Pensioni

Le donne discriminate anche sulle pensioni

Discriminazioni e disuguaglianze di genere che si riflettono anche nel forte divario pensionistico tra uomini e donne: in Italia nel 2014 mediamente le pensioni degli uomini sono risultate del 40% circa più alte rispetto a quelle donne.

Inapplicata “l’opzione donna” – ovvero la possibilità per le lavoratrici di andare in pensione dai 57 anni in poi, ma con l’assegno calcolato con il sistema contributivo – in vigore dal 2004 e finanziata a tutto il 2015. Norma che penalizza pesantemente le donne che vi fanno ricorso ma che, dopo la legge Fornero, è stata per molte l’unica via d’uscita. E non si applica perché l’Inps ne ha dato un’interpretazione sbagliata. Da allora è iniziato un balletto senza fine. Non sarebbe l’ora di dare una risposta definitiva? L’effettiva parità di genere è dunque molto lontana e per raggiungerla mancano la volontà politica e una visione d’insieme, che permettano l’elaborazione di politiche mirate per creare lavoro, investimenti, servizi e tutele sociali.

Complessivamente, ritardi, lentezze, indifferenze, approcci sbagliati, mancanza di un quadro organico di interventi, continuano a peggiorare la condizione delle donne nel nostro Paese nell’intero arco di vita, fino alla pensione. La disoccupazione femminile è al 46,5%, al Sud le donne tra i 15 e i 34 anni occupate sono solo una su cinque, il gap salariale è al 30%. E sono sempre più elevate le percentuali di lavoratrici con part time involontari.

Il sistema di protezione sociale, sempre più scarso e poco efficiente, concorre poi a peggiorare la precarietà e l’esclusione. Troppe lavoratrici madri pagano il prezzo di un welfare svuotato e di una rete di servizi inadeguata ai bisogni con costi troppo elevati.

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Pensioniultima modifica: 2015-10-06T19:13:08+02:00da vitegabry
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