Archivi giornalieri: 28 ottobre 2013

in evidenza

 

17 ottobre 2013 – “CONTRASTO DELLA VIOLENZA DI GENERE”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal Decreto-Legge 14 agosto 2013, n. 93 , convertito, con modificazioni, dalla Legge 15 ottobre 2013, n. 119.

 

16 ottobre 2013 – “IMMIGRAZIONE, MISURE URGENTI”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal Decreto-Legge 15 ottobre 2013, n. 120.

 

11 ottobre 2013 – “BENI CULTURALI”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal Decreto-Legge 8 agosto 2013, n. 91 , convertito, con modificazioni, dalla Legge 7 ottobre 2013, n. 112.

 

11 ottobre 2013 – “MISSIONI INTERNAZIONALI”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal Decreto-Legge 10 ottobre 2013, n. 114.

 

16 settembre 2013 – “DECRETO SCUOLA”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal Decreto-Legge 12 settembre 2013, n. 104.

 

3 settembre 2013 – “RAZIONALIZZAZIONE NELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal Decreto-Legge 31 agosto 2013, n. 101.

 

3 settembre 2013 – “DISPOSIZIONI URGENTI IN MATERIA DI IMU”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal Decreto-Legge 31 agosto

Legge stabilità

L. Stabilità: Cnel, insufficienti misure fisco per lavoratori

 

”Le misure di politica fiscale orientate verso obiettivi di maggior favore per lavoratori e imprese risultano ancora largamente insufficienti a dare un segno della volontà di perseguire l’obiettivo di bilanciare il carico fiscale”. Lo ha detto il presidente del Cnel, Antonio Marzano, nell’audizione sulla legge di Stabilità alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato.

Per ”rilanciare investimenti e consumi interni” occorre ”una effettiva restituzione fiscale impostando una riforma organica e graduale dell’Irpef, ma iniziando sin dal 2014 da un miglioramento significativo delle detrazioni per lavoratori dipendenti, pensionati, incapienti, e una equivalente riduzione del costo del lavoro, riducendo la sua incidenza sull’Irap, selettiva per le imprese che investono e realizzano innovazione e nuova occupazione”. Per Marzano ”le politiche di sviluppo devono determinare una ripresa che sia anche sostenibile ed equa. Sostenibile significa che essa non può basarsi su un rinvio degli oneri alle generazioni future. Questo avverrebbe se si facesse aumentare il debito pubblico, e con esso la spesa per interessi. Data la dimensione del nostro debito le dismissioni patrimoniali dovranno essere utilizzate per ridurlo e non per coprire il disavanzo”.

Una strada da seguire è poi la ”razionalizzazione della spesa pubblica” a livello centrale e territoriale. Questo significa anche, ha concluso Marzano, ”abolire le Province, aumentare la soglia dimensionale dei piccoli Comuni, istituire le Città metropolitane e, coerentemente, ridurre drasticamente il numero dei componenti degli Organi elettivi a tutti i livelli”.

Lavori atipici

Accessor: il “posto” del lavoro atipico in Europa

 

Che succede quando un lavoratore atipico si stabilisce in un altro Paese Ue, alla ricerca di migliori condizioni di vita e di lavoro? Quale protezione gli viene garantita dalla legislazione europea sul coordinamento? 

Il progetto ACCESSOR (acronimo di Atypical Contracts and Crossborder European Social Security Obligations and Rigths), promosso dall’Inca, insieme ai suoi partner sindacali europei, traccia un quadro sulle nuove forme di contratto atipico che si sono sviluppate in 8 paesi europei: Regno Unito (capofila), Germania, Svezia, Spagna, Italia, Belgio, Slovenia e Francia.

Il progetto ACCESSOR, che sarà presentato in un’iniziativa pubblica il prossimo 5 novemebre a Londra, alla presenza di Morena Piccinini, presidente dell’Inca, istituto promotore del progetto e di Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, fa emergere le incongruenze che scaturiscono nell’applicazione dei regolamenti europei e mostra come, avendo l’Europa rinunciato a qualsiasi forma di armonizzazione sociale, i principi e le regole che dovrebbero garantire la protezione sociale e la libera circolazione sono oggi, di fatto, impraticabili a una schiera crescente di lavoratori atipici e precari, di cui governi e istituzioni nazionali ed europee non conoscono le dimensioni, le caratteristiche e i bisogni.

Agricoltura

Lavoro in agricoltura: la nuova riscoperta dei giovani

 

I giovani riscoprono l’agricoltura, e la rinnovano nel segno della multifunzionalità. Quasi una impresa agricola italiana su tre è nata negli ultimi dieci anni a dimostrazione di un profondo processo di rinnovamento che si è verificato nell”agricoltura italiana, dove il 7,2% dei conduttori ha meno di 35 anni con un totale di 58.663 imprese agricole guidate da giovani under 35, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Swg. Di queste circa il 70% – continua la Coldiretti – opera in attività multifunzionali: dall’agriturismo alle fattorie didattiche, dalla vendita diretta dei prodotti tipici e del vino alla trasformazione aziendale del latte in formaggio, dell’uva in vino, delle olive in olio, ma anche pane, birra, salumi, gelati e addirittura cosmetici.
 Ma ancora oggi per ogni agricoltore ”under 40” ce ne sono 14 ”over 65”, eppure la vita nei campi dimostra di avere un appeal tutto nuovo capace di attirare un gran numero di giovani dai curricula più vari. Sono in costante aumento, infatti, i laureati in lettere nonché i dottori in lingue o in economia che decidono di scommettere sul lavoro in campagna e reinventarsi produttori dopo che la crisi ha chiuso le porte dei loro settori. Ma un aumento record del 29% si registra anche nelle immatricolazioni negli istituti professionali agricoli e del 13% negli istituti tecnici di agraria, agroalimentare ed agroindustria.
La campagna torna prepotentemente a crescere nell’interesse delle giovani generazioni con una netta inversione di tendenza rispetto al passato quando la vita in campagna era considerata spesso sinonimo di arretratezza e ritardo culturale nei confronti di quella in città. A confermarlo è una analisi Coldiretti/Swg dalla quale emerge che il 38% dei giovani tra i 18 ed i 34 anni preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che fare l’impiegato in banca (26%) o anche lavorare in una multinazionale (28%).

Lavoro

Lavoro: per il 52% di “under 30” i social network sono efficaci per cercare lavoro

 

Il 47,2% degli ”under 30” utilizza i social network per cercare lavoro e nel 52,4% dei casi li ritiene canali efficaci. Il social network più’ utilizzato tra i giovani italiani risulta Facebook (85,6%), cui seguono Linkedin (53,5%) e Twitter (19,6%). Quando però bisogna cercare lavoro è’ a Linkedin che ci si rivolge nella maggior parte dei casi (77,3%). Facebook (21%) e Twitter (1,7%) sono avvertiti molto meno come spazi da monitorare a questo scopo. A tracciare il quadro è una ricerca realizzata dalla Fondazione Sodalitas in collaborazione con Randstad, che ha intervistato 700 giovani per capire se e come i social network vengono utilizzati per cercare lavoro, e qual’è  la percezione di efficacia.

La ricerca è stata presentata oggi a Milano in occasione del convegno ”Dalla scuola al lavoro, attraverso i social”.

Le offerte disponibili sui social sono rivolte soprattutto a professionisti con molta esperienza (63,3%) più che a profili junior (31,3%) o a giovani senza esperienza (5,5%). I social nella loro totalita” però, per quanto utilizzati in misura sempre maggiore per intercettare le offerte delle aziende, non sono ancora la prima scelta dei giovani. A loro sono preferiti i siti dedicati alla domanda e offerta di lavoro (86,7%), le agenzie per il lavoro (84,3%), i siti aziendali (70,4%) e i portali che le aziende dedicano completamente alle opportunità di carriera al proprio interno (56,2%).

Cercare lavoro sui social, dunque, funziona, ma non basta connettersi per riuscire a trovare quel che si desidera. Vanno monitorate soprattutto le pagine e i profili aziendali (84,5%), più che i gruppi (42,2%) o gli spazi di discussione su temi e competenze vicine alla propria formazione (28,3%). Una volta individuati i contesti e gli annunci giusti, inviare la propria candidatura può dare soddisfazione.

Oltre a chi (il 63,3% del campione) si è semplicemente proposto per una offerte di lavoro non avendo ancora avuto riscontri, c’è chi grazie ai social è stato contattato per dei colloqui (26,6%), ha trovato uno stage (4%), ha potuto accedere ad uno stage che poi è proseguito (1,6%) oppure ha trovato direttamente lavoro (4,4%). Linkedin, Facebook e Twitter su molti fronti non si assomigliano, come non si assomigliano i giovani tra i 18 e i 30 anni che li frequentano per cercare lavoro. Linkedin è frequentato soprattutto da donne (54,2%) anche se in misura minore rispetto agli altri social, ed attrae persone con un profilo formativo più alto.

Lo utilizza soprattutto, infatti, chi è in possesso di una laurea di secondo livello (51,5%). Chi si candida attraverso Linkedin ottiene riscontri (appuntamenti per colloqui, stage, stage con un seguito, inserimenti diretti) con una frequenza maggiore (31,6%) rispetto a Facebook (22,4%) e Twitter (0%). Facebook è ritenuto efficace dai diplomati (38,6%) in misura molto maggiore rispetto agli altri canali (Linkedin 5,5%; Twitter 14,3%) ed è il social con la percentuale più alta di candidati che, dopo aver risposto ad un annuncio, hanno ottenuto subito un inserimento (il 6,6%, contro il 2,7% su Linkedin e lo 0% su Twitter).

Twitter è frequentato soprattutto da uomini (57,1%) in possesso di una laurea di primo livello (71,4%). Mentre su Linkedin risultano più numerose le offerte di lavoro per professionisti con molta esperienza (53,5%), su Twitter ci si imbatte soprattutto in ricerche per profili junior (57,1%), ma l’esperienza non risulta soddisfacente.

Nessuno dei rispondenti infatti ha dichiarato di aver ottenuto, attraverso Twitter, risposte alle proprie candidature.

Istat

Istat, nel II trimestre 3,07 milioni i disoccupati e 2,99 quelli disponibili impiego

 

Le persone potenzialmente impiegabili nel processo produttivo sono oltre 6 milioni, se ai 3,07 milioni di disoccupati si sommano i 2,99 milioni di persone che non cercano ma sono disponibili a lavorare (gli scoraggiati sono tra questi), oppure cercano lavoro ma non sono subito disponibili. Lo si legge nelle tabelle Istat sul II trimestre 2013. 

Nel secondo trimestre 2013 – secondo la tabella sulle  ”forze lavoro potenziali” – c’erano 2.899.000 persone tra i 15 e i 74 anni che pur non cercando attivamente lavoro sarebbero state disponibili a lavorare (con una percentuale dell’11,4% più che tripla rispetto alla media europea pari al 3,6% nel secondo trimestre 2013). A queste si aggiungono circa 99.000 persone che pur cercando non erano disponibili immediatamente a lavorare. Nel primo gruppo, ovvero gli inattivi che non cercano pur essendo disponibili a lavorare, ci sono quasi 1,3 milioni di persone ”scoraggiate”, ovvero che non si sono attivate nella ricerca di un lavoro pensando di non poter trovare impiego.
Trovare un lavoro resta una chimera soprattutto al Sud e tra i giovani: su 3.075.000 disoccupati segnati nel secondo trimestre 2013 quasi la metà sono al Sud (1.458.000) mentre oltre la metà sono giovani (1.538.000 tra i 15 e i 34 anni, 935.000 se si considera la fascia 25-34 anni). Se si guarda alle forze lavoro potenziali il Sud fa la parte del leone con 1.888.000 persone sui 2.998.000 inattivi potenzialmente occupabili. Se si guarda alla fascia dei più giovani sono potenzialmente occupabili nel complesso (ma inattivi) 538.000 persone tra i 15 e i 24 anni e 720.000 tra i 25 e i 34 anni con una grandissima prevalenza di coloro che non cercano pur essendo disponibili a lavorare.

L’Istat infine individua nell’area della ”sotto-occupazione” nel secondo trimestre 2013 circa 650.000 persone mentre oltre 2,5 milioni di persone sono occupati con un ”part time involontario”, in crescita di oltre 200.000 unità rispetto allo stesso periodo del 2012.

Esodati

Esodati: Giovannini, possibili 15mila salvaguardati

 

Il ministro del Lavoro Enrico Giovannini esprime “soddisfazione per le decisioni del Parlamento che hanno accolto quanto aveva auspicato in occasione delle audizioni in materia pensionistica alla Camera e al Senato l’8 ottobre scorso”. Lo si apprende da un comunicato del suo dicastero.

Quanto agli esodati, con il disegno di legge di stabilità “potranno arrivare a 15mila i lavoratori per i quali sono state previste in via diretta disposizioni di favore in materia previdenziale, in tal modo – si legge nella nota – confermando il carattere prioritario che questo tema ha assunto nell’agenda del ministero e del governo”.

In particolare, “i più recenti interventi di salvaguardia hanno riguardato circa 6.500 lavoratori oggetto di licenziamenti individuali (dl Imu-Cig attualmente in conversione al Senato), circa 2.500 lavoratori che assistono familiari gravemente disabili (secondo quanto previsto da un emendamento del governo al ddl di conversione del decreto 101 appena approvato dalla Camera) e i circa 6mila prosecutori volontari del ddl di stabilità”.

Particolare soddisfazione “per il riconoscimento del valore sociale della maternità e della donazione” viene poi espressa dal ministro per l’approvazione, in sede di conversione del decreto 101, dell’emendamento che estende i benefici in materia di accesso alla pensione anticipata, oltre ai donatori di sangue, anche a chi (e si tratta di migliaia di persone) ha usufruito dei congedi di maternità e paternità, compresi i periodi di astensione facoltativa. In questo modo – conclude la nota – viene riconosciuto l’elevato valore sociale di questi comportamenti, di cui beneficia l’intera collettività nazionale”.

Lavoro

Lavoro: da Regioni proposta linee guida per l’apprendistato

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, presieduta da Vasco Errani, ha approvato una “proposta di linee guida per l’apprendistato professionalizzante”.
Il documento, una base di proposta per arrivare a “linee guida” approvate dalla Conferenza Stato-Regioni, prevede che la durata e i contenuti dell’offerta formativa pubblica siano determinati, per l’intero periodo di apprendistato, sulla base del titolo di studio posseduto dall’apprendista al momento dell’assunzione: 120 ore, per gli apprendisti privi di titolo, in possesso di licenza elementare e/o della sola licenza di scuola secondaria di I grado;
80 ore, per gli apprendisti in possesso di diploma di scuola secondaria di II grado o di qualifica o diploma di istruzione e formazione professionale; 40 ore, per gli apprendisti in possesso di laurea o titolo almeno equivalente.

Queste durate possono essere ridotte per gli apprendisti che abbiano già completato, in precedenti rapporti di apprendistato, uno o più moduli formativi; la riduzione oraria del percorso coincide con la durata dei moduli già completati. I contenuti della formazione dovranno riguardare l’adozione di comportamenti sicuri sul luogo di lavoro, l’organizzazione e qualità aziendale, diritti e doveri del lavoratore e dell’impresa, legislazione del lavoro, contrattazione collettiva, competenze di base e trasversali, competenza digitale, competenze sociali e civiche, oltre, ovviamente, ad elementi di base della professione.  

La formazione – si legge ancora nel documento – deve essere svolta in ambienti adeguatamente organizzati ed attrezzati, si realizza, di norma, nella fase iniziale del contratto di apprendistato e deve prevedere modalità di verifica degli apprendimenti.

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, presieduta da Vasco Errani, ha approvato una “proposta di linee guida per l’apprendistato professionalizzante”.
Il documento, una base di proposta per arrivare a “linee guida” approvate dalla Conferenza Stato-Regioni, prevede che la durata e i contenuti dell’offerta formativa pubblica siano determinati, per l’intero periodo di apprendistato, sulla base del titolo di studio posseduto dall’apprendista al momento dell’assunzione: 120 ore, per gli apprendisti privi di titolo, in possesso di licenza elementare e/o della sola licenza di scuola secondaria di I grado;
80 ore, per gli apprendisti in possesso di diploma di scuola secondaria di II grado o di qualifica o diploma di istruzione e formazione professionale; 40 ore, per gli apprendisti in possesso di laurea o titolo almeno equivalente.

Queste durate possono essere ridotte per gli apprendisti che abbiano già completato, in precedenti rapporti di apprendistato, uno o più moduli formativi; la riduzione oraria del percorso coincide con la durata dei moduli già completati. I contenuti della formazione dovranno riguardare l’adozione di comportamenti sicuri sul luogo di lavoro, l’organizzazione e qualità aziendale, diritti e doveri del lavoratore e dell’impresa, legislazione del lavoro, contrattazione collettiva, competenze di base e trasversali, competenza digitale, competenze sociali e civiche, oltre, ovviamente, ad elementi di base della professione.  

La formazione – si legge ancora nel documento – deve essere svolta in ambienti adeguatamente organizzati ed attrezzati, si realizza, di norma, nella fase iniziale del contratto di apprendistato e deve prevedere modalità di verifica degli apprendimenti.

 

Esperto pensioni

 

 

Ho ricevuto, come molti altri, il seguente messaggio dall’On. Marialuisa Gnecchi e ritengo utile farvelo conoscere.

Nella conversione in legge del decreto sulla pubblica amministrazione, siamo riusciti ad inserire la salvaguardia per chi è in esonero dalle regioni e dalle asl, e l’interpretazione per tutti in base alla domanda e non al decreto di autorizzazione, secondo me dovreste essere a posto tutti, sappiatemi dire se ci sono ancora problemi, cordiali saluti luisa gnecchi

art 2 dopo il comma 5 sono inseriti i seguenti:

«5-bis. L’articolo 24, comma 14, lettera e), del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, si interpreta nel senso che tra i lavoratori ivi individuati sono da intendersi inclusi anche i lavoratori, compresi i dipendenti delle regioni, delle aziende sanitarie locali e degli enti strumentali, che alla data del 4 dicembre 2011 hanno in corso l’istituto dell’esonero dal servizio ai sensi di leggi regionali di recepimento, diretto o indiretto, dell’istituto dell’esonero dal servizio di cui all’articolo 72, comma 1, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.

5-ter. L’articolo 24, comma 14, lettera e), del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, si interpreta nel senso che l’istituto dell’esonero si considera comunque in corso qualora il provvedimento di concessione sia stato emanato a seguito di domande presentate prima del 4 dicembre 2011»;

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Leggi i motivi che hanno indotto CGIL, CISL e UIL a proclamare 4 ore di sciopero.

Leggi le critiche del Sindacato Pensionati Italiani SPI-CGIL alla proposta di legge di stabilità 2014.

Leggi sul sito di Liberetà le notizie relative alla proposta di legge di stabilità 2014.

 

Leggi una nota del ministero del lavoro