Nel cuore del sinodo

Nel cuore del sinodo

Le relazioni dei circoli minori sulla seconda parte dell’Instrumentum laboris ·

14 ottobre 2015

Il cuore del sinodo. Così è stata definita da alcuni padri la seconda parte dell’Instrumentum laboris, quella che intende illustrare ciò che la Chiesa dice sulla realtà della famiglia cristiana, sulla sua vocazione e sulla sua missione. È la parte sulla quale si è applicata la discussione dei tredici circoli minori che si sono riuniti il 12 e il 13 ottobre. I risultati di tale lavoro sono stati presentati nell’ottava congregazione generale che si è svolta nella mattina di mercoledì 14.

Come di consueto, l’assemblea è stata aperta dalla preghiera dell’Ora terza, nell’occasione guidata dal presidente delegato, il cardinale André Vingt-Trois. Nell’omelia l’arcivescovo ecuadoriano Luis Gerardo Cabrera Herrera si è rivolto ai 264 padri in aula — non era presente Papa Francesco impegnato per l’udienza generale in piazza San Pietro — per parlare della famiglia come «spazio propizio per sperimentare la gloria di Dio». Occorre riscoprire, ha detto, la famiglia come «una scuola dove apprendiamo i valori fondamentali».

E del ruolo della famiglia hanno parlato i tredici relatori i quali, in virtù proprio della centralità dell’argomento, hanno unanimemente richiesto più numerosi riferimenti biblici e magisteriali e una maggiore organicità e coesione della seconda parte dell’Instrumentum laboris al fine di garantire la necessaria chiarezza e incisività del testo.

Il cardinale Piacenza, relatore del circolo italiano b, ha sottolineato come tale sezione serva proprio a comunicare «la bellezza del matrimonio a fronte delle previsioni timorose espresse nella diffusa “cultura del provvisorio”». Accanto a ciò si suggerisce di far risaltare le diverse forme di vocazione all’amore (matrimoniale, sacerdotale, consacrato) e, dal punto di vista del linguaggio, di fare attenzione all’uso dei termini “natura” e “naturale” che si prestano a fraintendimenti nell’uso comune. Serve invece uno stile comprensibile ed efficace per «aiutare le famiglie a entrare nel mistero della famiglia di Nazaret». Dal circolo è infine emersa l’esigenza di un documento magisteriale per «ordinare in un modo esaustivo la complessa e diversificata dottrina sul matrimonio e sulla famiglia».

Come linea guida proposta dal circolo italiano c, ha detto il vescovo Brambilla, occorre che il sinodo «torni alla sorgente zampillante del messaggio di Gesù», una parola che parte dal “principio” della creazione e giunge al compimento della croce e della resurrezione. Non vanno dimenticati neanche i contributi del magistero che descrivono le caratteristiche dell’alleanza sponsale: «santità, unità, fedeltà, fecondità e generatività nell’educazione, nella società e nel mondo». Così si potranno meglio definire il ruolo delle famiglie, soprattutto il loro ruolo evangelizzante, e lo stile che la Chiesa deve avere nei loro confronti: «prossimità contagiosa e tenerezza forte ed esigente». La comunità cristiana, è stato detto, deve accompagnare tutte le tappe della vita familiare con particolare impegno nel percorso di “iniziazione dei giovani”.

Quello dell’accompagnamento è un tema emerso anche dalla discussione del circolo italiano a, dal quale — ha spiegato il relatore padre Arroba Conde — è venuta la richiesta di esplicitare il legame del sinodo col prossimo giubileo della misericordia. Sottolineando l’importanza che la grazia di Dio agisce durante tutta la vita, è stata evidenziata la necessità di incoraggiare cammini di conversione.

Sulla concretezza della vita quotidiana familiare ha fornito diversi contributi il circolo inglese d. Occorre — ha detto il relatore, arcivescovo Chaput — far comprendere la novità del sacramento cristiano del matrimonio. Riguardo al tema dell’indissolubilità, ad esempio, è stato suggerito di presentarlo come valore positivo e non come un fardello da sopportare. Nella quotidianità la famiglia è chiamata a essere testimone attraverso la vita di preghiera, la sensibilità alle questioni ambientali, la condivisione nella carità.

Sulla preghiera comune, la partecipazione alla messa domenicale, ma anche a paraliturgie da svolgere in casa, ha insistito il circolo inglese a. L’arcivescovo Kurtz ha sottolineato che la vocazione comune è quella alla comunione e alla missione, e che la fonte di tutto si trova in Gesù.

Il lavoro del circolo spagnolo a è stato illustrato dal relatore, il cardinale Lacunza Maestrojuán. Innanzitutto è stata richiesta una definizione chiara di “famiglia”, sullo stile di quanto fatto nella Gaudium et spes. Anche da questo circolo è giunto un richiamo allo sguardo concreto sulla vita delle famiglie («il Vangelo diventa carne, tramite l’accoglienza, il perdono, l’incontro, altrimenti il cristianesimo si riduce a retorica o idelogia») e ai graduali percorsi di accoglimento della grazia di Dio. Dai padri è giunto l’invito a riconoscere che ci sono valori positivi anche in altri tipi di famiglia.

Uno sguardo ampio, quest’ultimo, emerso anche dalla relazione dell’arcivescovo Ulrich, del circolo francese a, il quale ha sottolineato che la Buona novella della famiglia è fonte di speranza per tutti, non solo per i cattolici. Ancora una volta, riguardo alla natura del matrimonio, è stato suggerito di parlare di fedeltà e indissolubilità come dono e appello piuttosto che in semplici termini giuridici di dovere.

Sulla dimensione missionaria della famiglia e sulla sua identità come immagine dell’amore trinitario ha insistito il circolo spagnolo b. Il relatore, l’arcivescovo Porras Cardozo, ha suggerito che il documento finale dia maggiore attenzione ai figli e alle differenti realtà che si trovano in tutto il mondo.

L’attenzione alle varie culture, con l’idea di programmi catechetici specifici, è stata evidenziata anche dall’arcivescovo Coleridge a nome del circolo inglese c, dal quale è inoltre venuto l’invito a comprendere meglio le difficoltà dei giovani riguardo alle scelte matrimoniali.

Una Chiesa che accompagna le famiglie con una cura pastorale personale e che con prudenza e saggezza sappia essere misericordiosa e comprensiva è stata auspicata dal circolo tedesco tramite la relazione dell’arcivescovo Heiner Koch. «Misericordia e verità, grazia e giustizia — ha detto — non sono contrapposizioni perché Dio è amore e la sua è la misericordia con la quale egli ci rende giusti».

Un richiamo a seguire la «pedagogia di Dio» è venuto anche dall’arcivescovo Diarmuid Martin, relatore del circolo inglese b. Una pedagogia che parte dal racconto della Genesi, con il riferimento all’unione tra l’uomo e la donna, e trova compimento nella vita di Gesù. Occorre, nel parlare di famiglia, un linguaggio meno giuridico che ricorra a termini come “grazia”, “benedizione”, “patto per la vita”. Bisogna cioè sottolineare le realtà belle e positive e ricordare sempre che «tutti abbiamo bisogno della misericordia di Dio».

Temi che ritornano nella relazione del circolo francese c. La famiglia — ha spiegato il relatore, l’arcivescovo Durocher — «evangelizza attraverso il suo stesso essere» che si fonda in Gesù e missione della famiglia è «dare luce alla potenza della misericordia di Dio».

La serie delle relazioni è stata conclusa dal padre Dumortier che, a nome del circolo francese b, ha rinnovato la richiesta di un intervento magisteriale e ha sottolineato come il Vangelo della famiglia non sia un fardello ma un «appello a vivere in libertà e gioia».

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Nel cuore del sinodoultima modifica: 2015-10-14T21:25:44+02:00da vitegabry
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