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Bonus Maroni

 

Bonus Maroni: come funziona l’incentivo che ritarda la pensione e aumenta lo stipendio

2 Dicembre 2022, di Pierpaolo Molinengo

Come funziona il bonus Maroni previsto per i lavoratori in possesso dei requisiti minimi per andare in pensione anticipatamente? Questa particolare misura è riservata ai dipendenti che possono andare in quiescenza, ma decidono di continuare a rimanere al lavoro.

La misura introdotta dal governo guidato da Giorgia Meloni, sostanzialmente, ricalca il bonus Maroni, il quale, in estrema sintesi, garantisce un aumento di stipendio a quanti decidano di posticipare la propria uscita dal mondo del lavoro. La somma, che deve essere versata a titolo di contribuzione a carico del lavoratore, non sarà destinata all’ente di previdenza, ma andrà a finire direttamente nello stipendio netto del diretto interessato.

Nel momento in cui il lavoratore andrà in pensione, l’assegno previdenziale, che verrà erogato, sarà pari a quello che spetterebbe alla data della prima scadenza utile per uscire dal lavoro: si baserà, quindi, sull’anzianità contributiva maturata fino a quel momento.

Pensione, come funziona il bonus Maroni

Una delle novità previste dalla Legge di Bilancio 2023 è il cosiddetto bonus Maroni. Questo incentivo, originariamente, era previsto dalla Legge n 243/2004 e serviva per contenere le spese previdenziali. La misura era rivolta a quei lavoratori dipendenti che, pur essendo in possesso dei requisiti minimi per andare in pensione, decidono di continuare a lavorare.

 

I dipendenti, che dovessero optare per questa soluzione, hanno la possibilità di beneficiare di uno stipendio netto che comprende anche la quota dei contributi dovuti all’Inps.

Ad anticipare il bonus Maroni era stato Matteo Salvini, in qualità di Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, che aveva parlato di un aumento di stipendio pari al 10%. Questa percentuale, sostanzialmente, rappresenta la contribuzione previdenziale a carico del lavoratore, che viene versata dall’azienda all’ente di previdenza. Questo costo è generalmente pari al 9,19%.

Ricordiamo che i dipendenti, a partire dal 2023, avranno la possibilità di accedere ad una nuova forma di pensione anticipata, Quota 103, che andrà a sostituire Quota 102. Grazie a questa misura, sarà possibile uscire dal mondo del lavoro a 62 anni, con 41 di contributi. Sostanzialmente questo significa che, quanti matureranno i requisiti per andare in pensione nel 2023 con Quota 103, potranno scegliere di continuare a lavorare ed incassare in busta paga i contributi previdenziali. Le somme non versate all’Inps da parte dell’azienda, saranno riconosciute direttamente ai lavoratori.

 

Per i datori di lavori non ci saranno sostanziali cambiamenti, perché continueranno a pagare lo stipendio lordo dello stesso importo. Il lavoratore, invece, riceverà uno stipendio più alto, perché si vedrà riconosciuta l’intera somma destinata alla contribuzione.

A cosa stare attenti

Attenzione, però, alle ombre del cosiddetto bonus Maroni. Il lavoratore in possesso dei requisiti per andare in pensione anticipatamente, che intende proseguire l’attività lavorativa fruendo di questa misura, beneficia sì di una decontribuzione in busta paga, ma accetta l’importo dell’assegno previdenziale maturato fino a quel momento.

Nel momento in cui andrà in quiescenza, l’ammontare dell’assegno sarà pari:

“a quello che sarebbe spettato alla data della prima scadenza utile per il pensionamento prevista dalla normativa vigente e successiva alla data dell’esercizio della predetta facoltà, sulla base dell’anzianità contributiva maturata alla data della medesima scadenza”.

In estrema sintesi, questo significa che l’importo della pensione sarà pari a quello maturato al momento della prima scadenza utile per il pensionamento.

 
 
 

 
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