Archivi giornalieri: 18 giugno 2022

Estonia

 
 

 

Estonia

Lo sapevate?

Popolazione 1.3 milioni
Numero di visitatori/anno 1.6 milioni
Energie rinnovabili 11.97 %

Come va la vita?

Nel corso dell’ultimo decennio l’Estonia ha compiuto notevoli progressi nel miglioramento della qualità di vita dei suoi cittadini e registra buoni risultati in alcuni aspetti del benessere, rispetto agli altri Paesi esaminati nel Better Life Index. L’Estonia si colloca al di sopra della media in termini di istruzione, qualità ambientale, sicurezza e relazioni sociali; ma al di sotto della media in termini di reddito, salute, impegno civico e soddisfazione di vita. Queste classifiche si basano su una selezione di dati disponibili.

Sebbene il denaro non possa comprare la felicità, è uno strumento importante per raggiungere un tenore di vita più elevato. In Estonia, il reddito netto medio rettificato è pari a 23 784 USD annui pro capite, un reddito inferiore rispetto alla media OCSE, pari a 30 490 USD annui.

In termini di occupazione, in Estonia circa il 74% delle persone di età compresa tra 15 e 64 anni ha un lavoro retribuito, una percentuale superiore rispetto al tasso medio di occupazione OCSE del 66%. Il 76% circa degli uomini ha un lavoro retribuito, rispetto al 72% delle donne. In Estonia, il 2% dei lavoratori dipendenti ha un orario di lavoro retribuito molto lungo, con il 3% degli uomini e l’1% delle donne,una percentuale inferiore rispetto alla media OCSE del 10%.

Una buona istruzione e valide competenze sono requisiti importanti per trovare un lavoro. In Estonia, il 91% degli adulti di età compresa tra i 25 e i 64 anni ha completato il ciclo di istruzione secondaria superiore, una percentuale superiore rispetto alla media OCSE pari al 79%. Tuttavia, il tasso di completamento degli studi secondari superiori varia tra gli uomini e le donne: l’87% degli uomini ha completato con successo gli studi secondari superiori, mentre la percentuale si eleva al 94% per le donne. Per quanto riguarda la qualità del sistema di istruzione, lo studente medio ha ottenuto un punteggio pari a 526 punti in termini di competenze in lettura, matematica e scienze, nell’ambito del Programma OCSE per la valutazione internazionale degli studenti (PISA). Tale punteggio è superiore rispetto alla media OCSE pari a 488 punti. In Estonia, le ragazze hanno ottenuto, in media, 9 punti in più, rispetto ai ragazzi, un divario superiore rispetto alla media OCSE di 5 punti.

In termini di salute, in Estonia la speranza di vita alla nascita è di 79 anni, due anni in meno rispetto alla media OCSE, di 81 anni. La speranza di vita è di 83 anni per le donne, rispetto ai 75 anni per gli uomini. Il livello atmosferico di PM2,5 – microparticolato costituito da particelle inferiori a 10 micron che possono penetrare nei polmoni e danneggiarli – è di 5,9 microgrammi per metro cubo, un dato inferiore rispetto alla media OCSE pari a 14 microgrammi per metro cubo. In Estonia, l’86% delle persone intervistate dichiara di essere soddisfatto della qualità dell’acqua, una percentuale leggermente superiore alla media OCSE, pari all’84%.

Per quanto riguarda la sfera pubblica, in Estonia si riscontrano un forte senso di appartenenza e livelli discreti di partecipazione civica. Il 95% degli intervistati dichiara di conoscere qualcuno su cui poter contare nel momento del bisogno, una percentuale superiore rispetto alla media OCSE pari al 91%. In occasione delle ultime elezioni, l‘affluenza alle urne — indicatore della partecipazione dei cittadini al processo politico — è stata del 64%, una percentualeinferiore rispetto alla media, OCSE pari al 69%. Lo status socioeconomico può influenzare il tasso di partecipazione al voto: l’affluenza alle urne, è stimata rispettivamente al 69% per il 20% della popolazione più abbiente e al 56% per il 20% della popolazione più indigente

Alla richiesta di attribuire un voto alla loro soddisfazione generale di vita, su una scala da 0 a 10, gli estoni hanno dato, in media, un voto pari a 6,5 punti, un punteggio inferiore rispetto alla media OCSE  6,7 punti.

Per maggiori informazioni sulle stime e sugli anni di riferimentocfr. FAQ e la banca dati BLI.

Temi

 
Reddito
2.4
 
 
 
Ambiente
8.2
 
Salute
5.6
 
 
Sicurezza
8.4
 

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Estonia In dettaglio

Trasferirsi in Estonia: tutte le informazioni utili

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Trasferirsi in Estonia: tutte le informazioni utili

In questo report vedremo come trasferirsi in Estonia e vivere felici senza preoccuparsi di tasse e declino economico

trasferirsi in estonia

Insieme alla Lituania e alla Lettonia, l’Estonia fa parte delle Repubbliche Baltiche e si trova nel nord Europa, a circa 80 km dalla Finlandia. L’Estonia è una repubblica parlamentare e fa parte dell’Unione Europea, e rispetto all’Italia ha un fuso orario di 2 ore in avanti, 3 quando in Italia vige l’ora legale.

La valuta ufficiale è l’euro, e la capitale Tallinn, si raggiunge in aereo dall’Italia con circa 5-8 ore di viaggio.

Vi sono tanti motivi che stanno spingendo gli italiani a trasferirsi in Estonia. Questa nazione è considerata una delle 10 economie più libere del mondo, grazie al fatto che il governo incide davvero in modo minimo sull’economia, e il mercato è molto aperto e innovativo in particolare per ciò che riguarda il settore dell’ICT.

L’Estonia è considerata una delle 10 economie più libere del mondo, grazie al fatto che il governo incide davvero in modo minimo sull’economia, è il mercato è molto aperto e innovativo in particolare per ciò che riguarda il settore dell’ICT.

L’Estonia è una nazione tra le più sviluppate in Europa, in particolare per quello che riguarda l’innovazione e le tecnologie, basti pensare che è possibile votare restando da casa, che la carta d’identità degli essere funge anche da tessera sanitaria, da patente di guida e da molti altri documenti pubblici. I trasporti pubblici sono gratuiti, e l’inglese è parlato con un buon livello in tutto il Paese.

Oltre alla capitale Tallinn, dove si concentra anche la maggior parte degli stranieri che vive qui, vi sono molte zone rurali che sono interessanti perché sono paesaggisticamente molto belle come Narva oppure centri industriali come Tartu.

 

Il clima in Estonia è caratterizzato da temperature rigide in inverno, in cui spesso si supera abbondantemente i 20 gradi sotto zero, mentre le stati che durano circa una ventina di giorni sono calde e temperate.

Per questo motivo, è utile attrezzarsi con abiti giusti, che conviene comprare nella vicina Finlandia perché la qualità è superiore. l’Estonia è un paese davvero molto attento ai propri paesaggi, la natura è preservata in modo perfetto e le città sono pulite e molto curate.

Si vive a misura d’uomo, e c’è un’altissima qualità della vita. Tallinn in particolare è una città davvero piacevole in cui vivere perché il traffico è assente, l’aeroporto si trova solo a 10 minuti dal centro, e non c’è né microcriminalità nei pericoli di nessun tipo. L’assistenza sanitaria è di ottimo livello, ma si consiglia comunque un assicurazione sanitaria privata.

Il costo della vita in Estonia

Il costo della vita è più basso rispetto all’Italia, in particolare per gli affitti, perché un appartamento medio a Tallinn, la capitale, costa circa €400, arrivando fino a €600 per metrature maggiori.

Mangiare a Tallinn è economico, a patto che ci si accontenti della cucina locale, che prevede soprattutto carne, pesce, e verdure come i cavoli e le patate. Un pranzo medio costa intorno ai €7, mentre i prodotti di importazione sono più cari.

I trasporti pubblici sono gratuiti. Per chi decide di trasferirsi qui con la famiglia, è utile sapere che tutte le scuole sono dotate di connessione Wi-Fi, e che la formazione è davvero di ottimo livello.

L’economia in Estonia

Dal punto di vista economico, l’Estonia è uno dei primi paesi al mondo per quanto riguarda sia l’innovazione che le nuove tecnologie, infatti questo paese vanta il numero maggiore di startup al mondo, e una burocrazia praticamente assente, grazie al fatto che è possibile sia firmare i documenti online che gestire tutto grazie alla Wi-Fi che è presente in tutto il paese in modo davvero capillare.

L’innovazione digitale presente in Estonia, Paese che ha dato anche i natali a Skype, prevede la possibilità di diventare cittadini virtuali dell’Estonia con una smart card che costa €50. Questa Smart Card permette di fare tutte le pratiche a distanza, tra cui la firma dei documenti, i certificati digitali, le transazioni e tutte i rapporti con la pubblica amministrazione estone.

Lavorare in Estonia: i settori utili

Con un tasso di disoccupazione intorno al 6%, le Stone è davvero il paese ideale per trasferirsi e per lavorare. I posti di lavoro sono in aumento, così come i contratti a tempo indeterminato. Le paghe più alte sono quelle che riguardano i settori dell’assicurazione, della finanza e delle comunicazioni. Per chi decide di trovare lavoro in Estonia, è sufficiente presentare un documento di identità, in seguito per richiedere la residenza sarà necessario aspettare 90 giorni e recarsi presso un ufficio di polizia locale.

Per lavorare in Estonia è fondamentale conoscere almeno l’inglese, e può aiutare il russo dato che qui sono presenti molti cittadini russi. Esistono anche delle scuole per imparare l’estone, ma si tratta di una competenza difficile da acquisire, soprattutto per gli italiani perché non è una lingua indoeuropea.

I settori più utili in cui cercare lavoro sono quelli legati alle tecnologie, e quindi le telecomunicazioni, i software, il design, la consulenza, e il turismo.

Per avere un lavoro in Estonia, è necessario aprire un conto corrente, un’operazione che si può fare davvero in breve tempo.

 

Il sistema della tassazione in Estonia

Per chi invece decide di investire in Estonia, è importante conoscere il sistema della tassazione. Studi recenti hanno confermato che questo paese si trova ai primi posti, addirittura davanti alla Svezia e alla Svizzera grazie ai bassi oneri fiscali previsti dagli investimenti da parte delle imprese, al sistema di tassazione che è molto semplice, e ad un terreno molto fertile per lo sviluppo di nuove realtà imprenditoriali.

L’aliquota sui profitti delle imprese è mediamente del 21%, mentre L’IVA è del 20% con aliquote ridotte del 9% per settori come medicinali, libri, servizi di alloggio, e pubblicazioni periodiche.

L’IVA è esclusa per gli acquisti intracomunitari e le esportazioni, e per altre categorie come le merci non comunitarie che si trovano in una zona franca.

I datori di lavoro pagano una Social Tax del 33%, e in busta paga sono addebitate delle ritenute che serviranno per il sussidio della disoccupazione, suddiviso nella misura del 1,6% al lavoratore e dello 0,8% a carico del datore di lavoro.

Il governo prevede una serie di incentivi fiscali per favorire l’investimento dei capitali stranieri, e vari benefici tra cui la possibilità di aprire un’impresa ad un costo molto basso con capitale sociale minimo molto ridotto, una burocrazia molto trasparente e veloce, e un tasso di imposta che è fisso per tutti i dipendenti Indipendentemente dalle loro stipendio.

 

San Gregorio

 
 

San Gregorio Giovanni Barbarigo


San Gregorio Giovanni Barbarigo

 

nome

San Gregorio Giovanni Barbarigo

titolo

Vescovo

nome di battesimo

Gregorio Giovanni Gaspare Barbarigo

nascita

16 settembre 1625
Venezia

morte

18 giugno 1697
Padova

ricorrenza

18 giugno

 

I milanesi erano soliti ripetere ai bergamaschi, complimentandosi per il loro vescovo: «Noi abbiamo un santo cardinale morto, san Carlo Borromeo, voi avete un vescovo vivo». Vescovo vivo era Gregorio Barbarigo, il quale, tra l’altro, aveva una stima sconfinata di san Carlo. Lo aveva scelto come modello di vita spirituale e come esempio di impegno pastorale quando tentò di realizzare nella propria diocesi le riforme volute dal concilio di Trento.

Gregorio Barbarigo era nato a Venezia nel 1625 da un’antica e nobile famiglia istriana immigrata nella città lagunare. Educato alla scienza e alle virtù da un papà religiosissimo, a ventitré anni seguì il cugino Pietro Duodo a Miinster, come segretario di Alvise Contarini, che era ambasciatore della Serenissima Repubblica al congresso di pace di Westfalia.

 

In Germania, dove rimase cinque anni, il Barbarigo strinse amicizia con il nunzio papale Fabio Chigi che lo introdusse nell’ascetica di Francesco di Sales e l’avviò nello studio del latino e delle scienze religiose. Fu ancora il Chigi a consigliare il giovane Barbarigo, una volta tornato a Venezia, a laurearsi in diritto canonico in vista di un suo possibile impiego a Roma. Il Barbarigo lo ascoltò e si iscrisse all’università di Padova, dalla quale uscì dottore il 25 settembre 1655. Nel frattempo aveva maturato la vocazione al sacerdozio. Due mesi dopo l’ordinazione, si stabiliva a Roma, chiamatovi da Alessandro VII, l’amico Chigi diventato papa. Nella capitale Gregorio dimorò in una casa accogliente, stracolma di libri, che egli intendeva trasformare in una «locanda di letterati». Intanto su Roma si abbatteva la peste e il giovane prete Barbarigo venne incaricato di organizzare i soccorsi nel popolare rione di Trastevere. «Avevo una paura al principio, che mi sentivo morire», scriveva al padre. Ma poi si buttò con passione e sprezzo del pericolo a eseguire la sua missione, che era di «dar ordini perché vengano le carrette […] a levar li morti e li ammalati, portar il sussidio alle case serrate […] e veder se hanno bisogno di niente».

Cessata la peste, il Barbarigo venne nominato vescovo di Bergamo. Raggiunse la città lombarda portando con sé lo stretto necessario e, dei tanti libri, solo la biografia di san Carlo Borromeo. Prima di prendere possesso della diocesi inviò ai fedeli e al clero una lettera pastorale nella quale diceva: «Il distintivo del buon pastore è la carità». E alla più genuina carità improntò il suo ministero, riordinando la diocesi, eliminando abusi, restaurando la disciplina nel clero e nei monasteri, curando l’educazione catechistica e la preparazione dei futuri sacerdoti. Aveva progettato un grande seminario, ma non poté realizzarlo perché nel frattempo venne eletto cardinale e destinato alla diocesi di Padova. Nella città del Santo giunse in forma privata, osteggiato dal capitolo della cattedrale che temeva il suo rigore morale e la sua decisa volontà di riforma. A Padova Gregorio fu pastore esemplare e infaticabile. Visitò più volte le trecentoventi parrocchie della diocesi, stimolando il processo della riforma del clero e organizzando scuole di catechismo per fanciulli e adulti. Suo fiore all’occhiello, il seminario: lo collocò in un vecchio convento acquistato con la vendita di tutta l’argenteria della curia.

 

Per l’aggiornamento del clero radunò alcuni importanti sinodi. Il grande vescovo, nei due conclavi ai quali partecipò, rischiò di venire eletto papa, tant’era la stima di cui godeva. Alla sua morte, avvenuta il 18 giugno 1697, durante una visita pastorale, nella sola città di Padova c’erano quarantadue scuole di dottrina cristiana, e trecentoquattordici scuole nell’intera diocesi. Fu incluso nell’albo dei santi, da Giovanni XXIII, nel 1960.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Padova, san Gregorio Barbarigo, vescovo, che istituì il seminario per i chierici, insegnò il catechismo ai fanciulli nel loro dialetto, celebrò un sinodo, tenne colloqui con il suo clero e aprì molte scuole, dimostrandosi generoso con tutti, severo con se stesso.

 

 

 

Una Repubblica dimezzata

Una Repubblica dimezzata
di Francesco Casula
Domani 2 giugno si festeggia la proclamazione della Repubblica.
Deve essere chiaro: la cacciata dei tiranni sabaudi è un’ottima notizia: soprattutto per i sardi. Che hanno subito sulla loro pelle una politica funesta di oppressione, ben più degli altri popoli italici, avendone patito la presenza fin dal 1720. E sanno dunque per lunghissima esperienza “di che lacrime grondi e di che sangue” la loro tirannia.
Ma si tratta di una Repubblica dimezzata per una serie plurima di motivi. Ne tratteggio almeno tre:

1.Simbolicamente i Savoia (con i loro famigli, amici e pretoriani) continuano a “regnare”: segnando e marcando il nostro territorio: con le Vie, le Piazze, le Scuole a loro dedicate. Continuano a “dominare” con le loro statue che ci avvertono, dall’alto del piedistallo, che noi sardi siamo sudditi e loro, sovrani.

2.Tutto l’armamentario legislativo della Repubblica è ancora infarcito e “popolato” dalla vecchia legislazione monarchica: o addirittura fascista, zeppo com’è di norme che risalgono a quel periodo infame. In un perfetto continuismo, culturale ancor prima che giuridico.

3. Ma l’elemento di “continuità” ancor più odioso, almeno a livello simbolico e politico-culturale è l’eredità dell’Inno “Fratelli d’Italia”, non solo tipicamente monarchico ma con abbondanti elementi fascisti, in relazione soprattutto alla cosiddetta “romanità”.
Un Inno brutto, bellicista, militarista e militaresco. Ultraretorico.
Che riassume una “storia” falsa e falsificata: “Dall’Alpe a Sicilia dovunque è Legnano;
ogn’uom di Ferruccio ha il core e la mano;
i bimbi d’Italia si chiaman Balilla;
il suon d’ogni squilla i Vespri suonò”.
Di grazia che c’entrano con l’Italia, il suo “Risorgimento”, la sua Unità, i combattenti dell Lega lombarda; i Vespri siciliani; Francesco Ferrucci, morto nel 1530 nella difesa di Firenze; Balilla, ragazzino che nel 1746 avvia una rivolta a Genova contro gli austriaci?
E’ stata questa la versione distorta e falsificata della storia italica offerta e propinata dai leader e dagli intellettuali nazionalisti dell’Ottocento, di cui un secolo di ricerca storica ha preso a roncolate mostrando l’infondatezza di tale pretesa. Anche perché non la puoi dare a bere a nessuno l’idea che questi «italiani» fossero buoni, sfruttati e oppressi da stranieri violenti, selvaggi e stupratori, stranieri che di volta in volta erano tedeschi, francesi, austriaci o spagnoli.
Ma quello che maggiormente disturba – dicevo – è la vomitevole “romanità” di cui è impastato: “Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta;
dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa”. Romanità, non a caso, sposata e celebrata dal Fascismo, dal cui mito fu animato fin dalla primavera del 1921 quando Mussolini lanciò l’iniziativa di celebrare il Natale di Roma il 21 aprile di ogni anno e nel novembre di quell’anno, nello statuto del neonato Pnf, i fascisti definirono il partito come una milizia al servizio della nazione. Mutuando da Roma le insegne, come i gagliardetti con il fascio e le aquile, e il gesto di saluto con il braccio teso.
Scrive Mussolini: ”Celebrare il Natale di Roma significa celebrare il nostro tipo di civiltà, significa esaltare la nostra storia, e la nostra razza, significa poggiare fermamente sul passato per meglio slanciarsi verso l’avvenire. Roma e Italia sono due termini inscindibili. […] Roma è il nostro punto di partenza e di riferimento, il nostro simbolo, o se si vuole, il nostro mito. […] Molto di quel che fu lo spirito immortale di Roma risorge nel fascismo : romano è il Littorio, romana è la nostra organizzazione di combattimento, romano è il nostro orgoglio e il nostro coraggio : Civis romanus sum” !*
Ma il nucleo più forte che il fascismo mutuò dalla “romanità” fu il mito dell’impero che sembrò realizzarsi con la conquista dell’Etiopia il 9 maggio 1936, tanto che Mussolini dichiarò dal balcone di palazzo Venezia che l’Impero era tornato sui « colli fatali » di Roma, con il ritorno in Italia delle immagini della romanità e della missione gloriosa di del caput mundi.
Con il Duce celebrato come « il novello Augusto della risorta Italia imperiale », « un genuino discendente di sangue degli antichi romani ».
Lo testimoniava, -secondo l’archeologo Giulio Quirino Giglioli – l’origine romagnola di Mussolini il quale «era degno emulo di Cesare e di Augusto perché artefice di una nuova era della romanità nell’epoca moderna»
Altri noti studiosi si impegnarono nel sostenere l’identità fra il duce del fascismo e gli imperatori romani, o anche a dimostrare la superiorità di Mussolini su Cesare o su Costantino.
Amen!

* Benito Mussolini, « Passato e avvenire », Il Popolo d’Italia, 21 aprile 1922, p. 1.