.
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Circolare numero numero 105 del 03-08-2010
Contenuto: Regolamentazione comunitaria: nuovi regolamenti comunitari e Guida pratica denominata ?La legislazione applicabile ai lavoratori nell?Unione europea (UE), nello Spazio economico europeo (SEE) e in Svizzera?.
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Messaggio numero numero 20272 del 03-08-2010
Contenuto: Contributi dovuti dagli artigiani e dagli esercenti attività commerciali iscritti in corso d’anno. Invio Modd. F24 seconda emissione 2010
Tipologia: MESSAGGIO

>>> Titolo: Messaggio numero numero 20232 del 02-08-2010
Contenuto: Art. 1, comma 1, D.L. 78/2009, convertito con modificazioni dalla legge n. 102/2009 e D.I. 49281. Progetti di formazione o riqualificazione che possono includere attività produttiva connessa all’apprendimento
Tipologia: MESSAGGIO