Archivi giornalieri: 9 ottobre 2015

ULTIMISSIME LAVORO – FISCALE09/10/2015

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GIURISPRUDENZA

CORTE DI CASSAZIONE

ORDINANZA

CORTE DI CASSAZIONE – ORDINANZA 08 OTTOBRE 2015, N. 20208

FISCALE

Tributi – Accertamento – Dichiarazione – Omessa indicazione del credito d’imposta – Emendabilità – Non sussiste

CORTE DI CASSAZIONE – ORDINANZA 08 OTTOBRE 2015, N. 20209

FISCALE

Tributi – Contenzioso – Comunicazione e notificazioni – Difensore domiciliatario – Cambio di domicilio o residenza – Onere – Ufficiale notificatore – Sssiste

CORTE DI CASSAZIONE – ORDINANZA 08 OTTOBRE 2015, N. 20213

FISCALE

Tributi – Contenzioso tributario – Comunicazione e notificazioni – Agente della riscossione – Cartelle esattive – Prescrizione decennale – Non sussiste – Insussistenza di un titolo definitivo a pretendere – Antecedente all’emissione della cartella – Prescrizione quinquennale – Sussiste

SENTENZA

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 05 OTTOBRE 2015, N. 19873

LAVORO, FISCALE

Professione liberale – Avvocato – Pagamento del compenso – Ordinanza resa all’esito di un procedimento iniziato ex art. 28 della Legge n. 794 del 1942 – Giudizio esteso alla debenza del diritto al compenso – Inammissibilità del ricorso in cassazione – Impugnabilità con l’appello

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 07 OTTOBRE 2015, N. 20111

FISCALE

Procedure concorsuali – Fallimento – Curatore fallimentare – Compenso – Attività svolta – Liquidazione – Criteri

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 08 OTTOBRE 2015, N. 20183

LAVORO

Rapporto di lavoro – Mansioni superiori – Vice-direttore che sostituisce il capo in malattia – Non sussiste

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 08 OTTOBRE 2015, N. 20186

LAVORO

Lavoro subordinato – Contratto a termine – Esigenza sostitutiva – Collegamento fra causale e assunzione a termine – Principio elasticità

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 08 OTTOBRE 2015, N. 20206

FISCALE

Tributi – IRPEF – Redditi di capitale – Vendita – Interessi per dilazione di pagamento – Non sussiste

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 08 OTTOBRE 2015, N. 40352

FISCALE

Tributi – Reati fiscali – Omesso versamento dell’Iva – Dolo – Necessità

CORTE DI GIUSTIZIA CE – UE

SENTENZA

CORTE DI GIUSTIZIA CE-UE – SENTENZA 06 OTTOBRE 2015, N. C-66/14

FISCALE

Rinvio pregiudiziale– Articoli 49TFUE, 54TFUE, 107TFUE e 108, paragrafo 3, TFUE– Libertà di stabilimento– Aiuto di Stato– Tassazione dei gruppi societari– Acquisizione di una partecipazione nel capitale di una controllata– Ammortamento dell’avviamento– Limitazione alle partecipazioni in società residenti

PRASSI

AGENZIA DELLE ENTRATE

COMUNICATO

AGENZIA DELLE ENTRATE – COMUNICATO 07 OTTOBRE 2015

FISCALE

Audizione del Direttore dell’Agenzia delle Entrate P.: “Sistema fiscale più efficiente grazie all’incrocio delle banche dati e alla collaborazione di contribuenti e professionisti”

CONSIGLIO NAZIONALE CDL

CIRCOLARE E PROVVEDIMENTO

FONDAZIONE STUDI CDL – CIRCOLARE 08 OTTOBRE 2015, N. 20

LAVORO

I controlli a distanza dei lavoratori

CONSIGLIO NAZIONALE DOTT COMM E ESP CON

NOTA

CONSIGLIO NAZIONALE DOTT COMM E ESP CON – NOTA 07 OTTOBRE 2015, N. 76

FISCALE

DPCM 3 dicembre 2013 (Regole tecniche per il protocollo informatico ai sensi degli articoli 40- bis, 41. 47, 57-bis e 71, del Codice dell’amministrazione digitale di cui al decreto legislativo n. 82 del 2005) – obbligo di trasmissione del registro giornaliero di protocollo al sistema di conservazione

INPS

MESSAGGIO

INPS – MESSAGGIO 05 OTTOBRE 2015, N. 6102

LAVORO

Ricostituzioni delle pensioni effettuate a livello centrale con effetto sulla rata di ottobre 2015

INPS – MESSAGGIO 08 OTTOBRE 2015, N. 6215

LAVORO

Accordo INPS – CONFINDUSTRIA della provincia di Cuneo

INPS – MESSAGGIO 08 OTTOBRE 2015, N. 6218

LAVORO

Quadro V1 a rettifica della DMA in caso di decesso in servizio o di cessazione per inabilità

INPS – MESSAGGIO 08 OTTOBRE 2015, N. 6221

LAVORO

Ammortizzatori sociali in deroga concessi in seguito all’evento sisma del maggio 2012 – Art. 4, del D.I. n. 75719. Regione LOMBARDIA. Istruzioni operative e contabili.

San Dionigi e compagni

 


San Dionigi e compagni

Nome: San Dionigi e compagni
Titolo: Vescovo e martiri
Ricorrenza: 09 ottobre

S. Dionisio, vescovo di Parigi, fu uno di quegli uomini apostolici, i quali colla loro predicazione portarono il lume della fede nelle Gallie. Predicò da principio il Vangelo in più luoghi e città di quel regno. Prese in sua compagnia e per suoi coadiutori nel ministero della parola un santo prete per nome Rustico e S. Eleuterio diacono. Con essi si avanzò sino alla città di Parigi, ‘e quivi fissò la sua dimora. Molto ebbe ad affaticarsi il santo Vescovo per la coltura di quella vigna affatto incolta, e feconda soltanto di triboli e di spine. Confortato però ed assistito dalla divina grazia, cominciò ad annunziare a quei miseri idolatri le verità di nostra santa Religione, ed essendosi degnato il Signore di confermare la predicazione del suo servo col dono de’ miracoli, molti ne ridusse alla cognizione e al culto del vero Dio, onde, cresciuto il numero de’ fedeli, edificò una chiesa nella quale si radunavano a lodare Iddio, e a celebrare i divini misteri. Gravemente da ciò irritati gl’idolatri, fecero arrestare Dionigi con i due suoi discepoli, ed avendoli dapprima sottoposti a vari tormenti, in ultimo posero termine al loro glorioso combattimento col farli decapitare. 

PRATICA. Non potrete far cosa più grata a san Dionigi ed a’ suoi compagni Martiri, per ottenere la loro protezione in questo mese, che ad esempio di essi attendendo alla conversione di quelle anime, le quali hanno soltanto una fede morta. 

PREGHIERA. Oh, quanto l’uomo amasti, o Gesù mio! Fa che lo stesso amor abbia ancor io.

Una Chiesa del sì

 

 

​Presentate le relazioni dei circoli minori ·

09 ottobre 2015

 
 

 

 

Un commosso ringraziamento a Papa Francesco a nome di tutti i patriarchi presenti ha aperto l’omelia pronunciata dal patriarca Sako durante l’Ora terza pregata dall’assemblea sinodale nella mattina di venerdì 9 ottobre. L’appello del Pontefice per la pace in Medio oriente e in Africa ha ispirato la riflessione del patriarca di Babilonia dei Caldei, il quale ha parlato delle «sfide della fede» che «coinvolgono tanto i pastori quanto i fedeli». Oggi — ha notato — «purtroppo molti cristiani si vergognano della loro fede» e invece questa va vissuta con coraggio «nella vita quotidiana». Può essere utile a tutti, in questo senso, ascoltare le esperienze dei cristiani iracheni perseguitati.

Dopo la preghiera, l’assemblea sinodale — riunita per la quarta congregazione generale sotto la presidenza del cardinale Damasceno Assis alla presenza di 266 padri — si è predisposta all’ascolto delle relazioni dei circoli minori. Dalle quali è emerso come i padri siano alla ricerca, per il documento finale, di un linguaggio più semplice e diretto e che metta bene in luce non solo le sfide e i problemi che deve affrontare la famiglia in tutto il mondo, ma anche e soprattutto la bellezza e la speranza che seminano quotidianamente le famiglie che vivono alla luce del Vangelo.

È questo il dato pressoché comune alle tredici relazioni presentate, sintesi del lavoro di altrettanti circoli minori che — divisi in quattro sezioni linguistiche (francese, inglese, italiano, tedesco) — mercoledì e giovedì si sono riuniti per discutere e proporre modifiche alla prima parte dell’Instrumentum laboris.

Con la consegna dei modi — cioè degli emendamenti e delle integrazioni alle singole proposizioni del documento — elaborati dai padri, il sinodo è giunto così al suo primo passaggio chiave. Su questi risultati lavorerà ora la commissione per l’elaborazione della relazione finale.

Primo a intervenire è stato l’arcivescovo Kurtz, relatore del circolo inglese a. «Il Sinodo — ha detto fra l’altro — annunci la speranza di Gesù come sua prima e ultima parola». Il gruppo di lavoro propone di puntare maggiormente su un messaggio positivo, sui segni di rinnovamento che si incontrano nella realtà. Tra i suggerimenti, una particolare attenzione al tema delle famiglie che sono costrette a emigrare e a quelle segnate dal dolore e dalla disabilità. In tal senso si punta a sollecitare maggiormente la politica e si raccomanda di avere un «tono più globale» e meno «eurocentrico».

Un invito, quest’ultimo, tornato anche nell’intervento dell’arcivescovo Chaput, relatore del circolo inglese d: l’Instrumentum laboris — ha detto il prelato — denota una «visuale troppo occidentale». Non è l’unico appunto fatto da questo gruppo; è stato infatti sottolineato come ci siano ancora argomenti affrontati in maniera troppo limitata, elementi poco chiari e incertezze nella traduzione dall’italiano. Occorre perciò un linguaggio più coinvolgente e accattivante, che metta in luce gli aspetti positivi. Da qui il suggerimento di invertire prima e seconda sezione del documento e di cominciare con un annuncio di speranza.

In sintonia con gli altri relatori, anche quello del circolo italiano a, padre Arroba Conde, ha sottolineato il clima di grande collaborazione che si è respirato all’interno dei gruppi di lavoro: consapevolezza della disparità di opinioni, ma sincera volontà di valorizzare ciò che unisce. Il religioso ha parlato di «sensibilità più complementari che contrapposte». Nel dettaglio delle proposte, suggerendo anche in questo caso uno stile che parta dai dati positivi, il relatore ha indicato come uno degli obbiettivi quello di formulare il «Vangelo delle famiglie» come proposta culturale offerta a tutti. Particolare attenzione è stata data ai temi dell’ideologia del gender, della secolarizzazione e ai problemi della tratta delle persone e delle migrazioni.

«Bisogna esprimere grande apprezzamento per tutte quelle famiglie che cercano di realizzare il “sogno di Dio” facendolo diventare il “loro sogno”», ha detto l’arcivescovo Diarmuid Martin, relatore del circolo inglese b. In particolare, questo gruppo di lavoro ha chiesto un maggiore ricorso a riferimenti biblici per favorire una lettura più chiara e coinvolgente: «Il linguaggio della Scrittura può diventare un ponte tra fede e vita».

Un linguaggio che tocchi i problemi reali della famiglia è stato auspicato anche dal circolo francese a: il relatore, l’arcivescovo Laurent Ulrich, ha parlato di un testo che dovrebbe avere un tono più aperto e favorire il dialogo con i contemporanei.

Un’autocritica sulla pastorale familiare fin qui seguita — «Cosa abbiamo dimenticato di fare? Abbiamo vissuto di rendita?» — è stata invece fatta dal cardinale Lacunza Maestrojuán, relatore del circolo spagnolo a: uno dei punti fondamentali emersi dal suo intervento è stato l’invito a conoscere maggiormente le culture nelle quali si opera, a puntare sulla formazione e a non fermarsi alla parte normativa.

Sui contenuti — oltre che su una richiesta di semplificazione del testo e di aggiunta di citazioni bibliche — si è soffermato anche l’intervento del cardinale Piacenza, relatore del circolo italiano b. Tra i temi affrontati: la pari dignità tra uomo e donna, il ribadire che la Chiesa ha uno sguardo positivo sulla sessualità, la formazione a un’ecologia integrale e la richiesta di una pastorale specifica per le famiglie migranti.

Non vivere in un mondo fuori dal tempo ma affrontare i fatti della storia con gli occhi della fede: è stato l’invito giunto dal circolo inglese c tramite il suo relatore, l’arcivescovo Mark Benedict Coleridge. Fondamentale è chiarire che la famiglia si fonda sul «matrimonio fra uomo e donna». Una realtà «positiva e luminosa» da proporre al mondo con linguaggio accessibile.

Di famiglia come «scuola di umanità» ha parlato anche padre Dumortier, relatore del circolo francese b. Dal gruppo di lavoro è stato inoltre suggerito un intervento magisteriale sui temi affrontati dal sinodo.

All’idea di preferire un linguaggio di speranza, di mostrare «una Chiesa del sì», è tornato l’arcivescovo Porras Cardozo, relatore del circolo spagnolo b, il quale ha anche sottolineato l’importanza della formazione — «se la fede è debole non riesce a rispondere alle sfide» — e del passaggio «da una spiritualità individuale a una di comunione».

Un appunto metodologico è stato portato dall’arcivescovo Heiner Koch, relatore del circolo tedesco a, il quale ha invitato a tenere conto delle differenze culturali: occorre, ha detto, un’«analisi differenziata per contribuire a uno scambio nella Chiesa universale». L’obbiettivo, ha detto l’arcivescovo Durocher, relatore del circolo francese c, è quello di rispondere a due domande: «Famiglia, chi sei?» e «Famiglia, cosa fai?»; c’è bisogno — ha sottolineato — di un’analisi lucida perché la «pastorale deve essere radicata nella realtà». Il circolo ha chiesto vigilanza e impegno riguardo al diffondersi della teoria del gender e alle distorsioni delle tecnologie bioetiche.

A chiudere gli interventi è stato il vescovo Brambilla, relatore del circolo italiano c, il quale, ribadendo l’importanza di integrare le molte prospettive che giungono dalle diverse parti del mondo, ha invitato i padri a leggere sempre in maniera positiva le sfide della società e della cultura contemporanee, facendo emergere i punti positivi senza lasciarsi schiacciare da diagnosi che privilegiano le ombre.

A chiusura della congregazione sono iniziati gli interventi dei padri relativi alla discussione sulla seconda parte dell’Instrumentum laboris.

Le relazioni dei circoli minori  

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Ilo

Ilo, stabile al 13% il tasso disoccupazione giovanile

Il tasso di disoccupazione giovanile si è stabilizzato al 13% dopo un periodo di rapido aumento tra il 2007 e il 2010, ma rimane tuttora di molto superiore al livello pre-crisi dell’11,7%. E’ quanto emerge dal rapporto dell’Ilo “Tendenze globali dell’occupazione giovanile 2015”, secondo cui il numero dei giovani disoccupati si attesta a 73,3 milioni nel 2014.

“E’ incoraggiante osservare -dice Sara Elder, principale autrice del rapporto- il miglioramento delle tendenze dell’occupazione giovanile rispetto al rapporto del 2013. Ma non dobbiamo perdere di vista il fatto che la ripresa non è generalizzata e che quasi il 43% della popolazione attiva giovanile nel mondo è tuttora disoccupata o lavora in condizioni di povertà. La situazione rimane sempre difficile per i giovani che entrano oggi nel mercato del lavoro”.

“Il rapporto contiene dati – fa notare il rappresentante dell’Ilo per l’Italia – sull’andamento dell’occupazione giovanile in Italia. Nonostante lievi miglioramenti, alla fine del 2014 l’Italia era il quarto paese dell’Unione europea con il tasso di disoccupazione giovanile più alto (42,7%). Tale tasso era il doppio di quello del periodo pre-crisi. L’alta quota di disoccupazione di lunga durata, che colpisce circa il 60% dei giovani disoccupati, è un fattore di forte preoccupazione”.

“A livello mondiale – dice l’Ilo – la quota dei giovani nella popolazione attiva, siano essi occupati o disoccupati, è in progressiva diminuzione. Una delle ragioni è connessa con la maggiore partecipazione dei giovani, anche se ancora non sufficiente, nel sistema educativo. Nei paesi a basso reddito, tuttavia, milioni di adolescenti abbandonano prematuramente la scuola per iniziare a lavorare”.  Secondo il rapporto, “nei paesi a basso reddito il 31% dei giovani non ha nessun titolo di studio, rispetto al 6% nei paesi a reddito medio e al 2% nei paesi a reddito medio-alto”.

“Nella maggior parte delle regioni del mondo – sottolinea – il tasso di attività delle giovani donne è significativamente inferiore a quello dei giovani uomini. Ciononostante, le giovani donne continuano ad essere le più colpite dalla disoccupazione”.

“Nonostante il numero dei giovani che trova lavoro sia in leggero aumento nelle economie avanzate, – prosegue lo studio – la qualità del lavoro è al di sotto delle aspettative. Sono ancora troppo numerosi i giovani che rimangono intrappolati nella disoccupazione di lunga durata. Nell’Unione europea, oltre un terzo dei giovani disoccupati è alla ricerca di un lavoro da oltre un anno”.

“Il rapporto dell’Ilo indica, inoltre, che “i rapidi cambiamenti tecnologici, dei modelli e rapporti di lavoro, come pure le nuove forme di start up e l’inadeguatezza delle qualifiche, richiedono costanti aggiustamenti”. “Per garantire l’accesso dei giovani -avverte – a un lavoro dignitoso è necessario investire nell’istruzione e nella formazione di qualità, nell’acquisizione di competenze che siano spendibili nel mercato del lavoro e nell’accesso alla protezione sociale e ai servizi di base, indipendentemente dal tipo di contratto. Ciò richiede di garantire pari opportunità in modo che tutti i giovani possano ottenere lavoro produttivo, indipendentemente dal genere, dal livello di reddito o dal contesto socioeconomico di provenienza”.

Inca

Il dossier dell’Inca sulle povertà delle future pensioni contributive

Casi emblematici per descrivere il futuro pensionistico di migliaia di persone. E’ il dossier che questa mattina l’Inca ha presentato in occasione del seminario su “Pensioni: la povertà del sistema contributivo”, a 20 anni dall’introduzione del sistema contributivo di calcolo delle pensioni.  

I casi – spiega Fulvia Colombini, del collegio di presidenza dell’Inca – descrivono situazioni che non riguardano certamente la generalità dei lavoratori e lavoratrici che sono iscritti al sistema contributivo, ma una quota di persone che, già oggi, è a forte rischio di povertà; se non si introdurranno dei correttivi, assisteremo al peggioramento della situazione in generale”.

“Siamo partiti -rivela Colombini – da casi reali e concreti, da pensioni di inabilità già liquidate, da assegni di invalidità già riconosciuti, da simulazioni sugli effetti della ridotta contribuzione figurativa della Naspi. Si tenga presente che oggi nel sistema contributivo, per effetto della sua relativamente breve vita, ci sono pochissimi casi di pensioni anticipate e/o di vecchiaia già liquidate”. 

“Nei prossimi cinque/sei anni – avverte Colombini – assisteremo alla graduale uscita dal mondo del lavoro di coloro che andranno in pensione con il sistema prevalentemente retributivo, avendo già maturato 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995. Successivamente, la popolazione attiva che si avvicina al pensionamento sarà composta da coloro che avranno diritto al calcolo con  il sistema misto (non avendo maturato i 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995) e diventeranno sempre più numerose le fasce di persone per le quali si applicherà  il solo calcolo contributivo per la liquidazione delle loro pensioni. Riteniamo che, anche per ragionare in prospettiva,  sia utile l’attenzione proprio su questa ultima fascia.

Oggi è ancora possibile introdurre una serie di correttivi che, a nostro avviso, con una spesa limitata e spalmata negli anni, andrebbero ad alleviare tante situazioni di disagio e di povertà che rischiano di diventare situazioni di esclusione sociale.

Le proposte di Inca 

• Reintrodurre l’integrazione al minimo, per integrare importi di pensione troppo bassi che non raggiungono neppure il minimo vitale.

• Eliminare i massimali alla contribuzione figurativa sui trattamenti legati alla disoccupazione involontaria Naspi, perché le persone vengono penalizzate due volte, prima quando perdono il lavoro e successivamente per la misura della propria pensione che si riduce.

• Diversificare l’aspettativa di vita tenendo in considerazione che le varie tipologie di lavoro non sono tutte uguali; in particolare, necessitano una particolare attenzione i lavori usuranti per consentire un’uscita anticipata dal lavoro, aggiornando anche i coefficienti di trasformazione per il calcolo della misura.

• Eliminare le incongruenze e le disparità tra lavoratori,  come ad esempio la possibilità di andare in pensione anticipatamente solo per coloro che maturano importi di pensione più alti.

• Introdurre la possibilità di riscatto della maternità facoltativa, anche oltre i cinque anni previsti e eliminare la diversa valorizzazione retributiva dei periodi figurativi.

• Rilanciare l’opzione donna, riducendo il danno economico attraverso la revisione del metodo di calcolo di queste pensioni. Non dimentichiamo che l’esigenza di reintrodurre una maggiore flessibilità di uscita dal lavoro investe anche gli uomini. 

• Considerare le maggiorazioni contributive previste per determinate categorie di lavoratori (es. invalidi civili, del lavoro, non vedenti e sordo muti) ai fini del calcolo della pensione.   

Di seguito i casi

Primo caso:  “Assegno e Pensione di inabilità”
Maja, 36 anni, nata il 27.5.1979 
Anzianità contributiva complessiva pari a n. 356 settimane (6 anni e 10 mesi circa), così composta:
• dal 1.6.2002 al 31.10.2009 n. 326 settimane da collaboratore familiare;
• dal 9.12.2009 al 30.6.2010 n. 30 settimane di disoccupazione.
Maja si ammala e dal 1° luglio 2010 percepisce l’assegno ordinario di invalidità per un importo di circa € 50 lordi mensili, ma non riprende più il lavoro. 
Successivamente, le sue condizioni di salute si aggravano. Quindi, nel 2014 le viene riconosciuta la pensione di inabilità assoluta e permanente e con essa una maggiorazione contributiva, come se avesse effettuato i versamenti previdenziali fino a 60 anni di età. Nonostante l’incremento di 1.309 settimane, ovvero 25 anni e 2 mesi (maggiorazione convenzionale fino a 60 anni di età), l’importo del trattamento passa a circa € 260 lordi mensili, senza avere diritto a nessun trattamento di integrazione al minimo, poiché il sistema contributivo di calcolo della pensione non lo consente.

N.B. Se avesse avuto, invece, anche una sola settimana di contribuzione precedente il 1° gennaio 1996, soddisfacendo i limiti reddituali personali e coniugali, le sarebbe stato  garantito il trattamento minimo (501,89 euro per il 2015).

Secondo caso: “Pensione di inabilità e poi di reversibilità riconosciuta agli eredi ”
Minore a rischio povertà

Ramadan, nato il 18.2.1963 e deceduto il 20.10.2014, ha un’anzianità contributiva complessiva pari a n. 508 settimane (9 anni e 9 mesi circa), così composta:
• dal 1.11.2002 al 23.9.2013 n. 431 settimane da lavoro dipendente privato;
• n. 77 settimane di disoccupazione.
Si ammala e non può più lavorare. Dal 1° dicembre 2013 percepisce la pensione di inabilità assoluta e permanente a svolgere qualsiasi attività lavorativa e con essa una maggiorazione contributiva come se avesse effettuato i versamenti previdenziali fino a 60 anni di età. Nonostante l’incremento di 480 settimane, ovvero 9 anni e 3 mesi (maggiorazione convenzionale fino a 60 anni di età), l’importo del trattamento è pari a circa € 340 lordi mensili.
Dal 1° novembre 2014, gli eredi di Ramadan – coniuge casalinga Drite nata il 13.4.1969 e figlio minorenne Endris nato il 19.5.2003 –  percepiscono la pensione di reversibilità, nella misura dell’80%, di € 276,37 lordi mensili, a cui si aggiunge l’assegno al nucleo familiare di € 137,50 (in pratica la metà dell’importo del trattamento pensionistico). 
Anche in questo secondo caso, la famiglia di Ramadan non può ricevere l’integrazione al minimo della pensione di reversibilità perché il sistema contributivo di calcolo delle pensioni non lo consente. La cosa è particolarmente grave perché mentre per la moglie di Ramadan si può ipotizzare che cerchi un lavoro, per il figlio minore l’importo della sua pensione di reversibilità è così irrisorio da pregiudicare il suo futuro.

N.B. Se Ramadan avesse avuto, invece, anche una sola settimana di contribuzione precedente il 1° gennaio 1996, soddisfacendo i limiti reddituali previsti, sarebbe stato garantito il trattamento minimo sulla pensione di inabilità; quella di reversibilità, riconosciuta ai superstiti, sarebbe stata integrata al minimo, comunque, senza dover rispettare  alcun limite reddituale.

Terzo caso: “Pensione di inabilità” –   perdi il lavoro, sei inabile e condannata alla povertà –  
Roberta, nata il 24.7.1967, è stata assunta dal Comune il 16 settembre 1996 come operatore culturale a tempo indeterminato con contratto part-time al 50%.
Nel mese di luglio 2001 le viene diagnosticata una grave malattia che le impedisce di proseguire permanentemente il servizio. Dopo essere stata in aspettativa per malattia per oltre un anno chiede la pensione di inabilità a qualsiasi attività lavorativa, ex art. 2, comma 12, legge 335/95.
Riconosciuta inabile dalla competente commissione medica viene licenziata dal servizio il 14/11/2001.
Roberta ha accumulato un’anzianità contributiva complessiva di 5 anni, 1 mese e 29 giorni (dal 16/9/1996 al 14/11/2001).
Dal 15 novembre 2001 percepisce la pensione di inabilità, liquidata sulla base di una maggiorazione contributiva di 25 anni e 8 mesi e di 5 anni e 2 mesi di versamenti effettuati quando era in servizio. Per un totale di 30 anni e 10 mesi di anzianità contributiva.  
L’Inpdap ha liquidato un trattamento di pensione dal 15 novembre 2001 di € 273,83 lordi mensili (€ 3.559,82 annui).

N. B. Se avesse avuto, invece, anche una sola settimana di contribuzione precedente il 1° gennaio 1996, la pensione di inabilità sarebbe stata integrata al trattamento minimo.

 

Quarto caso: “Dipendente pubblico 37enne”   
Marco, nato il 20.7.1978, lavora presso un Ente Parco con iscrizione all’ex INPDAP dal 1.8.2008. Nel 2014 ha percepito un reddito da lavoro dipendente pari a € 18.682 e ha svolto il servizio militare  per un anno tra il 1998 e il1999. 
Dal 1.8.2005 al 31.7.2008 è stato collaboratore a progetto.
Marco ha un’anzianità contributiva complessiva alla data del 30.9.2015 pari a 11 anni e 5 mesi, così composta:

• 8 anni e 2 mesi nell’ex INPDAP (compreso il servizio militare);
• 3 mesi nel Fondo pensioni lavoratori dipendenti;
• 3 anni nella gestione separata dell’INPS.

 In caso di malattia grave, Marco potrebbe percepire solo la “pensione di inabilità assoluta e permanente a svolgere qualsiasi attività lavorativa”, poiché ha già maturato i requisiti richiesti di 5 anni di contribuzione di cui 3 nell’ultimo quinquennio. 
Se, invece, la Commissione medica dovesse riconoscergli soltanto una inabilità inferiore (ovvero, l’incapacità a svolgere qualsiasi “proficuo lavoro”), scatterebbe immediatamente il licenziamento, senza poter avere nessuna pensione, per la quale occorrono almeno 15 anni di versamenti contributivi; e con pochissime prospettive di reimpiego. Inoltre, se volesse trasferire i contributi ex Inpdap presso l’Inps, potrebbe farlo solo pagando oneri pesanti perché, a partire dal 2010, le ricongiunzioni sono diventate onerose ed è stata abrogata la legge n. 322/1958, che consentiva un’altra possibilità di trasferimento gratuito, con la conseguenza di non poter richiedere neanche l’assegno ordinario di invalidità.
Nel caso in cui Marco dovesse lavorare senza interruzioni gli si prospettano le seguenti possibilità di pensionamento:
• pensione anticipata – presumibilmente a 66 anni e 3 mesi di età – con 20 anni di contribuzione effettiva, sempreché riuscirà a maturare un importo pensionistico di almeno 2,8 volte quello dell’assegno sociale (impossibile col reddito che percepisce);
• pensione di vecchiaia – presumibilmente a 69 anni e 7 mesi di età, con 20 anni di contribuzione, sempreché l’importo di pensione maturato sia di almeno 1,5 volte quello dell’assegno sociale (circa 672,78 euro nel 2015).

Quinto caso: “Lavoro povero e discontinuo”
Matteo, nato il 16.11.1988, 27enne dipendente privato a tempo determinato, a volte anche part-time”. Ha lavorato:
• come apprendista dal 1.6.2004 al 26.9.2010;
• da dipendente privato dal 1.3.2011 a tutt’oggi.
Ha percepito l’indennità di disoccupazione ASpI dal 16.12.2013 al 13.6.2014.
Al 30 giugno 2015, Marco non ha maturato neanche 5 anni di contribuzione e, dunque, in caso di malattia non avrebbe diritto neanche all’assegno ordinario di invalidità o alla pensione di inabilità assoluta e permanente a svolgere qualsiasi attività lavorativa. 
Se la sua carriera professionale dovesse seguire lo stesso andamento, sarà difficile – anzi, impossibile –  per lui perfezionare il diritto alla pensione anticipata, per la quale tra il 2016-2018 sono richiesti 42 anni e 10 mesi di contributi, o, in alternativa, 63 anni e 7 mesi di età, 20 anni di contribuzione effettiva e aver maturato un importo pensionistico di almeno 2,8 quello dell’assegno sociale (1.255,86 euro nel 2015). 
Matteo, inoltre, non potrebbe andare in pensione di vecchiaia alla stessa età prevista per i lavoratori assicurati prima del 1° gennaio 1996, per mancanza del requisito minimo di pensione maturato, pari almeno a 1,5 volte quello dell’assegno sociale (672,78 euro nel 2015). 
L’unica prospettiva è quella di poter accedere alla pensione di vecchiaia, con almeno 5 anni di contribuzione effettiva, a prescindere dall’importo maturato, presumibilmente a 74 anni di età. La legge n. 214/2011 aveva previsto questo pensionamento a 70 anni di età, ma l’INPS ha adeguato anche questo requisito anagrafico all’incremento della speranza di vita (diventati 70 anni e 3 mesi nel 2013-2015 e 70 anni e 7 mesi nel 2016-2018).
Dal 1° gennaio 2019 ci sarà un ulteriore adeguamento legato all’aspettativa di vita. Da questa data seguiranno adeguamenti con cadenza biennale. Non è quindi possibile indicare l’età effettiva del pensionamento.

N.B. Con il sistema misto, invece, quelli che avevano anche una sola settimana di contribuzione precedente il 1° gennaio 1996, al compimento dell’età pensionabile – presumibilmente a 70 anni (nel 2016-2018 richiesti 66 anni e 7 mesi di età) – avrebbero percepito il trattamento pensionistico di vecchiaia se in possesso di almeno 20 anni di contribuzione, a prescindere dall’importo maturato, con garanzia del trattamento minimo nel caso in cui non avessero superato determinati limiti reddituali.
 

 Sesto caso: Assegno ordinario di invalidità. Per pochi mesi cambia il regime

Romana, nata il 19.4.1968,  “47enne titolare di assegno ordinario di invalidità” ha lavorato:
• da dipendente privato dal 1.10.1996 al 31.1.2002 – circa 4 anni e 4 mesi di contribuzione ai fini del diritto;
• come artigiana dal 1.1.2003 al 30.6.2014 – 11 anni e 6 mesi di contributi;
• come collaboratore nel periodo 2002-2010 – 3 anni e 4 mesi di contributi, coincidenti con quelli da artigiano.
Si ammala e dal 1° agosto 2014 percepisce l’assegno ordinario di invalidità di circa € 265 lordi mensili, nel quale sono stati considerati solo i contributi da lavoro dipendente e da artigiano, con esclusione, quindi, della contribuzione da collaboratore perché le norme attuali non lo prevedono. Romana potrà valorizzare i contributi come collaboratore in due casi: se si aggrava la sua salute e le viene assegnata la pensione di inabilità totale, oppure al compimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia. 
Romana maturerà il diritto alla pensione di vecchiaia presumibilmente a 68 anni e 9 mesi di età se avrà maturato 20 anni di contribuzione e l’importo minimo di almeno 1,5 volte quello dell’assegno sociale. Non perfezionando tali requisiti dovrà aspettare presumibilmente 73 anni di età ed accedere alla pensione di vecchiaia con almeno 5 anni di contribuzione effettiva, a prescindere dall’importo maturato.

N. B. Se avesse avuto, invece, anche una sola settimana di contribuzione precedente il 1° gennaio 1996, l’assegno ordinario di invalidità sarebbe stato integrato al trattamento minimo, possedendo redditi inferiori ai limiti previsti. Al compimento dell’età pensionabile – presumibilmente a 68 anni e 9 mesi – avrebbe percepito il trattamento pensionistico di vecchiaia se in possesso di almeno 20 anni di contribuzione, a prescindere dall’importo maturato (in questo caso non è richiesto l’importo minimo di 1,5 volte quello dell’assegno sociale).

Conclusione
Ci sembra evidente che in futuro saranno sempre più frequenti le situazioni di persone che versano i contributi a gestioni diverse, perché potrà succedere di cambiare lavoro con una certa frequenza e che le limitazioni sopra descritte penalizzano e non favoriscono la mobilità professionale delle persone. 

Settimo caso: “Opzione donna”
Nadia, nata il 16.07.1953, decide di anticipare il pensionamento a 62 anni, anziché aspettare i 67 e ha un’anzianità contributiva complessiva pari a 35 anni:
– dipendente privata dal 1.9.1982;
– 4 anni riscattati per corso di laurea.
Dal 1° settembre 2015 percepisce la pensione di anzianità in regime sperimentale donna (art. 1, comma 9, legge n. 243/2004), liquidata interamente col sistema contributivo.
L’importo del trattamento erogato è di € 21.000 lordi annui.
Alla stessa data, l’importo calcolato con il sistema retributivo è di circa € 30.000. Col calcolo contributivo perde € 9.000 l’anno lordi, ma anticipa il pensionamento di circa 5 anni.
N.B. Considerando una vita media delle donne di 84 anni, tralasciando le rivalutazioni annuali, Nadia percepirà complessivamente, nel corso di 22 anni circa € 462.000 lordi. Col calcolo retributivo, realizzato sulla base dell’anzianità contributiva maturata al 1.9.2014, invece, per 17 anni circa, percepirebbe complessivamente € 510.000 lordi, con un risparmio per le casse dell’Inps di circa 50 mila euro lordi, quasi due volte la pensione di due anni.

Conclusione
Il presunto costo a carico dell’Inps per la prosecuzione dell’opzione donna dopo il 2015  secondo noi è sostenibile perché, spalmato nel tempo e in molte proiezioni, come quella evidenziata, si rivela addirittura favorevole per le casse dell’Inps.

 

Ottavo caso – Anna perde il lavoro ed è obbligata a ridurre anche la sua pensione 
Anna  è assistente alla poltrona presso uno studio dentistico; ha compiuto 61 anni essendo nata il 1/10/1954, lavora dal 1/11/1976.
Viene licenziata il 30 aprile 2014 a seguito della crisi e della necessità dello studio di ridurre il personale; fa domanda di Aspi che percepisce per 18 mesi.
Al momento si trova disoccupata; ha finito gli ammortizzatori sociali e non è riuscita a rioccuparsi, nonostante abbia cercato un nuovo lavoro con assiduità e impegno.
Complessivamente, Anna ha totalizzato 39 anni di contributi, così suddivisi: 
• 37 anni e 6 mesi di contributi con il lavoro;
• 18 mesi di contribuzione figurativa per l’Aspi.
Anna ha due possibilità per limitare i danni:
• effettuare il versamento di contributi volontari per arrivare a 41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva;
• aspettare i 67 anni di età circa per andare in pensione di vecchiaia.   
Per anticipare il pensionamento di 6 anni, Anna decide di esercitare, quindi, “l’Opzione donna”.
Con il vecchio sistema di calcolo retributivo, Anna avrebbe maturato una pensione di 25.000 euro l’anno, ma con “l’opzione donna”, che la costringe al contributivo obbligatorio, l’importo della sua pensione sarà decurtato di circa il 30%, per un totale di euro 17.500 annui.
N.B. Considerando l’aspettativa media di vita delle donne 84 anni, Anna percepirà con l’anticipo di circa 6 anni,  23 anni di pensione per un totale di 402.500. Se fosse andata in pensione a  67 anni avrebbe percepito la pensione per 17  anni per un totale di 425.000 euro. La vecchiaia di Anna si presenta con un futuro di ristrettezze.

Conclusione
Come si può notare il beneficio non è per la lavoratrice/pensionata , ma per l’Inps! 

Rivalutazione pensioni INPS senza tagli 2015-2016

 

Rivalutazione pensioni INPS senza tagli 2015-2016

 

Pensioni al riparo dalla crisi nel 2015-2016: istruzioni e calcoli INPS per applicare le tutele del Dl 65/2015 sulla rivalutazione del montante contributivo.

 – 8 ottobre 2015

 

pensioni

Le pensioni non si svalutano a causa della crisi: la rivalutazione 2015-2016 è garantita dal decreto sul rimborso una tantum, che modifica anche i criteri di determinazione delmontante contributivo mettendo gli assegni previdenziali al riparo dai cicli economici negativi. Con la circolare 167/2015, l’INPS spiega come applicare le norme di cui all’articolo 5 del Dl 65/2015 per evitare la decurtazione di 20 euro per ogni 10mila di montante maturato.

=> Pensioni: rimborso e rivalutazioni, la legge

 

Il coefficiente di rivalutazione del montante contributivo della pensione si calcola, di anno in anno, in base all’andamento dei conti pubblici, in particolare in base alla media quinquennale delPIL (prodotto interno lordo) nominale calcolata dall’ISTAT (articolo 1, comma 9, legge 335/95). Ebbene, la prolungata crisi economica ha portato questo dato in negativo, con il conseguente rischio di svalutare, anziché rivalutare, il montante contributivo per il calcolo della pensione. In parole semplici, i pensionati rischiavano di ricevere nel 2015 e 2016 unassegno più basso in applicazione del meccanismo appena spiegato.

=> Calcolo pensioni con sistema retributivo, contributivo o misto

Il decreto 65/2015, con il quale il Governo ha in parte recepito la sentenza della Corte Costituzionale 70/2015 (contro il blocco dell’indicizzazione per le pensioni 2012-2013 superiori a tre volte il minimo), prevedendo una restituzione parziale (una tantum di agosto, il cosiddetto Bonus Poletti), ha anche risolto la questione della rivalutazione, stabilendo (articolo 5, comma 1) che

«in ogni caso il coefficiente di rivalutazione del montante contributivo come determinato adottando il tasso annuo di  capitalizzazione», non può mai «essere inferiore a uno, salvo recupero da effettuare sulle rivalutazioni successive».

Significa che, quando il calcolo del montante retributivo rischia di provocare una svalutazione della pensione, si assume artificialmente un coefficiente in base a uno, in modo che gli assegni non subiscano penalizzazioni. Poi, però, scatta il recupero della differenza nelle rivalutazioni successve, quindi negli anni seguenti.

=> Pensioni: adeguamenti 2016 e assegni in calo

La legge, però, prevede con il comma 1 bis del medesimo articolo 5, che in sede di prima applicazione non si fa luogo al recupero delle rivalutazioni successive. Quindi, spiega l’INPS nella circolare:

«il coefficiente di capitalizzazione da utilizzare per la rivalutazione del montante nel 2016, considerata la clausola di salvaguardia in sede di prima applicazione di cui al comma 1-bis del citato articolo 5, non subirà alcuna decurtazione. Solo qualora si verifichi nuovamente una variazione quinquennale del PIL inferiore all’unità si procederebbe al recupero su una o più delle capitalizzazioni successive per le quali il coefficiente è maggiore di 1».

Quindi, se si dovesse ripetere una congiuntura negativa tale da portare al ribasso la media quinquennale del pil, scatterebbe il recupero negli anni successivi, che invece è escluso per il 2015-2016.

Guardando ai coefficienti di capitalizzazione delle pensioni applicati dal 1991 ad oggi, si vede come il 2015 sia il primo anno in assoluto in cui si è verificato l’effetto al ribasso (per cui è stato applicato il coefficiente pari a 1). Il coefficiente di rivalutazione 2016, in base al montante 31 dicembre 2014, è pari a 1,005331. 

Fonte: circolare INPS 167/2015

 

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rassegna.it

Newsletter del 09/10/2015

Riforme istituzionali, Friuli: gli interrogativi della Fp Cgil(08/10/2015 18:24)

  Saranno utili ai cittadini? Il 13 ottobre prossimo a Cervignano del Friuli (Udine) un convegno tutto dedicato alle riforme, approvate o in cantiere, organizzato dalla Cgil regionale, con la partecipazione della segretaria generale Rossana Dettori

Schiavella (Fillea): la mobilitazione degli edili continua(08/10/2015 18:07)

  “I tiepidi segnali del nostro settore dimostrano che si sta chiudendo un ciclo economico. Ma, se è vero che l’inerzia negativa è finita, è anche vero che la ‘pallina’ è ferma. A muoverla saranno le scelte che gli attori sociali e istituzionali faranno”

Federmeccanica, Fiom prepara la piattaforma per il contratto(08/10/2015 17:44)

  Chiesto un incontro all’azienda

Galgani (Cgil Firenze): confronto nel merito, no allo schema amici/nemici (08/10/2015 16:19)

Cgil: 12 ottobre, ore 12.30, conferenza stampa Camusso su indagine FDV e Tecnè (08/10/2015 16:05)

Call center, Slc Liguria: subito clausola di salvaguardia sociale(08/10/2015 15:48)

Siena, presentata piattaforma operai agricoli e florovivaisti(08/10/2015 15:11)

Lombardia, oltre 4mila metalmeccanici licenziati nel 2015(08/10/2015 13:20)

  Tute blu, 787 licenziamenti nel periodo tra luglio e settembre, mentre sono oltre 4.000 dall’inizio dell’anno, contro i 5.700 del 2014. Mirco Rota (Fiom): “Il trend in diminuzione non inganni, la ripresa non si vede”

Firenze: Galgani (Cgil) presenta programma di lavoro fine 2015(08/10/2015 09:28)

Camusso: «Chi vuole la ripresa tifi per l’aumento dei salari»(08/10/2015 09:19)

  Il segretario Cgil intervistato da Repubblica respinge l’ipotesi di un intervento del governo sulle regole contrattuali: “Indebolire la contrattazione collettiva in questa fase, per esempio con il salario minimo, porta a un futuro di povertà diffusa”

Siena: Flai Cgil, presentazione contratto provinciale agricoli e florovivaisti. (08/10/2015 09:17)

Pensioni

 

Pensione integrativa: stop a mutui mascherati

Non valido il finanziamento a lungo termine per acquisto di prodotti finanziari venduto come piano previdenziale: Cassazione contro i mutui mascherati da pensione integrativa.

 – 7 ottobre 2015
Pmi TVRenzi incontra le PMI quotate in Borsa
 

 

Finanziamenti

Un mutuo è un finanziamento mentre la pensione integrativa è un piano previdenziale: a rimarcare la differenza fra le due operazioni è la Corte di Cassazione, con ordinanza 19559/2015. Il pronunciamento invalida il contratto finanziario atipico fra banca e cliente che preveda un presto a lungo termine concesso per investimenti in strumenti intermediati dallo stesso istituto.

=> Previdenza complementare: come scegliere la pensione integrativa

 

L’operazione illecita si articola nel seguente modo: mutuo per l’acquisto di prodotti finanziari > mandato ad acquistare i prodotti > costituzione dei titoli in pegno come garanzia del prestito > polizza assicurativa a ulteriore garanzia del mutuo > presentazione del piano comestrumento previdenziale realizzato tramite operazioni finanziarie.

L’operazione non ha nulla a che vedere con la pensione integrativa e l’ambito previdenziale ma non rispetta neanche i necessari requisiti di trasparenza.

=> Fondi pensione: niente operazioni a rischio

La Corte stabilisce che non è valido un contratto finanziario atipico fondato sullapreoccupazione previdenziale del cliente, che preveda operazioni negoziali complesse e di rischio e di unilaterale riattribuzione del proprio rischio d’impresa. Al cliente vengono venduti fondi comprendenti anche titoli di dubbia o problematica redditività, presentandoli come piani previdenziali, con profilo di rischio molto basso e con possibilità di disinvestimento senza oneri in qualsiasi momento.

 

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ULTIMISSIME LAVORO – FISCALE08/10/2015

 
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ULTIMISSIME LAVORO – FISCALE08/10/2015

GIURISPRUDENZA

CORTE DI CASSAZIONE

SENTENZA

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 07 OTTOBRE 2015, N. 20031

FISCALE

Tributi – Imposte di registro, ipotecaria e catastale – Agevolazioni fiscali – Prima casa – Locali non abitabili – Superficie di immobile di lusso – Rilevanza

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 07 OTTOBRE 2015, N. 20033

FISCALE

Tributi – Accertamento – Acquisto da Paesi Black List – Termine per contro dedurre – Novanta giorni – Sussiste

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 07 OTTOBRE 2015, N. 20042

FISCALE

Tributi – Imposta di registro, catastale e ipotecaria – Agevolazioni fiscali – Prima casa – Plurimi acquisti e rivendite di immobili – Impegno a trasferire la residenza – Sussiste

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 07 OTTOBRE 2015, N. 20043

FISCALE

Tributi – Accertamento – Raddoppio dei termini – Presupposti

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 07 OTTOBRE 2015, N. 20055

FISCALE

Tributi – Imposte dirette – Riscossione – Ipoteca – Soglia di ottomila euro – Crediti previdenziali e tributari

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 07 OTTOBRE 2015, N. 20068

LAVORO

Rapporto di lavoro – Licenziamento individuale ex lege 604/66 – Impugnativa – Decadenza – Condizioni

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 07 OTTOBRE 2015, N. 20071

LAVORO

Lavoro subordinato – Licenziamento per giusta causa – Insubordinazione del lavoratore nei confronti del superiore gerarchico – Legittima

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 07 OTTOBRE 2015, N. 20072

LAVORO

Lavoro – Licenziamento – Illegittima fruizione di permessi ex L. n. 104 del 1992 – Notifica via posta elettronica certificata – Ricevuta di avvenuta consegna

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 07 OTTOBRE 2015, N. 20082

LAVORO

Lavoro – Licenziamento per giusta causa – Complice di illecito – Furto di carburante – Meccanismo fraudolento

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 07 OTTOBRE 2015, N. 20083

LAVORO

Pubblico impiego – Licenziamento disciplinare – Procedimento penale a carico del lavoratore per assenteismo – Legittimo

CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA 07 OTTOBRE 2015, N. 40272

FISCALE

Tributi – Elusione – Operazioni abusive – Contratto di prestito delle azioni – Fatto non è più previsto come reato fiscale – Solo sanzione amministrativa

TRIBUNALE

ORDINANZA

TRIBUNALE DI ROMA – ORDINANZA 05 MAGGIO 2015

LAVORO

Impiego pubblico – Ferie maturate e non godute all’atto della cessazione del rapporto – Corresponsione di trattamenti economici sostitutivi – Recupero delle somme indebitamente erogate – Responsabilità disciplinare ed amministrativa per il dirigente – Violazione del principio di uguaglianza per irragionevolezza – Violazione del principio della retribuzione proporzionata ed adeguata – Lesione del diritto alle ferie annuali retribuite e non rinunciabili – Violazione di obblighi internazionali derivanti dalla normativa comunitaria (art. 7, comma 2, Direttiva CE 2003/88) – Decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, art. 5, comma 8 – Costituzione, artt. 3, 36, commi primo e terzo, e 117, primo comma, in relazione all’art. 7 della Direttiva 2003/88/CE del 4 novembre 2003.

LEGISLAZIONE

DECRETO LEGISLATIVO

DECRETO LEGISLATIVO 24 SETTEMBRE 2015, N. 156

LAVORO, FISCALE

Misure per la revisione della disciplina degli interpelli e del contenzioso tributario, in attuazione degli articoli 6, comma 6, e 10, comma 1, lettere a) e b), della legge 11 marzo 2014, n. 23

DECRETO LEGISLATIVO 24 SETTEMBRE 2015, N. 157

LAVORO, FISCALE

Misure per la revisione della disciplina dell’organizzazione delle agenzie fiscali, in attuazione dell’articolo 9, comma 1, lettera h), della legge 11 marzo 2014, n. 23

DECRETO LEGISLATIVO 24 SETTEMBRE 2015, N. 158

LAVORO, FISCALE

Revisione del sistema sanzionatorio, in attuazione dell’articolo 8, comma 1, della legge 11 marzo 2014, n. 23

DECRETO LEGISLATIVO 24 SETTEMBRE 2015, N. 159

LAVORO, FISCALE

Misure per la semplificazione e razionalizzazione delle norme in materia di riscossione, in attuazione dell’articolo 3, comma 1, lettera a), della legge 11 marzo 2014, n. 23

DECRETO LEGISLATIVO 24 SETTEMBRE 2015, N. 160

LAVORO, FISCALE

Stima e monitoraggio dell’evasione fiscale e monitoraggio e riordino delle disposizioni in materia di erosione fiscale, in attuazione degli articoli 3 e 4 della legge 11 marzo 2014, n. 23

DECRETO MINISTERIALE

MINISTERO INTERNO – DECRETO MINISTERIALE 25 SETTEMBRE 2015

LAVORO, FISCALE

Determinazione degli indicatori di anomalia al fine di agevolare l’individuazione delle operazioni sospette di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo da parte degli uffici della pubblica amministrazione

MINISTERO LAVORO – DECRETO MINISTERIALE 02 OTTOBRE 2015, N. 12

LAVORO

Tariffe minime per le attività di facchinaggio nella provincia di Catanzaro per gli anni 2015-2016

PRASSI

COMMISSIONE DI GARANZIA SCIOPERO

DELIBERAZIONE

COMMISSIONE DI GARANZIA SCIOPERO – DELIBERA 14 SETTEMBRE 2015, N. 15/254

LAVORO

Valutazione di idoneità del «Codice di autoregolamentazione delle astensioni collettive dalle funzioni e/o dalle attività svolte dai notai», adottato, in data 8 luglio 2015, dal Collegio notarile dei Distretti riuniti di Cagliari, Lanusei e Oristano, dal Comitato dei Collegi notarili della Sardegna, dall’Associazione Italiana notai cattolici, dall’Associazione Italiana giovani notai, dalla Federnotai, dal Notaract e dal Sindacato sociale notarile. (Poss. 426 e 695/15)

CONSIGLIO NAZIONALE CDL

CIRCOLARE E PROVVEDIMENTO

FONDAZIONE STUDI CDL – CIRCOLARE 06 OTTOBRE 2015, N. 19

LAVORO

Le nuove “semplificazioni” in materia del lavoro dimissioni-disabili-sicurezza-regime sanzioni

INPS

CIRCOLARE

INPS – CIRCOLARE 07 OTTOBRE 2015, N. 167

LAVORO

Modifiche ai criteri di determinazione del coefficiente di capitalizzazione del montante contributivo. Articolo 5 del decreto legge 21 maggio 2015, n. 65

MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI

LETTERA CIRCOLARE

MINISTERO LAVORO E POLITICHE SOCIALI – LETTERA CIRCOLARE 07 OTTOBRE 2015, N. 16494

LAVORO

D.Lgs. n. 151/2015 recante “disposizioni di razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese e altre disposizioni in materia di lavoro e pari opportunità” – indicazioni operative sul regime intertemporale.

NOTA

MINISTERO LAVORO E POLITICHE SOCIALI – NOTA 30 SETTEMBRE 2015, N. 20578

 

PMI

PMI.it giovedì 8 Ottobre 2015
 

Novità e approfondimenti

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