Archivio mensile:dicembre 2022

Assemblea Capitolina

Assemblea Capitolina

L’Assemblea Capitolina, organo elettivo di governo con funzioni di indirizzo e controllo politico-amministrativo del Comune, è composta dal Sindaco e da 48 Consiglieri che si riuniscono nell’Aula Giulio Cesare di Palazzo Senatorio.

Competente sugli atti fondamentali dell’Ente, tra i quali lo Statuto e gli atti programmatori e di bilancio, agisce nel rispetto dell’apposito regolamento dalla stessa approvato.

Ufficio di presidenza

L’Ufficio di Presidenza è formato dal Presidente dell’Assemblea Capitolina, da due Vicepresidenti  e da due Consiglieri Segretari che collaborano con il Presidente nello svolgimento delle attività organizzative, amministrative e finanziarie necessarie per il funzionamento dell’Assemblea Capitolina e delle sue articolazioni.

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Svetlana
Celli
Presidente
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Carmine
Barbati
Vice Presidente Vicario
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Paolo
Ferrara
Vice Presidente
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Fabrizio
Santori
Segretario d’Aula
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Claudia
Pappatà
Segretario d’Aula

Gruppi e componenti dell’Assemblea

Partito Democratico 

 

Presidente del Gruppo: Valeria Baglio

Via Petroselli, n. 45 – III Piano

tel. 0667103086 – 06671072337 – 06671079829

 

 

 

 

Foto di Andrea Alemanni_240x240_px.jpg

Andrea
Alemanni
Foto di Mariano Angelucci_240x240_px.jpg

Mariano
Angelucci
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Valeria
Baglio
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Erica
Battaglia
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Svetlana
Celli
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Nella
Converti
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Riccardo
Corbucci
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Carla Consuelo
Fermariello
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Lorenzo
Marinone
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Antonella
Melito
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Cristina
Michetelli
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Giammarco
Palmieri
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Claudia
Pappatà
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Daniele
Parrucci
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Antonio
Stampete
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Giulia
Tempesta
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Yuri
Trombetti
Foto di Giovanni Zannola

Giovanni
Zannola

Lista Civica Calenda Sindaco   

 

Presidente del Gruppo: Flavia De Gregorio

Via Petroselli, n. 45 – III Piano

tel. 06671071846 – 0667102265 – 0667105937 – 06671078211 – 06671072378

gruppo.listacivicacalenda@comune.roma.it

 

 

 

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Francesco Filippo
Carpano
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Flavia
De Gregorio
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Dario
Nanni

 

Fratelli d’Italia 

Presidente del Gruppo: Giovanni Quarzo

Via Petroselli, n. 45 – III Piano

tel. 06671072312 – 06671072464 – 06671072847 – 0667103212 – 0667105936 – 06671072313 – 0667106933 – 06671072358

 

 

Foto di Francesca Barbato_240x240_px.jpg

Francesca
Barbato
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Stefano
Erbaggi
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Mariacristina
Masi
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Rachele
Mussolini
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Giovanni
Quarzo
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Federico
Rocca

Movimento 5 Stelle 2050

 

Presidente del Gruppo: Linda Meleo

Via Petroselli, n. 45 – III Piano

tel. 0667106844 – 06671072362

 

Foto di Daniele Diaco_240x240_px.jpg

Daniele
Diaco
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Paolo
Ferrara
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Linda
Meleo
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Virginia
Raggi

 

Lega-Salvini Premier

 

Presidente del Gruppo: Fabrizio Santori

Via delle Greca, n. 5 – III Piano

 

Fabrizio Santori

tel. 06671077098 – 06671077236 – 06671077101 – 0667103617

fabrizio.santori@comune.roma.it

 

Davide Bordoni

tel. 06671077216 – 0667104683 – 06671077099 – 0667104685

davide.bordoni@comune.roma.it

 

 

 

 

 

 

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Davide
Bordoni
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Fabrizio
Santori

Lista Civica Gualtieri Sindaco

 

Presidente del Gruppo: Giorgio Trabucco

Via della Greca n. 5 –  IV Piano

tel. 06671077111 – 066710113 – 06671072383 – 06671077129

gruppo.listacivicagualtieri@comune.roma.it

 

 

 

Foto di Tommaso Amodeo_240x240_px.jpg

Tommaso
Amodeo
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Carmine
Barbati
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Rocco
Ferraro
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Elisabetta
Lancellotti
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Giorgio
Trabucco

Lista Civica “Virginia Raggi” Ecologia e Innovazione

 

Presidente del Gruppo: Antonio De Santis

Via Petroselli, n. 45 – III Piano

Tel. 0667106719 – 0667106831

gruppo.listacivicaraggi@comune.roma.it

 

 

 

 

 

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Antonio
De Santis

 

UdC – Forza Italia

Presidente del Gruppo: Marco Di Stefano

Piazza di Trevi, 86 – IV Piano

tel. 0667106364 – 0667106365 – 0667106366

gruppo.udc-fi@comune.roma.it

 

Foto di Marco Di Stefano_240x240_px.jpg

Marco
Di Stefano

Sinistra Civica Ecologista 

 

Presidente del Gruppo: Alessandro Luparelli

Via Petroselli, n. 45 – III Piano

tel. 06671072955 – 0667108174 – 0667106851 – 0667102054 – 0667105630 – 0667106858

 

 

 

 

 

 

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Michela
Cicculli
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Alessandro
Luparelli

Roma Futura 

 

Presidente del Gruppo: Giovanni Caudo

Via della Greca, n. 5 – III Piano 

tel. 06671079994 – 06671079995 – 06671077191

gruppo.romafutura@comune.roma.it

 

 

 

 

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Tiziana
Biolghini
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Giovanni
Caudo

DEMOS Democrazia Solidale

 

Presidente del Gruppo: Paolo Ciani

Via Petroselli, n. 45 – III Piano

tel. 06671071845 – 0667102410 – 0667106848 – 06671072307

gruppo.demos@comune.roma.it

 

 

 

 

 

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Paolo
Ciani

Europa Verde Ecologista

 

Presidente del Gruppo: Ferdinando Bonessio

Via Petroselli, n. 45 – III Piano

tel. 06671071496 – 0667105932 – 06671079677 – 06671078904 – 0667104800

gruppo.europaverdeecologista@comune.roma.it

 

 

 

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Ferdinando
Bonessio

Italia Viva

 

Presidente del Gruppo: Valerio Casini

Via Petroselli, n. 45 – III Piano

tel. 0667104990 – 0667105916 – 0667105547

gruppo.italiaviva@comune.roma.it

 

Francesca Leoncini

francesca.leoncini@comune.roma.it

 

Valerio Casini

valerio.casini@comune.roma.it

 

 

 

 

 

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Valerio
Casini
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Francesca
Leoncini
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La Carta dei servizi dell’INPS

La Carta dei servizi dell’INPS

 

In questa sezione, che puoi esplorare utilizzando il menu di navigazione, sono presenti tutte le informazioni sulla Carta dei servizi dell’INPS.

La Carta dei servizi contiene:

  • le informazioni generali, in cui vengono descritti ruolo, funzioni, storia e organizzazione dell’INPS;
  • le modalità di erogazione e accesso ai servizi attraverso i vari canali, fisici e virtuali, messi a disposizione dell’utenza;
  • le prestazioni e i servizi dell’INPS, articolati per macroambiti;
  • i procedimenti amministrativi dell’INPS, con l’individuazione delle unità organizzative di riferimento, dei responsabili dell’istruttoria e dei termini di conclusione degli stessi, come disciplinati dal “Regolamento per la definizione dei termini di conclusione dei procedimenti amministrativi” (pdf 744KB), nonché le modalità con le quali gli interessati possono ottenere informazioni relative ai procedimenti;
  • gli strumenti di tutela in favore del cittadino e dell’azienda, con particolare riguardo all’accesso civico, all’accesso ai documenti amministrativi, al trattamento dei dati personali e a quelli in formato aperto (open data). Vengono, inoltre, trattati anche gli aspetti relativi al diritto di interpello, ai reclami, ai ricorsi, all’autotutela, agli interessi legali e ai termini di prescrizione e decadenza dei diritti;
  • la qualità dei servizi offerti e i sistemi di rilevazione, elencando oltre ai princìpi fondamentali anche gli standard e le dimensioni della qualità, i sistemi di misurazione e valutazione che l’Istituto adotta e le modalità di rilevazione del grado di soddisfazione degli utenti.

È disponibile anche la versione stampabile della Carta dei servizi (pdf 3MB).

Come cambia il regolamento della camera I correttivi

Come cambia il regolamento della camera I correttivi

In ritardo rispetto a palazzo Madama, anche Montecitorio approva una prima riforma del proprio regolamento. Le modifiche sono limitate alla revisione delle soglie numeriche.

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Nella seduta dello scorso 30 novembre, la camera dei deputati ha approvato una parziale riforma del proprio regolamento. Tale modifica costituiva uno di quei cosiddetti “correttivi” resisi necessari a seguito della riduzione del numero dei parlamentari al fine di assicurare il corretto funzionamento dell’aula e dei suoi vari organi interni.

Al senato le modifiche sono giunte a compimento prima dell’inizio della nuova legislatura. Operazione che, com’è evidente, non è riuscita a Montecitorio. Il ritardo è in parte attribuibile al fatto che una revisione delle norme interne fosse meno impellente alla camera rispetto all’altro ramo del parlamento. Il taglio del numero dei deputati infatti parrebbe essere meno impattante sui lavori rispetto a quello dei senatori, rimasti in poco più di 200.

Il fatto che la nuova camera abbia dovuto riformare il proprio regolamento “in corsa” ha però avuto delle conseguenze. Come vedremo infatti gli elementi modificati sono pochissimi, anche rispetto a quanto fatto dal senato. E si limitano a rivedere i quorum e le soglie numeriche. Tali correttivi inoltre entreranno in vigore a partire dal 2023.

Altre riforme invece saranno operative solo a partire dalla prossima legislatura. I gruppi, le giunte, le commissioni e gli altri organi della camera infatti si sono già costituiti e si è scelto di non modificarne la composizione. 

L’iter dei correttivi

I correttivi consistono in una serie di riforme ulteriori rispetto alla legge costituzionale 1/2020 volte ad armonizzare le norme riguardanti il parlamento alla luce della riduzione del numero dei suoi componenti.

Nello specifico, quelli individuati nella precedente legislatura erano: 

  • l’abbassamento a 18 anni della soglia d’età per il voto a palazzo Madama;
  • il superamento della base regionale per l’elezione del senato;
  • la riduzione da 3 a 2 delegati regionali per l’elezione del presidente della repubblica;
  • la revisione dei regolamenti di camera e senato.

La prima riforma dell’elenco è l’unica a essere stata completata interamente, grazie all’approvazione della legge costituzionale 1/2021. Il secondo e il terzo punto invece erano inizialmente ricompresi in una proposta di revisione costituzionale che vedeva come primo firmatario Federico Fornaro, all’epoca appartenente a Liberi e uguali e oggi deputato del Partito democratico.

Durante la discussione in aula tuttavia la parte relativa ai delegati regionali è stata stralciata. Nonostante questo la proposta di legge è stata approvata solo dalla camera ma non ha mai ricevuto l’ok del senato. L’iter di questa riforma deve quindi ricominciare da capo. Attualmente tra l’altro una proposta di revisione costituzionale in questo senso non è presente tra le molte già depositate dai componenti del nuovo parlamento.

44 le proposte di revisione costituzionale già depositate dall’inizione della XIX legislatura. Nessuna fa riferimento alla base regionale del senato. 

Per quanto riguarda le modifiche ai regolamenti invece, come già detto, l’aula di Montecitorio si è vista costretta ad apportare delle modifiche “in corsa”, cioè a legislatura già iniziata. Anche per questo motivo i cambiamenti introdotti hanno una portata molto limitata. 

Ciò è dovuto al fatto che i componenti della nuova giunta per il regolamento hanno voluto approvare le revisioni più urgenti nel più breve tempo possibile. Nella seduta dello scorso 15 novembre il presidente Lorenzo Fontana infatti ha specificato che le riforme al regolamento in discussione sono riferibili a un cosiddetto “primo binario” contenente solo le modifiche essenziali. Queste si limitano a degli aggiustamenti numerici conseguenti alla riduzione del numero dei deputati. Per queste modifiche è stato ripreso sostanzialmente il lavoro fatto nella legislatura precedente. Gli interventi sul regolamento della camera però sembrerebbero non essersi conclusi.

1 su 4 i correttivi richiesti per cui l’iter è già stato completato. 

Si prevede infatti anche di iniziare a lavorare su un “secondo binario” di riforme più sostanziali. Tale filone di lavori tuttavia – si legge sempre dai resoconti delle sedute della giunta – avrà tempi più lunghi. Motivo per cui si è scelto di operare in due momenti diversi. Il presidente Fontana però ha manifestato l’intenzione di dare rapida attuazione anche a questa seconda fase. A questo fine ha incaricato i deputati Federico Fornaro (Pd) e Igor Iezzi (Lega) di avviare una ricognizione delle modifiche ritenute necessarie.

Le modifiche al regolamento della camera

Che i lavori legati alla revisione del regolamento di Montecitorio siano ancora molto parziali lo si evince anche analizzando più nel dettaglio la portata delle modifiche introdotte rispetto al lavoro fatto al senato. A palazzo Madama infatti gli articoli modificati, aggiunti o soppressi sono stati 57 e i commi 88. A Montecitorio invece gli articoli oggetto di revisione sono stati 24 (quindi meno della metà) e i commi 31.

Come già anticipato, i cambiamenti apportati vanno a modificare solo le soglie numeriche in quei casi in cui nel regolamento erano indicati numeri puntuali. Non cambia niente invece per quanto riguarda soglie di carattere formale. Quei casi cioè in cui non è specificato un numero esatto ma si fa riferimento a quote variabili come ad esempio la “maggioranza dei presenti”.

Le deliberazioni dell’Assemblea e delle Commissioni in sede legislativa non sono valide se non è presente la maggioranza dei loro componenti. Per le deliberazioni delle Commissioni in sede diversa da quella legislativa è sufficiente la presenza di un quarto dei loro componenti.

Tra le modifiche più rilevanti troviamo la riduzione del numero minimo di aderenti per formare un gruppo autonomo che passa da 20 deputati a 14. È interessante notare che camera e senato in questo caso hanno fatto due scelte diverse. A palazzo Madama infatti sono 6 i senatori richiesti per formare un gruppo. Un numero che corrisponde a circa il 2,9% dei componenti l’aula, considerando anche i senatori a vita. A Montecitorio invece la percentuale sale al 3,5%.

La riforma del regolamento ha abbassato di conseguenza anche la soglia minima di aderenti per la formazione di componenti interne al gruppo misto che passa da 10 a 7 deputati. Scende poi da 30 a 20 il numero di componenti della giunta per le elezioni e da 21 a 15 quello della giunta per le autorizzazioni a procedere.

Il nuovo regolamento prevede poi l’abbassamento di altre soglie numeriche. Ad esempio scende da 10 a 7 il numero di deputati che possono presentare la questione pregiudiziale (la richiesta cioè che un dato argomento non venga discusso) o la questione sospensiva (il rinvio della discussione al raggiungimento di determinati traguardi), anche quando la discussione è già iniziata.

Le modifiche al regolamento della camera abbassano solamente le soglie numeriche previste.

Scende poi da 20 a 14 il numero di deputati che possono richiedere la verifica del numero legale in assemblea (passaggio che in alcuni momenti può diventare politicamente rilevante) e da 4 a 3 in commissione. Diminuisce infine da 10 a 7 anche il numero di deputati richiesto affinché sia dichiarata l’urgenza di un progetto di legge e si passi così a un iter di discussione semplificato.

Un ultimo elemento interessante da notare riguarda il fatto che le modifiche introdotte non entreranno in vigore da subito.

6 su 31 i commi la cui modifica entrerà in vigore solamente dalla prossima legislatura. 

Le variazioni relative alle soglie per la costituzione di nuovi gruppi o di componenti del gruppo misto infatti entreranno in vigore solamente a partire dalla XX legislatura. Stesso destino anche per la modifica del numero dei componenti della giunta per le elezioni e di quella per le autorizzazioni. Le altre modifiche invece saranno operative a partire dal 2023. 

Questioni ancora aperte

Come detto, la necessità di apportare modifiche al regolamento nel più breve tempo possibile ha lasciato insolute molte questioni. Tra queste, ad esempio, la possibilità di introdurre interventi volti a scoraggiare il fenomeno dei cambi di gruppo. Accorgimenti presenti invece nel nuovo regolamento del senato.

Ancora tutta da definire poi la questione degli organi bicamerali dove – secondo alcuni – senza una revisione dei regolamenti i gruppi meno consistenti della camera rischiano di essere sottorappresentati.

Un altro tema concerne la composizione delle Commissioni bicamerali rispetto al quale [Alessandro Colucci, Ndr] paventa il rischio che le forze politiche di minore consistenza numerica, quale quella cui appartiene, in ragione della più ristretta composizione del Senato e del conseguente maggior peso dei Gruppi di quel ramo del Parlamento, possano essere rappresentate in seno agli organismi bicamerali solo da senatori e mai da deputati.

Altra questione non affrontata riguarda l’eventuale riduzione dei componenti l’ufficio di presidenza, con riferimento in particolare alla figura dei segretari. Dato che la riduzione del numero dei deputati non comporta automaticamente una diminuzione del carico di lavoro per queste figure, sono emersi dubbi infatti sull’opportunità di rivederne il numero. 

Peraltro, l’assemblea di Montecitorio non ha potuto presentare emendamenti alla proposta di modifica del regolamento. Era consentito solamente formulare principi e criteri direttivi. Una scelta giustificata dal fatto che la giunta per il regolamento aveva approvato all’unanimità le proposte di modifica del “primo binario”.

Alcune osservazioni al testo tuttavia sono state presentate in particolare dal gruppo dell’Alleanza Verdi-Sinistra. Formazione che, essendosi costituita solo il 27 ottobre, non ha propri rappresentanti all’interno della giunta.

La riforma del regolamento non affronta temi come quello del trasformismo o degli organi biacamerali.

Tra le proposte avanzate vi erano una ulteriore riduzione del numero di deputati necessari per costituire un gruppo autonomo (12 anziché 14) e l’estensione delle prerogative dei capigruppo. Tali osservazioni non sono state accolte dalla giunta, anche perché i suoi componenti hanno assicurato che potranno eventualmente essere riprese, con il secondo binario. Anche alla luce di questa indicazione, il gruppo di Avs le ha ritirate.

C’è da dire però che nonostante le buone intenzioni manifestate, alla luce delle difficoltà riscontrate nella scorsa legislatura per trovare un accordo anche solo su un testo base, il percorso per arrivare a una revisione sostanziale del regolamento di Montecitorio potrebbe essere lungo e non privo di ostacoli.

Foto: Comunicazione camera

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L’astensionismo e il partito del non voto Mappe del potere

L’astensionismo e il partito del non voto Mappe del potere

Dopo le ultime elezioni parlamentari è emersa con ancora più evidenza la questione dell’astensionismo. Sono sempre di più infatti gli elettori che non si recano alle urne e il partito del non voto è ormai stabilmente il “primo partito” d’Italia.

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Il tema dell’astensionismo interessa da anni il dibattito pubblico, in particolare nelle fasi elettorali. D’altronde la continua crescita del numero di persone che si astengono dal voto costituisce comprensibilmente un elemento di preoccupazione rispetto al grado di legittimità del sistema rappresentativo. I risultati elettorali infatti mostrano come la coalizione che ha ricevuto più voti e che otterrà la maggioranza parlamentare ha raccolto il consenso di poco più di 1 elettore su 4. È stato invece il “partito del non voto” l’opzione più comune in questa tornata elettorale, rappresentando la scelta di quasi il 40% del corpo elettorale.

Diritto o dovere

La costituzione italiana definisce l’esercizio del voto come un “dovere civico”. Un’espressione questa su cui si è molto dibattuto ma che senza dubbio esprime l’auspicio, da parte dei costituenti, che l’intero corpo elettorale partecipi al processo democratico.

Il voto e` personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.

Già questa espressione d’altronde rappresenta una formula di mediazione tra chi, in assemblea costituente, riteneva che il voto dovesse essere obbligatorio e chi invece lo vedeva come un diritto che i cittadini possono liberamente decidere di esercitare o meno.

La costituzione dunque non disciplina di per sé un obbligo giuridico pur non escludendo, almeno esplicitamente, che la legge possa declinarlo come tale.

L’annosa questione del Voto come “dovere civico”.

E in effetti la prima formulazione del testo unico delle leggi per l’elezione della camera dei deputati (Dpr 361/1957) definiva esplicitamente l’esercizi del voto come un obbligo, prevedendo anche delle sanzioni, anche se di natura assolutamente modesta.

Ex art. 4 – L’esercizio del voto è un obbligo al quale nessun cittadino può sottrarsi senza venir meno ad un suo preciso dovere verso il paese.
Ex art. 115 – L’elettore, che non abbia esercitato il diritto di voto, deve darne giustificazione al sindaco del comune nelle cui liste elettorali è iscritto

Tali sanzioni peraltro furono molto raramente applicate e nel 1993, con la riforma del testo unico, l’articolo 115 che stabiliva le sanzioni per il mancato esercizio del voto fu abrogato, mentre l’articolo 4 fu riformulato. Nel nuovo testo non si parlava più di un dovere, ma di un diritto che dev’essere promosso dalla repubblica.

Il voto è un dovere civico e un diritto di tutti i cittadini, il cui libero esercizio deve essere garantito e promosso dalla repubblica.

Nel 2005 poi è intervenuta su questo dibattito la stessa corte costituzionale. Nella sentenza la consulta ha quindi definito la scelta di non partecipare come una forma di esercizio del diritto di voto. A parere della corte tuttavia a tale scelta non può essere interpretata come la manifestazione di una volontà politica, dovendogli piuttosto attribuire esclusivamente un significato socio-politico.

[…] il non partecipare alla votazione costituisce una forma di esercizio del diritto di voto significante solo sul piano socio-politico.

Il calo dell’affluenza

A partire dalle elezioni del 1979 l’affluenza alle consultazioni parlamentari ha subito un progressivo e quasi continuo calo che l’ha portata dal 93,4% del 1976 al 63,8% del 2022.

63,8% l’affluenza alle elezioni parlamentari 2022 (camera).

Dalla fine degli anni ’80 infatti solo in due occasioni si è registrata una momentanea ripresa dell’affluenza: prima nel 1987, con una crescita di appena 0,8 punti percentuali rispetto al 1983, e poi nel 2006 con una crescita di oltre 2 punti rispetto al 2001.

GRAFICO
DA SAPERE

La percentuale di affluenza alle elezioni per il rinnovo della camera dei deputati è calcolata facendo il rapporto tra il numero di elettori, ovvero i cittadini aventi diritto al voto, e i votanti, ovvero gli elettori che hanno effettivamente esercitato il loro diritto al voto. Questo indipendentemente dal fatto che abbiano espresso il loro voto a favore di una lista, che il loro voto sia stato considerato nullo per le più varie ragioni o che abbiano votato scheda bianca. A partire dai dati delle elezioni 2006 sono considerati solo gli elettori che hanno votato in Italia (e quindi non la circoscrizione estero) a esclusione di quelli della Valle d’Aosta. Al momento della pubblicazione i dati relativi al 2022 per quanto definitivi nella sostanza non sono ancora stati del tutto ufficializzati e potrebbero subire leggere variazioni.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero dell’interno
(ultimo aggiornamento: venerdì 30 Settembre 2022)

 

Ma se in oltre 30 anni l’affluenza è calata di 10 punti, passando da oltre il 90% fino a valori comunque superiori all’80%, nel successivo quindicennio il calo dell’affluenza ha subito una drastica accelerazione. Tra il 2008 e il 2022 infatti la quota di elettori che si sono recati alle urne si è ridotta di quasi 17 punti percentuali.

Il partito del non voto

Ma se di grande importanza è la percentuale degli astenuti (ovvero chi non si è recato alle urne), altrettanto interessanti sono anche i numeri assoluti di quello che può essere definito come il partito del non voto, inteso come la somma degli astenuti e di chi ha votato scheda bianca (nel conteggio non sono invece incluse le schede nulle).

In particolare è utile mettere a confronto il numero di elettori che hanno scelto il non voto con quelli che invece hanno optato per una delle liste più votate alle elezioni.

Fino al 1987 il numero di elettori che hanno scelto il non voto si è posto costantemente al di sotto dei due principali partiti che si sono presentati alle elezioni, ovvero la Democrazia cristiana e il Partito comunista italiano.

A partire dal 2013 quello del non voto è costantemente il “primo partito” d’Italia.

Nel 1992, per la prima volta, il partito del non voto ha invece superato il secondo partito con più voti alle elezioni, in quell’occasione il Partito democratico della sinistra (Pds). Alle elezioni successive invece le prime due liste e il partito del non voto hanno raggiunto cifre molto simili: 8,1 milioni di voti Forza Italia, 7,8 il Pds e 8 il partito del non voto. Alle elezioni del 1996 poi il partito del non voto ha raccolto per la prima volta più preferenze di tutti, anche se negli anni successivi è tornato al pari o al di sotto almeno del primo partito. È a partire dal 2013 infine che il non voto rappresenta la scelta più comune tra gli elettori, almeno rispetto alle singole liste.

GRAFICO
DA SAPERE

Per partito del non voto si intende la somma tra il numero di elettori che non si sono recati alle urne e le schede bianche. Non sono invece inclusi in questo insieme i voti considerati nulli per ragioni diverse. A partire dai dati delle elezioni 2006 sono considerati solo gli elettori che hanno votato in Italia (e quindi non la circoscrizione estero) a esclusione di quelli della Valle d’Aosta. Al momento della pubblicazione i dati relativi al 2022 per quanto definitivi nella sostanza non sono ancora stati del tutto ufficializzati e potrebbero subire leggere variazioni.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero dell’interno
(ultimo aggiornamento: venerdì 30 Settembre 2022)

 

Confrontare il partito del non voto con i risultati ottenuti dalle singole liste ci dice molto del rapporto tra elettori e formazioni politiche. Allo stesso tempo però è evidente che i risultati ottenuti dalle prime due liste dipendono in maniera determinante dal grado di frammentazione del sistema politico oltre che dall’eventuale inclusione nella legge elettorale della possibilità di fare coalizioni.

Tuttavia i risultati delle ultime politiche confermano quella del non voto come la scelta ampiamente più comune tra gli elettori, anche considerando le coalizioni nel loro insieme.

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DA SAPERE

Per il “Partito del non voto” sono indicati il numero di elettori che non hanno votato e il numero di schede bianche. Per la coalizione di centro-destra i voti ottenuti dalle liste di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati. Per la coalizione di centro-sinistra quelli ottenuti dalle liste di Partito democratico, Alleanza Verdi e Sinistra, +Europa e Impegno civico. Separatamente sono poi indicati i voti ottenuti dalle due liste nazionali non coalizzate che sono entrate in parlamento ovvero il Movimento 5 stelle e Azione-Italia viva. Sono considerati solo gli elettori che hanno votato in Italia (e quindi non la circoscrizione estero) a esclusione della Valle d’Aosta. Al momento della pubblicazione i dati relativi al 2022 per quanto definitivi nella sostanza non sono ancora stati del tutto ufficializzati e potrebbero subire leggere variazioni.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero dell’interno
(ultimo aggiornamento: venerdì 30 Settembre 2022)

 
+39,5% gli elettori che hanno scelto di non esprimersi rispetto a quelli che hanno votato liste di centro-destra.

In questi termini infatti il partito del non voto ha coinvolto oltre 17 milioni di elettori. Ben oltre i 12,3 del centro-destra che complessivamente rappresentano il 26,7% dell’elettorato.

Disinteresse o forma di protesta

Nella scelta di non esprimere preferenza per alcuna lista cambia ovviamente il modo in cui si intende esprimere la propria decisione. Tra coloro che non si sono recati al voto infatti è impossibile distinguere tra coloro che non hanno votato per protesta non sentendosi rappresentati dai partiti e tra coloro che non hanno votato per disinteresse.

Diverso invece è il caso delle schede bianche, le quali possono essere interpretate, con un certo margine di sicurezza, come l’espressione di un voto di protesta nei confronti del sistema politico, o comunque un non riconoscimento nell’offerta politica esistente. È probabile poi che anche una quota di schede annullate risponda a questa stessa motivazione, tuttavia in questo caso è impossibile distinguere questa situazione dall’annullamento per errore materiale.

Considerando dunque le schede bianche come l’espressione più esplicita di un dissenso politico nei confronti dei partiti è interessante notare come l’andamento di queste abbia seguito negli anni un trend diverso sia rispetto all’affluenza sia rispetto a quello che abbiamo definito partito del non voto.

Infatti se da un lato è vero che il numero di schede bianche è cominciato a crescere già dalle seconde elezioni repubblicane, questa crescita ha seguito un andamento molto più incostante rispetto all’astensioneraggiungendo poi il suo apice nel 2001Dalle elezioni politiche del 2006 in poi, al contrario, il numero di schede bianche ha subito un tracollo drastico, passando da quasi 1,7 milioni nel 2001 (3,4% del corpo elettorale) a poco più di 400mila nel 2006 (0,9%). Tale cifra è poi rimasta abbastanza costante negli anni successivi e nel 2022 si è collocata intorno a 492mila, ovvero l’1,1% del corpo elettorale e il 2,9% di quello che abbiamo definito partito del non voto.

Un dato decisamente basso, in particolare se si considera che la quota di schede bianche rispetto al partito del non voto, nel 1968 sfiorava il 20%. Più in generale tra l’inizio degli anni ’50 e la fine degli anni ’80 questa percentuale è rimasta costantemente sopra il 17%, in una fase in cui l’affluenza alle urne era ancora molto forte.

Secondo autorevoli interpretazioni prima l’impennata e poi il calo del numero di schede bianche andrebbe letto alla luce di particolari caratteristiche del sistema elettorale in vigore tra il 1993 e il 2005, ovvero il cosiddetto mattarellumTuttavia anche escludendo questo periodo si osserva un calo delle schede bianche che passa da quasi 900mila nel 1992 a poco più di 400mila nel 2006. Valore dal quale non si è discostato di molto negli anni successivi.

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Il numero di profughi nel mondo continua ad aumentare Migranti

Il numero di profughi nel mondo continua ad aumentare Migranti

Come è avvenuto ogni anno dell’ultimo decennio, il numero di profughi nel mondo è aumentato ulteriormente nel 2021. La maggior parte di queste persone non escono dal proprio paese, ma chi lo fa spesso non trova accoglienza altrove.

 

Secondo l’alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), alla fine del 2021 le persone costrette a lasciare la propria abitazione a causa di persecuzioni, conflitti, violenza, violazioni dei diritti umani o di eventi che disturbano significativamente l’ordine pubblico sono state quasi 90 milioni, per il 41% minori.

89,3 milioni i profughi a livello globale nel 2021, secondo le stime dell’Unhcr.

Di queste, circa il 30% erano rifugiati (per un totale di 27,1 milioni) e il 5% apolidi (4,3 milioni). Mentre la categoria più ampiamente rappresentata era quella degli sfollati interni, ovvero le persone costrette a lasciare la propria abitazione ma che non si spingono oltre i confini del proprio paese. Parliamo in questo caso di oltre 53 milioni di persone (più del 65% del totale).

Le persone in fuga sono in costante aumento

Il 2021 è stato un anno in cui numerose tensioni preesistenti si sono inasprite e in cui sono emersi nuovi conflitti.

Numerosi conflitti si sono inaspriti nel 2021.

È il caso ad esempio del reinsediamento dei talebani in Afghanistan, del conflitto nella regione etiope del Tigray e delle insurrezioni nella regione del Sahel centrale, soprattutto in Burkina Faso. A cui si aggiunge la recente presa di potere da parte dell’esercito in Myanmar e il persistere di conflitti come quello in Venezuela, in Siria, e in varie zone del continente africano (soprattutto Congo, Nigeria, Sud Sudan e Sudan).

Ma non ci sono soltanto i conflitti a costringere le persone a emigrare: la crisi climatica, come abbiamo raccontato in un altro approfondimento, da sola causa più sfollati di tutte le guerre e i conflitti messi insieme – pur rimanendo non ufficialmente riconosciuta a livello legale.

 

Nel corso dell’ultimo decennio è aumentato il numero di rifugiati (+154%), passati da 10,5 milioni nel 2011 a 21,3 nel 2021. Ancora più marcato l’incremento nel caso degli sfollati interni, passati da 17,7 a 51,3 milioni, (+230%). Più contenuto invece per quanto riguarda gli apolidi (+30%). Nel complesso alla fine del 2021 si contano 89,3 milioni di profughi, il 184% in più rispetto al 2012, quando erano 31,5 milioni.

Il 69% di queste persone proviene da soli 5 paesi. Prima tra tutti la Siria, con quasi 7 milioni di profughi. Seguono il Venezuela con 4,6 milioni, l’Afghanistan (2,7 milioni), il Sud Sudan (2,4) e il Myanmar (1,2). Se rapportati alla popolazione, è sempre la Siria ad avere più rifugiati (27.300 ogni 100mila abitanti), seguita da Sud Sudan (17.200) e Venezuela (13.800).

Per quanto riguarda invece chi ha dovuto lasciare il proprio paese, l’83% risulta essere ospitato in paesi a medio-basso reddito, e nel 72% dei casi ad accogliere gli sfollati sono i paesi limitrofi, illustrativo della tendenza a fare, laddove possibile, spostamenti ridotti.

Ottenere l’asilo continua a essere un processo difficile

Contestualmente all’incremento del numero di rifugiati, sfollati e apolidi, è gradualmente aumentato anche il numero di persone che hanno richiesto l’asilo in altri paesi. Se nel 2012 si trattava di circa 1 milione di persone nel mondo, nel 2021 la cifra è salita ben oltre i 4 milioni – un aumento pari al 450%.

Tuttavia l’esito più frequente delle richieste di asilo è, oggi come 10 anni fa, il rifiuto.

36% dei richiedenti che hanno inoltrato una domanda di asilo nel 2021 ha incontrato un rifiuto.

Una quota ancora oggi più elevata rispetto a quella di richieste accolte (34%), nonostante la situazione da questo punto di vista sia migliorata nell’ultimo decennio. Mentre per i restanti casi, il 9% ha avuto come esito la protezione sussidiaria – con cui l’Unhcr indica tutte le forme di protezione che non rientrano nella convenzione del 1951 – e il 21% si è chiuso in altro modo.

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DA SAPERE

I dati si riferiscono alle decisioni prese sulle prime richieste di asilo (escludendo quindi quelle ripetute o in appello), per singolo richiedente. Sono indicati, in numeri assoluti, gli esiti: quelle che sono state accolte o a cui è stata accordata la protezione sussidiaria, quelle rifiutate e infine quelle risoltesi con decisioni di altro tipo.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Unhcr
(consultati: mercoledì 21 Dicembre 2022)

 

Nel corso del decennio si è ridotta la quota di richieste di asilo che sono state rifiutate (passata dal 51% al 37%). Specularmente, è lievemente aumentata quella di richieste accolte (dal 21% al 27%). La protezione sussidiaria è invece rimasta sostanzialmente invariata, attestandosi sempre tra il 7% e il 10%.

Sono quindi oltre 326mila le prime richieste di asilo che nel 2021 sono state respinte. A fronte di meno di 308mila che invece sono state accolte.

Una componente molto importante è quella delle richieste conclusesi in altro modo, ovvero non nel rifiuto ma nemmeno con una qualche forma di protezione. Sempre superiori al 20% della quota totale (tranne nel 2015, quando sono state il 19%), hanno addirittura raggiunto il 41% nel 2016. Si tratta, come spiega l’Unhcr, di casi in cui i richiedenti asilo non si presentano ai colloqui oppure decedono durante il processo, o ancora casi che vengono chiusi per ragioni amministrative.

Foto: Nazioni unite

 

San Silvestro I

 

San Silvestro I


San Silvestro I

autore: Giovanni Maria Viani anno: secolo XVII titolo: San Silvestro papa luogo: Chiesa di San Silvestro, Crevalcore
Nome: San Silvestro I
Titolo: Papa
Nascita: III secolo , Roma
Morte: 31 dicembre 335, Roma
Ricorrenza: 31 dicembre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Protettore:
muratoritagliapietre
San Silvestro nacque a Roma da Rufino e Giusta.

Morto il padre, Giusta si prese una cura speciale della sua educazione, ponendolo sotto la guida di Canzio, prete romano, affinchè lo formasse lla pietà e alle scienze.
Finiti gli studi, fu dal Papa San Marcellino ordinato sarcerdote e fu salda colonna nella Chiesa e faro luminoso per quei tempi di superstizioni e di pratiche ancora pagane.

Nel giro di pochi anni morirono i Papi S. Marcellino, S. Marcello, S. Eusebio e S. Melchiade, a cui Silvestro succedette. La Sede Romana aveva bisogno di un Papa di salda tempra e di grandi vedute per usufruire di quella pace che Costantino il Grande aveva dato alla Chiesa.

Sotto il suo pontificato furono combattute le due grandi eresie dei Donatisti col concilio di Arles e degli Ariani col concilio di Nicea.

Silvestro avrebbe ardentemente desiderato recarvisi personalmente, ma data la vecchiaia e le infermità dovette mandarvi i suoi legati. Provvide ai bisogni di tutto l’orbe cattolico, ma Roma era la città che attirava in special modo le sue cure. La cristianità, uscita allora dalle Catacombe, abbisognava di chiese pei Divini Misteri, e Silvestro fece edificare otto basiliche.

Stabilì regolamenti per le ordinazioni dei chierici, per l’amministrazione dei Sacramenti e per il soccorso ai poveri.

Viveva parcamente per avere di che dotare le chiese ed aprire ricoveri di beneficenza.

Tra le opere di questo grande Papa è celebre l’appello che indirizzò agli Ebrei: « Ebrei, il tempo delle figure è passato ed è subentrato quello della realtà. Il Messia da voi atteso è venuto; il suo regno è stato costituito, si dilata, s’innalza e si sostiene. Negate ora se volete la luce del sole; ma certo non negherete la verità di questi fatti che splendono come il sole e che ogni giorno giganteggiano sempre più ».

Esausto di forze per le continue infermità, dopo 22 anni di glorioso pontificato passò all’eterno riposo il 31 dicembre dell’anno 335.

PRATICA. Ringraziamo Dio del tempo datoci, chiediamogli perdono dei peccati commessi e proponiamo una vita migliore.

PREGHIERA. Fa’, te ne preghiamo, Dio onnipotente, che la solennità del tuo beato confessore e Pontefice Silvestro ci aumenti la devozione e ci assicuri la salvezza.

MARTIROLOGIO ROMANO. ARoma il natale di san Silvèstro primo. Papa e Confessore, il quale battezzò l’Imperatore Costantino Magno, e confermò il Concilio di Nicèa, e dopo molte altre santissime opere si riposò in pace.

Approfondimento

Tradizionalmente la sera di San Silvestro per ringraziare il Signore dell’anno appena trascorso viene recitato il Te Deum (estesamente Te Deum laudamus, “Dio ti lodiamo”) un inno cristiano per ringraziare dell’anno appena trascorso durante i primi vespri della solennità di Maria Ss. Madre di Dio.

Te Deum
Noi ti lodiamo, Dio *
Ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra Ti adora.

A Te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
con i Cherubini e con i Serafini
non cessano di dire:

I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il glorioso coro degli Apostoli *
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la Santa Chiesa, ovunque proclama la tua gloria:
Padre di infinita maestà;

O Cristo, Re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
Tu nascesti dalla Vergine Madre
per la salvezza dell’uomo.

Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei Cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Crediamo che

(Il seguente versetto si canta in ginocchio)

Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell’assemblea dei Santi.

Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno Ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.

Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Abbi pietà di noi, Signore, *
abbi pietà.

Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.

V) Benediciamo il Padre, e il Figlio con lo Spirito Santo.
R) Lodiamolo e glorifichiamolo nei secoli.
V) Benedetto sei, o Signore, nel firmamento dei cieli.
R) Lodevole e glorioso e sommamente esaltato nei secoli.

Risultati dei sondaggi Demopolis

Risultati dei sondaggi Demopolis

Il 2022 nella memoria degli italiani: sondaggio di fine anno dell’Istituto Demopolis


Per l’80% degli italiani è stata la corsa dell’inflazione, con la crescita dei prezzi dell’energia e del costo della vita, a caratterizzare l’anno che sta per chiudersi. Per 3 cittadini su 4 il 2022 è stato l’anno della vittoria del Centro Destra e dell’arrivo a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni, dopo la caduta del Governo Draghi in piena estate. Il 53% ricorda invece il 2022 per la fine delle restrizioni contro il Covid e l’inizio della convivenza con il virus. 

Sono i dati che emergono dal sondaggio condotto dall’Istituto Demopolis, diretto da Pietro Vento, che ha analizzato gli ultimi 12 mesi nella memoria dell’opinione pubblica.

A segnare il 2022 nel mondo è stata, per l’83% degli italiani, la guerra tra Russia ed Ucraina. 6 su 10 segnalano la morte della Regina Elisabetta e la successione al trono di Carlo. Il 44% degli intervistati mette in evidenza le proteste e la repressione in Iran ed oltre un terzo cita il recente caso di corruzione al Parlamento Europeo.

Chi ha avuto un ruolo centrale sulla scena politica nell’anno che sta per concludersi? Il 51% degli italiani, intervistati dall’Istituto Demopolis, ritiene che principale protagonista del 2022 sia stata Giorgia Meloni, giunta in ottobre alla guida del Governo. Un quinto cita Mario Draghi, il 14% il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte.

Ma che cosa si augurano i cittadini per il nuovo anno? “L’auspicio principale – spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento – è che si concluda la guerra in Ucraina: è la speranza dell’82% degli italiani; 2 intervistati su 3 confidano in un freno all’inflazione e all’aumento del costo della vita”. La maggioranza assoluta auspica inoltre che il Covid resti sotto controllo e che la sanità, dopo la dura esperienza pandemica, venga potenziata. 

Demopolis: la manovra economica del Governo Meloni nell’opinione degli italiani

Il giudizio degli italiani sulla manovra economica del Governo Meloni appare in chiaroscuro: per il 12% segna un cambio di passo positivo; il 35% esprime una valutazione nel complesso favorevole, ritenendo che sia il massimo fattibile considerando le poche risorse disponibili. 4 cittadini su 10 la ritengono invece deludente. È quanto emerge dall’indagine realizzata dall’Istituto Demopolis.

La scelta di destinare il principale stanziamento della legge di bilancio, circa 21 miliardi sui 35 complessivi, alle misure per imprese e famiglie contro il caro bollette è condivisa dal 71% degli italiani; la pensa diversamente meno di un quinto degli intervistati.

Di segno diverso l’opinione dei cittadini sull’innalzamento del tetto per l’uso del contante da 2 a 5 mila euro: per appena il 38% è una decisione opportuna, mentre la ritiene poco opportuna il 51%, la maggioranza assoluta degli italiani.

3 italiani su 4 dichiarano di apprezzare la riduzione di 2 punti del cuneo fiscale sulle buste paga dei lavoratori dipendenti con reddito inferiore ai 35 mila Euro, e di 3 punti per i redditi sotto i 25 mila Euro.
Molto largo, nel sondaggio dell’Istituto Demopolis, risulta il consenso dei cittadini all’innalzamento delle pensioni minime a 600 Euro per gli over 75: lo condivide il 68%. 

In conclusione, l’Istituto Demopolis evidenzia una estrema polarizzazione politica nel giudizio dell’opinione pubblica sulla legge di bilancio. Ad apprezzare la manovra del Governo Meloni sono l’88% degli elettori di Fratelli d’Italia e il 73% di chi vota Lega; 2 elettori su 3 di Forza Italia e un quinto di chi scegli Azione. Il consenso crolla al 5 e al 4% tra gli elettori di PD e Movimento 5 Stelle. 

Il peso del partiti nell’ultimo Barometro Politico Demopolis del 2022

Con l’ultimo Barometro Politico dell’anno, l’Istituto Demopolis ha misurato infine il peso dei partiti in questo scorcio finale del 2022.

Fratelli d’Italia, in ulteriore crescita, si attesta oggi al 30%, staccando di oltre 12 punti il Movimento 5 Stelle al 17,8%. In attesa delle Primarie di febbraio, resta in crisi, con il 15,5%, il Partito Democratico. Stabili, nei dati Demopolis, sono la Lega all’8,3% e Azione all’8%; in calo Forza Italia al 6,7%.

Buon 2023! Infiniti auguri dall’Istituto Demopolis

28 dicembre 2022