Archivi giornalieri: 22 marzo 2021

 

Leggi maggiormente richieste

Anno 2021

La selezione di queste leggi viene effettuata basandosi sulle richieste che ogni giorno pervengono agli Uffici informazioni parlamentari del Senato e della Camera, anche via e-mail. Le leggi sono ordinate in base alla data (a partire dalla più recente).
Legge 12 Marzo 2021 n. 29

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 gennaio 2021, n. 2, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di contenimento e prevenzione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 e di svolgimento delle elezioni per l’anno 2021

Pubblicazione:

G.U. n. 61 del 12 Marzo 2021

Iter e lavori preparatori
 
03 marzo 2021:
approvato
 
11 marzo 2021:
approvato definitivamente. Legge
Legge 26 Febbraio 2021 n. 21

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi, di realizzazione di collegamenti digitali, di esecuzione della decisione (UE, EURATOM) 2020/2053 del Consiglio, del 14 dicembre 2020, nonché in materia di recesso del Regno Unito dall’Unione europea. Proroga del termine per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto”

Pubblicazione:

G.U. n. 51 del 01 Marzo 2021

Testo coordinato:

G.U. n. 51 del 01 Marzo 2021

Iter e lavori preparatori
 
23 febbraio 2021:
approvato
 
25 febbraio 2021:
approvato definitivamente. Legge
Legge 29 Gennaio 2021 n. 6

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 dicembre 2020, n. 172, recante ulteriori disposizioni urgenti per fronteggiare i rischi sanitari connessi alla diffusione del virus COVID-19

Pubblicazione:

G.U. n. 24 del 30 Gennaio 2021

Testo coordinato:

G.U. n. 24 del 30 Gennaio 2021

Iter e lavori preparatori
 
20 gennaio 2021:
approvato
 
27 gennaio 2021:
approvato definitivamente. Legge

LA CONQUISTA DELL’IMPERO E LE LEGGI RAZZIALI TRA CINEMA E MEMORIA. Intervista a Gianluca Gabrielli

LA CONQUISTA DELL’IMPERO E LE LEGGI RAZZIALI TRA CINEMA E MEMORIA. Intervista a Gianluca Gabrielli

di Laura Bonelli

Effegi Edizioni pubblica un saggio di grande interesse storico, sociale e culturale.

La conquista dell’impero e le leggi razziali tra cinema e memoria,  un numero monografico, coordinato da Paola Scarnati e a cura di Carlo Felice CasulaGiovanni Spagnoletti e Alessandro Triulzi propone un’analisi approfondita sul passato coloniale dell’Italia alla luce della consapevolezza del presente. Diviso in due parti si avvale del contributo di diversi autori. La prima sezione esamina i vari aspetti del colonialismo, la seconda  si occupa del cinema dell’epoca. Un libro particolarmente prezioso per ripercorrere i trascorsi italiani e non dimenticare.

Tra gli interventi risulta di grande attualità il saggio Visti dal banco di scuola: colonie, razzismo imperiale e la mancata decolonizzazione della scuola italiana di Gianluca Gabrielli. L’autore è  dottore di ricerca in History of Education, si occupa di Storia del razzismo e del colonialismo italiano, nonché di Storia dell’educazione. Insegna nella scuola primaria a Bologna. Ha collaborato alle mostre: “La menzogna della razza” (1994), “I problemi del fascismo” (1999/2011), “Il mito scolastico della marcia su Roma” (2012). Gli ultimi volumi pubblicati sono Il razzismo (con A. Burgio, Ediesse 2012), Il curricolo «razziale» (Eum 2015) e Educati alla guerra (Ombre corte 2016).

 

 

 

Immagine-3

Razzismo e scuola: un accostamento possibile?

Nel mio saggio sono partito guardando al passato, alla storia, e in questo senso l’accostamento tra scuola e razzismo è un fatto incontrovertibile. La dimensione più conosciuta è quella del ventennio fascista, con le misure sulla scuola che presero corpo con il varo della legislazione antisemita. La scuola nella strategia razzista del fascismo fu un luogo cruciale, la persecuzione dei diritti iniziò proprio con la cacciata degli studenti e degli insegnanti ebrei e con la cancellazione di ogni traccia di ebraismo dai libri di testo.

Ma pochi sanno che parallelamente a questo razzismo antisemita il fascismo portò avanti una politica razzista contro gli africani delle colonie, imponendo dal 1937 una serie di leggi contro le unioni miste, contro i cosiddetti meticci e per la tutela del prestigio della “razza” italiana. Gli africani delle colonie italiane erano già sudditi, cioè non titolari di una cittadinanza pari a quella degli italiani (e il fondamento di tale disuguaglianza non poteva che essere una gerarchizzazione razzista), ma queste leggi furono il volano per una loro ulteriore demonizzazione della quale si vedono pesanti tracce anche nei libri scolastici utilizzati in Italia. Nel contesto della società coloniale poi dobbiamo ricordare che gli italiani non permisero mai ai sudditi africani di acquisire livelli di scolarizzazione se non minimali, nell’ottica della costruzione di un dominio basato anche sulla preclusione dell’istruzione.

 

colon4

 

D’altronde il fascismo non inventava il razzismo verso gli africani, ma lo ereditava da una lunga tradizione italiana ed europea. Nei libri di geografia scolastica di metà ‘800 già si vede la gerarchizzazione dell’umanità in razze, la descrizione svalorizzante delle popolazioni africane o asiatiche riferita alla loro asserita inferiorità “razziale”. Questo tratto culturale comune a tutto l’occidente nell’epoca del positivismo crebbe ulteriormente quando anche l’Italia sbarcò in Africa per conquistare territori: a questo punto si trattava di trasmettere al popolo italiano alle prese con la sua alfabetizzazione l’idea dell’inferiorità nelle popolazioni africane per giustificare le spedizioni di conquista con la scusa della missione civilizzatrice.

 

Nel suo saggio inserito nella raccolta LA CONQUISTA DELL’IMPERO E LE LEGGI RAZZIALI TRA CINEMA E MEMORIA viene raccontato il rapporto tra educazione e nuove culture attraverso i decenni. Come è cambiato?

Una prima fase, molto lunga, copre tutto l’800 e la prima metà del ‘900 e sostanzialmente si sovrappone all’epoca coloniale. Questa fase è caratterizzata da una considerazione dell’ “Altro” come inferiore, da soggiogare o da civilizzare, e termina solo negli anni Sessanta del Novecento, con la perdita dei possedimenti coloniali e l’affermarsi delle tematiche dell’antirazzismo proprie delle lotte per i diritti civili degli afroamericani negli Stati Uniti. Il movimento del Sessantotto costituirà un momento cardine di questo cambiamento di immagine, con la contestazione dei delle tematiche e dei materiali scolastici tradizionali. Nel mondo della scuola però queste trasformazioni hanno periodi molto lunghi, poiché inerzie culturali si replicano nel tempo e sono difficili da smantellare.

 

colon3

 

Inoltre questa decolonizzazione dell’immaginario rimase parziale, spesso solo di facciata; i conti con il razzismo non vennero fatti rispetto al passato razzista nazionale, ma attraverso la critica del razzismo nei confronti degli afroamericani negli States o dell’apartheid sudafricano.

L’ultima fase parte dagli anni ’90. Da questo momento il discorso si fa diverso poiché il cosiddetto “altro” non è più solo immaginato ma è una persona reale, è l’immigrato chi arriva in Italia e che entra a far parte della nostra società a pieno titolo. In questo contesto assistiamo spesso al riemergere di un razzismo che arriva anche nella scuola, ma soprattutto la scuola diventa lo spazio sociale in cui si prova a costruire la società interculturale del futuro, fatta di soggetti con background culturali di origine molto diversa. Una costruzione molto faticosa, anche perché ostacolata in partenza da una legge sulla cittadinanza che bolla come stranieri bambine e bambini nati e cresciuti in Italia.

 

Mi ha interessato la sua affermazione sul momento attuale: il razzismo non è più tra cultura italiana e quella estera, ma in qualche modo esiste un razzismo tra culture diverse, in cui l’Italia è solo il luogo in cui si manifestano…

Diciamo che oggi il dispositivo razzista non muove più da asserite diversità fisiche, come nella “razza” teorizzata nei due secoli precedenti. Ormai da decenni l’esistenza delle “razze” biologiche è stata smentita dalla scienza. Questo però non ha indebolito il razzismo, ma ne ha mutato le forme. Attualmente chi costruisce gerarchie e discrimina lo fa sulla base di presunte differenze culturali, di consuetudini, etniche, religiose. Solo che queste differenze non vengono attribuite a diverse storie e tradizioni contingenti ma vengono assolutizzate come se fossero una seconda pelle delle persone; inoltre le culture differenti vengono descritte come univoche mentre sono l’effetto dei continui intrecci e mutamenti che la globalizzazione produce senza quasi che ce ne accorgiamo. L’italiano razzista che rifiuta il migrante nigeriano perché sarebbe estraneo alla cultura italiana non si accorge di mangiare Kebab, indossare una maglietta prodotta in Vietnam e riempire il proprio discorso di termini anglosassoni. Le identità inventate a partire dalle quali i razzisti nostrani scagliano le loro invettive sono tanto fittizie quanto le presunte diverse capacità craniche lamentate dagli antropologi ottocenteschi.

Questa riduzione delle persone alle loro presunte radici identitarie è presente anche nei curricoli scolastici e nelle versioni più ingenue di didattica.

 

E’ possibile contrastare il razzismo nell’educazione dei bambini e dei giovani?

Oggi una didattica interculturale è certamente possibile e l’ottica interculturale è un fondamento della scuola presente e futura. Prima di tutto la scuola è il contesto egualitario di incontro e di crescita di tutte le ragazze e i ragazzi che vivono in Italia; quindi la scuola è il luogo dove si costruiscono relazioni di socialità fondate sul rispetto reciproco, sulla contestazione di ogni discriminazione e sulla decostruzione di ogni stereotipo. è la struttura stessa della scuola pubblica ad essere un dispositivo contro la crescita del razzismo.

All’interno dei curricoli esistono ancora elementi non adeguati al rapido mutamento che si è verificato nella società italiana e che dovrebbero venire affrontati a livello nazionale, per favorire una trasformazione interculturale degli approcci: basti pensare che ormai da quindici anni nella scuola primaria si studia esclusivamente la geografia dell’Italia mentre la composizione delle classi consiglierebbe di aprire fin da quell’età la conoscenza dell’Europa e del mondo. Ed esiste ancora un ritardo a fare i conti culturalmente con il passato coloniale e razzista nazionale, spesso “dimenticato” nei libri di testo.

 

no-racism

Ma le difficoltà maggiore arrivano dall’esterno della scuola. Una legge sulla cittadinanza che considera stranieri per tutto il percorso scolastico i giovani nati in Italia e che parlano il dialetto è un ostacolo tremendo che riverbera i suoi effetti anche sul lavoro che si può fare a scuola. Ma è anche la stessa società italiana degli ultimi decenni che ha prodotto livelli di razzismo crescenti a costituire un grosso problema per la scuola stessa. Gli stereotipi, i pregiudizi e gli elementi di violenza potenziale insiti negli episodi di razzismo diffuso e istituzionale non si fermano fuori dalle mura scolastiche, la scuola deve farci i conti. é un lavoro faticoso e quotidiano che i docenti fanno per favorire il confronto: la decostruzione degli stereotipi, la critica dei pregiudizi, la costruzione di identità aperte e disponibili a mettersi in discussione. Oggi mi pare proprio che su questo tema la migliore scuola stia facendo l’impossibile per rimediare ai problemi che le arrivano dalla società.

 

440px-Cartolina_celebrativa_della_conquista_dell'Impero

Pensioni

RIFORMA PENSIONI/ Varoufakis ricorda l’austerità in arrivo

Pubblicazione: 22.03.2021 Ultimo aggiornamento: 12:21 – Lorenzo Torrisi

Riforma pensioni, le parole di Yanis Varoufakis, che ricorda come per alcuni Paesi europei, tra cui l’Italia, tornerà l’austerità

Varoufakis Yanis Lapresse1280 640x300
Yanis Varoufakis (Lapresse)
 

LE PAROLE DI VAROUFAKIS

Come riporta lantidiplomatico.it, l’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, intervistato da Daniel Denvir della Lannan Foundation and Haymarket Books, ha ricordato come per l’Italia e altri Paesi europei presto potranno arrivare misure di riforma pensioni all’insegna dei tagli. “Il nostro governo, come quello italiano e spagnolo sta per avere un deficit di bilancio del 15% del Pil. Per passare da meno 15 a zero, è necessario un’austerità di tagli di almeno il 10%. Tagli alle pensioni, ai salari, riduzione degli investimenti nel settore sanitario. Quando i greci, gli italiani i tedeschi pensano nel 2021 di risvegliarsi da questo pantano del Covid-19, cosa succederà? Un enorme martello li colpirà. La mazza dell’austerità derivanti dalle stupide regole fiscali. Questo è un altro modo dell’Unione europea di non adempiere ai suoi doveri”, sono state le sue parole. Intanto, come ricorda l’edizione pratese della Nazione, i sindacati hanno sollecitato l’Inps ad adottare misure che possano garantire ai pensionati il diritto di accedere ai cedolini dopo la scelta di utilizzare lo Spid per entrare nell’area riservata del sito InpsCon un post sulla propria pagina Facebook pubblicato nel fine settimana, il Movimento 5 Stelle ha ricordato la misura di riforma pensioni del Governo Conte-1 che ha previsto il taglio degli assegni più alti, evidenziando che ha “posto fine ad un’odiosa ingiustizia e approvato una norma di equità sociale. Per anni, infatti, alcune persone hanno percepito una pensione di lusso. Fino ad arrivare a 90 mila euro a mese in alcuni casi, a spese della collettività. Un vero e proprio schiaffo alla povertà, che non era più tollerabile, e a cui noi abbiamo posto rimedio, facendo risparmiare molto denaro alle casse dello Stato”. M5s ha sottolineato che su iniziativa del Presidente della Camera Roberto Fico è stata “votata una delibera, seguendo gli stessi principi, che prevede il taglio di tutte le pensioni erogate da Montecitorio sopra i 100mila euro per un risparmio di 20 milioni all’anno”. “Il MoVimento 5 Stelle si è da sempre opposto a questi soprusi ai danni della stragrande maggioranza degli italiani e, appena siamo arrivati al Governo, li abbiamo cancellati, anche per rispetto di tutti coloro che, per decenni, hanno versato i contributi per la nostra pensione”, è la conclusione del post.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI CAZZOLA

Ancora non sono note le intenzione del Governo Draghi in tema di riforma pensioni. Secondo Giuliano Cazzola, in assenza di esplicite dichiarazioni del Premier, si direbbe “che vi sia una certa convergenza su di una forma di pensionamento anticipato che riecheggi quota 100 (magari con qualche requisito differente sia più severo che più lasco) sia come via d’uscita di carattere generale, ovvero consentita solo a particolari figure professionali (le donne e le categorie disagiate)”. In un articolo pubblicato su interris.it, l’ex deputato evidenzia però che “il punto dirimente riguarda il calcolo: se interamente contributivo anche per il periodo pregresso sottoposto alle regole del retributivo oppure (come chiedono i sindacati) continuando a distinguere i due periodi”.

LA POLITICA CHE NON AIUTA LE GENERAZIONI FUTURE

È chiaro che nella seconda ipotesi, in taluni casi “sarebbe prevista anche una penalizzazione economica per ogni anno di anticipo”. Cazzola ritiene che “sia sbagliato piegare il sistema pensionistico ad esigenze congiunturali e a preferire il trattamento anticipato anche a scapito dell’importo della pensione. Non è certo questa una politica utile alle generazioni future destinate ad entrare nel mercato del lavoro stabilmente anni dopo i loro padri e a ritrovarsi quindi – poco più che sessantenni – con anzianità di servizio più ridotte. Con le relative conseguenze sulla ‘qualità’ dell’assegno”. È ovvio infatti che con il sistema contributivo pieno gli assegni saranno di importo più ridotto e il numero di anni di contribuzione sarà ancora più importante rispetto a oggi.

Pensioni anticipate ultime news: Quota 92

Pensioni anticipate ultime news: Quota 92

Ad oggi, la proposta avanzata da Delrio pare essere qiella più gettonata. Quota 92 come naturale prosecuzione di Quota 100. Ma in che cosa consisterebbe nello specifico? Quota 92 sarebbe intanto riservata a quelle categorie di lavoratori alle prese con professioni usuranti, nel tentativo di salvaguardarli. Si potrebbe andare in pensione con un minimo di 30 anni di contributi e 62 anni di età (30+62 farebbe proprio 92 come il nome di questa opzione). Ma con Quota 92 ci sarebbe una penalizzazione notevole sugli assegni pensionistici: un taglio di almeno il 3% con conseguente perdita di denaro da parte dei lavoratori.

 Pensioni anticipate, sbuca Quota 102

Quota 102 è un’altra delle alternative che il Governo dovrà analizzare in vista dell’addio a Quota 100. Prevederebbe la possibilità di andare in pensione con 64 anni di età, mantenendo i 38 di contributi previsti dalla Quota 100. Si presenta come una soluzione che potrebbe davvero essere adottata dal Governo in vista del 2022. Ma ci vorrà ancora tempo per sapere se potrà diventare ufficiale oppure no.

Riforma Pensioni: statali in pensione a 62 anni

lavoratori statali potrebbero andare in pensione a 62 anni avendo maturato almeno 30 anni di lavoro. E’ questa la proposta del Ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, che auspica uno b di questo reparto a favore dell’ingresso nel mondo dei lavoratori da parte dei giovani. Prima però occorre mandare in pensione i “vecchi” lavoratori. Come? Con uno scivolo appunto che consenta loro di smettere di lavorare con qualche anno di anticipo. Ipotesi fattibile? Stando alle prime indiscrezioni, poco. Perché dare la possibilità agli statali di andare in pensione a 62 anni avendo maturato almeno 30 anni di lavoro sarebbe costosissimo per le casse dello Stato dato che dolo tra il personale scolastico e sanitario, sarebbero 300mila i lavoratori coinvolti.

Santa Lea di Roma

 

Santa Lea di Roma


Santa Lea di Roma

Nome: Santa Lea di Roma
Titolo: Vedova
Nascita: IV Secolo, Roma
Morte: 22 marzo 384, Roma
Ricorrenza: 22 marzo
Tipologia: Commemorazione
Protettrice: delle vedove

Nel 384 a Roma morivano quasi contemporaneamente il patrizio Vezio Agorio Pretestato, console designato a prefetto dell’Urbe, e la matrona Lea, che, rimasta vedova in giovane età, aveva rifiutato le seconde nozze col ricco rappresentante della nobiltà romana per aderire alle prime comunità femminili cristiane, organizzate da S. Girolamo. Il vecchio asceta di Stridone, che, amareggiato dalle maligne insinuazioni di esercitare un ascendente non solo spirituale sulle virtuose matrone Marcella, Paola, Proba e Lea, aveva abbandonato Roma, e si era ritirato nei pressi di Betlem a condurvi vita solitaria, prese lo spunto dalla notizia della morte di Lea e del console per stendere in una delle sue numerose epistole alcune considerazioni.

Questa lettera rappresenta l’unico documento, ma di qual forza e suggestività, sulla vita della santa: « Dal coro degli Angeli ella è stata scortata nel seno di Abramo e, come Lazzaro, già povero, vede ora il ricco Console, già vestito di porpora, e che adesso, non adorno della palma ma avvolto nell’oscurità, domanda a Lea che gli faccia cadere una goccia dal suo dito mignolo». S. Girolamo amava i parallelismi e in questo caso il confronto gli venne facile: Vezio Agorio passa dagli splendori terreni alle tenebre dell’oblio, mentre Lea « la cui vita era considerata né più né meno che un fenomeno di pazzia, ecco che è del séguito di Cristo », nella gloria, per essere stata al suo séguito nella totale rinuncia al mondo.

Lea si era consacrata «tutta al Signore, – dice ancora S. Girolamo – diventando nel monastero madre superiora delle vergini, mutando le vesti delicate di un tempo nel ruvido sacco che logorò le sue membra, passando inoltre in preghiera intere notti, maestra di perfezione alle altre più con l’esempio che con le parole. Fu di una umiltà così profonda e così sincera che, dopo essere stata una grande dama, con molta servitù ai suoi ordini, si considerò poi come una serva. Spregevole la sua veste, grossolano il cibo, trascurava l’acconciatura del suo corpo; mentre poi adempiva a ogni dovere, rifuggiva dal fare anche la minima ostentazione delle opere buone per non riceverne la ricompensa in questa vita ». Questo « fenomeno di pazzia » o meglio questa scelta scomoda, che le fece preferire « il segreto ambito ristretto di una cella » agli agi della lussuosa dimora, che avrebbe potuto godere come futura «prima donna» di Roma, ha collocato questa matrona romana sul piedistallo di una gloria che non teme l’usura del tempo, la santità.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma santa Lea Vedova, delle cui virtù e del cui transito a Dio scrive san Girolamo.