Camusso

”Susanna Camusso”, il linguaggio di donna nel sindacato

Il 4 novembre 2010, Susanna Camusso viene eletta segretario generale della Cgil: è la prima donna nella storia del sindacato confederale italiano a ricoprire tale incarico. A oltre tre anni di distanza da quell’evento, esce ora un libro di Laura Tosetti, esperta di teorie e tecniche del linguaggio giornalistico (e componente della segreteria della Filt Cgil di Genova), che si intitola “Susanna Camusso – Carriera e linguaggio di una donna nel sindacato” (Ediesse ed.).

Quello delle donne nel sindacato, così come in altri luoghi decisionali, è un lungo cammino, e la Cgil si è dimostrata una delle strutture più sensibili al riequilibrio di genere. Ma il libro non è tanto un excursus storico della presenza femminile in Cgil, quanto piuttosto una biografia (in parte raccontata dalla stessa Camusso in una lunga intervista) di una femminista, di una madre e di una sindacalista nonchè un’analisi del linguaggio del sindacato, della sua evoluzione fino a Twitter e delle parole della stessa leader sindacale.

Nel libro anche una ricerca sull”analisi del linguaggio di Susanna Camusso: espressioni linguistiche, sfumature di senso, metafore lessicali offrono uno spaccato inedito del modo di porsi di fronte ai problemi del mondo sindacale di un segretario generale che è ”anche” donna.

L’attenzione al linguaggio, rivela la stessa Camusso, “l’ho imparata”. “E, devo dire, il mio maestro -ricorda- è stato Angelo Airoldi, che nella Fiom di quegli anni sottolineava sempre (siamo negli anni del terrorismo, quindi tutt’altro tema di linguaggio ma sempre di linguaggio si parlava) che le parole possono essere degli oggetti molto violenti e molto discriminatori, e quindi che il linguaggio rivelava molte più cose: una funzione della politica della direzione è anche quella di sapere che parole usi”.

“Penso al fastidio che per me è stato la parola badante -aggiunge Camusso- per esempio e non uso extracomunitario ma migrante”. “Le parole -sostiene- hanno un peso straordinario nelle relazioni. Il vero dramma di questa stagione non è per noi, che bene o male una vita, un’autonomia, un progetto l’abbiamo fatto. Quando incontri i giovani delegati, i precari, quando incontri mia figlia e i suoi amici, sono loro quelli a cui devi dare delle risposte. In particolare poi le ragazze le vedo particolarmente esposte a questa deriva, da questo modo del linguaggio. Per loro non ci sono mai persone che esprimono delle cose, che hanno un progetto, ma c’è dipendenza di qualcos’altro o di qualcun altro. E questo per me è insopportabile”, conclude.

Camussoultima modifica: 2013-03-28T11:12:00+01:00da vitegabry
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