Archivi giornalieri: 14 novembre 2013

deficit ex Inpdap

Inps: Stato copra deficit ex Inpdap

Valutare “nelle sedi competenti, l’opportunità di eventuali interventi normativi, tesi a garantire l’efficiente ed efficace implementazione della più grande operazione di razionalizzazione del sistema previdenziale pubblico”. Così il presidente dell’Inps, in un’audizione alla Commissione bicamerale di controllo degli enti di previdenza, con riferimento alla situazione ante-2008, quando lo Stato trasferiva le risorse per coprire la gestione Inpdap, in modo strutturale.

Sul bilancio ex-Inpdap, spiega l’Inps, grava “il continuo aumento delle uscite per prestazioni istituzionali, a fronte di trasferimenti statali che appaiono non completamente rispondenti ai fabbisogni, soprattutto nella quota attribuita come anticipazione, innescando crescenti rischi di sotto finanziamento dei disavanzi previdenziali e di progressivo aggravamento delle passivita”.

Sarebbe quindi “auspicabile” riflettere sulla possibilità di intervenire, per legge, in modo da tornare alla situazione precedente alla Finanziaria del 2008, quando in pratica, l’Inpdap diventò “debitore dello Stato da creditore che era”, con la conseguente generazione “dello squilibrio”, che ora, dopo la fusione, ricade sull’Inps.

Nel corso dell’audizione il presidente dell’Istituto ha ricordato inoltre che l’accorpamento deve “consentire la realizzazione di una riduzione dei costi complessivi di funzionamento non inferiore a 20 milioni di euro nel 2012, 50 milioni di euro per l’anno 2013 e 100 milioni di euro a decorrere dal 2014″. Sforbiciate a cui si devono aggiungere altri tagli” che prevedono complessivamente per l’Istituto – evidenzia il presidente Inps – una diminuzione delle spese di funzionamento di 169 milioni di euro per l’anno 2012, 477 milioni di euro per l’anno 2013 ed oltre 530 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2014″.

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Invalidità

Inps – Invalidità civile e requisito reddituale

L’Inps con il messaggio n. 15972/13 ha stabilito che l’invalido civile non avente diritto alle prestazioni economiche per carenza del requisito reddituale può fare nuova richiesta qualora tale requisito sopraggiunga negli anni successivi senza per questo dover ripetere l’accertamento sanitario.

La condizione di invalido civile, cieco civile e sordo civile dà diritto ad una serie di benefici di carattere sanitario e assistenziale tra cui l’erogazione di prestazioni economiche, come pensioni, assegni etc.. Per conseguire queste prestazioni sono richieste oltre al requisito sanitario (presupposto indispensabile) altri requisiti rilevanti solo per l’erogazione delle prestazioni e non incidenti sullo stato invalidante. L’Inps nel suo messaggio spiega, quindi, che se una prestazione non viene riconosciuta per carenza di requisito di reddito, l’accertamento dell’invalidità continua a produrre effetti per tutti gli altri benefici e nel caso il requisito sopraggiunga dopo il riconoscimento sanitario, può essere presentata una nuova domanda per ottenere l’erogazione della prestazione senza dover per questo ripetere l’accertamento sanitario.

Esodati

Giovannini: allarghiamo platea degli esodati …

Il ministro del lavoro ha colto l’occasione del question time alla Camera per riaffermare l’impegno del governo a reperire 1.330 milioni di euro necessari per finanziare gli ammortizzatori in deroga di fine 2013 e assicurare, con le correzioni al Ddl stabilità, che verranno individuati criteri interpretativi per allargare un po’ le maglie della seconda platea degli esodati, quella dei 55mila individuati con il Dl 95/2012.

Nel rispondere ad una domanda su come valutasse l’interpretazione, da più parti  giudicata restrittiva, del messaggio 17606 dell’Inps in cui l’Istituto stabilisce che “…i lavoratori che rientravano nella salvaguardia specifica prevista  (….) e che pertanto avrebbero mantenuto il diritto alla pensione di anzianità con le regole previste dalla normativa previdenziale precedente l’entrata in vigore della legge Fornero, non potranno accedere alla salvaguardia se maturano durante il periodo di mobilità il diritto con le nuove regole pensionistiche  (..)”, il ministro ha aperto esplicitamente alla possibilità di correttivi alla legge di stabilità “per poter garantire un ulteriore allargamento della platea a risorse date”.

Usura

Usura, richieste di aiuto in crescita esponenziale

Richieste di aiuto delle vittime di usura in crescita esponenziale negli ultimi anni. E se nel 2012 sono stati elargiti a sostegno di chi denuncia 9,2 milioni, nel 2013 (e i dati sono aggiornati al 31 ottobre) sono stati già deliberati 19,45 milioni di euro. È quanto afferma il Commissario antiracket e antiusura, durante la conferenza stampa di presentazione della Relazione annuale sulle attività del Comitato di solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura tenutosi presso il Viminale. “Le istanze di accesso al fondo – ha spiegato il Commissario – sono in crescita esponenziale per l’usura rispetto ad una stabilizzazione di quelle per l’estorsione”.
Sono 701 le istanze pervenute al Comitato di solidarietà nel 2012, 239 per estorsione e 462 per usura. Quelle accolte sono state 247 per cui il Comitato ha deliberato 19,3 milioni di euro, di cui 10 milioni per i casi di estorsione e 9,3 per i casi di usura, ma il dato degli stanziamenti, precisa il Viminale, non è relativo unicamente alle istanze pervenute nel 2012, ci sono anche quelle di anni precedenti. Per il 2013, i dati sono in crescita: al 31 ottobre sono stati deliberati 29,3 milioni di euro, di cui 19,4 milioni soltanto per le vittime di usura e quasi 10 per casi di estorsione. Le istanze esaminate nel 2013 sono oltre 2 mila. “Lo scenario è sicuramente critico – ha affermato il Commissario -. Nell’esaminare le richieste di accesso al fondo, ci siamo trovati di fronte alla preoccupazione degli imprenditori di dover chiudere e di non riuscire a risalire. Diffusissima l’insicurezza delle famiglie impoverite e costrette a modificare i propri stili di vita con un affacciarsi di vecchie e nuove povertà. Imprenditori che hanno chiesto l’accesso al fondo che avevano un’attività florida e che oggi si trovano a non poter mandare più i figli a scuola e che campano con i banchi alimentari della Caritas riscossi presso le parrocchie”.
Per quanto riguarda le estorsioni, le maggiori somme deliberate nel 2012 sono andate in Sicilia (2,9 milioni), segue la Campania (2,5 milioni), la Calabria (1,5 milioni) e la Puglia (1,1 milioni). Nonostante una certa stabilità registrata sui casi di estorsione, “abbiamo verificato un crescendo, una sequenza impressionante in alcuni territori di reati cosiddetti spia, dalle minacce ai danneggiamenti fino all’estorsione, per dare un segnale al territorio e dirigere in maniera quasi monopolistica alcuni settori e arrivare al controllo del territorio”.
Le risorse impegnate a sostegno di chi denuncia l’usura, vedono al primo posto la Campania con 3,1 milioni, ad una certa distanza segue la Sicilia (1,1 milioni), un milione in Puglia e circa 900 mila euro sono andati alla regione Lazio. I settori maggiormente interessati sono quelli del commercio all’ingrosso e al dettaglio, le costruzioni e l’agricoltura che tra casi di estorsione e usura ha ricevuto oltre la metà delle risorse erogare dal Fondo di solidarietà. Al secondo posto, per i casi di usura, per risorse deliberate, il settore alberghiero e della ristorazione. “La criminalità organizzata – ha spiegato il commissario -, in un momento di grande difficoltà di accesso al credito, si propone come uno sportello bancario parallelo. Le prede sono individuate immediatamente con grande sapienza in quelle attività che registrano un calo nel volume di affari e che, pensando di salvarsi, accedono a questi prestiti usurari che diventano delle vere e proprie lavanderie di denaro sporco”.

da Redattore Sociale

Casa

Casa: Cgil, disagio 400 mila famiglie, serve piano emergenza

La crisi economica incide sui costi dell’abitare acuendo il disagio sociale di almeno 400 mila famiglie che, secondo una stima della Cgil, “hanno bisogno di un’abitazione a costi sostenibili o di forme di sostegno al reddito” per far fronte alle morosità. Per la Cgil è “necessario approvare un piano per l’emergenza abitativa” che deve passare attraverso una “convocazione immediata” delle parti dal ministro delle Infrastrutture.

Secondo la responsabile Politiche abitative della Cgil, infatti, “il problema sfratti è un’emergenza nazionale, la cui mancata soluzione può renderla esplosiva dal punto di vista sociale”. Dall’inizio della crisi, secondo i dati dell’ufficio Politiche abitative della Cgil, “sono stati emessi 265 mila sfratti per morosità e 140 mila provvedimenti sono stati eseguiti. Considerando quelli emessi precedentemente, si stima che almeno altri 200 mila nuclei familiari abbiano provvedimenti di prossima esecuzione”. E questi dati, spiega il sindacato, “riguardano solo l’emergenza più visibile: la punta dell’iceberg di un disagio sociale che la crisi acuisce e di cui quello abitativo è evidentemente una componente fondamentale”.

Quanto al Piano per l’emergenza, per la Cgil è necessario, tra l’altro, mettere in campo “un fondo per l’affitto dalle dotazioni adeguate e risorse per chi è in situazioni di morosità o in difficoltà nel pagamento dei mutui per la prima casa e ampliare l’offerta in affitto residenziale pubblica e sociale, con canoni commisurati ai redditi delle famiglie”.

Sentenza Olii

Sentenza Umbria Olii, Cgil, Cisl e Uil scrivono a Napolitano

“Ci permettiamo di rivolgerci direttamente a Lei, come rappresentanti regionali di Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria, perché sappiamo quanta attenzione abbia sempre dimostrato rispetto al drammatico problema delle morti e degli infortuni sul lavoro. Lo facciamo perché nei giorni scorsi una ferita che credevamo chiusa per il nostro territorio si è purtroppo riaperta”. Inizia così la lettera che i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil scrivono al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in merito alla tragica vicenda Umbria Olii e al tragico incidente che il 25 novembre 2006 nel quale persero la vita 4 lavoratori, Tullio Mottini, Wladimir Todhe, Giuseppe Coletti e Maurizio Manili.

Il verdetto d’Appello, infatti, se conferma la condanna al titolare dell’azienda (anche se sensibilmente ridotta), attribuisce parte della responsabilità a una delle vittime, Maurizio Manili, giudicato colpevole del disastro nel quale lui stesso è rimasto ucciso.

“Ma se anche chi muore è colpevole, se tutti lo sono, allora nessuno lo è fino in fondo – scrivono i tre segretari generali –.  Caro Presidente, sappiamo che sarà necessario aspettare le motivazioni della sentenza per poter meglio giudicare questa inaspettata e per noi dolorosa decisione, ma sentivamo l’esigenza di rivolgerci subito a Lei per condividere l’indignazione che torna ad assalirci quando vediamo mettere gli interessi del profitto senza regole davanti alle vite di chi lavora. La nostra sensazione è che così si tradiscano le vittime, i loro cari, tutto il mondo del lavoro e i valori della nostra Costituzione”.

Riforma Fornero

Ue: Italia lenta nell’attuazione riforma Fornero

In Italia l’attuazione della riforma Fornero del mercato del lavoro è “lenta”. E’ quanto emerge dal rapporto della Commissione europea sullo stato di attuazione delle riforme contenute nelle Raccomandazioni specifiche per Paese. L’attuazione è lenta “specialmente per quanto riguarda la modernizzazione dei servizi pubblici per l’impiego”. Dalla Commissione si sottolinea che “la rigidità e la segmentazione sono caratteristiche strutturali del mercato italiano del lavoro” e “la disoccupazione fra i giovani e le donne rimane particolarmente preoccupante”. Allo stesso modo “le sfide legate all’occupazione restano elevate”.

Si chiede, inoltre, di modernizzare le infrastrutture e aprire alla concorrenza i servizi pubblici locali. La Commissione riconosce che “sono state adottate delle misure per ridurre la burocrazia, semplificare la normativa e migliorare il clima per le imprese”, ma per alimentare la crescita e la competitività “bisogna continuare nell’apertura alla concorrenza dei servizi pubblici locali”.

In particolare, si spiega dalla Commissione, “per quanto riguarda le imprese delle reti sono state prese delle misure per migliorare le condizioni di accesso al mercato, specialmente nel gas e nei trasporti, ma i prezzi dell’energia sono rimasti molto elevati e la modernizzazione delle infrastrutture nel Paese nel suo insieme rimane una sfida”.

Lavoro

Lavoro: Cgia; pmi creano doppio di posti lavoro delle grandi

Le piccole imprese italiane hanno creato più del doppio dei posti di lavoro “prodotti” dalle grandi aziende. L’indicazione e i dati sono stati estrapolati dalla Cgia di Mestre dai Censimenti dell’Industria e dei Servizi del 2001 e del 2011. 

Se le pmi hanno dato origine a quasi 457.200 nuovi addetti, le grandi “solo” poco più di 212.600.  Molto contenuto il risultato ottenuto dalle medie aziende: nel decennio preso in esame gli addetti nelle aziende tra i 50 e i 249 addetti sono aumentati di 41.354 unità. Per Cgia dei 711.178 nuovi occupati totali registrati in questo decennio, il 64,3% ha trovato lavoro nelle piccole aziende con meno di 50 addetti, il 5,8 nelle medie ed il 29,9% nelle grandi.

“L’importanza delle piccole imprese emerge in maniera evidente dalla lettura delle statistiche ufficiali – dichiara il segretario della Cgia – le realtà con meno di 50 addetti costituiscono il 99,5% del totale delle aziende presenti in Italia e occupano oltre 11 milioni di addetti. Al netto dei lavoratori del pubblico impiego e dell’agricoltura, il 67% del totale degli addetti italiani presta servizio in una piccola o micro impresa. Stiamo parlando di aziende artigiane-commerciali, di piccole imprese e di attività guidate da liberi professionisti che non chiedono aiuti o prebende, ma una pressione fiscale e un peso della burocrazia in linea con la media europea e la possibilità di accedere con maggiore facilità al credito”.

A livello territoriale le Regioni dove le piccole imprese si sono dimostrate più dinamiche sono state quelle del Centro-Sud: in termini percentuali le maggiori variazioni di crescita dell’occupazione si sono avute nel Lazio (+17,4%), in Calabria (+14,4%) ed in Sicilia (+14%).

“In questo momento così delicato – conclude il segretario Cgia – sostenere le piccole imprese vuol dire aiutare il Paese ad uscire dalla crisi economica e, soprattutto, creare le condizioni per ridurre la disoccupazione, visto che dalle statistiche emerge che sono le piccole realta’ produttive a creare il maggior numero di posti di lavoro anche nelle aree più svantaggiate del Paese”.