Archivi giornalieri: 11 novembre 2013

Cassa in deroga

Cgil, follia taglio risorse cassa in deroga

A fronte della crisi che è ancora forte, del fatto che il fondo residuale ancorché parziale potrà credibilmente sostituire parte della deroga dal 2015, che ci sono imprese e lavoratori che hanno già accordi in essere sui quali fanno affidamento per sopravvivere, “oggi è una follia dire che bisogna tagliare le risorse per gli ammortizzatori in deroga”. A dirlo è il segretario confederale della Cgil Serena Sorrentino.

“Abbiamo sentito di tutto – aggiunge -: da criteri che taglino le indennità in modo draconiano al superamento dell’istituto senza chiarire quale possa essere l’alternativa. Noi facciamo una proposta chiara: se nel 2013 la spesa ha superato i 2,5 miliardi e non c’è copertura, neanche considerando i 330 milioni ulteriori, per tutto il 2013, si faccia un’operazione che metta insieme la copertura del 2013 per gli accordi sottoscritti al 31/12/13, si preveda già in legge di stabilità per il 2014 una somma che metta in sicurezza i lavoratori e le imprese dai rischi di chiusura e licenziamenti di massa e che dia la possibilità già dalle prossime settimane di avviare un tavolo tecnico ministero, regioni e parti sociali che ridisegni il sistema degli ammortizzatori estendendone le coperture sul principio della contribuzione di impresa e lavoro e rifinanziare adeguatamente ed estendere i contratti di solidarietà”. Quello che non si può fare “è tagliare e basta senza preoccuparsi delle ricadute sociali, disponibili e nell’interesse di tutti andare ad analizzare se ci sono degli abusi ma attenzione a generalizzare. In tante regioni (non solo al nord ma anche al sud come Puglia e Calabria) sono già stati sottoscritti ad oggi accordi che rivedono le mobilità lunghe e traghettano i lavoratori dalla deroga verso un sistema di politiche attive che guardi al reinserimento e alla riqualificazione”.

Ilva

Ilva ed Eni firmano a Taranto protocollo sicurezza

Un protocollo operativo di sicurezza per prevenire gli incidenti sul lavoro è stato firmato oggi nella prefettura di Taranto dai dirigenti di Ilva ed Eni alla presenza dei ministri dell’Ambiente Andrea Orlando e del Lavoro Enrico Giovannini. Il documento presuppone un’analisi dei mancati infortuni e dei ”quasi incidenti” e un’attività di formazione per i lavoratori diretti e dell’appalto.

Per la stesura del protocollo hanno avuto un ruolo attivo gli enti di vigilanza e controllo e le stesse aziende. Alla cerimonia di oggi, hanno partecipato anche il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e il sindaco di Taranto Ippazio Stefano. Le verifiche saranno periodiche per l’effettiva efficacia dei corsi di formazione. La firma sul documento di Confindustria consentirà di estendere il protocollo anche alle atre aziende dell’area industriale e delle ditte appaltatrici. E’ previsto, ha sottolineato il prefetto, un monitoraggio continuo nei cantieri con particolare attenzione ai fattori di rischio. ”L’obiettivo ambizioso – ha aggiunto – è quello di avere zero infortuni. Il Nucleo operativo interno integrerà anche attività previste dell’Autorizzazione integrata concessa all’Ilva”.

Povertà

Nasce l'”Alleanza contro la povertà in Italia”

Oggi si è tenuta a Roma alla conferenza stampa di presentazione dell’Alleanza contro la povertà in Italia.

Un numero molto ampio di soggetti sociali, sindacali, del terzo settore, istituzionali, ha dato vita ad un sodalizio per promuovere adeguate  politiche contro la povertà assoluta, segno dell’urgenza di rispondere al diffondersi di questo grave fenomeno che negli ultimi ani ha visto raddoppiare le persone colpite.

I soggetti proponenti (Acli, Anci, ActionAid, Caritas, Acione Cattolica, Cgil-Cisl-Uil, Cnca, Comunità S. Egidio, Confcooperative, Conferenza delle regioni e delle province autonome, Fondazione Banco Alimentare, Forum nazionale del terzo settore, Lega delle Autonomie, Save the children e tanti altri ancora hanno unito le loro forze per provare a cambiare qualcosa, a cominciare dalla legge di stabilità che rappresenta il banco di prova della volontà politica di avviare sin dal prossimo anno un Piano nazionale contro la povertà.

Camusso

Progetto europeo Inca Accessor: Camusso, “Europa cambi passo ….

“Non c’è dubbio che i nostri patronati sono un’esperienza che non ha omologhi nel resto d’Europa” ad affermarlo a Londra il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, concludendo il convegno promosso dal patronato INCA del Regno Unito  sui risultati del progetto europeo Accessor, realizzato dal patronato INCA, capofila l’INCA del Regno Unito, e dai sindacati di otto Paesi europei, sul lavoro atipico tra tutela individuale e rappresentanza collettiva: “Quali strategie per le organizzazioni sindacali in Europa”.

La numero uno della CGIL è partita dall’esperienza dell’emigrazione storica italiana nel mondo per stigmatizzare il ruolo avuto dal patronato della CGIL, l’INCA,  ed arrivare all’attualità dell’emigrazione italiana nel mondo con tutti gli interrogativi che essa pone alle organizzazioni sindacali circa la tutela delle giovani generazioni italiane migranti in Europa.

  “Ogni tanto mi interrogo” ha detto la sindacalista “se sia possibile continuare in quest’epoca a ragionare in una logica nazionale per i migranti che escono dall’Italia per andare in altri Paesi o siano da considerarsi persone che si muovono nel contesto Europeo?”  Considerazioni sempre più attuali alla luce dei “dati del nostro Paese sulla ripresa del fenomeno migratorio dall’Italia, le cui dimensioni da qualche anno sono sempre più cospicue…e per il fatto che non si tratta più solo di una migrazione intellettuale, ma sempre più di un fenomeno i cui segnali sono gli stessi del passato, quando in Italia si svuotarono interi paesi i cui abitanti andavano in giro per il mondo a cercare lavoro.

Eppure, ha affermato il Segretario generale della CGIL, “ci riesce difficile immaginare che i nostri ragazzi e ragazze che stanno partendo con valigie che non sono più quelle di cartone legate con lo spago, e non viaggiano più in nave ma vanno in aereo, possano essere considerati oggi come consideravamo i migranti di ieri.  Ebbene, questo credo sia il primo problema che interroga le organizzazioni sindacali e dice della necessità che in Europa si cambi passo, e nel cambiare passo ci si domandi se questi sono stati anni di una dualità totale, e per un verso anche di grande forzatura sui vincoli economici, fino a forme puramente antidemocratiche e di intervento autoritario nelle economie dei paesi”.

L’intervento completo del segretario generale della Cgil su http://www.italiannetwork.it/news.aspx?id=17299  

Malattia di Parkinson

Malattia di Parkinson ed esposizione a pesticidi e solventi

Sulla rivista American Academy of neurology è stata da poco pubblicata una meta-analisi degli studi di coorte e caso-controllo che hanno indagato il rischio di malattia di Parkinson ( PD ) associato all’esposizione ai pesticidi e solventi.
Lo studio condotto da Gianni Pezzoli e Emanuele Cereda del Policlinico San Matteo di Milano ha preso in esame gli studi di coorte e caso-controllo che forniscono una stima del rischio potenziale di PD in seguito alla esposizione a pesticidi o solventi.
Degli studi presenti  104 sono stati ritenuti  soddisfare i criteri di qualità per l’inclusione nella meta-analisi anche se la qualità degli studi era caratterizzata da  eterogeneità sia in relazione alla diagnosi che al rischio professionale.

Negli studi caso-controllo di alta qualità, il  rischio di PD è apparso aumentato in relazione all’esposizione a qualsiasi tipo di pesticidi , erbicidi, e solventi. L’esposizione al paraquat o maneb / mancozeb si associa ad un aumento di circa  2 volte del rischio. Le conclusioni a cui pervengono gli Autori della meta-analisi,  è che la letteratura supporta l’ipotesi che l’esposizione a pesticidi o solventi sia un fattore di rischio per la malattia di Parkinson. 
La malattia (PD) è considerata come una malattia sporadica di origine multifattoriale. Oltre all’età ed alla storia familiare, sono stati identificati un numero di potenziali fattori che contribuiscono, come comorbidità (ad esempio, il diabete , l’ipertensione ) oltre alle abitudini di vita (ad esempio, modello alimentare, fumo). Inoltre, il ruolo degli ambienti di vita e di lavoro è stato considerato avere un grande significato e valore.

n 24° 2013 numero newsletter.doc 

Legge stabilità

L. stabilità: Cnel, meno spesa, più crescita

Sì alla riduzione del cuneo fiscale, no all’aumento degli acconti fiscali su banche ed imprese per eliminare la seconda rata dell’Imu. E’ la ricetta del presidente del Cnel, Antonio Marzano.

Il governo deve puntare ”sulle politiche per lo sviluppo”, afferma, da affiancare al ”risanamento dei conti pubblici”. La riduzione del cuneo fiscale va in questa direzione perché è a causa di esso che ”le imprese sostengono un costo del lavoro più alto di quello affrontato dalla concorrenza ed i lavoratori percepiscono un salario netto più basso rispetto a quello che potrebbero ottenere. E questo incide negativamente sulla competitività delle imprese e sulla domanda. Bisogna ridurlo drasticamente”. Ma l’esecutivo deve anche capire che ”il fisco non si risolve col fisco”, dice Marzano a proposito dell’aumento degli acconti fiscali ipotizzato per garantire lo stop alla seconda rata dell’Imu. ”E, ovviamente, non si può prescindere dalla rivisitazione della spesa pubblica e dalla eliminazione di ogni forma di spreco”.
I segnali della ripresa ”sono contrastanti – sottolinea. – Positivo è il dato sulla creazione di nuove imprese nel meridione d’Italia: nei primi nove mesi del 2013, sono state ben 97mila”.

Partite IVA

Crolla il popolo delle partite Iva …

Dal 2008 al giugno del 2013 hanno cessato l’attività ben 400 mila lavoratori indipendenti. In questi cinque anni e mezzo di crisi economica la contrazione è stata del  6,7%. Sempre nello stesso periodo di tempo, ogni cento lavoratori autonomi, ben 7,2 hanno chiuso i battenti. Al 30 giugno di quest’anno il cosiddetto popolo delle partite Iva ammonta a 5.559.000 lavoratori.

A scattare la fotografia sul mondo del lavoro autonomo e delle micro imprese è stata la CGIA. ”A differenza dei lavoratori dipendenti – fa notare la CGIA – quando un autonomo chiude l’attività non dispone di nessuna misura di sostegno al reddito. Ad esclusione dei collaboratori a progetto che possono contare su un indennizzo una tantum, le partite Iva non usufruiscono dell’indennità di disoccupazione, di nessuna forma di cassaintegrazione o di mobilità lunga o corta. Spesso si ritrovano solo con molti debiti da pagare e un futuro tutto da inventare”.

”Se in termini assoluti la platea dei subordinati ha perso ben 583.000 lavoratori, la variazione percentuale, invece, è diminuita solo del 3,3 per cento, mentre l’incidenza percentuale della perdita dei posti di lavoro sul totale della categoria si è fermata al 3,5 per cento. Tassi, questi ultimi, che sono meno della metà di quelli registrati dai lavoratori indipendenti”.

Analizzando tutti i profili professionali che costituiscono il cosiddetto popolo delle partite Iva, si nota che la contrazione più significativa è avvenuta tra i lavoratori in proprio: vale a dire tra gli artigiani, i commercianti e gli agricoltori. In questi ultimi cinque anni e mezzo sono diminuiti di 357.000 unità, pari ad una contrazione del 9,9 per cento. Male anche l’andamento dei coadiuvanti familiari, ovvero i collaboratori familiari: la riduzione è stata di 78.000 unità (-19,4 per cento). Anche i collaboratori occasionali o a progetto hanno subito un deciso ridimensionamento: la riduzione occupazionale è stata di 56.000 unità (-12 per cento). Anche gli imprenditori, vale a dire i soggetti a capo di attività strutturate con dipendenti, sono diminuiti di 37.000 unità (-12,9 per cento). Le uniche categorie che hanno registrato risultati positivi sono stati i soci delle cooperative (+ 2.000 unità, pari al +6,2 per cento) e, soprattutto, i liberi professionisti. Il numero degli iscritti agli ordini e ai collegi professionali sono aumentati di ben 125.000 unità (+10,7 per cento).

E dal primo gennaio il popolo delle partite Iva vedrà la sua aliquota salire di un punto, passando da 27,8% al 28,8%.

E’ così  scattata la protesta dei lavoratori autonomi che versano la gestione separata dell’Inps. Il Colpa (Coordinamento Libere Associazioni Professionali), insieme ad altre associazioni come Acta, Consulta del lavoro professionale Cgil, ConfAssociazioni, Agenquadri, etc. hanno firmato un appello in cui si chiede di bloccare l’aumento: “sarebbe politicamente e materialmente un gesto importante di giustizia sociale e di attenzione verso lavoratori e lavoratrici altamente professionalizzati che contribuiscono all’equilibrio del sistema Inps (con oltre un miliardo di contributi versati ogni anno), che non hanno compensi equi. Parliamo di lavoratori e lavoratrici che stanno prevalentemente fuori dai fenomeni di evasione fiscale, con scarsissime protezioni sociali e che, in questi anni di crisi, non hanno beneficiato di alcun ammortizzatore sociale”.

Pensioni

Pensioni: 5% più ricche costa quanto 44% più povere

Nel 2011 il 5,2% dei pensionati è nella fascia più ”ricca”, sopra i 3 mila euro di reddito da pensione al mese. Si tratta di 861 mila persone, che assorbono 45 miliardi di euro l’anno, il 17% della spesa totale, poco meno di quanto sborsato (51 miliardi, 19,2%) per i 7,3 milioni, il 44% dei pensionati, sotto i mille euro. E’ quanto emerge da dati Istat.

Insomma meno di un milione di teste che, in termini di spesa pensionistica, vale quasi come più di sette milioni di persone, quasi la metà del totale. Forte è il divario tra donne e uomini, quest’ultimi rappresentano il 76,3% dei pensionati over tre mila euro al mese, quasi otto su dieci. 
Se si fa il confronto con l’anno recedente, sempre in base alle ultime tavole pubblicate dall’Istat a fine ottobre, si scopre che nel 2011, anche se il numero dei pensionati in Italia è diminuito di 38 mila unità, il gruppo che percepisce più di tre mila euro mensili è salito di 85 mila (+10,9%), con un aumento della spesa di 4,6 miliardi di euro. In generale c’è una tendenza alla ”migrazione” dei pensionati verso classi d’importo maggiore, spiegabile sia con la perequazione annuale, sia con il fatto che il valore medio delle nuove pensioni è maggiore di quello delle cessate. Infatti sempre nel 2011 si è verificata anche una diminuzione dei pensionati sotto i mille euro (di quasi 250 mila teste, -3,3%). Occorre ricordare come si stia parlando di pensionati e non di pensioni, e una persona può essere titolare di più trattamenti (pensioni di vecchiaia, invalidità, sociali e altro). La distribuzione dei pensionati per classe d’importo risente infatti della possibilità di cumulo di uno o più trattamenti sullo stesso beneficiario. Sempre nel 2011 risulta che quasi un quarto dei pensionati è destinatario di un doppio assegno. 
Probabilmente con il blocco dell’indicizzazione e gli altri cambiamenti che hanno toccato il mondo delle pensioni dalla fine del 2011 qualcosa oggi è cambiato, ma si tratta comunque di dati consolidati, riflesso di situazioni che permangono negli anni.

ansa