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Luiz Inácio Lula da Silva

 

Luiz Inácio Lula da Silva

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Luiz Inácio Lula da Silva
Lula - foto oficial - 05 jan 2007.jpg

35º Presidente del Brasile
Durata mandato 1º gennaio 2003 –
1º gennaio 2011
Predecessore Fernando Henrique Cardoso
Successore Dilma Rousseff

Ministro della Casa Civil del Brasile
Durata mandato 17 marzo 2016 –
18 marzo 2016
Presidente Dilma Rousseff
Predecessore Jaques Wagner
Successore vacante

Presidente nazionale del Partito dei Lavoratori
Durata mandato 15 luglio 1990 –
24 gennaio 1994
Predecessore Luiz Gushiken
Successore Rui Falcão

Durata mandato 9 agosto 1980 –
17 gennaio 1988
Predecessore carica istituita
Successore Olívio Dutra

Dati generali
Partito politico Partito dei Lavoratori
Professione politico, ex sindacalista
Firma Firma di Luiz Inácio Lula da Silva

Luiz Inácio Lula da Silva, nato Luiz Inácio da Silva (/luˈiz iˈnasiu dɐ ˈsiwvɐ/) e soprannominato Lula (Caetés, 6 ottobre 1945), è un politico ed ex sindacalista brasiliano. È stato il trentacinquesimo Presidente della Repubblica Federale del Brasile.

Dal 7 aprile 2018 all’8 novembre 2019 è stato detenuto a Curitiba, scontando la pena a 12 anni e un mese per corruzione e riciclaggio.[1][2] Versando in stato di detenzione per una condanna penale, sia pure non ancora definitiva, gli è stato inibito di partecipare alla vita pubblica per tutta la durata della pena[3].

L’8 novembre 2019 è stato rilasciato dopo 580 giorni di prigionia: la decisione della Corte suprema, che lo riguarda, ha determinato che gli imputati di cui ancora non è stata accertata la colpevolezza possono rimanere in libertà fino alla decisione definitiva.[4]

Il 7 marzo 2021 viene prosciolto da ogni accusa dal Tribunale Supremo Federale del Brasile, tornando quindi eleggibile e riacquisendo i suoi diritti politici.

Il nome

 
La carta di identità di Lula.
  • Silva: il cognome di Lula è Silva, il cognome più comune in Brasile. In portoghese, la particella da o de non è considerata parte del cognome, ma semplicemente una particella che lega il nome al cognome. Il cognome esatto è quindi Silva e non da Silva.
  • Luiz Inácio da Silva: questo è il nome completo di Lula, che ha usato dal 1945 al 1982.
  • Lula: questo è il suo soprannome dall’infanzia; è una ripetizione della consonante del suo nome Luiz e in portoghese significa anche calamaro. Lula è conosciuto con questo nome da quando, lavorando in un’industria metallurgica, è diventato uno dei sindacalisti principali della scena nazionale. È conosciuto con questo nome fin dagli albori della sua carriera politica.
  • Luiz Inácio Lula da Silva: è il nome completo per legge dal 1982. Nello stesso anno, candidatosi a governatore dello stato di San Paolo, Lula ha cambiato il suo nome legale, aggiungendo il soprannome, con cui era conosciuto in tutto il paese. Secondo le leggi elettorali brasiliane, si può solo usare il proprio nome legale per candidarsi a cariche pubbliche. Se si fosse candidato col nome Luiz Inácio, molti elettori non lo avrebbero riconosciuto.

I giornali brasiliani lo chiamano in maniera formale col suo nome per esteso (Luiz Inácio Lula da Silva), oppure in maniera meno formale con il solo soprannome (Lula).

I primi anni

 
Incontro con Benedetto XVI, nel suo viaggio in Brasile il 9 maggio 2007

Lula nacque da una famiglia povera e analfabeta a Caetés (una frazione del comune di Garanhuns fino al 1964[5]) nello Stato brasiliano di Pernambuco. Allo stato civile, la sua data di nascita risulta essere il 6 ottobre 1945, anche se Lula preferisce utilizzare la data che ricordava sua madre, il 27 ottobre. Nelle aree rurali del Brasile, questa discrepanza nella data di nascita risultante nell’atto di stato civile è comune.[6]

Subito dopo la nascita di Lula, suo padre si trasferì nella città costiera di Santos (nello Stato di San Paolo). La madre di Lula e i suoi otto figli lo raggiunsero nel 1952, dopo un difficoltoso viaggio di 13 giorni. Anche se il loro tenore di vita migliorò rispetto a Pernambuco, la loro vita era ancora molto difficile.[6]

Lula ricevette poca educazione formale; infatti lasciò la scuola dopo la quarta elementare. La sua vita lavorativa cominciò a 12 anni, come lustrascarpe e venditore di strada. A 14 anni trovò il suo primo lavoro regolare in una fabbrica di lavorazione del rame. Quindi proseguì gli studi, e ricevette un diploma equivalente al conseguimento della scuola superiore.[6]

Nel 1956 la sua famiglia si trasferì nella città di San Paolo, che offriva maggiori opportunità. Lula, sua madre e i suoi sette fratelli vissero in una piccola stanza nel retrobottega di un bar.[6]

A 19 anni perse il mignolo della mano sinistra in un incidente, mentre lavorava come operatore di una pressa in una fabbrica di componenti automobilistici. È intorno a quel periodo che cominciò a interessarsi delle attività del sindacato, all’interno del quale ricoprì diversi importanti ruoli. La dittatura brasiliana si oppose fortemente alle attività del sindacato e, per reazione, la visione politica di Lula si indirizzò a sinistra.[7]

Nel 1969 sposò Maria de Lourdes, che morì di parto, col loro bambino nel 1971. Nel 1974 si risposò, questa volta con Marisa Letícia Rocco Casa (italo-brasiliana), da cui ebbe tre bambini. Ebbe una figlia nata fuori dal matrimonio lo stesso anno, con Miriam Cordeiro.

Carriera nel sindacato

 
Lula con Fidel Castro e alle loro spalle in sahariana Frei Betto

Nel 1978 fu eletto presidente del sindacato dei lavoratori dell’acciaio (Sindicato dos Metalurgicos do ABC) di São Bernardo do Campo e Diadema, le città dove si trova la stragrande maggioranza delle industrie automobilistiche e componentistiche (tra cui Ford, Volkswagen, Mercedes-Benz e altre) e tra le aree più industrializzate del Paese. Prima di ciò, tuttavia, Lula aveva già ricoperto diversi ruoli nello stesso sindacato, ed è grazie a ciò che, nei primi anni settanta, viaggiò negli Stati Uniti, proprio durante la dittatura militare del Brasile, per seguire un corso sui sindacati, sponsorizzato dall’AFL-CIO e da ICFTU-ORIT, l’organizzazione regionale per le Americhe dei sindacati anticomunisti della Confederazione Internazionale per il libero scambio. L’aver avuto stretti contatti con i sindacati nordamericani creò qualche imbarazzo a Lula quando intraprese vie più estremiste anni dopo. Verso la fine degli anni settanta, Lula collaborò in diverse attività dei principali sindacati, tra cui alcuni enormi scioperi. Fu incarcerato per un mese, ma fu rilasciato in seguito a proteste. Gli scioperi terminarono lasciando scontenti sia le forze sindacali sia le fazioni filo-governative.

Carriera politica

 
Lula e il presidente statunitense Barack Obama durante l’incontro del G-20 a Pittsburgh il 2 aprile 2009.

Il 10 febbraio 1980, nel pieno della dittatura militare, un gruppo di professori universitari, dirigenti sindacali e intellettuali, tra cui Lula e Chico Mendes, fondarono il Partido dos Trabalhadores (PT), ovvero Partito dei Lavoratori, un partito di sinistra e con idee progressiste.

Nel 1982 aggiunse il soprannome Lula al suo nome legale. Nel 1983 partecipò alla creazione dell’associazione sindacale Central Única dos Trabalhadores (CUT).[6] Nel 1984 il PT e Lula parteciparono alla campagna politica Diretas Já, che chiedeva un voto popolare diretto per le successive elezioni presidenziali. Secondo la Costituzione brasiliana del 1967, i presidenti erano eletti dai due rami del Congresso in seduta comune, più dei rappresentanti di tutte le Legislazioni Statali, ma questo era largamente considerata una buffonata in quanto, dal colpo di Stato militare, solo ufficiali militari di alto livello (tutti generali in pensione), scelti dopo una consultazione militare interna, venivano “eletti”. Come risultato della campagna politica e dopo anni di lotte civili, le elezioni del 1989 furono le prime a eleggere direttamente un presidente dopo 29 anni.

Elezioni

 
Lula e il presidente russo Vladimir Putin il 24 settembre 2003.

Lula si candidò a una carica pubblica per la prima volta nel 1982, come governatore dello Stato di San Paolo. Perse, ma aiutò il suo partito a ottenere un numero sufficiente di voti, tali da sopravvivere.

Nelle elezioni del 1986, Lula conquistò un seggio al Congresso brasiliano. Il Partido dos Trabalhadores partecipò alla redazione della Costituzione post-dittatoriale; riuscirono a ottenere forti garanzie costituzionali ai diritti dei lavoratori, ma non ottennero una redistribuzione delle aree agrarie. Nonostante avessero partecipato al suo sviluppo, Lula e il suo partito si rifiutarono di firmare la nuova Costituzione.

Nel 1989, quando era ancora deputato, Lula si candidò alla presidenza, come rappresentante del PT. Nonostante fosse molto apprezzato da una grossa fetta della società brasiliana, non piaceva agli imprenditori e ai banchieri. Di conseguenza, fu preso di mira dai media (famosissimo il dibattito presidenziale contro Collor, pesantemente censurato da Rede Globo), e penalizzato da alcuni brogli durante le elezioni: per esempio, mancarono improvvisamente sezioni di voto in quartieri prevalentemente poveri, dove Lula era ampiamente favorito. Tutto ciò contribuì notevolmente alla sua sconfitta. I ricchi brasiliani non si fidarono del PT soprattutto perché questo si dipingeva come il primo partito movimento della classe operaia organizzato dalla base: il PT era infatti formato da una blanda coalizione di gruppi di sindacalisti, attivisti della base, cattolici di sinistra, socialdemocratici di centro-sinistra e piccoli gruppi trotskisti. Al contrario, il Partito Laburista Brasiliano di Vargas era fondamentalmente una massiccia organizzazione costruita attorno ai vertici della burocrazia dei sindacati governativi.

Lula decise di non candidarsi nuovamente al seggio di deputato nel 1990, preferendo lavorare al miglioramento dell’organizzazione del PT nel Paese. Nel 1992 Lula partecipò alla campagna per deporre il presidente Fernando Collor de Mello, che lo aveva sconfitto nel 1989, dopo una serie di scandali legati a finanziamenti pubblici.

 
Hugo Chávez, Néstor Kirchner e Lula a Brasilia il 19 gennaio 2006.

Fu nuovamente candidato alla presidenza nel 1994 e nel 1998. Nelle elezioni del 1994, Lula fronteggiò Fernando Henrique Cardoso, ex Ministro delle Finanze e responsabile per il piano real, che portò l’inflazione brasiliana sotto controllo, dopo decenni di crescita a due cifre. Forte di questo risultato, Cardoso vinse le elezioni al primo turno. Nel 1998, Cardoso si ripresentò, grazie al passaggio di un emendamento costituzionale che permetteva al presidente di ricandidarsi, e vinse nuovamente al primo turno.

Presidenza

Nella campagna elettorale del 2002, Lula abbandonò sia il suo abbigliamento informale sia il suo progetto di condizionare il pagamento dell’ingente debito estero a una verifica. Quest’ultimo punto aveva preoccupato molti economisti, imprenditori e banchieri, che temevano che anche solo un default parziale, congiunto al contemporaneo fallimento argentino, avrebbe avuto un effetto devastante sull’economia mondiale.

Lula divenne presidente dopo aver vinto il ballottaggio, nelle elezioni del 2002, contro il candidato di centro José Serra del Partito della Social Democrazia Brasiliana (PSDB). Lula fu eletto alle elezioni presidenziali il 27 ottobre 2002, al ballottaggio, con il 61% dei voti; ottenne 52,4 milioni di voti, ovvero il più alto numero di voti della recente storia democratica del Brasile. Assunse la carica il 1º gennaio 2003.[8] Il suo vicepresidente, con cui fu eletto, era José Alencar, proveniente dal partito liberale brasiliano, e attualmente appartenente al Partito Repubblicano Brasiliano.

Il 29 ottobre 2006 Lula è riconfermato presidente, con oltre il 60% dei voti al ballottaggio, sconfiggendo il candidato del PSDB Geraldo Alckmin. Al primo turno si era fermato poco sopra il 48%, non riuscendo quindi a centrare subito la vittoria.

Dall’inizio della sua carriera politica fino a oggi, Lula ha cambiato alcune delle sue idee originali e ha moderato le sue posizioni. Invece dei drastici cambiamenti sociali che ha proposto in passato, il suo governo ha scelto una linea riformista, approvando la nuova legislazione sulla pensione, la tassa, il lavoro e la giustizia, e discutendo sulla riforma universitaria. Pochissime delle riforme proposte sono state effettivamente attuate durante il mandato di Lula. Alcune ali del Partito dei Lavoratori in disaccordo con la crescente moderazione messa in atto dalla fine degli anni ottanta hanno lasciato il partito per formare ali dissidenti come il Partito Socialismo e Libertà.

Politiche sociali: Fome Zero e Bolsa Família

Lula ha posto i programmi sociali in cima alla sua agenda politica. Sin dall’inizio il suo programma principale era quello di sradicare la fame, seguendo la guida di progetti già messi in pratica dall’amministrazione Fernando Henrique Cardoso, ma ampliati dal nuovo programma Fome Zero (“Fame Zero”).[9] Questo programma riunisce una serie di programmi con l’obiettivo di porre fine alla fame in Brasile, compresa la costruzione di cisterne per l’acqua nella regione semi-arida del Brasile di Sertão, oltre ad azioni per contrastare la gravidanza adolescenziale, rafforzare l’agricoltura familiare, distribuire una quantità minima di denaro per i poveri e molte altre misure.

Fome Zero ha un budget governativo e accetta donazioni dal settore privato e da organizzazioni internazionali.

Il più grande programma sociale, tuttavia, è stato Bolsa Família, basato sul precedente programma Bolsa Escola, subordinato alla frequenza scolastica, introdotta per la prima volta nella città di Campinas dall’allora sindaco José Roberto Magalhães Teixeira. Non molto tempo dopo, altri comuni e stati hanno adottato programmi simili. Il presidente Fernando Henrique Cardoso ha successivamente federalizzato il programma nel 2001. Nel 2003, Lula ha costituito la Bolsa Família combinando la Bolsa Escola con quote aggiuntive per il cibo e il gas da cucina. Ciò è stato preceduto dalla creazione di un nuovo ministero: il Ministero per lo Sviluppo Sociale e la Lotta alla Fame. Questa fusione ha ridotto i costi amministrativi e la complessità burocratica sia per le famiglie coinvolte sia per l’amministrazione del programma.

Il programma Bolsa Família è stato elogiato a livello internazionale per i suoi risultati, nonostante le critiche interne che lo accusano di essersi trasformato in un’arma elettorale.

Durante la sua presidenza, grazie a nuove politiche di welfare, milioni di brasiliani hanno sensibilmente migliorato la propria condizione di vita. Il ceto medio brasiliano è così arrivato a raggiungere il 54% della popolazione nel 2013 (presidenza Rousseff). Il Programa Bolsa Família, l’allargamento del Sistema unico di salute (Sus) e il programma Brasil Sem Miseria (Brasile senza povertà), che eroga sussidi a milioni di famiglie, garantendo sostentamento e scolarità gratuita, hanno contribuito a sottrarre milioni di persone dalla fame e dall’indigenza.[10] L’indice di sviluppo umano è così aumentato del 36% nel 2013 rispetto al 1980. Insieme con progetti come Fome Zero e Bolsa Família, il programma di punta dell’amministrazione di Lula è stato il Programa de Aceleração do Crescimento (PAC, Programma di accelerazione della crescita).

Il programma ProUni fornisce sostegno agli studenti provenienti da famiglie a basso reddito e la durata media della scolarizzazione è aumentata da 6,1 anni (nel 1995) a 8,3 anni nel 2010.[11]

Politiche economiche

Mentre Lula si rafforzò nella corsa alle elezioni del 2002, il timore di misure drastiche e il paragone con Hugo Chávez del Venezuela aumentarono le speculazioni sul mercato interno. Ciò ha portato a qualche isteria di mercato, contribuendo a una diminuzione del valore del real e a un abbassamento del rating del credito del Brasile.[12]

All’inizio del suo primo mandato, il ministro delle finanze scelto da Lula era Antonio Palocci, un medico ed ex attivista trotskista che aveva ritrattato le sue opinioni d’estrema sinistra mentre serviva come sindaco di Ribeirão Preto, centro dell’industria di lavorazione della canna da zucchero, nello stato di São Paulo. Lula ha anche scelto Henrique Meirelles del Partito della Social Democrazia Brasiliana, un eminente economista orientato al mercato, a capo della Banca centrale brasiliana. Come ex amministratore delegato del BankBoston era noto al mercato.[13] Meirelles fu eletto alla Camera dei Deputati nel 2002 come membro del PSDB avversario, ma si dimise da deputato per diventare Governatore della Banca Centrale.[13]

Silva e il suo gabinetto seguirono in parte la guida del precedente governo[14], rinnovando tutti gli accordi con il Fondo monetario internazionale, che furono firmati dal momento in cui l’Argentina andò in default nel 2001. Il suo governo raggiunse un soddisfacente saldo di bilancio primario nei primi due anni, come previsto dall’accordo con il FMI, superando l’obiettivo per il terzo anno. Verso la fine del 2005, il governo ha ripagato il suo debito con l’FMI per intero, due anni prima del previsto.[15] Tre anni dopo le elezioni, Lula aveva lentamente ma con fermezza guadagnato la fiducia del mercato, e gli indici di rischio sovrani sono scesi a circa 250 punti.

L’economia brasiliana non è stata generalmente influenzata dallo Scandalo del mensalão, che si riferiva all’acquisto di voti nel Congresso brasiliano.[16] All’inizio del 2006, tuttavia, Palocci ha dovuto rassegnare le dimissioni da Ministro a causa del suo coinvolgimento in uno scandalo di abuso di potere. Lula quindi nominò Guido Mantega, un membro del PT e un economista di professione, come Ministro delle Finanze. Mantega, un ex marxista che aveva scritto una tesi di dottorato (in sociologia) sulla storia delle idee economiche in Brasile da un punto di vista di sinistra, era noto per le sue critiche agli alti tassi di interesse, qualcosa che rivendicava interessi bancari soddisfatti. Mantega sosteneva anche un più alto livello di occupazione da parte dello stato.

Poco dopo l’inizio del suo secondo mandato, il governo di Lula ha annunciato il già nominato Programa de Aceleração do Crescimento (PAC, Programma di accelerazione della crescita), un programma di investimenti per risolvere molti dei problemi che hanno impedito all’economia brasiliana di espandersi più rapidamente. Le misure comprendevano investimenti nella creazione e nella riparazione di strade e ferrovie, la semplificazione e la riduzione della tassazione e la modernizzazione della produzione energetica del paese per evitare ulteriori carenze. L’obiettivo era rafforzare le infrastrutture del Brasile e, di conseguenza, stimolare il settore privato e creare più posti di lavoro. Il denaro impegnato per essere speso per questo programma è stato considerato pari a circa 500 miliardi di real (oltre 250 miliardi di dollari) per quattro anni. Prima di entrare in carica, Lula era stato un critico della privatizzazione. Nel suo governo, tuttavia, la sua amministrazione ha creato concessioni di partenariato pubblico-privato per sette strade federali.

Il PAC aveva un budget totale di 646 miliardi di real (353 miliardi di dollari) entro il 2010 ed era il principale programma di investimento dell’amministrazione Lula. Il settore delle infrastrutture sociali e urbane avrebbe ricevuto 84,2 miliardi di real (46 miliardi di dollari).

Dopo decenni con il maggiore debito estero tra le economie emergenti, il Brasile è diventato un creditore netto per la prima volta nel gennaio 2008. A metà del 2008, sia Fitch Ratings sia Standard & Poor’s avevano elevato la classificazione del debito brasiliano da speculativo a investment grade. Le banche hanno realizzato profitti record sotto il governo di Lula.

Il secondo mandato di Lula fu molto più sicuro essendo non solo il padrone indiscusso dell’affetto popolare, come il primo presidente a portare un modesto benessere a molte persone, ma anche a controllare completamente la propria amministrazione. I suoi due ministri principali erano spariti. Palocci non era più necessario per calmare i nervi degli investitori stranieri e Lula non aveva mai voluto o in qualche modo temuto José Dirceu, un esperto del freddo calcolo politico e intrigo coinvolto anche nello Scandalo del mensalão. La loro eliminazione congiunta ha stabilito Lula come unica guida a Brasilia. Quando, a metà del suo secondo mandato, arrivò un momento di grave crisi dovuta alla crisi di Wall Street nel 2008, lo gestì con disinvoltura. Il Brasile ha goduto di buona salute economica per combattere la crisi finanziaria globale con un grande stimolo economico durato fino alla crisi del 2014.

Le politiche economiche dell’amministrazione Lula hanno anche contribuito a migliorare significativamente il tenore di vita, con la percentuale di brasiliani appartenenti alla classe media consumistica saliti dal 37% al 50% della popolazione.

Sta attuando il programma Fome Zero (“Fame Zero”), che fornisce alle famiglie povere l’accesso ai prodotti alimentari di base attraverso l’assistenza sociale. Durante il primo mandato di Lula, la malnutrizione infantile è diminuita del 46 per cento. Nel maggio 2010, il Programma Alimentare Mondiale (PAM) delle Nazioni Unite ha conferito a Lula da Silva il titolo di “campione del mondo nella lotta contro la fame”.[11]

Politiche ambientali

Tra il 2004 e il 2012, grazie alle politiche della presidenza Lula, la deforestazione amazzonica è diminuita da 27700 km² all’anno a 4500 km² all’anno.[17]

Politiche energetiche: Luz Para Todos

Le questioni relative al settore delle miniere e dell’energia nella piattaforma programmatica del candidato Lula furono discusse in riunioni coordinate dal fisico e ingegnere nucleare Luiz Pinguelli Rosa. Dilma Rousseff fu invitata da Pinguelli a partecipare al gruppo nel giugno del 2001; qui si distinse per la sua buona conoscenza del settore. Per tutti, nel gruppo, era scontato che Pinguelli sarebbe stato il Ministro delle Miniere e dell’Energia in caso di vittoria di Lula alle elezioni del 2002.

Fu grande la sorpresa quando Lula, una volta eletto, scelse Rousseff per quel ruolo. Lula dichiarò: “Nel 2002 arriva una compagna con un piccolo computer portatile in mano. Cominciamo a discutere e subito mi resi conto che lei aveva una marcia in più rispetto agli altri che erano lì con lei, perché lei portava con sé la pratica dell’esperienza come Segretaria per le Miniere e per l’Energia di Rio Grande do Sul. Per questo pensai subito: credo di aver già trovato qui un mio ministro.

Il suo lavoro al ministero fu caratterizzato dal rispetto degli impegni presi da chi l’aveva preceduta, dall’introduzione di un modello elettrico meno concentrato nelle mani dello Stato, al contrario di quello che avrebbero voluto Luiz Pinguelli Rosa e Ildo Sauer. Per quanto riguarda il libero mercato dell’energia, Dilma lo mantenne e lo ampliò. Convinta della necessità di investimenti urgenti nel campo dell’energia elettrica per evitare il rischio di un black out già nel 2009, Dilma trovò una strenua avversaria nel ministro dell’ambiente, Marina Silva, preoccupata per l’impatto ambientale di molte opere proposte dalla Rousseff.

Josè Dirceu, all’epoca ministro capo della Casa Civile, una sorta di ministro dell’interno con poteri di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, dovette dar vita a un’equipe di collaboratori che mediassero tra le posizioni dei due ministri per tentare di risolvere le molte dispute.[18] Amico di Lula, Pinguelli fu nominato presidente della Eletrobrás, (azienda fornitrice di energia elettrica che coordina l’attività di tutte le imprese private brasiliane del settore) ed ebbe, durante il suo mandato, significative divergenze con la ministra Dilma, arrivando a mettere il suo incarico a disposizione di Lula e poi a lasciare il governo.

Mauricio Tolmasquim, che aveva una visione del settore più vicina a quella di Dilma, fu proposto da quest’ultima come sottosegretario esecutivo del ministero. Tolmasquim dichiarò che, man mano che la Rousseff e il suo sottosegretario cominciavano a conoscersi meglio, Dilma fu protagonista di feroci scenate contro lo stesso Tolmasquim: “È il suo modo di fare. Non è niente di personale. E nel giro di cinque minuti torna tutto tranquillo”. Anche Ildo Sauer ebbe vari dissensi con il ministro, che avrebbe respinto le idee di Sauer in materia di statalizzazione, tanto che fu necessario l’intervento diretto dello stesso Lula. Secondo Luciano Zica, ex deputato federale, che si trovò spesso a dissentire con Dilma riguardo a questioni inerenti al problema dell’energia elettrica, “Dilma è la persona più democratica del mondo, a patto che si concordi al 100% con lei“.

Dilma propose di accelerare l’obiettivo dell’universalizzazione dell’accesso all’energia elettrica, la cui scadenza era prevista per l’anno 2015, impegnandosi affinché 1,4 milioni di case rurali fossero raggiunte dall’energia elettrica nel 2006.[19] Nel governo precedente era stato lanciato il programma “Luce nel campo” (in portoghese Luz no Campo), con l’obiettivo di incentivare l’agrobusiness. Meta prevista da quel programma era raggiungere un milione di famiglie, ma fino all’inizio del 2003 solo poco più della metà risultavano effettivamente raggiunte.[20] Secondo Dilma, tale programma aveva ottenuto risultati solo negli stati nei quali i governi locali avevano sostenuto la popolazione[21] e propose un programma alternativo, finanziato dal governo.[22] Il finanziamento, inoltre, doveva essere destinato al consumatore finale, non alle imprese.

Il programma fu lanciato nel novembre 2003 con il nome “Luz Para Todos” (Luce per tutti)[23] e mise al centro le regioni a basso indice di sviluppo umano e le famiglie a basso reddito. Obiettivo del programma era raggiungere entro il 2008 due milioni di famiglie. Nell’aprile 2008 il governo aggiornò il programma, prevedendo, entro il 2010, di beneficiare ancora 1,17 milioni di famiglie.[24] Nell’ottobre del 2008, Dilma dovette riconoscere che il governo non sarebbe riuscito a raggiungere la meta in tempo, visto che restavano ancora 100 000 famiglie per l’anno 2009.[25]

Politica estera

Conducendo uno stato agricolo ampio e competitivo, Lula si è generalmente opposto e ha criticato i sussidi agricoli, e questa posizione è stata vista come una delle ragioni per l’abbandono dei paesi in via di sviluppo e il successivo crollo dei colloqui dell’Organizzazione mondiale del commercio a Cancún nel 2003 rispetto ai sussidi agricoli del G8. Il Brasile ha svolto un ruolo importante nei negoziati riguardanti i conflitti interni in Venezuela e Colombia e ha concentrato molti sforzi per rafforzare il Mercosur.[26] Durante l’amministrazione Lula, il commercio estero brasiliano è aumentato drasticamente, passando da deficit a diverse eccedenze dopo il 2003. Nel 2004 l’eccedenza è stata di 29 miliardi di dollari, a causa di un sostanziale aumento della domanda globale di materie prime. Il Brasile fornì inoltre truppe alle Nazioni Unite e condusse una missione di peace-keeping a Haiti.[27]

Secondo The Economist del 2 marzo 2006, Lula aveva una politica estera pragmatica, vedendosi come un negoziatore, non un ideologo, un leader abile nel riconciliare gli opposti. Di conseguenza, fece amicizia con il presidente venezuelano Hugo Chávez e con il presidente degli Stati Uniti George W. Bush.[28] Lula ha anche guadagnato una statura crescente nell’emisfero australe attraverso la crescita economica in Brasile. Nel 2008, si dice che sia diventato un “uomo di punta per la guarigione delle crisi regionali”, come nell’escalation delle tensioni di quell’anno tra Colombia, Venezuela ed Ecuador.[29]

Ha viaggiato in oltre 80 paesi durante la sua presidenza.[30] Uno degli obiettivi della politica estera di Lula era che il paese ottenesse un seggio come membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. In questo non ha avuto successo.[30]

Il 9 maggio 2007 il Presidente Lula ha ricevuto Papa Benedetto XVI in visita ufficiale in Brasile, arrivato per proclamare santo il francescano Frei Galvão.

Il caso internazionale suscitato dalla condanna di Sakineh Mohammadi Ashtiani per il reato di adulterio, con una sentenza di esecuzione per lapidazione, ha portato a chiedere l’intervento di Lula a suo nome. Sulla questione, Lula ha commentato: “Ho bisogno di rispettare le leggi di un paese [straniero]. Se la mia amicizia con il presidente dell’Iran e il rispetto che ho per lui valgono qualcosa, se questa donna è diventata una seccatura, la riceverà il Brasile“. Il governo iraniano, tuttavia, declinò l’offerta.[31][32] Le azioni e i commenti di Lula hanno suscitato polemiche. Mina Ahadi, politica comunista iraniana, ha accolto l’offerta di asilo di Lula per Ashtiani, ma ha anche ribadito un appello per la fine della lapidazione e chiedendo la cessazione del riconoscimento e del sostegno al governo iraniano a tale pratica.[33][34][35][36] Jackson Diehl, direttore editoriale del Washington Post, ha definito Lula “il miglior amico dei tiranni nel mondo democratico” e ha criticato le sue azioni.[31] Shirin Ebadi, attivista iraniana per i diritti umani e vincitore del Premio Nobel per la Pace, ha osservato l’intervento di Lula in una luce più positiva, definendolo un “potente messaggio alla Repubblica Islamica”.[37]

Passaggio di testimone

Nel giugno del 2010, quattro mesi prima della fine del suo secondo mandato, non potendosi candidare per un terzo mandato consecutivo, ha indicato la politica ed economista Dilma Rousseff, ministro della Casa Civil nel suo governo, per il ruolo di candidata del PT alla presidenza della repubblica.

Durante la campagna per le elezioni presidenziali dell’ottobre 2010, si è speso in prima persona per sostenere la Rousseff e l’ha accompagnata in molte manifestazioni ufficiali del partito. Prima di passare il testimone alla nuova Presidente si oppone all’estradizione dell’ex terrorista italiano Cesare Battisti, condannato all’ergastolo, con sentenza passata in giudicato, per quattro omicidi.[38]

A fine ottobre del 2011 viene rivelato che Lula soffre di un tumore alla laringe e che si sarebbe perciò sottoposto a trattamenti chemioterapici.[39]

Vicende giudiziarie

Nel 2016 Lula viene coinvolto nella Operação Lava Jato (Operazione Autolavaggio), con l’accusa di aver ricevuto denaro dalla Petrobras, oltre a favori da parte di imprese, come la costruzione di un ranch e di un appartamento fronte mare.[40] La presidente Dilma Rousseff ha tentato di nominare Lula ministro, secondo alcuni per sottrarlo all’inchiesta, ma la nomina è stata bloccata dalla giustizia.[41]

Il 4 marzo 2016 è stato fermato e interrogato per tre ore nell’ambito di un’inchiesta sui rapporti di Petrobras: Lula ha respinto le accuse di corruzione. A giudizio dopo un anno, Lula è stato ritenuto colpevole di aver accettato tangenti del valore di 3,7 milioni di reais (1,2 milioni di dollari), venendo condannato il 12 luglio 2017 dal giudice Sérgio Moro, in primo grado, a nove anni e mezzo di prigione,[42] ma rimanendo libero in attesa dell’appello. Quando questo è stato deciso, in secondo grado la pena è stata aumentata a 12 anni[43] e la Corte suprema ha respinto il suo appello contro la provvisoria esecutività della sentenza.

Il 7 aprile 2018, dopo aver tenuto un discorso di fronte al Sindacato dei Lavoratori Metallurgici dell’ABC a São Bernardo do Campo, Lula si consegna spontaneamente alla Polizia Federale per rispettare il suo mandato d’arresto e viene condotto a Curitiba a scontare la pena inflittagli.[44] In ragione della condanna, i suoi diritti politici risultano sospesi in conformità con la “Legge Fedina Pulita”: “la sua candidatura è virtualmente nulla, perché la legislazione brasiliana impedisce che i condannati in seconda istanza, come il suo caso, possano presentarsi a cariche elettive”; la Corte Suprema ha poi negato anche la sua scarcerazione temporanea.[45]

Secondo i sondaggi Lula avrebbe potuto vincere largamente le elezioni presidenziali,[46] poi vinte dal candidato di destra Jair Bolsonaro su Fernando Haddad. I sostenitori del PT hanno accusato gli avversari di aver ordito un golpe giudiziario contro Lula e Rousseff.[47] In quanto non condannato in via definitiva, il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha dichiarato che Lula avrebbe dovuto poter candidarsi alle elezioni.[48]

Nel novembre 2018 ha ricevuto una nuova incriminazione,[49] ma il 7 novembre 2019 il Tribunale supremo federale ha deciso, per 6 voti a 5, che i detenuti condannati in secondo grado devono essere scarcerati in attesa di sentenza definitiva, decisione che è stata applicata anche a Lula.[50]

Vicende familiari

Il 29 gennaio 2019 muore il fratello Genival Inácio da Silva, “Vavá”, ex metallurgico, a causa di un cancro al polmone, e i giudici negano a Lula il permesso di partecipare alle esequie.[51] Il fratello era stato oggetto di intercettazioni e perquisizioni domiciliari da parte della Polizia Federale nell’ambito di un’inchiesta sulle irregolarità delle macchine da gioco truccate, riguardo alla quale il Pubblico Ministero escluse il rinvio a giudizio per insufficienza di prove.[52]

A causa di una meningite fulminante, il nipote Arthur, figlio di Sandro Luís, viene improvvisamente a mancare il 1º marzo 2019 all’età di sette anni.[53] La notizia è stata comunicata su Twitter dalla Presidente del Partito dei Lavoratori, Gleisi Hoffmann, mentre Lula si trova in carcere e i suoi avvocati hanno presentato istanza di permesso speciale per partecipare al rito funebre.[54]

Passione calcistica

 
Lula con Ronaldinho prima di Brasile-Inghilterra del 1º giugno 2007

Noto tifoso del Corinthians, nel novembre 2004 nominò Kaká ambasciatore contro la fame del PAM, il programma alimentare mondiale dell’ONU.[55][56] Nell’autunno 2008, durante una visita in Italia, il presidente rossonero Berlusconi lo accolse facendogli incontrare i calciatori brasiliani che – all’epoca – facevano parte della squadra.[57]

Onorificenze

Onorificenze brasiliane

Gran Collare dell'Ordine nazionale della Croce del Sud - nastrino per uniforme ordinaria Gran Collare dell’Ordine nazionale della Croce del Sud
  — 2003
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Rio Branco - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine del Rio Branco
  — 2003
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito Militare - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito Militare
  — 2003
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Marina Militare - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Marina Militare
  — 2003
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito dell'Aviazione Militare - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito dell’Aviazione Militare
  — 2003
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Magistratura Militare - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Magistratura Militare
  — 2003

Onorificenze straniere

Membro di Classe Athir dell'Ordine nazionale al merito (Algeria) - nastrino per uniforme ordinaria Membro di Classe Athir dell’Ordine nazionale al merito (Algeria)
  — 7 febbraio 2006
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Reale Norvegese di Sant'Olav (Norvegia) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Reale Norvegese di Sant’Olav (Norvegia)
  — 2003
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Reale Norvegese al Merito (Norvegia) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Reale Norvegese al Merito (Norvegia)
  — 2003
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Sole del Perù (Perù) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine del Sole del Perù (Perù)
  — 2003
Collare dell'Ordine di Isabella la Cattolica (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria Collare dell’Ordine di Isabella la Cattolica (Spagna)
  — 11 luglio 2003[58]
Premio Principe delle Asturie per la cooperazione internazionale (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria Premio Principe delle Asturie per la cooperazione internazionale (Spagna)
  — Oviedo, 18 giugno 2003[59]
Ordine di Jaroslav il Saggio di I Classe (Ucraina) - nastrino per uniforme ordinaria Ordine di Jaroslav il Saggio di I Classe (Ucraina)
  «Per il rilevante contributo allo sviluppo della cooperazione ucraino-brasiliana»
— 2003
Gran Collare dell'Ordine della Libertà (Portogallo) - nastrino per uniforme ordinaria Gran Collare dell’Ordine della Libertà (Portogallo)
  — 23 luglio 2003
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Stella Equatoriale (Gabon) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Stella Equatoriale (Gabon)
  — 2004
Ordine di Amilcare Cabral di I Classe (Capo Verde) - nastrino per uniforme ordinaria Ordine di Amilcare Cabral di I Classe (Capo Verde)
  — 2004
Gran Collare dell'Ordine di Boyacá (Colombia) - nastrino per uniforme ordinaria Gran Collare dell’Ordine di Boyacá (Colombia)
  — 2005
Compagno dell'Ordine della Stella del Ghana (Ghana) - nastrino per uniforme ordinaria Compagno dell’Ordine della Stella del Ghana (Ghana)
  — 2005
Gran Collare dell'Ordine Nazionale del Condor delle Ande (Bolivia) - nastrino per uniforme ordinaria Gran Collare dell’Ordine Nazionale del Condor delle Ande (Bolivia)
  — 2007[60]
Collare dell'Ordine dell'Aquila Azteca (Messico) - nastrino per uniforme ordinaria Collare dell’Ordine dell’Aquila Azteca (Messico)
  — 2007
Cavaliere dell'Ordine dell'Elefante (Danimarca) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell’Ordine dell’Elefante (Danimarca)
  — 12 settembre 2007
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Torre e della Spada (Portogallo) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Torre e della Spada (Portogallo)
  — 5 marzo 2008
Collare dell'Ordine del Re Abd al-Aziz (Arabia Saudita) - nastrino per uniforme ordinaria Collare dell’Ordine del Re Abd al-Aziz (Arabia Saudita)
  — maggio 2009[61]
Ordine della Libertà (Ucraina) - nastrino per uniforme ordinaria Ordine della Libertà (Ucraina)
  «Per il rilevante contributo allo sviluppo della cooperazione ucraino-brasiliana»
— 2009
Membro di I Classe dell'Ordine degli Omayyadi (Siria) - nastrino per uniforme ordinaria Membro di I Classe dell’Ordine degli Omayyadi (Siria)
  — 2010
Medaglia di Amílcar Cabral (Guinea Bissau) - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di Amílcar Cabral (Guinea Bissau)
  — 2010[62]
Collare dell'Ordine dell'Aquila (Zambia) - nastrino per uniforme ordinaria Collare dell’Ordine dell’Aquila (Zambia)
  — 2011
Ordine dei Compagni di O.R. Tambo in Oro (Sudafrica) - nastrino per uniforme ordinaria Ordine dei Compagni di O.R. Tambo in Oro (Sudafrica)
  «Per il suo straordinario contributo al progresso dell’agenda del Sud e per la creazione di un sistema giusto ed equo della governance globale.»
— 27 aprile 2011[63]
Cavaliere di Gran Croce Onorario dell'Ordine del Bagno (Regno Unito) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce Onorario dell’Ordine del Bagno (Regno Unito)
   

Note

  1. ^ Lula arrivato a Curitiba, notte in cella, su ansa.it.
  2. ^ Brasile:confermata condanna 12 anni Lula, su ansa.it.
  3. ^ Lopes Marina,”Lula verdict plunges Brazil into political chaos ahead of presidential election”. The Washington Post (5 April 2018).
  4. ^ (EN) Dom Phillips, Brazil’s former president Lula walks free from prison after supreme court ruling, in The Guardian, 8 novembre 2019. URL consultato il 9 novembre 2019.
  5. ^ Caetés: formação administrativa (in portoghese)

  1. PostPartisan – Lula: Stonewalled by Iran. URL consultato il 25 aprile 2018.
  2. ^ (EN) Saeed Kamali Dehghan, Tom Phillips, Rory Carroll, Iran stoning woman offered asylum by Brazil’s president Lula, su the Guardian, 1º agosto 2010. URL consultato il 25 aprile 2018.
  3. ^ Press Release 29: On Brazilian offer of asylum to Sakineh Mohammadi Ashtiani | International Committee Against Stoning, su stopstonningnow.com, 11 maggio 2011. URL consultato il 25 aprile 2018 (archiviato dall’url originale l’11 maggio 2011).
  4. ^ Open letter to the Brazilian president Luiz Inácio Lula da Silva A regime of stoning should not be recognised | International Committee Against Stoning, su stopstonningnow.com, 11 maggio 2011. URL consultato il 25 aprile 2018 (archiviato dall’url originale l’11 maggio 2011).
  5. ^ (PT) Porta voz do Comitê Internacional contra Apedrejamento envia carta aberta a Lula, in VEJA.com. URL consultato il 25 aprile 2018.
  6. ^ (PT) Lula pode ajudar a libertar condenada a apedrejamento, diz ativista iraniana, in Mundo, 30 luglio 2010. URL consultato il 25 aprile 2018.
  7. ^ (EN) Shirin Ebadi, When Adultery Means Death, su Huffington Post, 7 agosto 2010. URL consultato il 25 aprile 2018.
  8. ^ Articolo del britannico The Guardian del 29 dicembre 2010
  9. ^ Articolo de Il Sole 24 ORE del 29 ottobre 2011
  10. ^ Brasile, scandalo Petrobras: Lula rilasciato dopo l’interrogatorio. L’ex presidente: “Non ho nulla da temere”, su repubblica.it. URL consultato il 18 marzo 2016.
  11. ^ Brasile, bloccata la nomina di Lula, su ilsole24ore.com. URL consultato il 17 marzo 2016.
  12. ^ Former Brazilian President Lula found guilty of corruption, Reuters, 12 luglio 2017. URL consultato il 10 luglio 2017.
  13. ^ E. Guanella, Brasile, prigione per Lula: “Colpevole di corruzione”, La Stampa, 5 aprile 2018
  14. ^ https://www.bbc.com/news/world-latin-america-43686174
  15. ^ La Corte Suprema brasiliana nega la scarcerazione a Lula, La Stampa, 23 giugno 2018.
  16. ^ Brasile, Lula resta in testa ai sondaggi
  17. ^ HEBE: “EN LA PLAZA SENTIMOS A NUESTROS HIJOS DENTRO, COMO ANTES DE NASCER”, su Associazione Madri di Plaza de Mayo
  18. ^ L’Onu: “Lula può partecipare alle elezioni, i suoi processi sono in corso”
  19. ^ Brasile, nuova incriminazione per ex presidente Lula
  20. ^ Brazil ex-President Lula walks free from jail, BBC news, 9 novembre 2019.
  21. ^ (ES) «Quello che posso fare è stare qui a piangere», dichiara Lula dal carcere, su tn8.tv, 30 gennaio 2019. URL consultato il 1º marzo 2019 (archiviato il 1º marzo 2019).
  22. ^ (EN) Deceduto Genival Inácio da Silva, fratello dell’ex-presidente Lula, su r7.com, 29 gennaio 2019. URL consultato il 1º marzo 2019 (archiviato il 1º marzo 2019).
  23. ^ Gli avvocati di Lula cercano il rilascio temporaneo dopo la morte del nipote, su yahoo.com, 1º marzo 2019. URL consultato il 1º marzo 2019 (archiviato il 1º marzo 2019).
  24. ^ (FR) Brasile: Lula chiede di uscire di prigione per partecipare ai funerali del nipote, su lefigaro.fr, 1º marzo 2019. URL consultato il 1º marzo 2019 (archiviato il 1º marzo 2019).
  25. ^ Comunicato Stampa: La star del calcio Kakà contro la fame nel mondo, wfp.org, 30 novembre 2004. URL consultato il 6 marzo 2011.
  26. ^ Calcio, Milan: Kakà nominato Ambasciatore contro la Fame, su sport.repubblica.it, 26 novembre 2004.
  27. ^ Berlusconi a Villa Madama con Lula in prima fila i brasiliani del Milan, su repubblica.it, 11 novembre 2008.
  28. ^ Bollettino Ufficiale di Stato (PDF), su boe.es.
  29. ^ Acta del Jurado, su fpa.es.
  30. ^ Articolo[collegamento interrotto]
  31. ^ Саудовская Аравия и Бразилия заключили соглашение о сотрудничестве, ВЗГЛЯД.РУ, 17 мая 2009. URL consultato il ??? (archiviato dall’url originale il 22 giugno 2012).
  32. ^ [2] President of Guinea Bissau decorates Brazilian President
  33. ^ Sito web della Presidenza della Repubblica: dettaglio decorato. Archiviato il 12 novembre 2014 in Internet Archive.

Bibliografia

  • Cristiano Zanin Martins, Valeska Teixeira Zanin Martins, Rafael Valim, O caso Lula. A luta pela afirmação dos direitos fundamentais no Brasil [1 ed.], Editora Contracorrente, 2016.

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Collegamenti esterni

Lula

 
 

Lula «libero» attacca Bolsonaro
Il Brasile si prepara al grande duello

Annullate le condanne per corruzione, il leader della sinistra si potrà ricandidare per le elezioni del 2022 e attacca il presidente «troglodita». Che ora se la prende con i giudici

 
 
Lula «libero» attacca Bolsonaro Il Brasile si prepara al grande duello
shadow

«Il Brasile non deve più votare un troglodita come Bolsonaro». Con queste parole, lunedì l’ex presidente Luiz Inácio «Lula» da Silvia ha dato il via alla guerra (politica) ancor prima di avere la certezza di poter scendere in campo per combatterla. Soltanto qualche ora dopo, un giudice del Tribunale Supremo Federale ha dato il via libera ufficiale, annullando tutte le condanne contro di lui. Ora il settantacinquenne Lula, come un’Araba Fenice, può rialzarsi dalla polvere e candidarsi alle elezioni del prossimo anno per sfidare il grande nemico, l’attuale presidente e quasi certo ri-candidato della destra Jair Bolsonaro.

Immediata la reazione dei campi avversi. Il popolo di Lula – ossia l’ampio fronte di sinistra che va dalla borghesia illuminata di San Paolo alle favelas di Rio, passando dalle campagne dei “sim terra” – ha festeggiato il ritorno del loro paladino. La destra di Bolsonaro – grandi imprenditori, latifondisti e ultraconservatori – ha accusato l’alta corte del Brasile di aver regalato l’impunità all’ex leader. Lula era stato condannato per corruzione prima a 10 e poi a 17 anni di reclusione e ha trascorso in carcere 580 giorni. Soprattutto, era stato privato dei suoi diritti politici. L’accusa ruotava attorno alla proprietà di un lussuoso appartamento di 216 mq a Guarujà, una delle località più esclusive del litorale di San Paolo, che sarebbe stato donato dal gigante delle costruzioni Oas in cambio di importanti commesse con la compagnia petrolifera statale Petrobras. Il giudice Sergio Moro, suo principale accusatore, divenne poi ministro della Giustizia nel governo di Bolsonaro, salvo rinunciare nell’aprile dello scorso anno per «divergenze con il presidente».

 

Gli analisti sottolineano che la decisione, basata su documenti processuali, è un tentativo per salvare l’Operaçao Lava Jato, l’abnorme inchiesta giudiziaria, che ha portato alla condanna di un gran numero di imprenditori e politici, ma che è stata anche molto criticata per svariate irregolarità. Il giudice Luiz Edson Fachin del Supremo Tribunal Federal non ha emesso giudizi sull’indagine, partita dalla compagnia parastatale Petrobras, ma si è limitato a segnalare che la corte federale della città di Curitiba, nel sud del Paese, che condannò Lula per corruzione, non aveva competenza territoriale per perseguire l’ex presidente. Fachin ha detto che i casi saranno inviati a un tribunale federale nel distretto federale del Brasile, dove potranno ricominciare da capo. Ma Deltan Dallagnol, a capo della task force di Lava Jato, ha commentato che la sentenza potrebbe chiudere l’intero caso contro l’ex presidente perché ormai prescritto.

 

Lula non è del tutto «libero». Deve ancora affrontare altri processi in Brasile, anche se l’iter processuale è ancora molto lungo. Soprattutto, la stampa brasiliana anticipava un più che probabile intervento del Procuratore generale del Brasile, Augusto Aras, molto vicino al presidente Bolsonaro, che starebbe già preparando un appello alla sentenza del giudice Fachin.

Sono tante le persone che si muovono intorno ai due contendenti e il duello è solo all’inizio. Da qui alle elezioni dell’ottobre 2022 tutto può ancora succedere. Nelle aule dei tribunali, nei palazzi della politica e soprattutto nelle piazze del Brasile. Intanto i duellanti affilano già le proprie armi. Lula da mesi tuona contro il presidente Bolsonaro e la sua pessima gestione della pandemia da coronavirus. Da parte sua, il leader conservatore ha criticato duramente la decisione del Tribunale Supremo: «Il giudice Edson Fachin ha sempre mantenuto stretti legami con il Partito dei lavoratori. Un giudice da solo non avrebbe dovuto prendere una decisione del genere. La Borsa è scesa e il dollaro è salito. Tutti noi soffriremo per una decisione del genere» ha dichiarato.

Lula è stato una figura dominante della politica brasiliana per vari decenni, prima come leader sindacale degli operai metalmeccanici, quindi come presidente carismatico, tra il 2003 e il 2010. Lasciò la presidenza con un indice di gradimento di oltre l’80 per cento e Barack Obama lo definì il politico più popolare del pianeta. Dopo il lungo periodo di boom economico, che gli permise di varare imponenti riforme a favore delle fasce sociali più deboli, subentrarono però negli ultimi anni i segnali di una crisi che ha portato il Brasile in recessione mentre gli scandali di corruzione cominciarono a colpire l’entourage dell’ex presidente e il suo Partito dei lavoratori.Lula è stato così costretto a rinunciare a candidarsi alle presidenziali del 2018, a causa di una prima condanna nel luglio 2017, lasciando campo libero alla destra di Bolsonaro.

In uno scontro elettorale diretto Lula resta ampiamente favorito: secondo l’ultimo sondaggio otterrebbe il 50 per cento delle preferenze contro il 38% di Bolsonaro. Una curiosità: il partito democratico laburista brasiliano (Pdt, di sinistra) ha presentato alla procura generale della Repubblica una richiesta di interdizione del presidente Jair Bolsonaro per «incapacità mentale». Il partito sostiene che durante la pandemia di Covid-19 Bolsonaro «ha messo a repentaglio la vita dei brasiliani, agendo in maniera contraria a come agirebbe una persona in piena salute mentale».

Sara Gandolfi cura la newsletter Mondo Capovolto sul Sud del pianeta. È gratuita, ci si può iscrivere qui.

 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

Brasile, annullate le condanne di Lula: l’ex presidente può ricandidarsi nel 2022

 

Brasile, annullate le condanne di Lula: l’ex presidente può ricandidarsi nel 2022

Mondo

09 mar 2021 – 07:30

©Getty

 
 

Un giudice della Corte suprema ha annullato tutte le condanne inflitte all’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva dal pool di magistrati di Curitiba titolari dell’inchiesta ‘Lava Jato’, la Tangentopoli brasiliana. Lula torna quindi a poter essere eletto per le prossime presidenziali

 

Un giudice della Corte suprema brasiliana ha annullato tutte le condanne inflitte all’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva dal pool di magistrati di Curitiba titolari dell’inchiesta ‘Lava Jato’, la Tangentopoli brasiliana. Lula torna quindi a poter essere eletto per le presidenziali del 2022.

La reazione di Bolsonaro e la sfida per il 2022

approfondimento

 

 

Chi è Jair Bolsonaro, il presidente del Brasile

Lula, 75 anni, si era sempre dichiarato innocente e vittima di una persecuzione politica da parte del pool dell’inchiesta. Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha criticato la decisione affermando che il giudice “ha sempre mantenuto stretti legami” con il Partito dei lavoratori. Intanto, un sondaggio degli ultimi giorni rivelava che se Lula si fosse candidato avrebbe ottenuto il 50% delle preferenze dei brasiliani.

Lo stop alla candidatura del 2018

La condanna per l’attico di Guarujà, a cui se ne aggiunse in seguito anche un’altra sempre nell’ambito della Lava Jato, impedì a Lula di partecipare alle presidenziali del 2018, in cui era favorito. La sentenza del giudice Sergio Moro spianò la strada proprio all’attuale presidente Bolsonaro, che una volta eletto offrì il posto di ministro della Giustizia proprio a Moro. “È una sentenza politica, vogliono impedire la mia candidatura”, protestò Lula. Le prove del presunto accanimento giudiziario contro l’ex presidente-operaio, icona della sinistra mondiale, cominciarono ad emergere nel 2019, durante l’inchiesta sull’hackeraggio dei telefoni e degli account di messaggeria Telegram dell’ex giudice Moro, del pm Deltan Dallagnol e di altri esponenti del pool della procura di Curitiba che indagavano su Lula. Il ‘caso Lula’, che negli scambi di messaggi veniva indicato con il numero 9, divenne sui media brasiliani il ‘caso Moro’. L’ex giudice, che ha lasciato il governo in rotta con il presidente Bolsonaro, è ora consulente di importanti multinazionali, alcune delle quali vennero sfiorate dalle sue inchieste.

L’inchiesta su Lula

L’inchiesta che ha portato alla condanna di Lula ruotava invece attorno alla proprietà di un attico di 216 mq a Guarujà, una delle più esclusive località balneari del litorale paulista. L’immobile, secondo l’accusa, era stato donato dal colosso delle costruzioni Oas all’ex presidente in cambio di lucrose commesse con la compagnia petrolifera statale Petrobras. Ad incastrare Lula era stata la confessione dell’ex presidente dell’Oas Leo Pinheiro, raccolta in carcere in cambio di un sensibile sconto di pena proprio dal giudice Sergio Moro. È comunque probabile che la procura federale di Curitiba faccia ricorso contro la decisione del giudice della Corte suprema.

Le reazioni internazionali

Dopo la notizia della caduta delle accuse per Lula, il presidente argentino Alberto Fernández, numerosi ex presidenti latinoamericani e vari leader progressisti europei hanno espresso vicinanza all’ex leader brasiliano. Via Twitter Fernández, che ha avuto con Lula una conversazione telefonica, si è rallegrato che “giustizia  sia stata fatta”, sostenendo che le condanne emesse contro di lui avevano lo scopo di “perseguitarlo ed eliminarlo dalla carriera politica”. Dall’Europa, hanno inviato la loro solidarietà il segretario generale del partito spagnolo Podemos, Pablo Iglesias, il leader de ‘La France Insoumise’, Jean-Luc Mélenchon, e il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo.

Santa Francesca Romana

 

Santa Francesca Romana


Santa Francesca Romana

autore Francesco Naselli anno 1608 titolo Dipinto con Santa Francesca Romana
Nome: Santa Francesca Romana
Titolo: Religiosa
Nascita: 1384, Roma
Morte: 9 marzo 1440, Roma
Ricorrenza: 9 marzo
Tipologia: Commemorazione

Nel 1384 nasceva a Roma, da nobile famiglia, Francesca, la santa che seppe nella vita coniugale, prepararsi una corona fulgentissima per il cielo.

Ancora tenera fanciullina mostrò grande amore alla virtù e alla vita nascosta: schivando gli infantili divertimenti, si dava con grande fervore alla pietà e alla mortificazione.

Giovanetta di 11 anni, manifestò ai genitori il desiderio di consacrarsi a Dio, ma ebbe un rifiuto, anzi per ubbidienza nel 1396 contrasse matrimonio con Lorenzo Ponzani, nobile signore romano.

Nel nuovo stato di vita, due furono le preoccupazioni della Santa: conservare la grazia di Dio schivando le compagnie pericolose, i banchetti, gli spettacoli e tutti i cattivi divertimenti; procurare di essere ubbidiente ai voleri dello sposo, pronta ai doveri familiari, per cui soleva dire che una donna maritata deve lasciare all’istante ogni pratica di devozione, quando ha da attendere alle sue cose domestiche.

L'elemosina di santa Francesca Romana

titolo L’elemosina di santa Francesca Romana
autore Giovan Battista Gaulli anno 1675

Divenuta madre, pose ogni cura per educare nell’innocenza e nel timore di Dio i suoi figliuoli e per essi chiedeva al Signore che la loro vita fosse tale da meritare un bel posto in cielo.

Sempre numerose furono le sue mortificazioni, ma crebbero a dismisura quando riuscì ad ottenere dal marito il permesso di diportarsi secondo che la sua pietà le ispirava. Fu allora che, sotto la guida di un saggio confessore, fece mirabili progressi nella via della perfezione. L’orazione era continua sulle sue labbra e sapeva tramutare il lavoro in preghiera.

Il 15 agosto 1425, con nove compagne, si offrì come oblata della Vergine nella basilica di Santa Maria Nova al Foro. Per otto anni le Oblate continuarono a vivere nelle proprie famiglie, sino al marzo del 1433, quando, acquistata una casa nel rione Campitelli dalla famiglia Clarelli suoi parenti, ai piedi del Campidoglio, cominciarono a condurvi vita comune.

I piccoli difetti che talvolta per umana fragilità commetteva, le erano stimolo a vieppiù mortificarsi e a vigilare su se stessa, specialmente sulla lingua, il grande pericolo delle donne.

Il Signore non mancò di provare la sua serva con gravi sventure: infatti, quando a causa dello scisma, suo marito fu confinato e spogliato d’ogni bene e il suo primogenito ritenuto in ostaggio, mostrò tutta la sua rassegnazione alla volontà di Dio, non dicendo altro che le parole del santo Giobbe: « Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Sia benedetto il nome del Signore ».

Poco tempo dopo potè rivedere liberi il marito e il figlio, ma venne allora la morte a rapirle il consorte. Libera dai legami coniugali, si ritirò nel monastero che ella aveva fondato in Roma. Presentatasi con una fune al collo e a piedi nudi, fu dalle suore ricevuta con grande gioia e quasi subito eletta superiora.

Fu favorita da Dio del dono della profezia e della visione quasi continua dell’Angelo Custode, col quale familiarmente conversava.

Morì l’anno 1440 e fu subito onorata con culto pubblico, benché venisse canonizzata solo nel 1608.

PRATICA. Cerchiamo di tener viva nella nostra mente la presenza del nostro Angelo Custode e valiamoci del suo aiuto in ogni occasione.

PREGHIERA. O Signore, che fra gli altri tuoi doni decorasti la tua beata serva Francesca con la familiare presenza del suo Angelo, deh, concedi, per la sua intercessione, che meritiamo di raggiungere gli Angeli in Paradiso.

MARTIROLOGIO ROMANO. Santa Francesca, religiosa, che, sposata in giovane età e vissuta per quarant’anni nel matrimonio, fu moglie e madre di specchiata virtù, ammirevole per pietà, umiltà e pazienza. In tempi di difficoltà, distribuì i suoi beni ai poveri, servì i malati e, alla morte del marito, si ritirò tra le oblate che ella stessa aveva riunito a Roma sotto la regola di san Benedetto.