Archivi giornalieri: 4 marzo 2013

Previdenza & Assistenza

Previdenza & Assistenza 

Il Patronato INCA è la più grande organizzazione italiana per la tutela dei diritti previdenziali dei lavoratori. L’INCA, attraverso la professionalità  di operatori specializzati, di legali e medici legali, assiste e tutela i lavoratori dall’inizio dell’attività  lavorativa al pensionamento: controllo della contribuzione, verifica della posizione assicurativa, istanze di riscatti, ricongiunzione, verifica del diritto, calcolo e domanda di pensione.

Le pensioni dei lavoratori dipendenti privati 

I lavoratori dipendenti sono obbligatoriamente iscritti al FPLD (Fondo Pensioni dei Lavoratori Dipendenti), gestito dall’INPS; ad essi si applica la normativa pensionistica dell’AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria) prevista per i lavoratori dipendenti. Oltre ai lavoratori dipendenti dalle aziende dell’industria, del commercio, dell’edilizia, dell’agricoltura, dell’artigianato, ecc., ai quali si applica la normativa generale, al FPLD sono iscritti anche i lavoratori dipendenti con normative che contengono alcune particolarità.

Riforma lavoro

Riforma lavoro – Frettolosa, carente e perciò da rivedere

E’ stata dettata dalla fretta, è ”largamente carente” e perciò da ”rivedere”, la riforma Fornero sul processo del lavoro in materia di licenziamenti. La bocciatura arriva dall’associazione degli Avvocati Giuslavoristi
italiani (Agi) e riflette i risultati di un sondaggio condotto tra gli addetti ai lavori (239 legali e 38 magistrati), verranno presentati domani (dalle 14,30 alle 18,30) presso l’Aula Magna del Palazzo di Giustizia di Milano e dalla sede AGI di Roma,
collegate in videoconferenza.

La riforma processuale è stata “largamente carente, aggrava il carico già esorbitante della giustizia del lavoro ed è stata concepita senza adeguata riflessione legislativa, nella fretta dettata dall’incalzare della crisi economica e finanziaria cui si voleva rispondesse – accusa il presidente dell’Agi – Carente perché strumentale alla gestione di una radicale riforma dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori,
tutta da metabolizzare e figlia a propria volta di fretta e tensioni politico-sociali ed economiche che non possono non scaricarsi sul processo”. E il suo impatto e’ stato ”a dir poco problematico”.

ansa

Immigrazione

Immigrazione – Appello dei ragazzi di “L’Italia sono anch’io”

A pochi giorni dalle elezioni e prima che si definisca il nuovo Governo e si insedino i nuovi Parlamentari, un gruppo di ragazzi che ha sostenuto la Campagna
”L’Italia sono anch’io” scrive una lettera ai neo eletti per porre subito all’attenzione del nuovo Parlamento il ”delicato e importante” tema della cittadinanza per i figli degli immigrati nati e/o cresciuti in Italia.  

”Dopo il grandioso risultato ottenuto dalla campagna, ben piu’ di 110.000 firme raccolte a fronte delle 50.000 richieste per presentare una proposta di legge popolare, l’iter della proposta di legge – sottolineano in una nota – si è bloccato.
Pur essendo stata calendarizzata infatti, la proposta di legge non è stata mai discussa durante la scorsa legislatura e il rischio di vanificare il lavoro e la volontà di centinaia di migliaia di cittadini è davvero alto, soprattutto alla luce delle numerose dichiarazioni ambigue sul tema dello ius soli che sono arrivate da più parti durante la campagna elettorale”.

Per questo motivo i ragazzi della campagna chiedono ai neo parlamentari di assumersi pubblicamente l’impegno affinchè venga discussa in parlamento la proposta di legge popolare sulla cittadinanza, ”in primis per il rispetto nei confronti delle migliaia di persone che hanno creduto e continuano a credere nei meccanismi di democrazia e nel senso di partecipazione attiva e propositiva alla vita della res publica, in secundis per cambiare questa legge che è figlia di politiche non più attuabili nel nostro Paese”

Salari italiani sempre + bassi

Istat – Salari italiani sempre + bassi

Non solo Pil, produttività o spread, la distanza fra Italia e Germania è anche sui salari. Nel nostro paese la retribuzione oraria è inferiore di oltre il 14% rispetto a quella della Germania, collocandosi anche sotto alla media della zona euro e al dodicesimo posto nell’Ue-27.

A fare i conti sui guadagni, le distanze tra le generazioni, il genere, il livello d’istruzione e i diversi Paesi del vecchio Continente è il report dell’Istat sulla “Struttura delle retribuzioni” per l’anno 2010.  

Secondo l’istituto c’è anche un’altra forbice, tutta interna all’Italia e ben più ampia: quella fra neoassunti e “anziani”.  La retribuzione lorda annua per dipendente è pari a 28 mila 558 euro, ma dietro la media si nascondono forti differenze, basti pensare che i lavoratori con almeno quindici anni di anzianità
aziendale percepiscono un salario superiore del 61,4% rispetto agli assunti da meno di cinque anni.

Forti divari si registrano pure tra uomini e donne, con un “gap” di oltre il 20% a sfavore delle lavoratrici.  

Lo studio è frutto di una rilevazione quadriennale, armonizzata a livello europeo, che prende in considerazione le imprese e le istruzioni con almeno dieci dipendenti nell’industria e nei servizi (escluse le attività della Pa in senso stretto). 

Nel dettaglio, in Italia i dipendenti con almeno quindici
anni di attività alle spalle guadagnano 36.247, a fronte dei 22.461 euro di coloro che hanno preso servizio da meno di cinque anni. Il divario, anche se più contenuto, resta anche considerando la retribuzione lorda annua per ora (19,9 euro contro 13,7 euro). Ma non è questo l’unico “gap” evidenziato nel rapporto. L’Istituto di statistica sottolinea anche come i laureati percepiscano in media 42.822 euro l’anno, a confronto con i 19.296 euro di chi si è limitato agli studi obbligatori. Anche in questo caso, la distanza resta anche analizzando la
paga oraria: i dipendenti con titolo accademico o di scuola superiore ricevono un salario più che doppio rispetto a quello dei lavoratori con la sola istruzione primaria. 

Inoltre, dal dossier risulta che i dipendenti a tempo
indeterminato hanno uno stipendio lordo annuo superiore di circa 14 mila euro rispetto a quello dei lavoratori a termine. Quanto alle differenze di genere, la retribuzione media annua pro-capite è di 31.394 per gli uomini e 24.828 per le donne, un divario di circa il 21% a discapito della componente femminile.
”Questa differenza è dovuta in parte al diverso numero di ore annue retribuite”, spiega l’Istat, più alto per i lavoratori maschi. Infatti, la forbice si riduce prendendo in considerazione esclusivamente il salario orario: nel 2010 il lavoro delle donne è pagato quasi il 10% l’ora in meno rispetto a quello degli uomini.   

Passando al confronto con gli altri paesi, nella classifica “salari” europea l’Italia si piazza al dodicesimo posto nell’Ue a 27, sotto la media della zona euro, ma leggermente sopra quella dell’intera Ue. Secondo la graduatoria stilata in base alla retribuzione oraria lorda dei dipendenti a tempo pieno ad ottobre (mese dai limitati effetti stagionali) 2010, espressa in termini nominali, la Penisola ha uno svantaggio del 14,6% sulla Germania, del 13% sul Regno Unito e dell’11% sulla Francia.

Sì, alla cittadinanza figli stranieri

Conferenza episcopale italiana – Sì, alla cittadinanza figli stranieri

La cittadinanza italiana ai figli degli immigrati nati in Italia deve essere concessa. E’ quanto ha auspicato il Vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, vice presidente della Conferenza episcopale italiana perchè la cittadinanza ”che si sente e’ quella del luogo in cui si sviluppa il percorso formativo” nel presentare  la ”Settimana della Festa dei Popoli”: una iniziativa che vedrà dal 27 aprile al 5 maggio prossimi l’intera diocesi di Aversa impegnata in ampio confronto sui temi dell’immigrazione e dell’integrazione. Si parlerà di cittadinanza e di giustizia, ma anche di diritto al lavoro e alla salute.

”C’e’ la necessita’ di conoscersi meglio reciprocamente – ha aggiunto il vescovo di Aversa -. La gente del posto  deve aprirsi sempre di più all’accoglienza ma anche gli immigrati che giungono in queste zone devono evitare di chiudersi nel loro mondo”. Insomma bisogna ”riscoprire la capacità di dialogare – ha detto ancora il vicepresidente della Conferenza episcopale italiana – con le comunità che si hanno intorno”. Un appello alla conoscenza reciproca, senza alcuna riserva.

ansa