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Cnel – Persi 750.000 posti, emorragia tamponata con Cig

 

Negli ultimi anni sono stati persi 750.000 posti di lavoro, a causa della crisi; un dato che avrebbe potuto essere più profondo se la produttività del lavoro non fosse rallentata, se le ore lavorate per occupato non si fossero ridotte, se il ricorso alla Cig non fosse aumentato per tutelare i redditi dei lavoratori e le potenzialità di ripartenza delle imprese. Lo rivela il Cnel, nel rapporto sul mercato del lavoro 2012-2013.

Se l’occupazione fosse diminuita quanto il pil, secondo i calcoli dell’istituto, le perdite oggi ammonterebbero a 1.870.000 occupati. L’occupazione, quindi, tiene rispetto alla caduta del prodotto interno lordo ma ”a prezzo dell”impoverimento di molti lavoratori, dei sacrifici delle loro famiglie e della capacità di sopravvivenza delle imprese più tenaci”. Nel rapporto si stima che per riportare il tasso di disoccupazione all”8% entro il 2020 il tasso di crescita del pil dovrebbe superare il 2% l”anno. ”Un target forse non eccezionale ma oggi non alla portata del nostro sistema”. L’incidenza del part-time involontario sul totale degli occupati, secondo quanto si afferma nel rapporto, è superiore in Italia a quella degli altri Paesi europei.

La disoccupazione tra i giovani, dal 2007 all’ultimo anno, è aumentata di quasi 11 punti percentuali. Mentre tra chi è riuscito a trovare un lavoro aumenta il numero dei precari, cresciuto di 6 punti percentuali: un giovane su tre non può guardare al futuro lavorativo con certezza.

L’espansione delle forze lavoro, in una fase in cui la domanda di lavoro è debole, ha concorso ad elevare il tasso di disoccupazione, che per i giovani tra i 15 e i 29 anni è passato, solo nell’arco dell’ultimo anno, dal 20,5% al 25,2% (e dal 31,4% al 37,3% per cento nel Mezzogiorno).

Cresce anche la quota di disoccupati di lunga durata, in cerca di lavoro da almeno 12 mesi, che ormai rappresenta il 49 per cento dei giovani in cerca di lavoro. Questo, sottolinea il Cnel, ”è un aspetto critico per i giovani che hanno da poco completato gli studi, che non riescono a mettere a frutto le competenze acquisite durante il percorso scolastico nella fase di inserimento professionale, con conseguente deterioramento del capitale umano accumulato (è il cosiddetto scaring effect riportato nella letteratura sul tema)”.

In Italia la riflessione sulla questione giovanile è scandita, inoltre, dalle preoccupanti statistiche su quell”ampia platea di giovani sospesi nel limbo del non studio e del non lavoro i cosiddetti neet, arrivati a 2 milioni 250 mila, pari al 23,9%, ovvero circa un giovane su quattro tra i 15 e i 29 anni. Un tasso elevato spiegato in buona parte dalle difficoltà sperimentate dai giovani italiani nella transizione verso il mercato del lavoro una volta concluso il percorso di studi. Anche l’incidenza dei neet presenta un’elevata differenziazione dal punto di vista territoriale: il tasso sfiora il 35 per cento al Sud, il doppio che nelle regioni del centro-Nord.

L’instabilità politica pesa “molto, perché le imprese, se devono fare piani a medio-lungo termine, hanno bisogno di chiarezza sulle regole”. Lo ha affermato il
ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, sottolineando il fatto che “se il governo si apprestasse ad esempio a ridurre il cuneo fiscale, con un programma potenzialmente pluriennale sarebbe un elemento di certezza per le imprese”.

I dati sull’occupazione ad agosto, diffusi oggi dall’Istat, – ha proseguito – sono “pessimi” ma comunque stabili
rispetto agli ultimi mesi. Il tasso di disoccupazione
è cresciuto anche perché in una fase di possibile ripresa ci sono più persone che rientrano nel mercato del lavoro. Per Giovannini “di fronte a queste difficoltà è chiaro che programmare la decisione di assumere può essere rinviata”.

“L’attuazione della garanzia europea – ha detto Giovannini – Youth garantie che mette a disposizione 1 miliardo di euro affinché, a 4 mesi dall’uscita del loro percorso formativo, sia garantita ai giovani un’occupazione è l’occasione per dimostrare seriamente il nostro impegno verso i giovani ma soprattutto verso tutta la società. In questo senso nei prossimi giorni saremo impegnati in una serie di riunioni con le rappresentanze datoriali e le organizzazioni no profit”.

Per quanto riguarda l’accordo tra sindacati e imprese per un nuovo avviso comune sulla flessibilità contrattuale necessaria al rilancio di Expo 2015, il ministro si augura che nei prossimi giorni si possa arrivare ad un accordo.

“Uno degli strumenti sul tavolo del confronto è anche l’ulteriore revisione dell’apprendistato semplificato. Uno strumento su cui però – ha detto Giovannini – le regioni hanno lasciato scadere il tempo per proposte modificative. Da oggi dunque, le semplificazioni saranno quelle previste dalla legge”.

CNELultima modifica: 2013-10-01T19:00:00+02:00da vitegabry
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