Archivio mensile:gennaio 2011

Lavoro sommerso

Caporalato: 550mila nuovi schiavi

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Il caporalato è una piaga che infetta sempre più il nostro paese. Tra campi e cantieri sono circa 550.000 le persone che in Italia lavorano sotto caporale. Queste le stime diffuse dalla Flai-Cgil, che per il settore agricolo calcola 400 mila sfruttati, e della Fillea-Cgil, che per l’edilizia ne conta almeno 150 mila. Per questo il sindacato lancia una campagna dal titolo ‘Stop caporalato’, con l’obiettivo di inserire nell’ordinamento penale il reato di caporalato.

Nell’edilizia durante “gli ultimi anni abbiamo assistito ad una forte espansione degli interessi delle organizzazioni criminali. A causa della crisi, dell’assenza di investimenti, della frammentazione e del sistema di gare al massimo ribasso, esse hanno potuto investire indisturbate denaro da ripulire e proprie imprese”, spiega la Fillea-Cgil in una nota. E aggiunge: ‘L’ultimo grande business è quello della gestione della manodopera. Si stima che almeno 150 mila siano i lavoratori gestiti dai caporali”.

Il sommerso colpisce oltre all’edilizia, anche l’agricoltura, dove si fa sentire soprattutto al Sud. Ci sono “400 mila lavoratori che vivono sotto caporale”, afferma la Flai-Cgil, e “60 mila lavoratori vivono in condizioni di assoluto degrado, in alloggi di fortuna e sprovvisti dei minimi requisiti di vivibilità ed agibilità”. A questi vanno aggiunti anche i lavoratori a cui “viene chiesto-imposto di aprire partita Iva, di accettare contratti part time (ovvero tempi pieni mascherati, con fuoribusta in nero), di accettare sottoinquadramento, di dichiarare meno ore lavorate (con fuoribusta in nero), di ricorrere ai permessi in caso di infortunio non grave”.

Secondo i sindacati, “a nulla servono, se non a confermare la gravità della situazione, iniziative come il Piano straordinario di vigilanza per l’agricoltura e l’edilizia nelle regioni Sicilia, Calabria, Puglia, Campania, avviato nella scorsa estate dal Governo”. Per la Cgil “quel piano prevedeva una sinergica attività ispettiva ad opera delle forze dell’ordine, dell’Inps e dell’Inail ed aveva l’obiettivo di controllare un massimo di 10 mila aziende in territori dove solo di aziende agricole ce ne sono 600 mila.

I risultati di quel Piano sono giunti in questi giorni: “in agricoltura irregolarità nel 44 per cento delle aziende ed il 49 per cento dei lavoratori in nero; in edilizia irregolarità in oltre il 62 per cento delle imprese ed il 53 per cento di lavoratori in nero”. Secondo Flai e Fillea, dunque, “quel piano ha avuto l’effetto di una pagliuzza nell’occhio di un ciclope, c’é bisogno di molto altro per farlo vacillare”.

Le categorie Cgil degli edili e dell’agricoltura, Fillea e Flai, insieme alla Confederazione lanciano dunque la campagna ‘Stop caporalato’, per inserire nell’ordinamento penale il reato di caporalato, che, invece, oggi “è punito in caso di flagranza – fanno sapere le due organizzazioni – con una sanzione amministrativa di appena 50 euro per ogni lavoratore ingaggiato”. A questo scopo Fillea e Flai hanno messo a punto una proposta di legge: “l’affidiamo alle forze politiche ed alle commissioni parlamentari – spiegano – con la convinzione che si possa in breve tempo giungere ad un testo condiviso e alla sua rapida approvazione”.

Rassegna sindacale

Nell’inferno dei cantieri senza contratto

La testimonianza di un lavoratore

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Sono Sami Outtara, vengo dal Burkina Faso, uno Stato dell’Africa del nord-ovest. Ho lasciato il mio paese e la mia famiglia cinque anni fa, arrivando in Italia da clandestino a bordo di un barcone. Per sfuggire ai controlli mi sono buttato in mare, la fortuna che ho avuto è stata quella di essere ripescato da un peschereccio italiano e di essere aiutato dal capitano che, sentita la mia storia, mi ha accompagnato a terra, dandomi qualche soldo per poter iniziare il mio viaggio. Arrivato a Napoli ho conosciuto alcuni miei compaesani e con loro sono partito per la Calabria, destinazione Piana di Sibari, per raccogliere le arance.

Qui ho conosciuto la realtà dello sfruttamento fatta di dodici ore di lavoro al giorno, di paghe da fame tra i 18 e i 25 euro al giorno e di condizioni di vita disumane, costretto a dormire in casolari di fortuna, magazzini o capannoni, ammassati in centinaia. Arrivato a Cassano Jonio ho avuto la fortuna di incontrare dei ragazzi di Lauropoli, che insieme alla Camera del lavoro locale e all’Associazione la Kasbah mi hanno aiutato a ottenere il riconoscimento dello status di rifugiato politico. Quando ho ricevuto il permesso di soggiorno la mia vita è cambiata, perché finalmente ho potuto circolare liberamente. Finalmente diventavo visibile. Dalla raccolta degli agrumi sono passato a lavorare nel settore edile. Per un lungo periodo ho lavorato in nero, sfruttato e malpagato, guai a parlare di contratti di lavoro, di garanzie e di diritti.

Una condizione che sono in tanti, in troppi, a vivere e di cui ipocritamente molti parlano solo quando qualche operaio muore sul cantiere: questa è la vita di migliaia di esseri umani che quotidianamente si battono contro i soprusi e le ingiustizie, in un mondo in cui le diseguaglianze fra ricchi e poveri sono troppe. Poi l’incontro con la Fillea Cgil, dove mi hanno spiegato i miei diritti e inserito in un percorso di formazione sindacale sul contratto e sulla busta paga, e allora ho cominciato a capire quali sono i miei diritti e a lottare per i diritti dei migranti.

Dopo un po’ di tempo ho avuto finalmente la possibilità di lavorare in una grossa azienda edile,  in un grosso cantiere. Qui sono diventato delegato sindacale e ho conosciuto veramente cosa significa lavorare con diritti e tutele. Arrivato sul cantiere all’inizio non è stato facile, perché in molti mi vedevano come uno che rubava il lavoro ai loro fratelli disoccupati, ma poi conoscendoci e confrontandoci, anche con l’aiuto degli altri operai iscritti alla Fillea, le cose sono cambiate fino al punto di diventare io stesso il loro riferimento sindacale, il loro delegato.

Oggi faccio parte del direttivo comprensoriale della Fillea Cgil di Castrovillari e del direttivo confederale della Camera del lavoro territoriale, dove abbiamo costruito il consiglio territoriale dell’immigrazione e a breve costituiremo il coordinamento migranti.

Rassegna sindacale.it

Welfare: Cgil chiede il ripristino del fondo per la non autosufficienza

NEWS

“E’ una scelta di civiltà”

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“Ripristinare il Fondo nazionale per la non autosufficienza come scelta di civiltà”. A chiederlo, in una nota, è il dipartimento Welfare della Cgil che fa sapere di “condividere e sostenere la proposta di emendamento al decreto milleproroghe per il ripristino del Fondo nazionale per la non autosufficienza, votato all’unanimità dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni”.

Secondo la Cgil, infatti, “la decisione del Governo di azzerare nel 2011 il Fondo, tagliando 400 milioni di euro da trasferire alle regioni a sostegno delle persone non autosufficienti, è una delle scelte più pesanti compiute con l’ultimo Patto di stabilità”.

Tale decisione, sostiene il sindacato, “se venisse confermata, comporterebbe inevitabilmente un aumento dei sacrifici economici e del lavoro di cura per milioni di famiglie che già sostengono la gran parte del carico assistenziale necessario a garantire una vita accettabile a chi non può più essere autonomo”.

“Ripristinare il Fondo Nazionale per la non autosufficienza – conclude la nota della Cgil -, garantendo anche nel 2011 i 400 milioni, è innanzitutto una scelta di civiltà”.

 

      (AdnkronoWs

n. 449 del 27 gennaio 2011

Direzione Provinciale del Lavoro di Modena  

 

www.dplmodena.it  

                                                                                                                                                                                            

NEWSLETTER LAVORO

n. 449 del 27 gennaio 2011

 

 newsletter settimanale per gli operatori del mercato del lavoro

 

   Convegno                                                                              

>     Convegno Nazionale: “dplmodena.it – La tecnologia al servizio della conoscenza”

La Direzione provinciale del lavoro di Modena, in collaborazione con l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, per celebrare i 10 anni dall’istituzione del proprio sito internet, organizza un convegno dal titolo: “dplmodena.it – La tecnologia al servizio della conoscenza – 10 anni di informazione in materia di lavoro“.

L’incontro verterà sulle novità in materia di lavoro negli ultimi 10 anni: dalla Riforma Biagi al Collegato Lavoro. clicca qui per vedere il programma

La partecipazione è gratuita. Per motivi di sicurezza, l’accesso sarà consentito unicamente a coloro i quali si accrediteranno, entro e non oltre il 16 febbraio 2011.

per accreditarsi al convegno  _              

   Le Novità in materia di Lavoro                                               

>     Min.Lavoro: orientamenti per la determinazione delle esposizioni sporadiche e di deboli intensità

Nella riunione del 15 dicembre 2010 la Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro ha approvato gli orientamenti pratici per la determinazione delle esposizioni sporadiche e di deboli intensità (ESEDI) all’amianto.

per accedere alle notizie  _              

>     Contratti: aggiornamento dei minimi retributivi per lavoro domestico – anno 2011

In data 21 gennaio 2010 sono stati determinati i nuovi minimi retributivi da corrispondere con decorrenza 1° gennaio 2011 ai lavoratori domestici.

per accedere alle notizie  _              

>    DPL Modena: i risultati sui controllo effettuati nelle imprese

La Direzione provinciale del lavoro di Modena comunica i risultati sui controllo effettuati nelle imprese, nel corso dell’anno 2010.
Inoltre, fornisce il resoconto dei controlli sul lavoro effettuati presso il quartiere fieristico di Modena il fine settimana del 22-23 gennaio 2011.

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>    INAIL: lavoratori italiani operanti in Paesi extracomunitari – assicurazioni obbligatorie

L’INAIL informa che, a decorrere dal 1° gennaio 2011 e fino al 31 dicembre 2011, il calcolo dei premi dei lavoratori italiani operanti in Paesi extracomunitari è effettuato sulla base delle retribuzioni convenzionali determinate con il decreto 3 dicembre 2010.

per accedere alle notizie  _              

>     INPS: precisazioni sulle nuove disposizioni in materia di fruizione dei permessi – legge 104/92

L’INPS ha fornito i chiarimenti di carattere operativo-procedurale circa le nuove disposizioni in materia di diritto alla fruizione dei permessi di cui all’art.33 della legge 104/92.

per accedere alle notizie  _              

>     INPDAP: modifica del saggio di interesse legale

L’INPDAP informa che dal 1° gennaio 2011 il saggio di interesse legale è dell’1,50% in ragione d’anno.

per accedere alle notizie  _              

>     INPS: rateazioni amministrative – modalità di gestione a decorrere dal 1° gennaio 2011

L’INPS ha fornito l’elenco dei codici delle causali che dovranno essere utilizzati dai contribuenti per il versamento di tutte le rate concesse dall’Istituto.

per accedere alle notizie  _              

>     INPS: sgravio contributivo per sostituzioni di lavoratrici assenti per maternità

L’INPS ha fornito alcuni chiarimenti relativi allo sgravio contributivo del quale possono usufruire le imprese che occupano fino a 19 unità nel caso in cui sostituiscano, con contratto a termine, la lavoratrice assente.

per accedere alle notizie  _              

>     INPS: notifica via SMS delle scadenze di pagamento dei contributi per i lavoratori domestici

L’INPS informa che è sul sito internet www.inps.it un nuovo servizio per la notifica delle scadenze relative al pagamento dei contributi per i lavoratori domestici.

per accedere alle notizie  _              

>     INPS: riduzione contributiva nel settore dell’edilizia

L’INPS fornisce le istruzioni operative circa la determinazione, per l’anno 2010, della misura della riduzione contributiva per il settore edile.

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>     Min.Lavoro: chiarimenti sui flussi di ingresso dei lavoratori extraUE per l’anno 2010

Il Ministero del Lavoro, ha emanato una nota riguardante la programmazione transitoria dei flussi di ingresso dei lavoratori extracomunitari non stagionali nel territorio dello Stato per l’anno 2010.

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   Gli approfondimenti della DPL di Modena                                 

>      Le nuove istruzioni operative al personale ispettivo del Ministero del Lavoro (dr.Millo)

>      Collegato lavoro – Misure per la Pubblica Amministrazione (dr.Massi)

>      La confisca in materia di lavoro (dr.Anastasio)

>      Commissioni di certificazione: problemi e prospettive (dr.Massi)

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INPS: circolari e messaggi

Gentile Cliente,
Le inviamo gli ultimi Messaggi Hermes pubblicati sul sito www.INPS.it > Informazioni > INPS comunica > normativa

 

>>> Titolo:  Messaggio numero numero 1484 del 21-01-2011
  Contenuto:  Rateazioni amministrative. Modalità di gestione a decorrere dal 1° gennaio 2011.
Tipologia:  MESSAGGIO

>>> Titolo:  Circolare numero numero 10 del 20-01-2011
  Contenuto:  Convenzione tra l?INPS e la Confederazione Generale Italiana delle Imprese, delle Attività Professionali e del Lavoro Autonomo (CONFCOMMERCIO IMPRESE PER L?ITALIA) ai sensi dell?art. 18 della legge 23 luglio 1991 n. 223, per la riscossione dei contributi associativi dovuti dai propri iscritti sulle
Tipologia:  CIRCOLARE

>>> Titolo:  Circolare numero numero 9 del 20-01-2011
  Contenuto:  Variazioni degli importi da corrispondere a titolo di indennità antitubercolari, secondo la percentuale indicata dagli artt. 1 e 2 del Decreto del Ministro dell?Economia e delle Finanze del 19 novembre 2010.
Tipologia:  CIRCOLARE

>>> Titolo:  Circolare numero numero 8 del 20-01-2011
  Contenuto:  Fondo di previdenza del clero secolare e dei ministri di culto delle confessioni religiose diverse dalla cattolica. Aggiornamento del contributo a carico degli iscritti.
Tipologia:  CIRCOLARE

>>> Titolo:  Circolare numero numero 7 del 20-01-2011
  Contenuto:  Art.29 del D.L. 23.6.1995, n. 244, convertito nella legge 8.8.1995, n. 341 e successive modificazioni. Riduzione contributiva nel settore dell?edilizia. Decreto ministeriale 4 ottobre 2010 (GU n. 290 del 13-12-2010).
Tipologia:  CIRCOLARE

>>> Titolo:  Messaggio numero numero 1382 del 20-01-2011
  Contenuto:  Assunzione in sostituzione di lavoratrici e lavoratori in congedo in virtù delle disposizioni del D. Lgs. n. 151/2001. Sgravio contributivo (art. 4, c. 3) nell’ipotesi di opzione della lavoratrice sostituita per il congedo flessibile.
Tipologia:  MESSAGGIO

>>> Titolo:  Messaggio numero numero 1375 del 20-01-2011
  Contenuto:  Notifica via SMS delle scadenze di pagamento dei contributi per i lavoratori domestici
Tipologia:  MESSAGGIO

>>> Titolo:  Messaggio numero numero 1374 del 20-01-2011
  Contenuto:  Fondi interprofessionali per la formazione continua ex articolo 118 della legge n. 388/2000 e successive modificazioni. Istituzione di un nuovo Fondo. Modalità di adesione. Istruzioni contabili. Variazioni al piano dei conti
Tipologia:  MESSAGGIO

>>> Titolo:  Messaggio numero numero 1343 del 20-01-2011
  Contenuto:  Istituto Nazionale della Previdenza Sociale Banche dati documentali Inps Servizi Banche dati documentali Messaggio numero 1343 del 20-01-2011 Attivando questo Link si può ricevere il documento in formato PDF Direzione Centrale Sistemi Informativi e
Tipologia:  MESSAGGIO

PCI

 

di Guido Liguori

Il 21 gennaio 1921 – novanta anni fa – nasceva a Livorno il Pci. Nasceva da una rottura con la tradizione riformista e per impulso dell’Internazionale, sulla scia lunga dell’Ottobre, nonostante l’avanzare del fascismo e dopo la grave sconfitta subita dalla classe operaia italiana nel biennio precedente. Persisteva in molti la certezza di un’ondata rivoluzionaria destinata presto a sommergere l’Europa. La previsione si rivelò errata.
Dopo pochi anni di direzione bordighiana iniziò ad affermarsi nel partito un nuovo orientamento, a opera di Gramsci. Domani, 22 gennaio, ricorrono i 120 anni dalla nascita di Antonio Gramsci. Non bisogna sovrapporre completamente il lascito del dirigente sardo a quello del partito che contribuì a fondare nel ’21 e a ri-fondare nel ’24-26 e poi ancora nei Quaderni. Vi sono in Gramsci però alcuni motivi fondamentali per comprendere quello che è stato il Pci, la sua specificità. Gramsci aveva inteso (sulla scorta dello stesso Lenin) che non si poteva più “fare come in Russia”, che quel tipo di rivoluzione era stata l’ultima delle rivoluzioni ottocentesche. L’affermarsi della società di massa e il diffondersi degli apparati del consenso mutavano il concetto stesso di rivoluzione. Si trattava non di edificare barricate, ma di costruire contro-egemonia, di divenire dirigenti prima che dominanti, di “tradurre” nella propria lingua nazionale la tensione internazionalista.

Quando nel 1944, dopo quasi vent’anni di lontananza dall’Italia, Togliatti sbarcava a Napoli, già conosceva i Quaderni gramsciani. E conosceva, per altro verso, Stalin e lo stalinismo, sapeva di un mondo che sarà diviso in due. Ha inoltre imparato, col fascismo, il valore della democrazia. “Traduce” l’insegnamento gramsciano, adattandolo alla nuova situazione. Ispirandosi a Gramsci, opera a partire dal ’44 la nuova rifondazione del Pci, partito che ha più volte dovuto e saputo rinnovarsi radicalmente, per restare fedele alla realtà che cambiava. Il Pci togliattiano è un partito di massa, che cerca nuove sintesi tra diverse culture, senza ossificarsi in componenti. E’ un partito che sposa, con la Costituzione, la democrazia parlamentare, pur cercando di darne a più riprese una interpretazione progressiva in direzione della democrazia diffusa. Ha un forte radicamento di classe, ma cerca l’interlocuzione con altri settori della società, la presenza territoriale, l’alfabetizzazione politica delle masse; e una propria collocazione autonoma e originale nel movimento comunista internazionale.
E’ facile vedere oggi come alcuni aspetti di quella “giraffa” togliattiana fossero discutibili: dal permanere di una forma-partito gerarchica alla convivenza col mito sovietico, dall’accettazione del Concordato alla sottovalutazione della persistenza di settori del vecchio Stato. Si è molto parlato di “doppia lealtà”. A mio avviso, i comunisti italiani sono sempre stati leali soprattutto alla Costituzione repubblicana. Ma è indubbio che il legame con l’Urss permase ancora a lungo, fino al ’68 di Praga, alla presa di posizione dovuta al coraggio di Luigi Longo e poi ai ripetuti “strappi” di Berlinguer.
Non posso qui soffermarmi sui tanti limiti che indubbiamente vi furono, nel leggere ad esempio le modificazioni strutturali della società italiana degli anni ’60; oppure nel non saper proporre un modello di sviluppo nuovo, qualitativo e non solo quantitativo. D’altra parte l’Italia rimase a lungo, un paese caratterizzato dalla copresenza di arretratezza e sviluppo, come si vide anche nel “biennio rosso” 1968-1969. Il Pci fu certo colto di sorpresa dal grande sommovimento sociale di quegli anni. La scelta di interloquire coi movimenti permise però al partito di conservare e aumentare i consensi. Anche negli anni ’70, qualsiasi cosa si pensi della politica dei comunisti italiani (e dalla politica del compromesso storico continuo a essere non persuaso), il consenso nella società fu grande.
Non è questa la sede per ricordare di nuovo i motivi, vicini e lontani, della fine del Pci, nell’89-91, su cui già ci si è soffermati spesso negli ultimi anni. Va detto però che la scomparsa del Pci ha lasciato un vuoto grande. Anche la recente vicenda della Fiat ha dimostrato cosa significhi il fatto che non sia più in campo un forte e influente partito della classe operaia. E il vuoto non concerne solo l’aggettivo, “comunista”, a cui non rinunciamo, perchè significa opposizione radicale a questa società e speranza in una società fondata su valori del tutto diversi. Ma anche il sostantivo: “partito”.
C’è oggi molto da imparare dal Pci: la capacità di parlare alla gran parte della società; lo sforzo di trovare modi e linguaggi per arrivare ai ceti popolari; la concezione della centralità del Parlamento, di contro alla tesi della “governabilità”, che ha sfondato anche a sinistra. Ma c’è anche da imparare per quanto concerne il modo di essere del partito. Nell’epoca in cui sembra non vi siano più leader di partito, ma partiti al servizio dei vari leader, risalta l’esempio di un partito che ebbe alla sua testa grandi personalità, ma che non volle mai dimenticare cosa significhi avere un gruppo dirigente nè rinunciare alla tensione a essere “intellettuale collettivo”. Che seppe tenere aperte sezioni e non solo comitati elettorali, selezionare quadri e amministratori senza ridurre la politica alle cariche elettive; concepire la partecipazione come faticosa costruzione collettiva di un programma e di una identità e non, come oggi accade, scelta di una leadership attraverso primarie che rafforzano i processi di delega e passivizzazione, limitando la mobilitazione a un breve momento di scelta-identificazione con il “capo”. Non si tratta di essere nostalgici, ma di imparare dal nostro passato. E imparare dalla nostra storia è necessario, oggi più che mai, per non fare passi indietro sul terreno stesso della democrazia.

su Liberazione (21/01/2011)

Sciopero dei medici Anmi: Cgil e Inca chiedono l’intervento del direttore generale Inail

 

NEWS

“La decisione dei medici Inail aderenti all’Anmi, di bloccare l’attività di verifica dei ricorsi presentati dai patronati a favore delle vittime del lavoro per ottenere il giusto risarcimento dei danni (cosiddette collegiali) si sta traducendo in una vera e propria lesione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”. E’ quanto sostengono Vera Lamonica segretaria nazionale CGIL e Morena Piccinini, presidente Inca.

“Non vogliamo entrare nel merito delle rivendicazioni dei medici Anmi, considerandole del tutto legittime – precisano Lamonica e Piccinini -, pur tuttavia non possiamo esimerci dal sottolineare che la modalità scelta per difendere le ragioni dello stato di agitazione sta provocando gravi disagi all’attività di tutela individuale del Patronato che rappresenta verso l’Istituto, ogni anno, migliaia di istanze delle vittime del lavoro.

“Se dovesse protrarsi ancora il blocco delle collegiali, i patronati si troveranno costretti ad adire le vie legali per corrispondere alle richieste di tutela dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici che si rivolgono a loro, aggravando ulteriormente il fardello già consistente delle cause giudiziarie pendenti”.

“Tale modalità di sciopero – aggiungono la segretaria Cgil e la Presidente Inca – è ancor più grave, in considerazione del fatto che la scelta di bloccare questa specifica attività non comporta alcun onere per i medici di Anmi, mentre implica un’attesa ancora più lunga per chi ha già subito un infortunio o una malattia professionale nei posti di lavoro”.

“Cgil e Inca, perciò – concludono Lamonica e Piccinini – richiamano alle proprie responsabilità sia i medici, che svolgono un’azione sociale all’interno dell’Istituto, ma anche e soprattutto la direzione generale dell’Inail alla quale chiedono un intervento urgente per ripristinare il regolare svolgimento delle collegiali e per evitare ulteriori disagi agli assicurati”.

Ue, oltre il 60% degli immigrati proviene da uno stato membro

NEWS

Il ruolo delle migrazioni internazionali

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Le migrazioni internazionali hanno un ruolo importante nel configurare dimensione e struttura della popolazione nella maggior parte degli Stati europei. L’aumento della popolazione totale negli ultimi anni è stato infatti principalmente causato dagli elevati tassi di migrazione netta (numero totale di persone immigrate meno il numero totale di persone emigrate).

Negli ultimi 4 anni la popolazione degli Stati Ue è cresciuta, in media, di 1,7 milioni l’anno, solo per effetto dei flussi migratori. Anche se, globalmente, l’immigrazione verso gli Stati membri dell’Ue è in diminuizione e l’emigrazione in aumento, il saldo migratorio è ancora positivo e spiega, da solo, il 71% dell’aumento totale della popolazione. Le stime Eurostat indicano che la tendenza alla diminuizione dei flussi migratori verso gli Stati membri dell’Ue, iniziata nel 2008, continua anche nel 2009. Una tendenza analoga è stata osservata nella maggior parte degli Stati membri anche sulla base delle statistiche sui permessi di soggiorno e di lavoro rilasciati a cittadini extracomunitari.

In molti Stati membri dell’Ue l’immigrazione non vuol dire soltanto aumento della popolazione totale, ma anche una popolazione molto più giovane. Se la struttura per età della  popolazione totale degli Stati membri dell’UE somiglia infatti al profilo di un “cipresso”, (vedi figura) dove tronco, chioma e punta sono più o meno equivalenti, quella della popolazione immigrata – molto più giovane – è ben rappresentata dal profilo di un “albero di natale”: tronco stretto e corto (pochi bambini), chioma larghissima verso il basso (moltissimi giovani), punta esile (pochissimi anziani).

Il paese Ue dove si registra il più grande numero di immigrati in un anno è la Spagna (726 000). Germania, Regno Unito e Italia hanno anche loro ricevuto più di mezzo milione di immigrati. Complessivamente, questi quattro paesi rappresentano più dei due terzi  (67%) di tutti gli immigrati dell’Ue. È ovvio però che a ricevere più immigrati siano i paesi più grandi e con una popolazione maggiore. Comparando infatti il numero di immigrati con la popolazione totale di ciascun paese (immigrati per 100 abitanti), le cifre appaiono ben diverse. Il paese con il più alto tasso d’immigrazione in rapporto alla popolazione è infatti il Lussemburgo (3,8%), seguito da Malta e Cipro. Al quarto posto la Spagna (1,7%), che è quindi il primo tra i “grandi paesi”. Il regno Unito è al 11° posto (0,9%), l’Italia al 12° (0,8%), la Germania al 14° (0,7%).

La Germania ha registrato il numero più alto di emigranti (738000, con conseguente saldo migratorio negativo), seguita dal Regno Unito con 427000 e dalla Spagna con 266000. È ovvio che in questi casi si tratta soprattutto di nuove migrazioni, ossia di cittadini stranieri, o di origine straniera, che tornano nel loro paese d’origine o che migrano verso altri Stati. L’emigrazione vera e propria è invece un fenomeno importante per Romania la Polonia. Ma ad emigrare in uno Stato membro non sono solo i cittadini stranieri. L’immigrazione  comprende infatti sia cittadini stranieri, sia i migranti nazionali che ritornano. Più di mezzo milione di immigrati, ovvero il 15% del totale, sono cittadini del paese in cui sono andati a vivere.

www.osservatorioinca.org

UE facilita le cure sanitarie all’estero

I diritti dei pazienti

malattia2.jpgIl cittadino europeo che decide di recarsi in un altro Paese dell’UE, per viaggio, lavoro o altro, non dovrà più avere preoccupazioni in materia sanitaria. Il Parlamento Europeo, in Plenaria a Strasburgo, ha approvato una nuova normativa che regola il diritto dei pazienti alle cure mediche in un altro paese dell’UE, chiarendo anche le modalità di rimborso e i casi che richiedono un’autorizzazione preventiva.

Secondo le nuove norme i cittadini dell’UE possono essere rimborsati per l’assistenza medica che ricevono in un altro Stato membro, a condizione che il trattamento e i costi sarebbero stati normalmente coperti nel loro paese. Le autorità possono esigere che i pazienti richiedano un'”autorizzazione preventiva” per i trattamenti che necessitano di un ricovero ospedaliero o di cure sanitarie specializzate. Ogni rifiuto dovrà essere giustificato secondo un elenco ristretto di motivi.

Ogni Stato membro deve designare un “punto di contatto” per fornire informazioni ai pazienti interessati alla ricerca di cure all’estero e per fornire assistenza in caso di problemi. La ricerca di cure sanitarie all’estero potrebbe avvantaggiare soprattutto i pazienti inseriti in lunghe liste d’attesa, o quelli che non sono in grado di trovare cure specialistiche. Attualmente, l’1% dei bilanci sanitari degli Stati membri viene impiegato in cure sanitarie transfrontaliere. Le norme riguardano solo coloro i quali scelgono di farsi curare all’estero. La tessera europea di assicurazione malattia continuerà a restare valida per i cittadini che necessitano di trattamento urgente quando si recano in visita un altro paese dell’UE. I deputati hanno anche rafforzato le disposizioni per la cooperazione in materia di malattie rare.

La relazione legislativa è stata preparata dalla deputata popolare francese Françoise Grossetête, che ha commentato: “I pazienti non saranno più lasciati soli quando cercano cure sanitarie all’estero e l’ottenimento del loro rimborso. Questa direttiva, finalmente, farà luce sui diritti dei pazienti, fino ad ora molto aleatori”. Il testo approvato è il risultato di un accordo raggiunto con il Consiglio, che deve ancora dare la sua approvazione formale; dopo di che, gli Stati membri avranno 30 mesi di tempo per apportare le necessarie modifiche alla loro legislazione nazionale.

Il Commissario europeo alla salute e protezione dei consumatori, John Dalli, ha detto che “il voto odierno segna un importante passo avanti per quanto concerne i diritti dei pazienti in Europa. La direttiva – ha aggiunto Dalli – fa chiarezza sul diritto dei cittadini di accedere a cure sicure di buona qualità in tutti i paesi dell’UE e di esserne rimborsati. I cittadini europei preferiscono ricevere un’assistenza sanitaria vicino a casa propria: nessuno, quando è malato, vuole spostarsi più lontano del necessario. A volte però i cittadini hanno bisogno di recarsi all’estero poiché le cure specializzate o l’assistenza di cui hanno bisogno non sono disponibili entro le frontiere nazionali. O semplicemente perché l’ospedale più vicino si trova oltre frontiera. Questa direttiva aiuterà i pazienti che hanno bisogno di cure specializzate, ad esempio quelli che cercano una diagnosi o una cura per una malattia rara. La direttiva – ha concluso il Commissario – porrà in atto una più stretta cooperazione tra gli Stati membri in tema di salute, ad esempio per quanto concerne il riconoscimento reciproco delle prescrizioni. Gli esperti della sanità di tutta Europa potranno scambiarsi buone pratiche e avvantaggiarsi delle innovazioni nel campo della valutazione delle tecnologie per la salute e dell’assistenza sanitaria on line (eHealth). Incoraggio gli Stati membri ad attuare celermente questa direttiva.”

Helpconsumatori

Cassazione – Lavoratori dello spettacolo e l’indennità ordinaria di disoccupazione

NEWS

No al trattamento di disoccupazione per i lavoratori dello spettacolo

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Con la sentenza 12355 del 20 maggio 2010, citata nel messaggio Inps numero 33014 del 31 dicembre 2010, si conclude in maniera negativa una querelle che da anni poneva in contrapposizione la legge, le circolari della Direzione Centrale Inps e i comportamenti delle singole sedi dell’Istituto.
Ci riferiamo alla possibilità di percepire l’indennità di disoccupazione con requisiti ridotti per i lavoratori dello spettacolo esclusi dall’obbligo contributivo contro la disoccupazione, ovvero il personale artistico, tecnico e culturale delle aziende dello spettacolo.

Nel 1988, anno in cui è stata istituita la disoccupazione con requisiti ridotti, l’Inps aveva sostenuto (circ. 139/88) che poiché il dettato della legge recitava “settantotto giornate…. nell’assicurazione obbligatoria”, tale contribuzione fosse da intendersi come riferita a quella IVS versata all’Inps o nei fondi sostitutivi, esonerativi o esclusivi.

Non tutte le sedi Inps applicavano questa circolare.Spesso, notando l’assenza di contribuzione contro la disoccupazione involontaria, alcune sedi Inps inizialmente respingevano le nostre domande, per poi liquidare l’indennità dopo che, tramite ricorso, le portavamo a conoscenza della suddetta circolare, peraltro presente solo in parte nel sito www.inps.it.
Ciononostante, alcuni direttori non erano persuasi neanche dalla circolare 139/88 ed opponevano ulteriore resistenza.
In tali casi, dalla sede nazionale abbiamo sconsigliato di proseguire per le vie legali, anche perchè il nostro stesso collegio legale considerava abbastanza debole, rispetto al dettato di legge, l’argomento sostenuto dalla circolare Inps.
Perdendo una causa, temevamo, avremmo fatto cambiare l’orientamento ufficiale, per quanto spesso disatteso, dell’Inps.

La sentenza di cassazione n. 12355 del 20 maggio 2010 riassume tutte le argomentazioni che i nostri legali ci avevano paventato.
Quella più importante, in particolare, riguarda la sostanziale identità tra disoccupazione con requisiti normali e con requisiti ridotti, non a caso entrambe chiamate “ordinaria”.
Posto come pacifico che coloro i quali non sono tenuti al versamento della contribuzione contro il rischio disoccupazione involontaria non abbiano diritto alla prestazione con requisiti normali, la Suprema Corte indica che non può essere il numero inferiore di giornate necessarie o la diversità nella modalità del pagamento a differenziare le due prestazioni per ciò che concerne l’individuazione dei soggetti tutelati.
Altro principio, marginale ai fini della decisione – ma comunque citato nel ricorso in cassazione nel caso di specie, e comunque da tenere presente nell’ambito di una valutazione dei ricorsi giudiziari – ribadito dalla Suprema Corte, è che il fatto che la modulistica Inps preveda la possibilità di dichiarare tra le attività svolte quella di lavoratore dello spettacolo non è atto creatore di diritto, in quanto “in nessun caso la modulistica predisposta dall’Inps per la formulazione delle domande di accesso alla prestazione previdenziale potrebbe estendere la platea degli assicurati oltre l’ambito previsto dalle leggi che la disciplinano”.

Per maggiori e ulteriori informazioni ci si può rivolgere alle sedi dell’Inca presenti su tutto il territorio nazionale.