Archivi giornalieri: 3 ottobre 2013

Spagna

Dal 1.1.1986 è Stato membro dell’Unione europea.
Nei rapporti con la Spagna, in materia di sicurezza sociale, si applica la normativa comunitaria contenuta in particolare nei Regolamenti CEE n. 1408/71 e n. 574/72.

Il sistema di norme, introdotto dai regolamenti, coordina le normative dei vari sistemi previdenziali nazionali, in modo da garantire la tutela dei diritti di sicurezza sociale dei lavoratori migranti e l’esercizio del diritto alla libera circolazione dei cittadini europei.

La normativa comunitaria assicura ai lavoratori che si spostano all’interno della Comunità, nonché ai rispettivi aventi diritto e ai superstiti:

  • la parità di trattamento, in base alla quale ciascuno Stato è tenuto ad assicurare ai cittadini degli altri Stati membri lo stesso trattamento e gli stessi benefici riservati ai propri cittadini;
  • il mantenimento dei diritti e dei vantaggi acquisiti e la possibilità, quindi, di ottenere il pagamento delle prestazioni nel Paese di residenza anche se a carico di un altro Stato;
  • la totalizzazione dei periodi di assicurazione e contribuzione, grazie alla quale i periodi assicurativi maturati nei vari Stati si cumulano, se non sovrapposti, nel rispetto e nei limiti delle singole legislazioni nazionali, per consentire il perfezionamento dei requisiti richiesti per il diritto alle prestazioni.

I Regolamenti CEE si applicano ai seguenti soggetti:

  • lavoratori dipendenti o autonomi e agli studenti, purché cittadini di uno degli “Stati membri”, e ai loro familiari e superstiti;
  • apolidi o profughi, residenti in uno degli “Stati membri” nonché ai loro familiari e ai loro superstiti;
  • superstiti dei lavoratori dipendenti, autonomi, indipendentemente dalla cittadinanza di detti lavoratori, se i superstiti sono cittadini UE o apolidi o profughi residenti nel territorio UE;
  • cittadini dei Paesi terzi (non comunitari) nonché ai familiari ed ai superstiti, purché siano stati soggetti alla legislazione di almeno due Stati membri e risiedano legalmente nel territorio UE (regolamento CE n. 859/2003);
  • ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche e al personale assimilato, dal 1/11/1998, come previsto dal regolamento CE n. 1606 del 22.7.1998 entrato in vigore il 25.10.1998 (circolare n. 125 del 7.6.1999);
  • ai lavoratori iscritti ai regimi previdenziali gestiti dall’ ENPALS, dall’INPGI e dalle Casse professionali.

La cittadinanza deve essere accertata alla data di presentazione della domanda di prestazione o alla data di svolgimento dell’attività lavorativa.

 

N.B.: I regolamenti comunitari si applicano anche ai cittadini dei tre Paesi che, pur non essendo membri della comunità, hanno aderito all’Accordo sullo Spazio Economico Europeo (Accordo SEE): Islanda, Liechtenstein, Norvegia;
ai cittadini della Svizzera, in seguito all’entrata in vigore dell’Accordo tra la Comunità europea, i suoi Stati membri e la Confederazione svizzera.

REQUISITI CONTRIBUTIVI

I regolamenti CEE stabiliscono che:

  • per effettuare la totalizzazione dei periodi di assicurazione, è necessario che in uno Stato membro vi sia almeno un anno di contribuzione (52 settimane);
  • i periodi da prendere in considerazione non devono essere sovrapposti.

Non è possibile utilizzare contribuzione fatta valere per attività lavorativa svolta in altri Stati cui non sia applicabile la normativa comunitaria.

Per perfezionare tale requisito minimo è utile tutta la contribuzione accreditata, indipendentemente dalla natura, e sono quindi utili tutti i contributi:

  • obbligatori (lavoro dipendente o autonomo);
  • volontari;
  • figurativi (servizio militare, malattia, maternità, cassa integrazione guadagni, disoccupazione, mobilità, ecc.);
  • da riscatto (corso legale di laurea, contribuzione omessa e prescritta, attività svolta in Paesi non convenzionati con l’Italia, ecc.).

Utilizzo dei periodi di assicurazione inferiori ad 1 anno (52 settimane).

L’Istituzione che effettua la totalizzazione deve prendere in considerazione detti periodi:

  • per accertare il diritto alla prestazione richiesta;
  • per il calcolo del trattamento pensionistico, qualora ai sensi della legislazione dello Stato in cui detti periodi sono stati maturati, non sorga il diritto ad alcuna prestazione (articolo 48 regolamento CEE n. 1408/71).

N.B.: gli effetti economici derivanti dall’applicazione dell’articolo 48 decorrono dal perfezionamento dei requisiti di età previsti per il diritto alla pensione nello Stato in cui detti periodi sono stati maturati.

 

La totalizzazione può essere effettuata anche per ottenere l’autorizzazione ai versamenti volontari.
In questo caso specifico è sufficiente che in Italia risulti accreditato almeno 1 contributo settimanale derivante da attività lavorativa.

TOTALIZZAZIONE DEI PERIODI ASSICURATIVI

E’ prevista la possibilità di totalizzare i contributi versati in tutti i Paesi a cui si applica la normativa comunitaria (UE-SEE-CH).

 

N.B.: In base all’articolo 18 paragrafo 1 lett. c) della convenzione italo-spagnola, rimasto in vigore anche successivamente alla data di applicazione dei regolamenti CEE n.1408/71 e 574/72 alla Spagna, qualora i periodi maturati in Italia e in Spagna non siano sufficienti per il perfezionamento del diritto a pensione, è possibile far ricorso alla totalizzazione degli ulteriori periodi fatti valere dagli interessati in Paesi terzi, legati sia all’Italia che alla Spagna da distinte convenzioni di sicurezza sociale che prevedono la totalizzazione dei periodi assicurativi.
Tali Paesi sono: Argentina, Austria, Belgio, Brasile, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Svezia, Svizzera.
Ovviamente a decorrere dal 1° gennaio 1986, tutti gli altri Stati membri dell’ Unione europea non sono più considerati Paesi terzi ma sono Parti contraenti del medesimo strumento internazionale costituito dai regolamenti CEE di sicurezza sociale.

PRESTAZIONI EROGATE DALL’ITALIA

È prevista la corresponsione delle:

  • pensioni di vecchiaia, invalidità e ai superstiti;
  • prestazioni in caso di disoccupazione;
  • prestazioni in caso di malattia;
  • prestazioni in caso di maternità;
  • prestazioni in caso di tubercolosi;
  • prestazioni per i familiari;
  • prestazioni in caso di infortunio sul lavoro e di malattie professionali.

La totalizzazione può essere effettuata, in presenza di determinate condizioni, anche per la concessione delle prestazioni pensionistiche a carico dei Fondi Speciali di Previdenza gestiti dall’Inps.

PRESTAZIONI EROGATE DALLA SPAGNA

È prevista la corresponsione delle:

  • prestazioni di vecchiaia, invalidità e ai superstiti;
  • prestazioni in caso di malattia;
  • prestazioni in caso di maternità;
  • prestazioni per i familiari;
  • prestazioni in caso di infortunio sul lavoro e malattie professionali;
  • prestazioni in caso di disoccupazione.

In base all’attuale normativa previdenziale spagnola così come modificata dalla legge di riforma: per acquisire il diritto alla pensione di vecchiaia i lavoratori, sia uomini che donne, devono aver compiuto 65 anni, poter far valere almeno 15 anni di contribuzione (di cui 2 nei 15 immediatamente precedenti il pensionamento) e ritirarsi dall’attività lavorativa.
È possibile differire il pensionamento oltre il 65° anno di età. In questo caso la pensione verrà aumentata del 2% per ogni ulteriore anno lavorato. Oltre i quarant’anni di lavoro la percentuale aggiuntiva è del 3%.

Esistono vari tipi di pensionamento anticipato:

  • pensionamento a 60 anni per coloro che hanno versato contributi anteriormente al gennaio 1967. In questo caso l’ammontare della pensione viene ridotto;
  • pensionamento anticipato con importo integrale per cessazione anticipata del lavoro per attività particolarmente faticose, insalubri o pericolose;
  • pensionamento speciale a partire dai 60 anni, con riduzione di importo, con contratto di “relevo”, ossia sostituzione del pensionando con un altro lavoratore;
  • pensionamento parziale a partire dai 60 anni. Il lavoratore in part-time avrà diritto alla pensione con una riduzione dell’ importo in misura inversamente proporzionale all’orario di lavoro svolto.

Per favorire e incentivare il prolungamento della vita lavorativa e l’accesso al pensionamento per vecchiaia ad una età superiore al 65° anno di età, la legge prevede incentivi alla permanenza al lavoro che consentono di ottenere il trattamento pensionistico con una percentuale aggiuntiva del 2% per ogni anno di contribuzione versata oltre i 35 anni di contribuzione.

La pensione di invalidità viene concessa al lavoratore che ha perduto la normale capacità di lavoro in misura superiore al 33%.
Il requisito amministrativo varia secondo l’età del richiedente al momento dell’insorgenza dell’invalidità.
Non è invece richiesto alcun requisito amministrativo in caso di invalidità in seguito a infortunio sul lavoro o a malattia professionale.
Non si riconoscerà il diritto a detta prestazione, qualunque sia stata la causa che l’ha originata, a chi, alla data dell’evento determinante, ha compiuto 65 anni di età o possiede tutti i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia nel sistema della sicurezza sociale.
Le pensioni per incapacità permanente, al momento del compimento del 65° anno di età, saranno denominate “pensioni di vecchiaia”.

La pensione ai superstiti viene corrisposta al coniuge (uomo o donna), all’ex coniuge divorziato non risposato e agli orfani fino ai 18 anni (senza limiti di età se invalidi).
È necessario che il coniuge deceduto sia pensionato o sia stato assicurato per almeno 500 giorni nei 5 anni precedenti il decesso. Tale ultimo requisito non è richiesto in caso di morte per infortunio o per malattia professionale.
La legge di riforma ha previsto per l’orfano che non presta attività lavorativa o presta una attività lavorativa a basso reddito diverse età per il diritto a pensione ai superstiti:

  • 22 anni se un solo un genitore è deceduto;
  • 24 anni se entrambi i genitori sono deceduti.

Coppie di fatto. Una recente legge prevede, per i decessi successivi al 1/1/2008, l’attribuzione della pensione vedovile al convivente, legalmente registrato, in Spagna, da almeno 2 anni, e che dimostri una convivenza ininterrotta di almeno 5 anni, e purchè non esistano altri aventi diritto.
Detta prestazione è subordinata a determinate condizioni reddituali.

DOMANDA

Sono stati appositamente predisposti i:

  • mod. VO/IO 1 bis UE per richiedere la pensione di vecchiaia o di invalidità o di inabilità;
  • mod. SO/1 bis UE per richiedere la pensione ai superstiti;
  • i relativi specifici allegati qualora si intenda richiedere anche la prestazione a carico dell’altro Stato UE.

Per l’area UE la domanda deve essere presentata all’Istituzione del paese di residenza (anche se il richiedente non vi ha mai lavorato) che provvederà ad inoltrare i formulari di collegamento alle altre Istituzioni interessate.

I residenti in Italia devono presentare la domanda di pensione alla Sede Inps competente per territorio, anche nel caso venga richiesta la sola pensione estera. Sarà cura di tale Sede trasmettere all’Ente pensionistico estero la domanda.
Per la presentazione della domanda di pensione, per la richiesta di notizie e per ogni altra eventuale necessità gli interessati possono rivolgersi anche agli Enti di Patronato e di assistenza sociale, riconosciuti dalla legge, che sono abilitati ad assistere gratuitamente i lavoratori nello svolgimento delle pratiche di natura previdenziale e assistenziale.
Per agevolare l’istruttoria della domanda di pensione, i residenti in Italia, devono allegare un questionario (che può essere scaricato da “Servizi online” > “Modulistica” del sito www.inps.it, ovvero richiesto presso le Sedi Inps oppure presso gli Enti di Patronato), sul quale devono essere indicate tutte le notizie utili all’Organismo estero per definire la pratica.
I residenti in Spagna devono presentare la domanda alla competente Cassa Estera.
A tal fine possono avvalersi dell’assistenza gratuita degli Enti di Patronato operanti anche all’estero e degli Uffici Consolari.

Casse estere Instituto Nacional de Seguridad Social
c/ Padre Damian 4
28036 MADRID – E

La domanda sarà inoltrata al polo specializzato che per i residenti in Spagna è il seguente:

LIGURIA
Imperia
DIREZIONE PROVINCIALE INPS IMPERIA
Viale Rimembranze, 25 I-18100 IMPERIA
Tel. 0183-7051 – Fax 0183-7052250

I residenti all’estero, in un paese al di fuori dall’area UE, devono indirizzare la domanda all’Ente assicuratore del Paese UE dove è stata svolta l’ultima attività lavorativa.

DOCUMENTAZIONE

La documentazione da presentare per qualsiasi tipo di domanda di pensione in regime UE, in aggiunta a quella normalmente prevista per quelle a carico della sola assicurazione italiana, è:

  • il certificato di cittadinanza e di residenza, ovvero dichiarazione personale sostitutiva (autocertificazione);
  • documentazione comprovante il lavoro svolto all’estero (tessere originali, buste paga, lettere di assunzione o licenziamento ecc.).

REGIME FISCALE DEI NON RESIDENTI IN ITALIA

In ottemperanza con quanto sancito dall’art.14 della Legge 212 del 2000 (c.d. Statuto del contribuente) al contribuente residente all’estero sono assicurate le informazioni fiscali attraverso:

Secondo la legge italiana, chiunque possiede redditi prodotti in Italia, anche se residente all’estero, è tenuto a dichiararli all’amministrazione finanziaria, salvo i casi di esonero previsti espressamente dalla legge stessa.

Pertanto, i non residenti, se tenuti alla presentazione della dichiarazione al Fisco in Italia, dovranno utilizzare il Modello UNICO.

 

Per essere considerati “non residenti” esclusivamente ai fini fiscali, devono sussistere le seguenti condizioni:

  • non essere stati iscritti nell’anagrafe delle persone residenti in Italia per più della metà dell’anno (e cioè per 183 giorni negli anni normali, 184 in quelli bisestili);
  • non avere avuto il domicilio in Italia per più di metà dell’anno;
  • non aver avuto dimora abituale in Italia per più della metà dell’anno.

Se manca anche una sola di queste condizioni si è considerati “residenti”.

Si è, inoltre, considerati residenti, ai sensi della legislazione italiana, salvo prova contraria, se si è cittadini italiani cancellati dalle anagrafi della popolazione residente ed emigrati in Stati o territori aventi un regime fiscale privilegiato, individuati con decreto del Ministro delle Finanze 4 maggio 1999.

 

N.B. Riguardo alla definizione del concetto di residenza, per prestazioni e benefici economici di natura assistenziale, si applica una diversa disciplina, espressamente prevista dalla specifica normativa vigente.

 

Le pensioni corrisposte a persone non residenti nello Stato italiano, da enti residenti nel territorio dello Stato o da stabili organizzazioni nel territorio stesso, sono imponibili in linea generale in Italia.

 

Con alcuni Paesi sono in vigore Convenzioni per evitare le doppie imposizioni sul reddito, in base alle quali ciascuno Stato contraente individua i propri residenti fiscali.

 

Le pensioni corrisposte a cittadini non residenti sono tassate in modo diverso a seconda che si tratti di pensioni pubbliche o di pensioni private.

In linea generale sono pensioni private quelle corrisposte da enti, organismi o istituti previdenziali italiani, come ad esempio l’Inps, preposti all’erogazione del trattamento pensionistico.

Pertanto, il pensionato che risiede all’estero può chiedere all’Inps l’applicazione delle Convenzioni per evitare le doppie imposizioni fiscali in vigore, al fine di ottenere, nei casi espressamente previsti, la detassazione della pensione italiana (con tassazione esclusiva nel Paese di residenza), oppure l’applicazione del trattamento fiscale più favorevole ivi indicato (es. imposizione fiscale in Italia solo in caso di superamento di determinate soglie di esenzione).

 

In linea generale i soggetti non residenti in Italia, possono presentare la richiesta di rimborso su modello, qualora esistente, o su semplice istanza al Centro Operativo di Pescara, entro il termine di decadenza di 48 mesi dalla data del prelevamento dell’imposta (artt. 37 e 38 del D.P.R. 29/09/1973 n. 602).

 

Il modello deve contenere: l’attestazione di residenza ai fini tributari nel Paese estero, rilasciata dalla competente Autorità fiscale; la dichiarazione di esistenza o meno di una stabile organizzazione (se si tratta di impresa) o di base fissa (se si tratta di professionista) in Italia, cui siano riconducibili i redditi in relazione ai quali si chiede il rimborso dell’imposta; dichiarazione di esistenza di eventuali altre specifiche condizioni previste dalla Convenzione. Il modello deve essere corredato della documentazione atta a comprovare il prelievo effettivo dell’imposta. Analoghe dichiarazioni e documentazione devono essere prodotte nel caso di istanza informale.

 

Gli interessati possono inoltre chiedere l’applicazione diretta della Convenzione al sostituto d’imposta italiano già in sede di effettuazione della ritenuta. A tale proposito, infatti, il Ministero delle Finanze in più circostanze (Circolari della Direzione Generale delle Imposte Dirette n. 86 del 13 settembre 1977, n. 115 del 12 aprile 1978 e numero 147 del 25 novembre 1978, risoluzione n. 95/E del 10 giugno 1999 e 68 del 24/05/2000, del Dipartimento delle Entrate, Direzione Centrale Affari Giuridici e Contenzioso Tributario), ha precisato che i sostituti d’imposta hanno la facoltà, sotto la propria responsabilità, di applicare direttamente l’esenzione o le minori aliquote previste nelle Convenzioni vigenti fra l’Italia e lo Stato di residenza del beneficiario del reddito.

 

A tal fine il pensionato dovrà presentare, alla sede Inps che gestisce la prestazione erogata, un apposito modello (mod. EP-I/1) attestante la residenza fiscale estera, vidimato dalla competente Autorità straniera.

 

Si tratta di un modello bilingue multipaese predisposto unilateralmente dall’Italia ed accettato dai diversi Paesi partners dei trattati. Esso costituisce istanza per chiedere la non effettuazione della ritenuta alla fonte dell’imposta italiana da operare sulle pensioni e/o altre remunerazioni analoghe, percepite da soggetti residenti in Stati con i quali l’Italia ha stipulato Convenzioni per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito, le quali prevedono espressamente la tassazione esclusiva nel Paese di residenza del beneficiario.


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Immigrazione

Napolitano: basta tragedie dell’immigrazione e per i giovani, l’estero deve essere una scelta e non un obbligo …

 

“La tragedia di Ragusa con 13 morti vittime di criminali scafisti scuote le nostre coscienze e impone a noi tutti di porre in essere le misure necessarie per evitare il ripetersi di queste tragedie. Il drammatico crescere di fenomeni di fuga da paesi in guerra e da regimi  oppressivi ci obbliga ad affrontare specificamente con assai maggiore sensibilità i problemi di una politica dell’asilo”. E’ quanto scrive Giorgio Napolitano, in occasione della presentazione del “Rapporto Italiani nel Mondo 2013” della Fondazione Migrantes.

“Nel Rapporto – prosegue Napolitano – viene documentata con ricchezza di analisi e di dati statistici la situazione particolare dell’Italia come paese coinvolto nei flussi di mobilità in entrata e in uscita e cioè dal passato emigratorio alla più recente realtà di paese destinatario di immigrazione.

Negli ultimi anni, caratterizzati da una grave crisi economica ed occupazionale, lasciano l’Italia per motivi di studio e di lavoro molti nostri concittadini, soprattutto giovani con alti livelli di istruzione e professionalità qualificata, diretti specialmente verso economie emergenti che offrono maggiori opportunità di lavoro”.

“Sono convinto – afferma ancora il capo dello Stato – che esperienze di arricchimento del percorso professionale e personale compiute all’estero siano importanti soprattutto per le giovani generazioni. Deve naturalmente trattarsi di una scelta e non di un obbligo ed è comunque auspicabile prevedere la possibilità di un pieno reinserimento in Italia che valorizzi tali esperienze a beneficio del nostro sistema produttivo e del mondo della ricerca”.

Bonus

Bonus assunzioni giovani: arrivate quasi 7.000 domande

 

Sono quasi 7.000 le domande arrivate all’Inps per le agevolazioni per le assunzioni a tempo indeterminato di giovani under 30. Ne dà notizia l’Istituto spiegando che circa l’80% sono richieste per trasformazioni di rapporti di lavoro a termine in rapporti a tempo indeterminato (per i quali l’incentivo dura 12 mesi).  L’importo impegnato ammonta già ad oltre 70 milioni di euro, pari a circa il 10% delle risorse stanziate fino al 2016 (794 milioni) e poco meno della metà della cifra stanziata per il 2013 (148 milioni).

L’incentivo è riconosciuto alle aziende che assumono giovani fra i 18 e i 29 anni privi di impiego da almeno sei mesi o senza un diploma di scuola media superiore o professionale.

Il beneficio, che è pari ad un terzo della retribuzione (fino a un massimo di 650 euro al mese) per una durata massima di 18 mesi (12 mesi nel caso di trasformazioni di contratti a termine in rapporti a tempo indeterminato), può essere richiesto
esclusivamente dalle aziende (non vale per i lavoratori domestici).

Mobbing

Cassazione: mobbing? Non si licenzia

 

La Corte di Cassazione con la sentenza n. 22568 ha respinto il ricorso di un datore di lavoro che chiedeva l’interruzione del rapporto lavorativo con un proprio dipendente, sostenendo che le giornate in cui non si era presentato in ditta fossero sufficienti a giustificare la perdita del posto di lavoro. 

Gli ermellini hanno invece confermato sia la sentenza del Tribunale di Monza che della Corte d’Appello  che avevano imputato al datore di lavoro le assenze per malattia del lavoratore.

La vicenda, che parte dal 2002, prende l’avvio da una serie di contestazioni disciplinari con altrettante sanzioni che vengono inviate periodicamente al lavoratore. Addirittura nel 2003, quando il dipendente, ammalatosi viene sottoposto ad una raffica di ben 15 visite fiscali in due mesi… I magistrati, in seguito ad una perizia medica, appurano che le assenze per malattia sono una diretta conseguenza dell’ambiente lavorativo e della condotta aziendale posta in essere ai suoi danni ravvisando quindi una reato di mobbing.

Pertanto, nel suo provvedimento la Cassazione stabilisce il reintegro del lavoratore e condanna l’impresa a risarcirgli danni per l’ingiusto licenziamento che gli era stato inflitto.

Aran

Notizie dal Ministero del Lavoro

 

Verso la costruzione di un istituto nazionale di contrasto alla povertà

Il 18 settembre, a Roma, alla presenza del Ministro Giovannini e del Viceministro Guerra, la presentazione della relazione del gruppo di studio istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

 

Misure urgenti per il rilancio dell’occupazione

Approvata in via definitiva alla Camera il 7 agosto, la nuova legge è finalizzata a migliorare il funzionamento del mercato del lavoro, soprattutto giovanile, e a promuovere la coesione sociale

Notizie
01/10/2013

Comunicazioni Obbligatorie

Disponibili i dati relativi al II trimestre 2013

30/09/2013

Microcredito per l’impresa al femminile

Presentata oggi a Palazzo Chigi dal Ministro Giovannini la campagna “Riparti da te!”

30/09/2013

Incentivi per le assunzioni di giovani lavoratori

Dal 1° ottobre 2013 accessibile sul sito dell’Inps il modulo telematico per l’inoltro delle domande

30/09/2013

Consigli di indirizzo e vigilanza (CIV) INPS e INAIL

Ricostituiti con separati decreti dell’8 agosto 2013, i nuovi Consigli si insedieranno il 1° ottobre 2013

27/09/2013

Spesa per le politiche occupazionali e del lavoro – anno 2011

Quaderni di studi e statistiche sul mercato del lavoro n. 5 – Settembre 2013

25/09/2013

Progetto AMVA – NEET

Avviso all’utenza

24/09/2013

Le città del dialogo: verso una governance basata sulle competenze interculturali

Firmato oggi l’Accordo Quadro tra il Ministero del Lavoro e il Comune di Reggio Emilia

23/09/2013

Progetto AMVA – NEET

Avviso all’utenza

 
23/09/2013

Il Ministro Enrico Giovannini in missione negli Stati Uniti

‘Forte impegno dell’Italia per l’inclusione e la partecipazione lavorativa e sociale delle persone con disabilità’

23/09/2013

Interpello

On line le risposte a nuovi quesiti

18/09/2013

Con la Circolare applicativa dell’INPS partono gli incentivi per le nuove assunzioni di giovani lavoratori

Giovannini: “grazie ai 794 milioni stanziati dal Governo, le nuove assunzioni potrebbero arrivare fino a 100 mila”

13/09/2013

La sfida delle competenze di cittadinanza per l’apprendimento permanente

Roma 25 settembre 2013 – Seminario di presentazione del progetto Educatori in Rete per il cambiamento

06/09/2013

Documento unico di regolarità contributiva (DURC)

Semplificazioni e primi chiarimenti – Circolare n. 36/2013

Conferenza su Emilio Lussu – Biblioteca di Flumini 3-10-2013 -Letteratura e civiltà della Sardegna di Francesco Casula recensita da Giulio Angioni

Conferenza su Emilio Lussu – Biblioteca di Flumini 3-10-2013

EMILIO LUSSU*

Il mitico comandante militare, il fondatore del Partito sardo, il combattente antifascista, il grande scrittore.

Emilio Lussu nasce ad Armungia (Ca) il 4 Dicembre 1890 in cui conosce “gli ultimi avanzi di una società patriarcale comunitaria senza classi”. Laureatosi a Cagliari in Giurisprudenza nel 1915, interventista convinto e chiassoso, partecipa con entusiasmo, “con l’elmo di Scipio in testa” alla Prima Guerra mondiale, trascinato da una forte passione civile, ispirata a sentimenti democratico-risorgimentali, introiettati durante le giovanili esperienze nell’Università di Cagliari.

   Al fronte, sperimenta invece sulla propria pelle, l’assurdità e l’insensatezza della guerra: la vita dei soldati sardi morti, a migliaia, in inutili azioni dimostrative richieste dalla scellerata strategia del generale Cadorna (“più utile al nemico da vivo che da morto” lo definirà) susciterà in lui un moto di ribellione consapevole e una rivolta morale alla guerra e alla classe che la provoca.

Leggendario comandante della “Brigata Sassari”, prima tenente poi capitano, per il suo eroismo gli verranno assegnate ben quattro medaglie, diventando poi per i Sardi –e non solo per gli ex combattenti- un vero e proprio mito.

Finito il conflitto bellico, Lussu viene trattenuto in servizio di punizione alla frontiera iugoslava, “colpevole” di aver dimostrato i traffici illeciti di un generale a danno dei beni dell’esercito. Rientrato in Sardegna solo nel 1919, partecipa alla fondazione del Partito sardo d’azione la cui nascita, secondo lo stesso Lussu , è da porre in stretta relazione con l’esperienza della guerra, con il senso di solidarietà creatosi fra i soldati sardi al fronte, con la presa di coscienza politica che era avvenuta non solo in lui ma anche da parte dei suoi compagni.  “Non fu –scriverà Lussu- propriamente un movimento di reduci, come quello dei combattenti in tutta Italia. Fin dal primo momento fu un generale movimento popolare, sociale e politico, oltre la cerchia dei combattenti. Fu il movimento dei contadini e dei pastori”.

Nelle liste del Partito sardo d’azione Lussu verrà eletto deputato nel 1921 e 1924, rappresentandolo in Parlamento fino al 1926, quando dovette fare i conti con il nascente fascismo di Mussolini e con le provocazioni e le violenze dello squadrismo in camicia nera.

Dichiarato decaduto in quanto “aventiniano”, il 31 Ottobre del 1926 quando ormai il fascismo stava imponendo la sua dittatura con le “leggi fascistissime”, lo scioglimento dei partiti e dei sindacati di ispirazione socialista e cattolica, Lussu viene assalito nella sua casa a Cagliari da un gruppo di fascisti. Quello stesso giorno a Bologna, c’era stato un attentato, fallito, contro il duce e i fascisti non perdono l’occasione per scatenarsi ovunque alla caccia degli oppositori. Per difendersi Lussu spara un colpo di pistola contro il primo squadrista che gli si presenta davanti e lo uccide. Arrestato e assolto dai giudici in istruttoria per legittima difesa, viene però condannato in via amministrativa da una commissione fascista, in base alle leggi eccezionali per la difesa dello Stato, volute da Mussolini, a cinque anni di deportazione a Lipari dove conosce –fra gli altri- Ferruccio Parri, Carlo Rosselli e Fausto Nitti, con cui nel 1929, dopo quattro tentativi falliti riesce a evadere avventurosamente per rifugiarsi a Parigi.

Qui da esule, insieme ad altri emigrati politici italiani –fra cui Gaetano Salvemini e Carlo Rosselli-  sarà fra i fondatori di “Giustizia e Libertà” di cui rappresenterà l’ala rivoluzionaria. Nel 1936 verrà ricoverato nel sanatorio di Clavadel-Davos dove sarà sottoposto a un difficile intervento chirurgico ai polmoni, in seguito all’aggravarsi di una malattia seria, la Tbc, contratta nel carcere fascista, malcurata a Lipari e trascurata nell’esilio.

Nel corso della degenza porterà a termine la stesura dell’opera Teoria dell’insurrezione in cui sostiene l’insurrezione popolare antifascista e un nuovo ordine statuale improntato al federalismo democratico e repubblicano. Nel 1937 scrive Il Cinghiale del diavolo, racconto sulla caccia che diviene pretesto per riepilogare le radici antropologiche dell’autore che, in quanto avvertite come autentiche, sono rievocate positivamente e ottimisticamente. Nel 1938 scrive il suo capolavoro: Un anno sull’altipiano, grande e mirabile denuncia di quel “macello permanente” che è la guerra.

L’altra opera più famosa, in cui rievocherà le vicende politiche del decennio 1919-1929, Marcia su Roma e dintorni, la scriverà fra il ’29 e il ’33, insieme a La Catena. Nel 1968 scriverà il saggio politico Sul Partito d’azione e gli altri, mentre uscirà postumo La difesa di Roma nel 1987.

Partecipa alla guerra civile in Spagna poi alla Resistenza in Francia e in Italia. Ministro all’assistenza post-bellica (1945) e per i rapporti con la Consulta (1945-46), fu deputato alla Costituente e in seguito senatore prima di diritto (1948) poi eletto fino al 1968.

Muore a Roma alle 14 di Mercoledì 5 Marzo del 1975 a 85 anni, povero e in casa d’affitto.

 

* Tratto da Letteratura e civiltà della Sardegna di Francesco Casula, volume I, Edizioni Grafica del Parteolla, Dolianova, 2011.

 

 

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Letteratura e civiltà della Sardegna di Francesco Casula recensita da Giulio Angioni

 

Mille percorsi dell’identità. Una mappa per ritrovarsi, di GIULIO ANGIONI

 

L’illustre cattedratico dell’Università di Cagliari presenta la recente fatica

di Francesco Casula.

 

Nel primo volume dell’opera “Letteratura e civiltà della Sardegna” Francesco Casula riflette sul ruolo giocato dall’Isola nella storia europea.

Francesco Casula, potrebbe dirsi, si è dedicato alla sua ultima fatica storico-letteraria con lo stesso piglio, aggiornato, del canonico Giovanni Spano rispetto alla mole dei suoi studi, cioè sentendo desiderio e dovere di “illustrare la patria” sarda. Casula ha dato finora, tra l’altro, molte prove di quanto anche un sardismo molto risentito possa essere supporto e spinta verso operazioni che meritano, come questa sua di proseguire una tradizione anche sarda ormai quasi bisecolare di storiografia letteraria, se si può considerare un inizio la “Storia letteraria di Sardegna” che Giovanni Siotto Pintor pubblicava nel 1843-1844. Da allora non sono mancate le storie anche complessive della scrittura letteraria in Sardegna, come la “Storia della letteratura di Sardegna” di Francesco Alziator, di un secolo dopo, datata ma forse ancora utile per il materiale raccolto e messo a disposizione. Un tema qui subito trattato e risolto è quello di quale sia l’oggetto dell’opera e che si debba intendere con l’espressione letteratura sarda o di Sardegna. Anche su questo tema, da ultimo anche una storia della letteratura in sardo, di Salvatore Tola, “La letteratura in lingua sarda”. Testi, autori, vicende, del 2006, è anch’essa da considerare propedeutica a2questo grosso lavoro di Casula, che dà ampio spazio e risalto alla produzione in sardo e la considera quella più autentica, anzi la più identitaria, auspicandone lo sviluppo: ma, come non può non accadere a chi affronti sensatamente un compito come il suo, le scritture letterarie dei sardi “dobbiamo valutarle non tanto per la lingua che scelgono, quanto per l’uso che ne fanno e per il modo di collocarsi esteticamente e non solo, in Sardegna” (p. 11). Del resto, secondo gli intendimenti del nostro autore, «l’intera letteratura sarda… risulta… autonoma, distinta e diversa dalle altre letterature. E dunque non una sezione di quella italiana: magari gerarchicamente inferiore» (p.10). “Letteratura e civiltà della Sardegna” si intitola quest’ultima corposa opera di Francesco Casula, di cui è uscito, nelle Edizioni Grafica del Parteolla, il primo dei due volumi previsti. Questo primo volume tratta dell’attività letteraria in Sardegna negli ultimi mille anni, dalla prima carta sarda rimastaci, quella cagliaritana del 1070, fin oltre il nostro quasi contemporaneo Salvatore Cambosu, che moriva nel 1962, arrivando alla nostra contemporaneità con Salvatore Satta, Giuseppe Dessì e Giuseppe Fiori che ci lasciava nel 2003. E ne tratta appunto come cosa a sé, soprattutto perché «è proprio l’Identità sarda il tratto che accomuna gli Autori che abbiamo scelto e trattato in questo volume” (p.11), dove la nozione di identità sarda sembra significare un comune modo di sentire che va con costanza ineguagliata, anche in quanto ereditato da epoche preistoriche lontane come quella nuragica, dagli scrivani delle corti giudicali ai romanzieri in italiano e in sardo del Novecento e del Duemila. Alla nozione di “civiltà della Sardegna” usata nel titolo Casula tiene fede lungo tutto il suo percorso, dalla ‘libertà’ giudicale ai vari modi di egemonia pisana e genovese, all’invasione iberica, all’acquisto sabaudo, al triennio rivoluzionario settecentesco, al risorgimento italiano, alla prima guerra mondiale, al primo sardismo, al fascismo, alla seconda guerra mondiale, alla rinascita, all’industrializzazione malfatta e fallita nei modi e negli scopi: tutti momenti e temi che situano nella temperie dei loro tempi i vari prodotti letterari e i loro autori. Un fatto importante è che Francesco Casula è stato uomo di scuola per quarant’anni, perché in quest’opera l’intento didattico è strutturante, sebbene non proprio nuovo, se si ricorda almeno il recente manuale per le scuole superiori di Giovanni Pirodda, “Sardegna”, per non dire della fortunata antologia di Giuseppe Dessì e Nicola Tanda, “Narratori di Sardegna”, del 1973. In queste pagine di Casula l’impianto didattico si organizza in un dialogo propositivo costante con i giovani, secondo una formula che offre inquadramenti storici, letture, commenti autorevoli, inviti a proseguire la ricerca. Il tutto dentro un orizzonte, costantemente ridefinito, in cui il giovane studente sardo è invitato all’identificazione di sé sulla scorta della nostra attività letteraria. Non è raro in Sardegna chi agisce in vari ambiti, compreso quello degli studi storici, mosso e sostenuto dalla convinzione risentita che l’antica3diversità dell’isola debba certe sue negatività non solo alla storia millenaria di sudditanze ma anche a una sorta sottovalutazione, di conventio ad excludendum, persino di un complotto o, quando va bene, di costante distrazione del resto del mondo rispetto alla Sardegna, che così risulta al mondo molto meno di quanto convenga anche al resto del mondo. Casula partecipa in questa opera di questo modo di sentire il bene e il male dell’essere sardi. Ciò che più vi si apprezza è che esso sostiene, anche in quanto risentimento, a volte imprese meritorie che forse altrimenti non si darebbero. Bisogna augurarsi che il piglio rivendicativo sardista guadagni a quest’opera più lettori e abili utilizzatori nella scuola di quanti non ne renda perplessi.

Immigrazione: Silp-Cgil, il Cie Gradisca è un modello da cambiare


Dopo l’episodio verificatosi ieri presso il Cie di Gradisca dove un giovane marocchino, durante un tentativo di fuga ha ferito un poliziotto e un finanziere intervenuti per bloccarlo, il Silp-Cgil ribadisce in una nota l’inadeguatezza dei predetti centri associata all’ormai impellente necessità di modifica delle normative esistenti in materia. Secondo il segretario generale del Silp le fughe, oramai all’ordine del giorno, che mettono in pericolo gli stessi ospiti, non fanno che aumentare l’esigenza di adottare soluzioni che, nell’immediato, conducano ad un miglioramento nella gestione con il potenziamento degli apparati ad oggi esistenti. Per questo, prosegue il Silp Cgil: “auspichiamo che il gruppo di lavoro istituitosi al riguardo proponga una modifica della complessa normativa in vigore, puntando ad una maggiore professionalità del personale addetto attraverso adeguati incentivi di natura economica ad oggi non contemplati”. Il modello dei grandi centri non funziona e la qualità della vita interna è fonte,- conclude il segretario del Silp – di “quotidiane criticità”. vedi anche il ns. articolo “Non si può far finta di niente” su http://www.inca.it/Portals/0/INCAesperienze-08_def-1/index.html

Lavoro

Lavoro dignitoso: la parola d’ordine è “organize”

 

Promossa dalla Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC-CSI), la Giornata Mondiale del Lavoro Dignitoso, il 7 ottobre, è giunta alla sua 7^ edizione e vede il movimento sindacale internazionale impegnato in centinaia di iniziative, in quasi tutti i paesi del mondo.

Lo slogan scelto per quest’anno, “Organize” (“Sindacalizziamo”), sottolinea allo stesso tempo la necessità per il movimento sindacale internazionale di rispondere alla crisi economica e sociale globale aumentando la sua influenza, attraverso la sua forza organizzata e la rappresentanza di un numero sempre maggiore di lavoratrici e lavoratori, e quella di difendere uno dei diritti fondamentali – la libertà di associazione – sancito dalla Convenzione OIL n. 87 e uno dei pilastri del Lavoro Dignitoso, ma messo sotto pesante attacco da governi e padronato, e dal persistere delle politiche neoliberiste.

 Cgil, Cisl e Uil, nell’organizzare – dopo diversi anni – un’iniziativa unitaria in occasione della Giornata Mondiale, hanno scelto il tema immediatamente correlato alla libertà di associazione, quello della libertà di contrattazione collettiva (Convenzione OIL n. 98), messa pesantemente sotto attacco in Europa dalle politiche della Troika.

“Si può uscire dalla crisi senza contrattazione collettiva? Un confronto sull’attacco alla contrattazione a livello europeo e globale” è, infatti, il titolo dell’incontro che si terrà a Roma,
dalle 9.30 alle 13.30 presso la sede dell’OIL, in via Panisperna 28.
 Interverranno, tra gli altri: Luigi Cal (Direttore Ufficio OIL di Roma), Anna Biondi (Vice Direttore ACTRAV OIL), Ramon Gorriz Vitalla (Segretario Nazionale CC.OO Spagna), Xavier Verboven, (Presidenza Gruppo Lavoratori CESE), Pierangelo Albini, (Confindustria).

Commissione Europea

Professioni regolamentate, Commissione europea: più trasparenza

 

La Commissione europea si muove per avere una maggiore trasparenza nell’ambito delle professioni regolamentate, per migliorarne l’accesso a livello europeo e agevolare la mobilità dei professionisti qualificati all’interno del mercato unico.

Una mappa europea illustrerà tutte le professioni regolamentate per ciascun paese e questo permetterà ai professionisti di conoscere le condizioni richieste da ogni Stato per l’esercizio del proprio lavoro. Oggi la Commissione europea ha adottato una comunicazione nella quale annuncia l’inizio di una valutazione delle normative nazionali che disciplinano l’accesso alle professioni.

L’accesso alle professioni regolamentate, spiega la Commissione europea, è subordinato al possesso di qualifiche specifiche o per le quali l’uso di uno specifico titolo è protetto, come per esempio farmacisti o architetti. Queste restrizioni esistono per proteggere il consumatore ma “condizioni di accesso troppo restrittive a talune professioni possono scoraggiare o addirittura dissuadere i giovani dall’entrare nel mercato del lavoro. I diversi regimi normativi possono rendere difficile a professionisti qualificati la presentazione di candidature per impieghi in altri Stati membri”.

Migliorare l’accesso alle professioni renderebbe dunque più facile la mobilità dei professionisti nel mercato unico e la fornitura di servizi professionali transfrontalieri, con una possibile ricaduta positiva sulla crescita economica: i soli servizi professionali rappresentano circa il 9% del PIL nell’Unione europea.

La comunicazione prevede innanzitutto un esercizio di trasparenza: ogni Stato membro deve trasmettere l’elenco delle professioni regolamentate, comprese quelle che lo sono a livello regionale. La Commissione pubblicherà tale elenco sotto forma di mappa europea che illustrerà tutte le professioni regolamentate per ciascun paese. Grazie a tale mappa un professionista che desideri lavorare in un altro Stato sarà in grado di sapere quali sono le condizioni poste da ciascun paese per il lavoro richiesto. Poiché le condizioni di accesso alle professioni possono essere molto diverse fra i diversi Paesi europei, il processo avviato oggi invita inoltre gli Stati a valutare nei prossimi due anni le rispettive barriere che limitano l’accesso ad alcune professioni.

Ha detto Michel Barnier, commissario per il Mercato interno e i servizi: “Nonostante i nostri sforzi, la mobilità dei professionisti all’interno dell’Unione europea è bassa. Le condizioni di accesso a talune professioni possono essere complesse, onerose e spesso molto disparate fra i diversi Stati membri. Questo scoraggia i lavoratori dal cercare e trovare un impiego in altri Stati membri. Sono convinto che la mappatura delle professioni regolamentate da parte degli Stati membri, seguita da una disamina e da una valutazione delle barriere all’accesso alle professioni, sarà un esercizio utile. Non si tratta di deregolamentare le professioni né di sanzionare gli Stati membri bensì piuttosto di garantire un migliore accesso ai servizi professionali rivedendo quali siano le strutture d’ingresso che promuovono meglio un sistema semplificato, adeguato, sicuro e trasparente”.