Archivi giornalieri: 24 giugno 2013

ECI:

Estratto contributivo integrato, ECI: rivolgiti all’Inca

In questi giorni l’Inps ha inviato 1 milione di estratti conto integrati, ECI, a lavoratori e lavoratrici che hanno versato i contributi in più gestioni previdenziali.
Secondo stime del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, complessivamente sono circa 6 milioni i lavoratori e le lavoratrici che hanno contributi in diverse gestioni previdenziali  perché, nella vita lavorativa, hanno cambiato settore di lavoro o sono passati dal lavoro dipendente al lavoro autonomo o hanno compiuto il percorso inverso.

Il primo invio di estratti, quello del milione, coinvolge lavoratori e lavoratrici di età inferiore a 65 anni con versamenti contributivi nel 2010  ed interessa: 

650.000  lavoratori con contribuzione Ago e fondi sostitutivi

150.000  con contribuzione ex Inpdap

20.000  con contribuzione ex Enpals

180.000 con contribuzione presso altri enti.

Nell’estratto conto integrato sono riportati tutti i periodi di contribuzione che l’interessato ha accreditato presso le diverse gestioni previdenziali, con l’indicazione del che fare se qualche periodo contributivo non risulta in estratto. 

L’operazione di verifica, controllo ed eventuale segnalazione di periodi contributivi mancanti dall’ECI è di grande importanza per lavoratrori e lavoratrici che, per motivi diversi, potrebbero non aver accreditata tutta la contribuzione, con il rischio di perdere sia indennità a sostegno del reddito, in caso di perdita di lavoro, indennità di maternità..che contributi utili ai fini pensionistici. Coloro che riceveranno dall’Inps l’estratto conto integrato possono rivolgersi all’ufficio Inca più vicino al loro domicilio, dove troveranno  operatori qualificati che controlleranno e, se occorre, inoltreranno  all’Inps, via internet , tutto quanto occorre a recuperare contributi mancanti.

Amianto

Amianto: negato il risarcimento ai lavoratori oramai pensionati per i danni subiti dalla mancata attuazione direttiva Ue

Nessun risarcimento ai lavoratori ormai pensionati, per i danni subiti dalla tardiva attuazione delle direttive comunitarie relative alla protezione dei lavoratori dall’amianto. Le azioni proposte per la mancata adozione delle misure di prevenzione e per non aver potuto usufruire dei benefici pensionistici sono infatti entrambe prescritte anche se la decorrenza è diversificata.

Lo ha chiarito la terza sezione civile della Cassazione con la sentenza n. 15663/13 che ha respinto il ricorso proposto contro lo Stato italiano da alcuni ex dipendenti di una società nei cui stabilimenti era presente l’amianto.

La domanda per tardiva trasposizione delle direttive, respinta in primo grado, era stata modifica in “maldestra attuazione” e per questo dichiarata inammissibile in appello perché considerata nuova. Le due richieste di indennizzo, inoltra, sono state considerate prescritte anche se con termini di decadenza diversi.

Cassazione.net

Bonus

Bonus per babysitteraggio

Il bando uscito pochi giorni fa sul sito dell’Inps permette di avere un bonus maternità di 300 euro al mese per sei mesi, ma le procedure e le condizioni necessarie per averlo sono complesse.

Innanzitutto il periodo possibile in cui inoltrare la richiesta va dal 1° luglio al 10 luglio p.v..

La condizione base è di essere lavoratrici dipendenti madri entro gli 11 mesi successivi al periodo di astensione obbligatori, oppure il cui parto presunto sia fissato entro quattro mesi dalla scadenza del bando.

Infine le graduatorie che tengono conto delle condizioni reddituali Isee (indicazione situazione economica equivalente) e della precedenza cronologica nell’invio della domanda.

Non possono fare la richiesta le lavoratrici autonome, mentre quelle iscritte alla gestione separata hanno diritto alla metà del contributo, tre mesi anziché sei.

Da ricordare che il bonus è alternativo al congedo parentale.

Com’è noto, come Patronato noi non offriamo consulenza ai datori di lavoro, ed in questo specifico caso, la madre lavoratrice, in quanto erogatrice di voucher, svolge appunto la funzione di datore di lavoro. Bisogna però considerare che la situazione di questa prestazione, sia in voucher che in contributo al nido, è talmente particolare e talmente vitale per le madri lavoratrici in questo periodo di crisi economica, che chi è interessata può rivolgersi ad una delle sedi Inca dislocate su tutto il territorio nazionale affinché gli operatori del patronato possano garantire la più ampia assistenza  mettendosi a disposizione dei cittadini per l’inoltro della domanda.

Agricoltura

Il rischio da sovraccarico biomeccanico in agricoltura

Nel corso della 1° giornata sono state presentate relazioni che hanno approfondito il rischio in singole e specifiche  tipologie di coltivazione. I risultati di queste indagini appaiono molto importanti per la nostra attività di tutela in quanto permettono di ricostruire il rischio nelle diverse attività che caratterizzano l’impegno annuale di un addetto al settore che, come è noto, alterna stagionalmente diverse attività lavorative dalla raccolta, alla manutenzione delle piante, alla preparazione delle coltivazioni ecc.
 
Il metodo Ocra per la valutazione del rischio connesso ai movimenti ripetuti degli arti superiori, si articola in due diversi strumenti (Checklist Ocra; Indice Ocra) aventi dettaglio analitico e finalità differenti anche se entrambi fanno riferimento ad un unico modello concettuale. In agricoltura, è stato ribadito che è preferibile utilizzare la check-list separatamente per singolo arto in quanto si è in presenza di azioni statiche/dinamiche che si alternano nel ciclo.

Definire procedure e criteri per la stima del rischio anche in presenza di situazioni di turn-over assai complessi come quello tipicamente presente nei lavori agricoli i cui addetti svolgono molteplici compiti diversamente distribuiti qualitativamente e quantitativamente nei diversi mesi dell’anno (ciclo annuale).

n 18° 2013 numero newsletter.doc 

Cassazione

Cassazione – L’integrazione del minore nel nostro Paese, vieta il rimpatrio del genitore

Non rischia l’allontanamento dal territorio nazionale lo straniero che ha il figlio adolescente ben integrato in Italia, nell’ambiente dov’è cresciuto perché si devono valutare le conseguenze dell’allontanamento improvviso del minore da tale contesto. Il provvedimento non richiede necessariamente l’esistenza di situazioni di emergenza o di circostanze contingenti ed eccezionali strettamente collegate alla salute.

Lo ha sancito la Corte di Cassazione che con la sentenza n. 15676/2013 ha accolto il ricorso di una coppia di stranieri contro la decisione della Corte d’appello di Napoli che aveva confermato il provvedimento del tribunale dei  minorenni di allontanamento dal territorio nazionale.

Cassazione.net

Legge 210/92

Legge 210/92 – Vinta una causa promossa dall’Inca di Reggio Emilia

Una causa promossa dall’Avv. Paola Soragni, consulente legale dell’Inca Emilia Romagna, e inerente la legge 210/92 (indennizzo a causa di somministrazione di sangue infetto) è stata vinta dal nostro patronato con conseguente condanna del ministero della salute.

Il caso riguardava un nostro assistito che a seguito di numerose trasfusione di sangue, dovute a diversi interventi chirurgici subiti, ha contratto il virus dell’epatite C e, dopo aver presentato richiesta d’indennizzo, tramite il nostro patronato, la Commissione Medica Ospedaliera gli riconosceva il “nesso causale”, l’ascrivibilità del danno a tabella, ma visto che la domanda era stata presentata tardivamente la dichiarava intempestiva. Si procedeva, quindi, con il ricorso al Ministero della Salute, solo e unicamente, per la parte riguardante l’intempestività della domanda.

La Commissione Ministeriale accoglieva il ricorso e dichiarava “tempestiva” la domanda ma rivedeva il giudizio espresso dalla CMO, negando l’ascrivibilità tabellare in precedenza riconosciuta e, concludendo, con il rigetto della domanda.

Il danneggiato, sempre sostenuto dal nostro legale avv. Soragni,  si è rivolto al Tribunale di Reggio Emilia, che ha ritenuto “arbitrario” il comportamento del Ministero. A suo giudizio, infatti, il Ministero è andato ben oltre le proprie competenze. Il ricorso era basato sulla “tempestività” della domanda e solo su quello avrebbe dovuto esprimere il proprio giudizio.

Il Ministero non può, si legge nelle motivazioni, “annullare o riformare parti del provvedimento per motivi differenti da quelli sollevati dal ricorrente, né può annullare o riformare parti del provvedimento non oggetto di impugnazione…”.
Lo stesso Consiglio di Stato, con delibera n. 5 del 9 gennaio 2012, si era pronunciato dando un’interpretazione autentica dell’art. 5 legge 210/92: “Il Ministero ha solo il potere di valutare la fondatezza o meno delle censure rivolte dal ricorrente, limitando la propria cognizione ai punti e ai capi che sono coinvolti” ed è: “privo del potere di sindacare la discrezionalità tecnica della Commissione in sede di erogazione dell’indennizzo, non si capisce come tale potere possa essergli concesso in sede di decisione del ricorso dell’interessato al di fuori dell’ambito da esso devoluto. In definitiva il principio generale della corrispondenza tra chiesto e pronunciato non può in alcun modo essere posto in discussione”.
Sulla base anche del parere espresso dal Consiglio di Stato e  avendo accertato che il ricorrente aveva soddisfatto tutti i requisiti riguardanti il nesso causale, mai messo in discussione (accertato dalla CMO e confermato da Ministero della Salute); la tempestività della domanda, unico motivo di ricorso (negato dalla CMO e poi accolto, a seguito di ricorso amministrativo, dal Ministero della salute), l’ascrivibilità tabellare, riconosciuta dalla CMO (VII cat. Tab. A) e illegittimamente modificata dal giudizio del Ministero, e dunque, ricorrendo tutte le condizioni richieste dalla legge per la concessione dell’indennizzo, il Tribunale, senza la rituale nomina del Consulente Tecnico d’Ufficio, ha giudicato “arbitrario” il comportamento adottato, e ha condannato il Ministero al riconoscimento del diritto nei confronti del danneggiato.

Infortuni sul lavoro

Infortuni – Ministero Lavoro convoca il Comitato coordinamento Ispettori

Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha convocato per lunedì primo luglio il Comitato di coordinamento sulla vigilanza ispettiva per discutere le azioni da intraprendere per rafforzare i controlli sulla sicurezza sul lavoro e sulla regolarità dei rapporti di lavoro, anche alla luce delle recenti modifiche normative. E’ quanto rende noto un comunicato.

Nel corso della riunione del Comitato, composto da rappresentanti della Guardia di Finanza, dei Carabinieri, degli Enti previdenziali e delle associazioni datoriali e sindacali, verranno anche presentati il nuovo strumento telematico messo a punto all’Inps per la lotta al ”lavoro nero” (che consentirà di valutare sia il comportamento tenuto dal datore di lavoro sia l’evoluzione della posizione assicurativa del lavoratore) e i primi risultati del progetto avviato dall’Inail nel mese di maggio, su richiesta del Ministro del Lavoro, per la valutazione del rischio infortunistico per settore di attività economica e per singola impresa.

Come già notato dal Ministro nella recente riunione con i comandanti territoriali del nucleo dei Carabinieri che opera per la sicurezza sul lavoro, le azioni condotte quotidianamente, e con grande impegno, dalle forze dell”ordine e dagli ispettori del Ministero e degli Enti previdenziali vanno svolte utilizzando tutti gli strumenti a disposizione, anche per evitare il rischio che le difficoltà economiche in cui versano tante imprese possano indurre queste ultime a porre una minore attenzione alla sicurezza sul lavoro. Per questo, è indispensabile migliorare l’uso dei dati a disposizione, così da orientare i controlli verso i soggetti maggiormente a rischio. 

In occasione della riunione, prosegue la nota del ministero del Lavoro, che sarà un’opportunità per approfondire anche con le parti sociali i contenuti del disegno di legge, verrà discusso come dare attuazione alle norme sulla semplificazione di alcuni adempimenti formali in questa materia contenute nel recente decreto legge varato dal Governo e come accompagnare queste ultime con un parallelo rafforzamento dei controlli sostanziali.

Numerosi sono gli adempimenti a carico delle pubbliche amministrazioni per rendere operative le semplificazioni senza che questo produca un rilassamento dell”impegno per la sicurezza sul lavoro. Di conseguenza, la riunione del Comitato definirà il piano di lavoro per rendere efficaci le nuove norme nel più breve tempo possibile e per rafforzare il sistema dei controlli sul campo.

AdnKronos

Immigrati

Ocse: la crisi colpisce pesantemente gli immigrati

L’Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo, basata a Parigi, ha pubblicato, nei giorni scorsi, il rapporto “Prospettive sulle migrazioni internazionali 2013” (International Migration Outlook 2013). Secondo il rapporto, le principali tendenze riscontrate sono:

i flussi d’immigrazione aumentano nei Paesi dell’OCSE, ma registrano livelli ben inferiori rispetto ai flussi che hanno preceduto la crisi. Nel 2011, per quanto riguarda l’immigrazione permanente, i flussi sono aumentati rispetto al 2010 nell’insieme dei Paesi OCSE, ma non superano i quattro milioni. I dati preliminari disponibili per il 2012 indicano un ulteriore aumento. La migrazione temporanea per motivi di lavoro, ha registrato in sostanza gli stessi livelli rispetto al 2010, con un po’ meno di due milioni d’immigrati nei Paesi di accoglienza. 
India e Cina continuano a essere due importanti Paesi di origine dell’immigrazione verso i Paesi dell’OCSE. Quest’anno, tuttavia, Polonia e Romania compaiono tra i primi tre Paesi (dopo la Cina) d’immigrazione. Un trend ascrivibile all’aumento della mobilità all’interno dell’UE. I flussi migratori in uscita dai Paesi più colpiti dalla crisi, e in modo particolare dai Paesi dell’Europa del Sud, hanno altresì segnato un’accelerazione del 45%, dal 2009 al 2011.
Nel 2011, i richiedenti asilo nei Paesi dell’OCSE sono aumentati di più di un quinto, superando per la prima volta un totale di 400.000 richieste dal 2003. Questo trend è confermato dai dati preliminari del 2012. In cima alla classifica dei Paesi ospitanti, si trovano gli Stati Uniti, la Francia e la Germania. Tra i Paesi di accoglienza, l’Italia occupa la quarta posizione nel 2011, situazione in gran parte riconducibile alla “Primavera araba”.
Molti Governi hanno adottato politiche più restrittive nelle politiche di assunzione di persone provenienti dall’estero poiché mirano a proteggere la propria forza lavoro in una fase di disoccupazione al rialzo. In alcuni Paesi, tuttavia, sono state introdotte misure per alleviare la situazione dei lavoratori stranieri che hanno perso il posto di lavoro. In generale, si tratta di disposizioni che li autorizzano a rimanere nel Paese di accoglienza e a cercare un nuovo lavoro. Un maggior numero di Paesi sta adottando sistemi a punti, che, secondo loro, offrirebbero una più ampia flessibilità nel processo di selezione dei candidati altamente qualificati. Alcuni Governi sono altresì interessati da programmi volti ad attrarre gli investitori e gli imprenditori.
La disoccupazione di lungo termine degli immigrati è diventata una notevole sfida in molti Paesi dell’OCSE. Nel 2012, quasi un disoccupato immigrato su due ha cercato lavoro per più di un anno.
Gli immigrati giovani e i meno qualificati sono stati particolarmente colpiti dalla crisi, mentre le donne immigrate e gli immigrati molto qualificati hanno subito le conseguenze della crisi in misura più contenuta. L’impatto più forte della crisi ha colpito gli immigrati provenienti dall’America Latina e dall’Africa del Nord. Per esempio, in Europa, gli immigrati che provengono dall’Africa del Nord hanno dovuto affrontare livelli record di disoccupazione e nel 2012 hanno registrato un tasso di disoccupazione del 26,6 %.

C’è un’ampia discussione per chiarire se gli immigrati sono contribuenti netti per la finanza pubblica o se invece ricevono più di quanto contribuiscano. Le stime indicano che l’impatto degli immigrati sull’equilibrio fiscale è lieve. Generalmente, non supera lo 0,5% del PIL, sia in termini positivi sia in termini negativi. Tuttavia, abitualmente gli immigrati hanno un’incidenza meno positiva sul bilancio pubblico rispetto ai nativi.

Il profilo di età degli immigrati è un fattore importante che consente di comprendere le differenze nella situazione contributiva netta degli immigrati riscontrate nei diversi Paesi esaminati. L’età compiuta al momento dell’entrata nel Paese ospitante è un elemento decisivo per definire il valore attuale netto degli immigrati depurato dai loro futuri contributi finanziari diretti. Ciononostante, in molti sistemi d’immigrazione il fattore età svolge, per la selezione dei lavoratori immigrati, un ruolo di secondo piano rispetto ad altri fattori, tra cui l’esperienza lavorativa, la lingua parlata e l’istruzione.

La discriminazione nei confronti degli immigrati e dei loro figli nel mercato del lavoro e nella società può essere dannosa per la coesione sociale e ridurre gli incentivi per investire nell’istruzione. Inoltre, la discriminazione può anche tradursi in una perdita economica per il Paese ospite. Non è facile misurare la discriminazione, ma alcuni studi indicano che per ottenere un colloquio di lavoro non è raro che gli immigrati e i loro figli, siano costretti a inviare più del doppio di candidature rispetto ai nativi che hanno lo stesso curriculum vitae. .

La maggior parte dei Paesi dell’OCSE ha adottato misure per contrastare la discriminazione, benché si riscontri un’ampia variazione nell’intensità e nella portata di tali misure tra i diversi Paesi. I rimedi più diffusi sono di natura giuridica. Un certo numero di Paesi ha altresì applicato politiche di “discriminazione positiva” basate su target e quote nonché su strumenti come curriculum vitae anonimi.

da Dipartimento Politiche globali Cgil

Terremoto

Modena: il terremoto ha cancellato 940 posti di lavoro

A un anno di distanza, gli effetti del terremoto dell’Emilia Romagna sul tessuto produttivo e sul mondo del lavoro cominciano ad essere quantificabili con maggiore esattezza. L’Osservatorio Cgil su economia e lavoro della provincia di Modena tenta proprio di misurare questi effetti presentando i dati, dati molto pesanti: alla fine del 2012 nelle aree colpite i posti di lavoro cancellati erano circa 940.

Ma in particolare, ci sono Comuni come Medolla dove il 69% dei lavoratori è stato coinvolto dagli effetti del sisma, con un danno diretto sul 20% delle attività produttive, e molti altri come Mirandola, San Felice, Concordia e Camposanto dove i lavoratori interessati sono più del 50%, mentre in chiave settoriale il sisma ha colpito più del 10% delle imprese del manifatturiero.

E ancora, per effetto del terremoto, 2.414 imprese hanno aperto procedure semplificate per l’accesso agli ammortizzatori sociali con 25.874 lavoratori coinvolti: in percentuale si tratta del 3,5% delle imprese attive e del 10,9% dei lavoratori.

 “E’ evidente che le misure tampone applicate fino ad oggi tra cui la flessibilità, non bastano a risolvere la strutturalità della crisi- spiega all’agenzia Dire il segretario della Cgil di Modena Tania Scacchetti -. E’ assolutamente necessario un cambio di passo nella gestione di questa situazione e il pubblico può e deve essere il volano della ripresa, attraverso una serie di investimenti importanti”.

Altro punto fondamentale secondo Scacchetti “la decisione chiara da parte del Governo di quale orientamento dare allo sviluppo industriale del Paese” in particolare con un occhio di riguardo “alla bioedilizia e alle fonti energetiche rinnovabili”.

Sindacati

I sindacati uniti su: il governo cambi il passo …

Dopo dieci anni Cgil, Cisl e Uil sono tornate a marciare unite, in una manifestazione confederale a Roma, e invadono San Giovanni, portando in piazza oltre 100mila persone. Sabato 22 giugno i sindacati hanno lanciato un messaggio al governo Letta: non c’è più tempo. Bisogna chiudere la fase degli annunci e prendere delle decisioni a favore del lavoro: il finanziamento degli ammortizzatori sociali, una redistribuzione sociale e fiscale, una politica industriale e per l’occupazione giovanile, una soluzione alla tragedia degli esodati. Cgil Cisl e Uil chiedono all’Esecutivo provvedimenti immediati ed efficaci.

Per la Camusso è necessario cambiare passo, non c’è più tempo
“Abbiamo chiesto di venire in piazza a sostegno della nostra piattaforma. Essere qui vuol dire stare dalla parte giusta, con quelli che vogliono che si facciano le cose: non basta parlare di lavoro, bisogna dare risposte. Occorre cambiare passo, quello che c’è in questi mesi non ci soddisfa. Ogni giorno c’è una preoccupazione in più: ogni giorno c’è un disoccupato in più, c’è un ragazzo che fa la valigia e lascia l’Italia”.

“Abbiamo indicato le emergenze – ha detto il leader Cgil -, ora vorremmo capire dal governo: perché non si firmano i decreti sulla cassa integrazione, perché non arrivano risorse? e rivolgendosi al ministro del Lavoro, Giovannini: “Ha detto che degli esodati si discuterà a settembre, speriamo di aver capito male. La parola ‘esodati’ non l’abbiamo inventata noi, si parla di donne, lavoratori in mobilità, contributori volontari. Il governo non può inventare nuove lotterie, deve sancire il diritto e la norma: un patto si rispetta, i cittadini non possono trovarsi da un momento all’altro senza avere le loro condizioni. Subito dopo vogliamo discutere di pensioni, perché questo sistema non va bene: l’attuale sistema non guarda a com’è fatto il lavoro. Ci sono troppe ingiustizie nella riforma delle pensioni”.

“Il governo non ci pensi neanche ad aumentare i ticket nel 2014. Già ora ci sono persone che non riescono più a curarsi”, ha anche sottolineato Camusso  ha aggiunto: “Al governo ci sono cose che non vanno: una per tutte, è insopportabile che si taglino le appalti di pulizie nelle scuole. Di nuovo se la prendono con i più deboli. Allora vogliamo dire al governo che vigileremo: ogni volta che si parla di semplificazione si interviene sulla sicurezza sul lavoro, sugli appalti e sui codici antimafia. E così non va bene”.

“Spesso se la prendono con i lavoratori del pubblico impiego”, ha detto la segreteria di Corso Italia,”il blocco dei contratti è sempre sbagliato, perché penalizza i lavoratori e li impoverisce: è una scelta che non ha dato un servizio in più a questo paese, ha solo aumentato le diseguaglianze tra cittadini. Noi vogliamo la riforma della pubblica amministrazione, perché vogliamo che quei lavoratori possano lavorare bene. Se è così – però – ci vuole la contrattazione, bisogna decidere come si organizzano il lavoro e i servizi nei confronti delle persone”.

“Diciamo anche al governo: non ne possiamo più di sentire ogni giorno un annuncio, e poi non ci sono risorse. Si stanno costruendo illusioni sbagliate e si perde tempo. Se il paese ha poche risorse, bisogna decidere dove si prendono e a chi vanno. Non si può togliere l’Imu a chi ha tante case e palazzi, è giusto che si paghino le tasse sulle rendite finanziarie. Bisogna liberare risorse per i lavoratori dipendenti e pensionati. Se si toglie una tassa a un ricco non cambia nulla – ha aggiunto -, se si danno risorse ai lavoratori riparte l’economia. Di questo abbiamo bisogno”. Più volte ci siamo sentiti dire che siamo sulla stessa barca: allora perché Confindustria non dice a Indesit di ritirare il suo piano di ristrutturazione? Indesit non è un’azienda in crisi, vuole utilizzare gli utili per fare investimenti in Turchia e Polonia. Se è così non siamo affatto sulla stessa barca, perché da quella barca si buttano a mare i lavoratori”.

“E’ giusto partire dai giovani, ma per cambiare bisogna costruire i cantieri, creare posti di lavoro, riaprire le fabbriche che abbiamo. C’è una grande parte del paese che rappresentiamo, che il paese lo vuole salvare: ci rivolgiamo a tutti loro per assumere un principio comune, quando siamo in difficoltà bisogna guardare a chi ha meno, redistribuire il reddito a loro favore. Il ministero dello Sviluppo non può accumulare vertenze sul tavolo senza dare nessuna risposta”. “Reddito equo e lavoro sono le condizioni per ripartire. Il futuro si ricostruisce oggi. Il lavoro deve avere la sua centralità, è dignità, condizione positiva, progetto e libertà delle persone. Lavoro è democrazia – ha concluso -, se si rinuncia al lavoro la democrazia è a rischio. Lanciamo un messaggio: per il lavoro bisogna fare scelte precise e coraggiose, bisogna decidere ora, non tra qualche mese. Oggi è la prima manifestazione e continueremo: questo paese lo vogliamo salvare”. 

Piano nazionale giovani

Ecco il piano nazionale giovani. Sul tavolo: 1 miliardo

Un ”piano nazionale italiano” per il rilancio dell’occupazione, con i giovani come stella polare. E’ quello che arriverà mercoledì sul tavolo del consiglio dei ministri, contenente un primo pacchetto di misure da circa un miliardo di euro, da ampliare e approfondire successivamente all’emergere di nuove risorse.

E’ il presidente del consiglio, Enrico Letta,  a ribadire la volontà dell’esecutivo di predisporre un piano per il lavoro, con un occhio di riguardo per gli under-30. ”Dobbiamo rimettere il lavoro per i giovani al
centro”, ha spiegato, perché l’innalzamento della
disoccupazione e dell’età pensionabile a seguito delle riforme” hanno messo i giovani ai margini”.E allora ecco il pacchetto da un miliardo di euro, fondi ‘dirottati’ da quelli europei per l’occupazione giovanile ed il contrasto alla povertà nel Sud. Di questi, 500 milioni andranno alla decontribuzione per i neo assunti a tempo indeterminato nel Sud, con una misura che potrebbe venire estesa fino al 2015 e consentire 50.000 nuove assunzioni, mentre è ancora al vaglio una misura che consenta di stabilizzare gli assunti a tempo determinato. Altri 400 milioni andranno a nuovi tirocini (200) e al rifinanziamento della legge sull’imprenditorialità giovanile (200) mentre 100 milioni a cooperative del terzo settore formate soprattutto da giovani. In totale, l’impatto sull’occupazione dovrebbe essere,
nei piani del governo, di circa 70.000 nuovi posti di lavoro.

Con queste misure l’Italia si presenta al Consiglio Ue del 27 e 28 giugno prossimi: ”Noi facciamo un piano nazionale e non c’è bisogno del permesso europeo”, ha spiegato Letta, sottolineando che non andrà dagli altri leader Ue a ”chiedere soldi”.
In effetti la posizione dell’Italia in vista del vertice
europeo è quella di sempre: ”ci batteremo affinché’ questi soldi siano usati subito e non spalmati su molti anni. Si tratta di 6 miliardi per tutta l’Europa e l’Italia ne userà 500 milioni”. Il tema della ‘battaglia’ di Letta sono i fondi per il sostegno dell’occupazione giovanile, lo ”Youth Guarantee Scheme”, un piano che originariamente doveva essere spalmato fino al 2020 ma che l’Italia, con altri partner europei ad eccezione della solita Germania nelle vesti di ”falco”, ritiene opportuno concentrare solo nel 2014 e nel 2015.