Archivi giornalieri: 29 marzo 2021

Riforma pensioni

Riforma pensioni: spuntano Quota 41 e Quota 102. Cosa prevedono

29 Marzo 2021, di Alessandra Caparello

 

Che la riforma previdenziale sia una priorità del nuovo Governo Draghi è sicuro ma ad oggi come il nuovo Esecutivo voglia cambiare il sistema delle pensioni in Italia non è dato sapere con certezza.

Tante le ipotesi che sono circolate nelle ultime settimane, con i sindacati che hanno avanzato le loro idee per mandare in soffitta quota 100, l’anticipo pensionistico introdotto dal dall’ex governo giallo-verde (M5S e Lega) che permette di accedere alle pensioni al raggiungimento di almeno 62 anni d’età e 38 di contributi.

 

Finita la fase sperimentale, Quota 100 andrà definitivamente in pensione. E al suo posto? Secondo ricostruzioni di stampa, le strade percorribili dall’esecutivo dell’ ex numero uno della Bce, Mario Draghi sono da una parte Quota 41 e dall’altra Quota 102. Vediamo cosa significano.

Riforma pensioni: Quota 41 e Quota 102

Partendo da Quota 41, al momento l’ipotesi più quotata e – apparentemente – più apprezzata anche dai sindacati, prevede la possibilità di pensionamento una volta raggiunti i 41 anni di contributi, per tutti i tipi di lavori.

Quota 102 invece consentirebbe di uscire dal mondo del lavoro al compimento di 64 anni con 38 anni di contributi. Rimarrebbe poi da stabilire il taglio dell’assegno che verrebbe incassato fino alla naturale scadenza fissata a 67 anni.

Spunta poi, anche se meno sostenuta rispetto alle prime due, anche Quota 92 ma solo per i lavori usuranti. Nel dettaglio verrebbero abbassatati di molto, in questo modo, gli anni di contribuzione tenendo conto delle difficoltà del mercato del lavoro e consentendo di uscire a 62 anni con 30 anni di contributi.

In scadenza nel 2021 però ci sono anche Opzione donna con cui le lavoratrici possono uscire dal mondo del lavoro a 35 anni netti di contribuzione e 58 anni di età anagrafica, per le subordinate, 59 anni per le lavoratrici autonome e l’Ape sociale, sussidio erogato in attesa del raggiungimento dell’età pensionabile rivolto ai contribuenti di entrambi i sessi che hanno compiuto 63 anni e hanno raggiunto tra i 30 e i 36 anni di contributi.
Come scrive Il Giornale, “l’ipotesi più realistica è che, insieme a Quota 100, anche le altre due opzioni abbiano ormai vita breve o, quanto meno, possano essere inserite in un’ottica di riforma più ampia”.

Naspi 2021, nuovi requisiti

Naspi 2021, nuovi requisiti: il dl Sostegni amplia la platea dei beneficiari

A seguito del decreto Sostegni cambiano i requisiti della Naspi 2021 che è ora accessibile a più persone; esclusa invece la proroga.

Tra le tante novità introdotte dal recente decreto Sostegni, che incidono su una pluralità di settori, tra cui lavoro e fisco, ecco anche quelle in tema di requisiti Naspi. Forse qualcuno potrà restare deluso, ma al posto della proroga della Naspi, nel primo maxi provvedimento economico del Governo Draghi, ci sono i nuovi stanziamenti per il reddito di emergenza, ma soprattutto è disposta una nuova flessibilità per quanto riguarda i requisiti di accesso al sussidio di disoccupazione, per tutto il 2021.

Ecco allora che la platea dei destinatari dell’assegno di disoccupazione risulta ampliata, tanto che nel lasso di tempo tra il 23 marzo e il 31 dicembre 2021, detta indennità è assegnata anche a chi non ha almeno 30 giorni di lavoro effettivo nei 12 mesi anteriori. Quest’ultimo finora era stato un requisito imprescindibile per ottenere l’aiuto economico in oggetto.

Cerchiamo dunque di capire più nel dettaglio quali sono le novità disposte dal dl Sostegni in tema, ma prima ricordiamo in breve cos’è la disoccupazione NASpI.

Naspi: che cos’è in breve

Prima di rivolgere l’attenzione sulle ultime novità in tema di nuova assicurazione sociale per l’impiego (NASpI), vediamo quali sono i tratti essenziali dell’istituto. La Naspi consiste in una prestazione economica prevista per gli eventi di disoccupazione involontaria – ossia non dipendente direttamente dal comportamento o condotta del lavoratore – verificatisi, a partire dal primo maggio 2015. Di detto contributo possono beneficiare la generalità dei lavoratori subordinati, gli apprendisti e i dipendenti a tempo determinato della PA, ma attenzione perchè la legge – come vedremo tra poco – prevede alcune rilevanti esclusioni dal beneficio.

Leggi anche: NASpI: requisiti, importo, durata e calcolo della disoccupazione INPS

L’indennità citata ha la peculiarità di sostituire i precedenti aiuti economici contro la disoccupazione, denominati Aspi e Mini-Aspi, che, tuttavia, sono ancora erogati verso i  lavoratori che hanno perso il lavoro senza loro colpa, prima del primo maggio 2015. Detto versamento è valevole fino al completo esaurimento dei fondi ad hoc. Chiaramente, finalità della Naspi è dare una concreta tutela economica a chi non ha più un reddito da lavoro.

La Naspi è stata introdotta dal decreto legislativo n. 22 del 2015, attuativo della legge delega n. 183 del 2014 (Jobs Act), con il quale si è effettuato il riordino degli ammortizzatori sociali. Ma vero è che negli ultimi tempi si sta discutendo di un nuovo imponente intervento proprio sul tema degli ammortizzatori.

Chi è escluso dal beneficio?

Come indicato dal sito ufficiale dell’Inps, vi sono alcune categorie di soggetti che sono escluse dal beneficio. Vediamo nell’elenco che segue quali sono:

  • dipendenti a tempo indeterminato delle PA;
  • lavoratori extracomunitari con permesso di soggiorno per lavoro stagionale, per cui permane confermata la specifica normativa;
  • lavoratori che hanno ottenuto i requisiti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato;
  • operai agricoli, sia a tempo determinato che indeterminato;
  • lavoratori titolari di assegno ordinario di invalidità, se non optano per la Naspi.

Ricordiamo altresì che la Naspi è erogata su specifica iniziativa e domanda dell’interessato. In ogni caso, per tutte le informazioni di dettaglio sulla nuova assicurazione sociale per l’impiego, rimandiamo alla nostra guida completa sull’indennità.

Naspi 2021, nuovi requisiti: che cosa cambia con il decreto Sostegni

Come anticipato in premessa il sussidio di disoccupazione, in base alle regole del Dl Sostegni spetterà ad un maggior numero di soggetti. Infatti, lart. 6 del decreto n. 41 del 2021 (Decreto Sostegni) dispone che per i trattamenti concessi a partire dalla data di entrata in vigore del decreto, vale a dire il 23 marzo, e fino al 31 dicembre 2021, l’indennità in oggetto sia riconosciuta senza indugio, a tutti coloro che abbiano perso il lavoro senza loro colpa, e che in ragione di ciò, risultino disoccupati e abbiano almeno 13 settimane di contribuzione, nei 4 anni anteriori al periodo di disoccupazione.

Ciò che balza all’occhio, leggendo con un po’ di attenzione il testo del decreto legge, è che non è previsto il requisito delle 30 giornate di lavoro effettivo, indipendentemente dal minimale contributivo. Insomma, per la disoccupazione Naspi 2021, le nuove regole escludono il requisito lavorativo delle trenta giornate di lavoro nei dodici mesi anteriori all’inizio del periodo di disoccupazione. Per completezza, ricordiamo comunque che per il calcolo di questo requisito, si faceva riferimento finora alle giornate di effettiva presenza al lavoro, senza contare la loro durata oraria. E si parlava finora di giornate di calendario, quindi valeva il periodo dal – al (non dovevano essere giornate lavorate).

Insomma, detto requisito lavorativo temporaneamente viene meno, seppur ordinariamente previsto per il diritto alla Naspi. E ciò in base all’articolo 3, comma 1, lettera c, del d. lgs. n. 22 del 2015 citato. In altre parole, non viene richiesto nel periodo suddetto, ossia dal 23 marzo al 31 dicembre 2021, in ragione dell’emergenza coronavirus e delle conseguenze derivate sul piano economico e lavorativo.

La mancata proroga Naspi è stata sostituita dal REM esteso

I più attenti osservatori hanno già notato che nel testo del DL Sostegni, la Naspi è stata dunque – da un lato – resa più accessibile; ma dall’altro non è stata prevista una proroga dell’ammortizzatore sociale, sostituita invece da ulteriori 3 mesi di reddito di emergenza; ossia quella misura di sostegno specificamente rivolta a chi non accede già ad altri aiuti, tra cui il reddito di cittadinanza.

Ciò in qualche modo si contrappone a quanto deciso nel 2020: infatti l’anno scorso i decreti economici anti Covid avevano invece predisposto ulteriori mensilità per coloro i quali terminavano di percepire il sussidio durante la fase di emergenza Covid. Nel dettaglio, si è trattato di una proroga di 2 mensilità con il decreto Rilancio e di ulteriori 2 con il decreto Agosto; per coloro i quali terminavano di incassare il contributo entro il mese di giugno 2020. Con il decreto Sostegni, come detto, la proroga non è più stata prevista. Ecco perchè, per controbilanciare, nel 2021 si è avuta l’estensione e il potenziamento del reddito di emergenza, in specifici casi, verso coloro che non hanno terminato di usufruire della Naspi.

Infatti, l‘art. 12 del decreto legge Sostegni dispone tre quote di reddito di emergenza pari a 400 euro l’una, per un totale dunque di 1.200 euro, per coloro i quali hanno terminato di usufruire, tra il primo luglio 2020 e il 28 febbraio 2021, della Naspi. Attenzione però ad un requisito imprescindibile per ottenere il REM: è obbligatorio avere un ISEE massimo entro i 30mila euro, altrimenti non sarà maturato il diritto alle quote.

Con un requisito in meno, nel 2021 aumentano i beneficiari della Naspi

Ricapitolando, per le prossime domande di Naspi da qui a fine anno, per poter conseguire il diritto alla prestazione in oggetto, occorre semplicemente avere i requisiti relativi:

  • allo status di disoccupato involontario;
  • alle 13 settimane di contribuzione pagate nel quadriennio anteriore all’inizio del periodo di disoccupazione.

In questo nuovo contesto normativo, dovrebbero così essere ammessi tra gli aventi diritto al sussidio di disoccupazione dei dipendenti e assimilati, una platea di potenziali ulteriori beneficiari corrispondente a circa 130mila persone; rimasti esclusi fino ad adesso in ragione del requisito ordinario delle 30 giornate, di cui al decreto legislativo n. 22 del 2015.

Concludendo, rimarchiamo altresì che l’indennità in oggetto è parametrata alle settimane di lavoro svolto. E’ infatti versata per un numero di settimane corrispondente alla metà di quelle degli ultimi 4 anni con relativo pagamento dei contributi. Ne consegue che il massimo che si può incassare è un sussidio pari ad un biennio di durata. E, circa l’importo della prestazione, si può ottenere il 75% dell’ultima retribuzione mensile media percepita.

Contratto di espansione 2021

Contratto di espansione 2021: novità per lo scivolo pensione. Pronta la circolare INPS

È operativo il contratto di espansione 2021 con relativo scivolo pensione. Novità introdotte dalla legge di Bilancio 2021. Circolare INPS.

Esteso anche per il 2021 il contratto di espansione con relativo scivolo pensione: la misura che consente di anticipare la pensione, in determinati casi e soltanto in determinate imprese, è finalmente operativa in quanto l’INPS – con la Circolare n. 48 del 24 marzo 201 – ne ha recepito le novità della Legge di Bilancio 2021 (L. n. 178/2020). L’ultima Manovra ha ampliato l’ambito di applicazione.

In particolare, il limite minimo di unità lavorative in organico non può essere inferiore a 500 unità (anziché 1.000 euro), ovvero a 250 unità, calcolate complessivamente nelle ipotesi di aggregazione di imprese stabile con un’unica finalità produttiva o di servizi. Inoltre, il versamento a carico del datore di lavoro dell’indennità mensile viene ridotto per l’intero periodo di spettanza teorica della NASpI del lavoratore. Tra l’altro, il pagamento dei contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto alla pensione anticipata è ridotto di un importo equivalente alla somma della contribuzione figurativa.

Ma andiamo con ordine e vediamo in dettaglio come funziona il contratto di espansione 2021, e a chi si rivolge nello specifico.

Contratto di espansione 2021: cos’è e come funziona

Il contratto di espansione consente dà la possibilità ai lavoratori che si trovino a non più di 60 mesi dalla prima decorrenza utile della pensione di vecchiaia, che abbiano maturato il requisito minimo contributivo, di ricevere specifica un’indennità mensile. Essa è commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro, così come determinato dall’INPS.

Qualora la prima decorrenza utile della pensione sia quella prevista per la pensione anticipata, il datore di lavoro versa anche i contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto.

Ciò è consentito alle imprese con un organico superiore a 1.000 unità lavorative. Tuttavia, per il solo 2021, il limite minimo di unità lavorative in organico non può essere inferiore a 500 unità. Il limite scende a 250 unità nelle ipotesi di aggregazione di imprese stabile con un’unica finalità produttiva o di servizi.

Nella determinazione del numero dei dipendenti occupati devono essere ricompresi i lavoratori di qualunque qualifica (lavoranti a domicilio, dirigenti, ecc.).

Come avviene la stipula del contratto di espansione

Il contratto di espansione è preceduto da una procedura di consultazione finalizzata a stipulare in sede governativa appunto il contratto:

  1. con il MLPS
  2. e con le associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o con le loro RSA o RSU.

Il contratto di espansione in parola deve contenere:

  • il numero dei lavoratori da assumere e i relativi profili professionali compatibili con i piani di reindustrializzazione o riorganizzazione;
  • la programmazione temporale delle assunzioni;
  • l’indicazione della durata a tempo indeterminato dei contratti di lavoro, compreso il contratto di apprendistato professionalizzante;
  • la riduzione complessiva media dell’orario di lavoro e il numero dei lavoratori interessati (a esclusione delle aziende con un organico tra 250 e 499 unità), relativamente alle professionalità in organico, nonché il numero dei lavoratori che possono accedere al trattamento di indennità mensile;
  • la stima, ai fini del monitoraggio delle risorse finanziarie, dei costi previsti a copertura del beneficio, per l’intero periodo di spettanza teorica della NASpI al lavoratore.

Durata dell’indennità mensile

L’indennità mensile è corrisposta per il periodo intercorrente tra:

  • la data di risoluzione del rapporto di lavoro;
  • e la data di raggiungimento della prima decorrenza utile della pensione di vecchiaia o anticipata a carico dell’Ago o delle forme sostitutive o esclusive della stessa, gestite dall’INPS.

Qualora la prima decorrenza utile della pensione sia quella prevista per la pensione anticipata, il datore di lavoro è tenuto al versamento dei contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto.

Presentazione dell’accordo

In relazione al riconoscimento dell’indennità mensile, i datori di lavoro sono tenuti a trasmettere all’INPS:

  • l’accordo sottoscritto;
  • il “Modello di accreditamento e variazioni”.

L’INPS, successivamente, procede alla fase istruttoria avendo cura di controllare la sussistenza del requisito dimensionale.

Programma di esodo

Il datore di lavoro, dal canto suo, deve comunicare all’INPS l’elenco dei lavoratori interessati dal programma di esodo.

L’INPS per ciascuno dei lavoratori interessati procede alla certificazione, in via prospettica, della prima decorrenza utile della pensione di vecchiaia o anticipata, considerando che:

  • l’indennità non può essere percepita per un periodo superiore a 60 mesi;
  • l’ultima data utile di cessazione del rapporto di lavoro prevista dalla norma in argomento è il 30 novembre 2021.

SPID in Tabaccheria

SPID in Tabaccheria: quanto costa e come procedere. I dettagli

Da qualche settimana è possibile fare la registrazione di SPID in tabaccheria. La procedura è molto semplice. Ecco come fare e quanto costa.

Possedere le credenziali SPID è ormai obbligatorio per tutti i cittadini che intendono accedere ai servizi della pubblica amministrazione come ad esempio AppIO per il bonus cashback o 18 app bonus cultura oppure alle aree riservate dei vari portali Inps, Agenzie delle Entrate, ecc.

Per questo motivo per agevolare le persone meno pratiche del web da oggi è possibile richiedere lo SPID in Tabaccheria senza dover effettuare lunghe procedure tramite i portali web dei provider abilitati al rilascio dell’Identità Digitale. Questa procedura si affianca allo SPID di Poste Italiane che è altrettanto semplice e gratuito.

Quindi vediamo qui di seguito quali sono le procedure da seguire, quali sono i tempi di attivazione e se sono previsti costi di apertura.

Spid in Tabaccheria: come fare

Lo SPID consiste nella propria identità digitale per poter usufruire dei servizi della pubblica amministrazione come: la dichiarazione 730 precompilata su Agenzia delle Entrate, il cedolino della pensione su INPS, ecc.

E’ possibile richiedere SPID rivolgendosi a diversi provider autorizzati dall’Agenzia governativa per l’Italia digitale effettuando diverse procedure come ad esempio il riconoscimento facciale attraverso l’utilizzo della propria webcam oppure prenotando un appuntamento per effettuare il riconoscimento di persona presso le sedi abilitate.

Da oggi per agevolare i più anziani e quelli meno pratici del web, è possibile aprire lo SPID presso molte tabaccherie della propria città senza fissare un appuntamento tramite web come era obbligatorio fare fino ad oggi.

Va precisato però che non tutte le tabaccherie sono abilitate, ma solo i tabacchi che offrono i servizi Mooney e Sisalpay. Sarà possibile consultare l’elenco completo sul sito web locator.mooney.it, inserendo la propria città e consultare l’elenco completo.

Per poter richiedere il rilascio dello SPID in tabaccheria bisognerà  recarsi sul portale web INFOCERT e procedere con la registrazione di un account personale.

Successivamente bisogna richiedere l’attivazione dello SPID e selezionare l’opzione in tabaccheria. Effettuata la procedura, il portale web abbina le credenziali dell’account Infocert al codice identificativo dello SPID.  Ottenuto il codice identificativo sarà possibile recarsi nella tabaccheria più vicina e richiedere l’attivazione dello SPID.

Cosa serve per attivare lo Spid in Tabaccheria?

Per poter attivare lo SPID presso la tabaccheria abilitata della propria città è necessario essere muniti di:

  • indirizzo Email;
  • smartphone su quale è possibile ricevere un sms con il codice di attivazione;
  • documento di identità in corso di validità: Carta d’identità, patente, passaporto;
  • tessera sanitaria;
  • fotocopia fronte e retro del documento di identità.
  • Codice identificativo rilasciato dal portale Infocert.

La tabaccheria procederà con il riconoscimento facciale e genererà le credenziali Spid necessarie per accedere ed usufruire dei servizi della pubblica amministrazione

Quanto costa lo SPID in tabaccheria

L’attivazione dello SPID presso una tabaccheria autorizzata non è gratuita. Infatti, il costo è di 7,99 €, mentre effettuando il pagamento mediante Banca 5 il costo di attivazione scende a 6,90 €.

E’ possibile richiedere anche il riconoscimento tramite videochiamata, ma in tal caso il costo di attivazione è di 20 €.

Altri provider per l’attivazione dello SPID

Per gli utenti più esperti è possibile attivare lo Spid comodamente dal proprio PC. Infatti, molti provider abilitati consento l’attivazione dell’identità digitale attraverso l’identificazione facciale con l’utilizzo della webcam. I provider abilitati sono i seguenti:

  • Aruba;
  • Infocert;
  • Poste Italiane;
  • Sielte;
  • TIM;
  • Register.it;
  • Namirial;
  • Intesa;
  • Lepida.

SPID per i servizi INPS

Dal 1° ottobre 2020 è iniziato lo switch off, ovvero il passaggio dal PIN INPS allo SPID per accedere ai servizi online dell’Istituto. Ecco in cosa consiste e come procedere [Guida]

Inps

Inps

    • 27 marzo 2021, 07:03

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    – Infodata

    • 25 marzo 2021, 12:18

    Inps, oltre 230mila nuove pensioni anticipate nel 2020

    E’ quanto si legge nell’Osservatorio Inps sulle pensioni nel settore privato che conferma il massiccio utilizzo di canali per andare in pensione anticipata rispetto ai 67 anni previsti per la vecchiaia come ad esempio Quota 100.

    • 24 marzo 2021, 11:01

    Demografia, quanto vale l’impatto della lunga ondata dei babyboomer sulle pensioni?

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    – Davide Colombo