Archivi giornalieri: 27 marzo 2021

Saggio transumanza di Carlo Felice Casula

saggio transumanza finale.aa

Carlo Felice Casula

Sa Tramuda. La transumanza nell’isola dei pastori. Ricordi di una storia vissuta Transumanza, il sostantivo femminile che indica la migrazione stagionale di lungo e medio raggio territoriale con accentuato dislivello verticale di greggi di animali, segnatamente di pecore e capre, dalle regioni montuose a quelle di pianura e viceversa, di evidente etimologia latina (trans-humus) è presente in tutte le lingue neolatine, da quella portoghese a quella romena, ma anche nella lingua inglese e tedesca e, persino, in quella albanese. Nella lingua sarda, a conferma della peculiarità isolana, sono diversi i sostantivi che indicano il fenomeno: tramuda, truvada e turvera. Il primo è anch’esso di etimo latino: deriva da trames, tramitis che indica sia il sentiero sia il passaggio, similarmente al sostantivo greco corrispondente, μετακίνηση (metakínisi); il secondo, invece, come il corrispondente verbo truvare, ha un’origine onomatopeica, derivando dal suono tru, truu con cui s’incitano pecore e capre, ma ancor più buoi, asini e cavalli ad andare avanti. Uguale considerazione può farsi per turvera, variante usata in diversi centri pastorali come Bitti. Max Leopold Wagner, massima autorità nel campo della linguistica sarda, alla voce truvare, nel suo Dizionario etimologico sardo, assegna anche il significato di scovare pesci e stanare selvaggina e per quanto concerne l’etimo erroneamente trova una consonanza con il francese trouver e l’italiano trovare1 . Quandoque bonus dormitat Homerus e anche Wagner non sfugge alla regola. In un ponderoso volume di oltre mille pagine, La pastorizia mediterranea. Storia e diritto (secoli XIXX), pubblicato nel 2011 da Carocci, frutto di un grande convegno svoltosi ad Alghero nel novembre del 2006, che ha messo a confronto lo sviluppo delle varie pratiche di allevamento nel bacino del Mediterraneo, le varie forme della transumanza sono state prese in esame, nella loro evoluzione storica, al pari dell’allevamento stanziale con i loro variegati e complessi risvolti economici, giuridici, sociali e culturali. Ben otto saggi nel volume concernono la transumanza, declinata la plurale anche per quanto concerne la realtà italiana2 . Uno sguardo alle numerose forme della transumanza – si legge nella premessa di Antonello Mattone e Pinuccia Simbula – consente di cogliere, oltre alle analogie rappresentate dal continuo movimento stagionale delle greggi tra pascoli pianeggianti e pasture montane, anche le sostanziali diversità: dalle migliaia di capi condotti attraverso i desolati sentieri castigliani ai tratturi del Mezzogiorno; dagli alpeggi dell’Italia settentrionale agli spostamenti a breve distanza nei territori musulmani granadini e a quelli delle grandi isole mediterranee, emerge la varietà delle transumanze. Varietà che si delinea anche a proposito dell’organizzazione complessiva del fenomeno tra una transumanza disciplinata e organizzata, come la Mesta spagnola e la Dogana di Foggia a forme più spontanee come quelle della Sicilia e della Sardegna” 3 . In Sardegna ha scritto Sebastiano Mannia, «sino agli anni Settanta del secolo scorso, il pastoralismo sardo si è strutturato su due costanti fondamentali: la carenza di terre per il pascolo degli animali – dovuta alla frantumazione e alla dispersione della proprietà derivate da fattori ambientali, storici e socioculturali – e le variabili climatiche che ancora influenzano la quantità e la qualità delle risorse disponibili. Per far fronte a questi ineludibili condizionamenti, i pastori hanno elaborato specifiche strategie sociali ed economiche. Tra queste la transumanza si costituisce sicuramente come l’esito più significativo»4 . 1 Il Dizionario etimologico sardo, capolavoro nella lessicologia sarda, cominciò a uscire in fascicoli nel 1957 per i tipi dell’editore Carl Winter di Heidelberg, è stato ripubblicato a cura di Giulio Paulis, M. L. WAGNER, DES. Dizionario etimologico sardo, 2 voll., Nuoro 2008. 2La pastorizia mediterranea,. Storia e diritto (secoli XI-XX), a cura di A. MATTONE, P. F. SIMBULA, Roma 2011. 3 A. MATTONE, P. F. SIMBULA, Premessa, in La pastorizia mediterranea,. Storia e diritto (secoli XI-XX), cit., p. 15. 4 S. MANNIA, In turvera. La transumanza in Sardegna tra storia e prospettive future, in «Archivio antropologico mediterraneo on line», a. XIII/XIII, n. 12, 2010, p. 97.

1)

Si svolgevano usualmente nel mese di settembre, il mese durante il quale, diffusamente nel mondo contadino si rinnovano gli affitti e, più in generale i contratti agrari. Significativamente in Sardegna il nome del mese è capidanni, hapidanni nell’aspra variante parlata a Ollolai, piena di acca aspirate. L’etimo latino è fin troppo evidente: caput anni, inizio dell’anno. Settembre come primo mese dell’anno deriva, però, dal calendario bizantino anche se è anche di ascendenza ebraica. La dominazione bizantina in Sardegna è stata multisecolare e ha lasciato diverse tracce, nell’architettura delle chiese e ancor più nella venerazione dei santi, che anche in quelli divenuti tipicamente sardi, come Efisio, Bachisio, Antioco, rinviano chiaramente all’oriente, come emerge con evidenza nella loro declinazione sarda: Efes, Bachis5 ; per non parlare della un tempo forte venerazione degli angeli, anch’essa tipicamente orientale e, più in generale, della religiosità profonda6 . La lettura comparata di alcuni componimenti poetici costituisce una suggestiva conferma di questo assunto. D’obbligo il riferimento alla celebre poesia di Gabriele D’Annunzio, appresa a memoria da generazioni di scolari, scritta nel 1903, conosciuta con il titolo I pastori, il cui titolo autentico della lirica è Rimembranze. Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare. Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare: scendono all’Adriatico selvaggio che verde è come i pascoli dei monti. Han bevuto profondamente ai fonti alpestri, che sapor d’acqua natìa rimanga né cuori esuli a conforto, che lungo illuda la lor sete in via. Rinnovato hanno verga d’avellano. E vanno pel tratturo antico al piano, quasi per un erbal fiume silente, su le vestigia degli antichi padri. O voce di colui che primamente Conosce il tremolar della marina! Ora lungh’esso litoral cammina la greggia. Senza mutamento è l’aria. Il sole imbionda sì la viva lana che quasi dalla sabbia non divaria. Isciacquìo. Calpestìo, dolci romori. Ah perché non son io co’ miei pastori? Partin sos pastores è il titolo, invece, di un sonetto di Antioco Giuseppe Casula (1878-1957), più noto come Montanaru, essendo nato e vissuto a Desulo, il paese, assieme a Fonni e Ollolai, di più elevata altitudine in Sardegna, uno dei più importanti poeti in lingua sarda del primo Novecento. In sa serra iscumparin sos pastores Chi falan cun su tazzu a Campidanu 5 Su questo aspetto poco noto della storia della Sardegna, si rinvia a R. TURTAS, Storia della Chiesa in Sardegna. Dalle origini al duemila, Città nuova, Roma 1999; in particolare al capitolo, L’età bizantina dopo Gregorio Magno (VII-X secolo). 6 S. SATTA, Lo spirito religioso dei Sardi, in «Il Ponte», a. VII, n. 9-10, sett.-ott. 1951. Il saggio di Satta è stato ripubblicato in appendice al volume, S. SATTA, Soliloqui e colloqui di un giurista, Ilisso, Nuoro 2004, p. 449-451.

2)

Pro chircare pastura in su pianu Prima ch’enzan d’ierru sos rigores. Sun tristos prite lassana lontanu Cun sa patria affettos e amores; E isperan’intantu in sos fiores, In sas ervas chi benin cun beranu. Torrat beranu e torrat sa natura A si mudare tottu in pizzinnia, De nou a sa muntagna virde e pura Torrat donzi pastore in allegria, Ma non torrat s’umana gioventura Non torrat sa gentile edade mia! In montagna scompaiono i pastori Che scendono col gregge in Campidano Per cercare pascoli nel piano Prima che vengano gli invernali rigori Son tristi perché lasciano lontano Con la patria affetti e amori; E sperano intanto nei fiori E nelle erbe che vengono in primavera. Ritorna la primavera, ritorna la natura A ornarsi tutta di nuova vita, Di nuovo alla montagna verde e pura. Torna ogni pastore in allegria, ma non torna l’umana giovinezza non torna la gentile età mia. Max Leopold Wagner lo riporta in lingua originaria, con traduzione, in Die Barbagia in Sardinien, oggi disponibile in una traduzione-riedizione, Immagini di viaggio dalla Sardegna, per una raffinata casa editrice di Nuoro, Ilisso, con questo commento: «i versi esprimono il carattere malinconico dei Sardi e la nostalgia verso la loro più piccola patria montana»7 . Il timbro malinconico è in realtà presente in tutta la produzione poetica di Montanaru, specie negli anni della sua vecchiaia , come traspare, nel titolo allusivo e in forma esplicita nell’ultima strofa, in un altro suo noto componimento, Tristesas atonzinas (Tristezze autunnali), che merita di essere proposto nella sua interezza perché vi è una descrizione delle due fasi della tramuda e delle modalità dello svolgimento dei suoi percorsi. Atonzu a sos gianniles de sos montes tue torras cun nues iscurosas torran sas abbas tristas e luposa 7 M. L. WAGNER, Immagini di viaggio dalla Sardegna, Nuoro 2001, p. 161.

3)

imagini di viaggio dalla Sardegna, Nuoro 2001, p. 161. 4 a currer’altas sutta de sos pontes. S’ingroghini sos buscos, dogn’altura est nud’e bestiamine e de zente sa terra nostra, su sinu potente aberit pro haer s’atera coltura. Passan sos boigheddos sardignolos in sa terr’aspra cun s’arad’antigu, omines serios sémenan su trigu in baddes tristas e in montes solos. E partin sos pastores. Sa muntagna in s’ierru est nemiga a sos pastores, chi andan’a sos pianos cun ardores e isperos d’achistu in terra istragna. Los’accumpagnan canes e seracco e caddos carrigos: trùban sos masones a boghes mannas in sos istradones imboligados de nieddos saccos. Parene Sazerdotes d’Oriente de cuddos de s’Antigu Testamentu; a Deus fideles andant cun su entu e cun s’aba cun coro paziente. Cun su coro saludan custu logu de su naschier’issoro, cun sas bonas massagias bellas chi restan padronas de sas domos filende accant’a fogu Ma magiu det torrare, magiu mannu riccu ‘e sole, de olos de nidos, den’esser custos logos fioridos coment’issos costumana dogn’annu; Den torrare a sas serras sos pastores a ponner cuiles bellos e ombroso tottu sos coros den’essere isposos in noeddos isperos e amores. Solu tue non torras o dulzura mia prima, pro sempre sun’andadas comente ‘e fozzas frazigas siccadas sas visiones de sa gioventura. Autunno alle soglie dei monti Tu torni con nuvole scure Tornano le acque tristi e fangose a correre alte sotto i ponti.

 4)

5 S’ingialliscono i boschi d’ogni altura E nuda di bestiame e di gente La terra nostra, il grembo potente Apre per fare un’altra coltura Passano i piccoli buoi sardi Nella terra aspra con l’aratro antico Uomini seri seminano il grano In valli tristi e in monti solitari E partono i pastori. La montagna Nell’inverno è nemica ai pastori, che vanno alle pianure con ardori e speranze in terra lontana Li accompagnano cani e dipendenti E carri carichi: incitano i greggi A voci alte nelle strade Avvolti dai neri mantelli Sembrano sacerdoti d’Oriente Di quelli dell’antico Testamento A Dio fedeli vanno con il vento E con l’acqua con cuore paziente. Con il cuore salutano questo luogo Del loro nascere, con le buone Massaie belle che restano padrone Delle case, filando accanto al fuoco. Ma maggio deve tornare, maggio grande Ricco di sole, di voli, di nidi Saranno questi luoghi fioriti Com’è abitudine in ogni anno. Han da tornare ai monti i pastori Per sistemare ovili belli e ombrosi Tutti i cuori saranno disponibili per nuove speranze e nuovi amori. Solo tu non torni o tesoro Mio primo; per sempre sono andate Come foglie fradice e secche le visioni della giovinezza.

5)

News

Notizie
27 marzo 2021

CORONAVIRUS – ORDINANZE DEL MINISTERO DELLA SALUTE

In G.U. n. 75 del 27 marzo 2021 sono pubblicate le seguenti Ordinanze del Ministero della salute:

Ordinanza 26 marzo 2021:
Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 nelle Regioni Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto, Puglia, Marche e nella Provincia autonoma di Trento;

Ordinanza 26 marzo 2021:
Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 nelle Regioni Calabria, Toscana e Valle d’Aosta.

Pensioni, addio a Quota 100, ora spunta l’ipotesi di Quota 41

ECONOMIA

12:35 26.03.2021URL abbreviato
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Il governo Draghi sta lavorando ad una nuova riforma delle pensioni in previsione della scadenza di Quota 100 a dicembre 2021. Ecco quali sono le alternative in campo.

Quota 100 va in pensione a dicembre 2021 e il governo Draghi è al lavoro per rimpiazzare il sistema introdotto nel 2019 che consente di lasciare il lavoro ad almeno 62 anni di età con 38 anni di contributi.

Mettere a punto una riforma delle pensioni in appena nove mesi non è proponibile. Ma neppure si può tornare alla situazione precedente, con uno “scalone” di cinque anni di età e il pensionamento che tornerebbe ad essere possibile solo a partire dai 67 anni, come previsto dalla legge Fornero.

Il rischio è il rinvio di centinaia di migliaia di pensionamenti.

L’esecutivo, quindi, sta cercando una soluzione per rimpiazzare il sistema introdotto dal governo gialloverde. Le ipotesi più quotate sono quelle di una quota 41, 92 o 102.

L’ipotesi di Quota 41

La prima idea è quella, come spiega Il Giornale, di prevedere il pensionamento per tutti al raggiungimento di 41 anni di contributi.

Ad apprezzare una soluzione di questo tipo sarebbero anche i sindacati, che proprio per discutere di questo, secondo quanto riporta Today, hanno chiesto di essere convocati dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando.

Le principali organizzazioni sindacali chiedono la riattivazione del tavolo e delle commissioni per “definire un organico intervento normativo che possa decorrere dal 2022, alla scadenza di Quota 100″.

Le altre soluzioni in campo

Sul tavolo, però, ci sono anche altre due soluzioni. Una di queste è Quota 92, proposta da Graziano Delrio per chi svolge lavori usuranti, che consentirebbe di andare in pensione a 62 anni con almeno 30 anni di contributi.

L’assegno, però, chiarisce sempre Today, verrebbe decurtato del 3 per cento. Il rischio è quindi che l’adesione risulti molto bassa.

© FOTO : WIKIPEDIA
Graziano Delrio

La seconda è Quota 102. Il meccanismo è lo stesso di Quota 100, ma con l’età pensionabile che sale a 64 anni.

Ad essere coinvolti sarebbero 150mila lavoratori l’anno. Ma anche qui con un meno 5 per cento sull’assegno. In molti, quindi, potrebbero decidere di aspettare tre anni e andare in pensione a 67.

Anche per Quota 100, infatti, come sottolinea Il Giornale, l’adesione non è stata altissima: ne hanno approfittato in circa 300mila su un milione di potenziali fruitori. A scoraggiare gli utenti è stata proprio la elevata riduzione dell’assegno.

La corsa al pensionamento anticipato

Di fronte all’incertezza per quello che accadrà nei prossimi mesi, però, sarebbe partita la corsa ad usufruire della misura. I dati diffusi ieri dall’Inps, citati dal Corriere della Sera, parlano di 234mila pensioni anticipate nel 2020. Quelle di vecchiaia, invece, sono state 195mila.

Il governo, nel frattempo, ragiona sul da farsi, ma senza fretta. La priorità, ha detto il ministro Orlando, citato sempre dal Corriere, è la “riforma degli ammortizzatori sociali” per venire incontro a chi ha perso il lavoro o chi si troverà a dover cercare un nuovo impiego nei prossimi mesi, visto che a luglio scadrà il blocco dei licenziamenti.

Pensionati: il cedolino di pensione di aprile 2021

Pensionati: il cedolino di pensione di aprile 2021

Il cedolino della pensione, accessibile tramite servizio online, è il documento che consente ai pensionati di verificare l’importo erogato ogni mese dall’INPS e di conoscere le ragioni per cui tale importo può variare. Si riportano di seguito le informazioni sul cedolino della pensione di aprile 2021.

La data di pagamento

Il pagamento avverrà con valuta 1° aprile. Sulla base dell’ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri 12 febbraio 2021, n. 740, anche ad aprile, per coloro che riscuotono presso Poste Italiane SpA è prevista l’anticipazione del pagamento che, rispetto alle normali scadenze, sarà distribuito su più giorni.

In particolare, il pagamento verrà effettuato dal 26 marzo al 1° aprile.

Nel caso di riscossione allo sportello, Poste Italiane ha scaglionato le presenze dei pensionati in base alle iniziali del cognome del titolare della prestazione, secondo il seguente calendario:

  • A-B: venerdì 26 marzo
  • C-D: sabato (mattina) 27 marzo
  • E-K: lunedì 29 marzo
  • L-O: martedì 30 marzo
  • P-R: mercoledì 31 marzo
  • S-Z: giovedì 1° aprile

Trattandosi esclusivamente di un’anticipazione del pagamento, il diritto al rateo di pensione si matura comunque, per il mese di aprile, il primo giorno bancabile del mese.

Di conseguenza, nel caso in cui, dopo l’incasso, la somma dovesse risultare non dovuta, l’INPS ne richiederà la restituzione.

Riduzione delle pensioni di importo elevato

A febbraio 2021 sono state effettuate le operazioni di verifica della congruità degli importi trattenuti nel corso del 2020 a titolo di riduzione delle pensioni di importo elevato di cui all’articolo 1, commi 261 e seguenti, legge 30 dicembre 2018, n. 145 (cosiddette pensioni d’oro). Nel caso di un conguaglio negativo, è stato avviato il recupero suddiviso in quattro rate.

Sul rateo di pensione di aprile viene pertanto effettuato il recupero della terza rata del conguaglio.

Trattenute fiscali: addizionali regionali e comunali, conguaglio 2020 e tassazione 2021

Per quanto riguarda le prestazioni fiscalmente imponibili, sul rateo di pensione di aprile, oltre all’ IRPEF mensile, vengono trattenute le addizionali regionali e comunali relative al 2020.

Si ricorda che queste trattenute sono infatti effettuate in 11 rate nell’anno successivo a quello cui si riferiscono.

Continua a essere applicata anche la trattenuta per addizionale comunale in acconto per il 2021, avviata a marzo, che proseguirà fino a novembre 2021.

Prosegue, inoltre, sul rateo di pensione di aprile il recupero delle ritenute IRPEF relative al 2020 laddove le stesse siano state effettuate in misura inferiore rispetto a quanto dovuto su base annua.

Infatti, nel caso di pensionati con importo annuo complessivo dei trattamenti pensionistici fino a 18.000 euro, per il quali il ricalcolo dell’ IRPEF ha determinato un conguaglio a debito di importo superiore a 100 euro, la rateazione viene estesa fino alla mensilità di novembre (articolo 38, comma 7, legge 122/2010).

Per i redditi di pensione annui di importo superiore a 18.000 euro e per quelli di importo inferiore a 18.000 euro con debito inferiore a 100 euro il debito d’imposta è stato applicato sulle prestazioni in pagamento alla data del 1° marzo, con azzeramento delle cedole laddove le imposte corrispondenti siano risultate pari o superiori alle relative capienze.

Le somme conguagliate sono state certificate nella Certificazione Unica 2021.

Pensioni 2021, aumentano le anticipate: addio a Quota 100

Pensioni 2021, aumentano le anticipate: addio a Quota 100

Pensioni. I dati parlano di un aumento delle misure che permettono l’anticipo, ma non ci sarà una proroga di Quota 100. 

 

I dati relativi al 2020 parlano chiaro. L’Osservatorio INPS ha pubblicato un’analisi che mostra un netto aumento delle pensioni anticipate. Tra queste figura anche Quota 100 che è senza dubbio una delle più dibattute.

 
 

La scadenza è prevista per il 31 dicembre 2021, ma tutti si chiedono che fine farà. Le misure che permettono l’anticipo sono state usate ampiamente a scapito di quelle di vecchiaia. Le domande dei cittadini sono molte, scopriamo cosa ha detto il Governo.

Pensioni: il futuro di Quota 100

In questi ultimi giorni dal Governo è arrivato un messaggio chiaro: nessuna riforma strutturale delle pensioni. Le priorità dell’esecutivo rimangono rimangono incentrate sulla pandemia e la conseguente crisi del mercato del lavoro.

Leggi anche -> Pensione anticipata: i sindacati presentano 6 proposte al governo

Al momento, l’unica certezza sembra essere la fine di Quota 100. Dal 1° gennaio 2022 si andrebbe a creare uno scalone di 5 anni per ottenere la pensione di vecchiaia fissata a 67 anni. I dati però hanno mostrato un ampio uso delle pensioni anticipate e continua ad aleggiare il dubbio se ci sarà o meno la fine di Quota 100.

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Le analisi dell’INPS parlano chiaro. In riferimento all’anno 2020 sono state erogate 195.000 pensioni di vecchiaia mentre quelle anticipate sono state 234.000. Proprio per quest’ultima modalità, vediamo i dati più nel dettaglio: 161.819 lavoratori dipendenti e 72.959 lavoratori autonomi hanno deciso di andare in pensione con la modalità anticipata.

La proroga di Quota 100 rimane comunque poco probabile, soprattutto perché il Governo e lo stesso Ministro del Lavoro Andrea Orlando hanno detto che non sarà un problema prioritario. Fatte queste premesse, si cominciano a stilare diverse ipotesi per il dopo Quota 100.

Leggi anche -> Pensioni, ad aprile conguagli e trattenute: le cifre del ricalcolo

La prima è la pensione a 64 anni, una pensione maturata che deve essere 2.8 volte l’assegno sociale. Sarebbe un’estensione della Legge Dini in riferimento alle persone che hanno iniziato a versare i contributi dal 1° gennaio 1996 rientrando nel contributivo puro. Si riferisce anche a chi è rientrato nel regime misto e chi ha iniziato a lavorare prima di quella data.

L’altra ipotesi è quota 92 per i lavoratori usuranti. Una proposta lanciata da Graziano Delrio e che permetterebbe di andare in pensione a 62 anni con 30 anni di contributi. I sindacati chiedono a gran voce un incontro con il Governo e mentre le scadenze si fanno sempre più vicine, la pandemia continua a creare rallentamenti