Archivi giornalieri: 25 ottobre 2022

In pensione nel 2023 con quota 100: torna ma rivisitata, ecco come e cosa cambierebbe

In pensione nel 2023 con quota 100: torna ma rivisitata, ecco come e cosa cambierebbe

Avanza di nuovo l’ipotesi di riproporre quota 100 per i lavoratori, ma cambia tanto rispetto alla pensione 2019-2021

pensione con quota 100

Si torna a parlare di pensione con quota 100. Infatti, chi non è rientrato nella quota 100 potrebbe rientrare dalla porta secondaria nel 2023. Le voci rimbalzano nel web e accendono la speranza dei lavoratori prossimi alla pensione: ma quanto sono fondate?

Novità in arrivo per le pensioni nel 2023, almeno stando a quanto si apprende da fonti vicine al dossier pensioni del nuovo governo Meloni. Infatti sono nuove e importanti le misure su cui l’esecutivo sta lavorando. Misure che potrebbero rivoluzionare il sistema e mettere di fronte al traguardo pensione lavoratori che oggi sarebbero tagliati fuori senza se e senza ma. Parliamo di quella fascia di popolazione lavorativa che per via delle novità di questi ultimi 4 anni, sono stati esclusi da delle misure di pensionamento anticipato che per altri si sono concretizzate. Pare che ci siano buone possibilità che dal 2023 si torni a parlare di pensione con quota 100. E la fibrillazione dei lavoratori è già iniziata. Molti attendono con impazienza queste buone novelle, proprio perché erano stati tagliati fuori da qualsiasi altro provvedimento di pensionamento anticipato.   

“Buonasera, mi chiamo Giulio e sono un lavoratore escluso dalla quota 100 nel 2021 ed escluso dalla quota 102 nel 2022. Infatti ho compiuto a gennaio 2022 63 anni di età e il prossimo dicembre completerò 38 anni di contributi versati. Non avendo ancora ancora i 38 anni di contributi utili alla quota 100 nel 2021, ne venni tagliato fuori. Ed allo stesso tempo quest’anno, non avendo i 64 anni di età della quota 102, sono stato escluso anche da questa uscita. Sembra però che nel 2023 dovrebbero tornare in vigore queste misure. Mi pare di aver capito che da gennaio si tornerà ad uscire con la quota 100, anche se modificata rispetto al passato.

Potrò rientrare io in queste nuove vie di uscita per la pensione?”

Pensione con quota 100: le uniche certezze sono le pensioni strutturali

pensione

Ipotesi, voci, progetti e proposte. Al momento in materia previdenziale nulla è certo e tutte le cose che si sentono in giro sono frutto di indiscrezioni. Le uniche certezze ad oggi sono che quota 102 scade il 31 dicembre prossimo e non si potrà più utilizzare questa misura. Stesso discorso per quanto concerne l’Ape sociale e l’opzione donna. Pensioni di vecchiaia e anticipata invece resteranno le medesime, con requisiti congelati e distaccati da qualsiasi incremento per le aspettative di vita. Quindi in pensione a 67 anni di età e 20 anni di contributi per le pensioni di vecchiaia ordinarie e con 42 anni e 10 mesi di contributi senza collegamenti all’età per gli uomini per le pensioni anticipate (per le donne 41 anni e 10 mesi).

Alcune deroghe resteranno in vigore e consentiranno pensione anticipata a molti

Poi, pensione contributiva con 64 anni di età, 20 anni di contributi e pensione pari a 2,8 volte l’assegno sociale. Pensione di vecchiaia con 61 anni di età e 20 di contributi con invalidità pensionabile pari all’80% per gli uomini e con la stessa disabilità, a 56 anni di età e 20 anni di contributi per le donne. Per i gravosi e gli usuranti, pensione di vecchiaia con 20 anni di contributi e 66 anni e 7 mesi di età. I precoci con un anno di contributi prima dei 19 anni di età potranno uscire con la quota 41 (ma solo invalidi, gravosi, caregivers e disoccupati). Sono queste le misure strutturali che rimarranno senza dubbio anche nel 2023, in aggiunta a piccole deroghe come l’opzione Dini, le tre deroghe Amato e poco altro. Il resto è frutto di ipotesi.  

La nuova quota 100 nel 2023 e come andrebbero in pensione i lavoratori  

pensione

Anche la nuova quota 100 è solo una ipotesi. Che nelle ultime ore la misura sia stata ampiamente discussa non cambia la sostanza delle cose e cioè che si tratta di ipotesi. Resta il fatto che sembra un obbiettivo del nuovo esecutivo tornare a questa forma di uscita anticipata. E cambierebbero le cose rispetto alla quota 100 del passato, con una varietà di combinazioni di uscita frutto della flessibilità che potrebbe essere destinata alla misura.

E che consentirebbe anche al nostro lettore un pensionamento già ad anno nuovo. In pratica tutti quelli che con somma algebrica tra età e contributi arriverebbero a 100, potrebbero riuscire a lasciare il lavoro ad anno nuovo. Ma sempre partendo da una determinata età minima di uscita. E sempre partendo da una soglia minima di contributi versati. E per contribuzione versata il miglioramento sarebbe netto ed importante rispetto al passato. Infatti la soglia potrebbe essere di 35 anni.  

Con 35 anni di contributi bastano 65 anni di età per la pensione, lo mette in luce il meccanismo della ipotesi quota 100 2023 

pensione 2023
 

Somma algebrica di età e contributi e pensionamento immediato quindi. Ma con due soglie fisse e cioè 61 anni di età almeno e minimo 35 anni di contribuzione previdenziale versata. La nuova quota 100 funzionerebbe in questo modo. Anche se qualcuno propenderebbe per una versione simile per la quota 102, in modo tale da rendere meno oneroso per lo Stato l’impostazione di questa misura. In termini pratici potrebbero lasciare il lavoro quanto con 65 anni di età raggiungono i 35 anni di contributi versati. Al salire dei contributi scenderebbe l’età, sempre con somma matematica della quota.

La somma algebrica di età e contribuzione versata, ma non per tutti

Per questo il nostro lettore rientrerebbe a pieno titolo già a gennaio 2023. Infatti avendo completato a dicembre 38 anni di contributi e compiendo 64 anni di età a gennaio, potrebbe lasciare il lavoro perché ha una quota 102 completa (e basta la quota 100 per quanto detto in precedenza). Per lui anche la soluzione quota 102, se il governo alla fine sceglierà la strada del low cost sulle casse dell’INPS, sarebbe utile. Ripetiamo, sono solo ipotesi al momento. Che potrebbero fare comodo per esempio a chi con 62 anni di età ha 38 anni di contributi, oppure per chi a 64 anni di età ha 36 anni di contributi.

Ripetiamo, la somma algebrica deve dare 100, fermo restando il doppio paletto dei 61 anni di età e dei 35 anni di contributi versati.  

Gli esclusi da questa nuova misura per la pensione 

Evidente che qualcuno resterebbe comunque tagliato fuori. Ma è un costante effetto questo perché solo una quota 100 pura potrebbe diventare una misura di dominio pubblico. Infatti nulla da fare a prescindere per chi ha maturato 40 anni di contributi versati ed ha 60 anni di età. Così come nulla da fare per chi ha 66 anni di età ed ha 34 anni di contributi versati. Sono i due casi limite, cioè gli esempi concreti di esclusione dalla misura. lavoratori che per poco non completano le due soglie minime previste che verrebbero esclusi nonostante la somma di età e contributi dia 100.

 

I ministri del governo Meloni Mappe del potere

I ministri del governo Meloni Mappe del potere

Abbiamo analizzato attraverso i dati la composizione nel nuovo consiglio dei ministri. Ne emerge un governo con età media alta e rappresentanza femminile scarsa.

 

Come noto, sabato scorso Giorgia Meloni e la sua squadra di ministri hanno prestato giuramento nelle mani del capo dello stato. In attesa di sapere come il parlamento si esprimerà sul nuovo governo, abbiamo analizzato attraverso i dati la composizione del nuovo consiglio dei ministri (Cdm).

Per avere un quadro completo sul nuovo esecutivo e sui rapporti di forza tra le varie forze politiche che ne fanno parte dovremo attendere anche la nomina di viceministri e sottosegretari. Ma già dalla scelta dei ministri è possibile estrapolare alcune indicazioni molto interessanti.

Dal disequilibrio tra i partiti di maggioranza al ruolo dei tecnici, dall’età media alla presenza di donne nella squadra.

Composizione ed equilibri

Il nuovo consiglio dei ministri (Cdm) si compone di 25 esponenti, inclusa la presidente Giorgia Meloni. I ministri senza portafoglio sono 9 mentre quelli con portafoglio 15. Tra questi anche i due vicepresidenti Matteo Salvini (infrastrutture e mobilità sostenibili) e Antonio Tajani (esteri).

Si aggiunge inoltre Alfredo Mantovano, che è stato nominato sottosegretario alla presidenza del consiglio. Questi svolgerà il ruolo di segretario con il compito di redigere il verbale delle sedute, a cui partecipa ma senza diritto di voto.

Per quanto riguarda invece gli equilibri tra le forze politiche della maggioranza possiamo osservare che Fratelli d’Italia vanta all’interno dell’esecutivo tanti esponenti quanti Lega e Forza Italia messi insieme (5 ciascuno). Un dato che premia chiaramente la forza politica che ha ottenuto il maggior numero di consensi alle elezioni e che va invece in parte a penalizzare la Lega. Il Carroccio infatti in parlamento ha un maggior numero di esponenti rispetto al partito di Silvio Berlusconi. D’altra parte lo scarto di voti ottenuti tra Lega e Fi è veramente minimo. Di conseguenza si può parlare di una sorta di riequilibrio tra le due forze politiche.

40% i componenti del Cdm espressione di Fdi.

A questo proposito è utile tenere presente, come riportato dalla stampa nei giorni scorsi, che le trattative per la composizione dell’esecutivo, per quanto relativamente rapide, sono state tutt’altro che pacifiche. E gli alleati di Fdi sono stati costretti a rinunciare ad alcuni loro obiettivi. Salvini ad esempio aveva rivendicato per sé il ministero dell’interno. Mentre Berlusconi non è riuscito a ottenere per il proprio partito né il ministero della giustizia (affidato a Carlo Nordio, ex magistrato ma eletto in parlamento con Fdi) né un ruolo nel governo per Licia Ronzulli, sua stretta collaboratrice. Tali dinamiche evidenziano chiaramente la differenza di peso tra le forze politiche della maggioranza.

Le precedenti esperienze

Da notare anche le significative e prevedibili differenze con il governo Draghi rispetto ai ministri tecnici. Nel nuovo esecutivo infatti sono soltanto mentre in quello uscente erano 9 (incluso Draghi).

I dicasteri strategici sono stati affidati a “politici”.

Inoltre in questo caso, fatta eccezione per il ministero dell’interno, i dicasteri più “strategici” come quello dell’economia, delle infrastrutture, dello sviluppo economico e della transizione ecologica (questi ultimi due cambieranno denominazione) sono stati affidati a politici.

Non tutti i tecnici inoltre possono essere considerati come “indipendenti”. L’esempio più evidente è quello dell’ex prefetto di Roma Matteo Piantedosi che aveva ricoperto il ruolo di capo di gabinetto per Matteo Salvini al ministero dell’interno durante il governo Conte I. Un altro esempio è quello del nuovo ministro della cultura Gennaro Sangiuliano che era stato nominato alla direzione del Tg2 durante il governo giallo-verde. In generale si può dunque parlare di cosiddetti “tecnici d’area”. Anche se non sempre la collocazione partitica, inclusa quella dello stesso Piantedosi, è chiara.

Un’ultima indicazione che possiamo trarre da questi dati riguarda il fatto che questo sia un governo molto “esperto”. Quasi tutti i suoi membri infatti, inclusa la presidente Meloni, hanno già ricoperto incarichi di governo o occupato seggi in parlamento per una o più legislature. Le sole eccezioni in questo senso sono rappresentate da Orazio Schillaci (ex rettore dell’università di Tor Vergata e ministro della salute), Marina Elvira Calderone (componente del cda di Leonardo e ministra del lavoro), Andrea Abodi (ex presidente dell’istituto per il credito sportivo e ministro per lo sport e i giovani), oltre ai già citati Carlo Nordio, Gennaro Sangiuliano e Matteo Piantedosi. Su questi aspetti torneremo in maniera più dettagliata in un apposito approfondimento.

6 su 25 i ministri del governo Meloni che non hanno ricoperto in passato incarichi nel governo o in parlamento.

Alla luce di questi dati non sorprende quindi che l’attuale esecutivo abbia un’età media piuttosto elevata.

Una squadra non giovane

Come abbiamo appena visto, quasi tutti i ministri e le ministre del nuovo esecutivo hanno avuto in passato esperienze di governo o parlamento. Un aspetto che, in un certo senso, si riflette nell’età anagrafica del governo Meloni: 60 anni in media.

Anche se l’età chiaramente non è un criterio per valutare il nuovo Cdm, è comunque una prospettiva interessante da cui osservare il nuovo esecutivo e metterlo a confronto con i precedenti. Seppur in misura limitata infatti, un’età media alta può indicare un notevole bagaglio di esperienza, ma una minore forza innovativa. Viceversa, un’età bassa tra i ministri potrebbe far pensare a un approccio più spiccato al cambiamento, ma col rischio di una minore esperienza alle spalle.

Quello di Meloni è il quarto governo italiano con l’età media più alta.

Dal 1948 a oggi, solo 3 esecutivi hanno registrato un’età media superiore a quella dell’attuale. Si tratta dei governi Monti (62,7 anni), Fanfani VI (60,9) e Dini (60,8). Si tratta di governi tecnici in due casi su tre (Dini e Monti).

Con 60 anni in media, Meloni supera la squadra del suo predecessore Draghi (54,4 anni) e consolida l’inversione di un trend che aveva visto nei recenti governi Renzi (47,3 anni) e Conte II (47,7) un abbassamento dell’età media mai registrato prima.

Tra le fila del nuovo esecutivo, i due estremi in questo senso sono rappresentati dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni – classe 1977 – e dalla ministra per le riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati – classe 1946.

Ancora poche le donne a capo di ministeri

Si è parlato molto, sia in campagna elettorale che in fase di formazione del nuovo governo, della novità che un esecutivo a guida Meloni avrebbe rappresentato per l’Italia. È infatti la prima volta nella storia del nostro paese che una donna è a capo del governo.

Tuttavia, questa novità non ha avuto effetti positivi in termini di rappresentanza femminile tra i ministri.

7 su 25 le ministre del nuovo governo, compresa Meloni.

Parliamo quindi di una quota del 28%in linea con molti esecutivi passati e inferiore ad altri. In primis a quello guidato da Renzi, il quale aveva voluto e rivendicato la parità del 50% in Cdm. Ma superano il 28% di donne anche le formazioni dei governi Conte II e Letta (entrambi al 33,3%) e quella del predecessore Draghi, dove le ministre costituivano il 34,8%.

D’altra parte, Meloni non ha mai rivendicato l’intenzione politica di favorire una maggiore rappresentanza femminile nelle istituzioni, né in generale una particolare sensibilità al problema della disparità di genere in Italia. Era quindi in un certo senso prevedibile, che nel definire la sua squadra di ministri non avrebbe rappresentato una svolta positiva in questo senso.

Foto: presidenza del consiglio dei ministri

 

Riforma Pensioni 2022-2023

Riforma Pensioni 2022-2023

L’obiettivo è arrivare ad una Riforma Pensioni condivisa, dopo le proroghe inserite nella Legge di Bilancio 2022 per quanto concerne APe Social ed Opzione Donna. Garantire la flessibilità di uscita dal mondo del lavoro, mantenendo attiva l’opzione agevolata riservata alle donne e alle categorie svantaggiate con una uscita graduale da Quota 100 grazie a Quota 102: è l’obiettivo chiave per la Riforma Pensioni, avviata con la Legge di Bilancio 2022 ma da completarsi nel corso dell’anno.

In cima alla lista delle priorità ci sono anche i giovani: l’esigenza è di assicurare un inserimento nel mondo del lavoro stabile, così da evitare carriere discontinue e stipendi bassi, con effetti sulle future pensioni. Da ripensare anche temi legati al reddito dei pensionati (14esima, rivalutazione assegni ecc.) e alla pensione complementare.

Ipotesi di Riforma Pensioni dal 2023

Tante le ipotesi in vista per la riforma del sistema previdenziale dal 1º gennaio 2023. Sul tavolo ci sono le proposte dei sindacati e quelle di governo.

Pensione con la Quota 41

Avanzata dai sindacati, prevede la pensione anticipata con 41 anni di contributi, senza calcolo dell’assegno (che resta con sistema misto o retributivo). Per la Pensione Precoci, attualmente ci vogliono 42 anni e dieci mesi per gli uomini e 41 anni e dieci mesi per le donne.

I Sindacati vorrebbero una Quota 41 per tutti senza limiti di età e di categoria, mentre il Governo potrebbe “cedere” soltanto per un eventuale compromesso, aprendosi ad esempio alle categorie di lavoratori addetti alle mansioni gravose.

Pensione a 64 anni con ricalcolo contributivo

Si tratta della proposta principale tra quelle avanzate dal Governo, simile all’Opzione Donna: prevede la pensione anticipata rinunciando alla quota maturata con sistema retributivo, con un intero ricalcolo contributivo della pensione. Ci sono anche sotto proposte:

  • pensione a 64 anni di età con assegno previdenziale maturato pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale;
  • pensione a 64 anni di età e 36 anni di contributi, senza limiti sul valore dell’assegno.

Il compromesso potrebbe essere: pensione a 64 con penalizzazione dell’assegno ma deroghe per soggetti e categorie più deboli..

Pensione con anticipo quota contributiva

Si tratta di un meccanismo proposto dall’INPS per accedere prima alla sola quota contributiva della pensione, ad esempio a 63 anni di età con almeno 20 anni di contributi ed un importo minimo di 1,2 volte l’assegno sociale. Al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia si prenderebbe anche la quota retributiva della pensione maturata.

Riforma Pensioni 2023: DEF e Legge di Bilancio

In base alle intenzioni di Governo per la riforma pensioni 2023, il ministro dell’Economia, Daniele Franco, presentando gli obiettivi previdenziali inseriti nel DEF (Documento di Economia e Finanza), ha spiegato:

nel pieno rispetto dell’equilibrio dei conti pubblici, della sostenibilità del debito e dell’impianto contributivo del sistema, occorrerà trovare soluzioni che consentano forme di flessibilità in uscita ed un rafforzamento della previdenza complementare.

Su PMI.it tutte le novità, le regole e le proposte di riforma pensioni 2023: guide ed esempi di calcolo, quali i requisiti minimi per l’accesso alle agevolazioni previdenziali, le controversie sulla legge sulle pensioni, le ultime notizie sulle pensioni, rivalutazione e potere d’acquisto.

 

Santi Crisante e Daria

 

Santi Crisante e Daria


Nome: Santi Crisante e Daria
Titolo: Martiri
Ricorrenza: 25 ottobre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Crisante e Daria erano due nobili sposi romani ricchi di doti naturali e di ricchezze. Conosciuta la religione cristiana, il marito ebbe cura di istruire anche la sua sposa Daria e questa, abbracciata la fede cattolica, fu tutto zelo col marito per conquistare alla verità le matrone romane che aveva modo di avvicinare.

Il loro zelo e la loro opera furono efficacissimi tra la moltitudine dei pagani, e le conversioni furono innumerevoli sia tra gli uomini per opera di Crisante, che fra le donne per opera della sua santa sposa Daria.

Ma la loro opera non poteva restare nascosta in tempo di persecuzione, per cui essendone venuto a conoscenza il prefetto Cirino, furono fatti arrestare e dati in mano al tribuno Lisia perchè facesse loro rinnegare la fede ed in caso contrario li giustiziasse.

Arrestati dai soldati del prefetto, furono entrambi sottoposti ai tormenti. Ma la loro invitta costanza trionfò di ogni ostacolo. Incatenati mani e piedi e gettati in una tetra prigione, ebbero per miracolo spezzate le catene. Allora furono esposti ai cocenti raggi del sole immobilizzati in una pelle di bue: ma anche questo supplizio non li fiaccò, per cui trasportati di nuovo in carcere furono nuovamente stretti da catene. Però anche questa volta il Signore spezzò i loro ceppi, ed una luce vivissima illuminò il loro tetro carcere. Daria poi, tratta dalla prigione, fu condotta in un luogo di malavita : ma un leone mandato da Dio le si pose al fianco e la liberò da ogni offesa dei cattivi.

Vedendo che nulla poteva rimuoverli dalla loro fede e dalla loro invitta costanza, il giudice li fece condurre in una arenaria di via Salaria, e quivi scavata una fossa vi furono immersi fino al capo e poi lapidati dalla turba dei fanatici pagani. In tal modo essi dettero a Gesù la loro suprema testimonianza di fedeltà e amore.

I loro corpi, raccolti religiosamente dai fedeli, vennero custoditi come preziose reliquie e sepolti nelle catacombe in mezzo ai loro fratelli di fede.

PRATICA. Siamo costanti nella nostra fede e pratichiamo fedelmente i nostri doveri religiosi.

PREGHIERA. Ci assista, o Signore, la preghiera dei beati martiri Crisante e Daria affinché sperimentiamo continuamente il pio soccorso di coloro che veneriamo con devoto ossequio.

MARTIROLOGIO ROMANO. Roma nel cimitero di Trasóne sulla via Salaria nuova, santi Crisanto e Daria, martiri, lodati dal papa san Damaso.