Archivio mensile:gennaio 2011

Novità Inps: Una delega per ciascun pensionato

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L’Inps ha ribadito recentemente che il pensionato o la pensionata possono delegare una sola persona alla riscossione del loro trattamento pensionistico, anche nel caso in cui percepiscano più pensioni.

La delega è ammessa soltanto se la pensione è riscossa allo sportello. Iin caso di pagamento con modalità diverse (es. accredito su conto) la delega verrà annullata.

Se risultano deleghe a favore di più persone, al pensionato verrà chiesto di confermare la delega ad una sola persona.

L’Inps precisa che una persona non può essere delegata da più di due pensionati, salvo nel caso in cui svolga compiti d’ufficio.

Il pensionato che riscuote le pensioni presso uffici pagatori diversi dovrà comunicare alla sede Inps presso quale ufficio desidera ricevere il pagamento unificato.

L’Inps sta verificando anche i codici fiscali dei pensionati e a quelli per i quali risulta errato sta chiedendo copia del codice rilasciato dall’Agenzia delle entrate.

L’agenda che la lotta detta al paese

 

sabato 29 gennaio 2011
di Roberta Fantozzi

E’ stata una bellissima giornata di lotta. Le fabbriche si sono svuotate, altissime ovunque  le percentuali di sciopero. Le piazze si sono riempite, a fatica contenendo la straordinaria partecipazione. Da Torino a Pomigliano, dalla piazza stracolma di Milano a Cassino, da Nord a Sud, la lotta per i diritti del lavoro ha unificato ieri il paese.
La riuscita dello sciopero e delle mobilitazioni di ieri, dice alcune cose precise.
Le dice innanzitutto alla Fiat, a Federmeccanica e a Confindustria. Se Fiat andrà avanti nell’obiettivo di estendere il modello Marchionne agli altri stabilimenti, se Federmeccanica e Confindustria andranno avanti nell’obiettivo esplicitato senza più veli nei giorni scorsi, di voler rendere la contrattazione aziendale “sostitutiva” del contratto nazionale, importando il modello americano, distruggendo ogni garanzia per le lavoratrici e i lavoratori in una corsa al ribasso senza limiti, si troveranno di fronte ad una stagione di conflitto durissimo.
Era questa la prima posta in palio della giornata di ieri: rendere evidente tutta la capacità di resistenza all’attacco che viene portato.

Ma la giornata di ieri dice di più. I cortei e le piazze hanno raccontato il protagonismo delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici e della Fiom, ma anche il legame consolidato con gli studenti e con i movimenti, dai comitati per l’acqua pubblica a quelli contro il nucleare, dei centri sociali, di “uniti contro la crisi”, delle lavoratrici e dei lavoratori scesi in piazza con i sindacati di base. Sono state manifestazioni determinate e consapevoli, attraversate dalla parola d’ordine dello sciopero generale, che fosse scandita dalla piazza o salutata con gli applausi più caldi quando veniva pronunciata dal palco. La giornata di ieri dice che c’è una parte crescente della società italiana che non ci sta. Che è consapevole del fatto che alla crisi si sta rispondendo, non rimettendo in discussione il modello sociale che l’ha prodotta, ma accentuandone l’aggressività e che su questa via non c’è altro che il peggioramento delle condizioni di lavoro, l’aumento della precarietà, la crescita delle disuguaglianze, la distruzione dei diritti e della democrazia. C’è una parte della società che domanda un’alternativa. Chiede alla Cgil lo sciopero generale per unificare e dare continuità alle lotte. Chiede alla politica di ricostruire un riferimento e domanda dunque alle forze della sinistra che a Mirafiori hanno detto no, la messa in campo di percorsi unitari, l’efficacia di un’altra agenda. Non è soltanto necessario, è anche possibile. Se non ora, quando?

su Liberazione (29/01/2011)

INPS: circolari e messaggi

Gentile Cliente,
Le inviamo gli ultimi Messaggi Hermes pubblicati sul sito www.INPS.it > Informazioni > INPS comunica > normativa INPS: circolari e messaggi

>>> Titolo: Circolare numero numero 14 del 28-01-2011
Contenuto: Nuova articolazione delle funzioni dell?Area ?Flussi assicurativi, contributivi e conti individuali e aziendali, prevenzione e contrasto economia sommersa e lavoro irregolare?. Evoluzione del modello organizzativo di cui alla Determinazione commissariale n. 140 del 29 dicembre 2008.
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Circolare numero numero 13 del 28-01-2011
Contenuto: Compilazione del flusso Uniemens. Nuove modalità di gestione e comunicazione dei dati relativi ai periodi di sospensione o riduzione dell?attività lavorativa che possono dar luogo ad integrazione salariale. Nuove modalità di esposizione delle giornate di lavoro prestate ai fini del calcolo
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Circolare numero numero 12 del 28-01-2011
Contenuto: Eventi alluvionali che hanno colpito i territori della Regione Veneto nei giorni dal 31 ottobre al 2 novembre 2010. Proroga della sospensione del versamento dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali,
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Messaggio numero numero 1986 del 28-01-2011
Contenuto: procedure web “Cassetto Previdenziale Aziende” e “Fascicolo Elettronico Aziende”. Estensione del sevizio “Comunicazione Bidirezionale” a tutti gli operatori. Rilascio in produzione.
Tipologia: MESSAGGIO

>>> Titolo: Messaggio numero numero 1982 del 28-01-2011
Contenuto: invalidità civile â?? trasmissione certificato medico introduttivo per zone non raggiunte da adsl (internet a banda larga)
Tipologia: MESSAGGIO

>>> Titolo: Messaggio numero numero 1740 del 25-01-2011
Contenuto: Precisazioni operative riguardo le nuove disposizioni in materia di diritto alla fruizione dei permessi di cui all’art.33 della legge 104/92 dettate con circolare 155/2010.
Tipologia: MESSAGGIO

>>> Titolo: Messaggio numero numero 1680 del 25-01-2011
Contenuto: Verifiche straordinarie INVCIV inver2010 â?? provvedimenti di sospensione per assenza a visita. Ricostituzione centrale.
Tipologia: MESSAGGIO

>>> Titolo: Circolare numero numero 11 del 24-01-2011
Contenuto: Missioni ? criteri generali, profili autorizzativi, regole operative e norme sulle spese e sui rimborsi.
Tipologia: CIRCOLARE

Da Amsicora a Deledda, i grandi dell’isola

 

CAGLIARI. Nel 238 a.c. Roma conquista la Sardegna, nel 1297 Bonifacio VIII crea il regno di Sardegna e Sicilia. L’isola riappare nei libri di storia col regno sardo-piemontese, con un po’ di fortuna si può trovare a margine la Brigata Sassari, e forse due trafiletti su Emilio Lussu e Antonio Gramsci. La storia la scrivono i vincitori e la nuova fatica di Francesco Casula, «Uomini e Donne di Sardegna», presentata martedì nella Biblioteca Regionale di Cagliari, è la risposta che lo studioso intende dare agli storici italiani, che hanno sempre tralasciato di documentare la storia sarda. Il sottotitolo del libro, pubblicato dalla Alfa Editrice, è appunto «le Controstorie» e tra le sue pagine si trovano le 15 biografie dei personaggi che hanno fatto grande questa terra. Quattro donne e undici uomini che hanno saputo eccellere nelle loro arti e scienze, come l’unica donna italiana vincitrice del nobel per la letteratura, Grazia Deledda, paragonata ai prosatori russi, o come Sigismondo Arquer, intellettuale di livello europeo, che cooperò alla stesura della Cosmografia di Sebastian Münster. Fino agli intellettuali contemporanei

Eliseo Spiga e Francesco Masala, i quali hanno collaborato col professor Casula sui temi della sardità e della lingua. Francesco Casula intende smuovere le colonne portanti della metodologia storica italiana, infatti afferma: «Dopo storici come Braudel, Marc Bloch e Lefebvre, i quali ci hanno insegnato che la storia è come il maiale, non si butta via niente, gli studiosi italiani ancora si ostinano a snobbare la storia locale».

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Il professor Casula spiega di aver esaminato 400 libri storici, trovandovi sempre identiche pecche. Durante la conferenza, per buona parte tenuta in limba, Frantziscu Casula ha inoltre sottolineato l’importanza dell’insegnamento della cultura e della lingua sarda alle nuove generazioni, per eliminare quel «senso di straniamento che coglie gli studenti di questa scuola nazionale» a detta dello studioso «nordista, metropolitana e maschilista». Una condizione indispensabile per ricostruire una «statualità» sarda.
Pierluigi Carta

Da La Nuova Sardegna del 27 gennaio 2011 —   pagina 02   sezione: Cagliari


Ilo: nel mondo 200 milioni di disoccupati

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Lo scoraggiamento dei giovani

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Nonostante la ripresa dell’economia mondiale (confermata anche dagli ultimi dati del Fmi), la disoccupazione resta su livelli preoccupanti e non accenna a diminuire. Al mondo ci sono circa 205 milioni di persone senza lavoro, ma questo senza tenere conto di chi ha rinunciato a cercarsi un’occupazione. E’ quanto emerge dal rapporto “Global employment trends 2011” pubblicato dall’Ilo (International Labour Organisation).

Nel 2010 dunque la disoccupazione globale si è attestata al 6,2% della forza lavoro, all’incirca lo stesso livello del 2009. Mentre prima della crisi economica iniziata nel 2007, la disoccupazione globale era al 5,6%.

Il rapporto mostra che il 55% dell’aumento della disoccupazione mondiale verificatosi fra il 2007 e il 2010, è dovuto alle economie sviluppate e all’Unione Europea (UE), sebbene questa regione rappresenti soltanto il 15% della forza lavoro mondiale. In numerosi paesi in via di sviluppo, come Brasile, Kazakistan, Sri Lanka, Thailandia e Uruguay, il tasso di disoccupazione è sceso al di sotto dei livelli registrati prima della crisi.  

In prospettiva, l’Ilo prevede che nel 2011 la disoccupazione resterà sostanzialmente stabile (al 6,1%) e questo perché “molte economie semplicemente non generano sufficienti opportunità occupazionali per assorbire l’ingresso di nuovi soggetti in età da occupazione”. Ed è chiaro, secondo l’organizzazione internazionale, che “l’attuale ripresa economica non sta ancora portando ad una sufficiente espansione delle opportunità di lavoro in molti Paesi”.

Il rapporto aggiunge che nel 2009 circa 630 milioni di lavoratori (il 20,7 per cento della manodopera mondiale) vivevano insieme alle loro famiglie al di sotto della soglia di povertà estrema di 1,25 dollari al giorno. Inoltre, la crisi ha creato circa 40 milioni di nuovi lavoratori “estremamente poveri”. Questo è anche dovuto ad un ritorno di molte persone verso l’occupazione agricola, mentre quella industriale è in declino.

Particolare preoccupazione desta la situazione dell’occupazione giovanile che, seppure in lieve ripresa nel 2010, è ancora ben al di sotto dei livelli del 2007. “Nei 56 Paesi presi in considerazione – scrive l’Ilo – mancano all’appello 1,7 milioni di giovani lavoratori rispetto alle stime basate su trend di lungo periodo. E questo indica che lo scoraggiamento tra i giovani è aumentato fortemente”.

In alcuni paesi la situazione da questo punto di vista è particolarmente grave. La Spagna ad esempio ha una disoccupazione giovanile al 40%, mentre nel sud est asiatico e nell’area del Pacifico i giovani sono 4,7 volte più portati alla disoccupazione degli adulti. E sempre l’Ilo sottolinea come una delle cause della rivoluzione in Tunisia sia stata il crescente numero di giovani disoccupati: l’Ilo stima infatti che in nord Africa ci sia “un allarmante” 23,6% di giovani disoccupati.

Un altro dato allarmante offerto dall’Ilo è quello sul “lavoro vulnerabile”. Sulla base dei dati disponibili, scrive l’organizzazione, l’attuale stima di lavoratori con occupazione vulnerabile è di 1,53 miliardi, ovvero il 50,1% del totale dei lavoratori mondiali. In altre parole un lavoratore su due al mondo è “precario”, nel senso che il suo lavoro è a rischio.

Secondo l’Ilo dunque, “è essenziale impostare una ripresa che sia ricca di lavoro e sostenibile”, si legge nel rapporto. E questo perché “i ritardi nella ripresa del mercato del lavoro aggravano i tremendi costi umani della recessione, da un punto di vista economico, sociale e di salute”.

 

rassegna.it

Pubblico impiego – Permessi e disabilità

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Pubblico impiego – Permessi e disabilità

Sì ai permessi retribuiti anche se il disabile è lontano

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Il dipendente pubblico ha diritto ai permessi mensili retribuiti anche se il familiare disabile cui bisogna prestare assistenza non solo non è convivente, ma risiede in una città lontana da quella in cui opera l’impiegato dell’amministrazione. E la situazione non cambia laddove il lavoratore afferisca a una categoria comunque legata ad una sede di servizio stabile come accade agli appartenenti alle forze di polizia. Lo precisa la sentenza n. 63/2011 del Tar Puglia, sezione terza.

Il requisito per la concessione del beneficio è che il dipendente si occupi del congiunto disabile con “continuità”. Il che, tuttavia, non significa che l’assistenza debba essere per forza quotidiana. E’ invece sufficiente che l’opera di supporto al familiare sia prestata dal pubblico impiegato in modo sistemativo: non risulta dunque di ostacolo la distanza chilometrica, pure rilevante, tra la casa del portatore di handicap e la sede di servizio del lavoratore tenuto a prendersi cura del congiunto.

Secondo il comando generale della Guardia di finanza, l’interpretazione del presupposto della continuità che esclude il requisito della quotidianità dell’impegno di assistenza non varrebbe per i pubblici dipendenti appartenenti alle forze di polizia che sono comunque legati a una sede di servizio stabile. Così facendo, tuttavia, prevarrebbe una lettura delle norme discriminatoria nei confronti di questa categoria di lavoratori.

Cassazione.net

Fondo vittime amianto

Fondo vittime amianto

Firmato il decreto interministeriale

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Il 13 gennaio 2011 è stato finalmente firmato il Decreto interministeriale relativo al Fondo vittime amianto.

Il decreto (non ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale) che,  per alcuni aspetti non brilla per chiarezza, ha definito i destinatari e la misura della prestazione per gli anni 2008-2009-2010.

I beneficiari sono i titolari di rendita Inail (e del soppresso Ipsema), anche unificata, che hanno contratto patologie asbesto-correlate per esposizione all’amianto e alla fibra fiberfrax (materiale di coibentazione degli altiforni) e i superstiti di cui all’art. 85 T.U.1124/1965.

La prestazione è aggiuntiva alla rendita, erogata dall’INAIL, con decorrenza 1 gennaio 2008.

Per gli anni 2008 e 2009 è corrisposta in un’unica soluzione nella misura, per ciascun anno, del 20% della rendita, entro il  il 31 dicembre 2011; per l’anno 2010, nella misura del 15% entro il 30 giugno 2012.

A decorrere dal 2011 il regolamento stabilisce un meccanismo più contorto; innanzitutto si prevede l’erogazione di due acconti e un conguaglio, calcolati sulla base del rapporto tra le risorse annue effettivamente disponibili nel Fondo e la spesa sostenuta per le rendite erogate nell’anno di riferimento.

Il primo acconto è fissato nella misura del 10% dell’importo di ciascun rateo di rendita, il secondo, fino ad esaurimento delle risorse disponibili del Fondo provenienti dal bilancio dello Stato, in un unica soluzione, entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello di riferimento.

Il conguaglio poi, entro sei mesi dalla fine dell’esercizio successivo a quello in cui è stato erogato il primo acconto e sempre utilizzando le risorse annue disponibili nel Fondo, derivanti dagli oneri delle imprese.

La misura complessiva della prestazione aggiuntiva sarà determinata con decreto interministeriale.

Per il 2008 e 2009 l’onere a carico delle imprese è determinato in 10 milioni di euro annui  e, a decorrere dal 2010, in sette milioni e 333 mila euro.
A tali oneri si provvede con un’addizionale sui premi assicurativi da versare in un’unica soluzione per questi due anni.

Per gli anni successivi al 2010 la misura dell’addizionale potrà essere variata con decreto interministeriale  per effetto anche della eventuale crescita dei beneficiari di competenza Inail e del soppresso Ipsema.

Nel caso in cui agli aventi diritto non venga erogata dall’INAIL la prestazione, o venga erogata in misura non corretta, è prevista la possibilità di proporre ricorso secondo quanto disposto dall’art.104 del T.U.1124/1965.

Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere alle sedi dell’Inca presenti su tutto il territorio nazionale.

Tagliola sui precari, 10 mila vertenze aperte

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Collegato lavoro

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“Abbiamo già registrato migliaia e migliaia di impugnazioni contro il collegato lavoro. Sono vertenze aperte solo tramite le strutture della Cgil al netto dei ricorsi collettivi della scuola. A queste si devono aggiungere altre migliaia di impugnazioni di altre organizzazioni sindacali”.

A proposito dei ricorsi contro gli effetti del cosiddetto collegato lavoro il segretario confederale Cgil Fulvio Fammoni dice “E tutto questo è avvenuto  nonostante i termini capestro di 60 giorni imposti dal governo e nonostante il ricatto occupazionale in questo periodo di crisi. In questa situazione sfavorevole, migliaia di lavoratori hanno deciso di non lasciar cadere i loro diritti e così la tagliola è scattata per il governo, responsabile di una legge sbagliata, ma anche per le tante imprese che hanno pensato di poter lucrare su questo colpo di spugna”.

Questo esito non era obbligato. “Si poteva fare diversamente – spiega Fammoni – la Cgil aveva chiesto di cambiare i termini con il milleproroghe e aveva spiegato alle associazioni delle imprese che cosa sarebbe successo”.

“Come avevamo previsto – dice Fammoni – questa prima fase si rivela un boomerang per chi l’ha pensata, ma restano gravi i problemi per il futuro. Non bisogna scordarsi di chi, non raggiunto dall’informazione, da lunedì vedrà decadere il suo diritto. Tuteleremo queste persone e anche questo tema finirà per arrivare rapidamente in Corte Costituzionale come è già successo per l’indennità onnicomprensiva di risarcimento per chi vince la causa per contratti a termine irregolari”.

La Cgil, ricorda ancora Fammoni, ha organizzato una mobilitazione straordinaria in questi mesi, ma da lunedì proseguirà nella sua battaglia a tutela dei lavoratori precari e contro le altre norme sbagliate e incostituzionali del collegato lavoro come la certificazione, l’arbitrato, l’apprendistato a 15 anni”. 

L’Osservatorio Cig della Cgil rielabora i dati Inps

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Nel 2010 580mila in cig, 8mila euro in meno a lavoratore

disoccupazione3.jpgPoco più di 1,2 miliardi di ore di cassa integrazione autorizzate, con più di un quarto delle quali in deroga, che tradotte vogliono dire circa 580mila lavoratori coinvolti e un taglio netto del reddito per oltre 4,6 miliardi di euro, pari a più di 8 mila euro per ogni singolo lavoratore. Queste alcune delle cifre contenute nelle nuove elaborazioni delle rilevazioni Inps da parte dell’Osservatorio cig del dipartimento Settori produttivi della Cgil Nazionale nel rapporto di dicembre. Il rapporto chiude il 2010 tracciandone quindi un bilancio. In termini di ricorso alla cassa integrazione l’anno passato fa registrare, secondo il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, “il risultato peggiore di sempre, andando oltre il punto più basso della crisi produttiva toccato nel corso del 2009, e che va letto in parallelo al tonfo degli ordinativi nell’industria registrato dall’Istat”. Da gennaio dello scorso anno a dicembre, nell’arco quindi dei 12 mesi, l’aumento complessivo delle ore di cig è stato del +31,7% sul 2009 per un totale di 1.203.638.249 ore di cassa autorizzate.

Il numero di lavoratori in cassa integrazione delinea, inoltre un’ampia area di “forzata inattività produttiva” che può essere calcolata all’interno della platea dei disoccupati. Sommando quindi i cassintegrati insieme agli ‘scoraggiati’ l’indice di disoccupazione complessivo oscilla tra il 10,7% (prendendo come riferimento il tiraggio presunto di Cig, ovvero 409.283 lavoratori) e l’11,4% (alla luce dei 580mila in cig a zero ore). Per quanto riguarda la platea di scoraggiati il rapporto di Corso d’Italia ricorda che lo scorso anno 114.562 persone hanno rinunciato ad iscriversi alle liste di collocamento. Secondo il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, “il debole segnale di ripresa sta tutto in queste cifre: senza un autorevole intervento del governo sulla politica fiscale, a vantaggio dei redditi medio bassi, e scelte politiche per la ripresa industriale, il paese non uscirà dalla attuale situazione, dove ormai sta, prepotentemente, aumentando la componente strutturale della crisi”.

Il Rapporto integrale su www.cgil.it