Archivi giornalieri: 1 giugno 2022

Cos’è l’Upb, ufficio parlamentare di bilancio

Cos’è l’Upb, ufficio parlamentare di bilancio

È un organismo che si occupa di controllare le previsioni macroeconomiche fornite dallo stato e fornire analisi sugli andamenti dell’economia italiana.

Definizione

L’ufficio parlamentare di bilancio (Upb) è un organismo indipendente che si occupa di fare analisi e verifiche sulle previsioni macroeconomiche e finanziarie effettuate dal governo. Ha un ruolo centrale nel garantire l’affidabilità dei conti pubblici. Infatti, controlla l’applicazione delle regole di redazione di un bilancio e ne valuta la sostenibilità finanziaria nel lungo periodo. Può confermare oppure contestare le previsioni fornite dal governo attraverso dei rapporti.

L’Upb esercita le sue funzioni principalmente all’interno del ciclo di bilancio, ovvero di quel percorso a tappe in cui viene definito il bilancio finale di uno stato. Nel dettaglio, vengono effettuate le verifiche in questi momenti: nel semestre europeo durante la produzione del documento di economia e finanza (Def) e della sua nota di aggiornamento (Nadef); nella fase parlamentare durante la stesura del disegno di legge di stabilità e il disegno di legge di bilancio.

All’interno dei documenti programmatici di bilancio sono presenti delle stime sugli indicatori macroeconomici e di finanza pubblica, che hanno chiaramente una loro importanza nella definizione delle politiche economiche e di riforma di uno stato. Questi sono raggruppati in due focus chiamati quadri. Possono essere di due tipi: tendenziale, che analizza la situazione al netto delle manovre di finanza pubblica; programmatico, che incorpora gli effetti degli interventi definiti dalla legge di bilancio.   Vai a “Che cos’è il Def, documento di economia e finanza”
L’istituzione dell’Upb è stata voluta dall’Unione europea.

Questo ente è stato istituito nel 2014 in seguito all’entrata in vigore del regolamento europeo 473/2013 riguardante il pareggio di bilancio. L’unione europea ha dedicato molta attenzione ai criteri con cui sono costruite le politiche di bilancio e la costituzione dell’Upb risponde a esigenze di controllo e monitoraggio di queste dinamiche che hanno un’importanza cruciale all’interno dell’economia comunitaria. In Italia, il regolamento europeo è stato recepito tramite la legge costituzionale 1/2012 che va a modificare l’articolo 81 della costituzione italiana. L’istituzione dell’ente è avvenuta con la legge 243/2012 che contiene gli obiettivi e il funzionamento dell’Upb.

Il vertice dell’ente è costituito da un consiglio composto da tre membri di cui un presidente. L’organo è eletto dalle commissioni di bilancio, che selezionano tre tra dieci membri della camera e del senato con competenze specifiche in materia economica. Le direttive e le deliberazioni vengono poi recepite dal direttore generale che ha una funzione di coordinazione delle tre aree di analisi principali: previsioni macroeconomiche, verifiche sulla finanza pubblica e produzione di specifiche indagini settoriali.

Dati

L’Upb è un organismo indipendente e proprio per questo motivo è necessario che sia trasparente nelle proprie analisi, riportando la sua attività in modo preciso agli organismi legislativi. Oltre ai rapporti di verifica effettuati durante il ciclo di bilancio, vengono prodotti numerosi report su tematiche di rilievo per la finanza pubblica e pubblicazioni periodiche sull’andamento economico.

GRAFICO
DA SAPERE

Il dato mostra le principali attività dell’Upb dal 2016 al 2021. Non sono considerate le iniziative a carattere internazionale, i convegni e i seminari. Sono invece considerati:

  • i rapporti, valutazioni sulle previsioni macroeconomiche effettuate dal governo nei documenti programmatici;
  • i focus tematici, brevi note che presentano temi di rilievo e attualità per la finanza pubblica e l’economia;
  • le note di lavoro, approfondimenti tecnici che riguardano aspetti più istituzionali:
  • le note sulla congiuntura, analisi trimestrali sull’andamento economico italiano e internazionale;
  • i flash, report veloci su varie tematiche;
  • le audizioni parlamentari.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Upb
(ultimo aggiornamento: giovedì 26 Maggio 2022)

 

Il 2017 è l’anno in cui si sono intensificate maggiormente le principali attività dell’Upb. Infatti, sono stati prodotti 6 focus tematici, 3 note di lavoro, 9 flash e sono state discusse 7 audizioni parlamentari, oltre ai due rapporti e le quattro note trimestrali sulla congiuntura. Queste due ultime attività hanno scadenze fisse sul piano legislativo, per questo motivo il loro ammontare rimane invariato nel corso degli anni. Durante questo periodo, sono state sempre più frequenti le audizioni parlamentari, un momento importante per la trasparenza dell’organo nei confronti degli istituti legislativi.

12 audizioni parlamentari effettuate dall’Upb nel 2021.

Sono stati presentati i lavori di revisione e analisi delle stime proposte dal governo nelle fasi del ciclo di bilancio in cui l’intervento dell’Upb è richiesto a livello legislativo. Inoltre, sono state effettuate delle audizioni legate al Pnrr e a riforme del sistema tributario, oltre a specifiche presentazioni legate ai due decreti sui sostegni. Quindi c’è stato anche un monitoraggio e un’analisi dei provvedimenti legati alla ripresa post pandemica dello stato. Un tema centrale che avrà numerose implicazioni economiche nei prossimi anni e per il quale si è ritenuta necessaria una consulenza e un lavoro di revisione approfondito da parte dell’Upb.

Analisi

Come è stato scritto in precedenza, questo organismo è stato istituito perché l’Unione europea ripone una grande attenzione nella correttezza delle previsioni e delle analisi. Se ad esempio ci fosse una sovrastima delle previsioni del Pil, la programmazione delle attività future di uno stato potrebbe essere troppo ambiziosa rispetto alle effettive risorse. Inoltre, dal momento che ci sono più stati che condividono la stessa moneta, le scelte di bilancio vanno ad inficiare anche sulle altre economie. È necessaria quindi un’attenzione particolare per proporre stime corrette seguendo una metodologia comune e definita.

Trasparenza e autonomia sono i due punti cardine dell’Upb.

Un altro aspetto importante che riguarda l’Upb è la sua indipendenza. Il personale può essere selezionato anche tra persone che hanno incarichi pubblici ma è necessaria la collocazione fuori ruolo rispetto all’occupazione precedente nel momento in cui si acquisisce la posizione. I membri del consiglio sono nominati per sei anni e non possono essere confermati. Inoltre, non possono esercitare alcuna attività professionale, amministrativa o di consulenza all’interno di altri enti pubblici o privati in contemporanea al periodo di lavoro all’Upb. L’autonomia di questo ente va di pari passo con la trasparenza nei confronti degli organismi legislativi, seguendo i principi delineati dall’Ocse.

 

Pensione Quota 100 ricongiunzioni e tempi lunghi di liquidazione

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Ho presentato domanda di pensione anticipata quota 100 in data 17/12/2021: sino all’anno 2014 ho sempre lavorato presso la pubblica amministrazione e dall’anno 2016 sino a novembre 2021, ho prestato attività di coadiuvante presso l’impresa individuale di mia moglie. Pertanto la finestra mobile per il trattamento di quiescenza ha avuto decorrenza dal mese di marzo 2022. Ad oggi, mio malgrado, non ho avuto nessuna notizia dall’INPS circa la materiale liquidazione dell’importo mensile dovutomi. A specifica domanda scritta tramite il sito INPS, mi è pervenuta una risposta molto interlocutoria che mi comunica che la pratica è al controllo e alla contabilizzazione dei contributi INPS versati.
Se pero interrogo il sito “esiti domande”, appare l’acronimo N.D. Cosa devo aspettarmi e quali passi dovei fare in concreto per sveltire la pratica.

Alla base del rilevante ritardo c’è, al 99%, l’annoso problema della preventiva ricongiunzione dei contributi dalla gestione ex INPAP e quella INPS gestione pubblica nonché la ricongiunzione dei contributi gestione privata e gestione pubblica INPS: il suggerimento è di prenotare una consulenza diretta presso gli uffici della Direzione provinciale che ha in carico la liquidazione della pensione quota 100, allo scopo di avere notizie precise sullo stato attuale di avanzamento della pratica (stato al momento classificato come Non Disponibile – ND); successivamente, qualora fossero confermati i motivi della situazione di stallo, occorrerebbe delegare un patronato affinché segua l’iter delle procedure di ricongiunzione con la necessaria attenzione e competenza, sollecitandone il perfezionamento.

1 Giugno 2022 · Tullio Solinas

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Approfondimenti

Dove mi trovo?

 

San Giustino

 

San Giustino


Nome: San Giustino
Titolo: Martire
Nascita: II secolo, Sichem
Morte: II secolo, Roma
Ricorrenza: 1 giugno
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Protettore:filosofi
 
Giustino nacque a Sichem, in Samaria, nel II secolo dopo Cristo, ma era probabilmente di origine romana. Giovane quieto, aveva cercato attraverso lo studio della filosofia la verità e con essa la felicità, senza peraltro raggiungerla. Si ritirò allora nel deserto, dove incontrò un vecchio saggio al quale confidò i suoi tormenti. “Leggi i profeti, leggi il Vangelo – gli suggerì il vecchio – e troverai quello che cerchi”.

Giustino li lesse e la grazia di Dio gli illuminò la mente e gli riscaldò il cuore. Giustino non rinnegò per questo la filosofia, anzi trasse da essa motivi per dimostrare la ragionevolezza de cristianesimo: lo fece scrivendo una celebre Apologia e sostenendo accesi dibattiti con i più filosofi del tempo. L’eco della sua attività giunse all’orecchio del prefetto di Roma, impegnato in una dura persecuzione contro i cristiani. Così Giustiniano venne processato. “Ho studiato tutte le scienze, ma solo nella dottrina dei cristiani religiosamente seguiti ho trovato la verità” rispose al prefetto che lo interrogava. E poiché non si scostò di un passo dalla professione di fede pronunciata, venne condannato a morte. Fu decapitato, dopo aver subito il tormento e l’ingiuria della flagellazione.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di san Giustino, martire, che, filosofo, seguì rettamente la vera Sapienza conosciuta nella verità di Cristo: la professò con la sua condotta di vita e quanto professato fece oggetto di insegnamento, lo difese nei suoi scritti e testimoniò con la morte avvenuta a Roma sotto l’imperatore Marco Aurelio Antonino. Infatti, dopo aver presentato all’imperatore la sua Apologia in difesa della religione cristiana, fu consegnato al prefetto Rustico e, dichiaratosi cristiano, fu condannato a morte.

Una Repubblica dimezzata.

Una Repubblica dimezzata.

Una Repubblica dimezzata
Francesco Casula
Domani 2 giugno si festeggia la proclamazione della Repubblica.
Deve essere chiaro: la cacciata dei tiranni sabaudi è un’ottima notizia: soprattutto per i sardi. Che hanno subito sulla loro pelle una politica funesta di oppressione, ben più degli altri popoli italici, avendone patito la presenza fin dal 1720. E sanno dunque per lunghissima esperienza “di che lacrime grondi e di che sangue” la loro tirannia.
Ma si tratta di una Repubblica dimezzata per una serie plurima di motivi. Ne tratteggio almeno tre:
1.Simbolicamente i Savoia (con i loro famigli, amici e pretoriani) continuano a “regnare”: segnando e marcando il nostro territorio: con le Vie, le Piazze, le Scuole a loro dedicate. Continuano a “dominare” con le loro statue che ci avvertono, dall’alto del piedistallo, che noi sardi siamo sudditi e loro, sovrani.
2.Tutto l’armamentario legislativo della Repubblica è ancora infarcito e “popolato” dalla vecchia legislazione monarchica: o addirittura fascista, zeppo com’è di norme che risalgono a quel periodo infame. In un perfetto continuismo, culturale ancor prima che giuridico. Cui occorre aggiungere tutta l’impostazione della stessa Costituzione repubblicana incentrata sul “centralismo” del leviatano statuale e su un articolo liberticida, come il quinto, sulla “Repubblica una e indivisibile”.
3. Ma l’elemento di “continuità” ancor più odioso, almeno a livello simbolico e politico-culturale è l’eredità dell’Inno “Fratelli d’Italia”, non solo tipicamente monarchico ma con abbondanti elementi fascisti, in relazione soprattutto alla cosiddetta “romanità”.
Un Inno brutto, bellicista e guerrafondaio, militarista e militaresco. Ultraretorico.
Che riassume una “storia” falsa e falsificata: “Dall’Alpe a Sicilia dovunque è Legnano;
ogn’uom di Ferruccio ha il core e la mano;
i bimbi d’Italia si chiaman Balilla;
il suon d’ogni squilla i Vespri suonò”.
Di grazia che c’entrano con l’Italia, il suo “Risorgimento”, la sua Unità, i combattenti della Lega lombarda; i Vespri siciliani; Francesco Ferrucci, morto nel 1530 nella difesa di Firenze; Balilla, ragazzino che nel 1746 avvia una rivolta a Genova contro gli austriaci?
E’ stata questa la versione distorta e falsificata della storia italica offerta e propinata dai leader e dagli intellettuali nazionalisti dell’Ottocento, di cui un secolo di ricerca storica ha preso a roncolate mostrando l’infondatezza di tale pretesa. Anche perché non la puoi dare a bere a nessuno l’idea che questi «italiani» fossero buoni, sfruttati e oppressi da stranieri violenti, selvaggi e stupratori, stranieri che di volta in volta erano tedeschi, francesi, austriaci o spagnoli.
Ma quello che maggiormente disturba – dicevo – è la vomitevole “romanità” di cui è impastato: “Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta;
dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa”. Romanità, non a caso, sposata e celebrata dal Fascismo, dal cui mito fu animato fin dalla primavera del 1921 quando Mussolini lanciò l’iniziativa di celebrare il Natale di Roma il 21 aprile di ogni anno e nel novembre di quell’anno, nello statuto del neonato Pnf, i fascisti definirono il partito come una milizia al servizio della nazione. Mutuando da Roma le insegne, come i gagliardetti con il fascio e le aquile, e il gesto di saluto con il braccio teso.
Scrive Mussolini: ”Celebrare il Natale di Roma significa celebrare il nostro tipo di civiltà, significa esaltare la nostra storia, e la nostra razza, significa poggiare fermamente sul passato per meglio slanciarsi verso l’avvenire. Roma e Italia sono due termini inscindibili. […] Roma è il nostro punto di partenza e di riferimento, il nostro simbolo, o se si vuole, il nostro mito. […] Molto di quel che fu lo spirito immortale di Roma risorge nel fascismo : romano è il Littorio, romana è la nostra organizzazione di combattimento, romano è il nostro orgoglio e il nostro coraggio : Civis romanus sum” !*
Ma il nucleo più forte che il fascismo mutuò dalla “romanità” fu il mito dell’impero che sembrò realizzarsi con la conquista dell’Etiopia il 9 maggio 1936, tanto che Mussolini dichiarò dal balcone di palazzo Venezia che l’Impero era tornato sui « colli fatali » di Roma, con il ritorno in Italia delle immagini della romanità e della missione gloriosa di del caput mundi.
Con il Duce celebrato come « il novello Augusto della risorta Italia imperiale », « un genuino discendente di sangue degli antichi romani ».
Lo testimoniava, -secondo l’archeologo Giulio Quirino Giglioli – l’origine romagnola di Mussolini il quale «era degno emulo di Cesare e di Augusto perché artefice di una nuova era della romanità nell’epoca moderna»
Altri noti studiosi si impegnarono nel sostenere l’identità fra il duce del fascismo e gli imperatori romani, o anche a dimostrare la superiorità di Mussolini su Cesare o su Costantino.
Amen!
* Benito Mussolini, « Passato e avvenire », Il Popolo d’Italia, 21 aprile 1922, p. 1.