Archivi giornalieri: 14 ottobre 2022

Le rimesse dei lavoratori stranieri dopo la pandemia Migranti

Le rimesse dei lavoratori stranieri dopo la pandemia Migranti

I soldi che i lavoratori stranieri residenti in Italia inviano alla propria famiglia sono fondamentali per lo sviluppo dei paesi di origine. Dal 2016 sono in aumento costante, nonostante la crisi pandemica.

 

Dal 2016 a oggi l’entità delle rimesse inviate dai lavoratori stranieri in Italia nei loro paesi di origine è andata progressivamente aumentando. Si tratta di un fenomeno che, come abbiamo raccontato nei mesi scorsi, non ha subito l’impatto della pandemia, nonostante la crisi economica che l’ha accompagnata, e che sembra mantenere un trend positivo anche nel 2022.

Cosa sono e a cosa servono le rimesse

Le rimesse sono i soldi che gli stranieri permanentemente o stagionalmente residenti all’estero inviano nel proprio paese, spesso come forma di sostegno alla famiglia di origine.

Quando se ne parla, si fa principalmente riferimento alle rimesse in uscita, ovvero il denaro che “esce” dal paese per fluire in un altro. Tuttavia questo comporta che l’economia nazionale sia caratterizzata anche da rimesse in entrata, nel caso italiano i soldi che i lavoratori italiani all’estero inviano a casa.

Considerato che i lavoratori stranieri provengono perlopiù da condizioni socio-economiche svantaggiate rispetto agli italiani, le rimesse costituiscono inoltre una risorsa importantissima per i paesi beneficiari, contribuendo allo sviluppo delle economie locali e al miglioramento delle condizioni materiali delle famiglie riceventi.

Il contributo dei cittadini stranieri alla forza lavoro italiana è inoltre in crescita da decenni, e questo fa sì che le rimesse stiano a loro volta aumentando. Gli stranieri infatti sono mediamente più giovani rispetto agli italiani e il loro tasso di occupazione risulta più elevato, attestandosi nel 2021 al 57%, a fronte di una media nazionale pari al 50,6%.

 

L’entità delle rimesse in uscita dal nostro paese ha visto un andamento irregolare nel corso dell’ultimo decennio. Ha registrato un picco nel 2011, quando ha raggiunto i 7,39 miliardi di euro, per poi calare progressivamente fino al 2016. Da allora è iniziata una ripresa.

Il livello più alto è stato raggiunto nel 2021, l’unico anno, insieme al 2011, in cui l’entità dei flussi in uscita ha superato i 7 miliardi di euro. Per quanto riguarda l’anno corrente, nei primi 6 mesi si è attestata su una cifra leggermente inferiore ai 4 miliardi di euro (appena più della metà della cifra del 2021) e quindi il 2022 potrebbe proseguire il trend di crescita degli ultimi anni.

La maggior parte dei flussi vengono dal centro-nord della penisola

Essendo la parte centro-settentrionale del paese quella con la maggiore incidenza di stranieri sulla popolazione totale, è da qui che si muovono i principali flussi di denaro verso i paesi esteri. In particolare nelle zone più capillarmente industrializzate.

22,65% di tutte le rimesse del 2021 viene dalla Lombardia.

Parliamo di circa 1,75 miliardi di euro. Seguono il Lazio con 1,2 miliardi (14,6%) e l’Emilia-Romagna (791 milioni di euro, per il 10,2% del totale nazionale).

Mentre il mezzogiorno non arriva al 20%, con Molise e Basilicata che si attestano al di sotto dell’1% del totale (con rispettivamente 12 milioni e 33 milioni di euro circa di rimesse riportate nel 2021). Ciononostante è la Valle d’Aosta a registrare la cifra più bassa: meno di 10 milioni di euro.

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DA SAPERE

I dati sulle “rimesse verso l’estero degli immigrati in Italia” si riferiscono esclusivamente ai canali “formali” (gli operatori di money transfer, le banche e le poste, o qualsiasi altro tipo di transazione avvenuta tramite un istituto di pagamento o un intermediario autorizzato) ed escludono quindi quelli “informali” quali il trasferimento di contante a seguito del viaggiatore, difficilmente quantificabili.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Banca d’Italia
(ultimo aggiornamento: martedì 11 Ottobre 2022)

 

Tra le province italiane, sono Roma e Milano a registrare le rimesse in uscita più consistenti, con rispettivamente 965 e 860 milioni di euro, seguite da Napoli e Torino: i centri abitati più popolosi del paese.

Prato è la prima provincia per rapporto tra rimesse e popolazione residente.

Se però rapportiamo queste cifre al numero di abitanti emerge che è Prato a registrare le cifre più elevate: circa 27 milioni di euro ogni 100mila persone. Si tratta infatti di uno dei centri con la maggiore incidenza di cittadini stranieri sul totale della popolazione residente. Nel capoluogo di provincia toscano, infatti, è presente da anni una delle più grandi comunità cinesi in Italia. Segue a breve distanza Milano (poco meno di 27 milioni) e, con 23 milioni di euro ogni 100mila residenti, Roma.

A inviare più soldi non sono necessariamente i gruppi più numerosi

Non tutte le nazionalità fanno ugualmente ricorso alle rimesse. I gruppi di immigrazione più recente e quelli provenienti da paesi più poveri usano maggiormente questo strumento.

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DA SAPERE

I dati sulle “rimesse verso l’estero degli immigrati in Italia” si riferiscono esclusivamente ai canali “formali” (gli operatori di money transfer, le banche e le poste, o qualsiasi altro tipo di transazione avvenuta tramite un istituto di pagamento o un intermediario autorizzato) ed escludono quindi quelli “informali” quali il trasferimento di contante a seguito del viaggiatore, difficilmente quantificabili.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Banca d’Italia
(ultimo aggiornamento: martedì 11 Ottobre 2022)

 

Come nel 2020 anche nel 2021 il Bangladesh si posiziona al primo posto come paese che ricava più rimesse dai lavoratori presenti in Italia, con oltre mezzo miliardo di euro inviati nel corso dell’anno. Seguono il Pakistan (331 milioni di euro) e le Filippine (296 milioni).

Nessuna di queste è la nazionalità più numerosa tra gli stranieri residenti in Italia che, stando all’ultimo aggiornamento Istat relativo al 1 gennaio 2021, è quella rumena, che conta oltre 1 milione di persone. I bangladesi invece sono solo l’ottava nazionalità più rappresentata, con circa 158mila residenti.

 

San Callisto I

 

San Callisto I


Nome: San Callisto I
Titolo: Papa
Nascita: II secolo , Roma
Morte: 222, Roma
Ricorrenza: 14 ottobre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Il nome di questo grande Papa è celebre per il cimitero che da lui prende il nome. Sulla porta d’ingresso sta scritto: « Chi entra in questo cimitero contrito e confessato, otterrà la remissione dei peccati per i meriti di centosettantamila martiri qui sepolti con 46 Papi morti per Gesù Cristo ».

Il suo nome, che deriva dal greco, significa « bellissimo » e ben gli conveniva per le sue rare doti e per le belle opere che seppe compiere. Romano, di famiglia patrizia, egli nacque in Trastevere nel luogo detto « Urbs Ravennatum », quartiere dei « Ravennati », perchè ivi avevano avuto la loro dimora marinai e militari che l’imperatore Augusto richiamò a Roma dalla città di Ravenna. S. Callisto successe a S. Zeffirino sulla cattedra di S. Pietro l’anno 220 e resse la Chiesa per cinque anni e due mesi.

Oltre le catacombe da lui abbellite ed ingrandite, altre tre opere resero glorioso il suo pontificato: la basilica di S. Maria in Trastevere, il digiuno stabilito nelle Quattro Tempora ed il luminoso suo martirio.

Si racconta che a Roma, in Trastevere, in un giorno di Natale sia prodigiosamente scaturita una fonte d’olio che zampillò per un giorno intero. Per tale fatto ivi si radunavano numerosi i Cristiani per celebrare i santi misteri. Ma molti osti, approfittando di questi raduni, pensarono di aprirvi bettole, onde i Cristiani erano continuamente disturbati. Morto l’imperatore Eliogabalo e succedutogli Alessandro Severo, sembrò opportuno ai Cristiani ricorrere a lui dopo aver pregato inutilmente quegli osti di togliere le loro bettole. Gli esercenti fecero anch’essi ricorso, ma l’imperatore, esaminata attentamente la questione, disse: « Qual’è quel Dio che colà volete adorare? ». Gli fu risposto: « Il Dio dei Cristiani ». « Certo, soggiunse l’imperatore, è meglio che quel luogo sia destinato al culto di qualsiasi Dio, che dato in potere degli osti ». E questi ultimi dovettero ritirarsi e lasciar liberi i Cristiani. A tale notizia S. Callisto provò tanta gioia che, per gratitudine a Dio, volle erigere in quel luogo la prima chiesa ad onore della Gran Madre di Dio.

A S. Callisto si attribuisce la proibizione del matrimonio tra i consanguinei; confermò le Quattro Tempora, e convertì il console Palma() e i due senatori Felice e Simplicio. Questa sua attività gli attirò l’odio dei pretoriani che lo uccisero gettandolo in una cisterna. I Cristiani ne presero il corpo e lo seppellirono sotto l’altare di S. Maria in Trastevere.

PRATICA. impariamo da questo grande Papa a suffragare ed a rispettare i poveri morti.

PREGHIERA. O Dio, che ci allieti con l’annua solennità del tuo beato martire e Pontefice Callisto, concedici propizio che come ne celebriamo la festa così usufruiamo della sua protezione.

MARTIROLOGIO ROMANO. San Callisto I, papa, martire: da diacono, dopo un lungo esilio in Sardegna, si prese cura del cimitero sulla via Appia noto sotto il suo nome, dove raccolse le vestigia dei martiri a futura venerazione dei posteri; eletto poi papa promosse la retta dottrina e riconciliò con benevolenza i lapsi, coronando infine il suo operoso episcopato con un luminoso martirio. In questo giorno si commemora la deposizione del suo corpo nel cimitero di Calepodio a Roma sulla via Aurelia.