Archivio mensile:marzo 2011

n. 458 del 31 marzo 2011

 

Direzione Provinciale del Lavoro di Modena


www.dplmodena.it

NEWSLETTER LAVORO

n. 458 del 31 marzo 2011


newsletter settimanale per gli operatori del mercato del lavoro


Le Novità in materia di Lavoro

>     INPS: aggiornato l’indice di perequazione automatica da attribuire alle pensioni – anno 2011

L’INPS comunica l’aggiornamento dell’indice di perequazione automatica da attribuire alle pensioni, in via definitiva, per l’anno 2011.

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>     INPDAP: aggiornamento fasce di retribuzione e aliquote di rendimento per il calcolo di quiescenza

L’INPDAP informa che l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai ed impiegati, accertato dall’ISTAT per l’anno 2010, è pari al 1,6 per cento.

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>     Coop Modena: accordo per la tassazione ridotta al 10% sui premi di produttività

La AGCI, la Confcooperative, la Legacoop di Modena e le associazioni sindacali CGIL, CISL E UIL di Modena, hanno stilato l’accordo territoriale per la tassazione ridotta al 10% sui premi di produttività.

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>     Min.Lavoro: illeciti diffidabili e non diffidabili – effetti sulla notificazione del verbale unico

Il Ministero del lavoro ha fornito alcune precisazioni in ordine agli effetti della contestazione e notificazione del c.d. verbale unico. In particolare, chiarisce come va individuato il dies a quo dal quale comincia a decorrere il termine per il pagamento delle sanzioni in misura ridotta (60 giorni), qualora con il verbale unico siano irrogate sanzioni relative sia ad illeciti oggetto di diffida che ad illeciti non diffidabili.

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>     DPL Modena: terminato l’esame delle domande nell’ambito dei flussi 2010

La Direzione provinciale del lavoro di Modena ha terminato la lavorazione delle quote relative ai flussi extracomunitari anno 2010.

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>     INPS: DURC – aggiornamento del servizio “sportellounicoprevidenziale.it”

L’INPS illustra alcune delle disposizioni in esso contenute e riguardanti il Documento unico di regolarità contributiva.

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>     INPS: regolarizzazione previdenziale dei lavoratori emersi da lavoro non regolare

L’INPS illustra le modalità di regolarizzazione della posizioni previdenziali dei lavoratori che hanno aderito a programmi di emersione da lavoro non regolare.

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>    INPS: lavoratori del tessile, ricalcolo delle prestazioni economiche

L’INPS comunica che gli arretrati retributivi previsti dall’Accordo 9 luglio 2010 per il rinnovo del C.C.N.L. per l’industria tessile/abbigliamento/moda sono valutati pure ai fini della determinazione delle prestazioni economiche di malattia, di maternità, di congedo matrimoniale e di integrazione salariale.

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>    Parlamento: interpretazione alla Legge 407/98 per le assunzioni obbligatorie

L’INPS comunica i nuovi importi delle prestazioni sociali e dei limiti di reddito – validi per l’anno 2011 – relativamente all’assegno per il nucleo familiare e all’assegno di maternità concessi dai Comuni.

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>     INPS: assegno per il nucleo familiare e assegno di maternità concessi dai Comuni

L’INPS comunica i nuovi importi delle prestazioni sociali e dei limiti di reddito – validi per l’anno 2011 – relativamente all’assegno per il nucleo familiare e all’assegno di maternità concessi dai Comuni.

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>    Contratti: siglato l’accordo per il rinnovo del CCNL nel Terziario – Distribuzione e Servizi

E’ stato siglata da Confesercenti, Fisascat CISL e Uiltucs UIL (ma non dalla Filcams CGIL) l’ipotesi di accordo finalizzata al rinnovo del CCNL per i dipendenti da aziende del terziario, distribuzione e servizi aziende, scaduto il 31 dicembre 2010.

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>     Min.Lavoro: proroga del congedo per maternità, parere medico della ASL e provvedimento di interdizione

Il Ministero del lavoro ha fornito la valutazione in merito ad un quesito proposto dalla DPL di Perugia circa la proroga del congedo per maternità – parere medico della ASL ed il provvedimento di interdizione emanato dalle Direzioni provinciali del lavoro.

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Le sentenze della Corte di Cassazione in materia di lavoro

>      Licenziamento e principi di “correttezza” e “buona fede”

>      Licenziamento per giusta causa e impianti audiovisivi

>      Licenziamento per “uscite” del lavoratore durante la malattia

>      Licenziamento collettivo e unicità del criterio di uscita

>      Responsabilità sull’irregolare tenuta delle scritture contabili

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Gli approfondimenti della DPL di Modena

>      Detassazione dei premi di produttività e accordo sindacale (Massi)

>      Al via le nuove modalità di presentazione delle comunicazioni obbligatorie per i rapporti di lavoro domestico (Camera)

>      Verbali di notificazione di illecito amministrativo delle DPL (Giorgio)

>      regolarizzazione dei lavoratori ai fini della salute e sicurezza sul lavoro (Magri)

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Gli Eventi

>      Bergamo: convegno – La riforma del lavoro: dalla legge Biagi al Collegato lavoro

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Gli approfondimenti editoriali

>      Collegato Lavoro: cosa cambia per aziende e dipendenti (Massi, Brisciani, Casotti, Gheido, Rausei)

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>      Collegato Lavoro: nuova ispezione e sistema sanzionatorio (Rausei)

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>      Codice del lavoro pubblico (Rausei, Tiraboschi)

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Fillea e Flai – Caporalato: il reato che non c’è

NEWS

Stop al caporalato

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La campagna lanciata da Fillea e Flai contro l’illegalità nei settori edile e agricolo si arricchisce ogni giorno di nuove iniziative.

Il 1° marzo, giornata di sciopero dei lavoratori migranti,è partita la raccolta di firme e video adesioni on line sul sito www.stopcaporalato.it. Ad aprile e maggio sono previsti due mesi d’intensa attività sui territori – da Padova a Brindisi, dalla Calabria al Bresciano – con il camper dei diritti in giro a dare e a raccogliere informazioni, somministrare questionari e organizzare conferenze stampa di presentazione della campagna.

L’obiettivo è far passare una proposta di legge che renda reato penale il fenomeno del caporalato, che consiste in una vera e propria riduzione in schiavitù del lavoratore, privato di ogni diritto fondamentale.

Le stime prudenziali  della Flai e della Fillea indicano in 550.000 i lavoratori nelle mani dei caporali e oltre 800.000 quelli in nero. Un fenomeno, fino a qualche anno fa endemico solo in alcune zone del Mezzogiorno, oggi è una realtà radicata e strutturata su tutto il territorio nazionale. Occorre intervenire, secondo i due sindacati, a partire dalla definizione giuridica di questo reato, non ancora definito nella sua pericolosità sociale: esso viene infatti punito con una sanzione amministrativa di 50 euro per ogni lavoratore reclutato, mentre solo in presenza di aggravanti, quali violenza, riduzione in schiavitù e sfruttamento di minori, scattano l’arresto e le adeguate sanzioni penali.

Ma oltre al “danno” umano, incalcolabile, anche quello economico è enorme. Perché se è vero che la piaga del lavoro nero riguarda soprattutto i migranti, è l’intera macchina statale che perde ogni anno milioni di euro di tasse non versate.  Per la Fillea, un punto essenziale per combattere la piaga del caporalato è la previsione del permesso di soggiorno per l’emersione, cioè il riconoscimento del permesso di lavoro per tutti coloro che denunciano la loro situazione di sfruttamento, senza contare che permettere al lavoratore di denunciare, senza il rischio di essere espulso, comporterebbe un evidente vantaggio per l’economia italiana.

In questo momento di crisi, sarebbe necessario rafforzare le tutele dei lavoratori, in quanto molti stanno perdendo il permesso di soggiorno per mancanza di lavoro e rientrando nella clandestinità vanno ad aumentare il mercato del lavoro nero. Un mercato che a Roma porta ogni giorno centinaia di lavoratori, soprattutto albanesi e rumeni, negli “smorzi” (vendita all’ingrosso di materiali edili), alla ricerca di un caporale che li porti a lavorare per un giorno almeno.  Fino a pochi anni fa, gli “smorzi” a Roma si contavano sulle dita di una mano ed era molto raro che intorno a questi luoghi si muovessero gli interessi dei caporali. Oggi sono una quarantina e all’alba vi passano le imprese, i caporali, gli artigiani, per reclutare operai da portare nei cantieri.

Fiat, a Mirafiori si rischia la salute

NEWS

Organizzazione del lavoro sotto accusa

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Possibili peggioramenti per la salute dei lavoratori alla Fiat. A lanciare l’allarme è la Snop, Società nazionale degli operatori della prevenzione negli ambienti di lavoro, secondo la quale diverse clausole dell’accordo di Mirafiori del 23 dicembre 2010 andrebbero attentamente valutate al fine di evitare rischi per gli operai. Sotto accusa gli aspetti concernenti l’organizzazione del lavoro, nel cui ambito è prevista la ridefinizione dei ritmi e dei profili ergonomici.

L’accordo sancisce l’applicazione a tutte le lavorazioni del sistema Ergo-Uas, finalizzato sia alla misurazione dei tempi e dei metodi di lavoro, sia alla valutazione del sovraccarico biomeccanico relativo a tutto il corpo, prendendo in considerazione il carico statico e dinamico, le applicazioni di forza, le vibrazioni e la movimentazione manuale dei carichi e, conseguentemente, le condizioni in cui si svolgono le operazioni, i cicli di lavoro e le posture degli addetti.

Ergo-Uas è una metodica di analisi del lavoro già introdotta nell’accordo di Pomigliano del 15 giugno scorso. Viene utilizzata in Germania da alcune case automobilistiche dal 2000. A partire dal luglio 2008 ne è stata avviata la sperimentazione dalla Fiat anche in Italia, in particolare sulle linee di produzione dell’Alfa Mito. Il sistema di analisi Ergo-Uas si avvale di una metodologia mista, che unisce uno strumento specifico di “metrica” del lavoro (metodica Uas, della serie Mtm, Misurazione tempi e metodi), basato sulle comuni valutazioni tempi e metodi, con uno più prettamente ergonomico (una lista di controllo, per la valutazione del rischio muscolo-scheletrico, denominata Eaws, European assembly worksheet), che fornice un indice di rischio secondo una classificazione semaforica (verde: basso; giallo: medio; rosso: elevato).

In Germania, per le postazioni di lavoro risultanti in codice rosso si pone l’indicazione della loro revisione, mentre è previsto un salario accessorio nel caso di codice giallo. In Italia, con l’accordo Mirafiori, denuncia la Snop, ci si orienta verso il salario accessorio anche in caso di codice rosso, invece di procedere alla riduzione del rischio.

I metodi per l’analisi dei rischi muscolo-scheletrici sono basati sui risultati delle ricerche della scienza medica – come il metodo Ocra, raccomandato dalle norme tecniche internazionali e a cui fa riferimento la stessa legge in Italia per la movimentazione manuale dei carichi – e finalizzati a individuare numero e durata delle azioni tecniche allo scopo di analizzarne la frequenza nell’unità di tempo. L’analisi Mtm è volta invece a individuare il metodo di lavoro e i relativi movimenti elementari al fine di determinare il tempo necessario per compiere un’azione.

La Snop mette in rilievo gli aspetti critici che potrebbero portare a un diverso esito della valutazione dei rischi in Fiat applicando Eaws rispetto al metodo Ocra, con particolare riferimento al lavoro ripetitivo degli arti superiori. Nel complesso, sembrerebbe che con Eaws il rischio verrebbe sottostimato fino al 40-50 per cento rispetto a quello reale (misurato con Ocra). Non solo. L’accordo per Mirafiori, annullando esplicitamente l’intesa del 5 agosto 1971 (parte III, punto 1) relativamente alle pause, elimina la soglia minima di riposo precedentemente prevista, aumentando così la velocità delle linee di montaggio di circa il 4-7 per cento. Per tutte queste ragioni, conlcudono gli esperti della Società nazionale degli operatori della prevenzione, è prevedibile che l’accordo dello scorso 23 dicembre possa determinare condizioni di maggior fatica e di stress e anche un incremento del rischio di infortuni, poiché lunghezza dei turni, fatica e straordinario ne sono fattori facilitanti.

rassegna.it

Inps – Prestazioni assistenziali erogate dai Comuni

NEWS

Assegno più alto alle famiglie numerose

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Rivalutate le prestazioni assistenziali dei Comuni a favore delle famiglie in condizioni economiche disagiate.

Per l’anno 2011 l’assegno mensile di maternità sarà di euro 316.25, quello per il nucleo familiare, sempre su base mensile e in misura intera, sarà di 131,87 euro.

I limiti ISE per il diritto alle prestazioni sono fissati, rispettivamente, in euro 32,967,39 (per l’assegno di maternità) e in euro 23.736,50 (per l’assegno al nucleo familiare). L’aggiornamento dei dati è indicato dall’Inps nella circolare n. 56/2011.

Parlamento europeo approva direttiva su permesso unico di soggiorno e lavoro

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Permesso unico

 

La direttiva sul “permesso unico”, approvata con 311 voti a favore, 216 contrari e 81 astensioni, una volta in vigore permetterebbe agli immigranti legali provenienti da paesi esterni all’Unione europea di ottenere i documenti necessari al soggiorno e al lavoro con un’unica procedura per tutto il territorio dell’Ue.

Come informa una nota, “tale legislazione garantirebbe inoltre agli immigrati una serie di diritti sociali, paragonabili a quelli dei cittadini comunitari, su questioni quali gli orari di lavoro, le ferie, la sicurezza sul posto di lavoro e l’accesso alla sicurezza sociale. La decisione di ammettere i lavoratori extracomunitari sul territorio nazionale, cosi come il numero d’immigrati autorizzato, resta prerogativa dei governi degli Stati membri, – precisa l’Europarlamento – i quali dovranno indicare nei permessi di residenza anche le informazioni relative al permesso di lavoro, con il divieto esplicito di esigere ulteriore documentazione alla persona che richiede il permesso”.

La prossima tappa del progetto prevede che gli emendamenti adottati dai deputati siano vagliati dai ministri di giustizia dei paesi Ue. Secondo il Trattato di Lisbona, il Parlamento e il Consiglio hanno pari poteri legislativi sui temi legati all’immigrazione. La Gran Bretagna, la Danimarca e l’Irlanda non prenderanno parte all’adozione della direttiva sul permesso unico.

helpconsumatori

INPS: circolari e messagg

Gentile Cliente,
Le inviamo gli ultimi Messaggi Hermes pubblicati sul sito www.INPS.it > Informazioni > INPS comunica > normativa INPS: circolari e messaggi

 

>>> Titolo:  Circolare numero numero 56 del 23-03-2011
  Contenuto:  Assegno per il nucleo familiare e assegno di maternità concessi dai Comuni. Rivalutazione per l’anno 2011 della misura degli assegni e dei requisiti economici.
Tipologia:  CIRCOLARE

>>> Titolo:  Circolare numero numero 55 del 23-03-2011
  Contenuto:  Art. 21, comma 6 della legge 23 luglio 1991, n. 223, sostituito dall? art. 1, comma 65 della legge 24 dicembre 2007, n. 247. Adempimenti per la compilazione degli elenchi nominativi dei braccianti agricoli valevoli per l?anno 2010.
Tipologia:  CIRCOLARE

>>> Titolo:  Messaggio numero numero 7201 del 22-03-2011
  Contenuto:  Avvio attività termale 2011. Trasmissione elenchi strutture convenzionate.
Tipologia:  MESSAGGIO

Lo staff di NewsLetter Hermes

Sindacati e Patronati in difesa dei diritti dei lavoratori elettrici e telefonici

NEWS

Comunicato stampa

Le Segreterie nazionali dei sindacati Filctem-Cgil, Flaei-Cisl, Uilcem-Uil, Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uil Comunicazione  ed i patronati confederali Inca-Cgil, Inas-Cisl e Ital-Uil ribadiscono il loro impegno per la difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori elettrici e telefonici duramente colpiti nei diritti previdenziali dalla legge 122/2010.

Nelle settimane passate i sindacati hanno condotto un’intensa mobilitazione unitaria per sensibilizzare il Parlamento rispetto ai pesanti effetti che la legge 122 avrebbe prodotto sui lavoratori, in particolare quelli che hanno contribuzione  previdenziale in più fondi  o quei lavoratori che hanno subìto scorpori e ristrutturazioni aziendali.

“Siamo di fronte a situazioni insostenibili – dicono sindacati e  patronati – messe in evidenza anche dalla stampa quotidiana: lavoratori che, perso il lavoro, non possono andare in pensione perché la normativa è cambiata all’improvviso e si trovano costretti a pagare ingenti somme per ricongiungere la contribuzione versata in più fondi o lavoratori interessati da complessi accordi aziendali   che potrebbero, a questo punto, essere rimessi in discussione”.

I sindacati continueranno la loro battaglia per far modificare le ingiuste norme della legge 122 mentre sono impegnati con i patronati confederali a tutelare gli interessi dei singoli lavoratori attraverso l’attivazione, già in corso, di azioni di contenzioso legale.

Nel frattempo i sindacati hanno chiesto un nuovo incontro alla Commissione Lavoro della Camera dei deputati.

Il Paese immobile …. che non investe sui giovani

 

NEWS

Il nostro è un Paese che invecchia

Secondo il presidente dell’Istat Giovannini, intervistato da Rassegna.it “se l’Italia facesse un vero investimento di medio periodo sui ragazzi, allora potremmo fare un salto maggiore rispetto agli altri paesi. Ma abbiamo difficoltà a ragionare in questo modo” – e ancora – “Il nostro è un Paese che invecchia. E questa non è necessariamente una cattiva notizia, soprattutto per chi è destinato a entrare nelle classi di età più anziane. Purtroppo è anche un paese che investe poco nei giovani e per questo è, almeno in una certa misura, fermo. Noi non investiamo abbastanza nel capitale umano che è uno dei maggiori fattori di crescita economica. In un’economia della conoscenza, in cui la capacità di sviluppare nuove idee e di metterle in pratica fa da motore dell’economia, è chiaro che avere una generazione di giovani che non studia e non lavora è uno spreco enorme di capitale umano e per questo ci sono almeno tre spiegazioni possibili. La prima è che la generazione che ci ha preceduto ha accumulato una ricchezza molto consistente, che ha consentito un’elevata diffusione del benessere e forse reso meno necessario continuare la corsa.

Il paese si è “seduto”, grazie al fatto che era  possibile avere livelli di reddito elevati anche senza una crescita forte. Non a caso, il tasso di risparmio in Italia è sceso molto nel corso degli anni. Pur essendo un fenomeno fisiologico in tutti i paesi sviluppati, da noi è stato particolarmente accentuato. Di fatto ci stiamo “mangiando”, almeno in parte, il capitale disponibile. Seconda possibile motivazione è la scarsa pressione che hanno avuto le imprese ad innovare a causa del contenimento delle spinte salariali, dovuta alla prosecuzione della politica  dei redditi anche una volta sconfitta l’inflazione.

Ciò ha creato un vero e proprio circolo vizioso: scarsa innovazione, salari relativamente bassi, scarso incentivo a studiare e a formarsi, scarsa utilizzazione del capitale umano, scarsa innovazione e così via. La terza ragione è che grazie all’apertura dei mercati molte persone possono andare fuori a cercare opportunità. E vista la poca attrattività di investimenti esteri in Italia, una parte del sistema economico orientato al mercato interno non subisce la pressione che deriva dall’arrivo di nuovi soggetti e questo vale soprattutto per il terziario.

Il testo completo su Rassegna.it

Welfare, in un anno fondi tagliati del 63,4%

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Il Manifesto per un welfare del  XXI secolo

A Roma, presso la sede della Federazione nazionale della stampa, è stato lanciato il Manifesto per un welfare del XXI secolo, su iniziativa della Rivista delle politiche sociali. Il testo prende spunto dai tagli effettuati nel sociale negli ultimi tre anni, per “ripensare l’intervento pubblico sul welfare”.

Dopo il ridimensionamento drastico sancito nei mesi scorsi dalla legge di stabilità, con due miliardi di euro in meno rispetto al 2008, e quasi un miliardo in meno rispetto al 2010, attorno al manifesto si vuole dunque raccogliere il consenso di esperti, operatori sociali, associazioni. Il testo ha un taglio sintetico e richiama i principali capisaldi di ogni sistema contemporaneo di politiche sociali. L’intento è quello di dar vita a un largo movimento di opinione che si opponga “al sostanziale azzeramento dell’intervento pubblico nel welfare e che ne ripensi le strategie d’intervento secondo un criterio di salvaguardia e di valorizzazione dell’azione pubblica”.

L’urgenza di questa riflessione nasce da cifre piuttosto allarmanti. Il bilancio complessivo dei fondi statali a carattere sociale vede infatti gli stanziamenti scendere del 63,4 per cento rispetto al 2010, superando appena la soglia dei 500 milioni di euro complessivi. Per le stesse voci, nel 2010 si sfiorava la cifra del miliardo e mezzo (1.472 milioni) e appena tre anni fa, nel 2008, la dotazione dei fondi a carattere sociale superava i due miliardi e mezzo (2.526,7 milioni). In tre anni, insomma, le risorse si sono ridotte del 79 per cento). le previsioni per il 2012 e il 2013, tra l’altro, prevedono un’ulteriore stretta, con il totale dei fondi sociali che sarà ridotto, nelle previsioni, di un’altra metà, fino a toccare appena quota 271 milioni. Nello specifico, si parla di 340 milioni di euro per il 2012 (-36,8 per cento rispetto a quest’anno) e 217,1 milioni per il 2013 (altro -20,3 per cento rispetto al 2012).

Il taglio più significativo è quello del Fondo politiche sociali, che dai 929,3 milioni del 2008 è sceso ai 435,3 milioni del 2010 e che per il 2011 si assesterebbe sui 274 milioni. Ma decurtazioni si registrano anche per il Fondo politiche della famiglia, che aveva 185,3 milioni nel 2010 (erano stati 346,5 due anni prima), nel 2011 sono 51,5 milioni (-71,3 per cento). Va male anche per Fondo politiche giovanili: nel 2010 era stato finanziato con 94 milioni, nel 2011 è stato prima ridotto a 33 milioni e poi, con il maxiemendamento del governo, ulteriormente abbattuto fino a 12,8 milioni. Il confronto con l’anno passato parla di un –85 per cento.

Recupera invece, ma poco , il Fondo pari opportunità: da 2,2 milioni è salito a 17,2 milioni per il 2011 (ma nel 2009 erano 30 milioni e nel 2008 ce n’erano 64,4). Ridimensionamento poi per il Fondo per il sostegno alle abitazioni in locazione: i 143,8 milioni nel 2010, 32,9 (-76 per cento). Drastico calo anche per i fondi per il servizio civile: erano 300 milioni nel 2008, sono stati 170,3 milioni nel 2010, ne rimangono 113 (-33,6 per cento in un anno) nel 2011.


Solo il Fondo per l’infanzia e l’adolescenza regge, stabile a 40 milioni: cifra che però riguarda solamente le 15 città beneficiarie di una quota riservata. Il settore subirà comunque un contraccolpo dal calo del fondo indistinto per le politiche sociali. Infine il Fondo per la non autosufficienza va verso un totale azzeramento. Già nel 2010, tra l’altro, erano stati azzerati il Fondo per l’inclusione sociale degli immigrati e il fondo destinato al Piano straordinario per i servizi sulla prima infanzia.

Ad aprire l’incontro  è stata Maria Luisa Mirabile, direttrice della Rivista, che dopo aver delineato la struttura degli interventi previsti, ha illustrato i punti chiave dell’iniziativa. Anzitutto, affermare l’attualità sociale del welfare. Nella società post-fordista, più dispersa e frammentaria, il welfare diviene ancora più necessario, sebbene sotto sembianze diverse dal passato (come sviluppo delle capacità, riconoscimento del talento, promozione del merito; attività di cura per minori e anziani e sviluppo delle compatibilità). In secondo luogo, dare voce alla protesta contro i tagli al welfare operati dal governo. Infine, terzo e ultimo punto chiave dell’iniziativa, dare visibilità all’integrazione tra soggetti diversi che intendono avanzare proposte concrete (studiosi, esperti del settore, attori politici, mondo del terzo settore e dell’associazionismo).

Chiara Saraceno ha spiegato in apertura del suo intervento come il Manifesto non nasca dalla nostalgia del buon tempo antico: “Il welfare non è stato splendido e non è in crisi solo per colpa di questo governo o per eccesso di generosità. ,Il Manifesto non nasce da una nostalgia, dunque, ma da una visione critica dei limiti del welfare attuale che diventano più inaccettabili alla luce dei cambiamenti in atto e della crisi globale”. Ha poi avanzato una proposta: ripensare al welfare alla luce di un equilibrio migliore tra protezione e opportunità. “Il welfare – ha spiegato – va inteso anche come investimento non solo in termini di coesione sociale, ma anche come investimento economico, perché se le persone non hanno soldi in tasca anche grazie a un buon sistema di protezione sociale, chi spende e da dove ripartono i consumi?”.

Giulio Marcon ha portato l’adesione convinta della campagna Sbilanciamoci! al Manifesto, una campagna a cui aderiscono associazioni molto diverse tra di loro (42) che però si sono ritrovate unite allo scopo di difendere l’idea di coesione e di patto sociale. La campagna Sbilanciamoci! nasce proprio con l’obiettivo di formulare alternative specifiche a quelle elaborate dalla finanza pubblica per difendere i diritti di cittadinanza senza un aggravio di costi. Marcon ha evidenziato alcuni punti fondamentali del Manifesto: rilanciare i servizi per infanzia, i livelli minimi di assistenza e il reddito minimo, sopratutto in un quadro di crisi economica che ha colpito il paese in questi due anni.

Il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, che ha chiuso la conferenza stampa, ha spiegato che il Manifesto e il fatto stesso che soggetti differenti provino a lanciare una nuova idea, dimostrano che in Italia esiste ancora un pensiero e che avere un pensiero sul welfare non è un pensiero antico ma un pensiero sul futuro. “Respingere l’idea che il welfare sia un costo e che non rappresenti il futuro è un’idea sbagliata. C’è ancora una cultura che pensa, che mette insieme delle proposte e che non sempre è conformista”.

“Per la prima volta – ha continuato – abbiamo un governo per cui il welfare è caritatevole, penso alla social card ma anche a Lampedusa. Bisogna poi riaffermare che il welfare è un welfare di cittadinanza e non un welfare familiare. In questo c’è la chiave culturale per spiegare il perché in Italia non ci sia un servizio all’infanzia”. Dunque, pensare il welfare come crescita e non come costo.

rassegna.it

Trasmissione telematica certificato di malattia

 

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Diritto del lavoratore ad avere copia cartacea

Diverse nostre sedi ci segnalano che sempre più di frequente, medici di base, operatori numero verde e operatori Inps sostengono il venir meno dell’obbligo della presentazione del certificato medico al datore di lavoro (settore privato) allorquando vi sia stato l’invio telematico da parte del medico certificatore. Tale procedura, a loro avviso, esime il medico dal dare copia cartacea del certificato e dell’attestato di malattia al lavoratore.

La Direzione Centrale Prestazioni a sostegno del reddito, interpellata in proposito ha così risposto: “L’art. 3 del D.M. 26 febbraio 2010 prevede che il medico che trasmette il certificato di malattia telematico all’Inps rilasci al lavoratore, al momento della visita, copia cartacea del certificato di malattia  e dell’attestato di malattia. Il successivo art. 4 stabilisce che il lavoratore del settore privato è tenuto, entro due giorni, a trasmettere l’attestazione di malattia al proprio datore di lavoro “salvo il caso in cui quest’ultimo richieda all’Inps la trasmissione in via telematica della suddetta attestazione”….. fatti salvi i casi in cui il medico sia oggettivamente impossibilitato a stampare copia del certificato e dell’attestato di malattia (nel qual caso comunicherà al lavoratore solo il numero di protocollo del documento), il medico è tenuto a fornire al lavoratore la suddetta copia (art. 3, n. 2 D.M. 26.02.2010). Si precisa, altresì, che tale adempimento ha anche lo scopo di ricordare al lavoratore la sua responsabilità in merito alla corretta indicazione dei dati anagrafici e soprattutto dell’indirizzo di reperibilità. Infatti, è onere del lavoratore verificare l’esistenza di eventuali errori od omissioni circa il suddetto indirizzo dai quali poi  potrebbe scaturire l’impossibilità ad eseguire la visita medica di controllo domiciliare e la conseguente applicazione delle sanzioni.

Si precisa, infine, che anche nel caso in cui il datore di lavoro venga obbligato per legge a richiedere l’abilitazione alla visualizzazione o alla ricezione tramite PEC degli attestati di malattia dei propri dipendenti, liberando in tal modo il lavoratore dall’onere di trasmettere l’attestato stesso alla propria azienda, possono presentarsi particolari situazioni (ad esempio di tipo tecnico) in cui lo stesso datore di lavoro, eventualmente impossibilitato temporaneamente a visualizzare l’attestato, chieda legittimamente al lavoratore di trasmettergliene copia cartacea”.

Pertanto il medico oltre all’obbligo dell’invio telematico del certificato e dell’attestato di malattia  ha, anche, l’obbligo di rilasciarne relativa copia al lavoratore

In aumento il lavoro notturno, quali i rischi

 

NEWS

Lavoratori esposti al rischio stress lavoro correlato

Dares (Direction de l’animation de la recherche, des etudes et des statistique), l’istituto pubblico che conduce ricerche statistiche sul mercato del lavoro in Francia, ha recentemente pubblicato un dossier sul lavoro notturno.

Come si è evoluto negli ultimi dieci anni? Quanti sono i lavoratori che lavorano di notte? Quali le loro caratteristiche? Quali sono le mansioni che ricoprono? Che conseguenze ha il lavoro notturno sulla loro vita e sulla loro salute? La ricerca riporta dati aggiornati  al 2009.

Il lavoro notturno è in aumento: dal 1991 al 2009 il numero di lavoratori impegnati in lavoro notturno è più che duplicato. Un fortissimo aumento si è verificato negli ultimi anni per la presenza femminile nel lavoro notturno: più donne lavorano di notte, soprattutto donne tra i 20 e i 29 anni impegnate nell’industria agroalimentare e dell’automobile e nel settore dei servizi alla persona. La presenza di donne che lavorano di notte tende poi a diminuire quando la donna si trova a dovere gestire una famiglia e dei bambini piccoli.

In quali ambiti è più forte la presenza di lavoratori notturni?
La statistica mette al primo posto i trasporti; a seguire l’industria agroalimentare e il comparto energetico e  a breve distanza il lavoro amministrativo, la sanità, l’educazione, l’assistenza sociale e i servizi privati.
Le professioni più comuni tra gli chi lavora di notte sono il conduttore di veicoli, il poliziotto e il pompiere. Queste mansioni sono svolte in buona parte da personale di sesso maschile. Al terzo posto della classifica dei lavori notturni c’è l’infermiera o badante, incarico ricoperto per il 90% di casi da donne.

Quali sono le condizioni di lavoro per questi lavoratori?
Le condizioni di lavoro che affrontano sono più difficili: devono spesso ricoprire più ruoli contemporaneamente, devono sostenere ritmi di lavoro più serrati, devono lavorare con ridotte capacità psico-fisiche e con il costante timore che un errore potrebbe avere gravi conseguenze. Inoltre alcuni tipi di lavoro notturno, ad esempio i lavori in polizia o l’assistenza a persone malate, portano con sè un carico emotivo molto pesante, inoltre espongono i lavoratori a rischio di aggressioni verbali o fisiche da parte delle persone con cui questi entrano in contatto.
Tutto questo rende i lavoratori notturni dei lavoratori particolarmente esposti al rischio stress lavoro correlato.

Quali le conseguenze per la qualità della vita e per la salute?
Anche se il lavoro notturno è visibile e  misurabile non è lo stesso per le conseguenze che questo provoca a lungo termine per la salute dei lavoratori: è difficile definire con esattezza l’impatto di questo tipo di lavoro sulla salute dei lavoratori.
Lavorare di notte altera i ritmi circadiani di sonno veglia e le conseguenze di questo sono molto ampie: primi fra tutti questi lavoratori soffrono di disturbi del sonno e di problemi della digestione spesso causati da cattive abitudini alimentari. Dalla generale alterazione dei ritmi vitali possono derivare poi disturbi all’apparato riproduttivo, malattie del’apparato cardio-vascolare, e problemi psicologici spesso aggravati anche da una diffusa difficoltà di mantenere una vita sociale e di condurre una vita soddisfacente.

Infine, recenti ricerche condotte dal CIRC, centro internazionale di ricerca sul cancro, su studi effettuati su infermiere e hostess ha rilevato un aumento del rischio di cancro al seno tra coloro che lavoravano di notte.

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