Archivi giornalieri: 5 dicembre 2022

CFL173

 CFL173

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Con riferimento alla corretta applicazione dell’art. 79 “Fondo risorse decentrate: costituzione” del nuovo CCNL 16.11.2022, il conteggio del personale in servizio al 31.12.2018, richiamato al comma 1 lett. b), è da fare in base al numero delle persone tenuto conto delle percentuali del part time?

Ai fini del suddetto calcolo si tiene conto del personale in servizio al 31/12/2018 destinatario del CCNL e non si tiene conto delle percentuali di part-time. Si ricorda che il suddetto incremento decorre dal 1/1/2021, tenendo conto di quanto previsto dall’art. 79, comma 5.

San Saba Archimandrita

 

San Saba Archimandrita


Nome: San Saba Archimandrita
Titolo: Abate
Nascita: 439, Mutalasca, Cesarea di Cappadocia
Morte: 5 dicembre 532, Mar Saba, Palestina
Ricorrenza: 5 dicembre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
San Saba, uno dei più celebri patriarchi dell’ordine monastico della Palestina, nacque l’anno 439 in Mutalasca nel territorio di Cesarea nella Cappadocia da genitori ragguardevoli per il loro casato e per la pietà. Il padre era ufficiale negli eserciti imperiali e, dovendo prender parte ad una spedizione per Alessandria, condusse con sè anche la moglie; il piccolo Saba, che era ancora fanciullino, fu affidato alle cure di un suo zio di nome Ermia.

La moglie di Ermia trattò sì malamente Saba, che dopo tre anni il fanciullo scappò di casa e andò a rifugiarsi presso un altro suo zio paterno per nome Gregorio. Questo cambiamento fu cagione di gravi discordie fra i due zii, e Saba per porvi fine in una maniera radicale fuggì di nascosto e si ritirò in un convento di solitari, diretto dall’abate Flaviano a due chilometri circa dal suo paese. Saba aveva allora l’età di 8 anni. Colà lo raggiunsero ambedue gli zii rappacificati e lo esortarono vivamente a far ritorno in mezzo a loro. Ma il santo fanciullo si dimostrò fermo nella sua deliberazione di abbandonare per sempre il mondo e di vivere nella solitudine. Rimase dunque presso quei santi monaci ove fece rapidi progressi nella via della perfezione e operò parecchi miracoli.

All’età di 18 anni, col permesso dei suoi superiori, si recò in Palestina per visitarvi i Luoghi Santi, e, giunto a Gerusalemme si mise ivi sotto la condotta del celebre S. Eutimio per essere ammaestrato nella vita intima, dopo la cui morte si portò in un deserto vicino al Giordano, ove menava una vita separata da ogni umano commercio. Trascorse una santa vita nella preghiera, nel lavoro manuale e nella penitenza. Egli dimorava in una caverna sopra un’alta montagna ai piedi della quale scorre il torrente Cedron. Siccome l’acqua di questo torrente non era potabile, egli andava a cercarne assai lungi, sottoponendosi poi a dura fatica per portarla alla sua dimora. Fu costretto a fermare alla porta della sua caverna una fune, che discendeva fino ai piedi del monte. Egli se ne serviva per sostenersi salendo, perché senza questa precauzione correva pericolo di cadere nel torrente. Tutto il suo cibo consisteva in erbe selvatiche, che crescevano sulle montagne. Finalmente, scoperto per mezzo della sua corda dai pastori e dai contadini del luogo che si inoltrarono fin nella sua grotta, fu da essi soccorso in alcuni giorni di pane, di ceci, di datteri e di altre piccole provvigioni.

Intorno a lui si radunarono molti discepoli, desiderosi di averlo a maestro di perfezione monastica. Egli li ricevette, li accontentò assoggettandoli ad una regola di rigida penitenza. Crebbe di poi la sua Laura (così era chiamata l’unione di celle e di romitori separati nel deserto) e dovette ampliarla anche al di là del torrente.

Il Santo aveva ogni cura per l’assistenza spirituale dei suoi monaci. Eppure essi ricorsero al patriarca di Gerusalemme Sallustio, per farlo deporre da Abate col pretesto che era troppo rustico, troppo semplice e non era sacerdote. Il Patriarca però, che ben conosceva le straordinarie virtù del Santo, lo fece venire a sè insieme coi suoi discepoli, gli conferì gli Ordini Sacri e poi disse a tutti gli eremiti: « Onorate Saba come padre e ubbidite a lui come a vostro superiore ».

Crescendo ogni giorno più la fama della sua santità, il Patriarca lo nominò esarca, ossia superiore generale di tutti gli anacoreti della Palestina. In quel tempo alcune sette di eretici affliggevano la Palestina con discordie e vessazioni, perseguitando i cattolici e bruciando talvolta anche le loro chiese. S. Saba, sebbene in età di 8o anni e rifinito di forze per le sue penitenze, fece molti viaggi attraverso la Palestina, per mettere argine a tanto male; e all’età di 90 anni per incarico del Patriarca di Gerusalemme si recò a Costantinopoli per ottenere dall’imperatore Giustiniano che intervenisse, colla sua suprema autorità, a castigare i perversi eretici e ad impedire tanto disordine. L’Imperatore ricevette S. Saba coi segni della più alta stima e gli accordò quanto chiedeva.

Tornato il Santo nella sua Laura, cadde malato. Il Patriarca lo persuase a farsi portare in una chiesa vicina dove lo servì colle sue proprie mani. Il Santo soffrì con pazienza e con mirabile rassegnazione i più acuti dolori. Sentendo avvicinarsi l’ultima ora volle esser riportato nella sua Laura. Indicò per successore Melito di Berita a cui diede preziose istruzioni. Visse ancora solo quattro giorni, durante i quali non vide alcuno e conversò solo con Dio. Morì il 5 dicembre del 5 32 in età di 94 anni. Egli è nominato in questo giorno nei martirologi greci e latini.

MASSIMA. Conservale, se e possibile, per quanto da voi dipende, la pace con tutti: non vi vendicate non date luogo alla collera; perocché sta scritto: a me e riservata la vendetta, ed io la faro, dice il Signore. S. Paolo Apostolo.

PRATICA. Se bramate l’intercessione di S. Saba nel presente mese, imitatelo nelle sue virtù, e specialmente nella pazienza.

Fammi, . Signor, nell’amar tutti eguale, E fa ch’io renda sempre ben per male.

Contributi handicap grave e grave malattia: online il bando 2022

Contributi handicap grave e grave malattia: online il bando 2022

È stato pubblicato il bando di concorso Contributi per handicap grave e grave malattia 2022.

Il bando si rivolge ai dipendenti e pensionati del gruppo Poste Italiane SpA, ai dipendenti e pensionati ex IPOST, ai loro coniugi o uniti civilmente e ai loro figli, conviventi o domiciliati presso strutture di cura e assistenza specializzate.

La domanda potrà essere trasmessa dalle 12 del 3 dicembre fino alle 23:59 del 31 dicembre 2022.

Il caporalato si estende e arriva nelle industrie alimentari

Il caporalato si estende e arriva nelle industrie alimentari

Il caporalato e le agromafie si stanno sempre più estendendo e dai campi stanno arrivando a lambire le industrie alimentari. Gli strumenti utilizzati sono i famigerati appalti e sub appalti illeciti orchestrati da «colletti bianchi» senza scrupoli tramite false cooperative o srl farlocche intestate a compiacenti prestanomi per sfruttare i malcapitati lavoratori del settore.

Questo del «caporalato 2.0», l’evoluzione dell’intermediazione illecita di manodopera, che può essere definita «nuovo caporalato» o «caporalato industriale», è l’elemento più innovativo del VI Rapporto «Agromafie e caporalato» di Flai Cgil e del suo Osservatorio intitolato a Placido Rizzotto.

Un’evoluzione diventata un modello d’organizzazione del lavoro dell’agroalimentare, specie nei macelli che consente a committenti spregiudicati di avvalersi di manodopera a costi bassissimi, in alcuni casi oltre il 40%, con improprie applicazioni contrattuali (logistica e multiservizi per lavorazioni del processo produttivo dell’industria alimentare), con orari e ritmi di lavoro pesantissimi, ma che genera anche imponenti evasioni di Iva, Irap, contributi Inps a danno dello stato.

Le cose non vanno meglio nei campi: nel corso del 2021 sono stati circa 230 mila gli occupati impiegati irregolarmente come braccianti, oltre un quarto del totale degli occupati del settore, in larga parte «concentrata nel lavoro dipendente, che include una fetta consistente degli stranieri non residenti impiegati in agricoltura». Il lavoro agricolo subordinato non regolare è radicato in Puglia, Sicilia, Campania, Calabria e Lazio con tassi di oltre il 40%, ma nel Centro-Nord le percentuali sono tra il 20 e il 30 per cento.

Quasi due quinti delle ore effettivamente lavorate annualmente dai dipendenti agricoli sono irregolari, pari a oltre 300 milioni di ore sul totale di 820 milioni, secondo il rapporto Flai Cgil. Un fenomeno quello del lavoro irregolare nei campi, ha evidenziato in conferenza stampa Jean Renè Bilongo, presidente dell’Osservatorio Placido Rizzoto, «che si mostra in ulteriore crescita rispetto alle 180 mila unità indicate nel rapporto precedente in base a una stima prudenziale».

Intere filiere e cosiddette eccellenze agricole sono dominate da questo sistema irregolare come accertato da molte inchieste della magistratura: nel quinquennio 2017-2021 su un totale di 438 casi di procedimenti e di inchieste avviate per motivi di sfruttamento lavorativo, ben 212 (oltre il 48%) hanno riguardato il solo settore primario.

Il Rapporto non lesina nomi e luoghi di coltivazioni dove il caporalato e l’agricoltura illegale la fa da padrone: a San Giorgio della Richivelda, per la produzione delle barbatelle Valdobbiadene/Conegliano per la produzione del prosecco Amantea per la produzione delle cipolle rosse di Tropea e Cassibile per la produzione di patate/fragole.

Su tutta questa situazione si innesta poi la nuova legge di bilancio con l’estensione dei “buoni lavoro” che potrebbero alimentare nuovamente il sistema. «La liberalizzazione dei voucher è la peggiore risposta che il governo potesse dare. Dobbiamo impedire questa controriforma che destruttura il mondo del lavoro in agricoltura». Così Giovanni Mininni, segretario generale Flai Cgil. «I cosiddetti voucher sono già previsti per i lavoratori agricoli e sono anche ben normati da anni, con opportunità e giusti vincoli concordati con altri governi per garantire sia le imprese che i lavoratori mentre oggi si vogliono estendere anche a chi è iscritto agli elenchi anagrafici. E questo significa una destrutturazione del mondo del lavoro in agricoltura. E siccome i redditi agricoli sono molto bassi vuol dire anche che dal primo gennaio sarà permesso che il contratto non sia più applicato», commenta. Un provvedimento, dunque, «di una »gravità enorme« considerato anche che »la liberalizzazione dei voucher avviene in una delle fasi più problematiche e incerte dal secondo dopoguerra», conclude Mininni.