Archivi giornalieri: 4 novembre 2013

Disoccupati

Cgil, emergenza da precari a cig. Un milione e mezzo disoccupati

Non ci sono soltanto gli under-25 a nutrire le fila della disoccupazione in Italia. Al di là del parametro di riferimento Ue per il calcolo del tasso dei senza lavoro (e che nella fascia 15-24 anni comprende necessariamente anche gli studenti), l’emergenza occupazione si estende di fatto agli under-35: sono oltre 3,8 milioni quelli in difficoltà.

Si tratta di disoccupati, scoraggiati, cassintegrati, precari e part-time involontari, cioè non per scelta ma perché non trovano di meglio, e sono per l’esattezza 3 milioni 873 mila, secondo una elaborazione dei dati, relativi al primo semestre 2013, contenuti nel rapporto dell’associazione Bruno Trentin della Cgil. Sono giovani tra i 15 e i 34 anni e soltanto i disoccupati sono più di un milione e mezzo (un milione 589mila), sempre calcolati nei primi sei mesi dell’anno.
Rappresentano una fetta importante dell’emergenza occupazionale. Gli oltre 3,8 milioni di under-35 che sono alle
prese con difficoltà di ingresso e di permanenza nel mercato del lavoro sono, infatti, quasi la metà (il 42,8%) degli oltre 9 milioni di persone complessivamente già ”censite” dall’associazione Trentin come quelle che popolano le cosiddette aree della sofferenza e del disagio occupazionale.

In particolare, 2 milioni 75 mila under-35 rientrano in quella che viene definita l’area della sofferenza, di cui fanno parte i disoccupati, gli scoraggiati e i cassintegrati. Sono, invece, 1 milione 798 mila le persone tra i 15 e i 34 anni che ricadono nella cosiddetta area del disagio occupazionale, che include i precari e i part-time involontari.

Il problema della disoccupazione riguarda tutti, ma principalmente giovani, donne e Mezzogiorno”, sottolinea il presidente dell’associazione, Fulvio Fammoni. ”Nello studio l’area fino a 35 anni rappresenta circa il 40% degli indicatori di gravità del fenomeno ed è particolarmente significativo che ciò riguarda sia chi ha un tasso di scolarità basso sia i livelli più alti d’istruzione, come i laureati”. Per questo, “la priorità è creare occupazione altrimenti i dati peggiorano, come dimostrano le stime dell’Istat di oggi”, aggiunge Fammoni. Senza considerare che ”oltre all’aumento dei disoccupati e al calo degli occupati, peggiorano anche le condizioni, con la disoccupazione di lunga durata che supera il 55% ed il quinto
anno di fila in cui la cassa integrazione supera il miliardo di ore autorizzate”.

Immigrati

Immigrati: A “Italia sono anch’io”, Pisapia e Feltrinelli nuovi portavoce

ll sindaco di Milano Giuliano Pisapia e l”editore Carlo Feltrinelli sono i nuovi portavoce della campagna per i diritti di cittadinanza ”L”Italia sono anch”io”. Lo annuncia una nota, riferendo di un incontro durante il quale è stato proposto loro di assumere il ruolo di portavoce, in sostituzione del sindaco di Reggio Emilia Graziano Del Rio, nominato ministro. “I due nuovi portavoce, assumendo questo impegno, hanno espresso apprezzamento per il lavoro svolto dalle organizzazioni promotrici su un tema come quello della riforma della cittadinanza, oggi particolarmente sentito e urgente”, prosegue la nota.

“Pisapia e Feltrinelli si sono quindi impegnati a inviare una richiesta di audizione alla commissione Affari Costituzionali, per sollecitare la calendarizzazione della discussione alla Camera e accelerare la conclusione dell’iter”. “Tutti – prosegue la nota – hanno convenuto sulla necessità di rilanciare con efficacia i temi sollevati dalla campagna: riforma della cittadinanza e diritto di voto alle amministrative per i cittadini residenti di origine straniera, temi oggetto – considera la nota – di due proposte di legge di iniziativa popolare sottoscritte da duecentomila persone e già depositate in Parlamento”.

Si è deciso inoltre “di proiettare la campagna in una dimensione europea – riporta la nota – anche in vista della prossima scadenza elettorale per il rinnovo dell’Europarlamento, con un primo importante appuntamento il prossimo 18 dicembre, Giornata internazionale delle Nazioni Unite per i diritti dei migranti”. 

Disoccupazione

Cgil: per la recessione serve una terapia d’urto

“Il nuovo e gravissimo record sul tasso di disoccupazione dimostra che la recessione non è finita e senza una terapia d’urto non si ferma l’emorragia di posti di lavoro. Le politiche restrittive di questi anni hanno aggravato la situazione, espulso milioni di lavoratori e impedito ad altrettanti giovani di accedere al mondo del lavoro”. Così la Cgil commenta i dati dell’Istat sull’occupazione.

“Chiediamo urgentemente un cambio di rotta, a partire dalla prossima legge di stabilità che deve mettere al centro il lavoro e la ripresa occupazionale – prosegue il sindacato di Corso d’Italia – e a questo fine è necessaria una significativa riduzione del carico fiscale sul lavoro e investimenti pubblici che possano stimolare la domanda e creare nuova occupazione”.

“Occorre una politica industriale finalizzata alla salvaguardia del nostro patrimonio produttivo, guardando in particolare ai settori strategici e alle infrastrutture, materiali e immateriali, necessarie per la ripresa economica del Paese”: aggiunge la Cgil “Sono, inoltre, urgenti misure per sostenere coloro che cercano lavoro, in particolare i giovani, per i quali il tasso di disoccupazione ha strutturalmente sfondato il record del 40%.

A questo fine l’attuazione della Garanzia Giovani deve essere l’occasione per rilanciare i servizi all’impiego e non lasciare soli i giovani, che purtroppo, sempre più spesso, passano dalla disoccupazione all’inattività”.

Disoccupazione

Cgil: per la recessione serve una terapia d’urto

“Il nuovo e gravissimo record sul tasso di disoccupazione dimostra che la recessione non è finita e senza una terapia d’urto non si ferma l’emorragia di posti di lavoro. Le politiche restrittive di questi anni hanno aggravato la situazione, espulso milioni di lavoratori e impedito ad altrettanti giovani di accedere al mondo del lavoro”. Così la Cgil commenta i dati dell’Istat sull’occupazione.

“Chiediamo urgentemente un cambio di rotta, a partire dalla prossima legge di stabilità che deve mettere al centro il lavoro e la ripresa occupazionale – prosegue il sindacato di Corso d’Italia – e a questo fine è necessaria una significativa riduzione del carico fiscale sul lavoro e investimenti pubblici che possano stimolare la domanda e creare nuova occupazione”.

“Occorre una politica industriale finalizzata alla salvaguardia del nostro patrimonio produttivo, guardando in particolare ai settori strategici e alle infrastrutture, materiali e immateriali, necessarie per la ripresa economica del Paese”: aggiunge la Cgil “Sono, inoltre, urgenti misure per sostenere coloro che cercano lavoro, in particolare i giovani, per i quali il tasso di disoccupazione ha strutturalmente sfondato il record del 40%.

A questo fine l’attuazione della Garanzia Giovani deve essere l’occasione per rilanciare i servizi all’impiego e non lasciare soli i giovani, che purtroppo, sempre più spesso, passano dalla disoccupazione all’inattività”.

Immigrati

Immigrati: solo 26mila hanno una pensione

Sono solo 26mila i lavoratori stranieri non comunitari che usufruiscono di una pensione in Italia, a fronte di circa due milioni di lavoratori regolarmente assunti. Poco più dello 0,2%. Lo ha reso noto il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, che insieme al ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge ha presentato la campagna “Il lavoro è cittadinanza”. Un progetto che si propone di comunicare l’apporto positivo che i lavoratori stranieri producono il termini di valore aggiunto e per la contribuzione nei bilanci del nostro sistema previdenziale.

“Il lavoro non ha colore, etnie o appartenenza. E’ solo lavoro, con i suoi diritti”: ha detto il ministro per l’Integrazione, Cecile Kyenge, sottolineando che “i dati ci dicono che i lavoratori migranti producono il 10% del
Pil”.

I cittadini extra Ue che lavorano in Italia si suddividono in 883mila dipendenti con contratto a tempo indeterminato e circa 270 a tempo determinato, ai quali si aggiungono 467mila lavoratori domestici e 159mila esercenti di attività commerciali. Gli artigiani sono circa 120mila e 19mila i lavoratori subordinati.

Infine, 136mila sono i lavoratori dipendenti in ambito agricolo, quasi 17mila gli stagionali e circa 1.500 i coltivatori diretti. Quanto alle imprese individuali, sono oltre 300mila gli stranieri non comunitari che hanno avviato questo tipo di impresa.

Le prestazioni di cui usufruiscono i lavoratori stranieri, ha sottolineato Mastrapasqua, sono contenute: 323.500 sono che usufruiscono dell’assegno al nucleo familiare; 297mila i titolari di indennità di disoccupazione, 123mila coloro che fruiscono di cassa integrazione e 15.500 i titolari di indennità di mobilità. Ancora, 32.500 ricevono l’indennità di maternità e 15mila beneficiano dei congedi parentali.

“C’è un ‘ultimo miglio”- ha concluso il presidente Inps – con l’attuale sistema se un lavoratore extra Ue va via dall’Italia i contributi che ha versato decadono. Bisogna convertire gli accordi bilaterali per far sì che il lavoratore sappia di poter avere le prestazioni dovunque decida di andare a lavorare”.  

Femminicidio

Legge su femminicidio, rilasciato primo permesso di soggiorno

A distanza di due settimane dalla sua entrata in vigore, è stata applicata in Calabria la nuova legge contro il femminicidio. Ne beneficerà una ventenne africana sottoposta a violenza sessuale in Italia.

Il legale ha chiesto alla Procura della Repubblica di Palmi di riconoscere alla donna il permesso di soggiorno, come previsto dall’articolo 18 bis della nuova norma, a tutela delle straniere vittime di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e atti persecutori.

Tramite la questura di Reggio Calabria, la pratica è andata a buon fine e alla donna africana è stato rilasciato il permesso di soggiorno.

adnKronos

Lavoro

Lavoro: un terzo delle Pmi ha licenziato, fuori i più giovani

Un terzo delle pmi italiane è stata costretta a licenziare. E l’onda lunga della crisi, soprattutto nelle realtà più piccole, colpisce i dipendenti più giovani. Nelle aziende a conduzione familiare, e più in generale in quelle fino a 20 addetti, la riduzione dell’organico ha infatti riguardato gli ultimi assunti. E’ la fotografia scattata da un’indagine dell’Adnkronos: il 30% delle imprese dichiara di aver risolto uno o più contratti di lavoro nell’ultimo anno e, fra queste, più della metà ha sacrificato i rapporti più recenti, che quasi sempre riguardano addetti under 30.

Le prospettive sembrano però indicare una frenata nell’emorragia di posti di lavoro. Guardando al prossimo anno scende al 20% la quota di piccole e medie imprese che pensa di dover ricorrere a tagli del proprio personale. Un dato che comunque segnala un trend di contrazione dell’occupazione nelle piccole e medie imprese anche per il prossimo anno. Per altro, solo una impresa su dieci si dice pronta a fare nuove assunzioni.

Tra le cause principali indicate per giustificare la decisione di licenziare prevale l’eccessivo costo del lavoro, indicato dal 70% delle imprese che hanno ridotto il numero dei propri dipendenti.

Altrettanto allarmanti i dati che riguardano il lavoro in nero. Il 40% delle pmi interpellate ammette di aver fatto ricorso, nel corso dell’ultimo anno, a prestazioni di lavoro non regolari; una stessa quota pensa che possa essere costretta a farne uso nel prossimo anno.

I dati che emergono dall’indagine descrivono una crisi del mercato del lavoro che non è solo quella dei grandi numeri, delle grandi imprese e delle vertenze nazionali. Nel tessuto delle pmisi registra una costante perdita di lavoro, che è il risultato di una somma di crisi locali, periferiche, che trova rappresentazione nei dati appena diffusi dall’Istat.

Nell’analisi dei numeri assoluti, il trend e” ancora più evidente che nell’analisi dei tassi di occupazione e disoccupazione. A settembre 2013 sono occupati 964 mila giovani tra i 15 e i 24 anni, in calo del 2,3% rispetto ad agosto (-23 mila) e del 12,5% su base annua (-138 mila). I giovani disoccupati sono 654 mila, in calo dell’1,5% nell’ultimo mese (-10 mila) ma in aumento del 5,4% rispetto a dodici mesi prima (+34 mila). Il numero di giovani inattivi è pari a 4 milioni 371 mila, in aumento dell’1,5% nel confronto congiunturale (+64 mila) e dell”1,2% su base annua (+54 mila).

In un anno, in sostanza, ci sono 138 mila giovani occupati in meno, 34 mila giovani disoccupati in più, 54 mila giovani inattivi in più. E buona parte di questi, considerate le caratteristiche dimensionali del tessuto produttivo italiano, sono proprio lavoratori che perdono il proprio posto di lavoro perchè licenziati da una piccola e media impresa, o che non riescono a trovarlo, perchè le pmi hanno smesso di assumere.

Ilva

Ilva: Cgil Taranto, servono tempi certi per bonifiche

”Mentre l’iter della giustizia fa il suo corso, abbiamo bisogno che il percorso di ambientalizzazione della fabbrica vada avanti con procedure e tempi certi. Si devono verificare i lavori dell’Aia, quelli delle bonifiche e sarebbe davvero intollerabile registrare ritardi o intoppi a questo processo perché ad esempio ci sono difficoltà a convocare una Conferenza di Servizio e a decidere per tempo sulle autorizzazioni necessarie”. Lo ha sottolineato il segretario provinciale della Cgil di Taranto nel corso del direttivo del sindacato in vista delle sciopero unitario del 15 novembre prossimo.

”Non possiamo assolutamente permetterci in questa delicata fase – dice il segretario Cgil – vuoti di potere o fuga dalle responsabilità da parte di amministratori e funzionari pubblici.
Fare presto ma per fare bene anche sulla base dell’esperienza dell’Accordo di programma sugli investimenti al porto dove si è nominato un Commissario proprio per  provvedere a sveltire le procedure”. La crisi tarantina letta all’interno del contesto nazionale, secondo il segretario della Cgil, ”suona come la esemplificazione dei rischi di declino produttivo e deriva sociale che corriamo se non si interviene in maniera energica. 
Taranto non può presentarsi con il cappello in mano a chiedere interventi rattoppo o tampone ma centrando i punti nodali e scommettendo su un futuro che sia di sviluppo sostenibile, in grado di dare risposte compiute  all’emergenza produttiva e occupazionale, insieme a quella ambientale e sanitaria del nostro territorio”.