Archivi giornalieri: 2 aprile 2022

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell’incontro con i magistrati ordinari in tirocinio nominati con D.M. 2 marzo 2021

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell’incontro con i magistrati ordinari in tirocinio nominati con D.M. 2 marzo 2021

 Palazzo del Quirinale, 30/03/2022 (II mandato)

Rivolgo un saluto molto cordiale alla Ministra della giustizia, al Vice Presidente e ai componenti del Consiglio Superiore della Magistratura, al Primo Presidente e al Procuratore Generale della Corte di Cassazione, al Presidente e ai componenti del Direttivo della Scuola superiore. E a voi, magistrati in tirocinio.

Benvenuti al Quirinale.

Ringrazio il Vice Presidente Ermini e il Presidente Lattanzi: dai loro interventi di apertura emerge con evidenza l’impegno profuso per assicurare ai magistrati in tirocinio percorsi formativi mirati sulle loro specifiche esigenze, sviluppati dal Direttivo della Scuola, con la collaborazione consueta del Consiglio Superiore e del Ministero.

Rivolgo un saluto anche ai magistrati nominati nel gennaio 2020 che non ho avuto modo di ricevere al Quirinale quando hanno scelto la sede, a causa delle misure restrittive allora in vigore per l’emergenza pandemica.

L’incontro odierno riprende l’ormai tradizionale appuntamento con i magistrati in tirocinio prima dell’assunzione delle funzioni; è un incontro cui attribuisco grande significato per salutare l’avvio della vostra attività professionale, come Presidente della Repubblica e anche come Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.

Riveste grande rilievo intraprendere con il giusto approccio un’attività fondamentale e delicata come quella del magistrato.

È importante non perdere lo spirito iniziale, l’attenzione e l’entusiasmo che vi hanno condotto a una scelta così impegnativa.

Occorre altresì non smarrire mai il senso della funzione che la Repubblica attribuisce alla Magistratura, perché in essa risiede una delle più preziose risorse che la Costituzione prevede e ha voluto affidarle: l’affermazione della giustizia attraverso l’applicazione della legge.

Ai magistrati è attribuita la tutela dei diritti e la garanzia di giustizia che vi è connessa; senza queste lo Stato democratico, fondato sull’uguaglianza e sulla pari dignità delle persone, sarebbe gravemente compromesso.

Principale corollario dell’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, riconosciuta dall’art. 3 della Costituzione, è l’imparzialità nell’esercizio della giurisdizione, vale a dire la capacità di assicurare la tutela dei diritti riconosciuta in modo efficace a ciascuno.

Per assicurare l’integrità di questi valori la nostra Costituzione garantisce alla Magistratura autonomia e indipendenza da ogni altro potere, come poc’anzi rammentava il Presidente Lattanzi.

La drammatica attualità della guerra sta provocando angoscia nella vita di tutti, mostrandoci da vicino i suoi orrori, intollerabili e disumani, ma ci consente anche di constatare che laddove la Magistratura non ha garantita una sufficiente indipendenza dagli altri poteri la democrazia risulta gravemente incrinata, se non vanificata. Per questo va avvertito l’orgoglio della nostra democrazia costituzionale, impegnandoci ad assicurarle il massimo livello di efficienza e trasparenza in ogni sua articolazione; e quindi anche nell’amministrazione della giustizia.

Il legame che intercorre tra le garanzie costituzionali di autonomia e indipendenza e l’imparziale esercizio della giurisdizione è indissolubile ed è di valore imprescindibile.

Proprio grazie a queste garanzie, l’opera della giurisdizione ha contribuito, nel tempo, ad assicurare una diffusa tutela dei diritti e delle opportunità, come pure il costante impegno per l’affermazione del principio di legalità. Anche grazie a questo la nostra società, sia pure con imperfezioni, si è evoluta in maniera coerente con i principi dinamici della nostra Costituzione.

A questo riguardo si coglie l’importanza e, al contempo, la delicatezza dell’attività di interpretazione rimessa alla Magistratura, che richiede grande senso di responsabilità. Ne parlavano poc’anzi il Vice Presidente Ermini e il Presidente Lattanzi.

Interpretare non può mai voler dire né arbitrio né, tanto meno, ricerca di originalità: è la norma – stabilita democraticamente dal Parlamento e correttamente inserita nella cornice valoriale delineata dalla Costituzione – a dover definire, perimetrandolo, l’ambito di riferimento della decisione.

Interpretare, quindi, significa adattare al caso concreto la norma, senza mai stravolgerla o forzarla, rendendola, piuttosto, attraverso un percorso logico, viva e riconoscibile.

Al contempo, la norma deve rimanere uno strumento certo per la risoluzione dei conflitti, non può risolversi in un percorso argomentativo che eviti di affrontare la responsabilità della decisione. Occorre aver ben presente che il fine ultimo dell’intervento richiesto alla Magistratura è la risposta di giustizia, che rimarrebbe irrimediabilmente denegata ogni qualvolta, alla pur sapiente ricostruzione normativa, non corrispondesse l’adozione di una decisione riconoscibile e comprensibile.

In questa prospettiva assume rilievo anche la prevedibilità della decisione: la coerenza giurisprudenziale nell’interpretazione delle norme rafforza la fiducia dei cittadini, perché assicura la parità nel trattamento di casi simili.

Compete anche a voi, giovani magistrati, con serietà di approfondimento e ponderazione nelle scelte, farvi carico di un’interpretazione delle norme che sia responsabilmente orientata ad assicurare una risposta giudiziaria adeguata alle istanze di tutela e necessariamente sempre radicata nel diritto positivo.

Nella decisione – che non deve mai ignorare il peso della responsabilità per le sue conseguenze sulla società e sulle singole persone – non si è mai soli. Oltre al conforto degli studi, degli approfondimenti e dei precedenti giurisprudenziali, il magistrato è espressione dell’Ordine giudiziario al quale appartiene, e la sua decisione sarà sempre più resistente e comprensibile quanto maggiore sarà il livello di confronto e la condivisione di cui si è potuta avvalere.

In tale ambito, l’attività di nomofilachia svolta dalla Corte di Cassazione assume un ruolo determinante, perché la funzione di orientamento nell’interpretazione delle norme risponde all’esigenza – che sottolineo nuovamente come fondamentale – di promuovere la prevedibilità delle decisioni e, dunque, l’uguale ed omogenea applicazione della legge e, insieme, in questo modo, la credibilità dell’Ordine giudiziario agli occhi dei cittadini, vero presidio dell’indipendenza.

Diviene così evidente che il sapere giuridico di cui voi certamente siete dotati, avendo superato una selezione particolarmente difficile, è requisito indispensabile per l’attività che vi apprestate a svolgere ma non sufficiente per l’esercizio della giurisdizione.

Si rivelano, infatti, altrettanto importanti la capacità di ascoltare e l’apertura al confronto, che costituiscono l’essenza della dialettica processuale.

Per questo occorre coltivare “l’etica del dubbio” e rifiutare ogni forma di arroganza cognitiva, alla quale deve fare da contrappeso la prudenza del giudizio come stile morale e intellettuale della funzione giudiziaria.

La disponibilità all’ascolto per il giudice non è soltanto un dovere giuridico e deontologico, ma esprime un atteggiamento di onestà intellettuale verso gli altri.

In questo si riconosce il maggior valore delle evoluzioni sociali recepite dalla giurisprudenza, rese possibili dall’opera insostituibile di una Magistratura attenta e sensibile, prudente interprete delle norme alla luce del dettato costituzionale.

Prudenza – sia chiaro – non vuol certo dire timidezza, né timore della reazione che può comportare la decisione assunta, bensì accurata valutazione dei valori in rilievo, rifuggendo da ricostruzioni normative avventate o dettate da impropri desideri di originalità o di consenso esterno.

Per garantire l’equilibrio delle decisioni è necessario conoscere i limiti della propria funzione, senza mai cedere alla tentazione dell’autocelebrazione e della ricerca assoluta del consenso.

Anche quando si ritiene di essere nel giusto – ovunque, in qualunque ruolo e condizione – occorre coltivare la fiducia nelle proprie ragioni attraverso il ricorso agli strumenti che l’ordinamento pone a disposizione di tutti, pone a vantaggio di tutti, anche nelle vicende giudiziarie, senza mai cercare di plasmare le regole a piacimento, ma seguendo il modello di garanzie disegnate dalla nostra Costituzione.

Le funzioni che vi apprestate a svolgere sono caratterizzate da grande responsabilità sociale, che impone il serio rispetto della deontologia professionale e la sobrietà nelle condotte individuali.

A voi è chiesto di amministrare la giustizia con professionalità e con riserbo, avendo sempre presente il principale dovere che deve assumere il magistrato: l’eticità dei suoi comportamenti, anche nelle diverse forme di comunicazione.

Il principio di imparzialità transita necessariamente anche attraverso il rifiuto del protagonismo e dell’individualismo giudiziario. L’imparzialità viene, infatti, rafforzata dalla riservatezza nei riguardi dei processi o delle materie di cui ci si occupa; diversamente si può correre il rischio di apparire di parte o pregiudizialmente orientati, forzando i dati della realtà.

Al contempo, è opportuna la trasparenza della decisione da assicurare attraverso un’adeguata comunicazione istituzionale, idonea a tutelare il prestigio della funzione, che viene ulteriormente garantita e rafforzata dal riserbo dei magistrati.

Centrale in questa prospettiva è il ruolo del Consiglio Superiore della Magistratura, che costituisce il presidio voluto dalla Costituzione a garanzia dell’indipendenza e dell’autonomia dell’Ordine giudiziario, non per favorire la condizione dei magistrati bensì per garantire che la giurisdizione non subisca alcun tipo di condizionamento e che venga esercitata con efficienza, in puntuale e rigorosa applicazione della legge.

Il Consiglio Superiore riveste un ruolo di garanzia imprescindibile nell’ambito dell’equilibrio democratico. Pertanto è necessario, e di grande urgenza, approvare nuove regole per il suo funzionamento, affinché la sua attività possa pienamente mirare a valorizzare le indiscusse professionalità di cui la Magistratura è ampiamente fornita.

Sono in contrasto, quindi, con la funzione giurisdizionale accordi per favorire interessi personali: la garanzia della più alta qualità della giurisdizione è un dovere inderogabile, e costituisce il fondamento del rapporto di fiducia che il Paese deve poter nutrire nei confronti dell’amministrazione della giustizia.

Voi sarete adesso chiamati a esercitare una funzione complessa, come giudici o come magistrati dell’ufficio del pubblico ministero. Questa funzione rappresenta un’indispensabile struttura portante del nostro Stato democratico, di diritto. Certamente avvertite l’orgoglio di servire l’Italia attraverso l’impegno diretto all’affermazione della giustizia.

È bene che questa consapevolezza vi accompagni per tutto l’arco della vostra carriera, nel corso della quale mi auguro possiate conservare sempre lo slancio ideale e la motivazione che vi hanno consentito l’approdo alla Magistratura e che, insieme al senso della misura e alla costanza, vi saranno utili per affrontare la fatica e la responsabilità del decidere.

L’esperienza dolorosa della pandemia – purtroppo non ancora conclusa – ha reso evidenti debolezze della nostra società e messo in luce zone d’ombra nel percorso di modernizzazione della pubblica amministrazione, non compatibili, in maniera assoluta, con la garanzia dei diritti che le istituzioni devono, invece, assicurare.

La giurisdizione è centrale per il progresso del Paese e occorre adeguarne gli strumenti di funzionamento per garantirne l’efficacia.

Anche la Magistratura, quindi, è chiamata a sostenere il cambiamento avviato per la ripresa del Paese, attraverso l’assunzione di un impegno effettivo per realizzare gli obiettivi indicati nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Le risorse di mezzi e personale investite nel Piano rappresentano, peraltro, un’occasione irripetibile per migliorare gli strumenti attraverso i quali si esercita la giurisdizione.

A voi – cari magistrati in tirocinio – competerà un ruolo primario per assicurare il pieno funzionamento dell’Ufficio del processo, strumento rafforzato per consentire al giudice di fornire una risposta alla domanda di giustizia in maniera più efficace e tempestiva, grazie all’apporto delle figure che, a titolo diverso, collaborano all’interno dell’Ufficio. In questa prospettiva, sarà necessario delineare modalità nuove attraverso le quali esercitare la giurisdizione, in una prospettiva che, ormai, non è più soltanto nazionale ma pienamente europea.

La Repubblica vi affida un compito difficile ma affascinante. Sono convinto che saprete esercitarlo dando il meglio di voi stessi con la necessaria passione civile, con la virtù del coraggio, paziente e discreto.

Auguri per la vostra attività.

 

Fondo mètaSalute: contribuzione – pagamento tramite modello F24

Fondo mètaSalute: contribuzione – pagamento tramite modello F24

Il Fondo Metasalute, con la circolare n. 4 del 24 marzo 2022  comunica che a decorrere dal 1° aprile 2022 il versamento della contribuzione mensilmente dovuta al Fondo per ciascun lavoratore iscritto potrà essere effettuato dall’azienda esclusivamente tramite modello di pagamento unificato F24, entro il giorno 16 del mese successivo a quello di riferimento e sarà necessario compilare il flusso UNIEMENS mensilmente trasmesso all’INPS specificando il codice corrispondente al piano prescelto dall’azienda, compatibilmente con le selezioni effettuate in fase di attribuzione dei piani sanitari.

Per le Aziende che optavano per il pagamento tramite MAV, l’ultimo giorno utile per generare il MAV relativo alla competenza del mese di febbraio 2022 è il 31 marzo 2022.

Successivamente a tale data sarà possibile versare la contribuzione mensile esclusivamente tramite F24.

All’interno della circolare n. 4/2022 è allegata la circolare INPS n. 189 del 28 dicembre 2017 in cui sono riportate le istruzioni per la corretta compilazione del flusso UNIEMENS relativo al versamento al Fondo

PREVIDENZA

PREVIDENZA, GIOVEDÌ 7 APRILE AL CNEL LA CONSEGNA DEL PREMIO SATTA

29 Marzo 2022

 

La prima edizione del Premio Salvatore Satta è stata vinta da una tesi di laurea sul principio di solidarietà intergenerazionale.

Si terrà giovedì 7 aprile, presso il Parlamentino del CNEL, a Roma, dalle ore 11,00 alle ore 14,00, una giornata di studio conclusiva della prima edizione del Premio di laurea in memoria di Salvatore Satta. Il premio, nato per onorare la memoria dello storico dirigente del Patronato ACLI scomparso nell’aprile 2020, ha l’obiettivo di promuovere lo studio e la ricerca da parte delle nuove generazioni sulla previdenza sociale. La giornata di studio sarà un’occasione per discutere di “Pensioni: equità, flessibilità e sostenibilità intergenerazionale” grazie anche al contributo dei relatori. Introdurrà la giornata il Direttore generale del Patronato ACLI, Nicola Preti a cui seguiranno gli interventi di Tiziano Treu, Presidente del CNEL, Mauro Nori, Segretario Generale del CNEL, Paolo Ricotti, Presidente del Patronato ACLI. I lavori saranno moderati dalla giornalista Giada Valdannini. A seguire si svolgerà la consegna del premio a Fatima Teli, autrice della tesi vincitrice intitolata “Il principio di solidarietà intergenerazionale nell’evoluzione del sistema pensionistico”. La premiazione sarà presieduta da Valerio Martinelli, Segretario del Comitato Scientifico del Premio Salvatore Satta e da Emiliano Manfredonia, Presidente Nazionale ACLI.

“La previdenza è una materia che riguarda tutti ed abbraccia un arco molto più vasto rispetto al tema pensionistico a cui spesso viene ridotta nel dibattito pubblico – ha dichiarato Paolo Ricotti, Presidente del Patronato Acli – Ecco perché come Patronato Acli vogliamo che la previdenza sia approfondita, soprattutto dalle giovani generazioni: il Premio Satta è nato proprio con questo obiettivo, perché oggi è indispensabile per il nostro Paese, e ancor più in questo contesto storico, investire tempo e risorse nella diffusione e nella promozione di una rinnovata cultura previdenziale, in particolare rivolta alle nuove generazioni”.

“Salvatore Satta è stato un Maestro con la M maiuscola, io sono uno dei suoi tantissimi allievi – ha dichiarato il Direttore Generale del Patronato Acli, Nicola Preti – e di lui mi è rimasta la grande umanità insieme alla capacità di saper semplificare i concetti senza mai banalizzarli. Oggi il compito del Patronato Acli è anche questo: accanto all’erogazione dei servizi di assistenza e consulenza in materia previdenziale c’è un costante supporto in termini di formazione e studio della normativa, un sapere che crediamo possa diventare sempre più fruibile perché la previdenza è materia di tutti e per tutti”.

La giornata di studio presso il CNEL sarà trasmessa in diretta streaming sul sito del Patronato Acli e sul canale YouTube del CNEL

Come imparare una lingua studiando 15 minuti al giorno

Come imparare una lingua studiando 15 minuti al giorno

Come imparare una lingua studiando 15 minuti al giorno

Le persone che lavorano da Babbel sono – chi più chi meno – multilingui. Esplorando i nostri uffici di Berlino, sentirete parlare tantissime lingue ma non vedrete mai dei manuali o dei corsi “vecchio stile”.
Il principio di Babbel, infatti, è che gli studenti dovrebbero trascorrere circa 15 minuti al giorno con la nuova lingua. Si tratta di un tempo incredibilmente breve se comparato alle lunghissime lezioni che frequentavamo a scuola o all’università!

Come è possibile? Ho chiesto a Karoline Schnur, una delle esperte in didattica delle lingue di Babbel, in che modo lezioni di 15 minuti sono sufficienti per iniziare a parlare una nuova lingua.

Il metodo Babbel

Il principio cardine del metodo Babbel è il seguente: “Non riuscirai ad assorbire nulla, se cercherai di imparare troppe nozioni in una volta”. Si tratta del cosiddetto “surplus di informazioni”. Karoline spiega che è il cervello a decidere quali sono le informazioni importanti e quali invece creano solo rumore di fondo. Queste ultime vengono messe da parte e non entrano mai nel magico regno della memoria a lungo termine.

Karoline ha anche sfatato il falso mito dello studio “matto e disperatissimo” dell’ultimo minuto, quello – per dirlo con altre parole – del quale ci servivamo prima di un esame universitario. Utile nel breve periodo, ma quanto riuscivamo a ricordare dopo una settimana? Non molto, probabilmente.
Invece di studiare tanto in poco tempo, è più importante ripetere spesso una mole più contenuta di informazioni: per inserire informazioni nella memoria a lungo termine, infatti, è indispensabile creare connessioni e ripeterle frequentemente. 

La app di Babbel è stata creata proprio attorno a questo concetto: una nuova lezione contiene nuove informazioni e dura più o meno 15 minuti. Dopo questa fase, è possibile passare alla fase della ripetizione: per immagazzinare correttamente 10 parole già studiate, ci vorranno meno di 5 minuti.

Un approccio scientifico che funziona

La ripetizione, nella app di Babbel, è resa possibile da diversi esercizi e differenti contesti che permettono di creare le connessioni di cui abbiamo parlato prima. Alcune parole imparate nella prima lezione appariranno probabilmente in lezioni avanzate e in contesti completamenti diversi: il mondo è dinamico ed è importante ricordare le parole che abbiamo imparato in ogni contesto, non solo quello all’interno del quale le abbiamo studiate la prima volta.

Dato che la ripetizione è essenziale, la app di Babbel contiene un trainer di ripasso con questo specifico obiettivo: elaborare i concetti e trasferirli nella memoria a lungo termine.

I consigli di Karoline per imparare le lingue

  • Imparate “per strada”

Dato che le lezioni di Babbel sono strutturate in modo tale da durare non più di 15 minuti, Karoline consiglia di scegliere un momento della giornata in cui sapete di non avere nient’altro da fare. Un esempio: mentre siete in fila alla posta oppure in metropolitana diretti al lavoro. Studiare una lingua è il modo perfetto per combattere la noia!

  • Trovate il vostro metodo di studio

Alcuni di noi amano la routine, altri invece si annoiano presto: Karoline consiglia di scegliere le lezioni a seconda della vostra personalità. Quelli che preferiscono creare degli schemi fissi e ripeterli, generalmente preparano un orario settimanale e lo rispettano; gli altri invece svolgono la lezione di cui hanno voglia in quel momento, cambiando spesso la tipologia. Il bello di Babbel è proprio questo.

  • Siate sicuri di voi stessi ed esercitatevi

Karoline consiglia di dedicare almeno un giorno alla settimana alla pratica: dialoghi con persone madrelingua, un film in versione originale… in altre parole, usate le vostre nuove conoscenze nella vita reale e vi sentirete più sicuri di voi stessi (e certo, migliorerete sempre di più il vostro livello).

  • Create l’abitudine

La cosa più importante, comunque, è imparare qualcosa (anche poco) ogni giorno. Anche se avete solo 5 minuti di tempo anziché 15, è sempre meglio di niente. Il segreto per diventare fluenti, infatti, è quello di esercitarsi tutti i giorni.

 

Beato Leopoldo da Gaiche

 

Beato Leopoldo da Gaiche


Nome: Beato Leopoldo da Gaiche
Titolo: Francescano
Nascita: 1733 circa, Gaiche, Perugia
Morte: 2 aprile 1815, Spoleto, Umbria
Ricorrenza: 2 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
 

Giovanni Croci nacque a Gaiche nella diocesi di Perugia nel 1733, vestì l’abito francescano a diciott’anni, prendendo il nome religioso di Leopoldo, fu ordinato sacerdote nel 1757 e nominato insegnante di filosofia e teologia. Quando gli fu chiesto di tenere le omelie quaresimali nelle chiese locali, diede la prima prova delle sue notevoli doti di predicatore; non sorprende dunque che in seguito sia stato scelto come responsabile delle missioni negli Stati pontifici.

Quando le truppe francesi invasero Roma nel 1808, furono soppressi conventi e monasteri e Leopoldo, allora più che settantacinquenne, dovette fuggire e rifugiarsi in una capanna nei pressi di Spoleto, dove continuò la propria attività pastorale, fungendo da parroco dopo che il sacerdote locale fu cacciato. Poiché si era rifiutato di prestare giuramento di lealtà al nuovo governo, fu incarcerato per un certo periodo, ma fu presto rilasciato e poté tornare alla sua occupazione preferita, predicando ritiri spirituali e missioni dove possibile. Gli si attribuì il dono della profezia e si narrò che strani fenomeni avvenissero durante le sue catechesi: la sua testa, per esempio, appariva spesso coronata di spine. Quando infine i francesi lasciarono l’Italia, si occupò di riorganizzare le case del suo ordine; morì il 2 aprile 1815 dopo aver dedicato la sua lunga vita alla predicazione e ad altre opere pastorali. Il suo diario mostra che nel corso di quarantasette anni predicò trecentotrenta missioni regolari, ognuna delle quali durava di solito quindici giorni e lo impegnava a tenere tre o quattro omelie al giorno. Ancora sull’esempio di S. Leonardo, organizzò o restaurò le stazioni della Via Crucis in più di cento chiese. I numerosi miracoli che si dichiararono avvenuti sulla sua tomba portarono al processo di canonizzazione istituito subito dopo la sua morte. Fu beatificato nel 1893.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Spoleto in Umbria, beato Leopoldo da Gaiche, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, che fondò sacri eremi a Monteluco.