Archivi giornalieri: 4 aprile 2022

La Costituzione

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SENATO

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    Delle deliberazioni del Senato e dei modi di votazione – Votazione finale dei disegni di legge
  • Capo XIV

    Dei disegni di legge costituzionale
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  • Capo XV

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  • Capo XVI

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ELENCO SENATORI

CAMERA

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Storia della Crimea

Storia della Crimea

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1leftarrow blue.svgVoce principale: Crimea.

La storia della Crimea ebbe inizio nell’antichità quando fu abitata da CimmeriSciti e Greci.

Antichità[modifica | modifica wikitesto]

La colonia greca di ChersonesusSebastopoli

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Regno del Bosforo Cimmerio.

I primi abitanti della Crimea dei quali si sono trovate tracce certe erano i Cimmeri che furono espulsi dagli Sciti nel VII secolo a.C., fra i loro antichi re si tramanda il nome di Tauri: si trattava di due popoli che vivevano nelle steppe della pianura sarmatica.

Gli Sciti lasciarono a testimonianza della propria presenza alcuni kurgan[1]. Nel 110 a.C., sotto il re Scylurus, essi posero addirittura la propria capitale in Crimea, a Neapolis.

Tuttavia agli inizi del nuovo millennio, a causa della crescente pressione dei Sarmati, la loro presenza si sfaldò.

Le colonie greche in Crimea nel V secolo a.C.

Nello stesso periodo in cui gli Sciti dominavano l’area settentrionale della Crimea, a partire dal VI secolo a.C., i Greci fondarono diverse colonie sulle coste della penisola che chiamavano “Chersoneso Taurico” o Tauride. I Dori provenienti da Eraclea Pontica fondarono Chersonesus, presso l’odierna Sebastopoli, mentre gli Ioni di Mileto fondarono sull’estremità orientale della penisola TeodosiaPanticapeo, la futura capitale del Regno del Bosforo Cimmerio, nonché NinfeoCimmericoTiritache e Mirmecio[2].

Espansione del regno del Bosforo

Due secoli dopo (438 a.C.) l’arconte, o governatore delle città ioniche intorno al Bosforo Cimmerio (stretto di Kerč) assunse il titolo di Re del Bosforo, uno stato che mantenne stretti legami con Atene, rifornendo la città di farina e altri beni. L’ultimo di questi re, Perisade V, pressato dagli Sciti, si pose sotto la protezione di Mitridate VI, Re del Ponto, nel 114 a.C.. In quest’epoca anche Chersoneso entrò a far parte del Regno del Bosforo. Dopo la morte di Mitridate VI, suo figlio Farnace II, come ricompensa per l’assistenza resa ai Romani nella guerra contro il padre, venne investito da Pompeo nel 63 a.C. del Regno del Bosforo. Nel 15 a.C. venne di nuovo restituito al Re del Ponto, ma da qui in poi figurò come regno cliente dell’Impero romano.

Durante il periodo delle invasioni barbariche la Crimea subì prima l’invasione dei Goti nel 250, che si insediarono nella regione a nord delle montagne, lasciando sussistere a sud il regno del Bosforo. La comunità dei Goti di Crimea sopravvisse fino al XVIII secolo. Nel 376 la penisola subì l’invasione degli Unni che invece misero fine al regno del Bosforo.

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra di Crimea (988).

Intorno all’anno 400 i Bizantini, continuatori dell’Impero romano, recuperarono il controllo della parte meridionale della penisola e lo mantennero fino al 717. Nello stesso periodo nella parte centrale della Crimea continuavano a vivere i Goti, mentre l’area settentrionale subiva le vicende della pianura sarmatica: dopo la disgregazione dell’Impero Unno, a metà del VI secolo, vi fu l’ondata dei Proto-bulgari, durante il VII secolo, e poi, alla fine dello stesso secolo, i Cazari. Nel 717 questo popolo invase l’intera Crimea e la governò per più di un secolo.

L’imperatore bizantino Teofilo riconquistò ancora una volta la costa meridionale della Crimea attorno all’840 e la inquadrò nell’Impero come “Thema Cherson” dal nome della capitale[3]. A nord delle montagne rimanevano i Cazari, sostituiti nell’882 dai Peceneghi.

A metà del X secolo Svjatoslav I di Kiev sottomise i Goti[4] e conquistò la parte orientale della Crimea; quest’ultima all’inizio del secolo successivo divenne parte del principato russo di Tmutarakan’. Nel 989 Vladimiro I di Kiev s’impadronì per breve tempo anche della costa bizantina ed a Cherson si convertì al cristianesimo. In seguito, tuttavia, restituì la costa meridionale ai Bizantini, che ne mantennero il controllo fino al 1091.

In tale anno i Cumani invasero la Crimea e vi si stabilirono. Durante il secolo successivo, in ogni modo, Cherson e il suo thema furono ripristinati sulla costa meridionale e durarono fino al 1204, quando Costantinopoli cadde in mani veneziane.

Il dominio genovese[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Gazaria (colonia genovese) e Principato di Teodoro.

Nel XIII secolo due avvenimenti mutarono l’ordine internazionale del Mar Nero e delle steppe eurasiatiche.

Innanzitutto nel 1204 la quarta crociata, guidata dai Veneziani, portò alla temporanea scomparsa dell’Impero bizantino. La costa crimaica rimase nell’area controllata da uno degli stati nati in seguito alla disgregazione dell’Impero d’Oriente, l’Impero di Trebisonda, che chiamò l’area in questione Perateia.

Qualche decennio dopo le steppe eurasiatiche furono sconvolte dall’invasione dei Mongoli, che non risparmiò la Crimea. La penisola fu invasa nel 1237 da Batu Khan, che pose fine al domino cumano, e la parte settentrionale fece parte del canato dell’Orda d’Oro per due secoli. La popolazione cumana rimase, peraltro, a vivere nella penisola e costituì la base etnica dei Tatari di Crimea.

Nel 1261, in seguito al trattato di Ninfeo, i Genovesi sostituirono i Veneziani nel controllo degli stretti del Mar Nero e nel 1266 riuscirono a conquistare alcuni porti sulla costa meridionale della Crimea per utilizzarli come basi d’appoggio per i commerci con i popoli dell’interno. Si stabilirono a SebastopoliCembaloSoldaiaTana e soprattutto Caffa, ove stabilirono un’imponente colonia, dal carattere multietnico. L’insieme dei domini genovesi in Crimea si chiamava “Gazaria” (dal nome dei Cazari) ed ebbe fine nel 1475, ovvero ventidue anni dopo la caduta di Costantinopoli[5][6].

I Genovesi, tuttavia, non avevano conquistato tutti i territori del Thema Cherson: una parte di essi erano rimasti sotto il controllo del governatore bizantino, il quale peraltrò si dichiarò indipendente dando vita al Principato di Teodoro, che durò anch’esso fino al 1475. Bisogna infine menzionare la presenza in quest’epoca di Armeni “cerchessogai[7] di cui sono testimonianza numerose chiese e monasteri.

Khanato di Crimea[modifica | modifica wikitesto]

La Crimea nel XVII secolo

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Khanato di Crimea.

Nel frattempo le popolazioni turche che diverranno note come Tatari di Crimea, discendenti di vari popoli pervenuti in questa penisola in epoche diverse, fra cui particolare importanza avevano i Cumani, nella fase di disgregamento dell’Orda d’Oro, fondarono a partire dal 1427 un Khanato di Crimea separatista e ne offrirono la corona a Haci Giray, un mongolo discendente diretto di Gengis Khan e pretendente al trono dell’Orda d’Oro. Il canato occupava il nord della penisola e i khan risiedevano prima a Solkhat (Eski-Qirim), e a partire dall’inizio del XV secolo a Bachčysaraj.

Tra i Tatari di Crimea viveva una comunità di ebrei Caraiti, principalmente a Chufut Kale. Comunità ebraiche meno numerose e molto più antiche si trovavano anche a Derbent e Madjalis.[8]

Le città commerciali in mano ai genovesi ed il principato di Teodoro vennero conquistate dal generale turco ottomano Gedik Ahmet Pascià nel 1475 e divennero una provincia dell’Impero ottomano. Mentre i Khan di Crimea, a partire dalla stessa data, governarono come principi tributari dell’Impero Ottomano per circa tre secoli.

La provincia ottomana di Crimea, che comprendeva anche la penisola di Taman, inizialmente era un sangiaccato con capoluogo Caffa (in turco Kefe)[9]. Nel 1568 essa fu elevata ad eyalet (l’Eyālet-i Kefê)[10] e tale rimase fino al 1774, quando fu ceduta al Khanato di Crimea.[11]

Nella nuova provincia turca Armeni e Greci del Ponto erano ormai una minoranza di dhimmi e non ci sarebbero stati altri cristiani in Crimea fino all’arrivo dei Russi nel 1783.

Per due secoli, fino all’inizio del Settecento, il canato organizzò una significativa tratta degli schiavi con l’Impero Ottomano ed il Medio Oriente, esportando circa due milioni di schiavi razziati nelle steppe della Polonia-Lituania e della Russia[12].

Nel 1736, nel corso della guerra russo-turca del 1735-1739, la Crimea fu occupata e devastata dalle truppe russe al comando del feldmaresciallo Burkhard Christoph von Münnich che tuttavia dovette poi ritirarsi in Ucraina. L’anno successivo vi irruppero nuovamente le truppe russe del generale Peter Lacy, che tuttavia dovette nuovamente lasciare il campo. Vi ritornò lo stesso Lacy nell’estate del 1738 ma le devastazioni precedenti avevano reso la penisola incapace di fornire assistenza e vettovaglie alle truppe di occupazione e i russi si ritirarono per la terza volta. Il trattato di Nissa che pose fine alla guerra ebbe come conseguenza la cessione ai russi del porto di Azov, mentre il Khanato di Crimea rimase uno stato vassallo della Sublime Porta.

Alla fine della successiva guerra russo-turca del 1768-1774, i russi vincitori imposero all’Impero ottomano la pace di Küçük Kaynarca del 1774, in base alla quale il Khanato di Crimea perse il suo stato di signoria vassalla della Sublime Porta e divenne formalmente uno stato indipendente, ma di fatto entrò nella sfera di influenza della Russia. L’imperatrice Caterina II decise di concentrare gli insediamenti degli ebrei russi in Crimea per crearvi una zona-cuscinetto utile al respingimento dei turchi oltreconfine. Adottò quindi una politica bivalente nei confronti delle comunità ebraiche, di tipo repressivo per gli altri insediamenti esistenti nella sua giurisdizione territoriale, e di importante incentivo economico per le migliaia di giovani che nel XIX secolo si trasferirono in questa regione.[13][14]

La corona riconobbe i titoli nobiliari dei tatari autoctoni, assorbendoli nella nobiltà russa; inoltre, ebbe cura del clero islamico al quale non espropriò le terre e i relativi di superficie (waqf), riconoscendo anzi ad essi un ruolo amministrativo mediante l’Amministrazione Spirituale Maomettana della Tauride.[15] Ciononostante, in un secolo più di 900.000 musulmani emigrarono dalla Crimea.[16]

Infine, nel 1784, approfittando dei conflitti di potere sorti all’interno della famiglia del Khan di Crimea, le truppe russe entrarono nel Khanato a sostegno del Khan, il quale offrì loro l’intero territorio: l’annessione fu ufficialmente proclamata l’8 gennaio 1784. L’Impero ottomano reagì con molto ritardo a questa invasione dichiarando guerra alla Russia (guerra russo-turca del 1787-1792) solo il 13 agosto 1787, ma ne uscì sconfitto e con il Trattato di Iassy del 1792 la Crimea entrò definitivamente a far parte dell’impero russo.

Impero russo[modifica | modifica wikitesto]

Il Nido di rondine, uno dei romantici castelli costruiti dall’élite russa in Crimea.

Fra il 1802 ed il 1921 la Crimea costituì il Governatorato della Tauride dell’Impero Russo. Particolare importanza acquistò Sebastopoli quale porto della Flotta del Mar Nero.

Nel 18541855 la Crimea fu il principale teatro della Guerra d’Oriente, che perciò è oggi nota come “Guerra di Crimea”: gli eserciti congiunti di Gran BretagnaFrancia e Regno di Sardegna riuscirono ad espugnare la cittadella militare russa di Sebastopoli, così ponendo termine alle mire espansionistiche dell’Impero Russo verso Costantinopoli. Le truppe piemontesi si distinsero soprattutto alla battaglia della Cernaia e ciò servì ad ottenere l’appoggio anglo-francese al progetto di Unità d’Italia[17]. La guerra devastò il tessuto economico e sociale di Crimea e i Tatari che la abitavano furono costretti ad abbandonare la loro madrepatria non solo per le conseguenze della guerra ma anche per le persecuzioni e le confische di cui furono vittime. I sopravvissuti al viaggio, alla fame e alle malattie si stabilirono nella Dobrugia, in Anatolia e in altri luoghi dell’Impero ottomano.

I Tatari di Crimea divennero una minoranza nella penisola, mentre la maggioranza di essi viveva nella diasporaAlla fine il governo russo decise di fermare il processo, e l’agricoltura iniziò a soffrire a causa dell’abbandono delle terre fertili.[Incomprensibile]

All’inizio del Novecento Jalta divenne la più elegante località balneare russa, con ville, palazzi e alberghi.

Prima guerra mondiale e guerra civile russa[modifica | modifica wikitesto]

Nel periodo fra la rivoluzione d’Ottobre e la fine della guerra civile russa si susseguirono molti governi di breve durata, effetto prima dell’occupazione tedesca durante la prima guerra mondiale, poi della guerra civile. Questi governi furono:

Unione Sovietica[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Crimea e Assedio di Sebastopoli (1941-1942).

In seno alla RSSF Russa nel 1921 fu istituita la Repubblica autonoma Socialista Sovietica di Crimea.

La Crimea fu teatro di alcune delle più sanguinose battaglie della Seconda guerra mondiale. I tedeschi soffrirono pesanti perdite cercando di invaderla attraversando l’Perekop, nell’estate del 1941. Quando i tedeschi riuscirono a irrompere, occuparono gran parte della Crimea, con l’eccezione della città di Sebastopoli (che ottenne poi il titolo di Città eroica). Sebastopoli resistette dall’ottobre 1941 fino al 4 luglio 1942, quando i tedeschi riuscirono infine a prenderla.

Nel 1942, a causa dell’avanzamento della Wehrmacht in Ucraina e in Crimea, le minoranze nazionali presenti sul territorio finirono deportate con l’accusa di collaborazionismo seguendo l’infelice destino della minoranza tedesca, già deportata nell’agosto 1941 durante l’Operazione Barbarossa.

Durante la seconda guerra mondiale l’intera comunità degli Italiani di Crimea (formatasi a partire dal 1830 a seguito di un flusso migratorio proveniente soprattutto dalla Puglia) è stata accusata di collaborazionismo con i tedeschi e deportata a partire dal 29 gennaio 1942. Chi sfuggì al primo rastrellamento fu catturato e deportato l’8 e il 10 febbraio 1942: l’intera comunità, compresi i rifugiati antifascisti che si erano stabiliti a Kerč, venne radunata e costretta a mettersi in viaggio verso i Gulag. Meta della deportazione fu il Kazakistan, che gli italiani raggiunsero in vagoni piombati. Dove Attualmente circa trecento discendenti degli italiani di Crimea vivono ancora a Kerč, dove fecero ritorno nel periodo poststaliniano.[18]

Nel 1944 Sebastopoli venne liberata dalle truppe sovietiche. Dopo la liberazione il 18 maggio 1944 l’intera popolazione dei Tatari di Crimea venne deportata dal regime sovietico di Stalin per punizione, in quanto i tatari, dopo aver creato la Wolgatatarische Legion, avevano combattuto a fianco delle truppe del Terzo Reich. Si stima che il 46% dei deportati morì per la fame e le malattie.[19]

Nel 1967 i Tatari di Crimea vennero riabilitati, ma venne loro impedito di tornare legalmente in Crimea fino agli ultimi giorni dell’Unione Sovietica[19].

Al termine della seconda guerra mondiale, di cui ospitò la Conferenza di Jalta, la Crimea fu trasformata in un oblast’ della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa (RSFSR).

Nel 1954, per volontà di Nikita Chruščëv e su decreto del Praesidium del Soviet Supremo dell’URSS, la sovranità sull’oblast′ di Crimea fu trasferita alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina (RSSU).[20] La decisione fu presa per commemorare il 300º anniversario del trattato di Perejaslav col quale la Riva sinistra ucraina, cioè il territorio ucraino a oriente del fiume Dnipro, scelse di unirsi alla Russia; il consenso obbligatorio al trasferimento stabilito dall’articolo 16 della Costituzione della RSFSR del 1937 e dall’articolo 18 della Costituzione dell’URSS del 1936 venne formalizzato da entrambe le repubbliche mediante una delibera dei loro rispettivi governi (i Praesidium dei Soviet Supremi), benché l’articolo 33 della Costituzione della RSFSR che non contemplasse la possibilità di cambiare i confini della stessa se non attraverso un referendum popolare.[21]

La decisione del leader sovietico Nikita Chruščёv del 1954 è stata osteggiata da gran parte della popolazione di origine russa ed è stata in passato causa di tensioni tra Russia e Ucraina[22].

La Crimea nell’Ucraina indipendente[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica autonoma di Crimea.

Dopo il collasso dell’Unione Sovietica del dicembre 1991, la Crimea proclamò l’autogoverno il 5 maggio 1992, ma in seguito accettò di rimanere all’interno dell’Ucraina indipendente come repubblica autonoma. Le lingue ufficiali nella Crimea durante il periodo ucraino erano il russo, l’ucraino e la lingua tatara di Crimea.

La Crimea ha costituito il maggior punto di attrito territoriale fra Ucraina e Russia, contenzioso che nel 1995 sembrò superato con la creazione della Repubblica autonoma di Crimea con la quale l’Ucraina concesse maggior autonomia alla penisola.[20][23][24]

L’importante città di Sebastopoli, base navale storica della flotta del Mar Nero, si trova all’interno della repubblica, ma ha goduto di uno statuto di municipalità speciale in Ucraina[25].

Nel 2001 la popolazione della Repubblica autonoma di Crimea era per il 58,5% di etnia russa e per il 24,4% di etnia ucraina[26]. La minoranza etnica dei tatari di Crimea, che nel 2001 formavano il 12,1% della popolazione[26], discende direttamente dal periodo della dominazione del Khanato di Crimea. Fino alla fine del XIX secolo, i tatari rappresentavano la maggioranza della popolazione, poi, in seguito alla massiccia immigrazione russa ed ucraina, sono diventati una minoranza fino quasi a scomparire a causa della deportazione di massa verso l’Asia centrale effettuata da Stalin nel 1944. Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica i tatari poterono ritornare in Crimea.

Occupazione e annessione russa[modifica | modifica wikitesto]

Truppe russe sprovviste di insegna (“omini verdi“) all’esterno della sede del parlamento di Simferopoli, il 1 marzo 2014

Da sinistra a destra: Sergej V. Aksënov, primo ministro di Crimea, Vladimir A. Konstantinov, Presidente del Consiglio supremo di Crimea, il presidente russo Vladimir Putin e Aleksej Čalyj, sindaco di Sebastopoli, firmano il trattato di adesione della Repubblica di Crimea alla Federazione Russa

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Crisi della Crimea del 2014Circondario federale della Crimea e Repubblica di Crimea (Federazione Russa).

Nel 2014 la Crimea è stata occupata militarmente e annessa alla Russia come Repubblica di Crimea a seguito di un referendum popolare avvenuto il 16 marzo, non seguito da osservatori accreditati presso paesi occidentali, in cui il 95,4% dei votanti ha votato per l’annessione alla Russia. Unione europea e NATO, così come la stragrande maggioranza degli stati membri ONU, non riconoscono l’annessione della Crimea e hanno adottato sanzioni politiche ed economiche nei confronti della Federazione Russa.

Come conseguenza della crisi ucraina del 2013/2014 (EuromaidanRivolta di Kiev), dopo la destituzione del presidente ucraino Viktor Janukovyč e l’insediamento a Kiev di un governo provvisorio di orientamento filo-occidentale a differenza del precedente, dal febbraio 2014 la Crimea fu nuovamente al centro di tensioni tra la Russia e l’Ucraina. Il 26 febbraio, le forze russe in uniforme senza insegne presero il controllo militare della penisola di Crimea. La Russia inizialmente sostenne che questi armati fossero forze locali di autodifesa, ma in seguito ammise che tra loro c’erano militari russi, che divennero noti col nomignolo di “omini verdi[27] confermando i rapporti dei media non russi.[28][29][30][31][32][33][34][35]

Omini verdi russi bloccano una base militare ucraina nel Distretto di Sinferopoli

Il 27 febbraio 2014 sulle sedi del governo e del parlamento locale, dopo un blitz armato, le bandiere ucraine sono state sostituite dalle bandiere russe.[36] Il nuovo governo di Kiev ha denunciato l’occupazione militare della penisola da parte dell’esercito russo.[37] Mentre l’esercito russo assumeva il controllo delle basi militari ucraine in Crimea, il 6 marzo 2014 il Consiglio supremo della Repubblica autonoma di Crimea, votò all’unanimità la dichiarazione di indipendenza dall’Ucraina, a cui fece seguito il giorno dopo un atto analogo da parte del Consiglio municipale di Sebastopoli,[38][39] e l’11 marzo entrambi gli enti rappresentativi approvarono una mozione con cui chiesero l’adesione alla Federazione Russa.[20]

Il referendum del 16 marzo 2014[40] confermò l’annessione alla Russia con il 96,77% di voti favorevoli e con una partecipazione dell’83,1% degli aventi diritto al voto, nonostante l’annunciato boicottaggio del Mejlis, la maggiore organizzazione rappresentativa dei tatari di Crimea.[41][42] Tale referendum è stato considerato illegittimo e illegale e non riconosciuto dalla comunità internazionale, in quanto in violazione di norme cogenti del diritto internazionale, e condotto sotto occupazione militare. Il 17 marzo il Presidente russo Vladimir Putin firmò il decreto di riconoscimento dell’indipendenza della Repubblica di Crimea e di Sebastopoli come città dotata di “status autonomo speciale”, a cui fece seguito la firma del trattato di annessione alla Federazione Russa, trattato che fu ratificato dalla Duma russa il 20 marzo 2014.[43][44][45]

Per effetto del trattato, la Russia istituì il circondario federale della Crimea comprendente la Repubblica di Crimea e la città federale di Sebastopoli. Il trattato prevedeva un periodo di transizione fino al 1º gennaio 2015, durante il quale sarebbero stati gradualmente risolti i problemi d’integrazione in campo economico, finanziario, creditizio e legale.[46] Il 24 marzo 2014 il rublo fu introdotto come moneta legale in Crimea, sebbene la grivnia ucraina avrebbe potuto circolare in parallelo fino al 1º gennaio 2016, mentre stipendi, pensioni e tributi sono da allora pagati solo in rubli.[47] Nel marzo 2015 le autorità russe hanno disposto il ritiro della licenza di trasmissione della stazione televisiva ATR al servizio dei Tatari, provocando la reazione del segretario generale del Consiglio d’EuropaThorbjørn Jagland.[48]

Il 20 novembre 2015 vengono abbattuti i piloni dell’alta tensione verso la Crimea, causando un black out che coinvolgeva 2,5 milioni di persone[49] con ripercussioni sull’intero sistema sociale della regione. Dopo delle parziali riattivazioni con risorse della regione[50], il 2 dicembre 2015 la Crimea viene collegata in maniera definitiva al sistema elettrico russo tramite un elettrodotto sottomarino sul Mar Nero[51]. Il 28 luglio 2016 viene soppresso il circondario federale della Crimea, per “aumentare l’efficienza del lavoro delle parti della federazione”, e inglobato nel circondario federale meridionale.[52] Il 18 settembre 2016 per la prima volta gli abitanti della Crimea partecipano al voto per le elezioni parlamentari della Federazione Russa.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Atlante di Archeologia, Garzanti, 1994
  2. ^ Atlante Storico, Touring Club Italiano, Milano
  3. ^ Atlante Storico, De Agostini, Novara, 1979
  4. ^ Crimea in Enciclopedia Italiana.
  5. ^ Giovanni Forcheri, Navi navigazione a Genova nel Trecento. Il Liber Gazarie, Bordighera, Istituto internazionale di studi liguri, 1974
  6. ^ J.M. Pardessus, Collection des lois maritimes antérieurs au XVIII siècle, Parigi, Imprimerie Royale, 1837, rist. Torino, Gaudenzi, 1968, vol. IV, pag. 423-434
  7. ^ (FR) Claude Mutafian e Éric Van Lauwe, Atlas historique de l’Arménie, Autrement, coll. «Atlas / Mémoires», 2005, pagine 84-85
  8. ^ Meira Polliack, Karaite Judaism: A Guide to Its History and Literary Sources, BRILL, 12 dicembre 2003, p. 849.
  9. ^ (EN) Alan W. Fisher, The Crimean Tatars, Hoover Press, 1978, p. 35, ISBN 978-0-8179-6662-1.
  10. ^ Nejat Göyünç, Osmanlı Devleti’nde Taşra Teşkilâtı (Tanzimat’a Kadar), Osmanlı, Cilt 6: Teşkilât, Yeni Türkiye Yayınları, Ankara, 1999, ISBN 975-6782-09-9, p. 77. (TR)
  11. ^ (EN) Gábor Ágoston e Bruce Alan Masters, Encyclopedia of the Ottoman Empire, Infobase Publishing, 2009, p. 125, ISBN 978-1-4381-1025-7.
  12. ^ Darjusz Kołodziejczyk, come riferito in Mikhail Kizilov, Slaves, Money Lenders, and Prisoner Guards:The Jews and the Trade in Slaves and Captivesin the Crimean Khanate, su The Journal of Jewish Studies, 2007, p. 2.
  13. ^ Jeffrey Veidlinger, Una Crimea ebraica?, su radiospada.org, 21 aprile 2014.
  14. ^ P. A. Palmieri, L’Ebraismo in Russia. statistica e condizioni sociali, in Rivista Internazionale di Scienze Sociali e Discipline Ausiliarie, vol. 43, Fasc. 169, gennaio 1907), pp. 3-33, JSTOR 41595309.
  15. ^ Aldo Ferrari e Elena Pupulin, Dalla Tauride alla TavridaIntroduzione al mito della Crimea nella cultura russa (PDF), in La Crimea tra Russia, Italia e Impero ottomano, p. 9.
  16. ^ Andreej Zubov, Breve storia della Crimea, in Mangiarotti, Don Gabriele (a cura di), La storia della Russia nel XX secolo. Citazione: Durante i 100 anni di dominio russo, da Caterina II ad Alessandro II complessivamente dalla Crimea emigrarono 900.000 musulmani.
  17. ^ “Eco della Storia” puntata del 13 aprile 2014
  18. ^ Giulia Giacchetti Boico, Giulio Vignoli, L’olocausto sconosciuto: lo sterminio degli italiani di Crimea (PDF), su monarchia.it. URL consultato il 4 marzo 2014 (archiviato dall’url originale il 18 aprile 2011).
  19. ^ Salta a:a b Unrepresented Nations and Peoples Organization: yearbook – Unrepresented Nations and Peoples Organization – Google Libri Unrepresented Nations and Peoples Organization: yearbook 1996 – Unrepresented Nations and Peoples Organization
  20. ^ Salta a:a b c Crimea nell’Enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 3 maggio 2014.
  21. ^ Aleksandr Korolkov, Quel dono di Krusciov, in Russia Beyond The Headlines, 16 marzo 2014. URL consultato il 3 maggio 2014.
  22. ^ (ENTelegraph, su The Telegraph. URL consultato il 28 febbraio 2022.
  23. ^ Cinque domande sulla Crimea, in Russia Beyond The Headlines, 4 marzo 2014. URL consultato il 3 maggio 2014.
  24. ^ Yuri Girenko, L’incognita della Crimea, in Russia Beyond The Headlines, 22 febbraio 2014. URL consultato il 3 maggio 2014.
  25. ^ Quotidiano Nazionale, LA SCHEDA Crimea, dal regalo di Krusciov alla tensione Mosca-Kiev, su Quotidiano Nazionale, 27 febbraio 2014. URL consultato il 28 febbraio 2022.
  26. ^ Salta a:a b (ENComposizione etnica della Repubblica Autonoma di Crimea secondo i dati del censimento ucraino del 2001, su 2001.ukrcensus.gov.ua. URL consultato il 4 marzo 2014.
  27. ^ Yuras Karmanau e Vladimir Isachenkov, Vladimir Putin admits for first time Russian troops took over Crimea, refuses to rule out intervention in Donetsk, in National Post, Associated Press, 17 aprile 2014. URL consultato il 10 maggio 2014.
  28. ^ (ENWarning shots end OSCE Crimea entry bid – Europe, in Al Jazeera English, 8 marzo 2014.
  29. ^ Ukraine crisis: Russia vows troops will stay, in BBC, 3 marzo 2014.
  30. ^ Sam Jones, US scorns Russia’s version of Crimean intervention, su Financial Times, 21 febbraio 2014.
  31. ^ OSCE team say Crimea roadblock gunmen threatened to shoot at them, su reuters.com, Reuters. URL consultato il 14 marzo 2014 (archiviato dall’url originale il 12 marzo 2014).
  32. ^ Gunmen Seize Government Buildings in Crimea, in The New York Times, 27 febbraio 2014. URL consultato il 1º marzo 2014.

    «Masked men with guns seized government buildings in the capital of Ukraine’s Crimea region on Thursday, barricading themselves inside and raising the Russian flag after mysterious overnight raids that appeared to be the work of militant Russian nationalists who want this volatile Black Sea region ruled from Moscow.»
  33. ^ Armed men seize two airports in Ukraine’s Crimea, Yanukovich reappears, Reuters, 1º marzo 2014. URL consultato il 30 aprile 2019 (archiviato dall’url originale il 28 febbraio 2014).
  34. ^ Putin ready to invade Ukraine; Kiev warns of war, Reuters, 1º marzo 2014. URL consultato il 30 aprile 2019 (archiviato dall’url originale il 16 giugno 2014).
  35. ^ Telecom services sabotaged in Ukraine’s Crimea region, United Press International. URL consultato il 28 febbraio 2014.
  36. ^ Ucraina, in Crimea barricate filorusse – Iatseniuk eletto premier all’unanimità, su tgcom24.mediaset.it, 27 febbraio 2014. URL consultato il 4 marzo 2014.
  37. ^ La Russia pronta alla guerra in Ucraina, su lastampa.it. URL consultato il 4 marzo 2014.
  38. ^ (ENUkraine Crisis Deepens as Sevastopol Votes to Join Russia, in RIA Novosti, 7 marzo 2014. URL consultato il 3 maggio 2014.
  39. ^ (ENCrimea’s Parliament Decides to Secede to Russia, in RIA Novosti, 6 marzo 2014. URL consultato il 3 maggio 2014.
  40. ^ Ucraina: la Crimea chiede di unirsi alla Russia, referendum il 16 marzo[collegamento interrotto]
  41. ^ (ENCrimeans Celebrate Landslide Vote to Join Russia, in RIA Novosti, 17 marzo 2014. URL consultato il 3 maggio 2014.
  42. ^ (ENCrimean Tatar Minority to Boycott Secession Vote, in RIA Novosti, 7 marzo 2014. URL consultato il 3 maggio 2014.
  43. ^ (ENRussia Recognizes Crimea’s Independence, in RIA Novosti, 17 marzo 2014. URL consultato il 3 maggio 2014.
  44. ^ (ENRussia, Crimea Sign Historic Reunification Treaty, in RIA Novosti, 18 marzo 2014. URL consultato il 3 maggio 2014.
  45. ^ (ENState Duma Ratifies Crimea Reunification Treaty, in RIA Novosti, 20 marzo 2014. URL consultato il 3 maggio 2014.
  46. ^ (RUДоговор между Российской Федерацией и Республикой Крым о принятии в Российскую Федерацию Республики Крым и образовании в составе Российской Федерации новых субъектов, su kremlin.ru. URL consultato il 3 maggio 2014. (Trattato fra la Federazione Russa e la Repubblica di Crimea sull’adesione alla Federazione Russa della Repubblica di Crimea e sullo stabilimento di nuovi soggetti entro la Federazione Russa)
  47. ^ La Crimea passa al rublo, ma circola ancora valuta ucraina, in TM news, 24 marzo 2014. URL consultato il 3 maggio 2014 (archiviato dall’url originale il 4 maggio 2014).
  48. ^ Copia archiviata, su coe.int. URL consultato il 7 aprile 2015 (archiviato dall’url originale il 9 aprile 2015).
  49. ^ Ucraina. Dopo il blackout elettricità in Crimea, Kiev sospende traffico di merci con la penisola filorussa, su Il Fatto Quotidiano, 23 novembre 2015. URL consultato il 28 febbraio 2022.
  50. ^ ultimaora – flash news 24 Corriere della Sera – Ultime Notizie, su www.corriere.it. URL consultato il 28 febbraio 2022.
  51. ^ Sputnik Italia, La Crimea è collegata al sistema energetico unificato della Russia, su Sputnik Italia, 20151203T1108+0100. URL consultato il 28 febbraio 2022.
  52. ^ Putin integrates Crimea into Russia’s southern federal district, in TASS, 28 luglio 2016. URL consultato l’11 ottobre 2016.

Voci correlate

Lettera di dimissioni volontarie: come licenziarsi senza modulo online

Lettera di dimissioni volontarie: come licenziarsi senza modulo online

Lettera di dimissioni volontarie: come licenziarsi senza procedura telematica e quando è ammesso il modello cartaceo? Ecco cosa sapere.

Al posto della vecchia lettera di dimissioni volontarie, per comunicare le proprio “licenziamento” il lavoratore deve necessariamente usare le dimissioni online o telematiche collegandosi al sito del Ministero del Lavoro oppure rivolgendosi a Sindacati, Consulenti del Lavoro e altri enti abilitati; tuttavia esistono delle eccezioni in cui è ancora ammesso l’uso del modello cartaceo ossia dei vecchi modelli di lettere di dimissioni.

Partiamo col dire che le dimissioni sono l’atto unilaterale attraverso il quale il lavoratore intende licenziarsi, ovvero il dipendente recede, volontariamente, dal rapporto di lavoro. Per contrastare il fenomeno delle dimissioni in bianco a partire dal 2012 la Legge Fornero ha introdotto una nuova procedura telematica, più volte modificata fino ad arrivare a quella tutt’ora in uso.

Vediamo i casi in cui è ancora possibile “licenziarsi” con la classica lettera di dimissioni volontarie cartacea e in seguito scopriamo quindi qual è stata l’evoluzione della procedura di dimissioni partendo dal contrasto alle dimissioni in bianco, con le dimissioni via internet.

Lettera di dimissioni volontarie: quando è ammessa la forma cartacea

Se la procedura di dimissioni telematiche è l’unica “forma tipica” per rendere efficaci le dimissioni valgono alcune eccezioni; vi sono cioè dei casi specifici in cui per licenziarsi dal lavoro vale ancora la vecchia lettera di dimissioni volontarie scritta al computer o di proprio pugno. Il modello può essere poi consegnato a mano all’azienda oppure tramite raccomanda a.r. e anticipata a mezzo fax.

In particolare sono esclusi dalle dimissioni telematiche:

  • gli impiegati nel pubblico impiego;
  • lavoratori domestici (colf e badanti);
  • i lavoratori durante il periodo di prova;
  • lavoratori del settore marittimo;
  • i collaboratori coordinati e continuativi;
  • i tirocini.

Questi lavoratori, quindi, comunicano al datore di lavoro la volontà di dimettersi attraverso la classica lettera di dimissioni cartacea con preavviso o senza (es. lettera di dimissioni per giusta causa o lettera di dimissioni volontarie per motivi personali).

Modello lettera dimissioni: cosa contiene

In questa lettera, scritta anche di proprio pugno, i lavoratori dimissionari devono riportare:

  • i propri dati anagrafici;
  • indicazione di decorrenza del preavviso o eventualmente richiesta di esonero dall’espletamento del periodo di preavviso (dimissioni in tronco);
  • la data corrispondente all’ultimo giorno di effettivo lavoro.

Questa lettera dovrà essere firmata e consegna a mano (consegna brevi manu) al datore di lavoro o al responsabile del personale facendosi rilasciare apposita ricevuta di consegna.

Lo stesso modello di lettera di dimissioni può anche essere inviata a mezzo raccomandata AR (anticipata a mezzo fax o email) oppure scansionata e inviata tramite PEC.

Lettera di dimissioni: altri casi previsti dalla legge

Situazione ancora differente, per alcuni soggetti, che non devono utilizzare né la procedura telematica né la “vecchia” lettera cartacea di dimissioni.

Questi casi previsti espressamente dalla normativa sul lavoro sono:

  • le lavoratrici nel periodo di gravidanza
  • e le lavoratici e/o i lavoratori durante i primi 3 anni di vita del bambino.

In tali casi infatti si deve procedere alla dimissioni con convalida presso Ispettorato Territoriale del Lavoro. Sono inoltre escluse dalla procedura telematica le risoluzioni consensuali raggiunte tramite accordi di conciliazione in sede stragiudiziale.

Come specificato dal Ministero del Lavoro i lavoratori tutelati nel periodo post matrimonio sono invece tenuti a dare le dimissioni online (dimissioni per matrimonio).

E’ possibile chiarire ogni dubbio consultando il servizio di FAQ messo a disposizione dal Ministero del lavoro seguendo questo link: www.urponline.lavoro.gov.it

Lettera di dimissioni con preavviso

Come scrivere una lettera di dimissioni ? Ecco di seguito un modello di lettera di dimissioni con preavviso da stampare e usare all’occorrenza.

La lettera di dimissioni volontarie può essere inviata tramite PEC, consegna a mano, oppure tramite raccomandata AR anticipata a mezzo FAX.

Modello lettera dimissioni: con preavviso

Nome Cognome (lavoratore)
Indirizzo
CAP e Città

Spett.le
Nome Azienda
Indirizzo
CAP e Città

Luogo e data

Oggetto: dimissioni con preavviso

Io sottoscritto Nome Cognome con la presente intendo rassegnare in data odierna le mie dimissioni volontarie con un preavviso di __ giorni (in base al CCNL), così come stabilito dalle norme contrattuali. Vogliate quindi considerare quale decorrenza delle dimissioni e termine ultimo del mio rapporto di lavoro la data del __/__/____.

Cordiali saluti.

Nome Cognome (lavoratore)

Firma

_________________

 

PER ACCETTAZIONE (per consegna mano)
Il datore di lavoro

Firma

___________________

Modello lettera dimissioni: senza preavviso

Esistono dei casi in cui si possono rassegnare le dimissioni senza preavviso: ad esempio dimissioni in prova o dimissioni per giusta causa. Di seguito un fac simile da usare.

Nome Cognome (lavoratore)
Indirizzo
CAP e Città

Spett.le
Nome Azienda (o privato per colf e badanti)
Indirizzo
CAP e Città

Luogo e data

Oggetto: dimissioni senza preavviso per giusta causa

Io sottoscritto Nome Cognome con la presente intendo rassegnare in data odierna le mie dimissioni per giusta causa e senza preavviso, per la seguente causa:

______________________________________________________________________________ (es. mancato pagamento dello stipendio per ____ mesi).

Vogliate quindi considerare quale decorrenza delle dimissioni e termine ultimo del mio rapporto di lavoro la data del __/__/____.

Cordiali saluti.

Nome Cognome (lavoratore)

Firma

_________________

 

PER ACCETTAZIONE (per consegna mano)
Il datore di lavoro

Firma

___________________

Argomenti

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Sant’ Isidoro di Siviglia

 

Sant’ Isidoro di Siviglia


Sant' Isidoro di Siviglia

autore: Bartolomé Esteban Murillo anno: 1655 titolo: Sant’ Isidoro di Siviglia luogo: Catedral de Sevilla
 
 
Nome: Sant’ Isidoro di Siviglia
Titolo: Vescovo e dottore della Chiesa
Nascita: 560, Cartagena, Spagna
Morte: 4 aprile 636, Siviglia, Spagna
Ricorrenza: 4 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Patrono di:Schiavon
 

S. Isidoro venne sempre riguardato come il più illustre dottore della chiesa di Spagna. Iddio lo fece nascere, dice S. Braulione, per arrestare il torrente di barbarie e di ferocia che portavano ovunque le armi dei Goti.

Nacque a Cartagena, da illustre famiglia, imparentata con la casa regnante. Se i suoi genitori erano ragguardevoli per nobiltà, maggiormente lo erano per le loro virtù. Ebbero da Dio quattro figli, e tutti quattro sono santi : S. Leandro, vescovo di Siviglia, S. Fuigenzio, vescovo di Cartagine, S. Isidoro, successore di S. Leandro nella sede episcopale di Siviglia, e S. Fiorentina.

Isidoro venne educato nella pietà e negli studi dai suoi fratelli Leandro e Fulgenzio. Imparò la lingua greca, ebraica e latina e si specializzò nel diritto. Giova netto ancora, combattè con molto coraggio e pubblicamente l’eresia ariana. Morto S. Leandro, che se lo era associato nel lavoro per la conversione dei Visigoti, benchè riluttante, fu eletto a succedergli sulla cattedra episcopale di Siviglia.

Si adoperò con tutte le forze per ristabilire la disciplina nella Chiesa di Spagna e fu l’anima dei concilii che si tennero in quel tempo, ad alcuni dei quali presiedette egli stesso. Scrisse anche molto : le opere che ci rimangono sono piene di pietà e di sapienza celeste. Ricordiamo i Commentarii sui libri storici del Vecchio Testamento; i venti libri delle origini e delle etimologie.

In mezzo a tante fatiche del ministero, non trascurò mai le pratiche di pietà e l’esercizio della vita interiore; con la preghiera, la meditazione e la penitenza avvalorava tutte le azioni della giornata.

Le infermità e la vecchiaia non diminuirono lo zelo e il fervore di S. Isidoro. Al termine dei suoi giorni si fece condurre in chiesa, e là, coperto di cenere e cilici, dopo fervorosa preghiera, ricevette il santo viatico; quindi, avendo esortato il popolo accorso, se ne volò al cielo il 4 aprile del 639 dopo 36 anni di episcopato.

Il Breviario rende di lui questa testimonianza: « Nessuna lingua potrà ridire quanto egli nell’episcopato fu costante, umile, paziente, misericordioso, sollecito nell’instaurare i costumi cristiani e la disciplina ecclesiastica, indefesso nel sostenerla con la parola e con gli scritti, ragguardevole infine per ogni ornamento di virtù ». Ardente promotore delle istituzioni monastiche nella Spagna. costruì monasteri ed edificò collegi dove educò moltissimi discepoli fra i quali S. Ildefonso e S. Braulione.

L’ottavo concilio di Toledo, convocato 14 anni dopo la morte del Santo, lo chiama « il dottore eccellente, la gloria della Chiesa Cattolica, il più saggio uomo che fosse comparso per illuminare gli ultimi secoli; il suo nome non si può nominare senza grande rispetto ».

PRATICA. Impariamo da questo Santo l’amore alla parola di Dio.

PREGHIERA. Dio, che al popolo tuo desti per ministro di eterna salvezza il beato Isidoro, deh! fa’ che come l’abbiamo avuto dottore sulla terra, così meritiamo di averlo intercessore in cielo.

 

MARTIROLOGIO ROMANO. Sant’Isidoro, vescovo e dottore della Chiesa, che, discepolo di suo fratello Leandro, gli succedette nella sede di Siviglia nell’Andalusia in Spagna; scrisse molte opere erudite, convocò e presiedette vari concili e si adoperò sapientemente per il bene della fede cattolica e per l’osservanza della disciplina ecclesiastica.

ICONOGRAFIA

Sant'Isidoro di Siviglia

titolo Sant’Isidoro di Siviglia
autore Ignoto anno XVII sec

L’iconografia di Sant’Isidoro si basa su ritratti immaginari del santo in quanto tutte le raffigurazioni che esistono sono state eseguite molto tempo dopo la sua morte. Le poche opere che esistono lo rappresento con l’abito vescovile, la mitra, il pastorale e un libro

Apparizione di Sant'Isidoro al re Fernando III Il Santo, dinanzi alle mura di Siviglia

titolo Apparizione di Sant’Isidoro al re Fernando III Il Santo, dinanzi alle mura di Siviglia
autore Francisco Goya anno 1798~1800