Archivi giornalieri: 5 dicembre 2022

Il Tar Lazio

Il Tar Lazio interviene sulla garanzia dei Comuni ad assicurare gli assistenti per l’autonomia e la comunicazione anche alle scuole paritarie.

Una interessantissima sentenza (n° 15710/22) del 24 novembre 2022 della seconda sezione del TAR Lazio, ha annullato un recente Regolamento di Roma Capitale nella parte in cui si limitava ad erogare fondi per l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione agli alunni con disabilità delle sole scuole dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione comunali e statali, escludendo quindi quelle paritarie, per le quali è previsto solo un contributo economico per il pagamento di queste figure (art. 1 comma 4 del Regolamento impugnato).

Il ricorso è stato promosso dall’Associazione Nazionale Istituti Non Statali di Educazione ed Istruzione (A.N.I.N.S.E.I.).

Il TAR ha accolto le censure di parte ricorrente basandosi sul dato normativo che regola l’obbligo di assistenza per l’autonomia e la comunicazione gravante sui Comuni di residenza degli alunni con disabilità, a partire dal DPR n° 616/77artt. 42 e 45, confermato dall’art. 139 del D.Lgs. n° 112/98, è infine presente pure nella L.R. del Lazio n° 29/92.

Il TAR precisa che in nessuna di tali norme si prevede una distinzione tra le scuole statali e paritarie, siano esse pubbliche, come quelle comunali, o private.

Inoltre viene precisato che il Comune di residenza degli alunni con disabilità è tenuto ad erogare il servizio di assistenza scolastica anche ai propri alunni frequentanti scuole statali e paritarie site anche in Comuni diversi da quello di residenza.

La sentenza si fonda sull’applicazione della L.R. del Lazio n° 29/92 che reca le “Norme per l’attuazione del diritto allo studio” ed è rivolta esplicitamente sia agli alunni delle scuole statali con quelli delle paritarie.

Tanto è vero che la Regione Lazio prevede già da anni la garanzia dell’assistenza scolastica agli alunni con disabilità nelle scuole secondarie di secondo grado paritarie che sono di propria competenza.

Ma partendo da tale principio, tutti i Comuni, anche quelli le cui Regioni non abbiano approvato una legge regionale simile, a nostro sommesso avviso, sono tenuti ugualmente a garantire tale servizio di assistenza (come pure il trasporto scolastico sempre di competenza degli enti locali), direttamente con proprio personale o tramite appalti con soggetti del Terzo settore, in forza del principio citato dal comma 4 dell’art. 34 della Costituzione che stabilisce che lo Stato riconosce e promuove la parità scolastica e delle altre norme nazionali correttamente citate nella sentenza del TAR Lazio.

Infatti, se così non fosse, la L. n° 62/00 sulla parità scolastica avrebbe uno scarso valore, continuando a rimanere erroneamente equiparate le scuole private paritarie a quelle private senza la parità; mentre e paritarie, proprio in base a questa legge, fanno parte a tutti gli effetti del Sistema Nazionale d’Istruzione.

È inoltre molto interessante l’affermazione della sentenza secondo la quale il Comune di residenza degli alunni con disabilità è tenuto ad erogare il servizio di assistenza anche ai propri cittadini frequentanti scuole site in altri Comuni.

È da ritenere che tale affermazione, ormai frequente in molte sentenze di altri TAR, derivi dalla corretta applicazione dell’art. 6 della L. n° 328/00.

Tale principio, contenuto in questa decisione, è peraltro lo stesso già prospettato per il trasporto nelle scuole secondarie di secondo grado dalla Sentenza del Consiglio di Stato n° 809/18.

Questo orientamento evita disagi delle famiglie che hanno in precedenza dovuto affrontare cause, con dispendio di denaro e di tempo, per i ritardi con i quali poi, all’esito delle cause, gli alunni ricevevano l’assistenza.

Quello che invece occorrerebbe evitare da parte dei Comuni (e delle Regioni per le scuole secondarie di secondo grado), anche senza la necessità di condanne giurisdizionali, è il fatto che spesso i bandi per i soggetti del Terzo Settore (di solito cooperative) cui vengono usualmente appaltati tali servizi, vengono emanati molto tardi, talora addirittura ad anno scolastico iniziato; ciò determina ovviamente un gravissimo ritardo nella prestazione del servizio di assistenza scolastica.

Sarebbe opportuno, pertanto, che con legge nazionale si stabilisca la inderogabilità di tempestività di avvio della procedura per garantire l’assistenza scolastica, dal momento che questo criterio dovrebbe considerarsi un LEP (Livello Essenziale delle Prestazioni), secondo il principio contenuto nell’art. 117, comma 2, lett. m) della Costituzione, che riserva allo Stato le norme in materia delle “prestazioni attinenti ai diritti civili e sociali”, quale certamente è il diritto allo studio degli alunni, specie quelli con disabilità, come ormai riconosciuto da una costante Giurisprudenza costituzionale.

 

Approfondimento a cura di AIPD in collaborazione con il Centro Studi Giuridici HandyLex

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Chi decide la politica di cooperazione allo sviluppo

Chi decide la politica di cooperazione allo sviluppo

La cooperazione allo sviluppo è parte integrante e qualificante della politica estera italiana. Per questo i ruoli chiave dei due ambiti combaciano, con l’eccezione di alcune figure con competenze specifiche in ambito di cooperazione.

 
Progetto


Nel 2014 il parlamento ha approvato una legge molto importante per il settore della cooperazione (legge 125/2014). Nello spirito di questo provvedimento la politica di cooperazione diventava una componente cruciale della più generale politica estera italiana.

La cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile […] è parte integrante e qualificante della politica estera dell’Italia.

Tra le molte novità, la norma modificava il nome del ministero (diventato ministero degli esteri e della cooperazione Internazionale – Maeci), istituiva l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e stabiliva l’obbligo di nominare un vice ministro degli esteri con questa delega.

Un tassello importante che ha contribuito a definire l’intreccio d’istituzioni, funzionari, membri del governo e del parlamento che contribuiscono a formare la nostra politica di cooperazione allo sviluppo.

Il ministero e l’agenzia

Se si guarda all’esecutivo è importante considerare il peso che ha la presidenza del consiglio sulle scelte generali di politica estera, e dunque in questa fase la presidente Giorgia Meloni. Tuttavia, la responsabilità della politica estera italiana è del ministro degli esteri, ovvero del vicepresidente del consiglio e coordinatore di Forza Italia (FI) Antonio Tajani. Questi pur non avendo mai ricoperto incarichi in questo settore né presso il ministero né nel parlamento italiano, ha comunque un’ampia esperienza internazionale, avendo svolto sia il ruolo di commissario europeo all’industria, sia quello di presidente del parlamento di Strasburgo.

La responsabilità politica è del ministro che tuttavia è tenuto a conferire la delega in materia di cooperazione allo sviluppo a un viceministro. Vai a “Che cosa fanno i viceministri e i sottosegretari di stato”

Il ministro, come stabilito dalla legge, nomina un viceministro, attribuendogli la delega alla cooperazione allo sviluppo. In termini pratici quindi sarà Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia a seguire i vari dossier che riguardano la cooperazione. Alla sua prima esperienza di governoCirielli è stato a lungo parlamentare (dal 2001 con Alleanza nazionale) e nel suo percorso ha quasi sempre fatto parte o della commissione esteri o di quella difesa (che ha un chiaro risvolto estero viste ad esempio le missioni militari cui l’Italia partecipa).

Altri due sottosegretari chiudono il gruppo di esponenti politici posti al vertice della Farnesina. Ovvero Maria Tripodi, anche lei di Forza Italia, e Giorgio Silli di Noi Moderati, le cui deleghe al momento non sono state ufficializzate.

Ma anche i vertici amministrativi sono importanti. Tra tutti il segretario generale del ministero, l’ambasciatore Ettore Francesco Sequi, e il direttore dell’Agenzia per la cooperazione allo sviluppo, Luca Maestripieri. Entrambi hanno ricevuto l’incarico dall’ex ministro degli esteri Luigi Di Maio, anche se Maestripieri era stato inizialmente nominato dal ministro Moavero Milanesi nel corso del primo governo Conte. Vedremo nei prossimi mesi se il governo manterrà questo assetto o deciderà per un cambiamento. Sicuramente prima o poi il ministro Tajani dovrà decidere come riempire una casella di grande rilevanza che attualmente è scoperta, ovvero quella di direttore della direzione generale cooperazione allo sviluppo del Maeci.

I compiti delle commissioni

Oltre ai ministeri però, un ruolo fondamentale è o dovrebbe essere svolto anche dal parlamento, e in particolare dalle commissioni esteri di camera e senato.

Le commissioni esteri di camera e senato sono competenti in tutte le materie che riguardano la politica estera, inclusa la cooperazione allo sviluppo. Vai a “Cosa sono le commissioni parlamentari e perché sono importanti”

I loro poteri dunque sono molto ampi riguardando innanzitutto l’esame di qualsiasi proposta di legge rientri in questi ambiti (art. 72 della costituzione), come ad esempio la legge di bilancio e quindi la quantità di risorse da destinare al settore della cooperazione, ma anche l’esame delle delibere del governo sulle missioni internazionali.

Tra le prerogative delle commissioni poi rientrano anche alcuni poteri d’indirizzo, come le risoluzioni o gli ordini del giorno. Attraverso atti di questo tipo, l’aula o le commissioni possono ad esempio impegnare il governo a perseguire impegni internazionali su temi quali la coerenza delle politiche o l’efficacia dell’aiuto.

In alcune occasioni inoltre, il parere delle commissioni è espressamente previsto dalla legge. Come nel caso del documento triennale di programmazione e indirizzo della politica di cooperazione, per la cui approvazione è richiesto il parere, non vincolante, delle commissioni parlamentari. Nonostante le previsioni di legge nel corso degli anni la presentazione del documento ha subito forti ritardi e per questa ragione la norma è stata recentemente modificata in modo da rendere più efficace questo passaggio (L. 234/2021 art. 1 comma 807).

Proprio per assolvere questi compiti disponendo di tutte le informazioni necessarie le commissioni possono inoltre organizzare delle audizioni conoscitive. In queste occasioni vengono invitate figure istituzionali o della società civile che possono essere parte o meno di organi previsti dalla legge, come il consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo.

Purtroppo almeno nell’ultima legislatura il ruolo delle commissioni non ha inciso particolarmente sulla politica di cooperazione, limitandosi a poco più che la presentazione e in alcuni casi l’approvazione di qualche emendamento alla legge di bilancio. Peraltro in anni recenti la discussione sulla legge di bilancio è sempre avvenuta in un unico ramo del parlamento, mentre l’altra aula, per mancanza di tempo, si è limitata a ratificare decisioni già prese.

I ruoli chiave

Nonostante questo, il potere formale delle commissioni resta intatto e dunque, per completare l’elenco degli incarichi più importanti nel settore della cooperazione vanno considerati quantomeno i presidenti delle commissioni esteri dei due rami del parlamento.

Alla camera si tratta di Giulio Tremonti. Eletto in questa legislatura con Fratelli d’Italia Tremonti è stato parlamentare dal 1994 al 2018 quasi sempre nelle fila di Forza Italia o del Popolo delle libertà (Pdl) a eccezione del suo il primo mandato. Ministro delle finanze in tutti i governi Berlusconi nella sua lunga carriera parlamentare ha comunque avuto occasione di far parte sia della commissione esteri che di quella sulle politiche dell’Unione europea.

A palazzo Madama invece è la senatrice Stefania Craxi (FI) a ricoprire il ruolo di presidente della commissione esteri e difesa. Deputata di Forza Italia e del Pdl dal 2006 al 2013, durante il quarto governo Berlusconi è stata sottosegretaria agli esteri. Rieletta in parlamento nel 2018, nella scorsa legislatura è stata vice presidente della commissione esteri del senato.

3 su 5 i ruoli chiave ricoperti da esponenti di Fratelli d’Italia in materia di politica estera e di cooperazione.

Dei 5 incarichi politici più importanti dunque, 2 sono attribuiti a esponenti di Forza Italia (il ministro degli esteri e la presidenza della commissione esteri del senato) e 3 a esponenti di Fratelli d’Italia (la presidenza del consiglio, il viceministro e il presidente della commissione esteri della camera). Del tutto escluso, o quasi, appare dunque l’altro partito cardine della maggioranza, ovvero la Lega.

Gli equilibri politici nelle commissioni parlamentari

Guardando però più approfonditamente alla composizione delle commissioni parlamentari la Lega risulta avere in entrambi i casi più esponenti di Forza Italia. Ma questa è la naturale conseguenza di una più ampia rappresentanza parlamentare ottenuta in seguito alle recenti elezioni. Inoltre a un esponente della Lega è stata attribuita la vicepresidenza di commissione alla camera. Si tratta di Paolo Formentini, deputato alla seconda esperienza parlamentare, che già aveva ricoperto questo ruolo durante la precedente legislatura.

L’altra vicepresidente è l’esponente del Partito democratico (Pd) Lia QuartapelleDeputata alla terza legislatura ha sempre ricoperto incarichi in commissione esteri, prima come segretaria, poi come capogruppo e ora come vicepresidente. Nel corso della diciassettesima legislatura peraltro è stata relatrice della legge che ha definito la disciplina generale della cooperazione allo sviluppo (l. 125/2014).

Da segnalare infine che della commissione fanno parte anche alcune figure politiche di primo piano. Come ad esempio il leader del Movimento 5 stelle ed ex presidente del consiglio Giuseppe Conte, il segretario di +Europa ed ex sottosegretario agli esteri Benedetto della Vedova e il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. Ma anche l’ex ministro alle infrastrutture Graziano Delrio, l’ex ministro della difesa Lorenzo Guerini e l’ex ministro per gli affari europei Vincenzo Amendola, tutti deputati del Partito democratico.

Quanto alla commissione del senato, presieduta dal Stefania Craxi (FI), le vicepresidenze sono invece state attribuite a un esponente di Fratelli d’Italia, Roberto Menia, e a uno del Movimento 5 stelle, Ettore Licheri.

Il primo è stato deputato dal 1994 al 2013, eletto prima con Alleanza nazionale e poi con il Popolo delle libertà. Nel quarto governo Berlusconi ha svolto anche il ruolo di sottosegretario presso il ministero dell’ambiente. Nel corso della sua lunga esperienza parlamentare comunque ha fatto parte in più occasioni anche della commissione esteri.

Ettore Licheri invece è alla sua seconda esperienza parlamentare. Nella scorsa legislatura è stato presidente della commissione politiche dell’Unione europea del senato per i primi due anni. Successivamente ha proseguito il suo lavoro in quella stessa commissione come componente semplice, fino a maggio 2022, quando è entrato a far parte della commissione esteri.

Per concludere in commissione esteri del senato si trovano anche due ex presidenti del consiglio, Mario Monti (senatore a vita iscritto al gruppo misto) e Matteo Renzi (Azione-I

Chi decide la politica di cooperazione allo sviluppo

Chi decide la politica di cooperazione allo sviluppo

La cooperazione allo sviluppo è parte integrante e qualificante della politica estera italiana. Per questo i ruoli chiave dei due ambiti combaciano, con l’eccezione di alcune figure con competenze specifiche in ambito di cooperazione.

 
Progetto


Nel 2014 il parlamento ha approvato una legge molto importante per il settore della cooperazione (legge 125/2014). Nello spirito di questo provvedimento la politica di cooperazione diventava una componente cruciale della più generale politica estera italiana.

La cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile […] è parte integrante e qualificante della politica estera dell’Italia.

Tra le molte novità, la norma modificava il nome del ministero (diventato ministero degli esteri e della cooperazione Internazionale – Maeci), istituiva l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e stabiliva l’obbligo di nominare un vice ministro degli esteri con questa delega.

Un tassello importante che ha contribuito a definire l’intreccio d’istituzioni, funzionari, membri del governo e del parlamento che contribuiscono a formare la nostra politica di cooperazione allo sviluppo.

Il ministero e l’agenzia

Se si guarda all’esecutivo è importante considerare il peso che ha la presidenza del consiglio sulle scelte generali di politica estera, e dunque in questa fase la presidente Giorgia Meloni. Tuttavia, la responsabilità della politica estera italiana è del ministro degli esteri, ovvero del vicepresidente del consiglio e coordinatore di Forza Italia (FI) Antonio Tajani. Questi pur non avendo mai ricoperto incarichi in questo settore né presso il ministero né nel parlamento italiano, ha comunque un’ampia esperienza internazionale, avendo svolto sia il ruolo di commissario europeo all’industria, sia quello di presidente del parlamento di Strasburgo.

La responsabilità politica è del ministro che tuttavia è tenuto a conferire la delega in materia di cooperazione allo sviluppo a un viceministro. Vai a “Che cosa fanno i viceministri e i sottosegretari di stato”

Il ministro, come stabilito dalla legge, nomina un viceministro, attribuendogli la delega alla cooperazione allo sviluppo. In termini pratici quindi sarà Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia a seguire i vari dossier che riguardano la cooperazione. Alla sua prima esperienza di governoCirielli è stato a lungo parlamentare (dal 2001 con Alleanza nazionale) e nel suo percorso ha quasi sempre fatto parte o della commissione esteri o di quella difesa (che ha un chiaro risvolto estero viste ad esempio le missioni militari cui l’Italia partecipa).

Altri due sottosegretari chiudono il gruppo di esponenti politici posti al vertice della Farnesina. Ovvero Maria Tripodi, anche lei di Forza Italia, e Giorgio Silli di Noi Moderati, le cui deleghe al momento non sono state ufficializzate.

Ma anche i vertici amministrativi sono importanti. Tra tutti il segretario generale del ministero, l’ambasciatore Ettore Francesco Sequi, e il direttore dell’Agenzia per la cooperazione allo sviluppo, Luca Maestripieri. Entrambi hanno ricevuto l’incarico dall’ex ministro degli esteri Luigi Di Maio, anche se Maestripieri era stato inizialmente nominato dal ministro Moavero Milanesi nel corso del primo governo Conte. Vedremo nei prossimi mesi se il governo manterrà questo assetto o deciderà per un cambiamento. Sicuramente prima o poi il ministro Tajani dovrà decidere come riempire una casella di grande rilevanza che attualmente è scoperta, ovvero quella di direttore della direzione generale cooperazione allo sviluppo del Maeci.

I compiti delle commissioni

Oltre ai ministeri però, un ruolo fondamentale è o dovrebbe essere svolto anche dal parlamento, e in particolare dalle commissioni esteri di camera e senato.

Le commissioni esteri di camera e senato sono competenti in tutte le materie che riguardano la politica estera, inclusa la cooperazione allo sviluppo. Vai a “Cosa sono le commissioni parlamentari e perché sono importanti”

I loro poteri dunque sono molto ampi riguardando innanzitutto l’esame di qualsiasi proposta di legge rientri in questi ambiti (art. 72 della costituzione), come ad esempio la legge di bilancio e quindi la quantità di risorse da destinare al settore della cooperazione, ma anche l’esame delle delibere del governo sulle missioni internazionali.

Tra le prerogative delle commissioni poi rientrano anche alcuni poteri d’indirizzo, come le risoluzioni o gli ordini del giorno. Attraverso atti di questo tipo, l’aula o le commissioni possono ad esempio impegnare il governo a perseguire impegni internazionali su temi quali la coerenza delle politiche o l’efficacia dell’aiuto.

In alcune occasioni inoltre, il parere delle commissioni è espressamente previsto dalla legge. Come nel caso del documento triennale di programmazione e indirizzo della politica di cooperazione, per la cui approvazione è richiesto il parere, non vincolante, delle commissioni parlamentari. Nonostante le previsioni di legge nel corso degli anni la presentazione del documento ha subito forti ritardi e per questa ragione la norma è stata recentemente modificata in modo da rendere più efficace questo passaggio (L. 234/2021 art. 1 comma 807).

Proprio per assolvere questi compiti disponendo di tutte le informazioni necessarie le commissioni possono inoltre organizzare delle audizioni conoscitive. In queste occasioni vengono invitate figure istituzionali o della società civile che possono essere parte o meno di organi previsti dalla legge, come il consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo.

Purtroppo almeno nell’ultima legislatura il ruolo delle commissioni non ha inciso particolarmente sulla politica di cooperazione, limitandosi a poco più che la presentazione e in alcuni casi l’approvazione di qualche emendamento alla legge di bilancio. Peraltro in anni recenti la discussione sulla legge di bilancio è sempre avvenuta in un unico ramo del parlamento, mentre l’altra aula, per mancanza di tempo, si è limitata a ratificare decisioni già prese.

I ruoli chiave

Nonostante questo, il potere formale delle commissioni resta intatto e dunque, per completare l’elenco degli incarichi più importanti nel settore della cooperazione vanno considerati quantomeno i presidenti delle commissioni esteri dei due rami del parlamento.

Alla camera si tratta di Giulio Tremonti. Eletto in questa legislatura con Fratelli d’Italia Tremonti è stato parlamentare dal 1994 al 2018 quasi sempre nelle fila di Forza Italia o del Popolo delle libertà (Pdl) a eccezione del suo il primo mandato. Ministro delle finanze in tutti i governi Berlusconi nella sua lunga carriera parlamentare ha comunque avuto occasione di far parte sia della commissione esteri che di quella sulle politiche dell’Unione europea.

A palazzo Madama invece è la senatrice Stefania Craxi (FI) a ricoprire il ruolo di presidente della commissione esteri e difesa. Deputata di Forza Italia e del Pdl dal 2006 al 2013, durante il quarto governo Berlusconi è stata sottosegretaria agli esteri. Rieletta in parlamento nel 2018, nella scorsa legislatura è stata vice presidente della commissione esteri del senato.

3 su 5 i ruoli chiave ricoperti da esponenti di Fratelli d’Italia in materia di politica estera e di cooperazione.

Dei 5 incarichi politici più importanti dunque, 2 sono attribuiti a esponenti di Forza Italia (il ministro degli esteri e la presidenza della commissione esteri del senato) e 3 a esponenti di Fratelli d’Italia (la presidenza del consiglio, il viceministro e il presidente della commissione esteri della camera). Del tutto escluso, o quasi, appare dunque l’altro partito cardine della maggioranza, ovvero la Lega.

Gli equilibri politici nelle commissioni parlamentari

Guardando però più approfonditamente alla composizione delle commissioni parlamentari la Lega risulta avere in entrambi i casi più esponenti di Forza Italia. Ma questa è la naturale conseguenza di una più ampia rappresentanza parlamentare ottenuta in seguito alle recenti elezioni. Inoltre a un esponente della Lega è stata attribuita la vicepresidenza di commissione alla camera. Si tratta di Paolo Formentini, deputato alla seconda esperienza parlamentare, che già aveva ricoperto questo ruolo durante la precedente legislatura.

L’altra vicepresidente è l’esponente del Partito democratico (Pd) Lia QuartapelleDeputata alla terza legislatura ha sempre ricoperto incarichi in commissione esteri, prima come segretaria, poi come capogruppo e ora come vicepresidente. Nel corso della diciassettesima legislatura peraltro è stata relatrice della legge che ha definito la disciplina generale della cooperazione allo sviluppo (l. 125/2014).

Da segnalare infine che della commissione fanno parte anche alcune figure politiche di primo piano. Come ad esempio il leader del Movimento 5 stelle ed ex presidente del consiglio Giuseppe Conte, il segretario di +Europa ed ex sottosegretario agli esteri Benedetto della Vedova e il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. Ma anche l’ex ministro alle infrastrutture Graziano Delrio, l’ex ministro della difesa Lorenzo Guerini e l’ex ministro per gli affari europei Vincenzo Amendola, tutti deputati del Partito democratico.

Quanto alla commissione del senato, presieduta dal Stefania Craxi (FI), le vicepresidenze sono invece state attribuite a un esponente di Fratelli d’Italia, Roberto Menia, e a uno del Movimento 5 stelle, Ettore Licheri.

Il primo è stato deputato dal 1994 al 2013, eletto prima con Alleanza nazionale e poi con il Popolo delle libertà. Nel quarto governo Berlusconi ha svolto anche il ruolo di sottosegretario presso il ministero dell’ambiente. Nel corso della sua lunga esperienza parlamentare comunque ha fatto parte in più occasioni anche della commissione esteri.

Ettore Licheri invece è alla sua seconda esperienza parlamentare. Nella scorsa legislatura è stato presidente della commissione politiche dell’Unione europea del senato per i primi due anni. Successivamente ha proseguito il suo lavoro in quella stessa commissione come componente semplice, fino a maggio 2022, quando è entrato a far parte della commissione esteri.

Per concludere in commissione esteri del senato si trovano anche due ex presidenti del consiglio, Mario Monti (senatore a vita iscritto al gruppo misto) e Matteo Renzi (Azione-Italia viva), oltre che l’ex sottosegretaria al ministero della difesa Stefania Pucciarelli (Lega).

L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.

Foto: Governo.it

 

Sezione Regionale Giurisdizionale Regione Umbria sentenza n. 87/2022 Pubblico impiego – Condotta omissiva dirigente scolastico – Invalidità temporanea dipendente -Danno erariale

Sezione Regionale Giurisdizionale Regione Umbria sentenza n. 87/2022 Pubblico impiego – Condotta omissiva dirigente scolastico – Invalidità temporanea dipendente -Danno erariale

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Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale

I magistrati si esprimono in merito a una fattispecie che riguarda un danno indiretto causato da un dirigente scolastico correlato al risarcimento liquidato da una amministrazione, in esecuzione della sentenza civile irrevocabile di condanna, per un infortunio lavorativo subito da una dipendente scolastica a causa della violazione dell’obbligo di segnalazione del cattivo funzionamento dei cancelli dell’istituto, obbligo che gravava sul dirigente dell’istituto scolastico, all’epoca dei fatti, il quale non ne aveva chiesto la tempestiva manutenzione. Il Collegio, ritiene che il danno indiretto provocato dal risarcimento a favore del dipendente in esecuzione di una sentenza civile irrevocabile di condanna per sinistro lavorativo è imputabile a titolo di danno erariale al dirigente che lo ha colpevolmente causato in quanto “ il dirigente scolastico è titolare di una specifica posizione di garanzia rispetto alla prevenzione degli infortuni sul luogo di lavoro, essendo equiparabile in ragione del ruolo e ad un datore di lavoro responsabile della sicurezza, tanto che, in caso di negligente omissione, ne può rispondere anche penalmente (cfr. Cass. pen., Sez. VI, n. 37766 del 2019). Nella fattispecie in esame, poiché si è verificato a causa della carenza di manutenzione della struttura deve ritenersi che il danno sia stato causato per effetto della violazione degli obblighi, di vigilanza e di segnalazione, cui il dirigente era tenuto nella qualità di responsabile della sicurezza del personale e degli utenti e che egli debba in questa sede essere di conseguenza ritenuto responsabile anche del corrispondente danno pubblico indiretto”.

Disegno di legge di bilancio 2023 – Avviato iter di approvazione

Disegno di legge di bilancio 2023 – Avviato iter di approvazione

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Segnalazione da UO Studi e analisi compatibilità

Con la trasmissione al Parlamento del disegno di legge di bilancio 2023, approvato dal Consiglio dei ministri nella riunione del 21 novembre, viene avviato alla Camera dei deputati l’iter per l’approvazione del provvedimento. Nel testo della manovra, che ha ottenuto la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato, è confermato l’approccio prudente e realista ma allo stesso tempo coraggioso che sta alla base delle scelte di politica economica del Governo, nelle quali si tiene conto della situazione economica, anche internazionale, e della necessità di garantire interventi sostenibili per la finanza pubblica, a sostegno di famiglie e imprese contro il caro bollette e l’aumento dell’inflazione, nonché di prospettiva per la crescita e la competitività economica del Paese.

DPB 2023 consegnato al Parlamento e Commissione Ue

DPB 2023 consegnato al Parlamento e Commissione Ue

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Segnalazione da UO Studi e analisi compatibilità

Il Ministero dell’economia e delle Finanze ha pubblicato il Documento programmatico di bilancio per il 2023, approvato il 24 novembre nella versione aggiornata e trasmessa alla Commissione europea, all’Eurogruppo e al Parlamento. Il documento si compone di una serie di tabelle che riportano: le previsioni macroeconomiche, con evidenziazione dei contributi alla crescita dei diversi fattori, dell’evoluzione dei prezzi, del mercato del lavoro e dell’andamento dei conti con l’estero; l’obiettivo di saldo di bilancio per le amministrazioni pubbliche, ripartito per i rispettivi sottosettori; il livello del debito pubblico e le informazioni relative ai fattori che ne determinano l’evoluzione; le proiezioni delle principali voci di entrata e di spesa delle amministrazioni pubbliche a politiche invariate; gli obiettivi di entrata e di spesa per le principali componenti del conto economico delle amministrazioni pubbliche; informazioni pertinenti la spesa delle amministrazioni pubbliche relativa a istruzione, sanità e politiche attive per l’impiego; la descrizione e la quantificazione delle misure approvate dopo il 10 ottobre 2022 e di quelle inserite nella manovra di bilancio; le misure discrezionali per contrastare il caro energia; le raccomandazioni specifiche dell’Unione Europea per l’Italia.

Aran

Indicatori economici e finanziari – Aggiornamento NADEF 2022 e previsioni di autunno della Commissione europea

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Segnalazione da UO Studi e analisi compatibilità

Nel documento vengono aggiornati gli andamenti macroeconomici, finanziari e di finanza pubblica. Per quanto di nostro interesse, si segnala la sezione dedicata al conto economico consolidato delle PPAA dove, fra le spese correnti, si censiscono le spese per redditi da lavoro dipendente, cioè il costo sostenuto dalle amministrazioni pubbliche a titolo di remunerazione dell’attività prestata alle proprie dipendenze dai lavoratori in termini % del PIL (consuntivo 2021/2021 e previsioni 2022/2025, pagg. 31 e32)

Conti economici trimestrali – III trimestre 2022

Conti economici trimestrali – III trimestre 2022

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Segnalazione da UO Studi e analisi compatibilità

Nel terzo trimestre del 2022 il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% nei confronti del terzo trimestre del 2021. La crescita congiunturale del Pil diffusa il 31 ottobre 2022 era stata anch’essa dello 0.5%, così come quella tendenziale era stata del 2,6%. La variazione acquisita per il 2022 è pari a +3,9%. Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in aumento, con una crescita dell’1,8% dei consumi finali nazionali e dello 0,8% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono aumentate, rispettivamente, del 4,2% e dello 0,1%. Si registrano andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto di agricoltura e industria, diminuiti rispettivamente dell’1,4% e dello 0,9%, mentre i servizi registrano una crescita dello 0,9%.

 

OECD Economic Outlook – November 2022

OECD Economic Outlook – November 2022

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Segnalazione da Direzione Contrattazione 1

L’economia mondiale vacilla alle prese con la peggiore crisi energetica verificatasi dagli anni Settanta. Lo shock energetico ha innalzato l’inflazione che sta gravando sulla crescita economica in tutto il mondo. Secondo le proiezioni dell’Economic Outlook pubblicato dall’OCSE, nel 2022 la crescita del PIL mondiale dovrebbe essere del 3,1% mentre nel 2023 dovrebbe calare al 2,2%, una percentuale ben al di sotto del tasso previsto prima della guerra. Nel 2024, invece, si prevede che la crescita globale sarà del 2,7%, sostenuta dalle prime misure adottate in diversi Paesi per ridurre i tassi di interesse. Dallo studio emerge che le prospettive globali sono caratterizzate da squilibri sempre più pronunciati. Infatti, se da un lato, le principali economie emergenti asiatiche rappresenteranno quasi i tre quarti della crescita globale del PIL nel 2023, rispecchiando in  tal  modo  le  previsioni  di  una  loro  espansione  costante, dall’altro, si registrano bruschi  rallentamenti  sia negli  Stati  Uniti  che  in  Europa. In tutto il mondo, le banche centrali stanno  innalzando  i  tassi  di  interesse  per  contenere l’inflazione. Tale strategia sta cominciando a dare i suoi frutti. In Brasile, ad esempio, la banca centrale ha reagito rapidamente e, negli ultimi mesi, l’inflazione ha iniziato a diminuire. Anche per gli Stati Uniti, i dati più recenti sembrano indicare alcuni progressi nella lotta contro l’inflazione. L’inflazione complessiva dei  prezzi  al consumo nelle principali economie avanzate dovrebbe ridursi dal 6,3% registrato quest’anno a circa il 4¼ per cento nel 2023 e al 2½ per cento nel 2024, per effetto dell’entrata in vigore di politiche monetarie più restrittive, della diminuzione della pressione della domanda e della normalizzazione dei costi di trasporto e dei tempi di consegna. Tuttavia, il ritmo di tali riduzioni varierà da un Paese all’altro. Per contrastare l’aumento dei prezzi, è altresì essenziale che le autorità fiscali e monetarie lavorino di pari passo. Pertanto, il sostegno delle politiche pubbliche per proteggere le famiglie e le imprese dallo shock energetico dovrebbe essere mirato e temporaneo,  in  modo  da  tutelare  i  nuclei  familiari  e  le  imprese  vulnerabili,  evitando  al  contempo  di aumentare le pressioni inflazionistiche o appesantire l’onere del debito pubblico. Per quanto riguarda l’Italia, secondo le proiezioni dell’OCSE, il PIL reale dovrebbe crescere del 3,7% nel 2022, per poi rallentare allo 0,2% nel 2023  e,  successivamente, incrementare  moderatamente  all’1%  nel  2024. Nel 2023 la disoccupazione aumenterà e la partecipazione al mercato del lavoro subirà un calo, con una contrazione dell’occupazione. L’inflazione dei prezzi al consumo, vicina al 10% alla fine del 2022, dovrebbe diminuire solo gradualmente. Al contempo nel  2023  i  massimali  dei  prezzi  dell’energia  saranno  progressivamente  eliminati.

 

CFC104

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Come è strutturato l’ordinamento professionale definito dal CCNL 9 maggio 2022?

Il nuovo ordinamento professionale classifica il personale sulla base del grado di conoscenze, abilità e competenze professionali necessarie per svolgere le attività del comparto. In particolare, vengono definite 4 aree:

  • Area degli operatori
  • Area degli assistenti
  • Area dei funzionari
  • Area delle elevate professionalità.

Ad ogni area corrispondono livelli omogenei di competenze, conoscenze e capacità necessarie per l’espletamento di una vasta e diversificata gamma di attività lavorative, descritte nell’Allegato A al CCNL 9 maggio 2022.

Nell’ambito dell’Area il personale è collocato all’interno di famiglie professionali, che vengono individuate in sede di contrattazione integrativa presso ciascuna singola amministrazione.

CFL175

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Con riferimento alla corretta applicazione dell’art. 79 “Fondo risorse decentrate: costituzione” del nuovo CCNL 16.11.2022 si chiede quale sia la decorrenza dell’incremento previsto al comma 1 bis) e a quale platea debba farsi riferimento per il calcolo delle risorse?

Le risorse da conteggiare in aumento della parte stabile del Fondo Risorse decentrate ai sensi dell’art. 79, comma 1-bis vanno calcolate con riferimento alle unità di personale D3 giuridico e B3 giuridico in servizio alla data di entrata in vigore del nuovo sistema di classificazione (1° aprile 2023). In particolare occorre conteggiare la differenza D3-D1 e la differenza B3-B1. Tali differenze vanno moltiplicate per le rispettive unità di personale D3 giuridico e B3 giuridico. Dovendo garantire la neutralità finanziaria dell’operazione, nel calcolo si tiene conto della percentuale di part-time.

CFL174

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Con riferimento alla corretta applicazione dell’art. 79 “Fondo risorse decentrate: costituzione” del nuovo CCNL 16.11.2022, l’incremento previsto al comma 1 lett. d) in che annualità va a regime? Ed ancora, a quale data viene fotografato il personale in servizio?

Atteso che la ratio dell’incremento in esame è quella di neutralizzare l’effetto degli incrementi stipendiali sui valori delle progressioni che gravano sul Fondo, una volta pagati gli incrementi con le decorrenze previste nella Tabella D, afferenti al 2019, 2020 e al 2021, nonché gli arretrati 2022, l’importo di incremento – a regime – sulle risorse stabili dell’anno 2023 sarà pari alle differenze tra gli incrementi a regime (1.1.2021) riconosciuti alle posizioni economiche di ciascuna categoria e gli stessi incrementi riconosciuti alle posizioni iniziali.

A titolo del tutto esemplificativo, si riporta una tabella che effettua il calcolo per un ente tipo:

Con riferimento alla tabella, si chiarisce che:

  • la colonna 1, riporta le unità di personale al 1/1/2021, senza tener conto della percentuale di part-time; nelle unità di personale sono inclusi “comandati-out” e sono esclusi “comandati-in”; sono inoltre incluse persone in aspettativa o congedo non retribuiti o parzialmente retribuiti;
  • la colonna 2 e la colonna 3 riportano gli incrementi a regime (da tabella D);
  • la colonna 4 e la colonna 5 riportano le differenze tra incremento a regime riconosciuto alla specifica posizione economica e incremento a regime riconosciuto alla posizione economica iniziale, rispettivamente su base mensile e su base annua;
  • la colonna 6 riporta le somme risultanti – ottenute moltiplicando le differenze su base annua per le unità di personale – con evidenza del totale delle stesse, che costituisce l’incremento della parte stabile del Fondo ai sensi dell’art. 79, comma 1, lett. d) del CCNL, con decorrenza 1/1/2021.