Archivi giornalieri: 26 ottobre 2015

UE

Ue, in Italia record disoccupati diventati inattivi

L’Italia è il Paese europeo con il più alto numero di disoccupati passati alla condizione di inattività economica (popolazione che non cerca lavoro) tra il primo e il secondo trimestre 2015. E’ quanto rileva Eurostat, che oggi ha pubblicato i dati sui flussi nel mercato del lavoro.

In Italia è diventato inattivo il 35,7% dei disoccupati, più del doppio della media Ue che si ferma a 16,8%. Ha invece trovato lavoro – si legge sui dati Eurostat – il 16,1% dei disoccupati, in linea con la media europea (18,6%), ed è rimasto nella condizione di senza lavoro il 48,3%, contro una media Ue decisamente più elevata, cioè 64,6%. Rispetto all’Italia quindi, a livello europeo sono più i disoccupati che continuano a cercare un impiego piuttosto che quelli che perdono le speranze e non lo cercano più. Tra gli occupati invece, solo l’1,3% ha perso il lavoro e l’1,6% è diventato inattivo, mentre il 97,1% ha mantenuto il posto.   

ansa

Legge di stabilità

Legge di stabilità e pensioni: Per Inca, “solo misure al ribasso”

“La bozza di legge di stabilità, che arriverà in Parlamento nei prossimi giorni, rappresenta una grande delusione, sotto tanti aspetti, ma soprattutto se esaminata sotto il profilo delle pensioni. Per tutti coloro che – e sono numerosissimi – avevano sperato in correzioni sostanziose della legge Fornero e nell’inserimento di nuove misure che, reintroducendo elementi di flessibilità, fossero in grado di restituire  alle persone la possibilità di decidere, entro limiti e penalizzazioni accettabili, quando andare in  pensione. Di tutto questo non c’è nulla o quasi”. E’ questo il commento di Fulvia Colombini, del collegio di Presidenza Inca. 

“Ancora una volta – spiega Colombini – il Governo ha scelto di non procedere a interventi strutturali, ma si limita a degli spot, con misure temporanee. Così facendo  perdura e cresce  l’incertezza generale; si conferma la volubilità delle norme previdenziali che subiscono ogni anno numerose modifiche, rendendo sempre  più incerto e aleatorio il futuro pensionistico di migliaia di lavoratori e lavoratrici”.

“Se esaminiamo i provvedimenti contenuti nella legge – osserva Colombini -, vediamo che la richiesta di una maggiore flessibilità di uscita, sollecitata a gran voce da Cgil Cisl e Uil, sulla quale il Governo aveva lasciato intravedere parecchie possibili soluzioni, è di fatto sparita dal dibattito. È stato invece introdotto il part time negli ultimi tre anni di lavoro, con il versamento pieno, da parte del datore di lavoro, dei contributi nella busta paga del lavoratore o della lavoratrice e fiscalizzazione dei contributi figurativi a carico dello Stato. Questa misura però può essere applicata, così si legge nel testo, dai 63 anni in avanti, mantenendo un impegno lavorativo per almeno la metà del tempo. Viene compensata in parte la riduzione dello stipendio dovuta alla trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a part-time; si stima che la retribuzione percepita sarebbe il 65% di quella a tempo pieno e vi è il vantaggio di non subire una penalizzazione permanente”.

“Si tratta però – avverte Colombini – di una misura diversa dalla tanto richiesta ” flessibilità in uscita” che avrebbe consentito di lasciare il lavoro in via definitiva e immediata,  con una penalizzazione sostenibile per chi non ce la fa più e non può proprio aspettare i 63 anni e lavorare, sia pure a part time, fino a 66 anni”.

“Anche per l’opzione donna” – aggiunge Colombini – i provvedimenti previsti sono criticabili. Avevamo chiesto e sostenuto, anche con i presidi davanti al Ministero dell’economia, di prorogare l’opzione per i prossimi anni, perché è rimasto l’unico modo per andare in pensione con 35 anni di contributi , togliendo i tre mesi di aspettativa di vita dai 57 anni di età, i 12 mesi di finestra mobile e attenuando le penalizzazioni.  La risposta odierna  è l’allungamento parziale e temporaneo, confermando la maturazione dei requisiti di età entro la fine del 2015, compresi i tre mesi di aspettativa di vita che ricordiamo essere 57 anni e tre mesi per le dipendenti e 58 anni e tre mesi per le autonome. L’unica modifica è la possibilità  che la decorrenza della pensione, soggetta alla finestra mobile di 12 o 18 mesi, possa essere esercitata dopo il 31 dicembre dell’anno in corso. Una risposta al ribasso che ha scontentato tutte!”

“Sugli esodati – riferisce Colombini – si era chiesto una soluzione strutturale e definitiva per risolvere un problema che si trascina dal 2011 e che il varo di ben sei salvaguardie non ha risolto. La risposta della legge di stabilità è l’inserimento della settima salvaguardia che ricalca criteri e regole della sesta, ma con alcune dolorose restrizioni, escludendo cioè dal gruppo dei lavoratori con contratti a termine gli agricoli e gli stagionali. Ci sembra di poter dire fin d’ora che si tratta di un’altra occasione perduta perché la salvaguardia riguarderà una parte, ma non tutti gli “esodati” e quella tanto auspicata soluzione strutturale si allontana di anno in anno”. 

“È il Governo che ha deciso le priorità per la legge di stabilità; sicuramente tra quelle scelte – conclude Colombini – non c’è il futuro lavorativo e di vita di migliaia di persone; uomini e donne, danneggiati dalla legge Fornero, che si aspettavano risposte adeguate e un cambio di marcia. Cgil e Inca proseguiranno nella mobilitazione affinché durante l’esame al Parlamento siano possibili cambiamenti e modifiche all’altezza dei problemi”.

Inail

In ..sicurezza sul lavoro: Inail, +30% denunce infortuni mortali over 60 in 2015

Nei primi 9 mesi 2015 sono arrivate all’Inail 159 denunce per infortuni mortali sul lavoro accaduti ad ultrasessantenni con un aumento rispetto allo stesso periodo del 2014 del 30% (erano state 122).

E’ quanto emerge dagli ultimi dati Inail secondo i quali in totale gli infortuni mortali sono stati 856 (+13,5%). Il dato sugli anziani risente della crescita degli anziani al lavoro legata alla stretta sulle pensioni di anzianità introdotta con la legge Fornero.

Camusso – A rischio collasso il sistema di tutele e servizi gratuiti ai cittadini

Camusso – A rischio collasso il sistema di tutele e servizi gratuiti ai cittadini

“Se hanno bisogno di noi, non possono pensare di prenderci a schiaffi. L’anno scorso abbiamo sopportato, questa volta tutto sarà molto diverso”. Chiede mobilitazione e promette battaglia Susanna Camusso, segretario generale della Cgil che  a Cremona ha concluso la settima edizione degli Stati generali della Cgil lombarda.

Nella sua analisi della legge di stabilità, Camusso ha tra l’altro concentrato l’attenzione sui tagli previsti per i centri di assistenza fiscale (100 milioni) ed i patronati (48, che andrebbero ad aggiungersi ai 35 dello scorso anno).    “E’ chiaro che ci sarebbero problemi molto pesanti per continuare l’attività – ha aggiunto Camusso -. In gioco non ci sono finanziamenti al sindacato, ma fondi impiegati per svolgere un’attività delegata dallo Stato di tutela e servizio gratuito ai cittadini. Tutti sanno che senza di noi il sistema andrebbe al collasso, a meno che non si pensi di scaricare sui cittadini costi insopportabili”.

Ma i punti critici della legge di stabilità non si fermano qui. “Non c’è traccia di provvedimenti per il Mezzogiorno e le pensioni, non ci sono scelte di investimento”, ha proseguito Camusso, delineando un quadro complessivo nel quale il sindacato “è sotto attacco nella sua stessa ragion d’essere di soggetto di rappresentanza sociale”.

L’ex finanziaria “continua invece a muoversi sulla strada che riduce le tasse alle imprese e taglia la spesa: sicuramente un bene per il Paese ma non per l’occupazione”. Camusso ha anche denunciato il rallentamento della lotta all’evasione fiscale associato a segnali molto contraddittori in proposito, oltre all’innalzamento a 3.000 euro del tetto per i pagamenti in contante, la possibilità di pagare cash anche gli affitti ed il trasporto merci. “Una scelta sbagliata – ha detto il segretario della Cgil – come è sbagliata la decisione di non offrire risposte sui temi delle pensioni e dei contratti pubblici, delle condizioni di lavoro e della necessità di innescare processi positivi a sostegno dell’occupazione giovanile”.

ansa

Gazzetta Ufficiale

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Min. Lavoro: disoccupazione ASpI per lavoratori sospesi

 

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DI  IN 22 OTTOBRE 2015ASPI
Circolare del Ministero del Lavoro n. 27 del 20/10/2015 sulla disoccupazione ASpI per lavoratori sospesi

Il Ministero del Lavoro ha rilasciato la circolare numero 27 del 20 ottobre 2015 per fare chiarezza sulla indennità di disoccupazione ASpI per i lavoratori sospesi a seguito dell’entrata in vigore lo scorso 24 settembre del decreto legislativo n. 148 del 14 settembre 2015. In particolare quindi questa circolare serve a tutela delle fattispecie già perfezionate alla data di entrata in vigore della norma abrogativa.

Come abbiamo già detto alcune settimane fa l’INPS con messaggio numero 6024 del 30 settembre 2015 comunicava che a seguito dell’entrata in vigore del D. Lgs 148/2015 del 24 settembre in attuazione del Jobs Act è stata abrogata l’indennità di disoccupazione ASpI lavoratori sospesi di cui alla legge 28 giugno 2012, n.92, articolo 3, comma 17.

Leggi anche: INPS: niente più disoccupazione ASpI per lavoratori sospesi

Con questa Circolare il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha dato un’interpretazione più estensiva della norma in oggetto In riscontro ai diversi quesiti presentati alla Direzione Generale, con i quali è stato sollecitato un chiarimento in merito agli aspetti applicativi connessi all’ indennità di disoccupazione ASpI per i
lavoratori sospesi, prevista in via sperimentale per gli anni 2013, 2014 e 2015.

In prima battuta, come detto sopra, previo parere concorde dell’INPS, il Ministero del Lavoro ha assunto, in via prudenziale, un orientamento restrittivo e di interpretazione letterale della norma, come comunicato anche dall’INPS con il messaggio n. 6024 del 30.09.2015 andando quindi a sopprimere l’erogazione dell’ASpI per i lavoratori sospesi, dal 24 settembre 2015.

Alla luce di questa interpretazione restrittiva comunicata anche con messaggio INPS, Le aziende, i consulenti e gli Enti bilaterali, in virtù di quanto sopra, hanno potuto presentare le domande di indennità di disoccupazione ASpI per lavoratori sospesi, fino alla data del 12 ottobre 2015, corrispondente al 20° giorno successivo al 23 settembre 2015 (ultimo giorno utile di sospensione).

Tuttavia, continua la Circolare, questa interpretazione ha portato ad un evidente vuoto di tutele e disparità di trattamenti, visto che la normativa abrogata, seppur in via sperimentale, avrebbe dovuto coprire tutto il 2015, seppur nei limiti dei fondi stanziati pari a 20 milioni di euro.

Alla luce di quanto sopra, la Direzione generale del Ministero del Lavoro ha deciso di prendere in considerazione un’interpretazione più estensiva della norma, anche per far fronte agli accordi sindacali precedentemente presi.

Pertanto, preso atto che dal 24 settembre è venuto meno il fondamento giuridico dell’indennità di disoccupazione per lavoratori sospesi,  è possibile prendere in considerazione, nei limiti delle risorse disponibili, le situazioni per le quali entro la data del 23 settembre si siano perfezionati i requisiti e sempre entro la data del 23 settembre 2015 è necessario che sia stato stipulato l’accordo con la previsione delle sospensioni entro la medesima data e sino al 31 dicembre 2015, e che la relativa istanza sia stata
presentata nel termine ultimo di 20 giorni dall’inizio delle sospensioni, vale a dire entro il 12 ottobre
2015.

  Circolare del Ministero del Lavoro n. 27 del 20/10/2015 (288,6 KiB, 27 hits)

Beato Bonaventura da Potenza

 

 


Beato Bonaventura da Potenza

Nome: Beato Bonaventura da Potenza
Titolo: Francescano Conventuale
Ricorrenza: 26 ottobre

Nato a Potenza nell’allora regno di Napoli nei 16.51 da Lelio Lavagna e Caterina Pica, Carlo Antonio Lavagna entrò nei frati minori conventuali di Nocera dei Pagani, assumendo il nome di Bonaventura. Si distinse per la grande fedeltà alla regola, ed esistono racconti piuttosto incredibili su quanto riuscì a fare per obbedienza (alcune di queste azioni furono più tardi ritenute dei veri miracoli). 

Trascorse ad Amalfi gli otto anni più fruttuosi del suo percorso, sia per la sua personale crescita spirituale sia per l’opera pastorale compiuta tra la gente del posto, compresa l’istruzione dei giovani. In diverse occasioni fu proposto come padre guardiano del convento, ma poiché la sua umiltà gli faceva sempre chiedere l’esenzione da ogni posizione di autorità, l’unico incarico che gli fu assegnato fu quello di responsabile dei novizi. Bonaventura fu particolarmente devoto all’immacolata Concezione di Maria ed espresse spesso il desiderio di avere la stessa capacità di Duns Scoto (8 nov.), teologo medioevale, nel difenderne la dottrina da ogni attacco. 

Bonaventura morì a Ravello il 26 ottobre 1711 con il nome di Maria sulle labbra, e per tre giorni il suo volto si mantenne fresco, tanto che egli è trai santi famosi nella regione napoletana per la liquefazione del sangue dopo la morte. Esiste una storia di dubbio gusto che narra come, molto dopo che Bonaventura era spirato, il vicario generale locale avesse ordinato a un chirurgo di prelevare un po’ di sangue dal braccio del santo; per rendere possibile la cosa, il guardiano ordinò al cadavere di sollevare il braccio e questi, miracolo di obbedienza, lo fece. Quando il fatto fu risaputo, suscitò ovviamente grande scalpore tra la gente e aumentò la fama di santità che già possedeva, ma oggi sembra, come risulta dalle testimonianze raccolte e analizzate dai bollandisti, che Bonaventura fosse probabilmente ancora vivo nel momento in cui il chirurgo prelevò il sangue. Si può poi notare che la città di Ravello, dove Bonaventura morì, è il luogo dove avviene ogni anno la liquefazione del sangue di S. Pantaleone (27 lug.). 

Ebbe esperienze estatiche, doni carismatici di conoscenza dei cuori, operazione di miracoli e profezia e la sua storia è analizzata dagli studiosi di teologia mistica; fu ufficialmente beatificato nel 1775.