Archivi giornalieri: 23 aprile 2022

Com’è organizzato il ministero dell’interno

Com’è organizzato il ministero dell’interno

Il ministero dell’interno è una delle strutture chiave dell’organizzazione dello stato. Si occupa infatti di vari settori fondamentali come la sicurezza pubblica ma anche la rappresentanza del governo presso le amministrazioni locali.

Definizione

Il ministero dell’interno è uno dei dicasteri più antichi dello stato italiano derivando direttamente dal Regno di Sardegna. Proprio la decisione di mantenere dopo l’unificazione il modello fortemente accentrato dello stato sabaudo ha reso fondamentale per l’unità nazionale questa struttura e in particolare le sue articolazioni periferiche.

La storia del ministero dell’Interno

La sua sede è, dal 1925, il palazzo del Viminale. Qui erano ospitati sia gli uffici del ministero che quelli della presidenza del consiglio, che ne utilizzava persino la carta intestata. D’altronde in epoca statutaria la presidenza del consiglio non aveva un ordinamento autonomo e i presidenti del consiglio erano solitamente anche ministri, non di rado proprio dell’interno. Una consuetudine comprensibile se si considera che è proprio attraverso le sue strutture, in particolare la polizia e le prefetture, che il governo si assicura il controllo del paese. Non a caso lo stesso Mussolini tenne per sé il ministero dell’interno dal 1922 al 1924 e dal 1926 al 1943.

In effetti solo nel 1961 la presidenza del consiglio si è spostata a palazzo Chigi. Un dato che testimonia l’importanza di questo dicastero che negli anni ha svolto molte diverse funzioni. Ad oggi in ogni caso le sue attribuzioni sono stabilite dall’articolo 14 del decreto legislativo 300/1999.

2. Il ministero svolge in particolare le funzioni e i compiti di spettanza statale nelle seguenti aree funzionali:
a) garanzia della regolare costituzione degli organi elettivi degli enti locali e del loro funzionamento, finanza locale, servizi elettorali, vigilanza sullo stato civile e sull’anagrafe e attività di collaborazione con gli enti locali;
b) tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica e coordinamento delle forze di polizia;
c) amministrazione generale e supporto dei compiti di rappresentanza generale di governo sul territorio;
d) tutela dei diritti civili, ivi compresi quelli delle confessioni religiose, di cittadinanza, immigrazione e asilo;
d-bis) organizzazione e funzionamento delle strutture centrali e periferiche dell’amministrazione[…].
3. Il ministero svolge attraverso il corpo nazionale dei vigili del fuoco anche gli altri compiti ad esso assegnati dalla normativa vigente.

Queste competenze vengono gestite tramite i 5 dipartimenti di cui è composto il ministero al cui vertice sono posti necessariamente dei prefetti.

Al dipartimento per gli affari interni e territoriali competono i servizi elettorali, l’attività di supporto alle attività di governo locale, la finanza locale e la vigilanza sullo stato civile e sull’anagrafe.

Il dipartimento della pubblica sicurezza si occupa della gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica e del coordinamento delle forze di polizia oltre che della direzione e dell’amministrazione della polizia di stato. Per questa ragione il capo del dipartimento è allo stesso tempo il capo della polizia.

Il dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione si occupa di immigrazione, asilo, cittadinanza, confessioni religiose. In questo ambito dunque compete al capo del dipartimento, tramite le prefetture, la gestione del sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati.

Il dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile svolge le funzioni non attribuite alla presidenza del consiglio in materia di soccorso pubblico, prevenzione incendi e altre attività assegnate al corpo dei vigili del fuoco. Contrariamente a quanto previsto per il dipartimento di pubblica sicurezza, in questo caso il capo dei vigili del fuoco è il vice capo del dipartimento, mentre al vertice della struttura siede comunque un prefetto.

Il dipartimento per l’amministrazione generale, per le politiche del personale dell’amministrazione civile e per le risorse strumentali e finanziarie infine si occupa dell’organizzazione delle strutture centrali e periferiche dell’amministrazione civile.

Oltre a queste strutture principali, all’amministrazione centrale dell’interno fanno capo anche l’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità, il comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica e varie altre autorità, commissari straordinari, osservatori, comitati e istituti di formazione.

Sono 3 invece le articolazioni periferiche del ministero dell’interno, ovvero:

  • le prefetture, cioè gli Uffici territoriali del governo (Utg);
  • le questure, ovvero le strutture responsabili della pubblica sicurezza sul territorio;
  • le direzioni regionali e i comandi provinciali dei vigili del fuoco.
Le prefetture, o uffici territoriali del governo, sono articolazioni territoriali del ministero dell’interno a cui è attribuita la rappresentanza generale del governo. Vai a “Chi sono i prefetti”

Le prefetture fanno direttamente capo al ministro mentre le questure e le direzioni dei vigili del fuoco fanno rispettivamente capo al dipartimento della pubblica sicurezza e a quello dei vigili del fuoco.

Quanto agli uffici di diretta collaborazione, sono organizzati in modo simile agli altri ministeri. In questo caso però gli incarichi più importanti sono riservati, come nei dipartimenti, al personale della carriera prefettizia, e in particolare ai funzionari con la qualifica di prefetto. Nello specifico il decreto legislativo 139/2000 stabilisce che ai dei prefetti siano riservate le posizioni di capo di gabinetto e capo dell’ufficio legislativo.

Gli uffici di diretta collaborazione sono strutture preposte ad aiutare ciascun ministro a svolgere l’attività di indirizzo politico-amministrativo del dicastero che dirige. Vai a “Che cosa sono gli uffici di diretta collaborazione dei ministri”

Dati

A capo dei 5 dipartimenti siedono altrettanti prefetti, nominati direttamente dal ministro. Di solito si tratta di prefetti con un’ampia esperienza, non a caso ad oggi tutti i capi dipartimento, a parte il capo della polizia, sono stati in precedenza al vertice di uffici territoriali del governo di città capoluogo di regione.

 

Ma oltre alla guida dei dipartimenti sono molte le funzioni attribuite in via esclusiva a dei prefetti come anche agli altri appartenenti alla carriera prefettizia.

1.411 i funzionari di carriera prefettizia presenti nella dotazione organica del ministero dell’interno.

L’amministrazione generale del ministero è retta però anche da molti funzionari civili, tuttavia questi non possono ricoprire gli incarichi di vertice riservati al personale della carriera prefettizia.

 

Da un punto di vista finanziario la spesa di competenza prevista per il ministero nel 2022 ammonta a circa 31 miliardi di euro.

€ 30,9 mld il bilancio di competenza previsto per il ministero dell’interno nel 2022.

Al dipartimento per gli affari interni e territoriali sono destinate oltre la metà delle risorse (53,58%), ovvero 16,5 miliardi. Questo principalmente a causa dei fondi che da questo dipartimento sono erogati agli enti locali.

Il secondo dipartimento in ordine di spesa è quello della pubblica sicurezza, che tra le altre cose finanzia l’attività della polizia di stato, con 8,6 miliardi (27,86%).

A seguire il dipartimento dei vigili del fuoco, con 2,9 miliardi (9,31%), quello delle libertà civili e l’immigrazione, 1,9miliardi (6,21%) e quello dell’amministrazione generale, 900 milioni (2,92%).

Analisi

Il ministero dell’interno è una delle strutture chiave dello stato italiano sia per i compiti inerenti alla sicurezza pubblica sia per quelli di rappresentanza del governo presso gli enti locali.

Una competenza quest’ultima che è rimasta cruciale anche dopo la riforma del titolo V (legge costituzionale 3/2001) della costituzione con cui è stato completamente rivisto il sistema delle autonomie locali attribuendo a queste ultime molte nuove funzioni, poteri e responsabilità. Il decreto legislativo 29/2004 infatti attribuisce ai prefetti il compito di assicurare la leale collaborazione tra gli uffici territoriali del governo e gli enti locali.

Con lo svilimento del ruolo delle province è cresciuto quello delle prefetture.

Peraltro, dato che le prefetture hanno competenza a livello provinciale, il venir meno di un organo con una forte legittimazione democratica quali erano le province prima della riforma, ha ulteriormente ampliato il ruolo dei prefetti. Attualmente quello di presidente della provincia è un incarico ricoperto da sindaci, spesso di piccoli comuni. Questi non svolgono il proprio mandato a tempo pieno e inoltre sono eletti da altri sindaci e da consiglieri comunali, piuttosto che dai cittadini. È quindi evidente che, al di là delle disposizioni di legge previste per casi specifici, l’autorità di un presidente di provincia risulta estremamente ridimensionata di fronte a quella del prefetto.

Durante l’emergenza coronavirus sono state attribuite alle prefetture le competenze più diverse.

D’altronde anche l’emergenza covid-19 ha fatto emergere con chiarezza l’importanza degli uffici territoriali del governo. In questa fase infatti sono state attribuite ai prefetti molte competenze aggiuntive tra le quali: il compito di attivare il centro provinciale di coordinamento dei soccorsi, quello di controllare il rispetto della normativa di emergenza sui luoghi di lavoro ma anche l’autorità su organi dello stato come le forze armate, la polizia municipale e le aziende sanitarie locali.

Forse anche per questa ragione la ministra dell’interno Lamorgese è stata una delle poche figure confermate con il passaggio dal secondo governo Conte, sostenuto dalla maggioranza giallo rossa, al governo Draghi, sostenuto da una maggioranza di grande coalizione.

Un aspetto apparentemente insolito se si considera che uno dei principali gruppi che sostengono il governo Draghi, la Lega, fino a quel momento non aveva risparmiato critiche alla ministra dell’interno.

La questione invece appare più comprensibile se si tiene conto del fatto che Luciana Lamorgese è stata sì ministra di un governo politico, come quello presieduto da Conte, ma pur sempre nella veste di una figura tecnica. Prima di ricoprire questo incarico infatti Lamorgese ha percorso un’importante carriera prefettizia, nel corso della quale è stata nominata in posizioni importanti sia da governi di centro destra che di centro sinistra.

 

Decreto Energia e Bollette è legge, ecco le misure più importanti

Decreto Energia e Bollette è legge, ecco le misure più importanti

Per il decreto bollette e energia 2022 sono stati stanziati circa 8 miliardi: ecco le misure più importanti per famiglie e imprese.

Nella giornata di giovedì 21 aprile vi è stato l’ok definitivo al decreto bollette e energia. L’approvazione in Senato del DDL di conversione ha registrato i seguenti numeri: 207 favorevoli e 38 contrari. Il provvedimento dovrà ora essere pubblicato in Gazzetta per l’entrata in vigore. Per consentire il varo del cosiddetto decreto energia e bollette sono stati messi in campo un totale di circa 8 miliardi di euro. Si tratta di un provvedimento esplicitamente mirato a contrastare il caro energia, ed infatti 5,5 di questi miliardi serviranno a far fronte proprio al caro energia – riducendo gli oneri fiscali.

Il decreto rappresenta uno step iniziale in un percorso che sarà caratterizzato da una pluralità di iniziative del Governo. La volontà è quella di rendere meno gravoso il boom dei costi su cittadini, famiglie ed imprese. Di seguito intendiamo perciò fare una sintetica panoramica sulle più importanti misure contenute nel testo approvato.

Decreto Energia e Bollette: le novità

Il decreto bollette intende anzitutto essere di supporto alle imprese energivore e gasivore che hanno visto crescere vertiginosamente i costi con i rincari. Dette aziende infatti otterranno un contributo sotto forma di credito di imposta, corrispondente al:

  • 20% per le imprese a forte consumo di energia elettrica;
  • 15% per quelle a forte consumo di gas naturale.

Non solo. Grazie al recente provvedimento, gli oneri di sistema – ossia i costi fissi presenti in bolletta – sono stati azzerati sia per le utenze domestiche, che per le imprese. Inoltre, è stato confermato il taglio dell’Iva sul gas: la misura si applica al secondo trimestre dell’anno in corso.

In virtù di un emendamento ad hoc, presentato dai relatori e approvato alla Camera, il decreto bollette ha introdotto altresì obblighi di rendicontazione per l’Arera, per quanto attiene alle risorse utilizzate per il taglio delle bollette. In ipotesi di spesa al di sotto dello stanziamento, vi sarebbero ulteriori risorse per nuove aiuti a famiglie e imprese.

Bonus edilizi, le novità del decreto bollette

I bonus edilizi hanno avuto finora un indubbio successo, ma al contempo sono emerse criticità e elementi da rivedere. Un altro intervento disposto dal decreto bollette è infatti mirato a correggere il sistema della cessione dei crediti correlata ai citati bonus edilizi. Un emendamento introdotto alla Camera dei Deputati ha in particolare alzato da 3 a 4 il numero delle cessioni.

Ancora, al Governo spetterà di valutare la proroga fino alla fine del 2022 del Superbonus per le abitazioni unifamiliari, in scadenza tra poco più di un mese, ossia il 30 giugno.

Condizionatori a 25 gradi negli edifici pubblici

Con l’arrivo dei mesi dell’anno solitamente caratterizzati da temperature piuttosto alte, il Governo non poteva non intervenire anche sul fronte dei condizionatori e del loro utilizzo. Ebbene, nel decreto bollette approvato in Senato giovedì 21 aprile uno degli altri punti clou attiene all’uso dei condizionatori negli edifici pubblici.

A seguito dell’emendamento approvato alla Camera lo scorso 13 aprile, la novità per il settore energetico è ora sotto gli occhi di tutti: dall’1 maggio ecco la stretta che avrà una lunga durata e almeno fino al 31 marzo del prossimo anno.

In sintesi le nuove regole:

  • i condizionatori non potranno portare gli edifici a misurare una temperatura al di sotto dei 27°, con un margine di tolleranza massimo pari 2 gradi. In buona sostanza anche nelle giornate più afose il condizionatore non potrà far scendere la temperatura a meno di 25 gradi;
  • nel periodo invernale, la temperatura non potrà salire oltre i 19 gradi, conservandosi i 2 gradi di tolleranza e dunque un massimo di 21°.

Pannelli solari: meno burocrazia e più vantaggi

Novità nel decreto bollette anche per quanto attiene ai pannelli solari, ossia quelle tecnologie che trasformano l’energia solare in energia utile per l’uomo, calore o elettricità. Ebbene, il Governo ha inteso alleggerire l’iter per l’installazione dei pannelli solari sui tetti. Conseguentemente si riduce il peso della burocrazia ed è incentivato il ricorso a questi innovativi sistemi per l’utilizzo dell’energia.

In particolare, i lavori di installazione saranno inquadrati come interventi di manutenzione ordinaria e non più subordinati a permessi, autorizzazioni o ai cosiddetti “atti amministrativi di assenso“.

Nessun dubbio a riguardo: il decreto bollette punta anche a favorire lo sviluppo delle energie cd. alternative, con la semplificazione della procedura per l’installazione di impianti solari fotovoltaici e termici sugli edifici.

Obbligo di acquisto energia verde

Infine una misura di sostegno è rappresentata altresì dalla norma che impone al Gestore dei servizi energetici di acquistare energia dagli impianti rinnovabili con contratti di ritiro e vendita di lunga durata, pari ad almeno un triennio, per poi destinarla con prezzi agevolati in priorità:

  • ai clienti industriali energivori;
  • alle piccole e medie imprese;
  • ai clienti localizzati in Sicilia e Sardegna.
 

Revoca sospensione della cartella esattoriale: i termini del ricorso non si fermano

Revoca sospensione della cartella esattoriale: i termini del ricorso non si fermano

Cartella esattoriale e revoca del provvedimento di sospensione, cosa succede ai termini per il ricorso? Ecco la sentenza CTP di Catanzaro

Laddove non sia stato presentato ricorso avverso la cartella esattoriale nei termini di legge, la notifica di un provvedimento di revoca della sospensione, non legittima il contribuente alla sua impugnazione. Infatti tale ultimo atto non ristabilisce i termini per proporre ricorso avverso la cartella.

E’ questo l’importante posizione espressa della Commissione tributaria provinciale di Catanzaro, sentenza n. 224 del 7 febbraio 2022.

Revoca sospensione della cartella esattoriale: il motivo del contendere

La questione oggetto di giudizio verteva sull’impugnabilità della cartella da avviso bonario; infatti, per i controlli posti in essere dall’Agenzia delle entrate, controlli automatizzati o formali, non è prevista l’emissione dell’accertamento esecutivo.

L’Agenzia delle entrate procede prima:

  • ad emettere l’avviso bonario (tecnicamente comunicazione di irregolarità) e poi in caso di inadempienza
  • procede all’iscrizione a ruolo e trasmettere il carico all’Agenzia delle entrate-riscossione che provvede al suo recupero.

Detto ciò, nel caso specifico, una società, una volta ricevuto l’avviso bonario, aveva fornito elementi che le hanno permesso di ridurre la pretesa del Fisco. Tuttavia, senza provvedere a pagare gli importi residui come da rettifica dello stesso avviso bonario. Da qui l’emissione della cartella esattoriale.

Infatti, trascorsi i 30 giorni senza il pagamento, l’ufficio avvia la procedura di riscossione per recuperare: l’imposta, gli interessi e la sanzione piena (30%).

Cos’è e come funziona l’autotutela e lo sgravio della cartella

L’Agenzia delle entrate, sulla base di una nuova memoria presentata dalla società, provvedeva allo sgravio parziale della cartella di pagamento. Infatti, ciò è ammesso in applicazione della c.d. autotutela.

Da qui, sospendeva la riscossione delle somme richieste, in attesa di un ulteriore esame dell’istanza di parte. Infatti, rientra tra i poteri dell’Ente quello di disporre, anche d’ufficio,  la sospensione degli effetti dell’atto che appaia illegittimo o infondato.

Concluso l’esame dell’istanza di parte, l’Ufficio notificava alla società un provvedimento di revoca della sospensione.

Attenzione, la presentazione di un’istanza di autotutela non sospende i termini per la presentazione del ricorso al giudice tributario.

Ecco perchè la cartella di pagamento che in precedenza è stata notificata alla società, è diventata definitiva per mancata impugnazione nei termini di legge.

Perchè il provvedimento di revoca è stato impugnato

Secondo la società, nel caso specifico, trovava piena applicazione la norma secondo cui:

La sospensione degli effetti dell’atto disposta anteriormente alla proposizione del ricorso giurisdizionale cessa con la notificazione, da parte dello stesso organo, di un nuovo atto, modificativo o confermativo di quello sospeso; il contribuente può impugnare, insieme a quest’ultimo, anche l’atto modificato o confermato”.

Da qui, la società impugnava il provvedimento di revoca della sospensione, insieme alla cartella di pagamento.

Secondo la società, l’impugnazione di un nuovo atto (provvedimento di revoca della sospensione) assieme alla cartella emessa in precedenza, permetteva di ritenere rispettati i termini per proporre ricorso avverso tale ultimo atto. Il termine è di 60 giorni dalla notifica della cartella.

Quali sono le conclusioni della Commissione Tributaria di Catanzaro

Arriviamo così alla sentenza della Commissione Tributaria di Catanzaro, sentenza n. 224 del 7 febbraio 2022.

Seppur è da considerare legittima  l’impugnazione della revoca della sospensione, questa permette di produrre effetti anche sull’atto originario impugnato e poi sospeso (la cartella) solo se non siano ancora spirati i 60 giorni perentori previsti dalla Legge.

Dunque, laddove non si presenti ricorso avverso la cartella esattoriale nei termini di legge, la notifica di un provvedimento di revoca della sospensione non legittima il contribuente alla sua impugnazione. Infatti, tale ultimo atto non ristabilisce né sospende i termini per proporre ricorso avverso la cartella.

Ad ogni modo, qui è in discussione anche l’idoneità della revoca della sospensione ad essere considerata quale atto modificativo o confermativo della cartella. Situazione non ravvisabile nel caso specifico.

 

Cosa sono i fringe benefit, quali sono i più comuni e come funzionano

Cosa sono i fringe benefit, quali sono i più comuni e come funzionano

Auto aziendale ad uso promiscuo, buoni pasto, cellulari e abitazioni: definizione e caratteristiche dei fringe benefit per i dipendenti.

I fringe benefit fanno parte della macro-categoria dei compensi in natura del lavoratore dipendente, cioè sono quella parte di retribuzione che non è corrisposta dal datore di lavoro in denaro in busta paga bensì attraverso l’erogazione di beni e servizi che vanno comunque nel cedolino.

I compensi in natura possono essere riconosciuti a categorie di dipendenti, oppure solo a sigli lavoratori. Costituiscono quindi vantaggi accessori sullo stipendio erogati sulla base di una particolare mansione svolta e rientrano nel più ampio gruppo del welfare aziendale. I benefits aziendali fanno parte pertanto della categoria della retribuzione accessoria. Ciò che li accomuna è l’essere assoggettati a una particolare disciplina circa la tassazione IRPEF e i contributi INPS. Fra i più comuni troviamo i buoni pasto, le auto aziendali, il cellulare aziendale, le abitazioni, i prestiti agevolati e le borse di studio. Vediamo un rapido elenco dei benefici più diffusi e come funzionano.

Cosa si intende per fringe benefit

I benefit aziendali rientrano, come detto in premessa, nei compensi in natura, e sono previsti nel nostro ordinamento dall’articolo 2099 del codice civile relativo alla retribuzione, che al comma 3 prevede che:

Il prestatore di lavoro può anche essere retribuito in tutto o in parte con partecipazione agli utili o ai prodotti, con provvigione o con prestazioni in natura.

Normalmente comunque i più importanti benefits aziendali sono regolati dai vari CCNL di categoria e comunque, sono previsti dai contratti individuali, proprio in virtù del fatto che possono essere dati a o meno ai vari dipendenti. Sono solitamente previsti anche in un piano di welfare aziendale.

Di seguito faremo una carrellata dei fringe benefit in busta paga più comuni, descrivendone le caratteristiche principali e la loro tassazione ai fini IRPEF.

Fringe benefit, auto aziendale ad uso promiscuo

Fringe benefit auto aziendaleTra i benefits più diffusi spicca l’autovettura ovvero auto aziendale ad uso promiscuo. L’utilizzo di mezzi di trasporto di proprietà aziendale assume rilevanza ai fini INPS e IRPEF (si considerano perciò retribuzione) solo quando gli stessi sono forniti ai dipendenti:

  • esclusivamente per esigenze personali;
  • per motivi sia personali che aziendali (cosiddetto uso promiscuo).

Nel primo caso il mezzo sarà soggetto a contributi e tasse in base al “valore normale”, da intendersi come il prezzo normalmente praticato dal fornitore in base a listini o tariffe.

In caso di vettura ad uso promiscuo, contributi e tasse vengono calcolati invece su un “valore convenzionale”. Ecco i passi da seguire:

  1. si ricava dalle tabelle ACI il costo chilometrico relativo al tipo di autovettura;
  2. poi si moltiplica il costo chilometrico per una percorrenza convenzionale di 15 mila chilometri;
  3. quindi si ottiene il costo chilometrico per 15 mila chilometri;
  4. infine di quel costo si ottiene il 30% su cui verranno poi calcolati contributi e tasse.

Dal momento che la percorrenza convenzionale è su base annua, l’importo ottenuto dev’essere eventualmente riproporzionato per i giorni di assegnazione del mezzo. Se, ad esempio, i giorni sono 60, il calcolo sarà il seguente:

  • Costo complessivo convenzionale annuo 5.000,00 euro;
  • Il reddito su cui calcolare contributi e tasse sarà pari a 5.000 / 365 * 60 giorni.

Leggi anche: Fringe benefit auto aziendale: cos’è, significato, tassazione

I buoni pasto

Fra i fringe benefits più conosciuti e utilizzati troviamo certamente i buoni pasto. Si tratta di mezzi di pagamento ad importo fisso che vengono consegnati ai lavoratori in sostituzione della mensa aziendale. Il loro importo escluso dalla tassazione è di 5,29 ero per i buoni cartacei o di 7 euro per i buoni pasto elettronici.

Caratteristica principale dei buoni pasto è che questi non sono convertibili in denaro e il datore di lavoro non può pagarli in liquidi al dipendente; tuttavia sono spendibili per l’acquisto sia di generi alimentari che di pasti presso gli esercizi convenzionati e possono essere integrati in denaro da chi li spende.

Leggi anche: Buoni pasto: normativa, importi e tassazione del ticket ristorante

Telefono cellulare, PC, smartphone e tablet in uso promiscuo al dipendente

Il telefono cellulare (ivi compreso lo smartphone o il tablet) è imponibile ai fini INPS e IRPEF solo se utilizzato anche per ragioni personali.

In questo caso, lo stesso diventa retribuzione in natura e come tale dev’essere assoggettato a tasse e contributi, da calcolarsi sui costi delle telefonate private addebitate dal gestore telefonico al datore.

Immobili in locazione, uso o comodato d’suo al laoratore

Gli immobili assegnati ai dipendenti in locazione, uso o comodato, costituiscono retribuzione in natura e dunque sono imponibili per la differenza tra:

  • Rendita catastale aumentata di tutte le spese riguardanti il fabbricato purché non sostenute dal dipendente;
  • Quanto il dipendente stesso ha dovuto corrispondere per il godimento del fabbricato.

Per i custodi, portieri e guardiani, cui viene assegnata, in virtù della loro mansione, un’abitazione con l’obbligo di dimorarvi, il valore imponibile scende al 30% della differenza sopracitata.

Prestiti personali agevolati ai dipendenti

Per i prestiti concessi ai dipendenti, si assume come retribuzione (imponibile) la differenza tra:

  • L’importo degli interessi calcolati al tasso ufficiale di riferimento vigente alla fine dell’anno;
  • L’ammontare degli interessi applicati al dipendente.

Borse di studio per i dipendenti

Altro benefits di notevole rilevanza sono le borse di studio. Per legge sono escluse da tassazione le somme erogate dal datore ai familiari del dipendente, come il rimborso delle spese sostenute per le rette scolastiche o le tasse universitarie proprie o dei propri figli.

Qual è la soglia di esenzione fiscale dei fringe benefit

Esiste una soglia di esenzione per la retribuzione in natura.

Come dispone la legge (art. 51 c. 3 DPR 917/86 cosiddetto Testo Unico delle Imposte sui Redditi o TUIR), non concorrono a formare reddito i beni e i servizi garantiti dal datore quando il loro valore complessivo non supera, nel periodo d’imposta cioè nell’intero anno, euro 258,23.

Al contrario, se i beni e i servizi hanno un valore superiore questo concorre per intero a formare il reddito (se ad esempio il valore è 500 euro questo è soggetto per intero a contributi e tasse).

Cosa sono e come funzionano i voucher ai dipendenti? Altra tipologia di fringe benefits ai dipendenti

I benefits possono essere erogati ai dipendenti anche tramite voucher. In questi casi, il riconoscimento di beni o la fornitura di servizi ad opera del datore avviene attraverso il rilascio di documenti di legittimazione (cartacei o elettronici), contenenti un valore nominale. I voucher possono essere utilizzati anche per prestazioni ripetute nel tempo (ad esempio ingressi in palestra).

I beni e servizi di valore inferiore alla soglia di esenzione (euro 258,23) possono essere racchiusi in un unico voucher.

 

San Giorgio

 

San Giorgio


San Giorgio

autore: Nicola Monti da Ascoli anno: 1794 titolo: S.Giorgio che salva una fanciulla uccidendo il drago luogo: Chiesa di Santa Maria Assunta, Cossignano
Nome: San Giorgio
Titolo: Martire di Lydda
Nascita: 275 circa, Cappadocia
Morte: 23 aprile 303, Lydda (Palestina)
Ricorrenza: 23 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Luogo reliquie:Duomo di San Giorgio
S. Giorgio visse nel III secolo, sotto l’impero di Diocleziano. Di questo Santo, tanto venerato ovunque, e specialmente in Inghilterra, si hanno poche notizie, tuttavia sappiamo che egli fu onorato in tutta l’antichità quale soldato valoroso e martire illustre, e invocato patrono della milizia cristiana.

Nacque in Cappadocia da genitori cristiani e come il Maestro Divino, crebbe in sapienza, in età ed in grazia presso Dio e gli uomini.

Arruolato nella milizia imperiale, grazie alla sua perizia nelle armi e al suo valore salì al grado di capitano.

Però servì assai più generosamente a Dio; e combattè sotto una ben più nobile bandiera, quella divina. Fu il campione intrepido di Gesù Cristo, il nemico giurato di Satana: non per nulla è rappresentato in atto di sconfiggere colla lancia il dragone, mentre legata ad un palo sta in atto supplichevole una fanciulla. Onde osserva il cardinale Baronio, che quest’antica usanza di rappresentare S. Giorgio non è che un simbolo della sua potente protezione contro le tentazioni del demonio.

Nella terribile persecuzione di Diocleziano, il nostro santo guerriero animava i Cristiani perseguitati a ricevere con fortezza il martirio, a non cedere alle lusinghe dei tiranni, a professare sinceramente Gesù Cristo.

L’imperatore gli impose di cessare questo suo ministero e di piegarsi davanti agli dèi di Roma imperiale; ma S. Giorgio francamente gli rispose: « Rispetto le tue leggi, ma non piego le ginocchia a terrene e false divinità ». Infuriato a tale risposta, il tiranno lo degradò, lo condannò a molti terribili supplizi, ma Giorgio miracolosamente rimase illeso, finché gli fu troncato il capo e cadde martire di Cristo il 23 aprile del 303.

Martirio di San Giorgio

titolo Martirio di San Giorgio
autore Paolo Veronese anno 1566

Nella notte precedente al martirio, gli era apparso in sogno Gesù, il quale, ponendogli sul capo una corona, gli aveva detto: « Ah! Giorgio, tu sei degno di regnare meco in eterno ».

PRATICA. S. Giorgio ci è esempio di perfetta carità; egli ci insegna le opere di misericordia: consigliare i dubbiosi, confortare gli afflitti e i travagliati, fortificare i deboli nella fede e aiutare il prossimo in tutte le sue necessità, ricordandoci che in Cristo siamo tutti fratelli.

PREGHIERA. Dio, che ci aiuti con i meriti e l’intercessione del tuo beato martire Giorgio, concedici propizio, che mentre domandiamo per suo mezzo i tuoi bene fizi, li conseguiamo abbondantemente.

MARTIROLOGIO ROMANO. Natale di san Giorgio Martire, il cui illustre martirio si venera dalla Chiesa di Dio tra le corone dei Martiri.

ICONOGRAFIA

Una delle più antiche rappresentazioni di san Giorgio si trova in Armenia e risale alla prima metà del X secolo, nella chiesa della Santa Croce eretta sull’isola Akdamar. Qui un bassorilievo mostra tre santi a cavallo tra cui San Giorgio, raffigurato mentre trafigge con la sua lancia non un drago, bensì una figura antopomorfa. Al centro vi è san Sergio che uccide un animale feroce a sinistra san Teodoro alle prese – lui sì – con un drago.

San Giorgio Armenia

Fino all’XI secolo nelle rappresentazioni di san Giorgio non c’era alcun riferimento all’uccisione di un drago: il santo era venerato semplicemente come soldato-martire che aveva convertito i popoli infedeli. Per questo fino ad allora l’immagine tradizionale che lo rappresentava era di un cavaliere intento a trafiggere un uomo, simbolo del persecutore pagano e dell’eresia.

La credenza che anche Giorgio avesse fronteggiato un mostro prese corpo in Oriente fu spinta successivamente dalle stesse rappresentazioni figurative. Negli affreschi e nei rilievi orientali infatti il santo era sempre affiancato da Teodoro, quest’ultimo in lotta con un drago: una prossimità che a un certo punto indusse gli artisti a far convergere verso il mostro entrambi i santi, fino a che Giorgio non “assorbì” del tutto il tema figurativo del drago.

Così l’immagine di san Giorgio che uccide il drago iniziò a definirsi una storia vera e propria. I primi testi che narrano l’episodio risalgono alla fine dell’XI secolo e contengono già tutti gli elementi che conosciamo: il mostro lacustre, la principessa salvata, l’addomesticamento del drago condotto in città, la conversione del popolo. La storia di san Giorgio e del drago si affermò definitivamente con le Crociate. I cristiani si identificarono facilmente nel santo vittorioso che aveva liberato una terra in mano agli infedeli: come santo protettore dei crociati, nessuno era più adatto di san Giorgio. In tempi rapidissimi il culto di san Giorgio si diffuse in tutta Europa, e con esso la rappresentazione del cavaliere che uccide il drago.

S. Giorgio ed il dragone

titolo S. Giorgio ed il dragone
autore Pieter Pauwel Rubens anno 1606-08
S. Giorgio a cavallo

titolo S. Giorgio a cavallo
autore Mattia Preti anno 1658

Sono davvero tantissime le opere su San Giorgio con il drago sia sopra il cavallo o al suo fianco ma sempre di colore rigorosamente di colore bianco per differenziarlo da quello di San Demetrio o di San Teodoro. Spesso sono presenti anche putti come nel dipinto di Scannavini.

S. Giorgio e il drago

titolo S. Giorgio e il drago
autore Scannavini M. anno 1682

Ma San Giorgio non è solo raffigurato nel suo momento di gloria ma spesso anche nei sui ultimi momenti della vita ossia durante il suo martirio che gli fu inflitto per la sua fede nel Signore.

Martirio di S. Giorgio

titolo Martirio di S. Giorgio
autore Mattia Preti anno 1630

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