Archivi giornalieri: 28 marzo 2013

Migranti

Migranti, aumentano i “ritorni volontari assistiti”

Cresce il numero degli stranieri che ricorrono a questo progetto: nel 2009 erano 228, nel 2013 ne sono previsti oltre mille. Il direttore del Cir, Christopher Hein: “Quando la crisi finirà, ci renderemo conto che mancherà la manodopera”.

L’Italia nel pieno della crisi è meno attraente per gli immigrati, soprattutto per quelli che provengono da Paesi che cominciano a registrare una crescita economica. Ecco perché aumenta il numero degli stranieri che ricorrono al “ritorno volontario assistito”, grazie a una direttiva europea che l’Italia ha recepito: nel 2009 erano 228, nel 2013 ne sono previsti oltre mille. Ne dà notizia l’Ansa.

Dal 2009, il Ritorno volontario assistito (Rva) è attuato con il co-finanziamento del Fondo europeo rimpatri e del ministero dell’Interno, attraverso un sistema di progetti selezionati ogni anno che da un lato attuano i percorsi di ritorno e dall’altro hanno consolidato una rete nazionale (Rete Rirva) con l’obiettivo di promuovere una maggiore informazione rivolta agli immigrati e la formazione del personale – spesso assistenti sociali – che si deve occupare dell’attuazione di un ritorno volontario sicuro, dignitoso e sostenibile, spesso con un progetto personalizzato.

Attualmente sono 330 le organizzazioni (tra cui Cir e Oxfam) che aderiscono alla rete Rirva. “Oggi le opportunità di lavoro in Italia diminuiscono mentre aumentano nei Paesi d’origine – ha spiegato il direttore del Cir, Christopher Hein – e questo determina la diminuzione degli stranieri che arrivano e l’aumento di quelli che se ne vanno (nel 2012 almeno 35mila), anche se l’opinione pubblica e la politica ancora non lo percepiscono. Ma il fenomeno riguarda anche altri Paesi europei messi meglio di noi: basti pensare che la Turchia vede un Pil in crescita del 6% mentre la Germania si attesta intorno all’1%, divario che sta portando molti immigrati turchi a tornare nel loro Paese”.

“Nel 2015 e 2016 – ha aggiunto Hein – le imprese dovranno andare in giro a cercare lavoratori. E già molti italiani stanno tornando a fare mestieri che fino ad ora erano appannaggio degli immigrati, come quello di badante. Quando la crisi finirà, ci renderemo conto che mancherà la manodopera”.

Ocse

Ocse, aumenta il cuneo fiscale per i lavoratori

Nel 2012, il prelievo medio delle imposte e dei contributi sociali sui redditi da lavoro nei 34 paesi Ocse è stato del 35,6%. Rispetto all’anno precedente, il carico fiscale è aumentato in 19 paesi, mentre è diminuito in 14 ed è rimasto invariato in un solo paese. Rispetto invece al 2010, la pressione fiscale si è fatta più pesante in 26 paesi Ocse ed è diminuita in 7.

Gli aumenti più forti in Olanda, Polonia e Repubblica slovacca, Spagna e Australia (a causa di un aumento delle aliquote legali dell’imposta sul reddito).

Questi i primi dati comparativi resi noti oggi dall’Ocse sulla tassazione dei redditi da lavoro e i relativi costi per i datori di lavoro con riferimento a diverse categorie di famiglie e a diversi livelli di reddito. I dati finali e completi sulla tassazione dei salari saranno pubblicati il 10 Maggio 2013.

Considerando un lavoratore (o lavoratrice) senza carico familiare e con un salario uguale al salario medio nazionale, la media Ocse è del 35,6%. Gli oneri fiscali più alti sono stati registrati in Belgio (56,0%), Francia (50,2%), Germania (49,7%), Ungheria (49,4%), Austria (48,9%) e Italia (47,6%). I più bassi in Cile (7%), Nuova Zelanda (16,4%) e il Messico (19,0%).

In tutti i paesi dell’OCSE, ad eccezione di Messico e Cile, il cuneo fiscale è più bassa per le famiglie con bambini che per singoli lavoratori senza figli. Le differenze sono particolarmente pronunciate in Repubblica Ceca, Lussemburgo, Germania, Ungheria, Irlanda, Nuova Zelanda e Slovenia.

Nelle famiglie con due figli e un solo lavoratore, i carichi fiscali maggiori sono stati registrati in Francia (43,1%), Grecia (43,0%), Belgio (41, 4%) e Italia (38,3%). In Nuova Zelanda, il cuneo fiscale per questa categoria di famiglie è appena del (0,6%), seguita da Irlanda (6,4%), Cile (7%) e Svizzera (9, 5%). La media dei paesi OCSE è stata del 26,1%.

Sulla base di questi e altri dati, l’Ocse ha realizzato un’applicazione on-line interattiva, che permette di visualizzare e comparare tra loro i dati dei diversi paesi, relativi agli anni 2000, 2009 e 2012.

www.osservatorioinca.org

Camusso

Camusso, a giugno concentrato scadenze potenzialmente esplosivo

”A giugno c’è un concentrato di scadenze che può diventare esplosivo per le persone: Imu, Tares – che bisognerebbe pagare in soluzione unica – e lo scatto di un altro punto di Iva. La somma di queste cose messe sopra redditi indeboliti costituisce una miscela esplosiva”.

E’ l’allarme lanciato dal segretario della Cgil Susanna Camusso intervenuta a un convegno del sindacato a Genova.

”E’ chiaro – ha spiegato Camusso – che se non si interviene la somma di assenze di risorse sui redditi, della perdita del lavoro e di una tassazione così pesante, tutto in contemporanea, determina un grave problema sociale”. Secondo Camusso, ”bisogna dare un segnale subito, altrimenti il Paese scenderà a una velocità tale da non potere più risalire. Alcune di queste cose potrebbe farle tranquillamente il governo in carica a partire dal reperimento di risorse per la cassa integrazione in deroga. Su tutto il resto dovrà intervenire il governo che verra”.

“Bisogna proteggere il reddito delle persone – ha aggiunto Camusso – Ci sono lavoratori che non sanno se sarà erogata loro la cassa integrazione in deroga perchè il governo non ha ancora stanziato le risorse necessarie. Moltissimi non hanno preso ancora la completa spettanza di dicembre”.

Amianto

Amianto: malata di mesotelioma, faceva le pulizie in palazzi a Torino

Negli anni ottanta ha fatto le pulizie per 12 anni (dall’80 al ”92) in due edifici coibentati con materiali in amianto e l’anno scorso si è ammalata di mesotelioma pleurico. Il caso di una settantenne torinese dipendente, ora in pensione, di una ditta di pulizie è arrivato in questi giorni sulla scrivania del pm Raffaele Guariniello. A segnalarlo è stato l’Osservatorio sulle patologie da amianto.

La signora, ascoltata dalla polizia giudiziaria, ha raccontato di aver lavorato per due anni, dall'”80 all'”82 nell’ex palazzo della Toro Assicurazioni (bonificato dall’amianto a metà degli anni ”90) e di aver poi fatto le pulizie per i dieci anni successivi, fino al 1992, negli uffici delle Poste di via Monteverde a Torino (dove la bonifica dall”amianto sarebbe ancora in via di completamento). Secondo il suo racconto tra i suoi compiti anche il lavaggio e la lucidatura dei pannelli che gli operai smontavano dai soffitti ”si sviluppava molta polvere” ha ricordato l”anziana.

Un caso di ”esposizione indiretta” su cui Guariniello sta svolgendo approfondimenti. Dalla metà degli anni ”90 ad oggi sono oltre 27.300 i casi di patologie legate all”amianto segnalati dall”Osservatorio sul territorio di competenza della Procura di Torino.

”Ne servirebbe uno su tutta Italia” ribadisce il magistrato impegnato in questi mesi nel processo di appello ai vertici della Eternit.

Camusso

”Susanna Camusso”, il linguaggio di donna nel sindacato

Il 4 novembre 2010, Susanna Camusso viene eletta segretario generale della Cgil: è la prima donna nella storia del sindacato confederale italiano a ricoprire tale incarico. A oltre tre anni di distanza da quell’evento, esce ora un libro di Laura Tosetti, esperta di teorie e tecniche del linguaggio giornalistico (e componente della segreteria della Filt Cgil di Genova), che si intitola “Susanna Camusso – Carriera e linguaggio di una donna nel sindacato” (Ediesse ed.).

Quello delle donne nel sindacato, così come in altri luoghi decisionali, è un lungo cammino, e la Cgil si è dimostrata una delle strutture più sensibili al riequilibrio di genere. Ma il libro non è tanto un excursus storico della presenza femminile in Cgil, quanto piuttosto una biografia (in parte raccontata dalla stessa Camusso in una lunga intervista) di una femminista, di una madre e di una sindacalista nonchè un’analisi del linguaggio del sindacato, della sua evoluzione fino a Twitter e delle parole della stessa leader sindacale.

Nel libro anche una ricerca sull”analisi del linguaggio di Susanna Camusso: espressioni linguistiche, sfumature di senso, metafore lessicali offrono uno spaccato inedito del modo di porsi di fronte ai problemi del mondo sindacale di un segretario generale che è ”anche” donna.

L’attenzione al linguaggio, rivela la stessa Camusso, “l’ho imparata”. “E, devo dire, il mio maestro -ricorda- è stato Angelo Airoldi, che nella Fiom di quegli anni sottolineava sempre (siamo negli anni del terrorismo, quindi tutt’altro tema di linguaggio ma sempre di linguaggio si parlava) che le parole possono essere degli oggetti molto violenti e molto discriminatori, e quindi che il linguaggio rivelava molte più cose: una funzione della politica della direzione è anche quella di sapere che parole usi”.

“Penso al fastidio che per me è stato la parola badante -aggiunge Camusso- per esempio e non uso extracomunitario ma migrante”. “Le parole -sostiene- hanno un peso straordinario nelle relazioni. Il vero dramma di questa stagione non è per noi, che bene o male una vita, un’autonomia, un progetto l’abbiamo fatto. Quando incontri i giovani delegati, i precari, quando incontri mia figlia e i suoi amici, sono loro quelli a cui devi dare delle risposte. In particolare poi le ragazze le vedo particolarmente esposte a questa deriva, da questo modo del linguaggio. Per loro non ci sono mai persone che esprimono delle cose, che hanno un progetto, ma c’è dipendenza di qualcos’altro o di qualcun altro. E questo per me è insopportabile”, conclude.

Immigrati

Immigrati – Rapporto Ministero lavoro

Con la crisi economica rallenta la crescita degli occupati immigrati mentre aumenta la disoccupazione: è quanto emerge dalla nota semestrale sull’andamento del mercato del lavoro degli immigrati del ministero del lavoro secondo la quale nel terzo trimestre 2012 gli occupati stranieri erano 2,357 milioni (il 10,2% dei lavoratori) con un aumento di 81.000 unità sullo stesso periodo del 2011. Nel terzo trimestre 2012 è invece aumentato il numero degli immigrati disoccupati rispetto allo stesso periodo del 2011 passando da 264.000 a 318.000.

Nei quattro anni di crisi considerati (tra il 3 trimestre 2008 e il 3 trimestre 2012) gli occupati stranieri, in Italia, sono aumentati di 480.000 unità a fronte di un calo dell’occupazione italiana nel periodo di circa 1,04 milioni di persone. L’incremento dell’occupazione straniera nel quadriennio, è stato significativo sia per la componente U.E. (222 mila occupati in più con una crescita del 39,7%), sia  per quella extracomunitaria (+259 mila occupati ed un aumento del 19,7%) anche se nell’ultimo anno la crescita si è notevolmente ridotta.

Gli occupati stranieri sono impegnati nelle  costruzioni
(18%), in agricoltura (13%), nei servizi (10,4%), nell’industria in senso stretto (9,2%) e nel commercio (6,2%) ma è  nei servizi sociali ed alle persone che si concentra la maggioranza relativa dei lavoratori stranieri (il 28% di tutti gli occupati). Nel Nord Italia si concentra il 59,8% degli occupati
stranieri, seguito dal Centro con il 26,6%, mentre nel Sud e nelle Isole c’è poco più del 13% degli occupati stranieri. La distribuzione tra maschi (46% ) e femmine (54%), si è nel tempo riequilibrata, per effetto del traino della domanda di lavoro nel settore domestico.

In controtendenza rispetto alla crisi generale è il comparto dei servizi alla persona che ha una domanda in crescita. Sempre nel confronto tra il terzo trimestre 2012 e lo stesso periodo dell’anno precedente  gli occupati stranieri nei servizi domestici ed alle famiglie crescono di 75.000 unita (-12.000 gli
occupati italiani.

Esodati

Esodati – Governo cancella miglioramenti a legge Fornero

”Per il Pd risolvere il problema di chi è rimasto senza reddito a causa degli errori della riforma delle pensioni Monti-Fornero deve essere un dei punti centrali per il programma del nuovo governo”. Lo dichiarano i deputati democratici, Cesare Damiano e Marialuisa Gnecchi. 

”Nella legge di stabilità – dicono i due esponenti Pd – avevamo ottenuto che i prosecutori volontari fossero salvaguardati anche se, dopo l’autorizzazione ai versamenti volontari dei contributi, avessero continuato a lavorare. Era stato fissato un limite: queste persone non dovevano aver guadagnato più di 7.500 euro su base annua dopo il  4 dicembre del 2011 o aver trovato un lavoro a tempo indeterminato. Nel decreto attuativo del governo, ora all’esame delle commissioni speciali di Camera e Senato, questa possibilità viene cancellata: vengono esclusi tutti i prosecutori volontari che abbiano lavorato dopo l’autorizzazione. Secondo il ministero del Lavoro, anche chi ha avuto l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria 10 o 15 anni fa, per essere salvaguardato, non dovrebbe aver mai lavorato, salvo che nel periodo successivo al 4 dicembre 2011 e con il limite dei 7.500 euro annui di cui sopra. Questo è inaccettabile e non può essere tollerato che un miglioramento conquistato nella legge di stabilità dopo un’aspra battaglia parlamentare venga annullato dal decreto con una interpretazione peggiorativa. Il risultato, non risolutivo, di salvaguardare 130 mila lavoratori, che abbiamo raggiunto nell’ultimo anno, non può essere messo in discussione”. 

Giustizia

Giustizia: Ue,in Italia più di 800 giorni per risolvere cause civili

In Italia occorrono in media più di 800 giorni per risolvere i procedimenti giudiziari che riguardano cause civili e commerciali. E’ quanto emerge da un monitoraggio sulla giustizia pubblicato oggi, per la prima volta, dalla Commissione UE, che situa l’Italia agli ultimi posti della graduatoria. 

Lo strumento presentato oggi, spiegano a Bruxelles, serve ad individuare obiettivi strategici per il funzionamento del sistema giudiziario nei 27 paesi membri. 

“L’attrattiva di un paese per essere un luogo dove investire e fare business – osserva il vice presidente della Commissione Ue, Viviane Reding, commissario alla giustizia – è senza dubbio rafforzata dall’avere un sistema giudiziario indipendente ed efficiente”.  

“E’ per questo che le riforme giudiziarie nazionali sono diventate una componente strutturale importante della strategia economica dell’Europa. 

La nuova Classifica della giustizia europea avrà la funzione di un sistema di preallarme e aiuterà l’UE e gli stati membri nei nostri sforzi per raggiungere una giustizia più efficace al servizio dei nostri cittadini e degli affari”. 

Il vice presidente degli Affari economici e monetari Olli Rhen ha affermato: “un giustizia efficiente, indipendente e di alta qualità è essenziale per un ambiente che favorisce il business. Questa nuova iniziativa della Ue aiuterà gli Stati membri a rafforzare i loro sistemi legali e i loro sforzi per stimolare investimenti e creazione di posti di lavoro”.

(ANSA).

E’ morto Mario Gonzales, presidente Inca Cile

E’ morto Mario Gonzales, presidente Inca Cile

La Presidenza,  insieme ai compagni e alle compagne  dell’Inca, esprimono la loro solidarietà  a Coralis e Millaray e le loro più affettuose condoglianze per la prematura scomparsa di Mario Gonzales, Coordinatore Inca Cile.

Mario è stato un compagno, un amico come pochi, che lascia un gran vuoto nel nostro patronato, ma proprio per questo siamo sicuri che il suo lavoro all’Inca, svolto sempre con la massima competenza e dedizione, sarà di esempio per coloro che continueranno, sulle orme da lui tracciate, il lavoro di tutela e di assistenza del nostro patronato in Cile.
Lo ricorda insieme a noi  Mariza Bafile con un articolo pubblicato su “La Voce” e da noi riportato integralmente.

Una perdita molto dolorosa

Dopo aver strenuamente lottato contro una malattia che lo aveva colpito da tempo Mario González si è spento. Mario, l’amico generoso e sempre pronto a tendere una mano a chi ne aveva bisogno, era il Presidente dell’ufficio Inca del Cile e membro del Comites di Santiago.
Negli anni bui della dittatura di Pinochet Mario González era entrato quasi miracolosamente nella nostra Ambasciata. E’ arrivato con una ferita d’arma da fuoco. Era riuscito a sopravvivere ad un agguato dei militari che da tempo lo tenevano nel loro mirino.
Mario González e la moglie Coralis Rodríguez avevano un ruolo di rilievo all’interno degli oppositori al regime dittatoriale di Pinochet e certamente non ne sarebbero usciti vivi se fossero caduti nelle loro mani.
In ambasciata Mario ha avuto modo non soltanto di curarsi ma anche di individuare e denunciare un infiltrato che cercava, per conto dei militari, di ottenere informazioni dai rifugiati.
In seguito Mario è stato esiliato in Italia insieme alla moglie e lì è rimasto molti anni lavorando con i sindacati e i patronati. Per il suo carattere aperto, la rettitudine morale e l’autorevolezza che gli derivava dal ruolo che aveva avuto all’interno della resistenza cilena sono state molte e profonde le amicizie costruite in quegli anni che ha condiviso con Coralis e la loro bimba Millaray, nata durante il “periodo italiano”.
Quando l’epoca buia della dittatura si è conclusa e le frontiere del Cile si sono riaperte per i tanti esuli, Mario e Coralis sono stati tra gli ultimi a poter fare ritorno in patria.
Appena possibile però sono rientrati nella loro amata Santiago e si sono impegnati come rappresentanti dell’ufficio Inca. Ma non solo, hanno creato l’associazione Insieme che è riuscita ad agglomerare moltissimi giovani ai quali offrivano la possibilitá di seguire corsi di diverso tipo, dalla chitarra, ai computer, dalla lingua italiana alla danza tradizionale.
Poco a poco il loro Insieme si è riempito di persone di tutte le etá che andavano con entusiasmo ad ogni manifestazione. E Millaray, ormai grande, ha dato una spinta notevole alla partecipazione dei giovani.
E’ lì che trovavo sempre una calorosa accoglienza quando, da parlamentare, mi recavo in Cile per incontrare la collettivitá.
Importante anche l’impegno di Mario, don Mario come lo chiamavano con rispetto tutti coloro che lo conoscevano, all’interno del Comites dove ha sostenuto sempre la battaglia per i diritti dei più deboli.
Mario lascia un vuoto incolmabile tra tutti noi che lo abbiamo conosciuto, stimato e che a lui siamo stati sinceramente affezionati. Da queste colonne giungano a Coralis, alla figlia e a tutti i familiari le più sentite e affettuose condoglianze dalla famiglia della Voce.
Mariza Bafile

Carceri

Carceri – Raccolta firme in 12 città per 3 leggi: diritti, tortura, droga

Parte il 9 aprile nelle piazze dei tribunali di 12 città italiane la raccolta delle firme a sostegno di tre proposte di legge d’iniziativa popolare per ”ripristinare la legalità nel nostro sistema penale e penitenziario”.

I promotori della Campagna “Tre leggi per la giustizia e i diritti: tortura, carceri, droghe” propongono un vero e proprio programma di governo. La prima legge introduce il reato di tortura nel codice penale ”per sopperire ad una lacuna normativa grave”. La seconda vuole intervenire in materia di diritti dei detenuti e di riduzione dell’affollamento penitenziario, rafforzando il concetto di misura cautelare intramuraria come extrema ratio, proponendo modifiche alla legge Cirielli sulla recidiva, imponendo l’introduzione di una sorta di “numero chiuso” sugli ingressi in carcere, affinché nessuno vi entri qualora non ci sia posto. Insieme alla richiesta di istituzione di un Garante nazionale per i diritti dei detenuti, viene anche proposta l’abrogazione del reato di clandestinità.

Infine la terza proposta prevede la depenalizzazione del consumo di droga modificando ”la legge sulle droghe che tanta carcerazione inutile produce nel nostro Paese”. ”Viene superato il paradigma punitivo della legge Fini-Giovanardi, depenalizzando i consumi, diversificando il destino dei consumatori di droghe leggere da quello di sostanze pesanti, diminuendo le pene, restituendo centralità ai servizi pubblici per le tossicodipendenze”.

Sul sito www.3leggi.it è consultabile la mappa di tutti luoghi dove sarà possibile sottoscrivere le tre proposte, che sono promosse, tra gli altri da: Antigone, Arci, Associazione Difensori d’Ufficio, Associazione Federico Aldrovandi, Associazione nazionale giuristi democratici, Cgil, Conferenza nazionale volontariato giustizia, Cnca, Gruppo Abele, Unione Camere penali italiane.

Contro la mafia

Contro la mafia: associazioni e sindacati in viaggio lungo l’Italia fino al 6 giugno

Ogni anno attività illegali come mafie, evasione fiscale e corruzione sottraggono circa ”500 miliardi di euro alle economie legali”. Un ”costo enorme che ricade sull’intera collettività, aggrava i costi della crisi, compromette le possibilità di sviluppo”. Lo denunciano Arci, Libera e Avviso pubblico che il 30  marzo daranno il via assieme Cgil, Cisl, Uil e a “La lingue de l’Enseignment”, il viaggio della Carovana internazionale antimafie.

L’iniziativa denominata ”Se sai contare inizia a camminare” è un tour in 70 tappe in giro per l’Italia che durerà 69 giorni.
Obiettivo: ”denunciare situazioni critiche che emergono nei territori attraversati, portare solidarietà e rendere visibili le tante esperienze positive di lotta alle mafie, corruzione, malaffare”.

I due furgoni della Carovana partiranno sabato da Tunisi, dopo aver partecipato al Forum sociale mondiale, e si imbarcheranno su un traghetto che li porterà in Sicilia. Tappe finali il 6 giugno a Milano, Firenze e Roma.

”Quest’anno il viaggio ribalta il tragitto tradizionale e finisce al nord, perchè anche lì è estesa la criminalità organizzata”, ha spiegato il coordinatore della Carovana Alessandro Cobianchi.   ”La criminalità organizzata non conosce crisi – ha aggiunto il procuratore della Direzione nazionale antimafia e vicepresidente dell’Anm, Anna Canepa – questo è un viaggio di consapevolezza e deve arrivare anche nei territori del nord”.

Con la criminalità organizzata, ha sottolineato il presidente di Avviso pubblico, Andrea Campinoti, ”la possibilità di crescita ci viene sottratta. Se mancano risorse in Italia si aggrediscano i capitali mafiosi e non si operino tagli alla scuola o all’amministrazione pubblica”.

Dai dati ricordati oggi dagli organizzatori, sono 11.238 i beni immobili e 1.708 le aziende confiscate alla criminalità organizzata al 7 gennaio 2013. Il 43% si trova in Sicilia, ma la quarta regione per confische, dopo Campania e Calabria, è la Lombardia. La corruzione sottrae al Paese risorse per 60miliardi di euro l’anno mentre l’ampiezza dell’economia sommersa è stimata fra i 255 e i 275 miliardi di euro.

Tra i collaboratori delle associazioni promotrici dell’iniziativa anche la squadra di calcio Nuova Quarto per la Legalità, che ”apparteneva al clan camorristico dei Polverino e dopo essere stata sottratta alla Camorra è stata affidata alle associazioni antiracket”.