Archivi giornalieri: 27 ottobre 2015

Pensioni

Contro le misure pensionistiche della Legge di Stabilità Cgil, Cisl e Uil annunciano la mobilitazione

“Le rilevanti ingiustizie ed iniquità presenti nel sistema previdenziale non trovano risposta nella Legge di Stabilità. E’ un grave errore non introdurre la flessibilità di accesso alla pensione. Così si continuano a penalizzare sia i lavoratori che i giovani i quali vedono ancora bloccato il turn over nel mercato del lavoro”. In nota congiunta, Cgil, Cisl e Uil annunciano una mobilitazione per chiedere che il governo riveda le misure pensionistiche contenute nella legge di Stabilità.  

Secondo i sindacati, “la proroga del blocco della perequazione fino al 2018 delle pensioni è sconcertante e non ripristina il diritto alla rivalutazione già previsto dalla recente sentenza della Corte Costituzionale. Inoltre, “l’estensione, pur parziale, della no tax area per i pensionati è positiva ma va attuata nel 2016 e non nel 2017 come prevede la legge”.

“La settima salvaguardia degli esodati – si legge nella nota -, così come è definita, non è risolutiva in quanto non copre tutta la platea stimata dall’INPS e l’attuazione dell’opzione donna è limitata al 31 dicembre 2015. È grave sottrarre risorse al Fondo dei lavori usuranti che, invece, andrebbero utilizzati per dare una risposta ai lavoratori che svolgono mansioni particolarmente faticose”.

Infine, “non si dà una soluzione alle migliaia di dipendenti della scuola, Quota 96, che continuano ad essere penalizzati dal più grossolano errore della legge Fornero, né al tema delle ricongiunzioni onerose”.

Cgil, Cisl e Uil svilupperanno, a partire dai prossimi giorni, un’ampia mobilitazione unitaria in tutto il Paese, con iniziative nei luoghi di lavoro e sui territori e attraverso incontri con tutti i Gruppi parlamentari al fine di ottenere, nel corso dell’iter legislativo, soluzioni positive a questi problemi”.

Convegno Cgil: “Vite da scarto. Disabilità e discriminazione tra passato e presente”

 

“Vite da scarto: disabilità e discriminazione tra passato e presente”. A 70 anni dalla Liberazione, la Cgil ha promosso un convegno per ricordare una delle pagina più drammatiche, che ha provocato eccidi e stermini di uomini e donne, considerati diversi, e per riflettere sulle disuguaglianze di oggi. L’iniziativa, che si terrà il 28 ottobre, presso la sede nazionale della Confederazione, in Corso d’Italia, 25, a partire dalle 9.30, vedrà la partecipazione di Nina Daita, responsabile delle politiche per le disabilità della Cgil che aprirà i lavori.

Seguiranno gli interventi di: Marcello Pezzetti, storico della Shoah; Silvia Cutrera, presidente AVI Onlus Roma; Elena Improta, presidente associazione ‘Oltre lo sguardo’; Stefano Onnis, antropologo; Daniela Pavoncello e Amedeo Spagnolo, ricercatori Isfol; Ileana Argentin, deputata e componente XII commissione Affari Sociali Camera dei Deputati.

Il dibattito sarà coordinato da Giovanni Anversa, giornalista RaiTre. Le conclusioni saranno affidate al segretario generale della Cgil, Susanna Camusso

Cassazione

Cassazione: Sanzioni a impresa per mancati versamenti previdenziali

Il datore di lavoro che omette di versare i contributi INPS  ha l’obbligo di pagare sanzioni e interessi moratori, quale conseguenza automatica derivante dalla legge. A stabilirlo è la Corte di Cassazione (sentenza n. 12099 del 29 maggio 2014) giudicando il caso di un imprenditore cui era stata recapitata una cartella esattoriale contenente l’intimazione di pagamento in favore dell’INPS, del cui importo il 30% risultava costituito da interessi di mora.

Nel ricorso per Cassazione, il datore di lavoro lamentava la violazione dell’articolo 116 della Legge n. 388/2000 (regime sanzionatorio per i soggetti che non provvedono, entro il termine stabilito, al pagamento di contributi o premi dovuti alle gestioni previdenziali e assistenziali o vi provvedono in misura inferiore al dovuto), in quanto assumeva che il giudice di primo grado non contemplasse il pagamento degli interessi ma solo dei contributi omessi e delle sanzioni. Secondo gli Ermellini, tuttavia, sulla somma azionata tramite la cartella esattoriale spettavano per legge gli interessi moratori a causa dell’omesso versamento delle differenze contributive.Come la stessa Corte ha già avuto modo di statuire (Cass. Sez. Lav. n. 7229 del 2 dicembre 1983):

«La somma aggiuntiva dovuta come conseguenza automatica del mancato tempestivo pagamento dei contributi previdenziali ex art. 111 del R.d.l. 4 ottobre 1935 n. 1827 costituisce una sanzione civile che, pur avendo la funzione di risarcire in misura predeterminata dalla legge, con presunzione iuris et de iure, il danno cagionato all’istituto assicuratore, dà luogo ad un debito che si compenetra con quello concernente l’obbligazione contributiva ed assume anche esso le caratteristiche di somma capitale, con la conseguenza che sull’intera somma, così dovuta in dipendenza dell’inadempimento di tali obbligazioni, spettano all’istituto assicuratore gli interessi moratori nella misura legale.»

In altre sedi, la stessa Cassazione aveva avuto già modo di affermare che in tema di previdenza sociale, l’obbligo del versamento di una somma aggiuntiva, pari all’importo dei contributi dovuti, è consequenziale al mancato o al ritardato pagamento dei contributi stessi, e il credito correlativo dell’INPS sorge automaticamente alla scadenza del termine legale per il pagamento del debito contributivo.

«La scelta esercitata dall’istituto fra la riscossione degli interessi moratori e il pagamento delle sanzioni civili, sottoposta alla condizione del pagamento dei contributi, oppure degli interessi di mora, nel termine prescritto o assegnato, perde ogni efficacia, ove la condizione non si verifichi, sicchè, in tal caso, il datore di lavoro è obbligato al pagamento, oltre che dei contributi omessi, degli interessi di mora e delle sanzioni aggiuntive” (Cass. Sez. Lav. n. 2480 del 24 aprile 1981)».
La Cassazione ha così rigettato  il ricorso del datore con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali.

da www.pmi.it

Stranieri

Stranieri non vedenti: Riconoscimento delle prestazioni Inps anche senza “carta di soggiorno”

Con il messaggio del 20 ottobre scorso (n.6456) l’Inps fornisce le prime indicazioni per l’applicazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 22 del 27 gennaio 2015 che, ancora una volta, ha dichiarato incostituzionale l’art. 80, comma 19, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, nella parte in cui subordina il riconoscimento della pensione non reversibile (prevista dall’art. 8 della legge 66/1962) e dell’indennità (ex art. 3 comma 1 della legge 508/1988) al possesso della carta di soggiorno.

“La sentenza della Consulta – spiega l’Inca -, seppur relativa ad un non vedente parziale, afferma il diritto alla pensione non reversibile, rivolta sia ai ciechi parziali sia a quelli totali, e all’indennità speciale, che invece spetta solo ai non vedenti parziali, senza menzionare la legge 28 marzo 1968, n.4063 istitutiva dell’indennità di accompagnamento per i ciechi totali”.

“In effetti – chiarisce l’Inca -, così come il riconoscimento della cecità parziale permette l’accesso sia alla pensione sia all’indennità speciale, allo stesso modo il riconoscimento della cecità assoluta dà titolo sia alla pensione non reversibile sia all’indennità di accompagnamento”.

Di conseguenza tutte le prestazioni economiche per cecità assoluta (pensione non reversibile ed indennità di accompagnamento) e parziale (pensione non reversibile e indennità speciale), laddove ne ricorrano gli ulteriori requisiti, devono essere riconosciute agli extracomunitari in possesso del permesso di soggiorno di validità almeno annuale.

Con il messaggio, l’Inps nel dettare indicazioni alle proprie sedi, afferma per i ciechi parziali e i ciechi totali legalmente soggiornanti, il diritto alle prestazioni economiche per cecità civile fino alla data di scadenza del permesso di soggiorno. 

Ovviamente la prestazione dovrà essere prorogata degli ulteriori periodi previsti con il successivo rinnovo ovvero, secondo l’Inps, in sede di “consegna della ricevuta della richiesta di rinnovo rilasciata dalla Questura competente”

Lavoro

Lavoro: Ilo Italia, 99% giovani pessimisti, 55% pronto emigrare

Il 99% dei giovani italiani è pessimista sull’andamento del mercato del lavoro, mentre il 55% si dichiara disponibile a emigrare per cercare opportunità migliori. E’ quanto risulta da una ricerca Gallup contenuta nel Rapporto Ilo sull’occupazione giovanile presentato oggi in Cgil.

Secondo il direttore dell’Ilo Italia, Gianni Rosas la causa prinicpale di tale atteggiamento negativo è da ricercare nella percezione della carenza di opportunità di lavoro e del deterioramento della qualità del lavoro, che ha spinto il 99% dei giovani italiani intervistati ad essere pessimisti.

Il dato sul pessimismo dei giovani registrato dal sondaggio Gallup è significativamente più alto di quello francese (82%), greco (78%) e spagnolo (79%) ma soprattutto più alto di quello medio del Nord Africa  (58%) e del Medio Oriente (68%). 

“Nonostante lievi miglioramenti, alla fine del 2014 – aggiunge Rosas – l’Italia era il quarto paese dell’Unione Europea con il tasso di disoccupazione giovanile più alto (42,7%), il doppio di quello registrato nel periodo pre-crisi. L’alta quota di disoccupazione di lunga durata, che colpisce circa il 60% dei giovani disoccupati, è un fattore di forte preoccupazione.

Durante il periodo 2010-14, il lavoro a tempo determinato tra i giovani lavoratori italiani è cresciuto di 9,2 punti percentuali e quello del lavoro a tempo parziale involontario di 13,3 punti. Il rischio di povertà è cresciuto di 5,5 punti nello stesso periodo. 

A livello mondiale il tasso di disoccupazione giovanile, nella fascia di età tra i 15-24enni, nel 2014 si è attestato al 13%, superiore all’11,7% del periodo pre crisi. 

Per il 2015, si stima che arrivi al 13,1%. A livello globale c’erano 73,3 milioni di giovani disoccupati nel 2014 con un calo di 3,3 milioni rispetto al picco registrato nel 2009. 

Tra il 1991 e il 2014 la popolazione attiva in questa fascia di età è diminuita di 11,6 punti percentuali passando dal 59% al 47,3%. (ANSA).

UE

Ue, in Italia record disoccupati diventati inattivi

L’Italia è il Paese europeo con il più alto numero di disoccupati passati alla condizione di inattività economica (popolazione che non cerca lavoro) tra il primo e il secondo trimestre 2015. E’ quanto rileva Eurostat, che oggi ha pubblicato i dati sui flussi nel mercato del lavoro.

In Italia è diventato inattivo il 35,7% dei disoccupati, più del doppio della media Ue che si ferma a 16,8%. Ha invece trovato lavoro – si legge sui dati Eurostat – il 16,1% dei disoccupati, in linea con la media europea (18,6%), ed è rimasto nella condizione di senza lavoro il 48,3%, contro una media Ue decisamente più elevata, cioè 64,6%. Rispetto all’Italia quindi, a livello europeo sono più i disoccupati che continuano a cercare un impiego piuttosto che quelli che perdono le speranze e non lo cercano più. Tra gli occupati invece, solo l’1,3% ha perso il lavoro e l’1,6% è diventato inattivo, mentre il 97,1% ha mantenuto il posto.   

ansa

Legge di stabilità

Legge di stabilità e pensioni: Per Inca, “solo misure al ribasso”

“La bozza di legge di stabilità, che arriverà in Parlamento nei prossimi giorni, rappresenta una grande delusione, sotto tanti aspetti, ma soprattutto se esaminata sotto il profilo delle pensioni. Per tutti coloro che – e sono numerosissimi – avevano sperato in correzioni sostanziose della legge Fornero e nell’inserimento di nuove misure che, reintroducendo elementi di flessibilità, fossero in grado di restituire  alle persone la possibilità di decidere, entro limiti e penalizzazioni accettabili, quando andare in  pensione. Di tutto questo non c’è nulla o quasi”. E’ questo il commento di Fulvia Colombini, del collegio di Presidenza Inca. 

“Ancora una volta – spiega Colombini – il Governo ha scelto di non procedere a interventi strutturali, ma si limita a degli spot, con misure temporanee. Così facendo  perdura e cresce  l’incertezza generale; si conferma la volubilità delle norme previdenziali che subiscono ogni anno numerose modifiche, rendendo sempre  più incerto e aleatorio il futuro pensionistico di migliaia di lavoratori e lavoratrici”.

“Se esaminiamo i provvedimenti contenuti nella legge – osserva Colombini -, vediamo che la richiesta di una maggiore flessibilità di uscita, sollecitata a gran voce da Cgil Cisl e Uil, sulla quale il Governo aveva lasciato intravedere parecchie possibili soluzioni, è di fatto sparita dal dibattito. È stato invece introdotto il part time negli ultimi tre anni di lavoro, con il versamento pieno, da parte del datore di lavoro, dei contributi nella busta paga del lavoratore o della lavoratrice e fiscalizzazione dei contributi figurativi a carico dello Stato. Questa misura però può essere applicata, così si legge nel testo, dai 63 anni in avanti, mantenendo un impegno lavorativo per almeno la metà del tempo. Viene compensata in parte la riduzione dello stipendio dovuta alla trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a part-time; si stima che la retribuzione percepita sarebbe il 65% di quella a tempo pieno e vi è il vantaggio di non subire una penalizzazione permanente”.

“Si tratta però – avverte Colombini – di una misura diversa dalla tanto richiesta ” flessibilità in uscita” che avrebbe consentito di lasciare il lavoro in via definitiva e immediata,  con una penalizzazione sostenibile per chi non ce la fa più e non può proprio aspettare i 63 anni e lavorare, sia pure a part time, fino a 66 anni”.

“Anche per l’opzione donna” – aggiunge Colombini – i provvedimenti previsti sono criticabili. Avevamo chiesto e sostenuto, anche con i presidi davanti al Ministero dell’economia, di prorogare l’opzione per i prossimi anni, perché è rimasto l’unico modo per andare in pensione con 35 anni di contributi , togliendo i tre mesi di aspettativa di vita dai 57 anni di età, i 12 mesi di finestra mobile e attenuando le penalizzazioni.  La risposta odierna  è l’allungamento parziale e temporaneo, confermando la maturazione dei requisiti di età entro la fine del 2015, compresi i tre mesi di aspettativa di vita che ricordiamo essere 57 anni e tre mesi per le dipendenti e 58 anni e tre mesi per le autonome. L’unica modifica è la possibilità  che la decorrenza della pensione, soggetta alla finestra mobile di 12 o 18 mesi, possa essere esercitata dopo il 31 dicembre dell’anno in corso. Una risposta al ribasso che ha scontentato tutte!”

“Sugli esodati – riferisce Colombini – si era chiesto una soluzione strutturale e definitiva per risolvere un problema che si trascina dal 2011 e che il varo di ben sei salvaguardie non ha risolto. La risposta della legge di stabilità è l’inserimento della settima salvaguardia che ricalca criteri e regole della sesta, ma con alcune dolorose restrizioni, escludendo cioè dal gruppo dei lavoratori con contratti a termine gli agricoli e gli stagionali. Ci sembra di poter dire fin d’ora che si tratta di un’altra occasione perduta perché la salvaguardia riguarderà una parte, ma non tutti gli “esodati” e quella tanto auspicata soluzione strutturale si allontana di anno in anno”. 

“È il Governo che ha deciso le priorità per la legge di stabilità; sicuramente tra quelle scelte – conclude Colombini – non c’è il futuro lavorativo e di vita di migliaia di persone; uomini e donne, danneggiati dalla legge Fornero, che si aspettavano risposte adeguate e un cambio di marcia. Cgil e Inca proseguiranno nella mobilitazione affinché durante l’esame al Parlamento siano possibili cambiamenti e modifiche all’altezza dei problemi”.

26/10/2015 11.35

Comunicati ARAN

 

 

Portale Lavoro Regione Lazio

 

AVVISI E BANDI

STAGE – TIROCINI – BORSE DI STUDIO

27/10/15 –  Opportunità di reddito – SODATI Engineering SrL: tirocinio per ingegneri o architetti

23/10/15 –  Informazioni utili – Città Metropolitana di Roma Capitale: corso gratuito “Certificazione energetica degli edifici”

22/10/15 –  Opportunità di reddito – Centro per l’Impiego Porta Futuro: 16 commessi di vendita

05/10/15 –  Informazioni utili – Cooperativa Ferrante Aporti: 70 borse di tirocinio transnazionali per neodiplomati

02/10/15 –  Informazioni utili – Ce.S.F.Or: corsi di formazione per aderenti a Garanzia Giovani

24/09/15 –  Opportunità di reddito – CeSvil: 55 borse di stage per neodiplomati

23/09/15 –  Opportunità di reddito – MiBACT: 130 tirocini formativi e di orientamento

22/09/15 –  Opportunità di reddito – Unipharma Graduates: 70 borse di tirocinio

Notizie dal Ministero del Lavoro

voro»Min. Lavoro: progetti di attività e lavori socialmente utili

Min. Lavoro: progetti di attività e lavori socialmente utili

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DI  IN 26 OTTOBRE 2015MINISTERO DEL LAVORO
Interpretazione del Ministero del Lavoro dell’art. 26, co. 12 del recente D. Lgs. n. 150/2015 sui progetti di attività e lavori socialmente utili.

In data 26 ottobre 2015 il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato la circolare interpretativa dell’art. 26, co. 12 del recente D.Lgs. n. 150/2015 sui progetti di attività e lavori socialmente utili.

La circolare contiene l’interpretazione del Ministero del Lavoro del contenuto dell’art. 26, co.12 del D. Lgs. n. 150/2015 in attuazione del Jobs Act, secondo cui “gli articoli 7 e 8 del decreto legislativo 1 dicembre 1997, n. 468, si applicano ai soli progetti di attività e lavori socialmente utili in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto”.

In particolare, il Ministero chiarisce quali siano i progetti di attività in corso al 24 settembre 2015 (data di entrata in vigore del decreto legislativo in parola), affinché, per gli stessi, possano continuare ad essere applicate le disposizioni di cui agli artt. 7 e 8 del d. lgs. 468/1997.

Circolare art. 26 d. lgs. 150/2015

L’articolo 26, comma 12, prevede che “gli articoli 7 e 8 del Decreto Legislativo 1 dicembre 1997, n. 468, sdi applicano ai soli progetti di attività e lavori socialmente utili in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto.

Emerge, pertanto, l’esigenza di chiarire quali siano i progetti in attività in corso al 24/09/2015, affinchè, agli stessi, possano continuare ad essere applicate le disposizioni di cui agli artt. 7 e 8 del d. lgs. 468/1997.

A tal proposito, si ritiene che i progetti di attività in parola siano quelli per cui all’atto di approvazione del progetto di utilizzo di lavoratori socialmente utili abbia una data antecedente al 24/09/2015.

Una diversa interpretazione della norma potrebbe dar luogo ad un blocco delle attività già progettate e pianificate a livello territoriale e di rilevante interesse per l’intera collettività locale.

Infine, si rappresenta che laddove l’atto di approvazione d progetto (sempre antecedente al 24/09/2015) contenga, ab origine, la possibilità di prorogare l’utilizzo dei lavoratori socialmente utili nell’ambito del medesimo progetto, tale proroga sarà ammissibile, nei limiti temporali previsti dal suddetto atto.

  Min. Lavoro – Circolare art. 26 d. lgs. 150 (393,2 KiB, 79 hits)

Ue

Ue, in Italia record disoccupati diventati inattivi

L’Italia è il Paese europeo con il più alto numero di disoccupati passati alla condizione di inattività economica (popolazione che non cerca lavoro) tra il primo e il secondo trimestre 2015. E’ quanto rileva Eurostat, che oggi ha pubblicato i dati sui flussi nel mercato del lavoro.

In Italia è diventato inattivo il 35,7% dei disoccupati, più del doppio della media Ue che si ferma a 16,8%. Ha invece trovato lavoro – si legge sui dati Eurostat – il 16,1% dei disoccupati, in linea con la media europea (18,6%), ed è rimasto nella condizione di senza lavoro il 48,3%, contro una media Ue decisamente più elevata, cioè 64,6%. Rispetto all’Italia quindi, a livello europeo sono più i disoccupati che continuano a cercare un impiego piuttosto che quelli che perdono le speranze e non lo cercano più. Tra gli occupati invece, solo l’1,3% ha perso il lavoro e l’1,6% è diventato inattivo, mentre il 97,1% ha mantenuto il posto.   

ansa

Sant’ Evaristo

 

 


Sant' Evaristo

 
Nome: Sant’ Evaristo
Titolo: Papa e martire
Ricorrenza: 27 ottobre

Questo santo Pontefice, che per nove anni sedette sulla cattedra di S. Pietro, illustrò la Chiesa con savie disposizioni, non meno che colla sua santa vita, coronata dalla palma del martirio. 

Nacque, Evaristo, in Grecia da padre ebreo. Nella sua giovinezza frequentò le principali scuole della sua dotta patria, ed alla cultura filosofica e letteraria unì lo studio della dottrina cristiana. Iscrittosi fra i catecumeni, ricevette il santo battesimo e divenne egli pure zelantissimo apostolo della fede, dapprima fra i suoi connazionali e poscia in Roma, chiamatovi dal Papa Anacleto che ne aveva ammirato le doti non comuni di scienza e di zelo. Alla morte di Papa Anacleto, per l’unanime consenso dei fedeli, fu eletto a succedergli nel difficile e delicato ministero. 

Gravi furono le difficoltà del suo pontificato, rese più gravi ancora dalle furiose persecuzioni suscitate dagli imperatori di Roma. La Chiesa era perciò costretta in quel tempo a svolgere le sue attività nell’oscurità delle Catacombe. Ivi si compivano le sacre funzioni, venivano conferiti gli ordini sacri, e vi si prendevano disposizioni per le più urgenti necessità. 

Non si può dubitare dello zelo indefesso di Papa Evaristo, nè della sua pastorale vigilanza, ricordando quanto il grande martire Ignazio di Antiochia ci fa sapere sulla condotta dei fedeli di Roma al tempo di questo degnissimo successore di S. Pietro. Essi infatti venivano proposti ad esempio alle altre chiese della cristianità, per la purezza di dottrina, per l’ardente carità con cui s’amavano, e per l’eroico attaccamento alla fede cristiana. 

Moltissime e rilevanti sono le opere compiute nella Chiesa da questo glorioso Pontefice: vanno però ricordate alcune, perchè degne di maggior rilievo. 

Anzitutto, la divisione da lui fatta della diocesi di Roma in Titoli o Parrocchie, a ciascuna delle quali propose un prete cardinale. 

Poi quella di avere propugnato la santificazione del matrimonio, ordinando che venisse celebrato pubblicamente e che le nozze fossero benedette dal sacerdote: disposizione che fu poi largamente illustrata da Leone XIII e da Pio XI, che ci ha donato un nuovo preziosissimo documento coll’enciclica « Casti Connubii » del 29 dicembre 1930. 

S. Evaristo, durante il suo saggio governo della Chiesa, conferì tre volte i sacri ordini, consacrando quindici vescovi, diciassette sacerdoti e due diaconi. 

Santamente chiuse i suoi giorni, coronati dal glorioso martirio; che subì per ordine di Traiano, l’anno 121. Le sue sacre spoglie furono deposte sul Colle Vaticano presso la tomba di S. Pietro. 

PRATICA. Leggiamo volentieri la parola del Papa, sapendo che per mezzo di lui parla il Divin Maestro Gesù Cristo. 

PREGHIERA. Riguarda, Dio onnipotente, la nostra infermità, e giacchè siamo oppressi dai peccati, ci protegga la gloriosa intercessione del tuo beato martire e Pontefice Evaristo.