Lavoratrici domestiche

Camusso a Onu – Lavoratrici domestiche escano dall’invisibilità

Riportare il lavoro domestico al centro per permettere alle donne di uscire da una situazione di
invisibilità: questo uno dei punti centrali che il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha sottolineato intervenendo all’evento organizzato all’Onu, a New York, dallaRepubblica delle Filippine, Un Women e dalla Confederazione internazionale dei sindacati (Ituc).

”L’adozione della Convenzione sul lavoro domestico dell’Ilo rappresenta una pietra miliare nel cammino di avanzamento delle donne, garantisce il rispetto e il riconoscimento della loro opera, fornendo uno strumento internazionale attraverso il quale rivendicare i propri diritti”.

Per Camusso si tratta di un punto fondamentale per milioni di lavoratrici e lavoratori domestici che ”percepiscono bassi salari, non hanno alcuna regolamentazione oraria, non sono coperti da alcun contratto e da alcuna protezione sociale e la cui vulnerabilità li mette a rischio di abusi e sfruttamento”.  

Secondo il segretario generale della Cgil questa Convenzione, se verrà ratificata, cambierà la vita di molti bambini e bambine, dando loro la possibilità di un futuro dignitoso.     
”L’Italia è tra i pochi Paesi in cui le lavoratrici domestiche sono organizzate sindacalmente e dove esiste un contratto collettivo nazionale che le tutela”, ha detto ancora Camusso, ricordando che negli anni questo settore si è enormemente ampliato, in un clima però di sostanziale disinteresse da parte di istituzioni e società, anche se non sono mancate sperimentazioni e progetti di ambito locale.

“In alcuni paesi del mondo -ha poi sottolineato 
Camusso- questa Convenzione, se ratificata, cambiera’ la vita e il futuro di molte donne e uomini, di molte bambine e bambini, dando loro
l’opportunita’ di avere un futuro dignitoso”. La campagna “12 by 12” lanciata dall’Ituc nel dicembre 2012, con l’obiettivo di pervenire entro il 2012 a 12 ratifiche della Convenzione, ha coinvolto in tutto 
il mondo soggetti sindacali e Ong, organizzazioni di lavoratori domestici, di immigrati, di donne di 89 Paesi, che hanno organizzato per tutto l’anno passato iniziative, azioni, petizioni. 

“L’Italia è tra i pochi Paesi – ha proseguito Camusso- in cui le lavoratrici domestiche sono organizzate sindacalmente e dove esiste un contratto collettivo nazionale che le tutela. Negli anni il settore del lavoro domestico e di cura nel nostro Paese si è enormemente ampliato, in un clima però di sostanziale disinteresse da parte di istituzioni e società, anche se non sono mancate le buone prassi:
sperimentazioni e progetti di ambito locale”.

In Italia si stimano circa 3.400.000 nuclei familiari come bacino di impiego del settore e oltre 2milioni di occupati (se si tiene conto anche del lavoro grigio e nero). “Ma -ha detto ancora Camusso- si considera ancora il lavoro domestico un non lavoro, ignorando la funzione sociale del lavoro di cura svolto essenzialmente dalle donne. Per questo, è fondamentale stabilire in maniera netta il valore e le funzioni del lavoro domestico, che si colloca a metà fra la produzione sociale di risorse e il soddisfacimento familiare di bisogni, a metà strada tra economia e welfare. E’ fondamentale riportare al centro del mercato del lavoro questo settore, spesso a rischio di “segregazione”.

“Dobbiamo avere -ha aggiunto Camusso- una visione sistemica del problema e lavorare per la costruzione di una governance che eviti la marginalizzazione del settore: coniugare qualità del 
lavoro, corrispondenza alle aspettative, qualificazione dei servizi offerti e rispondenza alle richieste. Cosi’ come è fondamentale sollecitare investimenti anticiclici che premino il lavoro di cura, i servizi alla persona e pongano le basi per l’uscita dalla crisi. E’ la
crisi infatti l’occasione per porre attenzione alla valorizzazione del fattore umano, elemento che può risultare decisivo nella feroce competizione globale”.

“Le donne, portatrici di pensiero alternativo, possono dare un contributo decisivo alla costruzione di un nuovo paradigma. Il lavoro domestico -ha concluso il segretario generale della Cgil- se non cambiamo modo di pensarlo, resterà virtualmente invisibile. I 
lavoratori sono in grande maggioranza donne: in isolamento dietro porte chiuse. Come sindacaliste e soprattutto come donne, vogliamo aprire quelle porte”.

Lavoratrici domesticheultima modifica: 2013-03-12T09:54:36+01:00da vitegabry
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