Archivi giornalieri: 11 ottobre 2022

Reddito e Pensione di Cittadinanza: aggiornamento domanda telematica

Reddito e Pensione di Cittadinanza: aggiornamento domanda telematica

L’INPS, con il messaggio 7 ottobre 2022 n. 3684, comunica che è stata aggiornata la domanda telematica di Reddito di Cittadinanza (Rdc) e Pensione di Cittadinanza (Pdc), a seguito delle modifiche introdotte dalla legge di bilancio 2022.

L’aggiornamento riguarda, in particolare, le informazioni relative alle misure cautelari e alle condanne in capo al beneficiario e al proprio nucleo familiare. Per semplificare la compilazione del modello di domanda, la dichiarazione relativa al richiedente è stata separata da quella inerente ai componenti del nucleo familiare.

L’Istituto precisa, inoltre, che il controllo automatizzato sulla presenza di condanne con sentenza passata in giudicato da meno di dieci anni per i reati previsti dalla normativa di riferimento viene effettuato, tramite il Casellario centrale del Ministero della Giustizia, su tutti i richiedenti e i percettori di RdC e PdC.

Salario minimo, CGIL CISL UIL approvazione Direttiva Ue passo avanti fondamentale

Salario minimo, CGIL CISL UIL approvazione Direttiva Ue passo avanti fondamentale

Terzo appuntamento per la settimana di mobilitazione per il lavoro © Marco Merlini / Cgil Roma, 17 dicembre 2019 Piazza Santi Apostoli Manifestazione assemblea nazionale per la settimana di mobilitazione per il lavoro indetta da Cgil, Cisl e Uil
Foto: Marco Merlini

Roma, 5 ottobre – “Positiva l’approvazione in via definitiva della Direttiva sui salari minimi adeguati in Europa da parte del Consiglio dell’Unione Europea”. Lo dichiarano le segretarie confederali Cgil e Uil Francesca Re David e Tiziana Bocchi e il segretario confederale della Cisl, Giulio Romani.

“Un passo in avanti fondamentale, frutto di un lungo percorso durato oltre due anni, una battaglia – sottolineano – condotta con caparbietà da tutto il movimento sindacale europeo, che rappresenta un segnale importante e coerente con il Pilastro dei Diritti Sociali con cui l’Europa ha deciso, dopo la stagione più dura del Covid, di ripartire, rinnovando la propria visione della sostenibilità dello sviluppo”. 

“La nuova normativa arriva – proseguono Re David, Bocchi, Romani – in un momento in cui è quanto mai necessario porre al centro dell’attenzione la questione della povertà, anche nell’ambito del lavoro; un tema reso ancora più cruciale dalla crisi che stiamo vivendo, amplificata dalla guerra, dovuta alla crescita dell’inflazione conseguente all’aumento dei prezzi del gas e dei beni al consumo, con una  generale riduzione del potere di acquisto per le famiglie”. 

“Il contrasto alla precarietà e al lavoro povero si realizza: sostenendo gli aumenti salariali, garantendo condizioni di vita e di lavoro dignitose per tutte le lavoratrici e i lavoratori europei; combattendo il dumping salariale tra i Paesi dell’Unione; contrastando le delocalizzazioni selvagge, che negli ultimi decenni hanno consentito una destrutturazione del nostro sistema produttivo nonché dei servizi; rafforzando i sistemi di Contrattazione Collettiva, soprattutto laddove vi sia una copertura contrattuale al di sotto dell’80%”. 

Secondo Re David, Bocchi, Romani “il messaggio politico che arriva dall’Ue è forte e chiaro e conferma quanto, da sempre, sostenuto da Cgil, Cisl, Uil, ossia la necessità di rafforzare la contrattazione collettiva in tutti gli stati membri. La Direttiva riconosce che la via della contrattazione, perseguita da sempre dal sindacato italiano, è quella maestra per ottenere condizioni economiche adeguate e diritti per i lavoratori e per questo non prevede obblighi per i paesi, come l’Italia, in cui oltre l’80% dei lavoratori sono coperti dalla contrattazione”.

“Siamo tuttavia consapevoli che, anche per contrastare la congiuntura economica sfavorevole, sia ora necessario mettere in campo il massimo impegno per migliorare l’efficacia della contrattazione, nazionale e di secondo livello, e per aumentare salari e retribuzioni complessive. In tal senso auspichiamo non solo un rapido recepimento della Direttiva, ma soprattutto – concludono Re David, Bocchi, Romani – un coinvolgimento attivo delle parti sociali, da parte del futuro Governo, nella definizione di iniziative che puntino a rendere la contrattazione sempre più diffusa, efficace e di qualità”.

 

INPS presente allo SMAU di Milano con due appuntamenti

INPS presente allo SMAU di Milano con due appuntamenti

L’INPS sarà presente con due appuntamenti allo SMAU di Milano, la fiera dedicata a innovazione e startup in programma martedì 11 e mercoledì 12 ottobre presso la FieraMilanoCity – MiCo Lab (via Gattamelata, Gate 16).

Mercoledì alle 12, presso l’Innovation Lab 2, si terrà il tavolo di lavoro “Siamo orientati su”. Tra i relatori Giuseppe Conte, Direttore centrale Formazione e sviluppo risorse umane INPS, che illustrerà il programma di change management dell’Istituto.

Sempre mercoledì, alle 16, presso lo Studio TV 2, Massimiliano D’Angelo, Direttore centrale Tecnologia, informatica e innovazione, presenterà il progetto “Il Consulente digitale delle pensioni”.

Quirinale

Il Presidente Mattarella a Torino per i 160 anni della Corte dei Conti

Alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è svolta a Torino la sessione di apertura del convegno celebrativo dei 160 anni dall’istituzione della Corte dei conti, dal titolo “Il ruolo della Corte dei conti al servizio della collettività nell’evoluzione delle sue funzioni”.

Il convegno si è aperto con i saluti del Presidente del Consiglio regionale, Stefano Allasia, del Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo e con l’intervento di presentazione del Presidente della Corte dei conti, Guido Carlino.

Hanno quindi preso la parola Angelo Buscema, Giudice costituzionale e Michele Rosboch, Professore ordinario di Storia del Diritto italiano ed europeo – Università degli Studi di Torino che ha svolto una relazione dal titolo “Le istituzioni di controllo preunitarie e le origini della Corte dei conti del Regno d’Italia. Profili evolutivi del sistema istituzionale”.

Meloni liquida gli alleati. Baratto di B. su Ronzulli

Trattative – Giorgia: “Fare presto, no a questioni secondarie”. Silvio, furioso, si impunta sulla sua fedelissima nell’esecutivo

Il primo giorno di scuola a Montecitorio inizia alle 10.30 di mattina. I 184 parlamentari di Fratelli d’Italia, molti dei quali alla prima legislatura, si perdono tra la caffetteria Giolitti e piazza del Parlamento. “Da dove si entra?” si guardano intorno spaesati. I cronisti non riconoscono quasi nessuno. “Chi è lei?” chiedono i giornalisti. Quando […]

 

Zelensky al G7

Zelensky al G7: “Con Putin non può esserci dialogo, colloqui solo con un nuovo leader”. E chiede uno “scudo aereo” contro i droni russi

Zelensky al G7: “Con Putin non può esserci dialogo, colloqui solo con un nuovo leader”. E chiede uno “scudo aereo” contro i droni russi

“Ora una persona sta bloccando la pace e questa persona è a Mosca”, dice il capo dello Stato ucraino nel discorso. E avverte: “La Russia ha ordinato 2.400 droni dal solo Iran, ci serve un numero sufficiente di missili per i sistemi di difesa aerea e antimissilistica”. I leader delle sette maggiori economie mondiali: “Siamo imperterriti e fermi nel nostro impegno a fornire il sostegno di cui l’Ucraina ha bisogno per sostenere la sua sovranità e integrità territoriale”

“Dobbiamo riconoscere un fatto ovvio: non può esserci dialogo con questo leader della Russia, che non ha futuro. I colloqui possono svolgersi o con un altro capo della Russia – che rispetterà la Carta delle Nazioni Unite, i principi fondamentali dell’umanità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina – o in una configurazione diversa, in modo che questo terrorista non abbia l’opportunità di influenzare le decisioni chiave”. Volodymyr Zelensky ribadisce al G7 il suo rifiuto categorico di aprire qualsiasi tipo di negoziato di pace con il presidente russo Vladimir Putin, una posizione che nel suo Paese ha trasformato, peraltro, in un divieto sancito per legge e rivolto a tutti i cittadini.

 
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“Ora una persona sta bloccando la pace e questa persona è a Mosca”, dice il capo dello Stato ucraino nel discorso ai leader di Italia, Germania, Francia, Giappone, Canada, Regno Unito e Usa. Che da parte loro ribadiscono: “Abbiamo rassicurato il presidente Zelensky. Siamo imperterriti e fermi nel nostro impegno a fornire il sostegno di cui l’Ucraina ha bisogno per sostenere la sua sovranità e integrità territoriale. Continueremo a fornire supporto finanziario, umanitario, militare, diplomatico e legale e resteremo fermamente con l’Ucraina per tutto il tempo necessario“.

Il presidente di Kiev, però, vuole di più di quanto arrivato finora. E mentre sulle città ucraine continuano a piovere missili – la rappresaglia di Putin per l’attacco al ponte tra Russia e Crimea – chiede che i governi delle sette maggiori economie mondiali aiutino a creare uno “scudo aereo” sul suo Paese, perché, dice, Mosca “ha ancora spazio per un’ulteriore escalation”. In particolare, avverte, “la Russia ha ordinato 2.400 droni dal solo Iran. Questi sono i nostri dati di intelligence. E quindi è importante che abbiamo un numero sufficiente di missili per i sistemi di difesa aerea e antimissilistica”. Un concetto anticipato da una lettera che il presidente del Parlamento ucraino, Ruslan Stefanchuk, ha inviato al Congresso statunitense chiedendo la fornitira dei sistemi di difesa aerea terrestre Nasams, “fondamentali per proteggere le infrastrutture civili e militari critiche dai missili da crociera e dai bombardamenti russi”, e del “sistema di armi a falange terrestre” (C-RAM, i sistemi che permettono di distruggere razzi, artiglieria e colpi di mortaio prima che tocchino terra), che “consentirebbe la protezione degli obiettivi sensibili, come le centrali elettriche cruciali”. Zelensky, inoltre, ha ricordato che “la Russia sta cercando di coinvolgere direttamente la Bielorussia in questa guerra” e ha chiesto ai leader del G7 di sostenere l’istituzione di una “missione internazionale di monitoraggio al confine tra Ucraina e Bielorussia”.

Nella nota diffusa al termine del vertice, i capi di Stato e di governo del G7 condannano fermamente gli attacchi contro i civili da parte delle truppe russe, definendoli “crimini di guerra” e affermando che riterranno Putin “responsabile“. “Il nostro incontro si è svolto sullo sfondo dei più recenti attacchi missilistici contro infrastrutture civili e città in tutta l’Ucraina, portando alla morte di civili innocenti. Condanniamo questi attacchi nei termini più forti possibili e ricordiamo che attacchi indiscriminati contro civili innocenti costituiscono un crimine di guerra. Riterremo responsabili il presidente Putin e chiunque altro sia stato coinvolto”, si legge. “Nessun paese vuole la pace più dell’Ucraina, il cui popolo ha subito la morte, lo sfollamento e innumerevoli atrocità come risultato dell’aggressione russa. In solidarietà con l’Ucraina, i leader del G7 accolgono con favore la disponibilità del presidente Zelensky per una pace giusta“, aggiungono i leader. E avvertono: “Riaffermiamo che qualsiasi l’uso di armi chimiche, biologiche o nucleari da parte della Russia avrebbe gravi conseguenze”.

 

Incidente su un treno-cantiere a Sanremo: muore un operaio nella stazione sotterranea dopo un’esplosione su un locomotore

Incidente su un treno-cantiere a Sanremo: muore un operaio nella stazione sotterranea dopo un’esplosione su un locomotore

Incidente su un treno-cantiere a Sanremo: muore un operaio nella stazione sotterranea dopo un’esplosione su un locomotore

L’uomo stava lavorando al sistema di cambio del mezzo che, a quanto si apprende, era pieno di olio. In seguito allo scoppio si è verificato un incendio che non ha dato scampo al lavoratore

Un’esplosione avvenuta a bordo del locomotore-cantiere diesel di cui era alla guida. In questo modo ha perso la vita un operaio di 55 anni di Treviso, dipendente della Ivecos, ditta appaltatrice esterna della Rete ferroviaria italiana. L’incidente sul lavoro è avvenuto la notte scorsa, tra il 10 e l’11 ottobre, nella stazione sotterranea di Sanremo. L’uomo stava lavorando al sistema di cambio del locomotore, che, a quanto si apprende, era pieno di olio. In seguito allo scoppio si è verificato un incendio. Per l’uomo non c’è stato nulla da fare.

Sul caso la magistratura ha già aperto un fascicolo, ma al momento non si conosce ancora l’ipotesi di reato che sarà valutata sulla base della relazione degli investigatori. Il convoglio, che veniva utilizzato per la manutenzione notturna della linea tra Ventimiglia e Taggia, era formato da due locomotori diesel e quattro carri. L’operaio deceduto lavorava da meno di tre mesi in provincia di Imperia. L’incidente ha bloccato la circolazione ferroviaria fra Taggia e Ventimiglia che è ripresa intorno alle 8 di questa mattina.

“Nell’attesa di conoscere le cause che hanno determinato il tragico incidente ci stringiamo ai familiari della vittima e a tutti i lavoratori che operano sui cantieri ferroviari, anche loro provati dall’insostenibile sequenza di infortuni gravi sul lavoro”. A dichiararlo unitariamente Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Fast Confsal e Orsa, a soli due giorni dalla giornata nazionale delle vittime sul lavoro, del 9 ottobre. “Lanciamo un grido di allarme per questa emorragia di vite umane – ha dichiarato la Fillea Cgil Imperia e Liguria – È un fenomeno inaccettabile in un Paese moderno che ha posto il lavoro a fondamento della vita democratica”.

“Da diversi anni – hanno ricordato le organizzazioni sindacali– denunciamo che il sistema e l’organizzazione della manutenzione affidata a imprese esterne è ormai fuori controllo. Chiediamo l’apertura di un confronto per realizzare azioni concrete come la revisione delle norme su salute e sicurezza che attuano le imprese appaltatrici, l’istituzione dell’albo degli infortuni sul lavoro, l’eliminazione del dumping contrattuale, la revisione dei criteri di qualificazione delle imprese a cui affidare lavori e il rafforzamento dei controlli da parte del sistema di vigilanza nelle aziende”.

 

L’astensionismo e il partito del non votoMappe del potere

L’astensionismo e il partito del non votoMappe del potere

Dopo le ultime elezioni parlamentari è emersa con ancora più evidenza la questione dell’astensionismo. Sono sempre di più infatti gli elettori che non si recano alle urne e il partito del non voto è ormai stabilmente il “primo partito” d’Italia.

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Il tema dell’astensionismo interessa da anni il dibattito pubblico, in particolare nelle fasi elettorali. D’altronde la continua crescita del numero di persone che si astengono dal voto costituisce comprensibilmente un elemento di preoccupazione rispetto al grado di legittimità del sistema rappresentativo. I risultati elettorali infatti mostrano come la coalizione che ha ricevuto più voti e che otterrà la maggioranza parlamentare ha raccolto il consenso di poco più di 1 elettore su 4. È stato invece il “partito del non voto” l’opzione più comune in questa tornata elettorale, rappresentando la scelta di quasi il 40% del corpo elettorale.

Diritto o dovere

La costituzione italiana definisce l’esercizio del voto come un “dovere civico”. Un’espressione questa su cui si è molto dibattuto ma che senza dubbio esprime l’auspicio, da parte dei costituenti, che l’intero corpo elettorale partecipi al processo democratico.

Il voto e` personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.

Già questa espressione d’altronde rappresenta una formula di mediazione tra chi, in assemblea costituente, riteneva che il voto dovesse essere obbligatorio e chi invece lo vedeva come un diritto che i cittadini possono liberamente decidere di esercitare o meno.

La costituzione dunque non disciplina di per sé un obbligo giuridico pur non escludendo, almeno esplicitamente, che la legge possa declinarlo come tale.

L’annosa questione del Voto come “dovere civico”.

E in effetti la prima formulazione del testo unico delle leggi per l’elezione della camera dei deputati (Dpr 361/1957) definiva esplicitamente l’esercizi del voto come un obbligo, prevedendo anche delle sanzioni, anche se di natura assolutamente modesta.

Ex art. 4 – L’esercizio del voto è un obbligo al quale nessun cittadino può sottrarsi senza venir meno ad un suo preciso dovere verso il paese.
Ex art. 115 – L’elettore, che non abbia esercitato il diritto di voto, deve darne giustificazione al sindaco del comune nelle cui liste elettorali è iscritto

Tali sanzioni peraltro furono molto raramente applicate e nel 1993, con la riforma del testo unico, l’articolo 115 che stabiliva le sanzioni per il mancato esercizio del voto fu abrogato, mentre l’articolo 4 fu riformulato. Nel nuovo testo non si parlava più di un dovere, ma di un diritto che dev’essere promosso dalla repubblica.

Il voto è un dovere civico e un diritto di tutti i cittadini, il cui libero esercizio deve essere garantito e promosso dalla repubblica.

Nel 2005 poi è intervenuta su questo dibattito la stessa corte costituzionale. Nella sentenza la consulta ha quindi definito la scelta di non partecipare come una forma di esercizio del diritto di voto. A parere della corte tuttavia a tale scelta non può essere interpretata come la manifestazione di una volontà politica, dovendogli piuttosto attribuire esclusivamente un significato socio-politico.

[…] il non partecipare alla votazione costituisce una forma di esercizio del diritto di voto significante solo sul piano socio-politico.

Il calo dell’affluenza

A partire dalle elezioni del 1979 l’affluenza alle consultazioni parlamentari ha subito un progressivo e quasi continuo calo che l’ha portata dal 93,4% del 1976 al 63,8% del 2022.

63,8% l’affluenza alle elezioni parlamentari 2022 (camera).

Dalla fine degli anni ’80 infatti solo in due occasioni si è registrata una momentanea ripresa dell’affluenza: prima nel 1987, con una crescita di appena 0,8 punti percentuali rispetto al 1983, e poi nel 2006 con una crescita di oltre 2 punti rispetto al 2001.

 
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DA SAPERE

La percentuale di affluenza alle elezioni per il rinnovo della camera dei deputati è calcolata facendo il rapporto tra il numero di elettori, ovvero i cittadini aventi diritto al voto, e i votanti, ovvero gli elettori che hanno effettivamente esercitato il loro diritto al voto. Questo indipendentemente dal fatto che abbiano espresso il loro voto a favore di una lista, che il loro voto sia stato considerato nullo per le più varie ragioni o che abbiano votato scheda bianca. A partire dai dati delle elezioni 2006 sono considerati solo gli elettori che hanno votato in Italia (e quindi non la circoscrizione estero) a esclusione di quelli della Valle d’Aosta. Al momento della pubblicazione i dati relativi al 2022 per quanto definitivi nella sostanza non sono ancora stati del tutto ufficializzati e potrebbero subire leggere variazioni.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero dell’interno
(ultimo aggiornamento: venerdì 30 Settembre 2022)

 

Ma se in oltre 30 anni l’affluenza è calata di 10 punti, passando da oltre il 90% fino a valori comunque superiori all’80%, nel successivo quindicennio il calo dell’affluenza ha subito una drastica accelerazione. Tra il 2008 e il 2022 infatti la quota di elettori che si sono recati alle urne si è ridotta di quasi 17 punti percentuali.

Il partito del non voto

Ma se di grande importanza è la percentuale degli astenuti (ovvero chi non si è recato alle urne), altrettanto interessanti sono anche i numeri assoluti di quello che può essere definito come il partito del non voto, inteso come la somma degli astenuti e di chi ha votato scheda bianca (nel conteggio non sono invece incluse le schede nulle).

In particolare è utile mettere a confronto il numero di elettori che hanno scelto il non voto con quelli che invece hanno optato per una delle liste più votate alle elezioni.

Fino al 1987 il numero di elettori che hanno scelto il non voto si è posto costantemente al di sotto dei due principali partiti che si sono presentati alle elezioni, ovvero la Democrazia cristiana e il Partito comunista italiano.

A partire dal 2013 quello del non voto è costantemente il “primo partito” d’Italia.

Nel 1992, per la prima volta, il partito del non voto ha invece superato il secondo partito con più voti alle elezioni, in quell’occasione il Partito democratico della sinistra (Pds). Alle elezioni successive invece le prime due liste e il partito del non voto hanno raggiunto cifre molto simili: 8,1 milioni di voti Forza Italia, 7,8 il Pds e 8 il partito del non voto. Alle elezioni del 1996 poi il partito del non voto ha raccolto per la prima volta più preferenze di tutti, anche se negli anni successivi è tornato al pari o al di sotto almeno del primo partito. È a partire dal 2013 infine che il non voto rappresenta la scelta più comune tra gli elettori, almeno rispetto alle singole liste.

 
 
DA SAPERE

Per partito del non voto si intende la somma tra il numero di elettori che non si sono recati alle urne e le schede bianche. Non sono invece inclusi in questo insieme i voti considerati nulli per ragioni diverse. A partire dai dati delle elezioni 2006 sono considerati solo gli elettori che hanno votato in Italia (e quindi non la circoscrizione estero) a esclusione di quelli della Valle d’Aosta. Al momento della pubblicazione i dati relativi al 2022 per quanto definitivi nella sostanza non sono ancora stati del tutto ufficializzati e potrebbero subire leggere variazioni.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero dell’interno
(ultimo aggiornamento: venerdì 30 Settembre 2022)

 

Confrontare il partito del non voto con i risultati ottenuti dalle singole liste ci dice molto del rapporto tra elettori e formazioni politiche. Allo stesso tempo però è evidente che i risultati ottenuti dalle prime due liste dipendono in maniera determinante dal grado di frammentazione del sistema politico oltre che dall’eventuale inclusione nella legge elettorale della possibilità di fare coalizioni.

Tuttavia i risultati delle ultime politiche confermano quella del non voto come la scelta ampiamente più comune tra gli elettori, anche considerando le coalizioni nel loro insieme.

 
 
DA SAPERE

Per il “Partito del non voto” sono indicati il numero di elettori che non hanno votato e il numero di schede bianche. Per la coalizione di centro-destra i voti ottenuti dalle liste di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati. Per la coalizione di centro-sinistra quelli ottenuti dalle liste di Partito democratico, Alleanza Verdi e Sinistra, +Europa e Impegno civico. Separatamente sono poi indicati i voti ottenuti dalle due liste nazionali non coalizzate che sono entrate in parlamento ovvero il Movimento 5 stelle e Azione-Italia viva. Sono considerati solo gli elettori che hanno votato in Italia (e quindi non la circoscrizione estero) a esclusione della Valle d’Aosta. Al momento della pubblicazione i dati relativi al 2022 per quanto definitivi nella sostanza non sono ancora stati del tutto ufficializzati e potrebbero subire leggere variazioni.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero dell’interno
(ultimo aggiornamento: venerdì 30 Settembre 2022)

 
+39,5% gli elettori che hanno scelto di non esprimersi rispetto a quelli che hanno votato liste di centro-destra.

In questi termini infatti il partito del non voto ha coinvolto oltre 17 milioni di elettori. Ben oltre i 12,3 del centro-destra che complessivamente rappresentano il 26,7% dell’elettorato.

Disinteresse o forma di protesta

Nella scelta di non esprimere preferenza per alcuna lista cambia ovviamente il modo in cui si intende esprimere la propria decisione. Tra coloro che non si sono recati al voto infatti è impossibile distinguere tra coloro che non hanno votato per protesta non sentendosi rappresentati dai partiti e tra coloro che non hanno votato per disinteresse.

Diverso invece è il caso delle schede bianche, le quali possono essere interpretate, con un certo margine di sicurezza, come l’espressione di un voto di protesta nei confronti del sistema politico, o comunque un non riconoscimento nell’offerta politica esistente. È probabile poi che anche una quota di schede annullate risponda a questa stessa motivazione, tuttavia in questo caso è impossibile distinguere questa situazione dall’annullamento per errore materiale.

Considerando dunque le schede bianche come l’espressione più esplicita di un dissenso politico nei confronti dei partiti è interessante notare come l’andamento di queste abbia seguito negli anni un trend diverso sia rispetto all’affluenza sia rispetto a quello che abbiamo definito partito del non voto.

Infatti se da un lato è vero che il numero di schede bianche è cominciato a crescere già dalle seconde elezioni repubblicane, questa crescita ha seguito un andamento molto più incostante rispetto all’astensioneraggiungendo poi il suo apice nel 2001Dalle elezioni politiche del 2006 in poi, al contrario, il numero di schede bianche ha subito un tracollo drastico, passando da quasi 1,7 milioni nel 2001 (3,4% del corpo elettorale) a poco più di 400mila nel 2006 (0,9%). Tale cifra è poi rimasta abbastanza costante negli anni successivi e nel 2022 si è collocata intorno a 492mila, ovvero l’1,1% del corpo elettorale e il 2,9% di quello che abbiamo definito partito del non voto.

Un dato decisamente basso, in particolare se si considera che la quota di schede bianche rispetto al partito del non voto, nel 1968 sfiorava il 20%. Più in generale tra l’inizio degli anni ’50 e la fine degli anni ’80 questa percentuale è rimasta costantemente sopra il 17%, in una fase in cui l’affluenza alle urne era ancora molto forte.

Secondo autorevoli interpretazioni prima l’impennata e poi il calo del numero di schede bianche andrebbe letto alla luce di particolari caratteristiche del sistema elettorale in vigore tra il 1993 e il 2005, ovvero il cosiddetto mattarellumTuttavia anche escludendo questo periodo si osserva un calo delle schede bianche che passa da quasi 900mila nel 1992 a poco più di 400mila nel 2006. Valore dal quale non si è discostato di molto negli anni successivi.