Archivi giornalieri: 28 aprile 2022

Pensioni giù del 20 per cento, gli effetti dello stop di quota 100

Pensioni giù del 20 per cento, gli effetti dello stop di quota 100

Primi effetti della fine di quota 100: domande di pensione già del 20% e importi medi che si abbassano. Tutti i dati Inps.

Inps, pagamento straordinario delle pensioni: la guerra è un'eccezione che non si può ignorare

I primi effetti dello stop di quota 100 si fanno sentire sul numero di pensioni liquidate. Nei primi tre mesi del 2022, le prestazioni liquidate dall’Inps sono crollate del 19,8% rispetto allo stesso periodo del 2021.

La fine di quota 100 nel 2021 ha infatti prodotto un crollo delle domande di pensione anticipata. Anche se nel conteggio generale sono incluse le prestazioni di vecchiaia, invalidità e superstiti.

Crollano le pensioni nel 2022

Più nel dettaglio,secondo i dati riportati dal monitoraggio sui flussi di pensionamento dell’Inps, nei primi tre mesi del 2022 sono state erogate 180.757 nuove pensioni. Cifra di gran lunga inferiore allo stesso periodo del 2021.

Allargando lo spettri dell’analisi quantitativa, il totale delle pensioni con decorrenza nel 2021 è di 860.501, per un importo medio mensile di 1.210 euro. Di queste, 480.999 sono riferite a donne, per un importo medio mensile di 1.024 euro, e 379.502 a uomini, con 1.446 euro mensili.

L’importo medio delle nuove pensioni decorrenti nel 2022 è di 1.242 euro con 832 euro per quelle di vecchiaia (compresi gli assegni sociali). La pensione media è di 1.447 euro al mese per il fondo lavoratori dipendenti, di 2.088 euro per la gestione dei pubblici e di 304 euro medi per i parasubordinati. Per gli autonomi la pensione media è di 856 euro.

Quota 100 e Quota 102

La fine di quota 100 (in pensione a 62 anni con 38 di contributi) ha indubbiamente frenato la corsa alla ritirata dal lavoro. Al suo posto, come noto, è stata introdotta quota 102 che prevede l’uscita a 64 anni, sempre con almeno 38 di contributi.

A differenza di quota 100, però, quota 102 darà la possibilità di andare in pensione anticipata solo a poche migliaia di lavoratori quest’anno. Secondo le stime di governo si tratta di poche migliaia di lavoratori che rientrano più che altro nelle classi 1957-1958-1959.

Dal prossimo anno, poi, in assenza di interventi legislativi, anche quota 102 sparirà lasciando il posto per tutti al pensionamento ordinario previsto dalle regole Fornero. E cioè, uscita a 67 anni di età o, in alternativa, con 42 anni e 10 mesi di contributi (12 mesi in meno per le donne).

 

Dichiarazione Iva annuale in scadenza il 2 maggio: il 29 luglio con sanzioni

Dichiarazione Iva annuale in scadenza il 2 maggio: il 29 luglio con sanzioni

La dichiarazione Iva 2022 deve essere presentata entro il 2 maggio. Ecco le sanzioni e le conseguenze per chi non rispetta la data.

C’è tempo fino al 2 maggio per presentare la dichiarazione Iva annuale 2022 relativa alle operazioni poste in essere nel 2021 (Modello IVA 2022, Periodo d’imposta 2021). Sarà possibile presentare la dichiarazione anche successivamente a tale data. Difatti, è ammessa la dichiarazione tardiva, se presentata entro 90 giorni dal 2 maggio: dunque, l’ultima chiamata è al 29 luglio 2022.

Attenzione a non andare oltre! Infatti, superata la data del 29 luglio, la dichiarazione  sarà considerata omessa.

Vediamo nel dettaglio cos’è e cosa contiene tale dichiarazione, le date di scadenza aggiornate e le sanzioni e il ravvedimento per i ritardatari.

Cos’è e cosa contiene la dichiarazione Iva annuale in scadenza il 2 maggio

Di norma la dichiarazione Iva annuale deve essere presentata nel periodo compreso tra il 1° febbraio e il 30 aprile. Considerato che quest’anno il 30 aprile cade di sabato, la scadenza slitta al primo lunedì successivo ossia giorno 2 maggio.

Detto ciò, hanno dovuto presentare la dichiarazione Iva entro il 28 febbraio, i contribuenti che hanno deciso di comunicare i dati relative alla liquidazione periodica del 4° trimestre 20218 8 (c.d. Li.Pe.) direttamente nella dichiarazione annuale.

Pertanto la dichiarazione IVA 2022 relativa all’anno 2021 deve essere presentata entro il 2 maggio 2022 da parte dei contribuenti che non ne hanno anticipato la trasmissione entro il 28 febbraio comunicando le liquidazioni periodiche IVA relative al quarto trimestre 2021 nel quadro VP della dichiarazione.

Leggi anche: Liquidazione IVA, cos’è e quando si fa: esempio, calcolo e scadenze

Come dare prova della data di invio del Modello IVA

E’ lecito chiedersi quali sia la prova di cui il contribuente deve essere in possesso per dimostrare di aver rispettato la suddetta data di invio del Modello IVA 2022.

A tal proposito, le istruzioni di compilazione precisano che:

la dichiarazione si considera presentata nel giorno in cui è conclusa la ricezione dei dati da parte dell’Agenzia delle entrate. La prova della presentazione della dichiarazione è data dalla comunicazione attestante l’avvenuto ricevimento dei dati, rilasciata sempre per via telematica.

Nello specifico,  il servizio telematico dell’Agenzia delle entrate restituisce:

  • immediatamente dopo l’invio, un messaggio che conferma solo l’avvenuta ricezione del file e,
  • in seguito, fornisce all’utente un’altra comunicazione attestante l’esito dell’elaborazione.

Tale comunicazione, in assenza di errori, conferma l’avvenuta presentazione della dichiarazione.

Tale comunicazione è consultabile nella sezione “Ricevute” del sito internet dell’Agenzia delle entrate, riservata agli utenti registrati ai servizi telematici del Fisco..

Fatto salvo quanto detto finora, sono comunque considerate presentate tempestivamente le dichiarazioni trasmesse entro la suddetta data del 2 maggio ma scartate dal servizio telematico. Ciò vale purché la dichiarazione sia  ritrasmesse entro i cinque giorni successivi alla data contenuta nella comunicazione dell’Agenzia delle entrate che attesta il motivo dello scarto.

Leggi anche: Partita Iva: cos’è, a cosa serve, come aprire. Guida aggiornata

Cosa accade in caso di invio della dichiarazione IVA in ritardo: scadenza del 29 luglio

Una volta superata la data del 2 maggio, il contribuente può ancora adempiere alla dichiarazione.

Infatti, è ammessa la possibilità di presentare una dichiarazione tardiva entro il prossimo 29 luglio e la dichiarazione sarà considerata pienamente valida al pari di quella presentata entro il 2 maggio.

Attenzione, il contribuente,  oltre a presentare la dichiarazione Iva entro il 29 luglio, dovrà:

  • versare  la sanzione di 250 €, in ravvedimento, ridotta ad 1/10 (€ 25);
  • se dovuta, anche la sanzione per omesso versamento (30%) laddove alla tardività della dichiarazione si accompagna un carente o tardivo versamento del tributo emergente dalla dichiarazione stessa.

Anche quest’ultima sanzione può essere oggetto di ravvedimento.

Cos’è e come funziona l’omessa dichiarazione IVA

Superata la data del 29 luglio, la dichiarazione seppur presentata è considerata omessa.

Attenzione, le sanzioni applicabili alla violazione di omessa dichiarazione sono indicate all’art.5 del D.Lgs 471/1997.

Nello specifico, è prevista:

  • la sanzione amministrativa dal 120% al 240% dell’ammontare delle imposte dovute, con un minimo di euro 250;
  • se non sono dovute imposte, si applica la sanzione da euro 250 a euro 1.000.

Per determinare l’imposta dovuta sono computati in detrazione tutti i versamenti effettuati relativi al periodo, il credito dell’anno precedente del quale non e’ stato chiesto il rimborso, nonche’ le imposte detraibili risultanti dalle liquidazioni regolarmente eseguite.

Dichiarazione IVA omessa con sanzioni ridotte

Se la dichiarazione omessa è presentata entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa al periodo d’imposta successivo (rispetto all’omissione), si applica la sanzione:

  • dal 60% al 120% dell’imposta dovuta, con un minimo di 200 euro;
  • se non sono dovute imposte, la sanzione da pagare va da 150 a 500 euro.

Difatti le sanzioni piene sono dimezzate.

Anche se il contribuente presenta la dichiarazione, non significa che mette a posto la questione con il Fisco.

Infatti, la dichiarazione omessa non può essere ravveduta. Da qui, presentando la dichiarazione dopo i 90 giorni dal termine ordinario, il contribuente “prenota” la sanzione più bassa. Dal 60% al 120% anzichè dal 120% al 240%. In attesa che siano poi erogata dal Fisco. Nei termini dell’accertamento.

Ancora,  qualora l’imposta accertata dall’ufficio sia stata completamente versata dal contribuente (anche in ravvedimento) e, dunque, non sono dovute maggiori imposte rispetto a quelle già versate, la sanzione si applica in misura fissa, da 250 a 2.000 euro (circolare n. 54/E/2002).

Stessa cosa dicasi laddove il contribuente effettua esclusivamente operazioni esenti. Infatti anche in tali casi,  l’omessa presentazione della dichiarazione è punita con la sanzione amministrativa da euro 250 a euro 2.000.

La dichiarazione IVA integrativa

Anche in riferimento alla dichiarazione Iva, è possibile presentare una dichiarazione integrativa. A correzione/rettifica dei dati riportati nella dichiarazione correttamente presentata.

In caso di presentazione della dichiarazione integrativa Iva, deve essere compilata l’apposita casella “dichiarazione integrativa” presente nel frontespizio della dichiarazione.

Tale casella va compilata:

  • con il  codice 1, nell’ipotesi prevista dall’art. 8, comma 6-bis, del d.P.R. n. 322 del 1998, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione, per correggere errori od omissioni, compresi quelli che abbiano determinato l’indicazione di un maggiore o di un minore imponibile o, comunque, di un maggiore o di un minore debito d’imposta ovvero di una maggiore o di una minore eccedenza detraibile;
  • il codice 2, nell’ipotesi in cui il contribuente intenda rettificare la dichiarazione già presentata in base alle comunicazioni inviate dall’Agenzia delle entrate.

Il codice 2 si riferisce al c.d. adempimento spontaneo.

Se la dichiarazione integrativa è interamente a favore non si pagano sanzioni (Risoluzione Agenzia delle entrate, n°82/E 2020).

Modello IVA 2022 PDF

Alleghiamo infine il Modello IVA 2022 Periodo d’imposta 2021 in formato PDF.

 

Chiusura partita IVA con compensi ancora da incassare: ecco cosa fare

Chiusura partita IVA con compensi ancora da incassare: ecco cosa fare

Chiusura della partita IVA in pendenza di fatture e compensi da incassare. L’Agenzia delle entrate detta le regole per non commettere errori.

Il professionista che vuole chiudere la partita iva ma ha ancora dei compensi da incassare può procedere allo loro imputazione all’ultimo reddito da dichiarare o sarà costretto a riaprire la partita iva per fatturarli al momento dell’incasso. In pratica la Partita Iva deve essere attiva fino alla chiusura delle operazioni pendenti.

In sintesi sono queste le indicazioni fornite dall’Agenzia delle entrate con la risposta ad interpello n° 218 del 26 aprile 2022.

Come chiudere la Partita IVA se ci sono compensi da incassare

La questione posta all’attenzione dell’Agenzia delle entrate riguarda un professionista che si è trasferito all’estero.

Nello specifico, il professionista ha deciso di chiudere la partita iva italiana ancorchè fossero ancora pendenti dei rapporti da definire. Al professionista in questione infatti, dopo la chiusura della partita iva, sono stati liquidati dei compensi.

Da qui, si chiede all’Agenzia delle entrate come debbano essere documentate le prestazioni nonchè i suddetti compensi ricevuti dopo la chiusura della partita iva.

Quali sono le indicazioni del Fisco

Secondo l’Agenzia delle entrate, la questione da analizzare verte sulle regole fissate in materia di Iva dal DPR 633/72 circa la chiusura della partita iva. Non è invece in dubbio il fatto che la prestazione sia riconducibile al lavoro autonomo. Che sia abituale o occasionale poco importa dal punto di vista civilistico. Mentre dal punto di vista fiscale:

  • il primo (lavoro autonomo abituale) è produttivo di redditi  da professione in senso stretto, ex articolo 53 del DPR 917/86 (TUIR),
  • mentre il secondo (lavoro autonomo di tipo occasionale) è produttivo di redditi diversi, ex articolo 67 del medesimo TUIR.

Nello specifico, secondo quanto disposto al terzo e quarto comma dell’articolo 35 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, infatti, in caso di cessazione dell’attività, il contribuente deve farne dichiarazione all’ufficio entro 30 giorni e tale termine decorre dalla data di ultimazione delle operazioni relative alla liquidazione. Fermo restando le disposizioni relative al versamento dell’imposta, alla fatturazione, registrazione, liquidazione e dichiarazione.

Dunque, il professionista che non svolge più l’attività professionale non può cessare la partita IVA in presenza di compensi alla stessa attività riconducibili e ancora da fatturare.

Dunque, nel caso specifico le soluzioni sono le seguenti:

  • imputazione con fattura anticipata dei compensi che non abbiano ancora avuto manifestazione finanziaria al momento della chiusura della posizione IVA ai redditi relativi al 2021, ultimo anno di attività professionale, oppure,
  • mantenimento della partita iva fino all’ultimazione di tutte le operazioni fiscalmente rilevanti, permettendo così l’emissione della fattura e la dichiarazione dei redditi nell’anno di imposta in cui si realizza l’incasso (principio di cassa).

Per incassare i compensi bisogna riaprire la partita IVA

Laddove il professionista abbia chiuso la partita iva senza imputare al reddito dell’ultimo anno di attività i compensi non ancora incassati, dovrà:

  • procedere alla richiesta di riattivazione della propria posizione fiscale e, al momento dell’effettivo incasso dei singoli crediti, dovrà
  • emettere fattura per prestazione di lavoro autonomo.

Tali redditi andranno riportati nella dichiarazione riferita all’anno di incasso del compenso.

 

Pagamenti Inps maggio 2022: i giorni da segnare per RdC, assegno unico, Naspi e Pensioni

Pagamenti Inps maggio 2022: i giorni da segnare per RdC, assegno unico, Naspi e Pensioni

Ci avviciniamo a maggio e dunque ai nuovi accrediti mensili delle prestazioni Inps relativi a pensioni, assegno unico, RdC e Naspi. Le date

Con l’approssimarsi della fine del mese di aprile, in molti si iniziano a chiedere quali sono le date da segnare sul calendario relative ai pagamenti Inps per il mese di maggio 2022. L’attenzione è rivolta in particolare: alle pensioni, all’assegno unico e universale figli a carico, al reddito di cittadinanza e alla indennità mensile di disoccupazione Naspi.

Di seguito intendiamo fare il punto proprio sui pagamenti in oggetto. Essi infatti scatteranno tra alcuni giorni e, com’è evidente, riguarderanno milioni di cittadini italiani. Ecco i dettagli.

Calendario pagamenti Inps maggio 2022: le date dell’assegno unico

Moltissimi anche gli italiani che si domandano quando avverranno i pagamenti Inps maggio, per ciò che attiene alla nuova misura di sostegno alla natalità e genitorialità, che prende il nome di assegno unico e universale figli a carico. Ebbene, i pagamenti relativi all’assegno in oggetto sono effettuati mensilmente direttamente da Inps, e non più dal datore di lavoro in busta paga – come è invece avvenuto fino a febbraio 2022 con gli Assegni al Nucleo Familiare (ANF).

Il pagamento dell’assegno unico e universale sarà svolto nel mese successivo a quello di presentazione della domanda. Il tempo di attesa per ottenere le somme è comunque legato al momento in cui si presenta domanda per ottenere gli importi.

Per chi presenta la domanda entro giugno 2022, i pagamenti terranno conto delle mensilità arretrate dal mese di marzo 2022.

Al momento siamo però in attesa della comunicazione delle date ufficiali dei pagamenti. L’assegno unico per la mensilità di aprile 2022 è pagato dal 14-15 aprile fino al 30 aprile o al massimo entro il 2-3 maggio.

Il meccanismo resta quello del bonifico sull’Iban intestato al richiedente, indicato in domanda. Laddove l’interessato non sia titolare di conto corrente in domanda, andrà scelta la voce ‘bonifico domiciliato’ in Posta.

Leggi anche: decreto Energia e Bollette è legge, ecco le misure più importanti

Quali sono le date di ricarica del Reddito di Cittadinanza di maggio 2022

Com’è nella prassi dei pagamenti Inps del reddito di cittadinanza, anche per il prossimo mese di maggio gli aventi diritto al contributo a contrasto della povertà dovranno segnare due date sul calendario. Ecco quali sono:

  • dopo il 15 maggio riceveranno le somme i beneficiari che hanno effettuato una nuova domanda RdC; o l’hanno rinnovata nel mese di marzo a seguito della scadenza delle prime 18 mensilità del sussidio in oggetto;
  • dopo il 25 maggio otterranno le somme i beneficiari che hanno già conseguito l’assegno almeno una volta, a patto però che non siano passati più di 18 mesi dal versamento della prima rata e a condizione che abbiano aggiornato e presentato il modello ISEE 2022.

Non solo. Negli ultimi giorni del mese, i percettori del reddito di cittadinanza, che dispongono altresì dei requisiti per l’assegno unico universale, riceveranno anche la ricarica di quest’ultimo sulla stessa carta RdC. Si tratta di una evidente semplificazione burocratica.

Quando arriva il pagamento della Naspi di maggio 2022

Per quanto riguarda lindennità di disoccupazione, ricordiamo che l’Inps ha tempo dal primo all’ultimo giorno di ciascun mese per liquidare la mensilità anteriore. Ogni mese, infatti, è pagato nel mese successivo, proprio come succede per lo stipendio. Inoltre, se l’interessato sta aspettando il primo pagamento, dovrà attendere l’accoglimento della domanda – prima di vederlo accreditato nel proprio c/c.

Lo ribadiamo per chiarezza: ogni pagamento effettuato dall’istituto di previdenza si riferisce al mese precedente (o ai mesi precedenti se il percettore sta aspettando il primo pagamento comprensivo di arretrati). Le giornate liquidate sono in ogni caso 30 anche se il mese da liquidare conta 31 giorni. Fa eccezione il solo mese di febbraio per il quale sono liquidati 28 giorni, 29 se l’anno è bisestile.

L’indennità di disoccupazione Naspi non ha un calendario fisso per le date di pagamento. In sostanza, il contributo non è pagato né ogni mese nello stesso giorno, né ad inizio di ogni nuovo mese. La data è dunque variabile ed Inps pubblica all’incirca con 7-15 giorni di anticipo i dettagli completi per il pagamento della relativa mensilità.

E’ ipotizzabile che la data di pagamento Inps della Naspi a maggio 2022 – per la mensilità di aprile – dovrebbe essere pubblicata sul sito dell’istituto tra il 2 ed il 9 maggio 2022.  Invece il pagamento dovrebbe compiersi tra il 9 ed il 16 maggio 2022. Nei prossimi giorni dunque spetterà all’istituto di previdenza dare le informazioni ufficiali.

Anche in questo caso il pagamento può compiersi in due modalità, ossia o con bonifico sul conto indicato all’interno della domanda; oppure con bonifico domiciliato in Posta se il richiedente non dà alcun codice IBAN. Infine, ricordiamo che i pagamenti Naspi possono essere consultati con facilità attraverso il Fascicolo Previdenziale dell’Inps.

Calendario pagamenti Inps: le date delle pensioni

Nessun anticipo del pagamento delle pensioni di maggio 2022. Già dallo scorso mese e con la fine dello stato di emergenza, i pagamenti delle Pensioni sono effettuati come prima della pandemia. Nel periodo di restrizioni, erano infatti previste le note misure di contenimento e i calendari frazionati – al fine di contrastare i rischi di contagio.

Nessun dubbio a riguardo: dal mese prossimo le pensioni saranno pagate a cominciare dal primo giorno bancabile del mese, anche negli uffici postali, quindi il 2 maggio, dato che il primo è festivo. E non più in maniera anticipata onde evitare assembramenti. Proprio Poste Italiane ha comunicato ufficialmente che sarà ripristinato il consueto calendario di pagamento Inps delle pensioni, conseguente allo stop dello stato di emergenza.

In particolare, nella comunicazione ufficiale Poste Italiane chiarisce che: “per i pensionati titolari di un Libretto di Risparmio, di un Conto BancoPosta o di una Postepay Evolution le pensioni torneranno ad essere accreditate regolarmente dal primo giorno del mese“. Ma attenzione: essendo il primo maggio festa nazionale del lavoro, l’iter avrà luogo da lunedì 2 maggio – sia presso gli istituti di credito sia presso gli sportelli postali.

Poste Italiane rimarca altresì che i titolari di carta Postamat, Carta Libretto o di Postepay Evolution potranno prelevare denaro contante dalle diverse migliaia di Atm Postamat sparse nella penisola. Ciò si rivela molto comodo, in quanto consente di evitare di recarsi allo sportello.

Mentre i pensionati che scelgono di ritirare il denaro allo sportello, potranno presentarsi nell’ufficio dal 2 al 7 maggio, in base ala turnazione alfabetica affissa all’esterno di ogni ufficio postale. E’ infatti tuttora ammessa la possibilità di strutturare un calendario per scaglionare i pagamenti in contanti (in base alla prima lettera del cognome).

 

SA DIE DE SA SARDIGNA, una festa da rilanciare, di Francesco Casula

Sa-Die-de-sa-Sardigna1 SA  DIE DE SA SARDIGNA, una festa da rilanciare, di Francesco Casula

A pochi giorni dalla ricorrenza del 28 aprile, in extremis si cerca di “recuperare” Sa Die de sa Sardigna, prevedendo diverse iniziative nei quattro capoluoghi storici con un nutrito programma di eventi culturali. In realtà Pigliaru e la sua Giunta certificano l’interramento della Giornata del popolo sardo. Non solo e non tanto per l’esiguità dei finanziamenti previsti, o per l’improvvisazione e i ritardi, quanto perché si è smarrito il senso originario e autentico di Sa Die.

Istituita dal Consiglio regionale il 14 ottobre 1993, come vera e propria Festa nazionale del popolo sardo, per ricordare la cacciata dei Piemontesi da Cagliari, nei primi anni di vita è stata caratterizzata da centinaia di iniziative, partecipate diffuse e ubiquitarie, in tutta l’Isola. Soprattutto nelle scuole. Con decine e decine di docenti, storici, giornalisti, esperti organizzati nel “Comitato pro sa Die” presieduto dal professor Giovanni Lilliu e nato dall’incontro di numerose Associazioni culturali, con la Fondazione Sardinia in prima fila.

Per anni, questa legione di studiosi è stata impegnata a “visitare” le scuole sarde, di ogni ordine e grado, per parlare e discutere con gli studenti di cultura, storia e lingua sarda: rigorosamente escluse dalla Scuola ufficiale. Probabilmente quest’opera iniziale di studio, ricerca, confronto, sensibilizzazione “ha spaventato soprattutto la politica”, come opportunamente ha scritto Vito Biolchini. Così la “Festa” da occasione di studio e di risveglio identitario si riduce nel tempo a rito formale e liturgia vuota. Con l’Amministrazione Soru viene annacquata e svuotata  dei significati storici e simbolici più “eversivi”. La Giunta di Cappellacci la stravolge del tutto: viene addirittura dedicata alla Brigata Sassari! E oggi Pigliaru, la seppellisce definitivamente, sic et simpliciter.

E’ stato anche sostenuto che l’esaurimento della forza propulsiva di Sa Die sia da ricondurre alla “debolezza” dell’Evento del 28 aprile. Non sono d’accordo. Non si è trattato di “robetta”: magari di una semplice congiura ordita da un manipolo di borghesi giacobini, illuminati e illuministi, per cacciare qualche centinaio di piemontesi: come pure è stato scritto. A questa tesi, del resto ha risposto, con dovizia di dati, documenti e argomentazioni Girolamo Sotgiu. Non sospettabile di simpatie “nazionalitarie” il prestigioso storico sardo, gran conoscitore e studioso della Sardegna sabauda, polemizza garbatamente ma decisamente proprio con l’interpretazione data da storici filo sabaudi, come il Manno o l’Angius al 28 aprile, considerato alla stregua, appunto, di una congiura. “Simile interpretazione offusca – scrive Sotgiu – le componenti politiche e sociali e, bisogna aggiungere senza temere di usare questa parola «nazionali».

“Insistere sulla congiura – cito sempre lo storico sardo – potrebbe alimentare l’opinione sbagliata che l’insurrezione sia stato il risultato di un intrigo ordito da un gruppo di ambiziosi, i quali stimolati dagli errori del governo e dalle sollecitazioni che venivano dalla Francia, cercò di trascinare il popolo su un terreno che non era suo naturale”,

A parere di Sotgiu questo modo di concepire una vicenda complessa e ricca di suggestioni, non consente di cogliere il reale sviluppo dello scontro sociale e politico
né di comprendere la carica rivoluzionaria che animava larghi strati della popolazione
di Cagliari e dell’Isola nel momento in cui insorge contro coloro che avevano dominato da oltre 70 anni. Non fu quindi congiura o improvviso ribellismo: ad annotarlo è anche Tommaso Napoli, padre scolopio, vivace e popolaresco scrittore ma anche attento e attendibile  testimone, che visse quelli avvenimenti in prima persona. Secondo il Napoli “l’avversione della «Nazione Sarda» – la chiama proprio così – contro i Piemontesi, cominciò da più di mezzo secolo, allorché cominciarono a riservare a sé tutti gli impieghi lucrosi, a violare i privilegi antichissimi concessi ai Sardi dai re d’Aragona, a promuovere alle migliori mitre soggetti di loro nazione lasciando ai nazionali solo i vescovadi di Ales, Bosa e Castelsardo, ossia Ampurias. L’arroganza e lo sprezzo – continua – con cui i Piemontesi trattavano i Sardi chiamandoli pezzenti, lordi, vigliacchi e altri simili irritanti epiteti e soprattutto l’usuale intercalare di Sardi molenti, vale a dire asinacci, inaspriva giornalmente gli animi  e a poco a poco li alienava da questa nazione”.

Questo a livello storico: c’è poi il significato simbolico dell’evento: i Sardi dopo secoli di rassegnazione, di abitudine a curvare la schiena, di acquiescenza, di obbedienza, di asservimento e di inerzia, per troppo tempo usi a piegare il capo, subendo ogni genere di soprusi, umiliazioni, sfruttamento e sberleffi, con un moto di orgoglio nazionale e un colpo di reni, di dignità e di fierezza, si ribellano e alzano il capo, raddrizzano la schiena e dicono: basta! In nome dell’autonomia e dunque, per “essi meris in domu nostra”. E cacciano Piemontesi (con Nizzardi e Savoiardi), non per motivi etnici, ma perché rappresentano l’arroganza, la prepotenza e il potere. Sono infatti militari, funzionari, impiegati. Cagliari all’alba dell’800 contava 20.000 abitanti, la burocrazia e il potere piemontese 514 esponenti: più di uno per ogni 40 cagliaritani!

Al di là comunque di tutto questo e dello specifico avvenimento, quello che è importante oggi nella Festa di Sa Die de sa Sardigna è proprio il suo il valore simbolico di autocoscienza storica e di forza unificante. Sia ben chiaro: nessun ripiegamento nostalgico o risentito  verso il passato: ma il passato sepolto, nascosto, rimosso, si tratta prima di tutto di dissotterrarlo e conoscerlo, perché diventi fatto nuovo che interroga l’esperienza del tempo attuale, per affrontare il presente nella sua drammatica attualità, per definire un orizzonte di senso, per situarci e per abitare, aperti al suo respiro il mondo, lottando contro il tempo della dimenticanza; quel mondo grande e terribile di cui parlava Gramsci.

Pensioni decorrenti nel 2021 e primo trimestre 2022: i dati

Pensioni decorrenti nel 2021 e primo trimestre 2022: i dati

È stato pubblicato l’Osservatorio di monitoraggio dei flussi di pensionamento con i dati delle pensioni decorrenti nel 2021 e nel primo trimestre del 2022.

Il monitoraggio riguarda i trattamenti liquidati, fino al 2 aprile 2022, dalle seguenti gestioni:

  • Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD);
  • coltivatori diretti, mezzadri e coloni;
  • artigiani e commercianti;
  • Gestione Dipendenti Pubblici (GDP);
  • lavoratori parasubordinati;
  • assegni sociali.

I dati subiranno delle variazioni a seguito della futura liquidazione di tutti i trattamenti con decorrenza anteriore al 31 marzo 2022, dovuta allo smaltimento delle domande ancora in giacenza.

Per il 2022 sia i requisiti di età per la vecchiaia, sia quelli di anzianità contributiva per la pensione anticipata sono rimasti immutati rispetto al 2021.

In particolare, l’età di accesso alla pensione di vecchiaia è di 67 anni, per entrambi i sessi e i settori lavorativi dipendenti privati e autonomi, l’anzianità contributiva per quella anticipata è di 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini, indipendentemente dall’età.

Esistono tuttavia ulteriori possibilità di uscita anticipata dal lavoro, per cui per il solo 2022 è ammesso il pensionamento con età anagrafica pari a 64 anni e anzianità contributiva pari a 38 anni, l’“Opzione donna”, prorogata a tutte le lavoratrici che abbiano maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2021, e i canali di uscita più favorevoli per i lavoratori precoci e per gli addetti a mansioni “gravose”.

I DATI

Nel primo trimestre 2022 si registra in tutte le gestioni un numero di pensioni di vecchiaia inferiore di circa il 20% del corrispondente valore nel 2021. Anche il numero di pensioni anticipate risulta inferiore a quello del corrispondente periodo del 2021 in tutte le gestioni, ad eccezione del FPLD in cui tale numero aumenta di circa il 10%.

Dall’analisi degli indicatori statistici si osserva infine che:

  • il rapporto tra le pensioni di invalidità e quelle di vecchiaia nel primo trimestre 2022 è pari al 13%, inferiore di 10 punti rispetto a quello registrato nel 2021;
  • le pensioni anticipate, che nel 2021 arrivavano al 42% in più di quelle di vecchiaia per il totale delle gestioni, aumentano di 33 punti percentuali nel primo trimestre 2022 attestandosi al 75% in più rispetto a quelle di vecchiaia;
  • la percentuale delle pensioni femminili su quelle maschili presenta nel primo trimestre 2022 un valore leggermente inferiore a quello del 2021;
  • a livello territoriale il peso percentuale delle pensioni decorrenti erogate a residenti nel Nord Italia resta pressoché invariato: 48% nel 2021 contro il 50% nel primo trimestre 2022;
  • le pensioni liquidate con “Opzione donna” decorrenti nel primo trimestre 2022 sono percentualmente in linea rispetto a quelle decorrenti nel 2021.

Santa Valeria di Milano

 

Santa Valeria di Milano


Nome: Santa Valeria di Milano
Titolo: Martire
Nascita: III Secolo, Roma
Morte: III Secolo, Roma
Ricorrenza: 28 aprile
Tipologia: Commemorazione
 
Santa Valeria è più conosciuta per essere stata la moglie di San Vitale, un ufficiale dell’esercito ucciso e martirizzato nella città di Ravenna, e madre dei Santi martiri gemelli Gervasio e Protasio, visse nel III secolo.

Avrebbe desiderato portare con se il marito morto alle porte di Ravenna, ma i cristiani del luogo glielo impedirono. Quindi si mise in viaggio per Milano ma incontrò dei contadini pagani e rifiutatasi di rimanere con loro facendo sacrifici agli dei, venne così violentemente percossa che morì dopo qualche giorno.

Pur essendo rappresentata già in epoca antica nei mosaici di Sant’Apollinare nuovo a Ravenna, Valeria non ha un’iconografia specifica. Oltre a Valeria furono fatti Santi anche il marito Vitale e i figli Protasio e Gervasio.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Ravenna, commemorazione di san Vitale: in questo giorno, come si tramanda, sotto il suo nome fu dedicata a Dio la celebre basilica in quella città. Egli insieme ai santi martiri Valeria, Gervasio, Protasio e Ursicino è da tempo immemorabile venerato per l’impavida fede tenacemente difesa.