Archivi giornalieri: 1 ottobre 2013

CNEL


Cnel – Persi 750.000 posti, emorragia tamponata con Cig

 

Negli ultimi anni sono stati persi 750.000 posti di lavoro, a causa della crisi; un dato che avrebbe potuto essere più profondo se la produttività del lavoro non fosse rallentata, se le ore lavorate per occupato non si fossero ridotte, se il ricorso alla Cig non fosse aumentato per tutelare i redditi dei lavoratori e le potenzialità di ripartenza delle imprese. Lo rivela il Cnel, nel rapporto sul mercato del lavoro 2012-2013.

Se l’occupazione fosse diminuita quanto il pil, secondo i calcoli dell’istituto, le perdite oggi ammonterebbero a 1.870.000 occupati. L’occupazione, quindi, tiene rispetto alla caduta del prodotto interno lordo ma ”a prezzo dell”impoverimento di molti lavoratori, dei sacrifici delle loro famiglie e della capacità di sopravvivenza delle imprese più tenaci”. Nel rapporto si stima che per riportare il tasso di disoccupazione all”8% entro il 2020 il tasso di crescita del pil dovrebbe superare il 2% l”anno. ”Un target forse non eccezionale ma oggi non alla portata del nostro sistema”. L’incidenza del part-time involontario sul totale degli occupati, secondo quanto si afferma nel rapporto, è superiore in Italia a quella degli altri Paesi europei.

La disoccupazione tra i giovani, dal 2007 all’ultimo anno, è aumentata di quasi 11 punti percentuali. Mentre tra chi è riuscito a trovare un lavoro aumenta il numero dei precari, cresciuto di 6 punti percentuali: un giovane su tre non può guardare al futuro lavorativo con certezza.

L’espansione delle forze lavoro, in una fase in cui la domanda di lavoro è debole, ha concorso ad elevare il tasso di disoccupazione, che per i giovani tra i 15 e i 29 anni è passato, solo nell’arco dell’ultimo anno, dal 20,5% al 25,2% (e dal 31,4% al 37,3% per cento nel Mezzogiorno).

Cresce anche la quota di disoccupati di lunga durata, in cerca di lavoro da almeno 12 mesi, che ormai rappresenta il 49 per cento dei giovani in cerca di lavoro. Questo, sottolinea il Cnel, ”è un aspetto critico per i giovani che hanno da poco completato gli studi, che non riescono a mettere a frutto le competenze acquisite durante il percorso scolastico nella fase di inserimento professionale, con conseguente deterioramento del capitale umano accumulato (è il cosiddetto scaring effect riportato nella letteratura sul tema)”.

In Italia la riflessione sulla questione giovanile è scandita, inoltre, dalle preoccupanti statistiche su quell”ampia platea di giovani sospesi nel limbo del non studio e del non lavoro i cosiddetti neet, arrivati a 2 milioni 250 mila, pari al 23,9%, ovvero circa un giovane su quattro tra i 15 e i 29 anni. Un tasso elevato spiegato in buona parte dalle difficoltà sperimentate dai giovani italiani nella transizione verso il mercato del lavoro una volta concluso il percorso di studi. Anche l’incidenza dei neet presenta un’elevata differenziazione dal punto di vista territoriale: il tasso sfiora il 35 per cento al Sud, il doppio che nelle regioni del centro-Nord.

L’instabilità politica pesa “molto, perché le imprese, se devono fare piani a medio-lungo termine, hanno bisogno di chiarezza sulle regole”. Lo ha affermato il
ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, sottolineando il fatto che “se il governo si apprestasse ad esempio a ridurre il cuneo fiscale, con un programma potenzialmente pluriennale sarebbe un elemento di certezza per le imprese”.

I dati sull’occupazione ad agosto, diffusi oggi dall’Istat, – ha proseguito – sono “pessimi” ma comunque stabili
rispetto agli ultimi mesi. Il tasso di disoccupazione
è cresciuto anche perché in una fase di possibile ripresa ci sono più persone che rientrano nel mercato del lavoro. Per Giovannini “di fronte a queste difficoltà è chiaro che programmare la decisione di assumere può essere rinviata”.

“L’attuazione della garanzia europea – ha detto Giovannini – Youth garantie che mette a disposizione 1 miliardo di euro affinché, a 4 mesi dall’uscita del loro percorso formativo, sia garantita ai giovani un’occupazione è l’occasione per dimostrare seriamente il nostro impegno verso i giovani ma soprattutto verso tutta la società. In questo senso nei prossimi giorni saremo impegnati in una serie di riunioni con le rappresentanze datoriali e le organizzazioni no profit”.

Per quanto riguarda l’accordo tra sindacati e imprese per un nuovo avviso comune sulla flessibilità contrattuale necessaria al rilancio di Expo 2015, il ministro si augura che nei prossimi giorni si possa arrivare ad un accordo.

“Uno degli strumenti sul tavolo del confronto è anche l’ulteriore revisione dell’apprendistato semplificato. Uno strumento su cui però – ha detto Giovannini – le regioni hanno lasciato scadere il tempo per proposte modificative. Da oggi dunque, le semplificazioni saranno quelle previste dalla legge”.

Esodati – Pensioni –

Pensioni: botta e risposta Fornero/Damiano su esodati e flessibilità

 

Oggi, la base per attuare la “controriforma previdenziale” sul tavolo di Giovannini è la proposta di legge presentata dal Partito Democratico, che ha come primo firmatario proprio Damiano. Il piano prevede il mantenimento a 66 anni dell’età necessaria per la pensione, ma consente di ritirarsi dal lavoro anche prima, cioè a 62 anni di età, purché siano stati accumulati 35 anni di contribuzione.

“La riforma Fornero – ammonisce Damiano – contiene in sè un grave errore: l’assenza di gradualità. Sono previsti risparmi per lo Stato di oltre 300 miliardi di euro, tutti a danni dei pensionati, dal 2020 al 2060. Ma durante la crisi è nato un esercito di nuovi poveri rimasti senza reddito e senza lavoro: a tutti loro bisogna dare una risposta. Con la riforma Fornero non solo creiamo nuovi poveri ma chiudiamo tutte le porte delle assunzioni ai giovani”.

“I miei interventi – replica Fornero – sono stati troppo bruschi a causa dell’eccessiva gradualità concessa negli anni precedenti. Non possono servire decenni per vedere i primi risultati di una riforma”.

Nonostante le spiegazioni offerte dall’ex-ministro, Damiano resta fermamente convinto della necessità di porre una correzione alla riforma. Gli interventi, secondo il presidente della commissione Lavoro alla Camera, devono essere graduali, con incentivi e disincentivi concretizzati in un taglio o in un’aggiunta nell’assegno pensionistico di 2 punti percentuali per ogni anno d’anticipo o di ritardo con cui il lavoratore sceglie di mettersi a riposo. “Ci deve poter essere possibilità di scelta – conclude – Un metalmeccanico e un professore devono poter scegliere quando andare in pensione. Per alcuni mestieri è necessario il diritto di andare in pensione qualche anno prima, mentre per altri qualche anno dopo, la flessibilità è fondamentale”.

INPS

Civ Inps: serve verifica sostenibilità sistema previdenziale

 

Il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza ha approvato, con il voto contrario dei rappresentanti della Uil, il bilancio consuntivo dell’anno 2012, che ora viene trasmesso ai Ministeri vigilanti ai sensi di legge.

Sono pari a 208.076 milioni le entrate contributive, con un incremento di 57.252 milioni (+38,0%) rispetto a 150.824 milioni dell”esercizio 2011; 295.742 milioni le prestazioni istituzionali, con un incremento di 76.113 milioni (+34,7%) rispetto ai 219.629 milioni del consuntivo 2011. In particolare, la spesa per prestazioni pensionistiche e” risultata pari a 261.487 milioni di euro (194.466 milioni nel 2011), con un incremento di 67.021 milioni di euro (+34,4%). E’ pari a 12.216 milioni di euro di disavanzo economico di esercizio con un incremento di 9.955 milioni rispetto al disavanzo economico del 2011 (2.261 milioni). Per effetto del risultato economico di esercizio, il patrimonio netto al 31 dicembre 2012 risulta pari a 21.875 milioni.

In fase di approvazione del bilancio, il Civ ha ribadito “la necessità di effettuare una verifica della sostenibilità del sistema previdenziale e della tutela degli equilibri di bilancio, da attuarsi con un costante monitoraggio della evoluzione delle Gestioni amministrate dall’Inps e con la redazione di bilanci tecnici aggiornati”.

Inoltre, con riferimento alla riduzione delle spese di funzionamento previste da diversi provvedimenti legislativi che impongono all’Inps di riversare al bilancio dello Stato i risparmi realizzati, il Civ “ha confermato quanto già espresso in più Ordini del Giorno, ossia che l’Istituto ha già contribuito al risanamento dei conti pubblici e non può più subire ulteriori tagli alle proprie spese di funzionamento senza compromettere la propria funzionalità e la qualità dei servizi resi”.

Infine, il linea con le predette considerazioni, il Civ ha ribadito “la necessità che le Istituzioni predispongano un intervento normativo diretto a realizzare in futuro una consistente riduzione degli oneri che attualmente sono posti a carico dell”Inps dalle norme sulla riduzione delle spese di funzionamento al fine di ripristinare, a tutela della previdenza ed assistenza pubblica, la piena funzionalità dell’Istituto”.

AdnKronos

Immigrati

Immigrati: Kyenge, il Mediterraneo è diventato un cimitero. Intervenga l’Europa

 

“Il mare è stato ancora una volta palcoscenico umano di angoscia, dolore e morte. Il Mediterraneo, culla delle civiltà, si è ormai trasformato in un cimitero. Stiamo assistendo a una tragedia umana che interpella tutti i paesi d’Europa”. Così il ministro per l”Integrazione, Cecile Kyenge, ha commentato la nuova tragedia dell’immigrazione avvenuta vicino alle coste della Sicilia. 

”Papa Francesco ha parlato di ”globalizzazione dell’indifferenza”, – ha  ricordato – ma le sue parole sembrano inascoltate come la disperazione che accompagna queste morti. Non possiamo più sottovalutare questa situazione. Dobbiamo superare la logica dell’emergenza continua”.

”Il fenomeno dell’immigrazione non riguarda soltanto l’Italia. Siamo di fronte a un disastro umanitario e l’Europa deve intervenire – è il monito del ministro – Dobbiamo cooperare, parliamo di vite umane. I governi devono attivarsi al più presto, devono lavorare insieme per trovare una soluzione che ponga fine a una ramma che non conosce più confini”.

Sindacati

Sindacati, serve un vero governo del Paese

 

Dopo una riunione dei tre segretari generali, con un documento comune, Cgil, Cisl e Uil avvertono che “l’incertezza di queste ore determina gravi ripercussioni sulla nostra economia e rischia di far aumentare la pressione fiscale su lavoro e pensioni”. In primo luogo i sindacati “ribadiscono che occorre una buona legge di stabilità che inverta le scelte recessive compiute in questi anni”.

Per questo “serve un vero governo del Paese, capace di compiere le scelte necessarie a rispondere alle richieste del mondo del lavoro”. Per i sindacati la legge di stabilità dovrà prevedere “un’effettiva restituzione fiscale a lavoratori dipendenti e pensionati; una riduzione fiscale alle imprese collegata ad investimenti e occupazione; il completo finanziamento della cassa integrazione in deroga e la definitiva soluzione ai problemi degli esodati e dei precari della pubblica amministrazione, della scuola e della ricerca”.

In questo quadro “Cgil, Cisl e Uil impegnano le loro strutture ad attuare, da subito, assemblee in tutti i luoghi di lavoro, ad indire presidi in tutti i territori e ad organizzare, nelle giornate di sabato e domenica prossimi, volantinaggi con le proposte dei sindacati nelle piazze e nei punti di maggiore incontro dei cittadini”.

Contributi

Contributi scomparsi: finalmente una schiarita

 

Finalmente una schiarita sui contributi scomparsi dei precari. Dopo molte richieste e solleciti da parte di Cgil, Nidil, Inca, Flc e FP  l’Inps, con una recente circolare, ha annunciato una campagna di tutoraggio e di assistenza  dei grandi committenti pubblici affinché correggano gli errori nei versamenti contributivi effettuati per i lavoratori  e le lavoratrici atipici che collaborano, o hanno collaborato, con gli stessi enti.

La vicenda, denunciata già da tempo dal sindacato di Corso d’Italia e dal suo patronato, era scaturita da alcune segnalazioni di ricercatori universitari che, verificando la propria posizione previdenziale, si sono accorti che mancavano i contributi di alcuni periodi di collaborazione effettuati.

Ora l’Istituto previdenziale pubblico, riconoscendo che  il disservizio è  dovuto all’imperizia delle Pubbliche Amministrazioni e ad un sistema telematico mal congegnato,  non certo ad evasione dolosa, corre ai ripari mettendo a disposizione degli Enti interessati,  funzionari di sedi  territoriali  Inps che  favoriranno la correzione di errori commessi sia nel versare i contributi che nell’attribuirli correttamente al singolo lavoratore o lavoratrice interessati; si tratta, ad esempio, di collaboratori a progetto che hanno lavorato per le Università, i Comuni, gli Istituti di ricerca, i Ministeri, la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

L’Inps precisa che interverrà su committenti che non hanno versato contribuzione per un valore superiore a 100 mila euro o che hanno provveduto a pagamenti solo parziali, registrando così un differenziale tra dovuto e versato superiore al 5 per cento degli importi.
Per il futuro, assicura l’Inps, simili problemi non si ripresenteranno perché il sistema informatico di accreditamento è stato perfezionato.

Per l’Inca si tratta di un primo risultato significativo, che consentirà ai lavoratori ed alle lavoratrici di avere quanto loro dovuto. I versamenti contributivi corretti sono importanti non solo ai fini pensionistici, che sembrano lontani, ma perché aprono il diritto all’indennità di maternità, di malattia, all’una tantum. L’apprezzabile intervento dell’Inps, tuttavia, va considerato un primo passo poiché, gradualmente, occorrerà verificare l’operato di tutte le Pubbliche Amministrazioni e non solo quelle selezionate sulla base dei criteri richiamati. Chi, come il patronato, lavora sui diritti previdenziali sa quanto possa essere importante anche una sola settimana di contributi al fine di conseguire un diritto.

Per questo, l’Inca rinnova l’invito a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici con contratti co.co.pro o di altro tipo che abbiano collaborato negli anni con le Pubbliche Amministrazioni a far controllare la propria posizione assicurativa e a verificare la correttezza dei versamenti accreditati, per evitare di incorrere nella prescrizione degli stessi.  E’ utile ricordare, infatti, che trascorsi cinque anni il lavoratore non può più reclamare il mancato versamento dei contributi.

Nel caso specifico dei “contributi scomparsi” versati in modo incompleto o confuso da parte delle pubbliche amministrazioni, la Cgil, il patronato Inca, Nidil ed i sindacati interessati hanno chiesto che  tale temporalità non venga fatta valere poiché non si è in presenza di un’evasione contributiva bensì di errori materiali nei versamenti.

Tanti i problemi aperti: c’è quello, ad esempio, delle lavoratrici madri alle quali, a causa degli errori della Pubblica Amministrazione, è stata negata l’indennità di maternità o dei lavoratori ai quali è stata negata l’una tantun.. L’Inps, secondo la Cgil e le sue organizzazioni, dovrebbe riesaminare d’ufficio le domande rigettate perché, con la regolarizzazione contributiva, le cose potrebbero essere cambiate.

L’Inca invita anche i collaboratori di aziende private a far verificare quanti contributi  sono registrati a loro favore nella Gestione separata: in questo caso il mancato versamento  può configurarsi come vera e propria omissione contributiva, con la rigida applicazione  della prescrizione nei cinque anni e l’appropriazione indebita, da parte dell’azienda, della trattenuta contributiva effettuata al collaboratore.

Su tutta la partita dei contributi scomparsi  l’Inca, insieme alle strutture di categoria sindacali  e a Nidil, vigilerà affinché ogni errore venga definitivamente cancellato ed ogni omissione venga sanata nel modo dovuto.

AUSER

Auser – Domani primo ottobre Giornata internazionale degli anziani

 

Nel 1990 le Nazioni unite  sancivano in 18 articoli i  diritti delle persone anziane  a vivere una vita dignitosa: diritti all’indipendenza, alla partecipazione alla vita sociale e politica, alla cura, all’auto realizzazione, alla dignità e fissavano nel primo ottobre la giornata internazionale delle persone anziane.

Gli ultimi dati sulla condizione sociale ed economica degli anziani in Italia, ci raccontano di  una realtà di disagio e di solitudine per una fetta  sempre più consistente di cittadini over 65. Siamo il Paese europeo dove si vive più a lungo, ma di contro  la qualità della vita di chi è più in là con gli anni non sembra migliorare. 

L’Italia si appresta a celebrare il  primo ottobre in uno scenario politico, sociale ed economico estremamente preoccupante ed instabile, con una crisi che non si arresta e che ha colpito duramente fra i cittadini più fragili. Auspichiamo che domani  non ci si limiti a celebrazioni ufficiali, pur importanti, ma si  cominci davvero a dare ascolto e voce  ai cittadini anziani, alle loro esigenze e bisogni. Che la politica la smetta di guardare solo se stessa e cominci a dare speranze concrete a questo Paese.