Osservatore Romano

Le relazioni 
dei circoli minori 
di lingua francese

 
 

15 ottobre 2015

 
 

 

Pubblichiamo — in una nostra traduzione – i testi delle relazioni dei circoli minori in lingua francesce riunitisi dal 12 al 13 ottobre per esaminare la seconda parte dell’«Instrumentum laboris», dedicata al tema «In discernimento della vocazione familiare».

Più unità meno velocità

Francese a

La nostra prima mattina è iniziata con una condivisione di vita tra noi. Il nostro moderatore ci ha proposto di dirci gli uni gli altri, vescovi, auditori e periti, in che modo la nostra vita in famiglia e la nostra infanzia in famiglia ci sono mancate, che cosa ci ha lasciato l’esempio dei nostri genitori, che cosa ci ha aiutati a vivere e ci ha formati. E ognuno, con poche parole, è andato a fondo nella sua esperienza umana e spirituale. Non è questa la sede per riportare i frutti di questa condivisione, ma per sottolineare che quello che abbiamo vissuto nelle nostre famiglie, fin dall’inizio della nostra vita, ha fatto nascere la nostra vocazione e il nostro modo personale di rispondervi. Il nostro lavoro è dunque iniziato con un’azione di rendimento di grazie.

Laura James, «The wedding at Cana»

Poi abbiamo esaminato globalmente la seconda parte dell’Instrumentum laboris, riguardo alla quale desideriamo formulare le considerazioni che seguono.

Apprezziamo il fatto che questa trentina di numeri permetta di fare un sintesi per presentare oggi la buona novella sulla vita familiare, e pensiamo che questa seconda parte sia veramente necessaria. Non si tratta di rifare l’intera teologia del matrimonio e della famiglia; queste pagine non sono un trattato e non ambiscono neppure a esserlo. Ma si chiede al sinodo, ci si aspetta da esso, che esprima gli aspetti più salienti e più urgenti di questa buona novella che non riserviamo solo ai cattolici, ma che possiamo e vogliamo offrire come fonte di speranza a tutti gli uomini. Perciò abbiamo apprezzato i paragrafi che provengono direttamente dal sinodo straordinario del 2014, in particolare i numeri 37, 39, 41 e 44, anche se abbiamo introdotto delle modifiche.

Il lavoro effettuato la settimana scorsa sulla prima parte ha permesso di sottolineare la grande ricchezza e la diversità delle culture e delle poste in gioco nelle varie regioni del mondo. Abbiamo anche notato che vengono menzionati spesso la coabitazione e il matrimonio civile; per tener conto di tale diversità, si chiede di aggiungervi sempre il matrimonio consuetudinario.

Anche se non dobbiamo affrontare ovunque gli stessi problemi, l’unità del nostro insegnamento sulla famiglia deve essere chiaramente espresso qui come viva adesione all’unico Salvatore e Signore di tutti.

Per favorire l’unità di tale insegnamento, va detto che questa seconda parte non è abbastanza saldamente fondata sulla Sacra scrittura. Chiediamo che, conformemente all’insegnamento della Dei Verbum, ciò che deve essere affermato qui sia fondato essenzialmente sulla parola di Dio.

È indubbio che l’idea stessa di “pedagogia divina” deve essere maggiormente descritta seguendo il processo della rivelazione dall’antica alla nuova alleanza. I primi racconti e gli appelli profetici alla fedeltà non possono essere passati sotto silenzio. Abbiamo anche ricordato l’appello che abbiamo ricevuto proprio qui, nell’aula, a dare spazio, nella nostra relazione, ai riferimenti ai libri sapienziali, al Cantico dei cantici. Auspichiamo che non si faccia solo riferimento a due o tre parole famose del Vangelo per riassumere l’insegnamento di Gesù, ma che si sottolineino i numerosi incontri di Gesù con le famiglie e le realtà familiari esistenti: l’accoglienza che riserva ai bambini, l’attenzione che dà ai genitori che si rivolgono a lui perché guarisca il figlio, l’appello che fa alle folle perché diventino la famiglia di Dio ascoltando la sua parola e mettendola in pratica. E bisognerebbe forse addirittura iniziare ricordando che Gesù ha vissuto la maggior parte della sua vita nell’ordinarietà di una vita familiare.

La “pedagogia” si è mostrata all’opera in tutta la rivelazione biblica. E continua a essere sperimentata dalla Chiesa nel suo modo di essere presentata alle coppie e alle famiglie, per aiutarle lungo il cammino della vita, nelle gioie come nelle prove, nell’azione di grazie e al momento di chiedere perdono, nella costruzione della loro unità e nei loro impegni al servizio dell’intera società.

Vorremmo anche che questo testo, che ha diverse origini (in particolare la Relatio synodi e i contributi aggiunti nel corso dell’anno), dimostri una maggiore unità di progettazione, e in particolare che non sia interrotto così spesso da considerazioni, non sempre omogenee tra loro, sull’indissolubilità, come se fosse la nostra unica preoccupazione.

Constatiamo anche che c’è una forte tentazione ad andare troppo velocemente agli orientamenti pastorali della terza parte, il che pregiudica l’unità e la leggibilità del testo. Per esempio, abbiamo trovato interessante che si sviluppi l’invito a un contatto più forte con la parola di Dio in famiglia, ma forse il tema è stato affrontato troppo presto, fin dal secondo numero, in questa parte (n. 38). Abbiamo quindi suggerito una ristrutturazione del capitolo 1 di questa seconda parte la cui composizione attuale è poco chiara.

Chiediamo infine, e abbiamo introdotto delle modifiche in tal senso, che si parli maggiormente di fedeltà e d’indissolubilità in termini di dono e di chiamata, piuttosto che in termini giuridici di dovere. Che vengano percepite non come aggiunte all’impegno, ma come profondamente integrate nel linguaggio dell’amore, e comprese nella loro dimensione teologale. E che si parli soprattutto del matrimonio come vocazione e chiamata alla comunione. Che si parli anche della famiglia in termini di vocazione, e che in tutto ciò si veda e si sviluppi una percezione dell’amore umano nell’amore di Dio che ci viene rivelato.

Ma il vangelo non è un fardello

Francese b

Vorrei procedere in tre tempi: il nostro lavoro; considerazioni generali; riflessioni.

Il nostro lavoro: l’esame della seconda parte dell’Instrumentum laboris, «il discernimento della vocazione familiare», ha richiesto un lavoro sul testo che ha portato: a elaborare nuovamente vari modi di cui 18 sono stati votati; a proporre una ristrutturazione del primo capitolo; a decidere che diversi numeri sono troppo legati al testo della terza parte e che potrebbero essere eventualmente e ulteriormente inseriti lì; a doverci confrontare con la difficoltà di emendare alcuni elementi del testo, rispettando comunque l’economia attuale dell’Istrumentum laboris.

Considerazioni generali: sono quattro. Vorremmo che il testo si esprimesse maggiormente nel linguaggio della teologia biblica; inoltre pensiamo all’unanimità che la parte biblica del primo capitolo richieda una profonda revisione e una completa riscrittura, che non possono avvenire attraverso la redazione di modi. Ci sembra importante che il testo sia il più chiaro e semplice possibile e che eviti le ambiguità e gli equivoci che nuocerebbero alla comprensione della vocazione e della missione proprie della famiglia nella Chiesa e nel mondo del nostro tempo. Certo, è importante tener conto delle fragilità, difficoltà e sofferenze della famiglia ma senza sopravvalutare la situazione attuale, ricordando che queste sono in qualche modo sempre esistite. L’insistenza su questa dimensione delle realtà familiari porta a sottolineare il fatto che la Chiesa accompagna tutti i figli e che deve proclamare il Vangelo e il suo appello alla conversione a Cristo con forza e con amore nel rispetto di tutti. L’accoglienza della “vocazione familiare” in effetti si discerne e si vive nella luce e nella forza della grazia di Dio. Lo sguardo rivolto a Cristo e l’ascolto della sua parola non portano a intendere il vangelo della famiglia come un pesante fardello di esigenze ma come un appello a vivere nella libertà e nella gioia della fede la verità e la bellezza della famiglia. Come ci ha ricordato il Santo Padre, «numerosissime famiglie… vivono il loro matrimonio come uno spazio in cui si manifesta l’amore divino; per difendere la sacralità della vita, di ogni vita; per difendere l’unità e l’indissolubilità del vincolo coniugale come segno della grazia di Dio e della capacità dell’uomo di amare seriamente».

Riflessioni: sono a loro volta quattro. Una delle questioni attuali più cruciali consiste nel domandarsi come portare le persone, e soprattutto i più giovani, a scoprire il significato e l’importanza del matrimonio cristiano quando a fatica ne colgono le ragioni e la finalità. Viene pertanto sottolineato l’impressionante calo del numero dei matrimoni celebrati in alcune parrocchie di grandi città europee. Abbiamo consolidato quanto viene detto nel testo dell’Instrumentum laboris sull’importanza di pregare in famiglia per vivere un cammino di crescita della vita interiore e di approfondimento della dimensione spirituale della vita familiare. La famiglia, in quanto Chiesa domestica, è in effetti invitata, al fine di vivere l’appello alla santità, a ritrovarsi e a riunirsi in nome di Cristo, per nutrirsi della sua parola, per vivere il perdono, per trasmettere la fede e per testimoniare il Vangelo di Cristo. Riflettendo sulla famiglia secondo l’insegnamento della Chiesa, abbiamo votato all’unanimità un modus che dice: «L’annuncio del Vangelo della famiglia richiede oggi un intervento magisteriale che possa rendere più coerente e possa semplificare l’attuale dottrina teologico-canonica sul matrimonio». Fin dall’inizio dei nostri scambi e in diverse occasioni, abbiamo dato tutto il nostro sostegno a quanto affermato dall’Instrumentum laboris rispetto alla necessità di promuovere la famiglia «come soggetto dell’azione pastorale». Questo passaggio dalla famiglia oggetto dell’azione pastorale alla famiglia soggetto dell’azione pastorale potrebbe essere uno dei contributi principali del presente sinodo alla vita della Chiesa.

Per preparare la tavola

Francese c

Come tutti i gruppi, anche il nostro ha consegnato alla commissione di redazione un certo numero di emendamenti riguardanti questa seconda pare dell’Instrumentum laboris. Tuttavia, al di là degli emendamenti, riteniamo che il testo richieda una riformulazione più approfondita per le tre seguenti ragioni:

Nella dinamica del metodo — vedere, giudicare, agire — questa seconda parte è quella che deve portare a radicare il nostro discernimento in una visione globale della rivelazione. La Bibbia e la tradizione viva della Chiesa devono dunque attraversare il testo dall’inizio alla fine.

Seguendo il tema di questo sinodo, si tratta di discernere non solo la vocazione, ma anche la missione della famiglia. A nostro parere, non bisogna riservare alla parte iii il discernimento di questa missione. La parte iii deve indicare piste di azione pastorale per la visione e la missione della famiglia che dovranno essere state individuate nella parte ii.

Opposizioni implicite nel testo dell’Instrumentum laboris vanno superate in un approccio più unificato: per esempio, tra la teologia e la pastorale, tra la pienezza e la ferita, tra la verità e la misericordia. Non lasciamoci rinchiudere in false opposizioni e concessioni che generano solo confusione.

In vista di una simile riformulazione, abbiamo redatto un’aggiunta a questa seconda parte, aggiunta che serva a “preparare la tavola”, se si vuole, a dare un quadro di riferimento a partire dal quale leggere i singoli paragrafi del testo. Ecco dunque l’aggiunta che proporremo in un modo alla commissione di redazione.

«Per discernere e accompagnare la vocazione e la missione della famiglia nella moltitudine di situazioni che abbiano incontrato nella prima parte, abbiamo bisogno di una bussola sicura che orienti il nostro sguardo e il nostro cammino. Questa bussola è la parola di Dio nella storia, storia che culmina in Gesù Cristo, “vita, verità e vita” per ogni famiglia, per ogni uomo e ogni donna, in qualsiasi situazione si trovi. In questa fase della nostra riflessione, ascoltiamo dunque quello che la Chiesa insegna sulla famiglia alla luce della sua tradizione della Sacra scrittura. Siamo convinti che questa parola soddisfi le aspettative più profonde del cuore umano assetato di amore e di misericordia. Essa può risvegliare nell’essere umano potenzialità di dono e di accoglienza capaci di guarire i cuori infranti e d’illuminare le menti umiliate».

«In questa luce, crediamo che il Vangelo della famiglia cominci con la creazione dell’essere umano, uomo e donna, a immagine di Dio che è Amore e che inviti all’amore “a nostra somiglianza” (Genesi 1, 26). Questa vocazione della coppia e della famiglia alla comunione d’amore e di vita perdura in tutte le tappe del disegno di Dio, malgrado i limiti e gli errori umani. In effetti, questa vocazione è fondata fin dall’inizio su Cristo redentore. Egli restaura e perfeziona l’alleanza matrimoniale delle origine, guarisce il cuore umano, gli dà la capacità di amare come lui ama la Chiesa consegnandosi a lei (Efesini 5, 32 e seg.)».

«Questa vocazione acquista uno status ecclesiale e missionario attraverso la celebrazione sacramentale delle nozze che consacra il legame coniugale indissolubile tra gli sposi. Questo legame sacramentale è costituito dallo scambio dei consensi. Tale scambio significa per gli sposi la loro reciproca donazione e accoglienza, totale e definitiva, per formare “una sola carne” (Genesi 2, 24). Suggellata dallo Spirito Santo, la loro unione feconda appartiene a Cristo e alla Chiesa. Diviene durante tutta la vita familiare fonte di molteplici grazie di guarigione, di perdono, di fecondità e di testimonianza. Così costituita, la famiglia evangelizza con il suo stesso essere, che si dischiude in una “comunità di vita e di amore”. In questa comunità, Cristo resta con i coniugi e li accompagna nel cammino che va da Gerusalemme a Emmaus, ma anche e soprattutto da Emmaus a Gerusalemme, nella luce della sua risurrezione e della frazione del pane».

«La prima misericordia di Dio che la Chiesa annuncia alla famiglia è il suo legame con Gesù. Di fatto Gesù ha riunito indissolubilmente la Trinità e la famiglia con la sua incarnazione nella Santa famiglia di Nazaret. In lui si uniscono indissolubilmente verità e misericordia. Gesù è tanto misericordioso mostrando il cammino della verità e della vita per la famiglia quanto soccorrevole con il suo sguardo di bontà e il suo atteggiamento misericordioso verso ogni persona e ogni situazione distante da questa verità. Il sinodo vorrebbe offrire al popolo di Dio chiarezza sulla verità della famiglia secondo il Vangelo. La misericordia è promessa a tutte le famiglie, qualunque sia il loro grado di vicinanza o di allontanamento da questa verità. Non si può intendere il Vangelo in modo diverso».

Inoltre, alla fine di questo secondo ciclo di scambi siamo giunti ad alcune convinzioni.

— Le esperienze pastorali condivise nel nostro gruppo ci hanno fatto comprendere che, nella Chiesa, parlare della famiglia significa parlare di una realtà umana che s’iscrive nel tempo e nello spazio. Ogni famiglia ha la sua genealogia che la radica in una storia e in un cultura. Ogni famiglia è fondata da un uomo e una donna che legano i loro destini e li affidano a Cristo che vuole che tutti abbiano la vita in abbondanza. La storia della loro vita e del loro amore, il loro impegno reciproco nella fedeltà, la loro volontà di realizzare l’economia del loro battesimo mediante la loro alleanza coniugale, la creazione della loro “casa” e l’educazione dei loro figli, tutto ciò è attraversato da parte a parte dalla potenza della misericordia di Dio. La missione della famiglia, attraverso la sua stessa esistenza, è di rendere testimonianza a questo appello a radicare incessantemente le nostre alleanze umane nel mistero pasquale di Cristo.

— Le storie umane alla ricerca della felicità, oggi come ai tempi biblici, sono complesse, fatte di gioie e di sofferenze, di speranze e di abbattimenti, di fedeltà e di abbandono. Sono segnate dal loro contesto culturale. Sono anche talvolta l’occasione di prove difficili di fallimento o di errore. Questa complessità è l’ambito e l’occasione della manifestazione del mistero della misericordia di Dio. Poiché Dio situa ognuna di queste storie familiari particolari e le ordina tutte insieme nell’orizzonte della comunione del regno promessa e realizzata da Cristo.

— Formuliamo quindi un voto: che il presente sinodo apra un periodo di paziente ricerca comune dei teologi e dei pastori che ricercheranno insieme di stabilire i giusti fari di una pastorale che saprà tradurre il Vangelo e la famiglia in questo orizzonte della comunione. Abbiamo meno bisogno di sistemazioni di disciplina universale che di una base solida per la riflessione e l’impegno nella pastorale. Così, in ognuna delle nostre Chiese particolari, i nostri pastori, le nostre comunità e le nostre famiglie sapranno meglio divenire l’eco dell’instancabile fiducia di Dio nella capacità degli esseri umani di vivere in comunione. Di questa comunione l’unità del matrimonio sacramentale è il segno per eccellenza.

 
 

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Osservatore Romanoultima modifica: 2015-10-15T22:32:31+02:00da vitegabry
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