Archivi giornalieri: 14 ottobre 2013

Sicurezza sul lavoro

Taranto – Salute e ambiente, arrivano gli sportelli Cgil e Inca sulla sicurezza

 

Sono stati aperti due sportelli (uno ai Tamburi e l’altro a Paolo VI) “Salute, Sicurezza e Ambiente” che si avvalgono della consulenza di esperti Inca/Cgil, di medici, legali e di consulenti in orientamento al lavoro già attivi sul territorio.

«Il nucleo di dati raccolti dalla Cgil e dai suoi patronati Inca in tema di salute e ambiente fornisce un dato analitico della condizione tarantina nei luoghi di lavoro. Dati scientifici e riconosciuti che sul tema delle patologie multifattoriali legate alla grande industria, al di là delle spettacolarizzazioni che spesso accompagnano queste informazioni, raccontavano già da tempo il fronte caldo del rapporto tra salute e lavoro nella comunità tarantina».

A dichiararlo è Luigi D’Isabella, segretario generale della Cgil di Taranto, annunciando la piena funzionalità dei due sportelli Cgil che ai Tamburi e Paolo VI daranno vita ad un’azione ancora più pressante del Dipartimento “Tutela, Salute e Sicurezza” del sindacato tarantino.

«La mappa degli interventi che abbiamo effettuato in questi anni in favore dei lavoratori colpiti da infortuni sul lavoro e da malattie professionali forniscono un dato certo e il “modello di lettura” della Cgil – continua D’Isabella –. Un modello pragmatico, fattivo, di tutela, denuncia e attività negoziale nei luoghi di lavoro, e i due sportelli dedicati realizzati nei quartieri dove maggiormente si avverte il peso ambientale della grande industria mostrano anche l’approccio che in tutti questi anni il nostro sindacato ha voluto mantenere su un tema così delicato».

La Cgil, dunque, sceglie la strada del servizio.
«Il nostro quaderno esperienziale ci mostra che le battaglie e le vittorie più importanti in tema di salute e sicurezza si sono ottenute in questi anni grazie al lavoro costante, svolto lontano dai riflettori e accanto ai lavoratori, di medici, legali, assistenti e operatori specializzati sui temi in questione – afferma ancora il segretario della Cgil tarantina – per questo gli sportelli della Cgil ai Tamburi e a Paolo VI sono un ulteriore tentativo di portare fuori dalla fabbrica e più vicino ai territori le voci della denuncia e della rivendicazione dei diritti».

Il lavoro del Dipartimento Cgil è teso a monitorare e mappare gli infortuni e le malattie professionali nei posti di lavoro e si integrerà con l’azione di tutela fornita dall’Inca così come all’azione di formazione ai delegati di tutte le categorie sulle questioni della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro.

Lo sportello dei Tamburi, in via Leopardi 64/A (tel.099.4704375) sarà attivo il lunedì (dalle 9.00 alle 12.00), il mercoledì (dalle 16.30 alle 18.30) e il venerdì (dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 17.00 alle 18.30).

Lo sportello di Paolo VI, in piazza Pertini (tel.099.4725733) sarà attivo invece il lunedì (dalle 16.30 alle 18.30) e il mercoledì (dalle 16.30 alle 18.30).

Sportello SALUTE, SICUREZZA  E AMBIENTE.pdf

Tumori

Tumori: in Ue lotta al cancro costa 126 milioni di euro l’anno

 

In Europa i costi della lotta al cancro, dall’assistenza sanitaria alle terapia farmacologiche fino alle giornate di lavoro perse per le cure, sono arrivati a 126 mld di euro l”anno. E’ quanto dimostra lo studio pubblicato su ”The Lancet Oncology” che ha analizzato per la prima volta l’impatto economico delle neoplasia sulla popolazione e i sistemi nazionali dei Paesi Ue.

Lo studio, realizzato dall’University of Oxford e dal King’s College di Londra, ha preso in esame i dati dell’Oms e dell’Eurostat, oltre alle statistiche disponibili più recenti (2009) dei costi totali per le neoplasie registrate dai ministeri della Salute dei 27 stati dell’Ue.

Ebbene, il cancro al polmone è la forma più costosa tra le neoplasie: raggiunge il 10% della spesa totale per tutti i tumori. Nel complesso i paesi più ricchi come Germania e Lussemburgo, hanno speso per singolo malato oncologico più di altri Paesi come, Bulgaria e Lituania. Il costo in termini di produttività a causa dell’assenza dei pazienti dal posto di lavoro è di 52 mld di euro. Mentre la spesa per l’assistenza è di 23 mld.

“Il valore di questo studio è nella possibilità che può dare ai governi e alle istituzioni a stimare il peso economiche di diverse malattie – afferma Ramon Luengo-Fernandez, uno degli autori della ricerca – e potrà essere una guida per stanziare in maniera più efficace i fondi per la ricerca pubblica verso quelle malattie con il più alto onere di spesa”.

14/10/2013 15.15

Lavoro minorile

Ilo, passare da piani ad azioni concreta per porre fino al lavoro minorile

 

Il direttore generale dell’Ilo, Guy Ryder, ha sollecitato i delegati presenti alla Conferenza globale sul lavoro minorile di Brasilia a convertire il prima possibile i piani concordati in misure concrete che siano ampie, sistematiche e sostenibili. “Avete collegato -ha affermato Ryder- il contrasto al lavoro minorile alla necessità di avanzare l’agenda del lavoro dignitoso, ovvero attuare i principi e i diritti del lavoro, creare occupazione, in particolare per i giovani, estendere le misure di protezione sociale e rafforzare la legalità e i sistemi giudiziari. Ora tutto questa connessione deve essere tradotta in azione il prima possibile”.

Secondo il direttore generale, nel corso dei lavori a Brasilia, sono emerse lezioni chiare che dimostrano una maggiore comprensione di ciò che serve per eliminare il lavoro minorile in maniera sostenibile, e che non solo i governi ma anche altri attori, sindacati, organizzazioni dei datori di lavoro, imprese e la società civile, si stanno assumendo le loro responsabilità e dimostrano una crescente determinazione su questo fronte.

Guy Ryder ha avvertito che, benché il dato globale dei bambini lavoratori sia sceso, la lotta al fenomeno deve essere ancora più intensa proprio per andare a scovare quelle forme difficilmente raggiungibili come i bambini soldato, bambini sfruttati sessualmente, bambini che lavorano in agricoltura e in altri ambienti pericolosi. A questo proposito, Ryder ha sottolineato che il lavoro per la prossima conferenza, che si terrà in Argentina nel 2017, deve partire ora.

Il direttore ha anche esortato i delegati a fare tutto il possibile affinché il numero dei bambini lavoratori si riduca ulteriormente fino al prossimo incontro. 

Anche l’ex presidente del Brasile, Luis Inacio Lula da Silva, è intervenuto alla conferenza sottolineando ildovere della comunità internazionale di offrire ai bambini lavoratori la speranza di un futuro migliore. “Abbiamo solo due anni per raggiungere l’obiettivo del 2016 stabilito a L’Aia e abbiamo bisogno di coraggio politico per mettere in campo le misure necessarie”, ha dichiarato Lula.

L’ex presidente ha poi ricordato che lui stesso è stato un bambino lavoratore per aiutare la sua famiglia così numerosa e che quando diventò presidente vide personalmente un bambino haitiano che mangiava fango per calmare i morsi della fame. “La mappa del lavoro minorile nel mondo -ha spiegato- coincide con quella della fame e della povertà, per questo il primo passo da fare per avanzare nella lotta alle peggiori forme di lavoro minorile è quella di coordinare le politiche sulla redistribuzione della ricchezza nel mondo”.

Il presidente Lula ha, inoltre, ricordato quanto è stato speso per salvare il sistema finanziario dall’inizio della crisi nel 2008-2009, i costi della guerra in Iraq e ha sottolineato che l’eliminazione del lavoro minorile non è una questione di mancanza di risorse ma di “mancanza di volontà politica e di incapacità (dei leader) di far fronte a questa sfida”. “La grandezza di un paese si misura attraverso la sua capacità di proteggere i propri bambini”, ha concluso Lula.

Violenza sulle donne

Violenza sulle donne: Camusso, importante cambiamento, ora impegno del Governo

 

La conversione in legge del decreto sul femminicidio ”è un segnale di cambiamento importante, è ora necessario un impegno da parte del governo sulla prevenzione del fenomeno, così come previsto nella Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia”. E’ il commento del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso.

Dopo l’approvazione del decreto legge, ha aggiunto il leader della Cgil, ”è fondamentale andare avanti speditamente, perché la violenza sulle donne è il segno di un degrado civile, che ha una radice culturale nel nostro Paese, e che richiede un”azione integrata su più fronti: del linguaggio, educativo e formativo”.

”Per questo – conclude Camusso – auspichiamo che, oltre alle azioni di contrasto contenute nel decreto legge approvato oggi dal Senato, si sviluppi un impegno più ampio che coinvolga la formazione e la scuola a tutti i livelli. Altrettanto importante e vincolante – sostiene – è garantire un livello essenziale di assistenza sanitaria e psicologica alle donne che hanno subito violenza. Sarebbe un segnale concreto di attenzione nei confronti delle troppe donne che ogni giorno continuano a subire violenza nel nostro Paese”.

Precari

Dl precari, lavoratori somministrati restano esclusi

 

I lavoratori in somministrazione restano esclusi dalle misure previste dal dl precari del governo Letta. E’ la denuncia che arriva dal Nidil Cgil. “Non si comprende perché gli emendamenti precedentemente accolti dal relatore siano poi stati respinti dall’aula dopo il parere negativo espresso dalla commissione Bilancio per una presunta mancata copertura finanziaria”. Questo il commento al voto, col quale l’aula del Senato ha respinto in sede di conversione del “dl precari”, un emendamento che avrebbe incluso i lavoratori somministrati fra le altre tipologie a termine per le quali è possibile in sede di concorso il riconoscimento, attraverso un punteggio, della professionalità acquisita.

“In realtà non c’era alcuna copertura da trovare – continua il sindacato – dal momento che il riconoscimento della professionalità acquisita dai lavoratori (già previsto nel d.leg. 165/2001 per tempi determinati e co.co.co.) con qualsiasi tipologia è totalmente a costo zero. Stiamo parlando di quasi 10.000 persone impiegate nei vari livelli della pubblica amministrazione in tutto il paese”.

“Permane dunque – conclude il Nidil – l’inspiegabile discriminazione per i lavoratori somministrati per i quali non è prevista né la stabilizzazione, né il riconoscimento del lavoro svolto per anni da persone che hanno contribuito e contribuiscono, insieme ai colleghi dipendenti diretti e non solo, all’erogazione dei servizi ai cittadini. Ribadiamo la richiesta che nei prossimi passaggi parlamentari questa inaccettabile differenziazione sia eliminata, e per questo chiederemo di incontrare i gruppi parlamentari e la Commissione a cui verrà assegnato l’esame alla Camera”.

Cig

La cassa integrazione non si ferma

 

Le oltre 85 milioni di ore autorizzate portano il totale accumulato in questi primi nove mesi dell’anno a circa 790 milioni: un trend di crescita che mira ancora una volta a sfondare il miliardo di ore per il 2013. La Cig fin qui registrata coinvolge da inizio anno più di 505 mila lavoratori a zero ore che hanno subito pesanti riflessi in busta paga, ovvero una perdita secca di reddito per oltre 3 miliardi, pari a una riduzione del salario di circa 6 mila euro, al netto delle tasse, per ogni singolo lavoratore. E’ quanto emerge dalle elaborazioni delle rilevazioni Inps da parte dell’Osservatorio Cig della Cgil Nazionale nel rapporto di settembre.

Numeri che per il segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada, “disegnano uno scenario estremamente difficile: è ancora buio nel tunnel della crisi. Siamo ancora invischiati in una situazione sociale ed economica sempre più insostenibile e senza al momento alcuna prospettiva positiva”. Per la dirigente sindacale “a subirne le drammatiche conseguenze, come si legge dai dati, sono poi i più deboli tra i deboli, ovvero quei lavoratori che pur avendo diritto agli ammortizzatori in deroga non stanno da mesi percependo alcuna risorsa, per le procedure burocratiche farraginose e per la mancanza di finanziamenti adeguati”. Su questo punto Lattuada sottolinea che “la legge di stabilità il governo deve mettere in sicurezza le risorse per la deroga, sia quelle ancora da erogare per il 2013 sia quelle necessarie per tutto il prossimo anno”.

Fisco

Fisco: Cgil, 9,3mln incapienti, 80% dipendenti e pensionati

 

Sono 9,3 milioni i cittadini cosiddetti incapienti, che non possono usufruire dei benefici fiscali (deduzioni e detrazioni) perché il loro livello di reddito e di imposta è così basso da non consentirne l’utilizzo; di questi, 7,2 milioni, ossia circa l’80%, sono lavoratori dipendenti e pensionati che hanno un reddito fino a 15.000 euro (per la precisione il 39,3% dei primi e il 41,6% dei secondi).

E’ quanto emerge da un’indagine dell’Associazione Bruno Trentin-Isf-Ires della Cgil e del Cer (Centro Europa ricerche), secondo cui “il sistema fiscale italiano è sempre più iniquo” e si certifica la progressiva perdita di capacità redistributiva del sistema. Associazione e Cer avanzano, quindi, “la proposta di un credito d’imposta rimborsabile per gli incapienti”.

Legge stabilità

Legge stabilità: affrontare anche tema pensioni

 

“Nella legge di Stabilità, come ben sa il Presidente del Consiglio Letta, si affollano molti problemi. L’abilità del governo consiste nell’individuare le priorità in relazione alle risorse disponibili”. Così ha sottolineato in una nota Cesare Damiano (Pd).

“A noi stanno molto a cuore le tematiche di carattere sociale e ci rendiamo conto della necessità di procedere in due direzioni: la prima, fondamentale, è quella dello sviluppo; la seconda, è quella della salvaguardia di chi rimane senza reddito, attraverso l’adozione di adeguate protezioni sociali.

Da questo punto di vista abbassare la pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro va nella direzione di sostenere lo sviluppo ed i consumi popolari”, afferma.

“Il Presidente del Consiglio ricordi, però, che anche la correzione al sistema pensionistico può dare un contributo per migliorare la condizione sociale di molti cittadini: introdurre un criterio di flessibilità nel sistema previdenziale, rendendolo più graduale, favorisce l’occupazione giovanile perché rimuove il blocco rappresentato dal brusco innalzamento
dell’età pensionabile fino a 67 anni; risolvere il problema dei cosiddetti esodati diminuisce il numero dei nuovi poveri, cioè delle persone rimaste senza lavoro, ammortizzatori sociali e pensioni. Non affrontare questi temi nella legge di Stabilità significherebbe non essere in sintonia con i problemi reali del paese”.

Alle dichiarazioni di Damiano si associa anche l’on.le Gnecchi(Pd) che sottolinea come sia necessario “Abolire la norma Fornero che prevede la pensione a 70 anni qualora l’importo della stessa non superi di una volta e mezza l’assegno sociale”.  “In questo caso – prosegue – la stragrande maggioranza delle donne andrebbe in pensione a 70 anni e non esisterà più neanche l’integrazione al trattamento minimo.”

“Attualmente – sostiene Gnecchi  – vengono integrate al trattamento minimo, quasi 500 euro al mese, 3,8 mln di pensioni, l’81% dei titolari è donna. E’ evidente che la manovra Fornero ha peggiorato ancora di più la situazione.”
“Vanno assolutamente adottate misure  – prosegue – a favore delle donne, le pari opportunità si devono garantire dalla culla, non partendo dalla parità nell’età per la pensione di vecchiaia tra uomini e donne”, dice Gnecchi che si batte in Aula e in commissioni “per fare approvare le nostre proposte, anche se sappiamo che è difficile in questa stagione politica e parlamentare pensare a una revisione strutturale delle normative sulle pensioni, ma andremo avanti con le nostre iniziative di ripristinare la gradualità nell’aumento dell’età pensionabile delle donne.”

Disoccupati

Ilo: allarme lavoro, 202milioni di disoccupati, emergenza giovani

 

La crescita economica è troppo lenta per il mercato del lavoro. Ed è allarme disoccupazione: quest’anno il numero dei disoccupati salirà a 202 milioni. Una piaga che riguarda soprattutto i giovani e le donne. A sollevare il nodo lavoro davanti ai grandi del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) è stato il direttore generale dell’Ilo, Guy Ryders. Gli ha fatto eco Christine Lagarde, numero uno del Fmi: la disoccupazione è alta a livelli inaccettabili in molti paesi, ed è un fenomeno che riguarda soprattutto i più giovani.

”Il livello di disoccupazione specialmente giovanile è una grande preoccupazione per l’Europa” afferma il commissario europeo agli Affari Economic, Olli Rehn. Uno dei problemi da risolvere – secondo il numero uno dell’Ocse, Angel Gurria – è il numero dei disoccupati di lungo termine, il cui numero è quasi raddoppiato nei paesi dell’Ocse dal 2007.

La crisi ha fatto aumentare di 32 milioni il numero dei disoccupati negli ultimi cinque anni, e la disoccupazione continuerà ad aumentare nel 2014. ”Ci saranno 2,5 milioni di disoccupati in più ogni anno fino al 2018. E’ cruciale, come osservato da Lagarde, aumentare il tasso di occupazione femminile  nel mercato del lavoro” mette in evidenza Ryder.

Secondo uno studio recente del Fmi, con un numero di donne maggiore nel mercato del lavoro il Pil americano crescerebbe del 5% in più, quello giapponese del 9% e quello dei paesi arabi del 12%.

”Circa 870 milioni di donne e uomini non guadagnano abbastanza per sollevare le loro famiglie dalla povertà. Il duplice obiettivo di sradicare l’estrema povertà ”e alzare i redditi, come proposto  al presidente della Banca Mondiale Jim Yong Kim, può essere raggiunto solo affrontando direttamente la sfida del lavoro perché la qualità del lavoro è importante come la quantità”.

Con la crescita economica che resta lenta, la creazione di posti di lavoro resta al palo. per questo sono necessarie – afferma Lagarde – riforme per sostenere la crescita e creare occupazione. Nell’area euro – mette in evidenza il direttore generale del Fmi – è essenziale andare avanti con le riforme strutturali per rimuovere le barriere ancora esistenti sul mercato del lavoro e su quello dei beni.

Infortuni sul lavoro

Anmil – Calo degli infortuni sul lavoro ma sul dato incide la continua emorragia dei posti di lavoro

 

Sono state 790 le morti sul lavoro, 8,8% in meno rispetto al 2011 e -28,8% rispetto al 2008. In calo anche gli incidenti denunciati all’Inail nel 2012: 744.916, -8,9% rispetto all’anno precedente, e -22,8% rispetto al 2008. Sono i dati diffusi dall’Anmil, in occasione della Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro.

Ad influenzare la riduzione del fenomeno (oltre naturalmente a un progressivo miglioramento delle condizioni degli ambienti lavorativi) “ha certamente contribuito in misura significativa la continua emorragia di posti di lavoro e la sensibile flessione delle ore lavorate che hanno determinato una sostanziale riduzione dei tempi di esposizione al rischio infortunistico”. 

L’Anmil rileva inoltre che “ancora più sostenuto è il calo fatto registrare dai lavoratori stranieri operanti in Italia, che costituiscono una componente importante e imprescindibile del nostro tessuto economico e sociale e rappresentano ormai il 7,5% della popolazione nazionale, con quasi 4,5 milioni di residenti e il 10% degli occupati, con 2,3 milioni di unità.

Nel 2012 gli infortuni sono stati circa 111.000, in calo rispetto ai 136.000 infortuni del 2011 e rispetto ai 150.000 casi del 2008. I casi mortali sono stati 112 nel 2012 con un calo rispetto al 2011, che aveva segnato 144 decessi e rispetto al 2008 quando si contarono 188 stranieri morti sul lavoro”. Per l’Anmil, “sono stati proprio i settori maggiormente colpiti dalla crisi economica quelli che hanno fatto registrare le diminuzioni più consistenti, ovvero le attività manifatturiere che hanno avuto un calo infortunistico del 16,4% e, ancor più, il settoredelle costruzioni dove gli incidenti sono scesi del 21,3% e i casi mortali di ben il 22,8%.

Settori, peraltro, a forte componente di manodopera immigrata, che, al pari e forse più di quella italiana, è  stata colpita in misura molto pesante dai forti cali delle produzioni nazionali”.

L’Anmil esprime un giudizio positivo sull’ipotesi più volte ribadita anche dal governo di rivedere le
aliquote Inail. Ma chiede contestualmente la rivalutazione del danno biologico al costo della vita che negli ultimi anni ha perso circa il 25%.
 
”Sulla rivalutazione degli indennizzi legati al danno
biologico  ”Ci auguriamo – ha detto Franco Rampi,
presidente del Civ Inail – che entro fine anno la legge autorizzi la rivalutazione della quota di rendita legata al danno biologico”.