Archivi giornalieri: 21 giugno 2013

Previdenza complementare

Previdenza complementare: resistenze culturali e scarsa consapevolezza …

Nel 2012, i lavoratori italiani che avevano scelto di iscriversi a forme pensionistiche complementari hanno superato quota 5 milioni e 800 mila, in aumento del 5,3% in un anno e pari al 25,5% del totale degli occupati. I dati forniti pochi giorni fa dalla Covip (la Commissione di vigilanza sui Fondi pensione) nell’ultima Relazione annuale evidenziano, a 6 anni dalla riforma della previdenza complementare (anche se per alcuni settori pubblici i Fondi negoziali hanno appena un anno di vita), che in Italia solo un dipendente su 4 ha scelto di costruirsi una pensione integrativa.

“A sei anni dall’avvio della riforma -si legge proprio nella Relazione Covip- l’incremento della partecipazione al sistema della previdenza complementare, sebbene significativo, risulta ancora inferiore alle aspettative”.

Eppure, le pensioni pubbliche sono sempre più basse e anche per questo dovrebbe essere avvertita maggiormente la necessità di cominciare a pensare presto al futuro. Non solo. Sempre la Covip evidenzia un dato estremamente positivo che dovrebbe rassicurare chi sceglie di destinare l”1% o più al ”secondo pilastro” della previdenza: nel 2012, tutte le tipologie di forme pensionistiche complementari hanno registrato in media rendimenti compresi fra l’8 e il 9%, beneficiando dell”andamento positivo dei mercati finanziari.

Per i fondi negoziali, in particolare, il risultato è stato dell’8,2%.  Con la previdenza complementare, ci sono anche vantaggi fiscali: non si pagano le tasse sui contributi, che saranno dovute solo al momento della prestazione e c’è una tassazione agevolata sui rendimenti, sulle prestazioni in capitale e in forma di rendita. Alla base di questa ”resistenza” verso le adesioni alla previdenza complementare c’è “un mix di ragioni, e anche un problema culturale”, dice a Labitalia Bruno Bugli, presidente di Perseo, uno degli ultimi nati nella casa del welfare complementare: ha poco più di un anno di vita ed è un fondo pensione negoziale rivolto ad alcuni comparti del pubblico impiego, in particolare ai dipendenti di Regioni, Autonomie locali e Sanità. E con oltre “1,3 milioni di potenziali aderenti, considerando solo i lavoratori pubblici -dice Bugli- cifra che arriva a 1,5 milioni con gli addetti che fanno capo a un contratto privato (che possono comunque aderire)”.

“Accusiamo dei ritardi -spiega Bugli- anche perché è il primo pilastro, quello della previdenza pubblica, fino a 20 anni fa aveva un rendimento importante. Ma poi ci sono stati una serie di interventi negli ultimi 20 anni per cui il rendimento ora è molto inferiore. E adesso la necessità, la giustezza, di intervenire con la previdenza integrativa è un fatto vero reale, obiettivo”.

Nel settore pubblico, aggiunge Bugli, che è stato anche vicepresidente dell’Inps, “ancora non c’è una grande partecipazione, forse anche per un discorso culturale di conoscenza dei problemi”.

“Stiamo cercando di recuperare questo ritardo anche perché la previdenza integrativa è conveniente per i lavoratori”, ci tiene a sottolineare Bugli. La scarsa sensibilità verso l’adesione ai fondi negoziali si nota anche da parte dei datori di lavoro, anche pubblici. “Sì -conferma Bugli- c’è una sensibilità ”attutita” e forse c’è una preoccupazione sugli esborsi che dovrebbero eventualmente sostenere. Ma posso assicurare che si tratterebbe di una spesa assolutamente sostenibile anche da parte di quei datori di lavoro come Regioni, Province, Comuni e Asl”.

La platea della totalità dei dipendenti del pubblico impiego “è di poco superiore a 3 mln ma bisogna considerare che in questa cifra rientra il comparto sicurezza che per il momento è escluso dalla previdenza complementare”, precisa Bugli. I Fondi delle pensioni complementari per il pubblico impiego sono 3: Espero (per i lavoratori della scuola), Sirio (per i dipendenti di ministeri, Agenzie, Università, Coni) e Perseo.

Labitalia

Donne

Sì alla legge contro la violenza sulle donne

La violenza sulle donne è una violazione dei diritti umani. Via libera unanime dell’aula del Senato alla ratifica e esecuzione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, firmata a Istanbul l’11 maggio 2011. I sì di Palazzo Madama sono stati 274, con un solo astenuto. “La ratifica all’unanimità, come già era successo alla Camera tre settimane fa, è motivo di soddisfazione e orgoglio. Il segno più tangibile dell’impegno di questo Parlamento su un tema cruciale come quello della violenza alle donne. Adesso la ratifica è definitiva, da parte dell’Italia: anzi, il nostro è uno dei primi Paesi dell’Unione a recepire la Convenzione”. Lo afferma la presidente della Camera, Laura Boldrini.

“Mi auguro che l’Italia si faccia ora promotrice all’interno del Consiglio d’Europa di un’azione che porti alla ratifica da parte di almeno dieci Paesi, passaggio necessario perché la Convenzione diventi operativa”, aggiunge. “Averla ratificata è un segnale importante, soprattutto perché per la prima volta i maltrattamenti contro le donne vengono inseriti nell’ambito della violazione dei diritti umani. Adesso però è necessario dare seguito all’impegno preso dal Parlamento con questa ratifica. E dare seguito significa soprattutto trovare la copertura finanziaria per le misure che la Convenzione ci richiede, misure innanzitutto preventive. Senza mai dimenticare che la battaglia che abbiamo di fronte è prima di tutto culturale”.

COS’E’ LA CONVENZIONE DI ISTANBUL. La Convenzione in materia di prevenzione e contrasto della violenza sulle donne, chiamata comunemente Convenzione di Istanbul, è stata approvata dal Comitato dei ministri dei paesi aderenti al Consiglio d’Europa il 7 aprile 2011 e aperta alla firma dall’11 aprile 2011. Si tratta del primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza.

Più precisamente, si vuole “prevenire e contrastare la violenza intrafamiliare e altre specifiche forme di violenza contro le donne, di proteggere e fornire sostegno alle vittime di questa violenza nonché di perseguire gli autori”. La Convenzione, che da oggi è legge in Italia, ha tra i suoi principali obiettivi l’individuazione di una strategia condivisa per il contrasto della violenza sulle donne, ma anche la prevenzione della violenza, la protezione delle vittime e la perseguibilità penale degli aggressori. Mira inoltre a promuovere l’eliminazione delle discriminazioni per raggiungere una maggiore uguaglianza tra donne e uomini. Ma l’aspetto più innovativo del testo è senz’altro rappresentato dal fatto che la Convenzione riconosce la violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione.

Tra l’altro, viene riconosciuta ufficialmente la necessità di azioni coordinate, sia a livello nazionale che internazionale, tra tutti gli attori a vario titolo coinvolti nella presa in carico delle vittime e la necessità di finanziare adeguatamente le azioni previste per la prevenzione e il contrasto, nonché per il sostegno alle vittime e lo sviluppo dei servizi a loro dedicati. Prevista anche la protezione e il supporto ai bambini testimoni di violenza domestica; viene chiesta la penalizzazione dei matrimoni forzati, delle mutilazioni genitali femminili e dell’aborto e della sterilizzazione forzata.

Si riconosce, infine, il ruolo fondamentale svolto dalla società civile e dall’associazionismo in questo settore. La Convenzione è stata firmata dall’Italia (dall’allora ministro Elsa Fornero) nel settembre scorso a Strasburgo. L’Italia, con il via libera di oggi al Senato, è il quinto Paese ad averla ratificata. Per entrare in vigore, ha bisogno del via libera di dieci paesi, di cui almeno otto membri del Consiglio d’Europa.

CIG

Cgil, a maggio 520mila in Cig e -3.300 euro in busta paga

Sono oltre 520 mila i lavoratori in cassa integrazione a zero ore da inizio anno, frutto di circa 460 milioni di ore messe a segno nei primi cinque mesi, con pesanti riflessi in busta paga per i lavoratori coinvolti: ovvero una perdita secca di reddito per 1,7 miliardi, pari a una riduzione del salario di circa 3.300 euro, al netto delle tasse, per ogni singolo lavoratore.

Questi i nuovi numeri del rapporto di maggio dell’Osservatorio cig della Cgil Nazionale, diffusi alla vigilia della manifestazione unitaria ”Lavoro e” Democrazia”, in programma domani (sabato 22 giugno) a Roma.

Numeri che, osserva la segretaria confederale della Cgil, Elena Lattuada, ”ci confermano per l”ennesima volta come il trend ci porti inesorabilmente, anche per il 2013, al miliardo di ore di cassa integrazione, che si sommeranno alle 4,4 mld di ore messe a segno negli ultimi cinque anni”.

Per la dirigente sindacale, ”sono numeri spaventosi e segno dello stato di crisi profondissima in cui versa il sistema produttivo e i pesanti riflessi sulle condizioni di centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori. Servono risposte urgenti: il lavoro è la vera emergenza, quello da salvaguardare e quello da creare, e da qui bisogna partire, come dimostreremo domani in piazza a Roma con Cisl e Uil per la manifestazione ”Lavoro e” Democrazia”. 

A maggio le ore di cassa integrazione, richieste e autorizzate, sono state 89.315.049, in flessione sul mese precedente per un -10,68%. Nel periodo gennaio-maggio, rispetto ai primi cinque mesi dello scorso anno, l”aumento è del +6,74% per un totale di ore pari a 457.258.239. Nel dettaglio dell”analisi di corso d”Italia si rileva poi come la cassa integrazione ordinaria (cigo) cali a maggio sul mese precedente del -7,53%, per un totale pari a 32.970.633 di ore.

Da inizio anno la cigo invece ha raggiunto quota 166.297.977 di ore per un +22,56% sui primi cinque mesi del 2012. Anche la richiesta di ore per la cassa integrazione straordinaria (cigs), sempre per quanto riguarda lo scorso mese, cala su aprile di un -30,39% per complessive ore 40.033.039 mentre nel periodo gennaio-maggio di quest”anno si totalizzano 188.272.098 ore per un +27,42% sullo stesso periodo del 2012.

Infine la richiesta di cassa integrazione in deroga (cigd) esplode a maggio, sul mese precedente, di un 139,02% per complessive 16.311.377 ore. Nei primi cinque mesi dell”anno, rispetto allo stesso periodo dello scorso, la riduzione della cigd e” stata del -29,15% per un totale di 102.688.164. Numeri che, spiega Lattuada, ”sono lontanissimi dalla media maturata nel 2012, e che è stata tra i 28/29 milioni di ore al mese, che ci segnalano una drammatica emergenza fatta di centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori che non stanno percependo alcun reddito, sebbene ne abbiano diritto”.

Manifestazione

Manifestazione Cgil, Cisl, Uil per uno … scossone al Governo

Dopo 10 anni di divisioni e di accordi separati, domani Cgil, Cisl, Uil saranno insieme nella storica Piazza San Giovanni a Roma per rivendicare provvedimenti urgenti sul lavoro, il fisco, i contratti, le politiche industriali , all’indomani della firma dell’accordo su rappresentanza e democrazia del 31 maggio scorso, con lo slogan: ‘Lavoro è Democrazia’. Le parole d’ordine e le notizie sull’organizzazione dell’evento sono stati spiegati nel corso di una conferenza stampa dai tre segretari organizzativi Carmelo Barbagallo della Uil, Paolo Mezzio della Cisl e Vincenzo Scudiere della Cgil. In base all’organizzazione dei trasporti verso Roma, i sindacati sono in grado di prevedere la partecipazione di oltre 100 mila persone provenienti da tutte le regioni d’Italia e appartenenti a tutte le categorie, escludendo ovviamente la partecipazione romana.

E’ previsto infatti l’arrivo nella capitale di 1400 pullman, 10 treni straordinari, 3 navi dalla Sardegna e 5 aerei di linea. Una manifestazione che tra l’altro è solo il culmine delle tante mobilitazioni che da mesi si stanno susseguendo su tutto il territorio nazionale.

I cortei saranno due con partenza alle 9.30 da Piazzale dei Partigiani e da Piazza della Repubblica, che attraversando le vie di Roma confluiranno in Piazza San Giovanni dove dal palco, insieme alla madrina della manifestazione, la giornalista Rosanna Cancellieri, sono attesi gli interventi conclusivi del segretario generale della Ces, Bernadette Segol e successivamente dei tre segretari generali, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Radio Articolo 1 organizzerà la diretta streaming della manifestazione,  “una manifestazione impegnativa e di straordinaria importanza che pone al centro il lavoro”,  ha spiegato ieri Vincenzo Scudiere. “Più il paese e le persone si impoveriscono – ha detto il segretario organizzativo della Cgil – più è facile che la responsabilità e la fiducia nelle istituzioni vengano meno”. Una manifestazione unitaria che ”vuole dire al paese che stare insieme significa riuscire a battersi per il cambiamento e con la quale vogliamo dire al Governo che ci sono possibilità sia nel nostro paese sia in Europa di invertire la tendenza sulle politiche recessive che ci hanno portato in questa situazione drammatica”.

E a proposito delle scelte politiche da fare e dell’inversione di rotta necessaria, Scudiere dice che “sabato saremo in piazza per dare una scossa al Governo”, affinché “insieme agli annunci, in qualche caso positivi, renda operative alcune scelte a partire dal confronto con i sindacati per rilanciare l’occupazione, in particolare quella giovanile, per difendere le grandi imprese e valorizzare il sistema del lavoro pubblico, per razionalizzare e rendere trasparente il rapporto tra Pubblica amministrazione e cittadini. Insomma, c’è bisogno di una politica che aiuti il paese facendolo uscire dalla situazione in cui siamo”.

A partire dalle 9.30 gli inviati di RadioArticolo1 daranno voce ai due i cortei che attraverseranno le vie di Roma per giungere in Piazza San Giovanni dove dalle 11.00 sarà possibile seguire in diretta gli interventi dal palco dei tre segretari generali Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti.