Archivi giornalieri: 12 marzo 2013

Messaggio n. 4367 Allegati n.2 OGGETTO: Avvio attività termale 2013. Trasmissione elenchi strutture convenzionate.

 


 

Messaggio n. 4367 del 12-03-2013

 

Oggetto: Avvio attività termale 2013. Trasmissione elenchi strutture convenzionate.

 

Sintesi documento: Si fa seguito ai messaggi n. 2392 del 6/02/2013 e n. 2530 dell’8/02/2013 per trasmettere gli elenchi aggiornati degli alberghi e degli …

 

 

 

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Categoria: Messaggi 
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messaggio numero 4367 del 12-03-2013_allegato n 1.xls

 

Fornero

Fornero – Via a decreto incentivi assunzione licenziati in Pmi

Via libera dal ministro del Lavoro ad un decreto che reintroduce l’incentivazione all’assunzione di 
lavoratori licenziati dalle pmi per giustificato motivo oggettivo, legato a riduzione, trasformazione o cessazione di attività o di lavoro. In particolare è previsto che il datore di lavoro benefici di 190 euro mensili per 1 anno in caso di assunzione a tempo indeterminato, e per 6 mesi se il contratto è a tempo determinato. Il tetto complessivo di risorse a disposizione ammonta a 20 milionii. A  poter essere riassunti i lavoratori licenziati, nei dodici mesi precedenti l’assunzione. Lo rende noto un comunicato del Ministero.

”In attuazione dell’impegno a suo tempo assunto in considerazione della mancata proroga, in via legislativa, dell’apposito intervento di incentivazione all’assunzione di lavoratori licenziati per giustificato motivo oggettivo (GMO)” – si legge nella nota – il ministro ”ha varato un decreto che prevede specifici premi per l’assunzione di tali lavoratori. In particolare, il decreto dispone l’attribuzione di un incentivo, in forma capitaria (cifra fissa mensile, riproporzionata per le assunzioni a tempo parziale), per i datori di lavoro che, nel corso del 2013, assumano a tempo indeterminato o determinato, anche part-time o a scopo di somministrazione, lavoratori licenziati, nei dodici mesi precedenti l’assunzione, per GMO connesso a riduzione, trasformazione o cessazione di attivita’ o di lavoro”.  

L’importo dell’incentivo – sottolinea la nota – ”è pari a 190 euro mensili per un periodo di 12 mesi, in caso di assunzione a tempo indeterminato. Il medesimo importo è corrisposto per un massimo di 6 mesi in caso di assunzione a tempo determinato. L’ammissione al beneficio è gestita dall’Inps con procedura informatizzata e automatica, fino a capienza delle risorse stanziate. Con il provvedimento i lavoratori destinatari dell’incentivo non rischiano più di essere spiazzati nelle assunzioni rispetto ai lavoratori che possono essere iscritti nelle liste di mobilità, perchè licenziati, con procedimento collettivo, da imprese con più di quindici dipendenti”.

ansa

Amianto. processo Gorizia

Amianto. processo Gorizia, Pm chiedono condanne per 70 anni

I pubblici ministeri di Gorizia,  hanno avanzato 13 richieste di condanna, per complessivi 70 anni di carcere, nella requisitoria del maxiprocesso per le morti da amianto ai Cantieri navali di Monfalcone (Gorizia). L’accusa ha chiesto la condanna tra gli altri degli ex presidenti di Italcantieri, sette anni e tre mesi e nove anni e sei mesi, dell’ex presidente del cda della società, (sette anni) e dell’ex direttore  (cinque anni e quattro mesi).

Per 25 dei 40 imputati, in prevalenza titolari e responsabili delle ditte che operavano in subappalto nei cantieri monfalconesi, i pm hanno richiesto l’assoluzione. Il 13 marzo il processo riprenderà con le richieste delle parti civili e le arringhe delle difese. Si sono costituiti parte civile nel processo 55 gruppi di familiari dei deceduti, il Comune di Monfalcone, la Provincia, la Regione Friuli Venezia Giulia, la Fiom Cgil, l’Inail, l’Associazione esposti amianto e il Codacons.

Poveri laureati!

Poveri laureati, il pezzo di carta vale sempre meno

Il “pezzo di carta” vale sempre meno in Italia. E la stessa sorte hanno le  lauree “forti”, quelle che un tempo davano più lavoro, come in ingegneria e medicina. E’ quanto emerge dal XV Rapporto di Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati, un’indagine che ha coinvolto oltre 400 mila laureati post-riforma di 64 atenei.

Nell’ultimo anno, infatti, appare calato ancora il tasso di occupazione dei laureati, non solo tra quelli freschi di laurea ma anche tra i colleghi che il pezzo di carta l’hanno preso in tempi meno recenti. E se è vero che nell’arco della vita lavorativa la laurea continua a rappresentare un forte investimento contro la disoccupazione (anche se meno efficace in Italia rispetto agli altri paesi), è altrettanto vero che per coloro che escono dall’università si registrano bassi stipendi, una riduzione della stabilità lavorativa negli ultimi quattro anni associata a un aumento particolare dei lavori non regolamentati da alcun contratto di lavoro (+3 punti per i laureati di primo livello, +4 punti per i colleghi di secondo livello). Il lavoro nero (laureati senza contratto), poi, riguarda il 7% dei laureati di primo livello e degli specialistici, il 12,5% di quelli a ciclo unico.

La disoccupazione, tra l’altro, aumenta in misura superiore rispetto all’anno passato fra i laureati triennali: dal 19 al 23%, ma lievita pure fra i laureati specialistici, quelli con un percorso di studi più lungo (dal 20 al 21%) e fra gli specialistici a ciclo unico, come i laureati in medicina, architettura, veterinaria, giurisprudenza: dal 19 al 21%. Una tendenza che si registra anche fra i laureati tradizionalmente caratterizzati da un più favorevole posizionamento sul mercato del lavoro, come, ad esempio, gli ingegneri.

Rispetto all’indagine 2008 la stabilità lavorativa ha subito una forte contrazione, pari a 10 punti tra i triennali, 6 punti tra gli specialistici, ma solo di 3 punti tra i colleghi a ciclo unico. Contrazione legata in particolare al vero e proprio crollo, in taluni casi, dei contratti a tempo indeterminato (-13 punti percentuali tra i laureati triennali, -8 punti tra gli specialisti e -4 tra quelli a ciclo unico).

Le retribuzioni a un anno dalla laurea superano di poco i 1.000 euro netti mensili. Rispetto alla precedente rilevazione, se si considerano le retribuzioni reali, ovvero se si tiene conto del mutato potere d’acquisto, le contrazioni crescono fino all’8% tra i triennali e al 5% tra gli specialistici, ciclo unico compresi. Se si estende il confronto temporale all’ultimo quadriennio (2008-2012), emerge che le retribuzioni reali sono diminuite, per tutte e tre le lauree considerate, del 16-18%.

La condizione occupazionale e retributiva dei laureati resta comunque migliore di quella dei diplomati. Fonti ufficiali (Istat e Oecd) evidenziano che, fino a oggi, nell’intero arco della vita lavorativa, in Italia, i laureati hanno presentato un tasso di occupazione di oltre 12 punti percentuali maggiore rispetto ai diplomati (76,6 contro 64,2%). Le medesime fonti confermano che anche la retribuzione ha premiato i titoli di studio superiori: fra i 25-64enni risulta più elevata del 50% rispetto a quella percepita dai diplomati.

Lavoratrici domestiche

Camusso a Onu – Lavoratrici domestiche escano dall’invisibilità

Riportare il lavoro domestico al centro per permettere alle donne di uscire da una situazione di
invisibilità: questo uno dei punti centrali che il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha sottolineato intervenendo all’evento organizzato all’Onu, a New York, dallaRepubblica delle Filippine, Un Women e dalla Confederazione internazionale dei sindacati (Ituc).

”L’adozione della Convenzione sul lavoro domestico dell’Ilo rappresenta una pietra miliare nel cammino di avanzamento delle donne, garantisce il rispetto e il riconoscimento della loro opera, fornendo uno strumento internazionale attraverso il quale rivendicare i propri diritti”.

Per Camusso si tratta di un punto fondamentale per milioni di lavoratrici e lavoratori domestici che ”percepiscono bassi salari, non hanno alcuna regolamentazione oraria, non sono coperti da alcun contratto e da alcuna protezione sociale e la cui vulnerabilità li mette a rischio di abusi e sfruttamento”.  

Secondo il segretario generale della Cgil questa Convenzione, se verrà ratificata, cambierà la vita di molti bambini e bambine, dando loro la possibilità di un futuro dignitoso.     
”L’Italia è tra i pochi Paesi in cui le lavoratrici domestiche sono organizzate sindacalmente e dove esiste un contratto collettivo nazionale che le tutela”, ha detto ancora Camusso, ricordando che negli anni questo settore si è enormemente ampliato, in un clima però di sostanziale disinteresse da parte di istituzioni e società, anche se non sono mancate sperimentazioni e progetti di ambito locale.

“In alcuni paesi del mondo -ha poi sottolineato 
Camusso- questa Convenzione, se ratificata, cambiera’ la vita e il futuro di molte donne e uomini, di molte bambine e bambini, dando loro
l’opportunita’ di avere un futuro dignitoso”. La campagna “12 by 12” lanciata dall’Ituc nel dicembre 2012, con l’obiettivo di pervenire entro il 2012 a 12 ratifiche della Convenzione, ha coinvolto in tutto 
il mondo soggetti sindacali e Ong, organizzazioni di lavoratori domestici, di immigrati, di donne di 89 Paesi, che hanno organizzato per tutto l’anno passato iniziative, azioni, petizioni. 

“L’Italia è tra i pochi Paesi – ha proseguito Camusso- in cui le lavoratrici domestiche sono organizzate sindacalmente e dove esiste un contratto collettivo nazionale che le tutela. Negli anni il settore del lavoro domestico e di cura nel nostro Paese si è enormemente ampliato, in un clima però di sostanziale disinteresse da parte di istituzioni e società, anche se non sono mancate le buone prassi:
sperimentazioni e progetti di ambito locale”.

In Italia si stimano circa 3.400.000 nuclei familiari come bacino di impiego del settore e oltre 2milioni di occupati (se si tiene conto anche del lavoro grigio e nero). “Ma -ha detto ancora Camusso- si considera ancora il lavoro domestico un non lavoro, ignorando la funzione sociale del lavoro di cura svolto essenzialmente dalle donne. Per questo, è fondamentale stabilire in maniera netta il valore e le funzioni del lavoro domestico, che si colloca a metà fra la produzione sociale di risorse e il soddisfacimento familiare di bisogni, a metà strada tra economia e welfare. E’ fondamentale riportare al centro del mercato del lavoro questo settore, spesso a rischio di “segregazione”.

“Dobbiamo avere -ha aggiunto Camusso- una visione sistemica del problema e lavorare per la costruzione di una governance che eviti la marginalizzazione del settore: coniugare qualità del 
lavoro, corrispondenza alle aspettative, qualificazione dei servizi offerti e rispondenza alle richieste. Cosi’ come è fondamentale sollecitare investimenti anticiclici che premino il lavoro di cura, i servizi alla persona e pongano le basi per l’uscita dalla crisi. E’ la
crisi infatti l’occasione per porre attenzione alla valorizzazione del fattore umano, elemento che può risultare decisivo nella feroce competizione globale”.

“Le donne, portatrici di pensiero alternativo, possono dare un contributo decisivo alla costruzione di un nuovo paradigma. Il lavoro domestico -ha concluso il segretario generale della Cgil- se non cambiamo modo di pensarlo, resterà virtualmente invisibile. I 
lavoratori sono in grande maggioranza donne: in isolamento dietro porte chiuse. Come sindacaliste e soprattutto come donne, vogliamo aprire quelle porte”.

Uranio: – Lanusei –

Uranio: Lanusei, conclusa udienza preliminare in processo poligono di Quirra

L’udienza dovrebbe concludersi con la decisione del giudice di accogliere o affossare l’indagine della Procura sul disastro ambientale e sanitario prodotto dal poligono Salto di Quirra, di rinviare a processo i venti incriminati o invece proscioglierli da ogni sospetto. Si saprà se il poligono della morte sarà salvato e riassumerà lo status di buco nero della legalità oppure se la Magistratura proseguirà l’azione di accertamento delle responsabilità penali e civili. 

La Procura ha confermato quanto Gettiamo le Basi denuncia e documenta dal lontano 2001 ed è andata ben oltre producendo numerose e solide prove dei crimini contro l’ambiente e la vita umana, della violazione sistematica delle leggi e della stessa Costituzione.

L’accuratezza e serietà del lavoro della Procura non basta a tranquillizzarci. Conosciamo bene la forza del business, la potenza dell’impero militare-industriale, i mille modi subdoli della tentacolare “zona grigia” per assoldare i servizievoli ascari sardi, per narcotizzare e manipolare  popolazione e  istituzioni. La nostra inquietudine trova riscontro nei tentativi sempre più espliciti di isolare e delegittimare la Procura “scomoda”, nell’agghiacciante silenzio delle forze politiche nella campagna elettorale appena conclusa, nell’iperattivismo rumoroso o silente di alcuni settori sociali e istituzionali per  minimizzare il disastro e, in contrapposizione, nell’afasia del popolo No Gherra  No Basis e del popolo sardo nel suo insieme. Anche il clima che avvolge l’Italia manda segnali preoccupanti: le reazioni rabbiose e scomposte per assicurare lunga vita all’Ilva; la recente sentenza del processo d’Appello ThyssenKrupp che ha derubricato il reato più grave, ridotto significativamente le pene per gli imputati e concesso anche il dissequestro degli impianti.

Quirra è la nostra Ilva, la nostra ThyssenKrupp. La decisione del gup di Lanusei non si ripercuote solo su un remoto angolo di Sarrabus-Ogliastra, coinvolge tutta la Sardegna e il suo futuro: ripristinare la legalità o, al contrario, avvallare la schiavitù militare che ci è stata inflitta e il conseguente lento genocidio; revocare o, all’opposto, continuare ad accordare immunità e impunità ai signori della guerra e delle armi; disgregare o, invece, consolidare il ruolo della nostra isola di campo di battaglia  permanente dove tutto è permesso; calare nel reale o, invece, relegare nel libro dei sogni la Costituzione della Repubblica che pone l’ambiente salubre come bene primario, sancisce il diritto alla salute e il ripudio della guerra, puro miraggio se non si accompagna al ripudio delle basi della guerra, dei suoi poligoni, dei suoi arsenali.

Lavoro – istat –

Lavoro: Istat, calano posti vacanti. Dato peggiore dal 2004

Nel quarto trimestre 2012 il tasso di posti vacanti nel totale dei settori dell’industria e dei servizi è pari allo 0,3%, in diminuzione di 0,3 punti percentuali rispetto al quarto trimestre del 2011. Lo comunica l’Istat. Nella media del 2012 il tasso e’ stato dello 0,5%,
segnando una diminuzione di 0,3 punti percentuali rispetto al 2011. E’ il valore più basso dall’inizio delle rilevazioni nel 2004: cioè ogni 1000 posti occupati o vacanti ce ne sono 3 vacanti.

Il tasso di posti vacanti è pari allo 0,3% sia nell’industria che nei servizi, in calo rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente rispettivamente di 0,2 e 0,4 punti percentuali.
All’interno dell’industria il tasso di posti vacanti segna
una diminuzione tendenziale di 0,2 punti percentuali nelle attività manifatturiere e di 0,1 punti percentuali nelle costruzioni. Nel terziario, rispetto al quarto trimestre del 2011, si registrano variazioni negative in tutti i settori eccetto nelle attività finanziarie ed assicurative, dove il tasso rimane invariato. La diminuzione più ampia si osserva nei servizi di informazione e comunicazione e negli altri servizi
(-0,5 punti percentuali).

ansa